Circa 81mila euro da destinare a 9 progetti in altrettante scuole piemontesi sono stati donati con la quota di stipendio restituita dai consiglieri regionali piemontesi di M5s. Su progetti 17 votati dagli iscritti alla piattaforma Rousseau, i vincitori riguardano la messa in sicurezza, il miglioramento dell’accessibilità, l’acquisto di materiali informatici, attrezzature sportive e strumenti musicali e il potenziamento di laboratori e didattica per disabili. Il consigliere e candidato presidente Giorgio Bertola (nella foto)sottolinea che si tratta di “un gesto concreto per un’emergenza reale del Piemonte, oltre che un esempio”. Aggiunge la collega Francesca Frediani: “La scuola è un grande tema su cui siamo molto attivi e speriamo che la giunta raccolga il nostro segnale di attenzione nell’ assestamento di bilancio“.
“Un evento che tuteli e valorizzi il Parco Nazionale del Gran Paradiso”
Si è discussa a Palazzo Lascaris l’interrogazione urgente della consigliera di LeU Silvana Accossato che, anche in qualità di presidente della commissione Ambiente del Consiglio Regionale, raccogliendo le preoccupazioni delle associazioni ambientaliste del Parco, ha chiesto all’Assessore Valmaggia quali misure la Regione Piemonte intenda adottare per tutelare il Parco che vedrà nella prossima edizione del Giro l’arrivo della 13ma tappa al lago del Serrù. Si tratta di un territorio di straodinario pregio ambientale e il mese di maggio, periodo in cui è previsto l’evento, è particolarmente delicato per la fauna presente. Questo contesto potrebbe risentire ovviamente non della presenza dei ciclisti, bensì dell’afflusso di persone, dei numerosi mezzi a motore (la carovana del Giro) e degli elicotteri della televisione che solitamente accompagnano la corsa. “Sono convinta che un evento come quello del Giro d’Italia sia una grande occasione per il nostro territorio, sia dal punto di vista promozionale che economico – sostiene l’Accossato – ma proprio per questo merita da parte di tutti gli enti preposti la massima attenzione affinché non si crei disagio a quello che è il Parco più antico d’Italia e affinchè si concordino modalità operative compatibili con lo stesso”. Sollecitazione che nella sua risposta l’assessore Valmaggia fa propria, ricordando che fermo restando l’autonomia del Parco, la Regione ha la responsabilità dei SIC ( siti di interesse comunitario) presenti nell’area in questione; ha pertanto rassicurato che “devono essere approfondite e definite le cautele necessarie a tutelare la biodiversità presenti nell’area protetta in questione” Il modo migliore per prepararsi a festeggiare nel migliore dei modi i 100 anni del Parco il prossimo 3 dicembre 2022
Torniamo a parlare della legge regionale sul gioco d’azzardo, molto restrittiva in Piemonte, che rischia di compromettere l’esistenza di aziende del settore che operano correttamente e impiegano moltissimi lavoratori
Andrea Tronzano, consigliere e vice capogruppo di Forza Italia a Palazzo Lascaris si era impegnato per apportare alcune modifiche al testo in vigore. Nei giorni scorsi, nonostante l’appello delle aziende del gioco lecito, che temono per la propria sorte e per i propri lavoratori per la severità delle norme nei loro confronti, nell’aula del Consiglio regionale non sono stati accolti i suoi emendamenti per la modifica dell’attuale legge sul gioco. “La Regione – spiega Tronzano -mantiene inalterata la legge sul gioco, anche a fronte di valutazioni, riflessioni, appelli e attenzioni a non svuotarla dai suoi contenuti principali: la prevenzione, l’informazione e la cura del Gap”. In Consiglio regionale abbiamo provato a cambiare quelle parti che molti organi dello Stato hanno definito inefficaci e che rischiano di mandare in fumo migliaia di posti di lavoro e il sacrificio di centinaia di imprenditori – aggiunge Tronzano – Ma non siamo riusciti, purtroppo, a convincere i nostri colleghi consiglieri. E’ un’occasione persa per mettere insieme salute e libertà di impresa. Ma io credo sia una battaglia giusta e quindi non mollo!” Ci sono state timide aperture di alcuni esponenti della maggioranza e Tronzano ha allo studio nuove iniziative per portare avanti la sua battaglia a favore del gioco lecito, dando ascolto alle aziende del comparto che impiegano migliaia di persone.

