POLITICA- Pagina 8

L’autonomia di Luigi Sbarra e la modernità della Cisl

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Il protagonismo politico, e partitico, del capo indiscusso della Cgil Maurizio Landini ripropone, in
termini nuovi ed aggiornati, il ruolo e la funzione del sindacato nella società contemporanea. Ora,
che ci sia storicamente una profonda diversità di vedute tra il “sindacato rosso” e il sindacato
bianco” nella società e nella politica italiana è un dato che ormai non fa neanche più notizia. Ma
forse, in questi ultimi anni, questa divaricazione si è ulteriormente accentuata al punto da
consegnare plasticamente due modelli di sindacato. Due disegni politici sostanzialmente
contrapposti ed alternativi che evidenziano anche una cultura politica e sindacale profondamente
diversa. Parlo, come ovvio, della Cgil da un lato e della Cisl dall’altro.
Oa, senza entrare nei dettagli, è abbastanza chiaro che c’è un caposaldo che divide i due campi
sindacali. Da un lato non possiamo non evidenziare il postulato costitutivo della Cisl che ruota
attorno al rispetto quasi fideistico dell’autonomia del sindacato nei confronti della politica. Per non
parlare dei partiti. Una autonomia che, del resto, ha caratterizzato l’intera storia della Cisl nel suo
concreto percorso sindacale. Da Pastore in poi quel principio è stato alla base in qualsiasi
stagione politica e con tutti i vari segretari generali che si sono susseguiti. Con una accentuazione
più o meno forte riconducibile anche e soprattutto al carattere dei vari dirigenti. Da Marini a
Furlan, da D’Antoni a Storti per citarne solo alcuni quel principio è sempre stato la stella polare da
cui nessuno si è mai dissociato. Un caposaldo che ha trovato, per fermarsi all’oggi, un
protagonista assoluto in Luigi Sbarra, attuale segretario generale della Cisl. E quindi, rispetto
rigoroso dell’autonomia del sindacato, centralità alla contrattazione, discussione sul merito delle
questioni e disponibilità al dialogo e al confronto con qualsiasi governo senza ridicoli pregiudizi
politici e, men che meno, singolari pregiudiziali di carattere ideologico.
Ed è proprio su questo versante che si registra, e del tutto legittimamente, una profonda diversità
nei confronti dell’attuale guida dello storico “sindacato rosso”, la Cgil. Una gestione altrettanto
importante che però fa della scelta di campo la sua linea politica guida. E quindi, e di
conseguenza, un sindacato profondamente e schiettamente schierato a livello politico e partitico.
Al punto che ormai non si sa più chi ditta l’agenda a chi. Ovvero, se il sindacato al Pd e all’intero
“campo largo” o il Pd e il “campo largo” al sindacato. Insomma, una concezione del sindacato
che supera di gran lunga la storica “cinghia di trasmissione” tra il vecchio Pci e il corpaccione
dell’antica Cgil. Con la differenza, non trascurabile, che la gestione di Luciano Lama, per citare
forse il più autorevole dirigente di quel sindacato, manteneva comunque sia una forte
indipendenza di giudizio e un tasso di autonomia significativo rispetto al partito di riferimento.
Ma, al di là delle singole vicende storiche, è di tutta evidenza che la difesa gelosa e coraggiosa
dell’autonomia sindacale dalla politica e dai partiti è, oggi, la vera sfida per ridare credibilità,
prestigio e autorevolezza all’intero sindacato e alle forze sociali nel loro complesso. E la Cisl, su
questo versante, conferma di avere una concezione del sindacato straordinariamente moderna ed
attuale. Anche perchè la riproposizione di un piatto ed acritico collateralismo con uno
schieramento politico riduce inesorabilmente il sindacato ad una appendice della politica e dei
partiti. Il che, come ovvio, non può essere la ricetta migliore per rimarcare il sempre più
indispensabile e necessario ruolo del sindacato nella società contemporanea.

Fondi per il settore auto: prima sottovalutati, ora agognati

Giachino: “Quanto costa al Paese l’incompetenza?”

