IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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I 5 stelle e il PD si stanno distinguendo per la crociata contro i vitalizi dei parlamentari ,visti come un bubbone intollerabile del più ampio e grave fenomeno della corruzione . Certamente le ruberie restano all’ordine del giorno ,malgrado si sia creato un’ennesima autorità , quella contro la corruzione, affidata ad un magistrato che sembra essere diventato il parafulmine per i politici che vogliano evitare avvisi di garanzia. I vitalizi possono essere oggetto di discussione, ma non sono un furto. Questo deve essere detto a chiare lettere: a difenderne le ragioni ci furono presidenti della Camera come Nilde Jotti. Lo scopo della crociata e’ l’abolizione dei vitalizi o almeno la loro decurtazione ,toccando anche quelli che riguardano diritti acquisiti nel passato. Appare un’operazione di cosmesi per il PD(dopo i tanti scandali che lo hanno lambito ) e di giacobinismo propagandistico per i grillini. La funzione dei parlamentari va difesa in una libera democrazia e soprattutto va difesa in prospettiva la qualità dei nostri rappresentanti che il “Porcellum” ha compromesso con l’abolizione delle preferenze, anche se il degrado politico dei nominati e’ ancora più gravemente legato al degrado dei partiti e della stessa politica in generale. Cadute le ideologie, sono finite anche le idee e vivacchia un pragmatismo privo di anima che è la profonda ragione della crisi della politica.

E’ venuto a mancare un rapporto corretto tra eletto ed elettore, un rapporto che andrebbe totalmente ripensato. Lo stesso partito di natura novecentesca ,di massa o di élite , appare sorpassato dai tempi che hanno cambiato il nostro modo di vivere .Il nesso tra pensiero ed azione si è spezzato, quasi bastasse un agire politico senza capacità di riflessione :i famosi uomini (e/o donne) del fare, spesso digiuni di politica e di capacità giuridico -amministrative. Ovviamente e’ anche sparito il richiamo all’endiadi politica /cultura che sembrava irrinunciabile .Spesso la cultura viene vista come un lusso inutile e si è persa da parte di molti la consapevolezza di essere ignoranti e quindi non in grado di far politica nel modo giusto. Ci sarebbero mille esempi in tutti gli schieramenti che inducono al pessimismo. I politici colti sono diventati una rarità quasi da museo. Oggi c’è chi vuole offrire uno zuccherino ad un elettorato che è talmente disgustato da non voler più andare a votare,colpendo i vitalizi. Agire sui vitalizi tuttavia non riuscirà a calmare la ventata qualunquistica, populistica, antidemocratica che attraversa il Paese, riuscirà semmai dare più forza a chi intende delegittimare le istituzioni. Toccando i vitalizi che già vengono pagati , ricalcolati con il contributivo e non con il retributivo ,si risparmierà qualche soldo , ma si colpira’ un diritto costituzionale molto importante, quello dei diritti acquisiti che in uno Stato di diritto dev’essere intangibile. Aperto un varco esemplare con i vitalizi parlamentari ,potrà divenire praticabile il disegno del presidente dell’INPS Boeri che vorrebbe penalizzare milioni di pensionati, decurtando loro circa il 20 per cento di pensione con il ricalcolo contributivo. Si tratterebbe di un’operazione di bassa macelleria sociale che darebbe un colpo di grazia a chi non arriva più alla fine del mese. Boeri spara calcoli futuribili, sostenendo che saranno i migranti che arrivano a frotte a pagare agli italiani le future pensioni, ignorando volutamente che oggi i migranti non solo non lavorano e non lavoreranno ,ma ci costano cifre non trascurabili, anzi sempre più consistenti.

