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Il Piemonte vuole più autonomia e tratta con il Governo

PARTITA LA NEGOZIAZIONE 
Incontro a Roma con il Ministro per gli Affari Regionali

 Trasferire alla Regione oltre 100 funzioni attualmente in capo allo Stato : è la richiesta del Piemonte per ottenere maggiore autonomia differenziata su tutte le 23 competenze previste dagli articoli 116 e 117 della Costituzione. Martedì  a Roma il Presidente della Regione Cirio ha voluto incontrare il Ministro degli Affari regionali Gelmini  , insieme al Presidente della Commissione Autonomia del Consiglio regionale , per dare il via alla Fase 2 del percorso già avviato, prima della pandemia . È iniziata quindi lanegoziazione con il Governo sul dossier trasmesso a Roma a fine 2019 . Il prossimo passo sarà l’approvazione della Legge cornice nazionale , che il Ministro intende portare all’approvazione del Consiglio dei Ministri già entro l’estate , e in cui poi verranno incardinate le richieste di autonomia delle singole Regioni.

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Il cambio del Governo e soprattutto l’emergenza sanitaria hanno frenato a livello nazionale l’iter, che adesso però riparte e vede il Piemonte in prima linea su questo tema insieme a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, spiega il Presidente della Regione . Inizia quindi il dialogo diretto fra le strutture della Regione e quelle dei vari Ministeri per definire nel dettaglio la suddivisone delle competenze e anche i risparmi di risorse che si possono ottenere. L’orientamento del Governo è di riconoscere interamente alle Regioni le risorse spese attualmente sulle funzioni che passerebbero alla gestione regionale. Significa, ad esempio, che se lo Stato spende 100 e la Regione 80 per gestire la stessa materia, il risparmio generato resterà nelle disponibilità del territorio e potrà essere reinvestito per migliorare il servizio o abbassarne i costi per la collettività.

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Il Presidente della Commissione Autonomia ha espresso soddisfazione per la grande intesa che si è venuta a creare con il Ministro affinché il Piemonte possa allinearsi con l’iter di Autonomia delle altre Regioni italiane. Appena il Parlamento avrà approvato la legge Quadro, il Piemonte potrà concretizzare la sua proposta. Una proposta già formulata in competenze e funzioni per poter lavorare in modo concreto in tempi brevi. Il presidente della Commissione ha ribadito quanto sia fondamentale riportare l’attenzione sulla cosiddetta questione settentrionale per un federalismo fiscale che permetta alle Regioni virtuose di utilizzare i propri risparmi fiscali sul proprio territorio.

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La delibera approvata nel dicembre 2019 dal Consiglio regionale del Piemonte, ha ampliato la richiesta presentata dalla precedente amministrazione e chiede in particolare maggiore autonomia differenziata su:
  • Governo del territorio
  • Beni paesaggistici e culturali
  • Protezione civile e infrastrutture
  • Tutela e sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale, >

    istruzione e formazione professionale e istruzione universitaria

  • Politiche sanitarie
  • Coordinamento della finanza pubblica e governance istituzionale
  • Ambiente
  • Fondi sanitari integrativi
  • Rapporti internazionali e con l’Unione Europea >
Avere più autonomia ci consentirà di snellire la burocrazia, di avere più risorse, ma soprattutto di gestirle meglio perché più vicini al territorio e alle esigenze reali e concrete dei cittadini che lo vivono ogni giorno, sottolineano il Governatore del Piemonte e il Presidente della Commissione Autonomia del Consiglio regionale. Ad esempio sull’ offerta formativa e scolastica che potrà vedere programmi personalizzati a livello regionale sulle competenze richieste dalle realtà imprenditoriali locali, in modo da facilitare, finiti gli studi, la possibilità di trovare un lavoro sul proprio territorio. Sarà possibile anche una gestione diretta regionale di beni culturali di proprietà statale , su una realtà ad esempio come il Castello di Racconigi significherebbe maggiore autonomia per valorizzarla nel circuito delle eccellenze storiche, architettoniche e turistiche regionali. Ma pensiamo anche allo snellimento burocratico, ad esempio sui pareri preventivi da parte dei Beni culturali per le autorizzazioni paesaggistiche : li potremo eliminare per tutti i comuni che si sono già allineati al Piano paesaggistico regionale.

Possibili duemila nuove assunzioni nelle Rsa grazie al protocollo con la Regione

RIGUARDANO I SANITARI DELLA PANDEMIA NON STABILIZZABILI NEL PUBBLICO

 

Un nuovo protocollo d’intesa sulla gestione post-emergenza delle Rsa è stato siglato  tra gli assessori regionali alla Sanità e al Welfare e i rappresentanti dei gestori dei presidi delle Rsa piemontesi.

