POLITICA- Pagina 8

Sospesa la delibera per due ospedali nel Vco

La commissione regionale Sanità, presieduta da Luigi Icardi, ha approvato all’unanimità la sospensione della delibera di Consiglio del 2023 relativa alla ristrutturazione degli ospedali di Verbania e Domodossola.

La decisione apre una nuova fase di studio e confronto con il territorio per definire la localizzazione del nuovo presidio ospedaliero dell’Asl Vco, in linea con le prescrizioni del Ministero della Salute. Il testo votato stabilisce che la sospensione resterà in vigore fino all’esito degli studi comparativi e, comunque, per un periodo massimo di un anno.

L’assessore alla Sanità Federico Riboldi, ha ricordato che la decisione nasce da precise prescrizioni ministeriali, che non consentono di mantenere due Dea di primo livello a Verbania e Domodossola. “Dal Ministero ci arriva un’indicazione chiara: non è possibile mantenere un doppio Dea. Di fronte a questo scenario – ha dichiarato Riboldi – abbiamo scelto di avviare il percorso per la realizzazione di un nuovo ospedale che risponda agli standard moderni, logisticamente efficiente, attrattivo per medici e professionisti, energeticamente sostenibile e accogliente per i pazienti”.
L’assessore ha sottolineato come la nuova struttura permetterà al Verbano Cusio Ossola di non restare l’unica provincia piemontese priva di un ospedale di nuova generazione.
“La scelta è difficile ma necessaria. Entro il 7 novembre i sindaci saranno chiamati a presentare le candidature delle aree potenzialmente idonee. Ringrazio il sindaco di Verbania per la collaborazione nel coordinare l’assemblea dei sindaci. È un momento di grande responsabilità: oggi i cittadini del Vco chiedono una struttura moderna, efficiente e sicura, e noi intendiamo dare loro una risposta concreta”, ha concluso Riboldi.

Durante il dibattito la consigliera Sarah Disabato(M5s) ha espresso soddisfazione per la decisione di tornare all’ipotesi dell’ospedale unico, pur ricordando le scelte della passata legislatura: “È un’occasione importante, ma la stessa che abbiamo perso sei anni fa. Sono contenta che oggi si sia scelta la strada dell’ospedale unico, più attrattivo per il personale e più funzionale per i cittadini di un territorio montano e di confine. Tuttavia, questa inversione di rotta arriva tardi e comporterà inevitabilmente dei costi aggiuntivi: se avessimo remato tutti nella stessa direzione allora, oggi avremmo già un progetto avanzato. Auspichiamo un dialogo costante con il territorio e una rapida individuazione dell’area”.

Vittoria Nallo (Sue) ha espresso voto favorevole alla realizzazione dell’ospedale unico, come sostenuto da tempo insieme ai sindaci e all’Ordine dei Medici: “Accogliamo positivamente questo cambio di rotta, dopo troppi rinvii. Un ospedale unico, nuovo e baricentrico è l’unica scelta possibile per garantire qualità e sicurezza delle cure. Ora la Regione chiarisca dove sono finiti i 200 milioni annunciati, definisca tempi certi e assicuri la piena operatività dei due Dea. Questa decisione deve inserirsi in un piano socio-sanitario che rafforzi la rete territoriale e tuteli anche i servizi più delicati, come il punto nascita e l’emergenza-urgenza”.

Icardi ha voluto chiarire il senso tecnico e politico della delibera approvata dalla Giunta: “Questa è una delibera che non cancella la precedente programmazione, ma ne sospende temporaneamente l’efficacia per permettere all’assessorato di valutare una nuova ipotesi di localizzazione del presidio ospedaliero del Vco, sentendo Sindaci e territori. È una sospensione che serve a fare chiarezza, a verificare le condizioni tecniche e territoriali eventualmente oggi mutate. Quando si scelse di rigenerare i due presidi – ha aggiunto – è’ stato perché in quel momento non c’erano le condizioni politiche e amministrative per individuare un sito condiviso per l’ospedale unico. Oggi, con questa delibera diamo sei mesi di tempo all’assessore per verificare la possibilità di riaprire quel percorso. Se l’esito sarà positivo ne saremo tutti soddisfatti, in caso contrario si tornerà automaticamente alla precedente programmazione regionale”.

