POLITICA- Pagina 98

Asili nido gratis sotto i 35mila euro d’Isee: la proposta della Lega

 


Preioni: “Contro la denatalità, sosteniamo le famiglie piemontesi”

“Contro la denatalità del nostro Paese la soluzione non è lo ius scholae né, tanto meno, lo ius soli. Sono gli incentivi alle nascite a dare i migliori risultati. Sostenere i nuclei familiari e favorire le condizioni per creare famiglia devono essere gli obiettivi delle istituzioni. La proposta della Lega degli asili nido gratis, almeno fino ai 35mila euro d’Isee, va in questa direzione: dà una risposta concreta a un bisogno reale, sentito da tutte le famiglie con bimbi piccoli. Per questo chiediamo che sia inserita nel prossimo bilancio di previsione regionale”. Così Alberto Preioni, capogruppo della Lega in Consiglio regionale del Piemonte.
“Il nido ha un costo molto alto, ma è un servizio di cui hanno bisogno molte famiglie, sia perché entrambi i genitori lavorano, sia perché l’età lavorativa si è alzata e quindi spesso i nonni sono ancora occupati”, aggiunge Preioni. “In Paesi come Francia e Germania – sottolinea – in cui ci sono importanti agevolazioni statali per favorire la natalità, i risultati sono eccellenti e mostrano tassi di natalità tra i più alti d’Europa.

 

“Per contrastare l’invecchiamento generale della popolazione, anche in una città come Torino che perde sempre più abitanti, soprattutto tra i giovani – rimarca il capogruppo della Lega – bisogna puntare sulla famiglia non su fattori esterni che facilitino solo gli stranieri, ma favorendo e sostenendo la creazione di famiglie. Il modello di integrazione che ha in mente la Lega non è certo il degrado di Barriera di Milano”.

Ospedale Briançon, Gallo (Pd): “Da Icardi no ad accordi temporanei”

 “Continuano i problemi organizzativi tra l’ospedale francese di Briançon e l’Asl To3 per quanto concerne il riconoscimento e il rimborso delle spese sanitarie per visite, esami e prestazioni effettuate dai cittadini italiani dell’alta e media Valsusa nel presidio ospedaliero transalpino, punto di riferimento per tanti piemontesi che si appoggiano a quella struttura collocata al massimo tra i venti e i quaranta chilometri da casa. Si tratta di un servizio di primaria importanza dato che, senza questa opportunità, sarebbero costretti a viaggiare fino a Rivoli (80 km) o addirittura fino a Torino” spiega il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Negli ultimi tempi – prosegue l’esponente dem – i pazienti non possono più avvalersi della collaborazione tra il nostro Paese e la Francia per ricevere cure oltre confine con il sostegno economico dell’Asl di competenza perché sarebbe scaduto l’accordo tra i due territori e, a partire dal mese di settembre, ai pazienti italiani curati presso il presidio francese stanno arrivando le fatture da pagare per le prestazioni”.

“Per fare chiarezza su un tema tanto delicato – prosegue Gallo – ho interrogato l’Assessore regionale alla sanità per sapere se l’attuale Amministrazione regionale abbia la reale volontà di risolvere il problema aprendo un tavolo con l’ospedale di Briançon per cercare di raggiungere un accordo, un’intesa o un protocollo, quanto meno provvisorio, tra l’Asl To3 e il nosocomio transalpino, in attesa che, a livello nazionale, sia formalizzato un nuovo accordo tra governi per rinnovare la convenzione transfrontaliera oppure che a livello regionale del Piemonte parta l’effettiva realizzazione del nuovo progetto Interreg”.

“Nella sua risposta l’Assessore Icardi ha affermato di conoscere bene il problema e che, attualmente, sarebbe in fase di predisposizione un disegno di legge per normare la materia delle prestazioni transfrontaliere, e ha anche precisato che la normativa che continuerà a essere applicata è quella nazionale. In queste parole leggiamo la mancanza di volontà da parte della Giunta di centrodestra di fare accordi temporanei per migliorare l’offerta sanitaria per i cittadini della Valsusa e di rinviare qualsiasi decisione a data da destinarsi, quando il Governo si farà finalmente carico di dialogare con la Francia per cercare un accordo” conclude Gallo.