In ogni caso ,quando la politica era più seria e i parlamentari nella loro maggioranza erano persone meno inadeguate (lo stesso legiferare in Italia e’ scaduto a livello qualitativo in modo preoccupante ) nessuno sollevava il problema dei vitalizi perché era facile capire che la democrazia ha i suoi costi e richiede gente non improvvisata, anzi esige anche la presenza di veri e propri professionisti. Solo concezioni equivoche di democrazia dal basso, di finta democrazia assembleare attraverso il ritorno a Rousseau e al clic del computer, non riescono a concepire che dovrebbero esistere gli statisti e non solo i politicanti o gente prestata momentaneamente alla politica. Gli statisti democratici non si improvvisano e non sono un dono del Signore, ma crescono lentamente in mezzo alla politica partecipata. La politica può essere anche una missione, un sacrificio, una passione messa al servizio degli altri. Chi intende screditare la politica nel suo insieme dimostra di non conoscere la storia e tradisce una demagogia che prelude ad una dittatura più o meno velata.La democrazia parlamentare è il miglior approdo della nostra storia europea ed è un bene da salvaguardare. Non vorremmo che si cedesse ai grillini che si sono rivelati inadeguati, improvvisatori, impreparati, superficiali: essi hanno istituzionalizzato il turpiloquio nel linguaggio della politica, quasi il livello di volgarità raggiunto dagli altri partiti non fosse stato già stato di per sé intollerabile. La possibile ricaduta sulle pensioni degli Italiani e ‘ cosa che i grillini forse non conoscono o magari vogliono favorire, ritenendole anch’esse un privilegio da cancellare. Cedere alla demagogia può essere esiziale alla democrazia .Durante l’annus horribilis di Tangentopoli, quando impazzava il giustizialismo più selvaggio che liquido’ per via giudiziaria i partiti della I Repubblica ,salvo il PCI, non esitai a schierarmi a favore dei partiti come elemento irrinunciabile di democrazia. Anzi ,affermai il valore della politica e il suo primato al di là delle evidenti degenerazioni tangentizie .

Avevamo avuto una classe politica che complessivamente non era certo peggiore di quella delle maggiori democrazie europee, persino con qualche punto di eccellenza. RItenni che il problema posto da Craxi in Parlamento sul finanziamento dei partiti non potesse essere eluso, come in effetti accadde. I soldi sporchi circolavano in tutti i partiti ed era un male che non si poteva far finta di non vedere. Molti politici si arresero, prima ancora di combattere ,al vento che stava travolgendo le istituzioni . Solo Marco Pannella non si lascio ‘ sedurre da di Pietro e un grande studioso come Luciano Perelli dimostro ‘ che il tasso di corruzione nella Roma antica era nettamente superiore a quello italiano della I Repubblica. Il Parlamento per primo delegittimo’ sé stesso ed elesse Oscar Luigi Scalfaro presidente in base ad un criterio di onestà che non si rivelerà sempre politicamente produttivo nel settennato in cui lo stesso presidente dovette urlare a reti unificate un “Non ci sto” che dà bene l’idea del clima irrespirabile che si era creato e anche dei limiti di Scalfaro. L’onesta’ e’ importante, ma è un prerequisito della politica che richiede ben altre qualità . Se poi l’onestà diventa un pretesto, il naufragio è quasi sicuro. Una classe dirigente di improvvisati, presi in prestito da una società civile impreparata, non potrà essere la soluzione per il futuro democratico del Paese come non lo fu dopo Tangentopoli. Proviamo a ragionare con calma ? Il cancro della democrazia e’ il populismo ,brodo di coltura del fascismo, quello vero, che segna il tramonto delle libere istituzioni. Anche i fascisti incominciarono a dileggiare i “ludi cartacei” delle elezioni e a violare la sacralità laica delle Aule parlamentari.