Si apre dunque una nuova fase di pianificazione per la sanità del Verbano Cusio Ossola. La Regione avvierà nelle prossime settimane un confronto con i sindaci del territorio per valutare le aree disponibili e individuare la migliore collocazione per il nuovo ospedale.

Pompeo (PD): “24 mesi per un supporto psicologico: serve piano straordinario”

“Chiedo l’adesione della Regione alla campagna nazionale “Diritto a Stare Bene”.

 

4 novembre 2025 – “In Piemonte, in particolare negli anni post-pandemia da Covid-19, dal 2020 in poi, si registra un allarmante aumento delle richieste di supporto psicologico e psichiatrico, in particolare tra adolescenti, giovani adulti che, purtroppo, si scontra con lunghe liste di attesa, in alcuni casi addirittura di circa 24 mesi per la sola presa in carico, e una distribuzione disomogenea dei servizi territoriali, con criticità più marcate nelle aree rurali, ma anche nei centri urbani più densamente popolati. In questo quadro si colloca la campagna nazionale “Diritto a Stare Bene”, promossa da ETS e lanciata il 18 giugno scorso con lo scopo di presentare una proposta di legge di iniziativa popolare in Parlamento per istituire un servizio pubblico e gratuito di psicologia, riconoscendo il benessere psicologico come diritto universale e garantito” spiega la Consigliera regionale del Partito Democratico Laura Pompeo che ha presentato un atto di indirizzo in Consiglio regionale per chiedere l’adesione della Regione alla campagna.

 

“Penso che il sostegno ufficiale della Regione agli obiettivi e ai contenuti di questa campagna, anche promuovendone la diffusione attraverso i suoi canali istituzionali e invitando le altre Regioni a fare lo stesso, rappresenti un atto importante. Con il mio ordine del giorno, inoltre, chiedo alla Giunta regionale di impegnarsi ad implementare ulteriori misure di prevenzione, ascolto e supporto psicologico, con particolare attenzione ai giovani e alle fasce più vulnerabili della popolazione, in collaborazione con le ASL, le scuole, le università, i centri di aggregazione, le associazioni e gli Enti del Terzo Settore, a prevedere  un piano di incremento del personale sanitario dedicato e azioni di supporto psicologico rivolte ai lavoratori negli ambienti di lavoro e ai caregiver familiari e, infine, a predisporre, annualmente, un rapporto regionale sullo stato della salute mentale in Piemonte, con particolare riguardo ai dati su accessi, liste d’attesa, distribuzione territoriale dei servizi e criticità riscontrate, utile a orientare le politiche pubbliche e la programmazione sanitaria nell’ottica della massima trasparenza” aggiunge la Consigliera regionale Pd.

 

“Per noi il supporto formale da parte della Regione Piemonte è molto importante – commenta Albe-Tani, coordinatore di Diritto a Stare Bene in Piemonte – e a breve partiranno incontri partecipativi di approfondimento aperti a chiunque. Se durante la campagna di raccolta firme era importante che chi ha supportato la nostra proposta di legge ne comprendesse appieno il senso, ora che il testo sta per approdare in Parlamento è cruciale che cresca una piena consapevolezza, nella politica e nei cittadini, di quanto l’investimento nel benessere psicologico che chiediamo possa rappresentare un momento di svolta nella crescita del capitale umano personale e collettivo del Paese: investiamo oltre 80 miliardi l’anno nella formazione delle persone e, in Italia,  ci ritroviamo con due milioni di neets – tra i primi Paesi europei – un triste primato. Occorre un investimento shock per invertire la tendenza”.

 

“Auspico che, data l’importanza del tema, il mio ordine del giorno venga discusso e approvato in tempi rapidi. Si sono registrati, purtroppo, aumenti di ospedalizzazioni per disturbi alimentari e tentativi di suicidio tra i minori e, anche all’interno delle carceri, oltre il 15% dei detenuti soffre di disturbi mentali gravi. L’urgenza di un potenziamento del supporto psicologico è quanto mai attuale. Riconoscere il benessere psicologico come diritto universale non è solo una scelta di civiltà, ma un investimento strategico per il futuro del Piemonte e dell’intero Paese” conclude Laura Pompeo.