Il documento focalizza l’attenzione sulla possibilità di ricollocare presso la rete dei presidi socio-sanitari accreditati con la Regione Piemonte il personale sanitario assunto per la pandemia non stabilizzabile nel Servizio sanitario pubblico, oltre che sull’adeguamento delle tariffe all’indice di inflazione, sulla semplificazione e maggiore appropriatezza delle procedure di accesso alle strutture dopo la valutazione geriatrica e sull’adeguamento delle modalità di riapertura dei presidi alle mutate condizioni pandemiche.
Gli assessori alla Sanità e al Welfare hanno sottolineato l’importanza dell’accordo, che segna una nuova fase nei rapporti tra la Regione e le organizzazioni datoriali in merito alla residenzialità degli anziani, nell’ambio del graduale ritorno alla normalità delle strutture socio assistenziali. In particolare, l’assessore alla Sanità ha definito la disponibilità espressa dai gestori ad assumere i lavoratori che non potranno essere oggetto di riconferma all’interno del Servizio sanitario regionale, come una importante occasione per valorizzare e premiare professionalità sanitarie impegnate in prima linea sul fronte del Covid-19.
Ai 1.137 professionisti sanitari e socio-sanitari che la normativa nazionale consentirà alla Regione di assumere a tempo indeterminato con fondi propri, sono circa duemila le ulteriori assunzioni, sempre di medici, infermieri e operatori socio sanitari, che potrebbero aggiungersi prendendo la via delle Rsa. Un risultato di notevole rilievo non solo per l’occupazione, ma per il generale rafforzamento degli indispensabili presidi di assistenza geriatrica sul territorio, ai quali la Regione, negli altri due punti dell’accordo, intende garantire il proprio impegno per adeguare le tariffe all’indice di inflazione e per facilitare l’incontro fra gli ospiti delle strutture e i loro famigliari, facendosi portavoce di queste istanze nelle competenti sedi istituzionali nazionali, cosi come anche per la semplificazione delle procedure di inserimento degli anziani nelle stesse strutture.
Il presidente della Regione Piemonte ha osservato che questa è una giornata importante, perché gli adeguamenti all’inflazione delle tariffe riconosciute dalla Regione alle RSA erano bloccati dal 2013. Oggi li ha sbloccati la nostra amministrazione regionale a testimonianza di come l’attenzione al settore dell’assistenza ai nostri anziani sia una priorità assoluta. Nonostante le difficoltà economiche che le pubbliche amministrazioni stanno affrontando in questo momento, abbiamo individuato con risorse regionali e con un miglior utilizzo di quelle europee i fondi necessari per supportare le strutture residenziali piemontesi e garantire la migliore assistenza ai nostri anziani.
L’assessore al Welfare ha annunciato la prossima costituzione di un Bonus energetico da 2,7 milioni di euro per supportare le residenze in questa difficile situazione di rincari sui costi per l’energia. Il bonus di ristoro sarà ricavato da risorse già individuate e derivanti dai Canoni idrici versati negli scorsi anni. Parallelamente, attraverso la rimodulazione dei fondi FSE, sarà possibile prevedere uno stanziamento intorno ai 20 milioni di euro per realizzare una misura di sostegno economico destinato per contribuire ai costi di retta alle famiglie non coperte da convenzioni così da alleggerire le liste d’attesa e, soprattutto, aumentare i posto letto disponibili da occupare nelle Rsa.
Soddisfazione per il raggiungimento dell’intesa è stato espresso dai rappresentanti delle associazioni dei gestori firmatari: «Questo accordo è importante per il nostro comparto – dichiarano congiuntamente i rappresentanti delle associazioni dei gestori firmatari dell’accordo -, in particolare perché riconosce  la necessità di fare fronte all’incremento del costo dell’energia e dei servizi sopportati dalle nostre imprese riconoscendo alle strutture l’adeguamento delle tariffe agli indici Istat di fine 2021. Questo consentirà di lavorare regolarmente anche nei prossimi mesi, chiudendo questa dolorosa doppia emergenza, che ha anche negato quella stabilità così importante per i nostri assistiti».
«Quanto sottoscritto, inoltre – continuano i gestori -, consente di alleviare il carico di lavoro sulle Rsa partendo dalla constatazione che gli attuali 40.000 addetti non sono sufficienti a coprire la gestione dei 45.000 posti letto che vengono gestiti dalle strutture che rappresentiamo. Ecco perché le ulteriori 2.000 figure che potranno essere assunte in tempi rapidi, garantiranno al meglio la continuità lavorativa nelle Rsa, ora che l’emergenza Covid-19 frena, e anche il servizio sanitario nazionale deve poter tornare alla normalità. E’ una giornata importante anche per coloro che, pur senza una qualifica specifica, hanno lavorato nelle oltre 700 strutture che rappresentiamo durante la pandemia, offrendo con coraggio un contributo essenziale. Per loro si apre concretamente la possibilità di ottenere una qualifica professionale, che sul campo hanno già meritato».
Il protocollo è stato firmato dalle organizzazioni dei gestori AGCI Solidarietà Piemonte (Giuseppe D’Anna), AGeSPI Piemonte (Antonio Monteleone), ANSDIPP Piemonte (Andrea Manini), API Sanità Piemonte (Michele Colaci), Confindustria Piemonte Sanità (Paolo Spolaore), Confcooperative Federsolidarietà Piemonte (Maurizio Serpentino), Legacoopsociali Piemonte (Barbara Daniele).