Fibromialgia, Zambaia (Lega): istituito Osservatorio e Registro  incidenza

Approvata legge regionale 

“Dopo un lungo percorso finalmente approviamo la legge regionale sulla fibromialgia: un primo passo per promuovere il riconoscimento di questa malattia come patologia cronica invalidante“. Così Sara Zambaia, consigliera regionale della Lega e depositaria della proposta di legge, commenta l’approvazione dell’Aula di Palazzo Lascaris del Testo unificato “Disposizioni in favore delle persone affette da fibromialgia“. “È una legge che ci permette di realizzare un sistema integrato di prevenzione, diagnosi e cura, istituendo un Osservatorio regionale, aderendo ai registri nazionali e istituendo il Registro regionale”.

“La fibromialgia – spiega Zambaia – è una complessa sindrome che provoca dolore cronico muscoloscheletrico, accompagnato da disturbi che vanno dall’astenia ai problemi cognitivi e psichici, come ansia e depressione. Una patologia che impatta sulla vita quotidiana di chi ne soffre. È una malattia ‘invisibile’ che colpisce soggetti apparentemente sani, soprattutto donne tra i 40 e i 60 anni”.

Il Testo unificato assorbe la proposta di legge presentata dalla leghista Sara Zambaia e prevede la creazione di un Osservatorio scientifico regionale sulla fibromialgia, composto da medici ed esperti, che predisponga le linee guida per il percorso diagnostico e terapeutico multidisciplinare, elabori programmi di formazione e aggiornamento per i medici e proponga campagne di sensibilizzazione e prevenzione tra la popolazione che culmineranno con la Giornata regionale della Fibromialgia il 12 maggio.

A sostegno dell’Osservatorio è istituito anche un Registro dedicato per monitorare l’incidenza della malattia, l’andamento e la ricorrenza della patologia, oltre l’analisi e la raccolta dei dati clinici dei pazienti anche al fine di rilevare le eventuali complicanze insorte.

“Seppure allo stato attuale la fibromialgia non sia ancora stata inserita nel nomenclatore tariffario nazionale – sottolinea Zambaia – in Piemonte i malati sono comunque presi in carico dal sistema sanitario. Infatti, nonostante siano passati più di vent’anni da quando l’Oms ha riconosciuto come malattia la sindrome fibromialgica, molti Paesi europei, Italia compresa, non hanno ancora condiviso questa classificazione. Con questo provvedimento avviamo così un percorso di promozione e riconoscimento della fibromialgia come patologia cronica, così come hanno fatto altre regioni, Valle d’Aosta, Lombardia, Marche”.

La nuova Legge stabilisce anche di individuare un Centro di riferimento regionale per il coordinamento del sistema di prevenzione, diagnosi e cura della fibromialgia.

Inoltre viene riconosciuto e valorizzato l’apporto delle associazioni di volontariato per l’aiuto e la solidarietà verso le persone affette da fibromialgia.

Tra gli obiettivi prefissati c’è anche quello di promuovere l’istituzione di progetti di inserimento lavorativo per i pazienti.

Una sala di Palazzo Lascaris intitolata a Dino Sanlorenzo

Con una partecipata cerimonia è stata intitolata una sala del secondo piano di Palazzo Lascaris a Dino Sanlorenzo, secondo presidente dell’Assemblea legislativa del Piemonte dal 1975 al 1980.

