POLITICA- Pagina 598

Protocollo 112 e caccia. Dibattito a Palazzo Lascaris

Il Protocollo sul nuovo numero unico di emergenza 112 è definito a livello nazionale ed è stato sottoscritto anche dai vertici dei Vigili del fuoco: la sua modifica richiede quindi la condivisione da parte del Comando nazionale dei Vigili del fuoco. Come assessore regionale e coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni mi faccio comunque carico dei problemi emersi per quanto di competenza. Se alcune questioni di tipo tecnico possono essere risolte trovando una sistemazione all’interno del protocollo, lavoreremo per individuare le modalità opportune”. È quanto si è impegnato a fare l’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta lunedì 13 novembre al termine dell’audizione in Commissione Sanità, presieduta dal vicepresidente Davide Bono, dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco in merito alle problematiche del sistema numero unico di emergenza 112. I rappresentanti di Conapo Gianni CacciatoreClaudio Cambursano e Alessandro Maglione e della Cisl Antonio Mazzitelli hanno denunciato che il numero unico di emergenza sta creando non pochi problemi perché “la sala unica laica sembra avere ben poco di ‘laico’ dal momento che nelle richieste di soccorso pare privilegiare l’invio di soccorsi sanitari rispetto a quelli tecnici non tenendo presente che, quando si verifica per esempio un grave incidente stradale, è impossibile far intervenire il pronto soccorso prima che il passeggero sia estratto dalle lamiere. A causa di ciò, in molti casi, i tempi d’intervento non vengono compressi ma dilatati”. Sarebbe necessario, hanno continuato, rivedere il protocollo per integrare il disciplinare e prevedere una sala operativa interforze. Sono intervenuti, per richieste di chiarimenti, i consiglieri Gian Luca Vignale (Mns), Paolo AllemanoNadia Conticelli (Pd), Alfredo Monaco(Rete civica), Stefania Batzella (Mli), Mario Giaccone (Chiamparino per il Piemonte) e Marco Grimaldi (Sel). Nella seconda parte della seduta l’assessore Saitta ha svolto un’informativa in merito all’applicazione del Fascicolo sanitario elettronico (Fse) per pazienti e operatori sanitari. “L’obiettivo – ha dichiarato – è digitalizzare gradualmente entro il prossimo triennio tutta la documentazione clinica personale e tutti i servizi a disposizione dei cittadini e realizzare un’unica piattaforma utilizzabile dal web e dai dispositivi mobili: un lavoro che richiede tempo e per il quale è necessario procedere per gradi. Entro il 2018 si ipotizza di partire con i referti di laboratorio analisi, le immagini radiologiche, i referti di anatomia patologica e di altre prestazioni ambulatoriali, i verbali di pronto soccorso, delle prestazioni di emergenza urgenza e le lettere di dimissione ospedaliera. E si punta anche ad attivare la disponibilità delle prescrizioni farmaceutiche, delle prescrizioni specialistiche e gli esiti degli screening. “La scelta della Giunta – ha continuato l’assessore – è di cominciare dai malati cronici e in generale dai cittadini ‘fragili’, per cui il consumo di farmaci e la richiesta di prestazioni è più elevata e di concentrarsi su iniziative che offrono vantaggi ai pazienti e allo stesso tempo rendono più semplici i processi della pubblica amministrazione. Un esempio pratico è costituito dalla dematerializzazione dei buoni per la celiachia: attraverso un accordo con farmacie, negozi specializzati e grande distribuzione sarà possibile effettuare tutti i passaggi, quindi pagamenti e rimborsi, attraverso il digitale”. A gennaio partiranno i test pilota, dalla seconda metà del 2018 si entrerà a regime. In una seconda fase il piano, finanziato con 17,9 milioni di euro di fondi Por Fesr nell’ambito dell’Agenda digitale piemontese, prevede l’inserimento all’interno del fascicolo sanitario elettronico di ulteriori servizi come Il dossier farmaceutico con cui si rilevano i medicinali consumati, le vaccinazioni effettuate, il consenso o il diniego alla donazione di organi e tessuti.Nella prossima seduta la Commissione svolgerà il dibattito sull’informativa.

 ***

ctagliani

 

Sospensione della caccia nelle zone colpite da incendi.

Stop alla caccia nelle zone colpite dagli incendi: sono in corso ulteriori valutazioni. Lo ha detto l’assessore Giorgio Ferrero nella seduta odierna di terza Commissione, presidente Raffaele GalloFerrero ha  infatti svolto le comunicazioni in merito alla sospensione dell’attività venatoria nelle zone colpite dai recenti incendi. A chiedere l’approfondimento è stato il consigliere Gian Luca Vignale (Mns), annunciando qualche novità.