 

Scoppia il caso delle molestie all’Eurovision

Diverse  hostess hanno detto di essere state importunate da alcuni artisti internazionali presenti all’Eurovision.

I presunti colpevoli sarebbero alcuni ballerini, che avrebbero allungato le mani e fatto apprezzamenti non proprio eleganti in occasione del party inaugurale di domenica alla Reggia di Venaria. Il caso è stato sollevato dal Corriere della Sera. Le  chat di  alcune volontarie dell’evento parlano delle molestie subite. Il Comune di Venaria nega ci siano stati episodi del genere.

Eurovision tiene aperti più a lungo i musei torinesi

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 APERTURA PROLUNGATA DEI MUSEI DAL 10 AL 14 MAGGIO

Nei giorni dell’Eurovision Song Contest, i Musei della città ampliano i loro orari per dare la possibilità a cittadini e turisti di godere dell’offerta culturale della Città. Previste anche iniziative straordinarie quali aperitivi, visite guidate, gratuità e sconti.
Nello specifico, Palazzo Madama, GAM e il Museo di Arte Orientale prolungheranno l’orario di apertura al pubblico fino alle 21 da martedì 10 maggio a venerdì 13 maggio. Sabato 14 maggio apertura prorogata fino alle 23. Ingresso ridotto ai possessori di Biglietto Eurovision. Ingresso gratuito per le 40 delegazioni dei Paesi partecipanti
Il Museo Egizio dal 9 al 14 maggio amplia il suo orario, con apertura alle 8 e chiusura alle 20.
Il Museo del Cinema, per tutto il mese di maggio, permetterà l’accesso al museo e la salita con l’ascensore panoramico fino alle ore 21, il venerdì e il sabato. Inoltre, martedì 3 e 10 maggio il Museo osserverà l’apertura straordinaria.
Per il Museo Nazionale dell’Automobile apertura prolungata sabato 14 maggio fino alle ore 21 (anziché alle 19). Inoltre, per tutta la giornata sarà effettuata la promozione “2 x 1”.
Il 13 maggio i Musei Reali organizzano Una notte ai Giardini Reali, una serata di apertura straordinaria in cui i visitatori, al costo di 15€, potranno godere di un aperitivo nei giardini e dell’ingresso al percorso ordinario dei Musei Reali. Per chi volesse visitare solo  il Museo il costo del biglietto sarà di 1€. Il 14 maggio, Festa dei Musei, secondo la direttiva ministeriale, i Musei Reali resteranno aperti dalle ore 19.30 alle ore 23 al costo di ingresso di 1€.
Il Museo Pietro Micca propone dal 12 al 15 maggio una visita guidata in inglese alle ore 11,30 e visite continuative con audioguide in francese, inglese, spagnolo e tedesco. Sabato 14 maggio, per la Notte dei Musei, 5 visite guidate straordinarie e a ingresso gratuito agli orari 17:30, 18:30, 20:30, 21:30 e 22:30, con la partecipazione straordinaria dei Rievocatori del Gruppo Storico Pietro Micca della Città di Torino.
Il 14 maggio il Polo del ‘900 ricorda il secondo anniversario della scomparsa del Maestro Ezio Bosso, la cui famiglia ha donato recentemente il suo archivio all’Istituto Gramsci. Per l’occasione è stato organizzato un concerto per pianoforte alle ore 18:00 nel cortile del Polo del ‘900, oltre a una piccola mostra di oggetti d’archivio che aprirà alle 14:30 e sarà fruibile per tutto il weekend, fino a lunedì 16 incluso. Il tutto accompagnato da un laboratorio tematico su Ezio Bosso con la partecipazione di giovani e ragazzi.
Iniziative straordinarie anche per l’Archivio Storico della Città (apertura straordinaria il 14 maggio dalle 11 alle 19), le OGR (chiusura alle 24 anziché alle 20 il 14 maggio, con visite guidate per gruppi alle 21, 22 e 23), il Museo della Radio e Televisione (aperture straordinaria il 14 maggio con orario 11-19 e ingresso gratuito), il Museo Lombroso e il Museo di Anatomia del Polo Museale dell’Università (ingresso gratuito il 14 maggio dalle 18 alle 23 e visite guidate gratuite per gruppi), il Museo A come Ambiente (visite guidate interattive nei giorni 14 e 15 maggio e un laboratorio per bambini) e il Museo della Frutta (ingresso gratuito il 14 maggio dalle 18 alle 23, con visite guidate gratuite).

Chiuse al pubblico invece la Pinacoteca Agnelli, per l’allestimento dei nuovi progetti in apertura venerdì 27 maggio, e la Rocca del Borgo Medievale, chiusa per lavori, mentre rimane aperto il borgo con chiusura alle 20.

Falsi certificati energetici, “Operazione Bianco sporco”: le fiamme gialle scoprono maxi truffa da 30 milioni

Torino, operazione in corso della Guardia di Finanza in tutta Italia: smantellata un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta, nel settore dell’efficientamento energetico. Eseguite 22 misure cautelari.

