POLITICA- Pagina 598

Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, in visita in Piemonte

Domenica 21 e lunedì 22 maggio il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, sarà in visita in Piemonte accompagnato dall’eurodeputato Alberto Cirio.
Domenica 21 maggio, alle ore 11.30, sarà ad Alba per la presentazione delle iniziative congiunte a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto tra Banca d’Alba e la BCC Sibillini, banca di credito cooperativo marchigiana, in occasione dell’Assemblea annuale di Banca d’Alba.
 
Alle ore 12.30 si sposterà a Grana, dove il sindaco Cristiano Gavazza e il Presidente della Provincia di Asti, Marco Gabusi, gli conferiranno la cittadinanza onoraria.
Alle 17.30 visiterà il Salone internazionale del libro, accompagnato dalla sindaca di Torino, Chiara Appendino, e dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino.
Lunedì 22 maggio, alle ore 9, presso il Comune di Mondovì incontrerà i Sindaci del Monregalese.
 
Alle ore 10, presso la Camera di commercio di Cuneo, parteciperà all’incontro organizzato da Unioncamere Piemonte e Confindustria Piemonte con i vertici regionali delle categorie produttive.
 
Alle ore 15, a Torino, prima di ripartire, il presidente Tajani visiterà il Sacrario dei Caduti della Prima Guerra Mondiale, ospitato nella chiesa della Gran Madre di Dio.

Moschee, Grimaldi (SEL-SI), Curti (PD): la libertà di culto non si discute

“Non ci sono religioni ‘sorvegliate speciali’”

 

Oggi in Commissione Urbanistica è cominciata la discussione sulla proposta di legge a prima firma Vignale (FI) relativa alla realizzazione di nuovi edifici destinati all’esercizio del culto.

La legge pone particolare attenzione alla religione islamica, come esempio di associazione che “non sottoscrivendo intese con lo Stato italiano, deve tuttavia definire in maniera precisa la propria attività sul nostro territorio”, poiché – così recita la relazione introduttiva – “sovente la legge coranica prevale rispetto alle norme del Paese ospitante”. Si chiede pertanto di sottoporre moschee e luoghi di culto islamico a regolamentazione per garantire la piena trasparenza dei finanziamenti per la loro costruzione e gestione. Ma, soprattutto, si pretende di stabilire che “gli imam limitino la loro predicazione ai soli precetti di culto, parlino in italiano e siano in grado di accompagnare le comunità musulmane praticanti in un processo di crescente integrazione, senza configgere con l’ordine pubblico e con la sicurezza del Paese”.

 

“Il disegno di legge presenta evidenti aspetti di incostituzionalità” – dichiara il Capogruppo di SEL Marco Grimaldi. – “Innanzitutto interviene su una materia, quella dei rapporti fra la Repubblica e le confessioni religiose, regolata dalla Carta (Art. 117) e dunque di competenza legislativa esclusiva dello Stato. Inoltre, la sentenza n. 63 del 2016 della Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità di una legge regionale della Lombardia analoga a questa, ritenuta discriminatoria e limitante la libertà religiosa. La sentenza ha sancito che ‘l’esercizio del culto è componente essenziale della libertà religiosa e non può essere soggetto, anche nella sua forma pubblica, ad alcun controllo o limitazione’”.

La pdl Vignale ricalca quella nazionale proposta da Santanché (A.C. 2976) sulla regolamentazione della costituzione di moschee e dell’attività degli imam. La proposta prevede l’istituzione di un registro pubblico delle moschee e di un albo nazionale degli imam, sottoposto a una Commissione che ne valuterebbe l’idoneità.