Caro Direttore,
Scrivo a Te  perché con la crisi dei partiti, che una volta erano la vera Scuole di formazione sui  problemi del Paese, ora i Vostri articoli rimangono l’unico mezzo di formazione-informazione di parlamentari,  consiglieri regionali e  uomini di governo.
A fine 2021 quando mi accorsi che nell’ultima Legge di Bilancio di Draghi non vi era una lira per il settore auto , lanciai una proposta ai deputati eletti nelle regioni dove si producono auto o parti di auto  affinché presentassero in Parlamento una Mozione parlamentare che avrebbe potuto portare il Governo a stanziare fondi per un settore importante che ha  contribuito più di tutti nel dopoguerra a dare un sistema industriale alla Italia che si stava rialzando . Il settore auto ha rappresentato la più importante filiera industriale del nostro Paese ma Sindaci e governi negli ultimi trent’anni non lo hanno difeso come invece si è fatto in Germania Spagna e Francia. La mia proposta trovo’ il favore di alcuni parlamentari benemeriti e soprattutto dell’on. Molinari che presentò una Mozione che convinse il Governo Draghi a stanziare 8,7 miliardi in più anni. Quei fondi in questi tre anni hanno aiutato la domanda di nuove auto che stava scendendo perché in Europa, grazie a sinistra PD e Verdi decideva di puntare solo sulla auto elettrica così che nessuno ha più cambiato l’auto per acquistare una euro 6 ultima generazione, ma nello stesso tempo pochissimi han acquistato la auro elettrica molto cara. Oggi le fabbriche europee sono in crisi.   Capisco che chi doveva muoversi perché ogni anno nella Legge di Bilancio venissero confermati quei fondi non abbia voluto riconoscere a me e a Molinari  il merito di aver fatto una cosa importante per il settore industriale più importante per il Piemonte. Forse non lo hanno fatto perché io non prendessi molti voti di preferenza come avrei meritato  alle elezioni regionali di giugno. Neanche gli elettori han capito l’importanza di quello che avevo fatto per la Tav e per il settore auto. Neanche i dipendenti della Fiat e delle aziende dell’indotto.
Peggio, nei giorni scorsi qualcuno ha anche attaccato gli incentivi dimenticando che il Ministro Urso voleva usare quei fondi per rilanciare la produzione italiana. Così causa i margini ridotti del Bilancio dello  Stato e solo a cose fatte, qualcuno si è accorto che quei fondi sono stati ridotti e ora piange lacrime amare.
Se uno sa cosa vale una cosa la valorizza e la difende con forza ma se uno svaluta per anni ciò che avevamo fatto io e l’on. Molinari anzi, nei giorni scorsi e’ arrivato  a criticare gli incentivi: e’ chiaro che in una fase di fondi limitati può succedere ciò che è successo.  Ora,  come ho detto all’Ansa,  occorre che almeno tutti i parlamentari delle regioni in cui ci sono stabilimenti Fiat ripetano l’operazione di due anni fa per rifinanziare i fondi a un settore che dà lavoro direttamente a  300.000 persone e poi tutto l’indotto.
Il miglioramento della politica e dell’attività di governo e di rilancio di Torino e del Paese arriverà anche grazie al grande lavoro di informazione dei giornalisti.
Mino GIACHINO 
SITAV SILAVORO

Grimaldi (AVS): Una scatola di ovetti Kinder costa più del lavoro di chi la confeziona

“Una scatola di ovetti Kinder costa 9 euro e 50, 3 euro e mezzo in più di un’ora di lavoro delle addette al confezionamento della Proteco S.r.l., che opera in appalto per Ferrero” – ha detto in Aula il Vicecapogruppo di AVS, Marco Grimaldi, mostrando la scatola rivolto alla Ministra Calderone nel corso del question time.
“L’outsourcing” – ha proseguito Grimaldi – “dilaga in tutto il mondo del lavoro e il Governo ha dato l’ultima spinta, con la possibilità di avere in un’azienda il 100% di lavoratori somministrati. Si imponga invece per legge la parità di trattamento economico tra i dipendenti della ditta appaltante e quelli della ditta appaltatrice, si faccia sì che le esternalizzazioni tornino a rispondere a una logica di specializzazione, si impedisca agli imprenditori di scegliere il contratto multiservizi nella logistica, nella grande distribuzione o nell’industria alimentare. Basta lavoro povero in un Paese ricco”.