Militari della Guardia di Finanza di Torino stanno dando esecuzione, nell’ambito dell’operazione “BIANCO SPORCO”, con il supporto di numerosi Reparti del Corpo dislocati sul territorio nazionale, ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale nei confronti di 22 persone indiziate di appartenere, a vario titolo, a un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta, nel settore dell’efficientamento energetico.

Per 13 degli indagati è stata disposta l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere3 soggetti sono destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari e 6 avranno l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

L’inchiesta, avviata nel 2018 dal Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, attualmente in fase di indagini preliminari, ha consentito di acquisire elementi gravemente indizianti, nell’ipotesi accusatoria, dell’esistenza di una estesa truffa posta in essere, nel periodo 2014-2021, da un’associazione criminale con base nella provincia di Torino, imperniata intorno al meccanismo dei cosiddetti “certificati bianchi” (o TEE, Titoli di Efficienza Energetica), principale strumento di promozione dell’efficienza energetica in Italia, introdotto nel nostro ordinamento a partire dal 2005.

Alla base del meccanismo vi è l’obbligo, da parte delle aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50mila clienti finali, di conseguire annualmente determinati obiettivi di risparmio energetico. Esse possono assolvere al proprio obbligo realizzando progetti di efficienza energetica che diano diritto ai “certificati bianchi”, oppure acquistando i certificati stessi da altri operatori del settore, le cosiddette Energy Service Company (E.S.Co.), società che scelgono volontariamente di realizzare progetti di riduzione dei consumi negli usi finali di energia. Il Gestore dei Servizi Energetici S.p.a. (GSE), società a partecipazione pubblica, riconosce sia alle aziende distributrici, sia alle E.S.Co. un controvalore in certificati in misura corrispondente al risparmio di energia derivante dagli interventi realizzati. I certificati sono poi liberamente scambiabili sul mercato dei Titoli di Efficienza Energetica a cura del Gestore dei Mercati Energetici S.p.a. (GME). Il meccanismo si esaurisce con la presentazione annuale dei “certificati bianchi” presso il GSE da parte delle aziende distributrici che, in tal modo, dimostrano il raggiungimento degli obiettivi di risparmio prefissati e, contestualmente, maturano il diritto all’ottenimento di un contributo tariffario in denaro da parte della Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (CSEA). L’entità del contributo pubblico erogato dalla Cassa è parametrato al valore di mercato dei “certificati bianchi” scambiati e viene finanziato, in ultima analisi, da tutta la collettività, attraverso i prelievi operati sulle bollette energetiche alla voce “oneri di sistema” (per l’energia elettrica, componente tariffaria UC7).

Le attività d’indagine, avviate a seguito di specifici spunti investigativi, sono state svolte mediante lo sviluppo di segnalazioni di operazioni sospette, l’esecuzione di intercettazioni telefoniche e indagini finanziarie nonché l’esame di ingente documentazione.

Più in particolare, nell’ipotesi investigativa e ferma restando la presunzione di innocenza fino a compiuto accertamento delle responsabilità, il meccanismo fraudolento si sarebbe articolato in tre fasi:

–     le società italiane, aventi qualifica di E.S.Co., presentavano al G.S.E. documentazione comprovante la realizzazione di progetti relativi a lavori di efficientamento energetico rivelatisi fittizi (ad es. lavori di installazione caldaie, collettori o cappotti termici mai effettuati, dati identificativi dei soggetti destinatari dei lavori alterati/inesistenti ovvero dati catastali risultati fittizi o non riconducibili a soggetti beneficiari dei medesimi progetti). Al riguardo, dall’esame di oltre 1000 progetti presentati al G.S.E., 508 sono risultati fittizi;

–     sulla base della documentazione presentata, le E.S.Co. ottenevano così l’indebita assegnazione di “certificati bianchi”, successivamente posti sul mercato gestito dal G.M.E. e quindi monetizzati. In merito, le operazioni di compravendita analizzate hanno riguardato oltre 300.000 TEE;

–     i responsabili delle ES.C.o. procedevano, dunque, a trasferire parte del denaro così ottenuto in Italia e all’estero (Lituania, Inghilterra, Romania e Bulgaria) su conti correnti intestati sia a società a loro riconducibili, sia a soggetti terzi, giustificando tali movimentazioni con fatturazioni attestanti ipotetiche prestazioni di servizio e/o cessioni di beni. Una volta ricevuto sul proprio conto corrente le somme di denaro provenienti dalla truffa, si procedeva con prelievi sistematici, presso bancomat e sportelli bancari, anche acquistando oro e oggetti preziosi. In tal modo sarebbero stati riciclati oltre 13 milioni di euro.

Il profitto della truffa, nella fase d’indagine attualmente in corso, è stato quantificato in circa 30 milioni di euro.

Nelle odierne attività di esecuzione dei provvedimenti della Magistratura sono impegnati oltre 300 finanzieri operanti in Piemonte (province di Torino, Alessandria, Cuneo e Verbania), Lombardia (provincia di Milano), Liguria (provincia di Savona), Veneto (provincia di Vicenza), Emilia-Romagna (province di Bologna, Modena e Rimini), Calabria (provincia di Crotone) e Sicilia (provincia di Messina).