“I precetti costituzionali che riconoscono la libertà di culto all’interno di un quadro condiviso di principi (in particolare gli artt. 3,7,8,19 e 20 e, indirettamente gli artt.2,17,18,21 della Costituzione Italiana) esprimono molto chiaramente la volontà di garantire uno dei diritti fondamentali della persona e dei cittadini” – dichiara l’ex Assessora della Città di Torino Ilda Curti. – “La nozione di ‘luogo di culto’ intesa come ‘servizio pubblico’ deriva invece dalla disciplina urbanistica e da quella fiscale, norma i luoghi di culto delle confessioni che hanno un’intesa con lo Stato (chiese cattoliche, Sinagoghe, Templi valdesi e protestanti e poco più). Non esiste invece una disciplina che normi gli altri luoghi di culto, quelli senza intesa con lo Stato. Tuttavia la Carta è chiara: la libertà di culto è garantita non solo agli individui ma a questi in forma associata, organizzata e pubblica”.

“Il punto è che l’esistenza o meno di Centri islamici formali e aperti dipende dalla volontà di chi amministra un territorio” – dichiarano Grimaldi e Curti – “Per dirla in altri termini: a Treviso si prega nei garage, a Torino si possono fare le pratiche edilizie e si ottiene il permesso a costruire come qualsiasi altro cittadino, impresa o associazione che rispetti le leggi e l’ordinamento edilizio e urbanistico. Di sicuro da qui non si torna indietro. E ancor più certamente non accetteremo l’equiparazione fra islam e terrorismo che genera ‘sorvegliati speciali’ sottoposti a restrizioni, obblighi e controlli discriminatori”.

ISLAM: IN PIEMONTE UNA NUOVA LEGGE PER IL CENSIMENTO DELLE MOSCHEE E CREAZIONE DELL’ALBO DEGLI IMAM

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Giro di vite del Piemonte sui centri culturali islamici. Il Movimento nazionale per la sovranità ha presentato una proposta di legge di regolamentazione dei centri culturali islamici che per la prima volta introduce il referendum comunali sugli edifici di culto e li sottopone ai vincoli introdotti dalla legge regionale n. 7 del 1989, sui luoghi di culto. Verranno introdotti anche un registro delle moschee presenti in Piemonte ed un albo regionale degli Imam .

 

“Il progetto di legge in esame intende regolamentare le attività pertinenti alle pratiche religiose delle comunità musulmane in maniera conforme all’ordinamento italiano, regolamentando edificazione, ristrutturazione, cambio di destinazione d’uso dei luoghi di culto islamici, sia il censimento degli imam” si legge nel testo della relazione della proposta di legge, presentata in conferenza stampa da Gian Luca Vignale, primo firmatario e da Marco Botta, coordinatore regionale del MNS.

 

Oggi la proposta di legge inizia l’iter di discussione in II Commissione consiliare.

 

Le nuove regole valgono per i centri culturali nati dopo l’entrata in vigore delle norme, mentre per quelli esistenti già prima, la possibilità di svolgere attività legate al culto è vincolata all’adeguamento a quanto previsto dalla PdL n. 211 entro 180 giorni dall’approvazione.

 

La concessione per la costruzione di nuovi edifici di culto per le confessioni che non hanno sottoscritto un’intesa con lo Stato, verrà concessa dalla Regione Piemonte previa consultazione da parte della popolazione del comune interessato.

 

Viene previsto anche un registro regionale delle moschee e degli Imam. Ciascun Imam dovrà essere noto alla Regione, indicando anche eventuali finanziatori italiani o esteri.

Tra i requisiti indispensabili per provvedere all’iscrizione, vi sono la residenza legale in Italia per almeno cinque anni, la maggiore età, il non aver riportato condanne penali, nonché la conoscenza e la condivisione dei principi ispiratori del processo di integrazione della comunità degli immigrati di fede islamica nella comunità nazionale italiana. L’iscrizione viene revocata in caso di condanne penale o se il comportamento dell’imam pregiudica l’ordine o la sicurezza pubblica.

 

I Comuni avranno la possibilità di vigilare sullo svolgimento delle attività compiute all’interno della moschea.

 

“Questa proposta di legge – spiega Gian Luca Vignale, capogruppo in Regione Piemonte del Movimento Nazionale per la Sovranità – risponde alla duplice esigenza di garantire contemporaneamente la trasparenza e la sicurezza di tutti i luoghi di culto, dando ai Comuni regole certe su centri culturali che spesso sono vere e proprie moschee senza alcuna regolamentazione, né sicurezza per i fedeli”.