Il Centrodestra chiede un Consiglio Regionale aperto sull’automotive

I capigruppo di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Lista Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale chiedono la convocazione urgente di un Consiglio Regionale aperto sull’automotive.

La transizione ecologica con costi sociali enormi – dichiara Carlo Riva Vercellotti, Capogruppo di Fratelli d’Italia – è stato un errore che ora stiamo pagando ed è bene trovarsi per valutare le azioni migliori per contrastare la deriva green e tutelare il lavoro in Piemonte”.

Le misure previste dalla legge di bilancio, contro cui oggi le forze di minoranza si scagliano dando la colpa al governo, sono le conseguenze dei provvedimenti folli che le stesse sinistre hanno appoggiato a Bruxelles – afferma il Capogruppo leghista Fabrizio Ricca -. La transizione all’auto elettrica, votata a maggioranza dai colleghi che adesso gridano allo scandalo, costringe le aziende a ridurre la produzione dell’endotermico. Il mantenimento dei posti di lavoro e il risanamento delle aziende restano prioritari per la Lega. L’apertura di un confronto diretto con gli addetti del settore servirà a trovare la soluzione a un problema che ci riguarda da vicino.”

Siamo estremamente preoccupati per il futuro dell’automotive in Piemonte e soprattutto a Torino. Il capoluogo piemontese in particolare ha sempre rappresentato la capitale dell’automotive e della grande industria in Italia ora è indispensabile un confronto serio sull’argomento in Consiglio regionale dove ogni attore ci metta la faccia. Il rischio di perdere come comparto 10mila lavoratori costituisce una bomba sociale che va disennescata. Da questa convinzione nasce l’esigenza di un Consiglio aperto in Regione” a dichiararlo Paolo Ruzzola Capogruppo Forza Italia in Regione Piemonte

“Affrontare in modo aperto il tema dell’automotive – afferma Silvio Magliano, Capogruppo della Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale -, è doveroso per dare un riscontro a una filiera fondamentale per il territorio: qualità ed esperienza di tutti gli addetti, operai, impiegati e dirigenti, sono un valore per Torino e per il Piemonte che va tutelato e che non può assolutamente andare perduto. Dobbiamo dare risposte alle famiglie che sull’indotto dell’auto hanno creato esistenze e costruito le basi per il proprio futuro e che ora, giustamente, temono che tutto questo venga messo in discussione”. 

La qualità del trasporto locale fondamentale per i pendolari

Gruppo Lista Cirio: necessario che il SFM garantisca standard adeguati e conformi al contratto di servizio con la Regione

Questa mattina in II Commissione Consiliare si è tenuta l’audizione dei comitati dei pendolari del Sistema Ferroviario Metropolitano, in particolare per quanto riguarda le tratte Fossano-Ciriè e Alba-Ciriè e la Canavesana: le prime due sono tratte fondamentali sia per il trasporto pendolari, sia perché collegano l’Aeroporto di Caselle e la Reggia di Venaria, con evidenti ricadute anche sul comparto turistico, mentre la Canavesana unisce il Canavese e il Chierese al capoluogo.

La situazione attuale configura gravi difficoltà per gli studenti e i lavoratori nel giungere in orario a scuola, all’Università o sul posto di lavoro, ma rischia anche di compromettere l’immagine del territorio nei confronti dei turisti. I rappresentanti dei viaggiatori riportano sia problematiche sul materiale rotabile, con numerosi guasti alle porte e una generale obsolescenza – l’età media è attorno ai 40 anni -, sia gravi difficoltà nel rispetto degli orari, con ritardi generalizzati (su circa un terzo dei viaggi) e una quota purtroppo rilevante di corse limitate o cancellate.