di Giorgio Merlo
sceglie sempre l’originale. E l’eterno e ormai logoro dibattito sui vitalizi lo confermera’ platealmente. E poi c’e’ il campo conservatore o della destra o del centro destra. Anche su questo versante non manca la concorrenza tra veri e presunti o virtuali movimenti e partiti che si richiamano vagamente a quel patrimonio politico e culturale. Insomma, c’e’ un ritorno alla riorganizzazione del sistema politico frutto anche e soprattutto del sistema elettorale con cui si andra’ al voto dopo il fallimento del presunto accodo tra le varie forze politiche sul modello tedesco italianizzato. Ma e’ proprio all’interno di questa cornice che emerge un grande assente politico, culturale e anche organizzativo. Mi riferisco, per uscire dagli equivoci, al cosiddetto “centro che guarda a sinistra”. Cioe’ ad una esperienza politica che non e’ affatto estranea alla storia di questo paese. Una sorta, cioe’ di Partito popolare italiano seppur aggiornato, rivisto e modernizzato. Non ad un centro vago, indistinto e puramente di potere come la grigia e incommentabile esperienza di Alfano e soci, ma un luogo politico di elaborazione politica, di rappresentanza sociale e di crescita democratica autentica. E, soprattutto, un luogo politico che ridia voce e rappresentanza ai mondo variegato e composito del cattolicesimo popolare e del cattolicesimo sociale. Ovviamente senza riproporre alcun collateralismo o rinnovate versioni clericali o, peggio ancora, di natura confessionale. Manca, cioe’, una formazione autenticamente laica ma di ispirazione cristiana. Ma com’e’ possibile che nella fioritura scomposta e disorganizzata della politica italiana non ci sia nessun segnale che proviene da quel mondo? Ma perche’ una esperienza del genere stenta a farsi largo nella cittadella politica nostrana? Come ovvio, sono molte le cause che stanno all’origine di questa assenza persin plateale. Motivi di natura culturale, politica e anche religiosa. Ma c’e’ un elemento che sovrasta tutto e tutti. Ed e’ quella riconducibile alla categoria del “coraggio”. E il coraggio chiama direttamente in causa la classe dirigente. Ecco, senza inoltrarsi lungo un vicolo cieco e senza sbocchi, sono questi i due ingredienti indispensabili e necessari per riproporre, al di la’ degli stessi meccanismi elettorali, una rinnovata presenza politica di una cultura che per troppo tempo non e’ piu’ riuscita a giocare un ruolo protagonistico nello scenario pubblico italiano. Senza revanscismi, senza nostalgie e senza alcun spirito di rivincita. Ma solo ed esclusivamente per ridare cittadinanza attiva ad una cultura che nella grigia e stanca politica italiana se ne sente sempre di piu’ la mancanza. Per questo semplice motivo adesso ci vuole coraggio.
Con un
La richiesta di una commissione d’indagine sugli appalti in sanità è così insensata e pretestuosa che anche il Movimento 5 Stelle pare essersene è reso conto
movimenti che si riconoscono – bene o male – in questa prospettiva politica la perseguono realmente. E’, questa, la prospettiva di tutti questo soggetti? Ovviamente no. E qui, di conseguenza, arrivano i nodi da sciogliere definitivamente. Ecco perche’, terza ed ultima considerazione, adesso inesorabilmente dovranno emergere le vere intenzioni dei singoli partiti e movimenti di centro sinistra. Al di la’ delle rituali rassicurazioni o delle ovvie ripetizioni. E cioe’, prima del voto – se resta, come restera’, questo sistema elettorale – si dira’ pubblicamente e chiaramente da parte di tutti che si vuol costruire una coalizione di centro sinistra in vista del governo del paese? Ben sapendo che nessuna forza politica raggiungera’, da sola, il 40% dei consensi? Se la risposta a questa domanda sara’ condita e condizionata dai soliti ed ormai nauseanti veti personali o se, di risulta, prevarranno veti politici/personali su alcune formazioni politiche, non dobbiamo stupirci se la soluzione finale sara’ il ritorno dell’intramontabile consociativismo. Condito, questa volta con certezza, con l’immancabile trasformismo. Perche’ di questo si tratta, alla fine. Se il Pd e Renzi dovranno dire con chiarezza se escludono a priori un’alleanza con Berlusconi e Forza Italia, gli altri partiti dovranno altresi’ esprimersi se l’alleanza con il Pd renziano, perche’ di questo si tratta, la vogliono fare o meno. Tutto il resto e’ mera propaganda, tatticismo e posizionamento. Adesso conta la politica. O almeno quella che un tempo era la politica. Cioe’ pensiero, strategia e coerenza.
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