Le istituzioni insieme per la Città della Salute

Sarà uno dei più importanti e strategici Poli in Italia per la cura, la formazione e la ricerca clinica e biomedica. Confermato l’obiettivo di aggiudicare i lavori entro il 2022.

Sui rincari di materie prime ed energia il Piemonte proporrà un emendamento nazionale per adeguare i costi delle gare d’appalto
Il Parco della Salute di Torino è un progetto prioritario per il futuro del Piemonte e tutte le istituzioni del territorio lavoreranno unite per garantirne la realizzazione.
È una piena comunione di intenti quella espressa oggi dalla Cabina di monitoraggio di cui fanno parte la Regione Piemonte, il Comune di Torino e la Prefettura insieme all’AOU Città della Salute, l’Università degli studi di Torino e il Politecnico.
La riunione è stata convocata dal Presidente della Regione Alberto Cirio e dall’Assessore alla Sanità Luigi Icardi per fare il punto sullo stato di avanzamento del progetto.
Presenti all’incontro il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo il Vice Prefetto Brunella Favia, il direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle, il rettore del Politecnico Guido Saracco e in rappresentanza dell’Università di Torino il vice rettore Area Medica e direttore della Scuola di Medicina Umberto Ricardi e il vice rettore all’Edilizia Giuseppe Di Giuda.
Quattro i temi prioritari condivisi dalla Cabina di monitoraggio.
Innanzitutto l’importanza di proseguire con la realizzazione del progetto attuale che diventerà non solo il più grande polo sanitario del Piemonte, ma uno dei più importanti e strategici in Italia per la cura, la formazione e la ricerca clinica e biomedica. Confluiranno sotto le ali del nuovo Parco l’ospedale delle Molinette, il Cto (quest’ultimo insieme all’Unità Spinale parte dell’azienda sanitaria e fisicamente in continuità con la sua sede attuale) e il Sant’Anna, ad eccezione dell’Ospedale infantile Regina Margherita che resterà al di fuori dal Parco della Salute come azienda sanitaria autonoma. Una decisione, come noto, deliberata dalla Regione nel gennaio del 2020 e già recepita in sede di gara come unica modifica al progetto originario.
Secondo tema affrontato quello che riguarda i posti letto e in generale l’offerta di cura sul territorio. Pur condividendo, infatti, l’importanza di proseguire con il progetto, senza mettere in discussione il percorso approvato e andato in gara, le Istituzioni sono tutte altrettanto concordi sulla necessità di avviare una riflessione parallela per assicurare a Torino e ai suoi cittadini un adeguato numero di posti letto per le patologie ad alta intensità che richiedono ospedalizzazione. Un tema questo che, dopo due anni di pandemia segnati dal bisogno costante di posti letto per garantire il diritto alla cura di ogni cittadino e delle criticità determinate dall’assenza di una adeguata rete di medicina territoriale, le Istituzioni sanno di non poter ignorare. È stata quindi condivisa la volontà di

lavorare insieme per fare in modo di potenziare ulteriormente non solo la rete ospedaliera del capoluogo piemontese e dei posti letto a sua disposizione, guardando anche alla nuova struttura che dovrà servire l’area di Torino Nord, ma anche la rete della medicina di territorio attraverso l’integrazione con il lavoro quotidiano dei medici di famiglia e le opportunità date dalla telemedicina e dalla tecnologia per la presa in carico delle patologie a bassa intensità di cura. Cambiare il paradigma per un nuovo modello di erogazione dell’offerta di salute è il presupposto che tutte le istituzioni ritengono indispensabile per abbassare dove possibile i livelli di ospedalizzazione,
Terzo tema prioritario, affrontato durante l’incontro, la volontà di valorizzare l’ingresso nel Parco della Salute del mondo imprenditoriale accanto a quello universitario, anche attraverso l’opportunità di individuare nuovi spazi da utilizzare, incluse le Arcate Ex Moi per la formazione innovativa. Anche in questo caso sarà consolidato il gruppo di lavoro messo in campo dalle diverse istituzioni coinvolte, per mettere a punto un progetto integrato degli spazi associati alle diverse funzioni del Parco, anche con il supporto di esperti in project management.
Infine, aspetto determinante, la Cabina di monitoraggio ha affrontato la necessità di
garantire la gara d’appalto e l’avvio del cantiere di fronte all’eccezionale rincaro delle materie prime e dei costi dell’energia, provocati anche dalla guerra in Ucraina.
Ad oggi sono in corso i lavori di bonifica dell’area avviati a fine settembre dello scorso anno e, in base al cronoprogramma, la Commissione di gara procederà alla valutazione dei progetti definitivi e delle relative offerte in autunno per giungere all’individuazione del vincitore entro fine 2022.
Su questo fronte, la Regione Piemonte e la Città della Salute hanno avviato da settimane un confronto con l’Anac, perché la situazione internazionale e le conseguenze sui costi di qualsiasi cantiere, imprevedibili quando la gara è stata avviata, rappresentano per tutti una forte criticità. Ciò che il Piemonte chiede è un meccanismo di riequilibrio analogo a quello che il Governo ha già approvato per le gare d’appalto lanciate a partire da fine gennaio di quest’anno, ma non previsto al momento per quelle che erano già in corso.
La Cabina di monitoraggio ha condiviso la volontà di proporre su questo tema un emendamento nazionale, attraverso il supporto dei parlamentari piemontesi, che consenta con una clausola di salvaguardia di tener conto delle variazioni sui costi intercorse dopo la pubblicazione di un bando di gara, senza necessità di indire una nuova procedura.
Condividendo la necessità dell’individuazione di una soluzione a livello nazionale, è stato confermato l’obiettivo comune di arrivare all’aggiudicazione dei lavori del Parco della Salute entro il 2022.

