di Enzo Ghigo
Quando ero presidente della Regione, nel malaugurato caso di arresto di una persona da me nominata ai vertici di una importante società regionale, avrei tratto le mie conclusioni politiche. Mi sarei assunto la responsabilità di avere scelto una persona rivelatasi sbagliata: in politica anche le intuizioni errate costituiscono grave peccato. Che succederà ora, dopo l’arresto dell’ex presidente di FinPiemonte, scelto dalla Giunta di centrosinistra? Non oso immaginare cosa sarebbe accaduto se in questo guaio fosse incappato un governo regionale di centrodestra. Qui si parla dell’ammanco di milioni di euro di denaro pubblico, voglio ricordare che per molto meno – un paio di boxer verdi – il presidente Cota come Martin perse la cappa, con dosi abbondanti di gogna mediatica. Mi auguro che le attuali forze di opposizione in Regione ora facciano sentire la propria voce.

Sabato 7 Aprile alle ore 12 davanti all’ingresso del Campus Einaudi, Corso Regina Margherita 60, il movimento giovanile di Forza Italia ha organizzato un ritrovo di protesta contro il progetto dell’asilo nido gender all’interno dell’Università degli Studi di Torino.
L’indirizzo educativo è prezioso e molto delicato” “Siamo pronti a sostenere proposte a sostegno della famiglia e della natalità, progetti che possano dar vita a nuove strutture per accogliere i tantissimi bambini che ad oggi non hanno accesso alle strutture per mancanza di posti e assurde graduatorie, iniziative volte ad avviare percorsi capaci di sanare le problematiche mondo del lavoro-maternità. Ma non siamo disponibili – conclude Varaldo – a mettere in alcun modo in discussione la famiglia, le figure dalla mamma e del papà, le naturali ed oggettive differenze tra le bambine e i bambini”
Una scelta che significa mancato rispetto del lutto, che prescinde dalle decisioni della Capigruppo e che di fatto scavalca il Presidente del Consiglio Comunale
evidentemente altri ragionamenti hanno avuto la meglio. Ci troviamo di fronte all’ennesima caduta di stile di una Sindaca per la quale, ancora una volta, la visibilità sembra essere una priorità più urgente rispetto al bene della città. Esprimo inoltre il mio imbarazzo per il Presidente del Consiglio Comunale, che – non mi sfugge – si è visto scavalcato dal Gabinetto della sua stessa Sindaca.
parasociale, con scadenza successiva a quello in vigore,potrebbe configurare una violazione dell’Art. 123 del T.U.F.

totale fiducia nel liquidatore, persona dal profilo e dalle capacità di qualità assoluta e riconosciuta. Ora vorrei avere certezze sul futuro professionale di queste persone, sulla cui dedizione e professionalità nessuno può davvero avere dubbi. E vorrei averle in fretta. È necessario anche avere al più presto certezze sul nuovo strumento. Tutte le parti in causa si diano una mossa.
Di Giorgio Merlo
complicato riproporre l’esperienza della Dc e candidarsi a suo erede naturale da parte di personaggi e di esponenti politici che sono e restano lontani anni luce dalla sua cultura, dai suoi insegnamenti e dai suoi leader. Eppure è ciò che realmente sta capitando. Moltissimi commentatori si stanno esercitando in questa singolare ed anacronistica operazione. I 5 stelle come la Dc perché oltre ad essere il primo partito hanno pure un consenso trasversale. Interclassista si sarebbe detto un tempo. Altri sostengono che il centro destra, ovvero il tradizionale “blocco sociale” del forzaleghismo, contiene il vero consenso democratico cristiano. Perche’ un blocco sociale e politico sostanzialmente ostile e alternativo alla sinistra pre e post comunista. Altri, infine, propendono per la tesi che sia proprio il Pd, al netto degli ultimi “ex comunisti sopravvissuti” in quel partito, che rientra di diritto tra gli eredi della Democrazia Cristiana. Ora, senza dilungarci in questa dissertazione sui presunti e virtuali eredi del partito di De Gasperi, Moro, Fanfani e Donat-Cattin, forse è arrivato anche il momento per sostenere una semplice ma definitiva considerazione: e cioè, la cultura e l’ispirazione democratico