Le soluzioni proposte vanno dal rinnovo del materiale rotabile con assegnazione dei nuovi convogli Pop e Rock che risultano attualmente in consegna fino all’adeguamento del sistema di tracciamento del treno e delle stazioni, soprattutto per quanto concerne l’altezza dei marciapiede, oltre all’incremento delle informazioni per i viaggiatori e l’ottimizzazione degli incroci nei tratti a binario unico.

Tra le proposte dei Comitati dei pendolari di Alba e Bra è la riattivazione della linea Cavallermaggiore-Bra che consentirebbe di spostare parte del traffico su questa direttrice ed eventualmente istituire alcune corse veloci da e per Alba e la sostituzione di alcuni passaggi a livello che con regolarità non funzionano correttamente, causando continui e ingenti ritardi.

Siamo convinti che il Servizio Ferroviario Metropolitano debba raggiungere gli standard previsti dal contratto di servizio, in funzione dell’investimento che la Regione Piemonte fa sul trasporto ferroviario regionale, di cui SFM costituisce una parte nevralgica e fondamentale per centinaia di migliaia di viaggiatori da e per il capoluogo. Riteniamo che la manutenzione ordinaria sia il primo obiettivo da perseguire, non soltanto per incrementare la qualità del servizio, ma anche per evidenti ragioni di sicurezza.

Ad Alba e a Bra si è investito in infrastrutture per l’accesso alle stazioni: è particolarmente difficile da accettare che in queste condizioni molti cittadini debbano rinunciare a utilizzare il treno, mezzo più sostenibile delle auto private.

Siamo lieti di aver potuto contribuire alla realizzazione di questa audizione, presentando alla Commissione il dossier dei Comitati dei pendolari di Alba e Bra e delle Amministrazioni locali e continueremo a lavorare con gli enti locali e i rappresentanti dei viaggiatori per sostenere un programma di interventi per il conseguimento degli obiettivi proposti. In questo senso apprezziamo e sosteniamo l’impegno dell’Assessore Marco Gabusi nell’istituire l’Osservatorio e nel richiamare Trenitalia e Rfi, la cui audizione in II Commissione è prevista il prossimo 6 novembre, al ripristino di standard di servizio adeguati e aderenti alle specifiche contrattuali.

Crediamo sia particolarmente rilevante il lavoro svolto a favore del territorio e dei cittadini, in modo trasversale e al di là delle appartenenze, da Amministrazioni locali, Comitati dei viaggiatori e oggi approdato in Commissione.

 

Silvio Magliano, Capogruppo

Sergio Bartoli

Mario Salvatore Castello

Elena Rocchi

Daniele Sobrero

La politica tra astensionismo e dossieraggi

Giuseppe Conte colpisce ancora ed è determinante per la vittoria del centro destra in Liguria. Già… proprio così: la classe non è acqua e Conte ne ha da vendere. Cacciando Beppe Grillo 5 giorni dalle elezioni ammistrstive ha fatto un bel ciadello inducendo molti grillini a non andare a votare tra cui persino il Beppe nazionale alias Grillo.
Geniale e soprattutto un “gigante della politica “.

Si ride per non piangere e non perché ha vinto il centrodestra, ma il livello è proprio basso basso. Lo so, è desolante la percentuale dei votanti. Vietato stupirsi. Tanto il trend è quello. Difficile invertire la tendenza, anche perché esiste una classe politica che palesemente non è interessata ad invertirla. Praticamente meno votano e meno problemi ci sono.

Nel 70 ci furono le prime elezioni per le regioni. Votarono il 94%  degli elettori. 54 anni sufficienti per sminuire  questa nostra fragile democrazia. Al Pd in fondo non è andata poi così male: ritorna a percentuali ( 28 %) accettabili. Ma rimane il punto di fondo. Con chi fare alleanze. Poi si vedrà in Umbria ed Emilia. Ma come si dice: le vie del Signore sono infinite. Una cosa è certa: si passa dalla sinistra sbrindellata all’opposizione sbrindellata. Può dormire sonni tranquilli la Meloni. Sul dossieraggio che dire? Innanzitutto che è sintomo e causa della stessa crisi democratica del nostro Paese.