Borse di studio, interviene Grimaldi (LeU):
“Se gli studenti chiedono ‘più borse e meno forse’, basta dire loro: abbiamo sempre trovato le risorse anche nelle avversità e, se ce ne fosse bisogno, ne troveremo altre”
Ieri il Presidente Chiamparino è intervenuto all’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico, rispondendo anche agli studenti che chiedevano garanzie sulle risorse per le borse di studio.
Fino al 2010/11, il Piemonte è stato, insieme al Trentino Alto Adige, l’unica Regione ad avere sempre erogato la borsa a tutti gli idonei. Poi è subentrato il governo a guida leghista. Nel 2011/12: 3.657 borsisti su 11.872 idonei, nel 2012/13: 5.025 borsisti su 10.039 idonei.
L’attuale maggioranza è riuscita a fermare il “delitto allo studio” di Cota e riportare giustizia ed eguaglianza in Piemonte. Da anni vengono pagate tutte le borse di studio. I dati sono fortemente in crescita e gli studenti che arrivano da fuori per studiare negli atenei torinesi aumentano non solo grazie al prestigio delle nostre facoltà, ma anche per merito delle politiche sul diritto allo studio degli ultimi anni.
“Non esistono numeri definitivi? Non mi pare ci siano grandi misteri, perché solo dopo il 5 dicembre scopriremo quanti idonei avranno confermato l’iscrizione agli atenei piemontesi. L’unico dato certo è che il numero generale di domande è in aumento. Se le risorse destinate all’Edisu basteranno non potremmo che essere felici, se ne saranno necessarie altre – come ha annunciato Chiamparino – le troveremo dal nostro fondo di riserva” – dichiara il Capogruppo di LeU Marco Grimaldi, e prosegue:
“Noi ci siamo sempre limitati a chiedere una cosa semplice: che la Regione non torni indietro dall’obiettivo raggiunto di garantire le borse al 100% degli idonei. Siamo riusciti a farlo fino a ora, ne siamo orgogliosi e non abbiamo intenzione di polemizzare in alcun modo: chiediamo solo che si continui così, come del resto ha sempre sostenuto tutta la maggioranza del consiglio regionale. Non esistono giochi di sponda e non ci pare opportuno né fondato fare insinuazioni sulla correttezza con cui agiscono gli enti della Regione stessa. Gli studenti difendono i loro diritti e se ci chiedono ‘più borse e meno forse’, basta dire loro: abbiamo sempre trovato le risorse anche nelle avversità e, se ce ne fosse bisogno, ne troveremo altre”.
“A discapito del nome, le norme della ‘legge Salvini’ creeranno nuova insicurezza e nuova disoccupazione. 15mila persone attualmente occupate nel sistema dell’accoglienza, tra centri, cooperative ed associazioni, rimarranno senza lavoro. E coloro che attualmente sono titolari di un permesso umanitario non avranno più un posto dove andare e non saranno più inseriti nei percorsi di integrazione, comprese donne e bambini. Ma davvero si pensa di colpire la delinquenza aumentando il numero degli immigrati irregolari e smontando il sistema dello Sprar, che ha consentito a tante persone di inserirsi nelle nostre comunità e trovare un lavoro? Credo che questo modo di affrontare il fenomeno migratorio sia contrario ai principi della nostra Costituzione e sia indegno per un Paese come l’Italia che ha avuto milioni di emigranti. Un atto di barbarie e non di sicurezza, uno sfregio all’umanità compiuto proprio nell’anno in cui si celebrano i 70 anni della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo”.