Ferrero ha inizialmente fatto riferimento alla delibera regionale del 31 ottobre con la quale si è stabilita la sospensione della caccia fino al 30 novembre (con possibilità di modifica per la situazione di rischio e l’andamento climatico) nei comprensori alpini colpiti dagli incendi e nelle aree limitrofe. L’area interessata dalla sospensione supera i 538 mila ettari. Gli ambiti di caccia e i comparti alpini toccati dallo stop contano oltre 6.200 cacciatori, oltre un quarto dei cacciatori piemontesi. La sospensione durerà fino al 30 novembre e riguarda i comparti Alpini To1 (Valli Pellice, Chisone e Germanasca), To3 (Bassa Valsusa e Val Sangone), To5 (Valli Orco, Soana e Chiusella), Cn2 (Valle Varaita) Cn4 (Valle Stura). L’assessore ha quindi aggiunto che per le aree limitrofe a quelle toccate dagli incendi, cioè quelle dei comparti alpini To2 (Alta Valsusa), To4 (Valli di Lanzo), e degli ambiti territoriali di caccia To1 (Eporediese), To2 (Basso Canavese) To3 (Pinerolese), la sospensione era stata decisa sino al 10 novembre. La Città Metropolitana, quindi , in attesa di ulteriori sopralluoghi e delle delimitazioni delle aree, ha confermato di voler mantenere  la sospensione della caccia nel Comuni interessati dagli incendi. A seguito delle mutate condizioni metereologiche con la sopravvenuta pioggia e forti nevicate su tutto l’arco alpino – ha ulteriormente spiegato Ferrero – la Regione ha provveduto a richiedere alle Province interessate di fornire elementi tecnici utili alle future valutazioni. L’Amministrazione provinciale di Cuneo ha annunciato l’intenzione di circoscrivere le aree interessate e quelle limitrofe al fine di creare un’oasi di protezione. Oltre allo stesso Vignale, hanno chiesto delucidazioni in merito Giorgio Bertola (M5s), Nadia Conticelli (Pd) e Marco Grimaldi (Sel). È infine proseguito l’esame dei tre provvedimenti, sempre in materia di caccia: il disegno di legge dell’assessore Ferrero, nonché i due progetti di legge rispettivamente di Bertola e diVignale.

Sino a oggi, al disegno di legge sono stati presentati 454 tra emendamenti e subemendamenti.

mbocchio

Orwell, il Marchese del Grillo e la buona fede

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Uno spirito aleggia tra i pentastellati, almeno quelli torinesi. E’ lo spirito del Marchese del Grillo (Beppe?), che diventa punto di riferimento politico – ideologico del raggruppamento: “Io so’ io e voi siete niente”. Così dopo aver promesso di ridurre i costi della politica hanno aumentato i portaborse in Comune.  Ma si sa, loro possono dove per gli altri sarebbe un errore imperdonabile  Ora un’ altra “moda”, ritoccare  foto di repertorio cancellando chi è diventato loro indesiderato. Come per Giordana (del resto salvato dall’ Appendino e collocato ad altro ufficio) che viene coperto dall’ attuale addetto stampa. L’impressione è che i grillini  pensino: “la realtà la modifichiamo come e quando vogliamo”. Noi suggeriamo loro una proficua e gradevole lettura: La fattoria degli animali. Il suo autore, Orwell, è stato volontario al fianco dei Repubblicani nella guerra civile spagnola. Il libro è una allegoria.Gli animali si liberano della dittatura del Fattore. Poi, nottetempo, i maiali per diventare i padroni della fattoria modificano le tabelle della legge che rendeva tutti gli animali uguali e con gli stessi diritti.  L’autore si riferiva all’ Urss con la relativa degenerazione della rivoluzione in dittatura e basta. Degenerazione che partiva dalla falsificazione della storia della rivoluzione. La nostrana falsificazione delle foto sarà anche paesana e all’ acqua di rose. Ma resta pur sempre una mistificazione della realtà. Dal MoVimento si schermiscono precisando che  nel loro sito web possono postare chi vogliono. Vero, ma sarebbe stato più elegante rimuovere la foto “incriminata”. Saper o voler governare è anche una questione di stile, non dimostrato da quei pentastellati.  E poi io non mi fido. Non mi fido di chi altera la verità, seppur solo quella di una immagine. Nessuno dai piani alti pentastellati ha obiettato sulla vicenda del fototarocco. Anche qui  ritorniamo alla sindrome del Marchese del Grillo. Loro possono fare qualcosa che gli altri non possono fare. Prima credevo (almeno) nella loro buon fede, ora non ne sono più convinto.
Patrizio Tosetto