Probabilmente ci sono tre livelli di casi.
Il primo quando, sempre probabilmente i “curiosi” sono magistrati e gli esecutori singoli graduati della Guardia di Finanza. Il tutto descritto mirabilmente nel libro il “Verminaio”.  Secondo:  il caso pugliese dove, sempre probabilmente  un ex funzionario di Intesa San Paolo non sapeva che fare ed ha spiato i conti correnti di famose persone italiane, dalla politica allo spettacolo.

Il terzo, se mai fosse possibile stilare una graduatoria, il più inquietante. Persone che sotto compenso volavano il data base nazionale.
In tutti e tre i casi è stata la magistratura a scoperchiare il vaso di pandora.

Ed anche qui aspetterò gli sviluppi delle vicende. Tra curiosità ed apprensione.
Difatto non è bello e dunque inquietante che tra i prezzi che si pagano alla notorietà ci sia anche la violazione della propria privacy.
Con una ultima considerazione finale: molti sapevano ed hanno, come al solito, taciuto.

PATRIZIO TOSETTO

Lista Cirio: “Totalmente favorevoli al parto in anonimato”

Nessuna contrapposizione con le Culle per la vita: si amplia la possibilità di scelta per le madri in difficoltà

Siamo assolutamente favorevoli alla promozione del parto in anonimato e riteniamo che si tratti di una possibilità decisamente importante per le donne piemontesi. Non riconoscere il proprio bambino dopo il parto, mantenendo segrete le proprie generalità, è un diritto stabilito dalla legge e che in Piemonte è garantito da appositi provvedimenti della Regione: riteniamo positiva, quindi, qualsiasi iniziativa che preveda la divulgazione di tale opportunità, al fine di preservare la vita e tutelare la madre e il neonato.

Non esiste, in questo senso, nessuna contrapposizione con le Culle per la Vita che consentono alle donne di lasciare il proprio bambino in un luogo sicuro, collegato direttamente con i servizi sanitari necessari per garantire la sua salute.

Si tratta di due possibilità che le donne piemontesi possono scegliere in funzione delle proprie condizioni e della situazione che stanno vivendo. Ci stupisce, dunque, la lettura che vede le Culle per la Vita contrapposte al parto in anonimato: per noi restano due opportunità utili in un momento di grande difficoltà per la madre. Quando si discuterà di un atto su questo tema in modo non strumentale per generare contrapposizioni inesistenti saremo ben lieti di votare a favore.

Ben venga, quindi, qualsiasi iniziativa di promozione di due servizi che sono assolutamente complementari e volti alla tutela della vita, tanto della mamma quanto del neonato.

Silvio Magliano, Capogruppo

Sergio Bartoli

Mario Salvatore Castello

Elena Rocchi

Daniele Sobrero

FdI Rivoli: uno spazio al protettore dei seminaristi e dei ministranti

Presentata mozione dal gruppo Consigliare 

“Abbiamo presentato una mozione per chiedere alla Giunta di intitolare lo slargo antistante gli istituti Darwin e Romero al Beato Rolando Maria Rivi – si legge nella nota del gruppo consigliare di Fratelli d’Italia composto da Valerio Calosso, Vincenzo Vozzo e Federico Depetris – “L’idea è stata lanciata dal Consigliere Vozzo ed è stata subito accolta dal resto del gruppo consigliare. Rolando Maria Rivi è stato beatificato nel 2013 da Papa Francesco I.”