Nino Boeti
Presidente del Consiglio regionale del Piemonte
Presidente del Comitato regionale Diritti Umani
Anche se va condannata ogni forma di razzismo. Sotto questo aspetto è perfettamente inutile lanciare strali contro il recente decreto sulla sicurezza approvato dalle Camere
Rete Bianca: Immigrazione e sicurezza, ora basta con il buonismo. Serve una vera iniziativa dell’area cattolico popolare. “L’immigrazione non la si può più affrontare con la categoria del buonismo. Anche se va condannata ogni forma di razzismo. Sotto questo aspetto è perfettamente inutile lanciare strali contro il recente decreto sulla sicurezza approvato dalle Camere. Certo, si può e si deve migliorare ma è francamente un boomerang proporre un referendum, come ha fatto il Pd, per cancellare una legge che affronta un tema che la pubblica opinione continua a ritenere fondamentale e decisivo per garantire una tranquilla e civile convivenza. E proprio il tema della sicurezza, dell’immigrazione e del rispetto della legalità richiede adesso, anche da parte dell’area cattolico popolare, una rinnovata iniziativa che ponga al centro dell’attenzione la responsabilità e una vera cultura di governo. Basta con il buonismo e con una gestione irresponsabile che ha caratterizzato per troppo tempo il comportamento politico della sinistra che, come ovvio e persin scontato, lo ha pagato politicamente ed elettoralmente. Certo, le leggi vanno applicate seriamente uscendo dagli slogan e dalla propaganda e premiando gli esempi virtuosi che emergono dalle politiche di integrazione. Ma, soprattutto, è arrivato il momento di saper intercettare e rappresentare le istanze che emergono dai ceti popolari e da quelli più disagiati. A partire dalle tanto declamate periferie. Se la stragrande maggioranza di quest’area sociale, sul tema della sicurezza e della gestione concreta dell’immigrazione, si è rivolta alla Lega e ai 5 stelle ci sarà pur una motivazione politica. Respingendo la gestione aristocratica e astratta di larghi settori della sinistra. Rete Bianca, con altri soggetti politici e culturali, vuole affrontare laicamente questi temi senza pregiudizi e senza veti politici. Pena appaltare alla Lega, forse definitivamente, il compito di affrontare e di risolvere tutti i problemi riconducibili alla sicurezza e alla gestione della immigrazione nella società contemporanea”.
Rete Bianca Piemonte: Giorgio Merlo, Mauro Carmagnola, Giampiero Leo
Il convegno sarà un momento di riflessione e di proposta che Rete Bianca – il movimento politico nato per ricomporre il cattolicesimo politico e sociale a livello nazionale e locale – affronta sul tema
“Immigrazione e Sicurezza: oltre il buonismo e contro il razzismo” e’ il titolo del convegno
organizzato da Rete Bianca Piemonte che si terrà sabato 1 dicembre a partire dalle 9,30 a Torino
presso il centro culturale Dar al Hikma di via Fiochetto 15.
Modera: Giampiero Leo
Introduce: Giorgio Merlo
Intervengono: Eugenio Bravo segretario generale Siulp Torino
Don Ermis Segatti, Docente Teologie Extraeuropee. Facoltà Teologica.
Salvatore Bottari, Responsabile Servizio Immigrazione e Asilo. Comune di Torino.
Conclude: Mauro Carmagnola
Il convegno sarà un momento di riflessione e di proposta che Rete Bianca – il movimento politico
nato per ricomporre il cattolicesimo politico e sociale a livello nazionale e locale – affronta sul tema dell’immigrazione e della sicurezza superando i luoghi comuni che da troppo tempo caratterizzano la posizione e il ruolo dei cattolici italiani quando affrontano questi argomenti. Posizioni che hanno finito per rafforzare, comprensibilmente, il progetto e la proposta della Lega. Rete Bianca si pone l’obiettivo di iniziare ad invertire questa tendenza. A cominciare, appunto, dall’area cattolica torinese e piemontese.