 

“ Le ultime notizie – conclude Marco Botta, coordinatore regionale del MNS – su infiltrazioni terroristiche nei luoghi di culto o su attività di fiancheggiamento creano insicurezza e paure. Per riportare il dialogo e rassicurare i cittadini servono norme certe. D’altronde con questa norma non facciamo altro che applicare anche alla fede islamica paletti e regole certe che hanno tutti gli altri istituti di culto presenti in Italia e far emergere dall’anonimato decine di luoghi di preghiera”.

 

Il Tar e le firme “farlocche”

di Pier Franco Quaglieni

Premetto che il TAR è stato sovente di aiuto ai cittadini , sanzionando casi di cattiva amministrazione. Una tutela alle garanzie del cittadino rispetto alla Pubblica amministrazione a volte insensibile alle ragioni di chi non ha difese. Premetto anche che mi avrebbe fatto molto dispiacere che almeno due consiglieri regionali Pd che stimo molto,Boeti e Gariglio,fossero stati dichiarati decaduti. Aggiungo che il  prof. Vittorio Barosio,legale del Pd,che conosco ed apprezzo da anni,si è rivelato anche questa volta un grande avvocato. I ricorrenti contro le firme false del Pd sono stati un po’ in ingenui e approssimativi. Detto questo, ritengo che il TAR sia sia contraddetto respingendo un ricorso, considerato fondato. Ritengo, inoltre, che il TAR dovesse applicare la legge vigente , piuttosto che auspicarne un cambiamento. Non ero un ammiratore della Giunta Cota  che non ha  dato gran prova di se’, mutande verdi a parte, su cui si è speculato in modo indecente, ma mi pare che abbia una qualche ragione Pichetto Fratin  nel sostenere che con  Cota  e Chiamparino il TAR non abbia usato lo stesso metro di giudizio. Certi avvocati della Bresso erano più bravi ed agguerriti, ma questo non basta. Nel momento che i raccoglitori delle firme del Pd hanno patteggiato, hanno riconosciuto il loro errore( usando una parola gentile ) nel raccogliere le  firme farlocche e le parole della sentenza del tribunale penale sono state molto dure ed esplicite in proposito.Capisco che le ragioni dei difensori di Chiamparino  potevano essere apparentemente più convincenti di quelle della legale della signora Borgarello, ma io cittadino resto poco convinto di come stanno andando le cose. La giustizia deve essere giusta,ma anche rapida,perché il rinvio può lasciare il dubbio che si possa favorire il proseguimento della legislatura. La raccolta delle firme non è un fatto meramente formale. L’averle raccolte in modo “superficiale “significa offendere la democrazia .Un’ultima considerazione di carattere politico : sia Cota sia Chiamparino – firme  false a parte – avevano raccolto la maggioranza dei voti che in democrazia costituisce il fatto decisivo

Matteo Salvini vince le primarie della Lega Nord

Matteo Salvini vince le primarie della Lega Nord. In Piemonte, con l’87% dei consensi, percentuale superiore a quella della media nazionale, batte l’avversario, Gianni Fava, che ha ottenuto il 13%. A Torino Salvini ha registrato l’83,2% delle preferenze, Fava il 16,8%. E’ andato al voto più del 60 per cento degli iscritti. Su Facebook il segretario piemontese del Carroccio Riccardo Molinari ringrazia ” tutti i militanti piemontesi che hanno lavorato ai seggi e che hanno partecipato a questa grande giornata di democrazia interna. La Lega Nord Piemont ha bisogno di unità e coesione, ci aspettano grandi battaglie da vincere tutti insieme, a partire da quella per l’autonomia della nostra splendida terra”

 

(foto: il Torinese)