cristiana possono essere riproposti e riattualizzati solo da coloro che rientrano a pieno titolo in questa tradizione e che, nel bene e nel male, non l’hanno mai rinnegata. E ciò per svariati motivi. Ma su tutti vale una motivazione di fondo. Un partito dichiaratamente populista, demagogico e post ideologico come i 5 stelle; uno schieramento apertamente di destra come l’attuale centro destra; un partito che fino a ieri era apertamente e dichiaratamente un “partito personale” e che oggi, con Renzi in crisi, e’ apertamente confuso e sbandato come il Partito democratico, non possono essere confusi neanche lontanamente con l’esperienza, il ruolo, la funzione e soprattutto con la cultura politica della
Democrazia Cristiana. E allora, per non girarci attorno, tocca a coloro che non hanno mai rinnegato quella esperienza cercare oggi, nel concreto, le modalita’ politiche, culturali ed organizzative per non archiviare definitivamente quel magistero politico. Questo non significa riproporre la Dc. Sarebbe semplicemente una sciocchezza perché la Dc e’ stato un grande partito ma anche e soprattutto un prodotto storico. Di quel momento storico. Tocca, semmai, ai cattolici democratici e ai cattolici popolari di oggi farsi carico di una iniziativa politica che sappia riattualizzare e riproporre quella cultura, quella tradizione e quel patrimonio ideale, culturale, etico e programmatico. Nella dialettica politica contemporanea, però. Un patrimonio, quindi, che va aggiornato e modernizzato. Questo, credo, e’ l’unico modo per non svilire e per non deprimere ulteriormente il ruolo storico della Dc ma, soprattutto, e’ anche la modalità concreta per recuperare una cultura politica che per troppi anni e’ stata colpevolmente ed irresponsabilmente sottovalutata e quasi rinnegata.
La storia – leggenda di Babilonia é nota ai più. Dio punisce l’arroganza e presunzione degli uomini inventando le lingue, e gli uomini non si capirono più. L’attuale situazione tra i politici questo mi sembra: la più totale incomunicabilità
di un nuovo, e per certi versi, inedito bipolarismo politico rappresentato dal movimento 5 stelle e dalla Lega di Salvini per invogliare alcuni settori giornalistici ed editoriali – che sino a ieri dissacravano ogni riferimento ad una “cultura di centro” – a ritessere le lodi di un aggiornato ritorno di un passato glorioso. Va da se’ che una riflessione del genere impone anche, al contempo, una riscoperta – altrettanto inedita – del ruolo politico, storico, culturale e programmatico della esperienza della Democrazia Cristiana. Ma, al di là della concreta esperienza della Dc, e’ indubbio che forse è giunto anche il momento di avanzare una proposta politica che non si limiti ad assecondare le mode del momento. Sempreche’ siano mode passeggere e non strutturali nel sistema politico italiano. Ed è altrettanto indubbio che la riscoperta di una “politica di centro”, e che “guarda a sinistra” per dirla con Alcide De Gasperi, deve contemplare anche la riscoperta e la rilettura critica del filone culturale del cattolicesimo politico italiano. Altro elemento, questo, avanzato e richiesto dai medesimi commentatori, politologi ed opinionisti di alcuni grandi organi di informazione. Ovvero, di fronte a questo nuovo ed inedito bipolarismo, si impone quasi come un dovere morale la riscoperta della tradizione politica e culturale del cattolicesimo politico italiano. Che, nel nostro paese, e’ quasi sempre
coincisa, per ragioni e circostanze storiche, con una “politica di centro”. Ora, al di là delle simpatiche conversioni intellettuali di alcuni politologi italiani, e’ indubbio che il futuro politico del nostro paese non può prescindere dall’apporto, concreto e visibile, della cultura cattolico democratica e cattolico popolare. Del resto, se nei grandi tornanti della storia politica italiana, questo filone ideale e’ stato decisivo nell’indirizzare e orientare la politica dell’intero paese, adesso non può ridursi ad alzare bandiera bianca di fronte ai nuovi vincitori e ai nuovi “padroni”. Che erano e restano del tutto esterni, estranei e lontani da questa tradizione. Sarà compito, pertanto, dei cattolici democratici e dei cattolici popolari riscoprire una cultura e un pensiero che per troppo tempo sono caduti in letargo. Quasi assente dalle dinamiche concrete della politica italiana. E questo senza addossare sempre e solo la responsabilità ad altri o, peggio ancora, al ” destino cinico e baro”.