INCONTRO CON IL CONSIGLIO COMUNALE E IL CONSIGLIO REGIONALE
“In previsione dei Consigli aperti di Regione e Comune sulle prospettive industriali di FCA, la Fiom-Cgil ha chiesto di incontrare tutti i gruppi consiliari, con Torino in Comune. Il tema della produzione dell’auto a Torino è stato un profilo forte del nostro programma elettorale: per il ruolo centrale avuto da Fiat; per la diffusione e la specializzazione dell’indotto; per il legame storico con la Città. La progressiva finanziarizzazione, i trasferimenti delle produzioni, i limitati segmenti di mercato delle vetture di alta gamma realizzati in Italia, il ricorso ininterrotto alla cassa integrazione per i dipendenti degli stabilimenti torinesi ci preoccupano, pur auspicando che la imminente presentazione del piano industriale possa aprire nuove prospettive”. Lo afferma la consigliera di Torino in Comune Eleonora Artesio. “La Città è profondamente coinvolta: la manifattura è un asse essenziale per Torino; la possibilità di innovare verso la mobilità sostenibile e la guida sicura (auto elettrica e guida autonoma) trova qui le capacità della ricerca e il sapere della filiera dell’auto; il livello dell’occupazione e la dignità del lavoro sono un fattore della qualità urbana. Queste le osservazioni scambiate nell’ incontro odierno e che, aggiornate al piano industriale di prossima divulgazione, Torino in Comune rappresenterà nella seduta dei Consigli del 13 dicembre”, Conclude Artesio.
Torna la mediazione?
Dunque, anche i giallo/verdi scoprono la mediazione. Cioè quella “cultura della mediazione” che è stata la cifra distintiva dei cattolici democratici impegnati in politica. Quella mediazione che ha permesso alla politica italiana, dal secondo dopoguerra in poi, di salvaguardare il pluralismo, di rafforzare ed estendere la democrazia, di valorizzare le autonomie locali e, soprattutto, di comporre gli interessi contrapposti. Insomma, con la “cultura della mediazione” la politica italiana ha evitato derive autoritarie e sbandate peroniste. E questo grazie, in modo prevalente se non esclusivo, alla cultura del cattolicesimo politico e ai suoi migliori interpreti che si sono succeduti nelle diverse fasi storiche. Certo, poi la politica italiana e’ cambiata profondamente e la radicalizzazione ha preso il sopravvento con un carico demagogico, propagandistico e qualunquista che ha travolto quel modo di fare e di essere in politica che per svariati decenni ha permesso all’Italia di poter essere fedele ai principi costituzionali.
Ora, anche l’attuale governo – e nello specifico la Lega e i 5 stelle – riscopre la mediazione attorno
ad un provvedimento centrale per un paese: la tradizionale legge finanziaria. Dopo un muro contro
muro con l’Europa fatto per rivendicare le proprie buone ragioni, e anche per cercare di restare
fedeli ai rispettivi elettorati, si è arrivati alla conclusione che occorre “mediare” per evitare una
sostanziale delegittimazione con pesantissime ricadute di natura economica e finanziaria. Certo,
un metodo che può scontentare pezzi di elettorato dei rispettivi partiti ma che, lo dobbiamo pur
riconoscere, introduce nell’attuale dialettica politica quel minimo di cultura di governo che resta
indispensabile e necessaria per qualunque forza politica che si candida a guidare pro tempore gli
italiani. E’ altrettanto indubbio che cultura delle mediazione, cultura di governo e senso delle istituzioni non possono essere a lungo declinate da forze e movimenti che sono in parte estranei a quel bagaglio culturale e politico. Ed è questo il motivo decisivo per far tornare protagonista nello scenario politico italiano quella cultura cattolico democratico, popolare e sociale che resta l’unica vera novità capace di qualificare e rafforzare il tessuto democratico del nostro paese e dare forza e qualità a quell’afflato riformista altrettanto necessario ed indispensabile. Perché, come sempre capita, e’ meglio l’originale della copia. Anche e soprattutto quando si parla di “cultura di governo” e “cultura della mediazione”.