L’evento commemorativo di Sanlorenzo, morto a Torino il 5 dicembre 2020 all’età di 90 anni, si è svolto nella sala Viglione del Consiglio regionale alla presenza dei  famigliari, dei consiglieri regionali e di molte personalità che hanno conosciuto e collaborato con uno dei protagonisti della vita politica piemontese. Dino Sanlorenzo, nato in Borgo San Paolo a Torino il 22 Maggio del 1930, dirigente autorevole del Partito Comunista Italiano, fu tra i “costituenti” della Regione nel 1970, Presidente del Consiglio regionale dal ‘75 all’ 80 e successivamente vice presidente della Giunta regionale fino al 1983 quando lasciò l’incarico in piazza Castello per la Camera dei Deputati dove, dal 1983 al 1987, fece parte della commissione affari esteri di Montecitorio. Dotato di una intelligenza curiosa e vivace, di un carattere vulcanico e anticonformista che lo portava ad esprimere in modo diretto le proprie convinzioni, Dino Sanlorenzo fu tra i principali protagonisti di una lunga stagione politica nella seconda metà del secolo scorso. Dirigente politico, segretario della federazione del Pci a Novara per un decennio, esponente di spicco dell’area riformista fu uno dei più intransigenti difensori delle istituzioni democratiche negli anni tragici del terrorismo. Sanlorenzo ha sempre vissuto con passione e intensità gli impegni istituzionali e quelli di direzione politica. Una delle esperienze più significative dove emerse con un profilo da protagonista furono i tredici anni in Consiglio regionale e gli incarichi di vertice a Palazzo Lascaris e in piazza Castello. In quel periodo i piemontesi e non solo loro ebbero l’opportunità di conoscere quest’uomo dall’infaticabile capacità di lavoro al servizio delle istituzioni e dalla prorompente personalità. Dino Sanlorenzo, con la sua inconfondibile schiettezza si dimostrò capace di esprimere dei pensieri lunghi, accompagnandoli con una visione per nulla provinciale dello sviluppo del Piemonte, immaginandone il futuro in un contesto più ampio. Le regioni nascevano nel 1970 dopo una lunga attesa e, come disse lui stesso in più occasioni “senza soldi e con poteri scritti sulla carta e impossibili da esercitare in concreto”. Dunque, per coinvolgere i cittadini in quell’impresa che dava corpo ad uno dei dettati costituzionali, occorreva mettere al “centro della politica e dello Statuto la partecipazione popolare”. Fu determinante il suo impegno nel creare ,nel corso della II legislatura, gli organismi consultivi come il Comitato Resistenza e Costituzione, la Consulta europea e quella femminile. Nel periodo più buio della storia recente di Torino, nei sanguinosi anni di piombo, di fronte agli attentati terroristici delle Br, di Prima Linea e della galassia di sigle della violenza che si richiamava al comunismo Dino Sanlorenzo ruppe ogni indugio e denunciò con energica veemenza quel fenomeno, contestando le tesi di chi sosteneva si trattasse di “compagni che sbagliano” evidenziando come si trattasse invece di delinquenti e assassini la cui mira era puntata contro lo Stato, gente che sparava per ammazzare, ferire, gambizzare quelli che erano i “simboli” di quello Stato democratico che intendevano abbattere. Sanlorenzo, da dirigente del Pci non si nascose che c’erano anche radici di sinistra all’origine dei terroristi. E lo palesò con grande determinazione. Disse in una intervista che “per troppo tempo si era pensato ad azioni di provocatori. Si arrivava dagli attentati fascisti, da piazza Fontana. In effetti, ci fu un terrorismo nero prima di quello rosso. C’erano tra i terroristi giovani che arrivano dal variegato mondo della politica e della società. Curcio aveva avuto un’educazione cattolica, come la Cagol. Il figlio di Donat Cattin fu tra i protagonisti di Prima linea. Molti ragazzi provenivano da famiglie-bene. E c’era anche chi era stato nel Pci come Franceschini, Bonavita, Gallinari. Nelle Br c’era di tutto: il fenomeno è stato complesso, ma l’adesione è sempre stata di singoli”. Per Sanlorenzo “la Regione” doveva essere “d’orientamento per la cittadinanza contro la violenza politica”. E quando “i terroristi cominciarono a minacciare di colpire le scuole” venne deciso “di intervenire come istituzioni perché non potevamo lasciare sole le forze dell’ordine e la magistratura ad arginare quel fenomeno”. Il Pci, anche sotto la sua spinta, scelse di impegnarsi a fondo con i suoi uomini nelle istituzioni dove, dopo i successi a metà degli anni ’70, aveva un peso rilevante. E non furono soli. Fu ancora lui a rammentare come l’intesa politica fosse generale: “Un ruolo rilevante lo ebbe il capogruppo Dc, Bianchi, medaglia d’argento della resistenza. I socialisti e il Psdi erano con noi. Con gli altri partiti democratici, Dc, Pli, Pri ci fu unità di intenti. Le nostre furono scelte difficili, ma nette. La politica della fermezza fu giusta. Siamo stati un indiscutibile baluardo, uniti nella difesa della democrazia e della libertà, in prima fila nelle istituzioni per proteggere lo Stato e il Paese”. Fu sua l’idea di dotare il Consiglio regionale di un organismo come il Comitato Resistenza e Costituzione che vide la luce, con un’apposita legge, nel 1976. L’obiettivo “di riaffermare i valori e gli ideali democratici della lotta di Liberazione che erano alla base della Costituzione repubblicana” era quanto mai attuale. E il primo obiettivo che venne posto fu quello di rafforzare il senso dello Stato nella convinzione che “il terrorismo andasse sconfitto anche sul piano politico, morale, culturale e ideale; che fosse cioè necessaria la mobilitazione delle coscienze. E la mobilitazione democratica degli uomini e delle istituzioni per far fronte a un acerrimo nemico della democrazia”. Un nemico spietato e violento che feriva e uccideva uomini innocenti responsabili soltanto di lavorare in una azienda, giornalisti, poliziotti che facevano il loro dovere, magistrati coraggiosi. Così il terrorismo che aveva fatto tante vittime venne isolato e battuto. Dino Sanlorenzo raccontò in diversi libri le vicende nelle quali fu protagonista. Dal famoso Gli anni spietati su quel tremendo decennio tra il 1972 e il 1982, a Noi cominciammo così dedicato alle radici dell’impegno di centoventi esponenti della vita politica di Torino, a tanti altri tra i quali i due monumentali volumi sulle Immagini da un secolo, album fotografici “per la memoria storica del movimento democratico, popolare, antifascista e progressista di Torino”. Una doppia raccolta di centinaia di immagini uscite dagli archivi degli Istituti Storici come quello della Resistenza, la Fondazione Vera Nocentini, il Gramsci, il Centro Gobetti e, cosa ancora più importante, emerse dai cassetti di tanti torinesi che le avevano conservate come memoria della propria famiglia e che hanno contribuito a illustrare una memoria collettiva. Sempre attivo nonostante gli acciacchi dell’età negli ultimi anni ricordava con lucidità e un misto di delusione e amarezza il tempo in cui i partiti erano composti da tantissimi semplici cittadini che sentivano di essere parte di un progetto generale e riempivano la loro esistenza del significato civile e morale, di una identità laica, di una missione. Non era nostalgia ma desiderio che si recuperasse il primato di una politica concreta e al tempo stesso mossa da grandi idealità, capace di incontrare e interpretare “il dolore del mondo” e la speranza del riscatto degli ultimi. Ostile, durissimo nei confronti di carrierismo e degenerazioni, rilasciò in una intervista dichiarazioni molto critiche, paragonando la situazione venutasi a creare con quella degli anni del suo impegno. “Penso a quegli anni, quando ci riunivamo per scrivere lo Statuto della Regione che doveva nascere. Un lavoro all’inizio gratuito perché non c’erano ancora i soldi dello Stato. Nessuno sapeva come si doveva fare, ma tutti studiavamo, era tutto da inventare”. E aggiungeva, con fierezza: “Con noi c’erano persone della levatura di Mario Giovana, Valerio Zanone, Nerio Nesi, Adriano Bianchi, medaglia della Resistenza, Adalberto Minucci. In quarant’anni si sono persi i principi che avevamo allora. La politica era davvero un servizio. Io arrivavo da Novara e si stava in Consiglio regionale ogni giorno dalle nove di mattina alla sera e poi il sabato e la domenica si giravano i territori a spiegare quello che stavamo facendo. Prima i principi erano merito, onestà, coerenza. Adesso sono apparenza, successo, denaro. Un cambiamento radicale, difficile da correggere. Ora fare politica significa occupare un posto dove si guadagna bene, non dovrebbe essere così. Ci sono persone che fanno politica e non sono più in grado di parlare ad un comizio o di scrivere un articolo in cui esprimono le loro idee”. Il peso degli anni non gli fece perdere un grammo della passione e dell’impegno, preoccupandosi che l’opinione pubblica maturasse un rifiuto totale della politica (“sarebbe drammatico”, diceva). Nutriva la speranza che la politica, soprattutto nel suo campo d’appartenenza, potesse e dovesse mostrarsi diversa, migliore. A Dino Sanlorenzo, al suo rigore e all’impegno i torinesi e l’intera comunità regionale devono molto.