 

Non intellettuali veri, ma diffusori di allarme sociale

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Davvero il duo Galimberti – A u g i a s  in televisione si può  considerare come un  vero diffusore di allarme sociale. La loro asma ideologica li porta a non capire la realtà. Siamo in una fase difficile, legata a problemi economici di smisurata dimensione che generano paure. Ma leggere la complessità della situazione dei primi 25 anni del nuovo secolo, citando Platone e Freud, equivale a cercare di ruminare il passato  nell’ impossibilità di capire il presente. I citazionisti del passato dimostrano di non riuscire ad analizzare l’oggi, rifugiandosi nelle vecchie  vulgate. Sembrano due cavalieri dell’Apocalisse lanciati al galoppo, con un  intento polemico che travalica la necessità di un’analisi almeno in parte distaccata della realtà. Capire prima di giudicare al duo  risulta impossibile  perché esso  è quasi inebetito dal fatto che la storia ha preso strade per loro impensabili ed abominevoli. Non sono in ogni caso  difensori  della democrazia liberale che non conoscono e hanno sempre osteggiato. Gente che continua ad essere orfana del marxismo, che ha generato mostri terribili, non può oggi giudicare la transizione da una egemonia di sinistra verso modelli di società sicuramente non ideali (che non esistono mai) che reagiscono, magari in modo confuso, alla morte di ideologie che hanno dilaniato  il Novecento con guerre e dittature. Ma soprattutto non hanno il diritto di creare un allarmismo che può fare breccia sugli incolti privi di conoscenza storica. Chi ha avallato il comunismo non ha diritto a giudicare il presente. I toni apocalittici usati sono segni evidenti di uno stato confusionale da parte di molti intellettuali che cercavano di imporre le loro idee e i loro slogan fino a quando la dura lezione dei fatti non li ha zittiti. Vogliono continuare a guidarci, ma la loro demagogia non può più  attecchire. Non so quale sia il futuro della società in cui viviamo, ma sono certo che Galimberti e  A u g i a s   non possano essere i profeti di un nuovo mondo. Anch’io ho tante paure e molte remore di fronte ad uno slittamento a destra senza riflessioni adeguate. Ma chi ha  fallito una volta, deve stare zitto ed astenersi dal dare giudizi catastrofisti.

Avs, morte sul lavoro: “Tragedia inaccettabile”

“La morte di Tarcisio Valci, operaio di 56 anni originario della Val Formazza, deceduto  in seguito a un incidente sul lavoro presso la ditta Ossola Marmi e Graniti a Crevoladossola, è una tragedia che ci colpisce profondamente e che non può essere archiviata come una fatalità.
Secondo le prime ricostruzioni, Valci è caduto dal cassone di un autocarro nell’area esterna dell’azienda, dove si trovano i blocchi di marmo Palissandro estratti dalla cava. I tentativi di rianimazione si sono purtroppo rivelati inutili.
Alleanza Verdi e Sinistra esprime il proprio cordoglio alla famiglia, ai colleghi e alla comunità della Val Formazza, e si unisce alla richiesta di verità e giustizia.
Ancora una volta, un lavoratore perde la vita in un contesto produttivo dove la sicurezza dovrebbe essere una priorità assoluta. Non possiamo continuare ad assistere a incidenti mortali senza che venga messa in discussione l’organizzazione del lavoro, la formazione, il controllo e la responsabilità delle imprese.
Marco Grimaldi e Alice Ravinale, deputato e consigliera regionale AVS, chiedono che vengano accertate tutte le responsabilità e che le istituzioni competenti intervengano con urgenza per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare in settori ad alto rischio come quello lapideo. In Piemonte i controlli nel 2025 non hanno nemmeno ancora raggiunto il 5% previsto dai LEA: non bastano più le parole, occorre potenziare il personale di Spresal e altre agenze di controllo per fermare questa strage infinita.”