Nella biografia del Beato Rivi si legge quanto segue:
A soli 11 anni, nel 1942, mentre l’Italia è già in guerra, il ragazzo entra nel seminario di Marola nel comune di Carpineti (RE) e veste per la prima volta l’abito talare che non lascerà più fino al martirio.
Il desiderio di diventare “sacerdote e missionario” cresce guardando alla figura del suo parroco, don Olinto Marzocchini, “uomo di ricchissima vita interiore, attento alle cose che veramente contano”, che fu per il ragazzo una guida e un maestro. Nell’estate del 1944 il seminario di Marola viene occupato dai soldati tedeschi. Rolando, tornato a casa, continua gli studi da seminarista, sotto la guida del parroco, e porta nel suo paese un’ardente testimonianza di fede e di carità, vestendo sempre l’abito talare. Per questa sua testimonianza di amore a Gesù, così intensa da attirare gli altri ragazzi verso l’esperienza cristiana, Rolando, nel clima di odio contro i sacerdoti diffusosi in quel periodo, finisce nel mirino di un gruppo di partigiani comunisti.
Il 10 aprile 1945, il seminarista viene sequestrato, portato prigioniero a Piane di Monchio, nel Comune di Palagano sull’ Appennino modenese, rinchiuso in un casolare per tre giorni, brutalmente picchiato e torturato.
Venerdì 13 aprile 1945, alle tre del pomeriggio, il ragazzo innocente, a soli 14 anni, spogliato a forza della sua veste talare, viene trascinato in un bosco di Piane di Monchio e ucciso con due colpi di pistola.

“Rivoli ha ospitato il Seminario Arcivescovile di Torino fortemente voluto dal Cardinale Fossati” hanno spiegato i Consiglieri Comunali Valerio Calosso, Vincenzo Vozzo e Federico Depetris “Proprio davanti all’ex Seminario, che oggi ospita un liceo scientifico ed un istituto tecnico, lo spiazzo potrà essere intitolato al Beato Rolando Maria Rivi, per sottolineare il legame della Città con i seminaristi e per far conoscere il martirio dello studente quindicenne ai suoi coetanei che frequentano le scuole rivolesi.”

Comau, le minoranze contro la Giunta regionale

Crisi automotive e futuro Comau, Disabato (M5S), Pentenero (PD), Ravinale (AVS), Nallo (Stati Uniti d’Europa)

 

Continuano a non esserci risposte certe sul futuro di Comau; da oggi però ci sono anche evidenti e inammissibili prese in giro. In un contesto in cui Stellantis riduce progressivamente la produzione, Mirafiori continua ad essere chiusa e il Governo taglia il fondo automotive di 4,6 miliardi mentre assiste allo smantellamento della filiera, oggi la vicepresidente Chiorino, rispondendo al question time della collega Disabato sul futuro dell’azienda grugliaschese, ha dato la colpa al “governo Conte” e alla “deriva green imposta dall’Europa”, senza dare alcuna risposta sull’esercizio della Golden Power da parte di Comau.

Pur di non affrontare il tema, l’assessora al lavoro ha scomodato un governo che non è più in carica da tre anni e la normativa europea, consueti capri espiatori della destra. Un attacco scomposto e irrispettoso che come forze di opposizione non siamo disposte ad accettare, quello della vicepresidente della Regione Piemonte. Un attacco che ci preoccupa molto perché proviene da chi ha la responsabilità istituzionale di agire per tutelare al meglio lavoratori e lavoratrici e imprese del territorio.

Per quanto riguarda il futuro di Comau, da agosto comanda il fondo statunitense di private equity One Equity Partners, che detiene il 50,1%. Da parte del Governo abbiamo appreso l’esercizio di una non meglio precisata Golden Power, per il resto ci sono state solo una sequela di promesse e rassicurazioni a vuoto.

Le  nostre domande sono sempre le stesse: quali sono i livelli occupazionali garantiti? Quali sono gli investimenti? Le risposte continuano a non arrivare né da Stellantis né dal Governo né dalla Regione, e addirittura da oggi assistiamo a un assurdo a scaricabarile contro avversari politici.

Per questo abbiamo chiesto con urgenza la convocazione di un Consiglio Regionale aperto sull’automotive, settore che versa in una situazione sempre più grave e il cui futuro riguarda decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici e la parte maggioritaria del tessuto manifatturiero piemontese. È fondamentale che questa diventi la questione prioritaria in agenda per la Regione Piemonte

Dopo due mesi in cui il Consiglio Regionale non ha ancora prodotto nessuna legge di rilievo e la gestione dei lavori di Consiglio è lasciata al caos, non possiamo accettare anche le becere prese in giro della Vicepresidente Chiorino.