Marco Travaglini

Gallo (Pd): “Lo scorporo del Regina Margherita è solo un annuncio?”

“TEMPI LUNGHI E MODALITA’ OPERATIVE DA APPROFONDIRE LO LASCIANO PENSARE “

 “E’ iniziata  in IV Commissione la discussione della proposta di deliberazione riguardante lo scorporo dal progetto del Parco della Salute dell’Ospedale Regina Margherita di Torino che dovrebbe diventare da gennaio 2024 un’azienda ospedaliera autonomia. Il Partito Democratico vuole un approfondimento nel merito per capire quale sia il progetto medico di scorporo e quali potranno essere, in termini di servizi per i nostri bambini, i benefici” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Inoltre, nonostante le dichiarazioni della Giunta regionale, a mezzo stampa, vorremmo avere un quadro economico dettagliato dal momento che continuiamo a avere perplessità sulla sostenibilità, nel tempo, di questa decisione” precisa Gallo.

“Tengo a precisare – conclude il Presidente Gallo – che quello che stiamo affrontando è solo un primissimo passaggio perché, anche qualora la delibera venisse approvata, si dovranno avviare gruppi di lavoro per approfondire le modalità operative. Tutto questo sembra confermare che, in realtà, la notizia dello scorporo del Regina Margherita sia solo un annuncio. Le criticità tecniche ci sembrano importanti e vogliamo capire quale sarà il progetto per superarle”.

Fissolo: “Troppi incidenti agli incroci di via Crea”

 

Diversi incidenti hanno coinvolto negli ultimi anni via Crea e alcune vie che la incrociano, in particolar modo via Asiago e via Chambery, incidenti che in molti casi avrebbero potuto avere conseguenze ben più gravi. Il capogruppo dei Moderati Simone Fissolo ha ricevuto al riguardo diverse segnalazioni dai residenti preoccupati per la sicurezza stradale della zona e che hanno chiesto a più riprese l’installazione di dissuasori in prossimità degli incroci o l’installazione di impianti semaforici.

L’assessora Pentenero ha risposto: “All’incrocio con via Chambery nel 2021 si sono verificati tre incidenti con feriti non gravi, nel 2022 un incidente, nel 2023 dieci incidenti con 8 feriti e due incidenti che hanno coinvolto anche veicoli in sosta. Via Crea non gode di diritto di precedenza in tutto il suo percorso, la segnaletica è presente in tutti gli incroci quindi il numero di incidenti sono da imputare al mancato rispetto della segnaletica. Ma entro la primavera 2024 verranno prese altre misure atte a rendere ancora più sicura la viabilità dell’area”.

Il Capogruppo Fissolo ha replicato: “Sono ben consapevole della presenza della segnaletica verticale e orizzontale anche perché a monte di ogni interpellanza c’è spesso un sopralluogo in loco con i residenti che segnalano i problemi. Direi che è evidente che c’è un incremento significativo degli incidenti dal 2021 al 2023. Sono quindi molto soddisfatto per la seconda parte della risposta che conferma che verranno presi altri provvedimenti come *l’installazione di dossi, rallentatori ottici e la limitazione della velocità a 30 chilometri orari”.

 

Magliano: “In Piemonte mancano 400 Vigili del Fuoco”


Pochi i concorsi, lento l’iter di sostituzione degli effettivi non più in attività: queste sono due delle cause dell’attuale situazione di esiguità degli organici. In Consiglio Regionale del Piemonte un Question Time per chiedere alla Giunta di farsi parte attiva con il Governo per la risoluzione di questa criticità.