Elezioni, nei comuni del Torinese si scaldano i motori

Sono scaduti sabato i termini per la presentazione delle candidature a sindaco e delle liste di appoggio nei due comuni della Valcerrina torinese, Cavagnolo e Monteu da Po. Tutto come previsto a Cavagnolo: qui si confronteranno il sindaco uscente, Mario Corsato, uno dei primi cittadini più “navigati” della Città Metropolitana di Torino, con un lungo curriculum amministrativo, sia come sindaco che come consigliere comunale, anche di opposizione. A sostenerlo, come era stato annunciato con largo anticipo, c’è l’Unione Cavagnolese. E nella sua squadra ci sono i componenti dell’attuale giunta, Mauro Oggero, vice sindaco da marzo e l’assessore Maria Luisa Ponzetti. Sul fronte opposto c’è, invece, Andrea Gavazza, già vice sindaco nella giunta Corsato, sino alle sue dimissioni a marzo, dove aveva le deleghe a bilancio e politiche giovanili. Gavazza, componente dello staff dell’assessore regionale Gianna Pentenero, è sostenuto dalla lista Adesso Cavagnolo, tra i cui componenti c’è Tiziana Zaniolo, dipendente regionale e moglie di Carlo Giacometto, commissario provinciale di Forza Italia di Torino. A Monteu da Po, invece, le liste sono diventate tre, una delle quali “esterna” al paese, grazie anche alla possibilità di non raccogliere firme di sostegno alle candidature, propria dei comuni sotto i mille abitanti. Torna in campo, dopo aver esitato se ricandidarsi a primoo cittadino, il sindaco uscente Laura Gastaldo, che avrebbe voluto passare il testimone a qualcuno della sua maggioranza, poi si è posta nuovamente alla testa di “Monteu un nuovo inizio” per portare avanti i progetti iniziati. Con lei c’è l’assessore Marco Ferrero, mentre non sarà della partita il vice sindaco Giulio Guido Bracco. A contrastare la sua eventuale riconferma c’è la lista locale “La nuova fronda” che candida a primo cittadino Vittorio Covacci, anch’egli di Monteu da Po, mentre Gianfranco Filombra è l’aspirante sindaco presentato dal Nuovo Cdu – Cristiani democratici uniti, partito guidato da Mario Tassone (già vice segretario dell’Udc) fondato nel 2014

Massimo Iaretti

Gli studenti interrogano i politici sulle pari opportunità

L’Aula consiliare di Palazzo Lascaris si è trasformata per un giorno nel Parlamento dei ragazzi.È entrato così nel vivo il progetto formativo Diritti 70.0, ideato dalla consigliera di parità regionale Giulia Maria Cavaletto e dalla consigliera supplente Chiara Maria Germano.

Studentesse e studenti degli istituti superiori piemontesi hanno avuto l’occasione per confrontarsi con i rappresentanti delle istituzioni, del mondo del lavoro e della ricerca economico sociale ponendo loro quesiti sul tema delle pari opportunità in famiglia, nei contesti occupazionali, nella società civile.

“Voi giovani sarete protagonisti del futuro e giornate come questa vogliono rappresentare un messaggio per metterci sulla stessa lunghezza d’onda, perché ci aiutiate a capire come superare l’incapacità della politica nel farsi ascoltare e capire da voi”, ha affermato il presidente del Consiglio regionale Mauro Laus. “Per favorire la conoscenza della nostra istituzione, stiamo ora impostando un progetto di alternanza scuola – lavoro con il Miur per invitarvi in Consiglio regionale a studiare da vicino l’attività nei nostri organismi consultivi, come i Comitati e le Consulte, affinché possiate diventare “ambasciatori” fra i vostri compagni di scuola di questa conoscenza, rendendo ancora più trasparente il nostro palazzo”.Il presidente del Consiglio regionale ha poi risposto alle domande sull’efficacia degli organismi di parità, ricordando che è importante non discriminare e quindi coinvolgere in questi organismi sia donne sia uomini. Sul tema della partecipazione attiva delle donne in politica ha invece riconosciuto come il problema sia ancora aperto, auspicando che tutti i partiti rendano sempre più chiare e tracciabili le regole per l’accesso alla dirigenza in quanto “la diversa sensibilità e capacità interpretativa di uomini e donne rende necessaria anche in politica una equilibrata rappresentanza fra i sessi”.