O. Napoli (Az): “Incertezze dei riformisti bloccano quadro politico”

Dichiarazione di Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione:
Il travaglio dei riformisti all’interno del Pd diventa ogni giorno di più una storia infinita. Hanno una linea chiara sulle questioni politiche rilevanti, esitano però nel dare una direzione strategica. Capisco le loro difficoltà: la chiarezza delle loro posizioni sull’Ucraina, il riarmo europeo, Gaza, la riforma della giustizia li mette in rotta di collisione con il vuoto strategico in cui si nasconde il Pd per compiacere i Cinquestelle ma soprattutto, e questo è il vero nodo, Conte. Ad amici come Guerini, Sensi, Picierno, Delrio non difetta certo il coraggio. La loro esitazione sta diventando l’ostacolo maggiore a un’evoluzione del quadro politico in senso europeista e anti-populista. La nascita di un rassemblement riformista e liberale è oggi l’unica concreta possibilità di arginare il consolidamento di un bipolarismo artificiale e farlocco, impedendo la vittoria di entrambi schieramenti.

Paola Ambrogio (FdI): Torino è il fanalino di coda della sicurezza in Italia

“Sesta città per numero di reati denunciati, Torino è prima in Italia per danneggiamenti e terza per furti con strappo. Sono questi i numeri del fallimento della giunta Lo Russo.

Una città ormai ostaggio della criminalità, dove cittadini, commercianti e imprese sono presi di mira ogni giorno, in un clima di insicurezza esplosiva.

Il Governo Meloni ha investito in uomini, mezzi e riforme normative, ma Lo Russo continua a nicchiare, porgendo il fianco a antagonisti, centri sociali e sedicenti pro-Pace. È lui il responsabile del degrado, dell’assenza di controllo del territorio e di politiche sociali fallimentari”.

Così in una nota Paola Ambrogio, Senatore torinese di Fratelli d’Italia, dopo la pubblicazione delle statistiche della Banca Dati Interforze del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, diffuse da ‘Il Sole 24 Ore’.

Potere al Popolo: grave chiusura poliambulatorio via le Chiuse

Dal 3 novembre, il Poliambulatorio di via Pacchiotti, a Torino, accoglie anche i servizi sanitari che prima erano offerti in via Le Chiuse, nel quartiere San Donato. Il Poliambulatorio di via Le Chiuse verrà dismesso.

Secondo Potere al Popolo Torino e Casa del Popolo Estella, “questa chiusura rappresenta un fatto grave, che lascerà i quasi 50 mila abitanti della zona, molti dei quali anziani, più poveri di servizi essenziali legati alla loro salute. Per questo, oggi, in concomitanza con l’apertura del Poliambulatorio in via Pacchiotti, insieme a cittadini e cittadine della Circoscrizione 4 è stato organizzato un presidio di protesta e informazione alla cittadinanza contro la chiusura del Poliambulatorio di via Le Chiuse e l’accorpamento a via Pacchiotti. Il movimento politico ha già partecipato alla raccolta firme cittadina, che si batte per evitare la chiusura del Poliambulatorio. È stata presentata una petizione da cui si attendono risposte, ma nell’attesa, a perdere, sono tutti coloro che abitano i quartieri San Donato e Parella.”

Potere al Popolo afferma che questa chiusura si poteva evitare utilizzando lo stanziamento dei fondi PNRR, deliberato nel 2022, quando la maggioranza apparteneva al Centrodestra. Ribadisce inoltre che “difendere la Sanità Pubblica non è questione da campagna elettorale, ma una battaglia cruciale per tutti e tutte, rappresentando anche una difesa delle categorie più vulnerabili. La Sanità deve rappresentare una priorità. Secondo Potere al Popolo i soldi ci sono, ma si è deciso di spenderli in altro modo: se gli ambulatori di via Le Chiuse o di via del Ridotto vengono chiusi per risparmiare, i grandi progetti speculativi a grande partecipazione privata, come l’ospedale della Pellerina o il Parco della Salute non incontrano ostacoli”.