L’effetto Eurovision riempie la città di turisti. Code ai musei, bar e ristoranti affollati

Pienone di turisti nel centro città  per l’Eurovision.

Nei bar, nei ristoranti e nei fast-food di Torino è quasi impossibile trovare un posto libero, in particolare nei locali  del centro e del Valentino, dove è stato aperto l’Eurovillage.

Code anche davanti ai musei: all’Egizio, al Museo del Cinema e ai Musei Reali. E all’aeroporto di Caselle si calcolano 40.000 arrivi, soprattutto da Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna.

Il mondo della musica dal vivo e della cultura fa rete per riqualificare la città

“IL MIO LAVORO È UN GIOCO, UN GIOCO MOLTO SERIO”

In occasione di Eurovision Song Contest, le rappresentanze di live club, circoli, festival, operatori del settore della musica dal vivo e del mondo della cultura del territorio si sono incontrati al Media Centre Casa Italia, per dare il via a un confronto e una co-progettazione condivisa sul territorio

Il mondo della musica dal vivo e della cultura a Torino fa rete, con l’obiettivo di diventare motore di riqualificazione e rigenerazione sociale e culturale. In vista di Eurovision Song Contest, nasce un dialogo aperto e condiviso con le istituzioni con la partecipazione dell’Assessora alla Cultura della Citta di Torino Rosanna Purchia insieme a Guido Cerrato di Camera di commercio di Torino con live club, circoli, imprese, cooperative, associazioni e festival del territorio che, attraverso la propria attività quotidiana, contribuiscono 365 giorni l’anno a rendere vivo il territorio.

Eurovision Song Contest mette infatti al centro del dibattito il settore della musica dal vivo e lo show business per l’internazionalità e l’attrattività turistica e la vivacità del nostro territorio. Un‘occasione unica, per attivare un nuovo percorso di riflessione e rinnovamento del settore, a partire dalle indagini emerse: si valuta che solo sulla città  di Torino in seguito alla pandemia si sia verificata una diminuzione dei concerti live del 40% rispetto ai numeri pre pandemia.

Fra i soggetti abilitati che realizzano studi in ambito culturale per consegnarli alle istituzioni, la Camera di commercio di Torino che ha presentato in occasione dell’incontro al Media Centre Casa Italia, un’analisi del settore musicale a Torino e in Piemonte sulla base delle realtà registrate al Registro Imprese camerale: a fine 2021 in Piemonte risultano registrate 1.298 imprese afferenti al settore musicale (il 6,6% del dato nazionale), di cui 715 (il 55%) tra Torino e provincia. Si tratta di un tessuto imprenditoriale particolarmente eterogeneo dove convergono le attività musicali in senso stretto, come la fabbricazione e il commercio degli strumenti o la registrazione sonora, e altre attività più generali, come la gestione della biglietteria degli eventi o la gestione dei teatri e delle sale da concerto.

Appare sempre più necessario ridurre le distanze tra istituzioni ed enti privati per decidere di considerare finalmente il valore aggiunto della cultura pari a quello economico, ed identificare l’impresa culturale quale modello dell’industria del futuro e come possibile volano di attrazione turistica della città.

L’obiettivo è quindi quello di costituire una piattaforma di confronto e di co-progettazione condivisa per confrontare esperienze, criticità, ma anche opportunità fra gli operatori del settore, che può nascere solamente da una visione condivisa, per ripartire proprio dai luoghi della cultura e dalla progettazione culturale, non solo come presidio sociale, ma anche e soprattutto come indotto economico e strumento di inserimento lavorativo in ambito culturale.

Con la citazione dell’artista surrealista Maurits CornelisEscher Il mio lavoro è un gioco, un gioco molto serio”,si vuole rappresentare la complessità e il valore artistico di un settore, quello della musica dal vivo e della cultura, che sale e scende scale da molti anni, senza mai trovare le chiavi di casa.

Sovrapposizioni e sedimenti normativi, dal locale al nazionale, sono l’eredità di decenni che portano infatti il settore alla dispersione di un potenziale che potrebbe essere invece il motore di modelli di riqualificazione e di rigenerazione sociale e culturale.