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I ragazzi hanno formulato domande articolate e approfondite anche sulle quote e gli stereotipi di genere, su lavoro, maternità e genitorialità, le trasformazioni culturali in atto, anche nel ruolo paterno, donne e sport, carriere e differenze salariali, violenza sulle donne e diseguaglianze a lungo termine, interrogando al riguardo l’assessora regionale al Lavoro, Istruzione e Formazione professionale, l’assessora regionale alle Pari opportunità e Diritti civili, l’assessore regionale allo Sport, Personale e Organizzazione e Germana Muscolo, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale. Sono inoltre stati interpellati esponenti del mondo del lavoro e della ricerca: Fabio Berton, economista e professore associato all’Università di Torino, Giancarlo Cerruti, sociologo ed esperto di relazioni industriali, Adriano Gallea, direttore risorse umane di PrimaIndustrie, Lia Pacelli, economista e ricercatrice dell’Università di Torino, Carla Maria Tiburtini, direttrice risorse umane Microtecnica Utc e Chiara Maria Germano, consigliera regionale di parità supplente.

Il progetto diritti 70.0 prevede una terza fase con il Summer Camp. Gli studenti delle scuole che hanno aderito al progetto incontreranno presso il Campus Luigi Einaudi, Lungo Dora Siena 100, esponenti del mondo del lavoro che svolgono professioni che contrastano lo stereotipo di genere: mestieri da donne svolti da uomini, mestieri da uomini svolti da donne a dimostrazione concreta, attraverso storie e interviste, che lo stereotipo può essere superato.

Il progetto si concluderà nell’autunno 2017 con il CONCORSO GENERE ARTISTICO in cui potranno trovare spazio e sintesi la creatività degli studenti e delle studentesse.

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Il concorso prevede quattro sezioni:

Fotografia (la foto vincitrice sarà collocata in copertina del libro sul progetto che sarà diffuso in tutte le scuole del Piemonte)

Disegno e grafica con slogan (il prodotto creativo vincitore diventerà il simbolo del Progetto per le annualità successive)

Componimento letterario breve, in poesia e/o prosa ( il componimento vincitore sarà pubblicato sul libro che verrà realizzato per il progetto e diffuso in tutte le scuole del Piemonte)

Trailer-minifilm (il filmato vincitore sarà ospitato sul sito della Consigliera di parità regionale e diffuso all’interno di sale cinematografiche nella giornata del 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne).

 

www.cr.piemonte.it

 

RIFONDAZIONE, IL COMUNISMO FA CULTURA

Altro che spariti. I comunisti, almeno a Torino, con il Prc – Partito della Rifondazione Comunista, ci sono e anche sotto l’aspetto culturale sono ben vivi. Il Circolo Arci “La Poderosa” di via Salerno 15/A a Torino ospita per tutto il mese di maggio un serie di incontri e di presentazioni librarie. Martedì 9 maggio, alle ore 21 (l’orario è lo stesso per tutti gli appuntamenti) viene presentato il libro di Angelo D’Orsi , “1917, l’ano della Rivoluzione”. Mercoledì 10 è la volta dell’incontro “Il secolo di ferro 888 – 1000. Crisi dell’Europa Medioevale” con Stefano Manganaro e Gabriele Asselli. Giovedì 11 è invece la volta di “La casa pubblica. Storia dell’Istituto autonomo case popolari di Torino”. Sul libro parleranno Daniela Adorni, Davide Tabor e Pasquale Fedeli. Il 16 maggio i riflettori saranno puntati “Ernesto Che Guevara, Cuba e America Latina” con Aleida Guevara, figlia del Che, Paolo Ferrero, già ministro della Repubblica e segretario del Prc e Sergio Marinoni. Il 17 maggio, poi, cambia completamente lo scenario con “Ogni noir ha il suo protagonista: l’Ombra di Marlowe” con Margherita Oggero e Gianluca Marazzi. E questo non è tutto …

Massimo Iaretti

 