Mara Martellotta

Matteo Renzi: il rottamatore che non se ne va mai

POLITICA

Matteo Renzi: il rottamatore che non se ne va mai, tra garantismo, referendum e riforme “già fatte” Matteo Renzi torna a pontificare su garantismo, toghe e riforme epocali. Ma ricordate quando disse che avrebbe lasciato la politica se avesse perso il referendum? E invece…

Leggi l’articolo su l’Identità:

Matteo Renzi: il rottamatore che non se ne va mai, tra garantismo, referendum e riforme “già fatte”

Il fascino di un Centro autonomo

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Ci sono tre modi diversi, se non addirittura alternativi, per declinare un progetto politico centrista,
riformista e democratico nel nostro paese. Oggi, però, e senza lo sguardo rivolto all’indietro.
Il primo metodo, molto gettonato nell’attuale ‘campo largo’ – cioè l’alleanza di sinistra e
progressista – è quello di studiare e pianificare a tavolino una presenza centrista. È il cosiddetto
“lodo Bettini”. Cioè sancire l’indispensabilità di avere anche un polo centrista – l’ormai famosa
“tenda” – purchè non abbia l’intenzione e nè l’ambizione di condizionare o contribuire alla
costruzione del progetto politico complessivo della coalizione. Che, come tutti sanno, è
saldamente nelle mani delle varie sinistre che compongono il ‘campo largo’. Si tratta, comunque
sia, di una presenza utile per certificare che l’alleanza di sinistra e progressista è anche “plurale”
da un lato ma che, dall’altro, si riduce ad un semplice e quasi statutario “diritto di tribuna” per i
vari rappresentanti di questa sedicente area centrista. Un’area che oggi raggruppa il piccolo
partito personale di Renzi, i cosiddetti “civici” del dem romano Onorato con i rispettivi
amministratori locali, il movimento dell’ex Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini e chi più ne
ha più ne metta. Compresi, e soprattutto, quelli che escono momentaneamente dal Pd per
approdare in questo agglomerato attraverso il noto e collaudato meccanismo delle “porte
girevoli”.

Il secondo è quello teorizzato e praticato – anche se in forma ancora troppo incerta e debole – dal
partito centrista di Forza Italia all’interno dell’attuale coalizione di governo. Un ruolo e una
funzione politica che, però, per essere realmente credibile e all’altezza della situazione, deve poter
essere decisiva non solo nel rivendicare uno spazio centrista ma anche, e soprattutto, nel
costruire un progetto di governo dove la componente centrista sia realmente visibile, pungente,
forte e capace di incidere nella costruzione delle singole politiche di settore e non solo di settore.
Un nodo che, oggettivamente, e al di là di ogni altra considerazione di parte, ad oggi non è ancora
affatto sciolto nella coalizione guidata da Giorgia Meloni.

In ultimo c’è l’iniziativa concreta e immediatamente percepibile di un Centro autonomo. Che non
significa, come ovvio e scontato, una presenza meramente testimoniale. E quindi di per sè
politicamente irrilevante ed inconsistente. Al contrario, significa rimarcare la bontà di una cultura
politica, di un metodo politico, e, soprattutto, di un progetto politico. Che oggi coincide con
l’essere un progetto autenticamente riformista e democratico. Perchè deve competere con
schieramenti che praticano e coltivano – soprattutto a sinistra – una violenta e persino spudorata
radicalizzazione del conflitto politico accompagnata da un altrettanto inquietante polarizzazione
ideologica. Un progetto che oggi è teorizzato e perseguito principalmente da Carlo Calenda con il
partito Azione e altri movimenti e gruppi politici. È inutile negare che si tratta di una iniziativa
politica che stuzzica e suscita una forte e spiccata attenzione da parte dell’area cattolico popolare
e cattolico sociale. Perchè, semplicemente, si tratta di un progetto che ha attraversato il cammino
concreto di molti cattolici impegnati in politica. Senza citare la cinquantennale esperienza della
Dc, basti pensare al Ppi di Marini e Martinazzoli del 1994 o a quello del CCD di Pier Ferdinando
Casini del 2008; da quello di Monti del 2013 – anche se aveva più un approccio tecnocratico che
politico – a quello del fu “terzo polo”. Ecco perchè riproporre, oggi, il progetto di un Centro
autonomo, distinto e distante dai due schieramenti maggioritari che evocano un lontano ricordo
della deriva degli “opposti estremismi” significa anche, e forse, incrociare cammin facendo
sempre più adesioni ed interesse.

Comunque sia, per chi oggi parla di Centro e di progetto centrista, non può non scegliere uno di
questi tre modelli.