Oltre due anni di pandemia hanno contribuito a far riaffiorare le criticità già in essere da tempo immemore, ma soprattutto a far emergere uno scollamento, quello tra la cultura definita “istituzionale” e quella che gli operatori del settore amano invece definire “cultura diffusa”. Questa immensa crisi ha quindi generato danni non indifferenti al settore, ma ha anche contribuito ad un chiaro percorso di riflessione, identificazione e riavvicinamento ai temi del futuro e ad una grande solidarietà tra operatori e operatrici culturali, che si è trasformata in reti.

Da queste reti si intende ripartire, con un’operazione di visione che parte dalla grande consapevolezza che ci sia molto lavoro da fare e che richiede un’ampia dimensione di ascolto da parte delle Istituzioni. Deve svilupparsi un elemento prospettico di supporto alle competenze e di advocacy pubblico/privata per le nuove esperienze che esplorano l’innovazione e il futuro della produzione e diffusione culturale. La ricerca e la sperimentazione, in tal senso, sono motore per un orizzonte di prossimità sociale e impresa culturale.

Dare centralità a queste istanze è la chiave di volta per riportare linfa alla cultura e alla società del futuro.

Guido Cerrato, Camera di commercio di Torino ha commentato a margine dell’incontro: “A fine 2021 in Piemonte risultano registrate 1.298 imprese afferenti al settore musicale (il 6,6% del dato nazionale), di cui 715 (il 55%) tra Torino e provincia. Tuttavia, al di là di questi dati, quello che importa di più è il tema delle opportunità e delle potenzialità di questo settore, a partire dall’occasione che crea la tecnologia che sta aprendo nuovi mercati, ma anche la creazione di nuovi mestieri e nuove imprese, fino ad ora operanti in altri settori”.

Daniele Citriniti, La Musica Che Gira /Io sono la musica che ascolto dichiara: Dai dati emersi dalla ricerca “Io Sono La Musica Che Ascolto” che fa riferimento al periodo 2018/2019 e quindi pre-pandemia (report: https://www.iosonolamusicacheascolto.it/report/) il numerodi artisti e di esibizioni vedeva già a quei tempi una diminuzione dei luoghi, degli spazi, degli eventi culturali, oltrechè dei festival di musica dal vivo, con una presenza quasi inesistente di concerti nello spazio pubblico. Con il contraccolpo del periodo post-pandemico, secondo i dati i 200 circa spazi ed eventi dedicati alla musica dal vivo tracciati nel biennio 2018/2019 si sono ridotti al 2022 del 40% e solo 6 sono state le nuove aperture”

Salvatore Perri, Italian Music Festivals in occasione dell’incontro afferma: “Come realtà del territorio ci occupiamo di un festival unico ed originale, Apolide Festival, che prende forma in un luogo speciale tra i boschi nel cuore del Canavese. Il nostro lavoro, e quello di tutta la rete di Italian Music Festivals però non consiste solo nel proprorre programmazioni e concerti, ma soprattutto nella capacità di costruire comunità attive e partecipate, ma anche di promuovere un territorio, in grado quindi di produrre ricadute, di far girare economia e lavoro. Non vogliamo quindi costituire un ostacolo in termini di permessistica, ma anzi vogliamo costituire un aiuto per scoprire anche nuove realtà del settore”.

Alessandro Roggero, MuV – Consorzio Musica dal Vivo commenta: “Durante la pandemia abbiamo costituto il Consorzio Musica dal Vivo, un nuovo strumento per costruire una rete che potesse essere solida e che unisse tante anime a Torino, anche al fine di accelerare per essere riconosciuti giuridicamente. Uno strumento di relazione verso l’esterno, quindi, che unisce i live club della città, con un approccio propositivo. Circa l’80% degli artisti che ruoteranno nell’ambito dell’Eurovillage sono passati dai nostri palchi. Miriamo quindi a porci come un mezzo di coprogettazione delle politiche future della città, o per lo meno a costituire uno strumento che possa essere l’inizio di questo percorso”

Luca Bosonetto, di ARCI Torino afferma: “Anche Arci Torino è cambiata in pandemia, se pre-pandemia contavamo 140 associati adesso ne abbiamo 180, 60 di queste associazioni si occupano di attività nel settore della musica. Il numero dei presidi musicali è riuscito a non diminuire. Esistiamo in tutte le circoscrizioni e sappiamo fare rete: la prossimità è un valore che ARCI Torino potrebbe mettere a disposizione, insieme a una seconda ricchezza, quella della diversità delle sue realtà. Siamo a disposizione della Città, a partire dalla nostra visione, non proprietaria, democratica, ma che produce economie confrontabili a quelle delle imprese, mettendo quindi a valore questa prossimità in vista di un possibile tavolo di progettazione”

Arianna Bargiglione, Rete DOC – DOC Servizi – Filiale di Torino dichiara: “Il claim di questo incontro rappresenta l’anima della nostra cooperativa, ci occupiamo infatti tutti i giorni degli operatori sia in ambito spettacolo, che in ambito culturale. Durante la pandemia, abbiamo perso circa il 75% del fatturato generale del settore. Inoltre, circa un quinto dei tecnici dello spettacolo ha deciso di cambiare lavoro, dopo il periodo pandemico. Ci troviamo quindi in un periodo in cui la Città di Torino sta riesplodendo di eventi e noi non abbiamo più gli stessi lavoratori. Quello che dobbiamo fare è quindi diffondere la cultura del lavoro e cercare anche di diffondere maggio ottimismo e cercare di infondere più ottimismo per il settore