Le Paritarie sono le scuole di tutti: non “degli altri”

L’Amministrazione Appendino ha appena tagliato, senza pietà, i fondi a favore delle Scuole Paritarie (meno 750mila euro). Nel corso di una lunga, interminabile seduta notturna del Consiglio Comunale la Giunta ha ritirato la scorsa settimana, con un colpo di mano, l’emendamento che avrebbe permesso di limitare a 500mila euro la riduzione dei fondi. Nulla di fatto. Non sono stupito: era tutto già scritto, e anche in maniera piuttosto esplicita, nel programma elettorale dei Cinque Stelle, per i quali la libertà di educazione non è prevista. Un concetto perfettamente riassunto dall’Assessore Patti, che, senza mezzi termini, chiama “scuole degli altri” le Scuole Paritarie. È questo l’errore più grande: le scuole pubbliche sono scuole di tutti. Le famiglie – ormai è chiaro a tutti, Giunta compresa – non ci stanno più: hanno raccolto 9.450 firme contro i tagli dell’Amministrazione Cinque Stelle e hanno espresso, davanti a Palazzo Civico, la loro protesta contro questa miope politica di tagli indiscriminati. Il mio impegno in Sala Rossa continua: per la difesa delle Paritarie e, con loro, dell’intero sistema scolastico cittadino.

Silvio Magliano

Consigliere comunale di Torino

Anche a Torino nascono le Officine delle idee

Prende forma il progetto di Giuliano Pisapia

Il 5 maggio le Officine delle idee di Campo progressista si sono incontrate anche a Torino per la prima volta al SocialFare in via Maria Vittoria  con la presenza di Marco Furfaro, trentasettenne toscano, laureato in Economia e volto noto nel mondo della sinistra italiana. L’iniziativa lanciata da Giuliano Pisapia in tutta Italia qualche mese fa muove i suoi primi passi anche a Torino e in Piemonte. Come ha detto Pisapia stesso: “Campo progressista era nato per dare una prospettiva, ora è diventato una realtà”.

Un percorso in cui non conta la provenienza di ciascuno, ma solo dove vogliamo andare insieme. Le Officine delle idee sono il primo progetto di Campo Progressista. Luoghi di competenze, innovazione inclusiva, discussione, produzione politica e culturale per fare emergere insieme le idee per l’Italia che verrà. Hanno l’obiettivo di stimolare e raccogliere idee e proposte che siano il fondamento di un nuovo e inedito progetto politico per il futuro prossimo. Il nostro Paese ha un forte bisogno di idee coraggiose e progressiste, credibili, concrete e sostenibili. Gli slogan e la demagogia non sono un fondamento su cui costruire il futuro.

Il nostro orizzonte è l’unità del centrosinistra ma se Matteo Renzi continuerà a mettere veti sulle persone e a coltivare la sua idea di autosufficienza del Pd allora siamo pronti a costruire un’alternativa di centrosinistra senza Renzi. Gli strappi con il nostro mondo in questi anni sono stati tanti, dalla scuola al lavoro passando per la tentata riforma costituzionale, gli ultimi due esempi di nuovi passi falsi sono il decreto Minniti che riduce i diritti dei richiedenti asilo e il disegno di legge che è stato approvato ieri alla Camera sulla legittima difesa che dà licenza di sparare ai ladri di notte ampliando così la possibilità di ricorrere all’uso delle armi da parte di normali cittadini. Un Paese che si accartoccia su se stesso assecondando le paure cavalcate dalla destra più becera, non è il paese che vogliamo.

Ho iniziato la mia esperienza politica nei “comitati Prodi” che con un lavoro partecipato avevano portato alle “tesi programmatiche”, discusse in centinaia di assemblee di cittadini in tutta Italia, che diventarono il programma dell’Ulivo per le elezioni del ’96. La nostra idea ora è quella di riproporre un processo partecipato di quel tipo, coinvolgendo tante persone, donne e giovani, che normalmente si sentono lontane e per nulla attratte dalla vecchia politica.

 

Monica Cerutti