Un numero adeguato di Vigili del Fuoco sul territorio è un elemento fondamentale per garantire la sicurezza dei cittadini: gli organici risultano invece a oggi, come confermato anche da fonti stampa, carenti di almeno 400 effettivi. Gli stessi dati numerici dimostrano la necessità e l’urgenza di garantire organici quantitativamente adeguati: soltanto a Torino e provincia (territorio che può contare su 700 unità tra effettivi e funzionari), da gennaio 2023 sono stati effettuati oltre 22mila interventi, soprattutto per incendi (oltre 8mila interventi), per soccorso a persone sole (6.500 interventi) e per incidenti stradali (1.700 interventi). Non è più sostenibile poter contare soltanto sulla dedizione e sull’impegno dei Volontari e sul ricorso agli straordinari:  in Consiglio Regionale, con un Question Time  chiedo come la Giunta intenda adoperarsi presso il Governo e presso tutte le sedi istituzionali opportune affinché si ponga rimedio a questa criticità.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

DUBAI, Iannò: “A Torino tira una brutta aria: cosa andiamo a raccontare?”

 

“Sono molto contento nell’apprendere, che il Sindaco sia stato invitato alla COP 28 di Dubai, per presentare le soluzioni attuate a livello locale sul cambiamento climatico. Mi domando quale dossier di provvedimenti pensa di presentare, visto che metaforicamente a Torino tira una brutta aria? Per fortuna, che siamo stati scelti tra le cento città UE per raggiungere la neutralità climatica nel 2030. Un’idea ce l’ho, ci ritroveremo tutti ad andare in bicicletta e con il monopattino. Una grande innovazione sicuramente! Tanto continua il triste primato di città più inquinata d’Italia per il Pm10 con 98 giorni di sforamento nel 2022. Sindaco come la mettiamo? ”

Pino IANNO’ Torino Libero Pensiero

Leo: “La Chiesa è aperta al dialogo ma venga rispettata”

Rispetto all’episodio avvenuto  nel Duomo di Torino, ove un gruppo di attiviste/i “ambientaliste/i”  hanno interrotto la Santa Messa, vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza a Mons Repole e alla comunità cattolica.

Condividiamo con l’Arcivescovo di Torino la stima e l’apprezzamento per chi si impegna a difesa dell’ambiente, vieppiù se lo fa anche in riferimento alle encicliche di Papa Francesco. Infatti il Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi” ha svolto e continua a svolgere numerose e serie iniziative su questo tema.

Quello che invece ci rende perplessi – e anche un po’ dubbiosi – è il fatto che chi si autoproclama portavoce del pensiero del Santo Padre, non mostri alcun rispetto per uno dei momenti più importanti per la vita della Chiesa: la Santa Messa. Peraltro – come ha dichiarato l’Arcivescovo – la Chiesa cattolica è sempre aperta al dialogo e in molteplici occasioni è stata accordata la possibilità di fare interventi liberi anche in luoghi di culto, sempre però concordando i tempi e le modalità così da non ferire alcuna sensibilità.

Proclamarsi  a favore del rispetto dei diritti – e sicuramente quelli della difesa dell’ambiente e della vita sono diritti basilari e agire sostanzialmente violando con leggerezza diritti altrettanto fondamentali, come quello della libertà di culto e di preghiera, non conferisce certo grande autorevolezza e credibilità a chi agisce in questi modi.

Giampiero Leo,

portavoce del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”,

vice presidente del Comitato diritti umani della Regione Piemonte

Ambientalisti in Duomo: Giachino, “vadano a fermare la marcia No Tav”

“Perché questi ragazzi non vanno a fermare per qualche minuto la manifestazione dei Notav e prendono posizione a favore della Tav, la forma di trasporto meno inquinante?”. Così Mino Giachino, responsabile Fdi per il Piemonte di trasporti e infrastrutture risponde agli attivisti climatici  di Extinction Rebellion che questa mattina  hanno interrotto la messa nel Duomo di Torino celebrata dall’arcivescovo mons. Roberto Repole.