Torino ha il nuovo arcivescovo Si insedia monsignor Repole

A cura di lineaitaliapiemonte.it

L’ordinazione, in questo pomeriggio di sabato 7 maggio, sul sagrato della cattedrale di San Giovanni Battista. Ad anticiparla un breve benvenuto del Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, a nome di tutte le autorità civili della Città. A seguire, domenica 8, l’ingresso ufficiale nella diocesi di Susa, nella Cattedrale di San Giusto. Il motto che campeggia sullo stemma del nuovo Arcivescovo di Torino, tratto dalla lettera di Paolo ai Galati: “Cristo ha dato se stesso per me”

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Il futuro di Torino passa anche dalla transizione energetica

CITTÀ, POLITECNICO, UNIVERSITÀ E ESCP BUSINESS SCHOOL INSIEME

Firmato un Protocollo d’Intesa per delineare le strategie e supportare le politiche locali sulla decarbonizzazione 

Come tutti possiamo toccare con mano in questo periodo di crisi energetica, l’energia rappresenta oggi un bene essenziale per la sopravvivenza delle nostre economie e per la qualità della nostra vita. D’altra parte, non è più praticabile uno sviluppo energetico che prescinda dai criteri dettati dalla transizione ecologica. Dovrà necessariamente realizzarsi, quindi, una transizione energetica verso la decarbonizzazione, con il passaggio da un sistema basato sulle fonti fossili a uno fondato sulle fonti rinnovabili.

Per la Città di Torino si tratta di una sfida da cogliere, considerato che nel 2019 gas e prodotti petroliferi hanno rappresentato il 56.4% del consumo energetico finale dei settori municipale, terziario, residenziale, dell’illuminazione pubblica e dei trasporti in città, come testimonia il terzo rapporto di monitoraggio (2021) di TAPE – Turin Action Plan for Energy.

Il Protocollo d’Intesa presentato oggi all’Energy Center del Politecnico tra la Città di Torino – rappresentata dal Sindaco Stefano Lo Russo, il Politecnico e l’Università degli Studi di Torino, rappresentati rispettivamente dai Rettori Guido Saracco e Stefano Geuna ed ESCP Business School – il cui Presidente Francesco Profumo era collegato on line – vuole contribuire a una pianificazione energetica integrata e multi-dimensionale per Torino, che consenta il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica.

I soggetti firmatari convengono sulla necessità di fare sistema sulla frontiera della ricerca e del supporto al processo di decisione politica attraverso lo sviluppo di metodologie e strumenti innovativi e condivisi e collaborando, ciascuno nell’ambito della propria missione, per guidare il processo di transizione energetica urbano.

A tal fine verranno definite, attraverso una strategia condivisa coordinata dal Laboratorio Energy Security Transition EST@energycenter, le aree funzionali in cui è necessario operare e delineare le strutture, gli strumenti e le azioni per implementare e seguire operativamente questi obiettivi, unitamente all’indicazione dei costi operativi, per individuare un approccio inter-disciplinare che interagisca con le altre transizioni, ovvero quella digitale e informatica, la transizione socio-culturale e quella economico-produttiva.

L’ambizione è quella di creare un vero e proprio “modello Torino” di supporto science-based al processo di decisione politica per l’energia, sviluppando “tecnologie” (gestione dati, modellazione fruibile e interrogabile, cataloghi di azioni/policy) per la Città e riproducibili in altri contesti nazionali e internazionali.

Il processo mira a creare competenze condivise, costruire una visione comune, definire una strategia operativa e sviluppare strumenti di supporto, allo scopo di implementare azioni concrete e misurabili e di accompagnare la Città lungo le traiettorie delle transizioni, con riferimento a energia e sostenibilità.

Tra gli obiettivi specifici dell’accordo, quindi, ci saranno: l’acquisizione dei dati per mappare costantemente il sistema energetico della città; la creazione di modelli, alimentati dai dati in grado di offrire una stima scientifica e quantitativa dei possibili impatti di scelte alternative; lo sviluppo di strumenti integrati e innovativi (database, piattaforme web interattive, decision theatre) a supporto del decisore e la creazione di un processo partecipativo e un dialogo diretto e costruttivo tra Amministrazione e popolazione attorno ai temi dell’energia e della sostenibilità.

Il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco ha commentato: “Il Politecnico ha aderito con entusiasmo alla chiamata della Città, perché il nostro sistema è estremamente complesso e per affrontarlo è necessario fare “massa critica”, mettere a sistema le nostre competenze a servizio dei decisori politici e fare in modo che le loro scelte siano indirizzate al meglio. I nostri Atenei a Torino collaborano da tempo sui temi della sostenibilità, per affrontare in modo sinergico le sfide del nostro tempo: lo abbiamo già fatto per il Governo italiano, e ora siamo più che disponibili a supportare la Città di Torino”.