Istituzioni e politica in campo contro la transfobia

Il 18 novembre a Torino si terrà la Trans Freedom March, una manifestazione organizzata dal Coordinamento Torino Pride in occasione del Transgender Day of Remembrance (TDoR). Il TDoR è una ricorrenza che si celebra dal 1999 e che vuole commemorare le vittime dell’odio e del pregiudizio anti-transgender. «Anche quest’anno, come ogni anno, apprezzo il sempre maggiore coinvolgimento che vi è attorno alla ricorrenza. Quello della transfobia è un tema che spesso viene ritenuto marginale e che a fatica si riesce a comunicare rispetto alla sua importanza. Abbiamo a che fare infatti con una differenza più difficile da accettare, ma che può essere assunta a emblema del rispetto del principio di autodeterminazione. È per questo motivo che il valore di questa battaglia è simbolicamente importante, perché l’autodeterminazione spesso diventa un principio difficile da applicare» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte. «La transfobia non è una questione lontana da noi. Ho voluto ricordare il caso di Brunella, uccisa nel febbraio del 2012 a Novara da due uomini che prima sono stati condannati all’ergastolo e poi hanno visto la propria pena ridotta a 18 anni. Brunella è stata offesa anche nel ricordo perché all’epoca tutti parlavano del suo caso come de “il transessuale” assassinato. Neanche nella morte hanno rispettato il suo genere» – ha continuato Monica Cerutti. «Le celebrazioni però non sono nulla se non sono accompagnate da fatti concreti. Ne voglio segnalare quattro: quest’anno abbiamo chiesto ai sindaci dei Comuni capoluogo di ospitare gratuitamente il manifesto della #TransFreedomMarch; abbiamo istituito per i dipendenti della Regione Piemonte il tesserino identificativo “consono al genere d’elezione”; stiamo rafforzando il CIDIGEM – Centro Interdipartimentale Disturbi d’Identità di Genere che si trova presso la Città della Salute di Torino; stiamo, grazie alle leggi regionali 4 e 5 che sono state approvate l’anno scorso, progettando azioni concrete che riguardano l’inserimento e il reinserimento lavorativo. Oltre alla sensibilizzazione le istituzioni devono mettere in campo politiche» – ha concluso l’assessora.

Il declino di Torino

Periodicamente se ne parla, in particolare quando succede un qualche fatto che riporta l’attenzione dell’opinione pubblica e degli organi d’informazione. Naturalmente ci sono opinioni diverse nell’individuare responsabilità, dimensioni e punti di partenza. Ancora recentemente uno dei quotidiani cittadini ha ripreso la questione con i soliti interventi. Contemporaneamente, come ogni anno, la Fondazione Rota con il suo rapporto annuale ha fornito una fotografia chiara della situazione della nostra città. Ora, più che riprendere le varie posizioni  – “è tutta colpa di Chiamparino e dei debiti fatti per le Olimpiadi!”  “No, con quegli investimenti si è cambiato il volto della città!”  – oppure, tesi sostenuta per cinque anni dall’ex Sindaco Fassino “Torino non è in declino ma è prima in questi settori: ecc… ” con un per altro elenco discutibile – possono essere invece utili alcuni dati: Torino perde continuamente abitanti (circa 880.000 nel 2017) con l’età media che aumenta. Importanti società pubbliche e private, nel silenzio delle Istituzioni e della politica, come Telecom e Fiat hanno trasferito la loro sede legale. L’azienda dei trasporti, GTT (con il suo Presidente all’attenzione della cronaca per i fatti dell’ex capo di Gabinetto dell’attuale Sindaco di Torino), è sull’orlo del fallimento . Il Salone del Libro ha bisogno di un salvataggio, pena anche per esso il fallimento. La disoccupazione giovanile è al record nel nord Italia, con quasi la metà dei giovani con meno di ventiquattro anni che non studia e non lavora. Il reddito procapite dei torinesi è oramai quasi allineato alla media nazionale. Ad esempio, Milano ha un reddito doppio della media nazionale. I poveri a Torino (fonte Caritas), sono ormai centomila e sono raddoppiati negli ultimi dieci anni. In questo quadro a tinte cupe potrei continuare con ulteriori accenni: una Regione indebitata, con una guida diciamo non incisiva ed una giunta che in diversi elementi fa rimpiangere quella precedente, Torino guidata da un Sindaco dimostratosi clamorosamente incapace ed inadeguata, al di là della sua giovane età . Su tutto appare evidente l’inadeguatezza complessiva della classe dirigente cittadina e la mancanza, elemento determinante, di una “visione” e di un progetto che si pongano l’obiettivo del rilancio della Città. 

CHIUSURA PRONTO SOCCORSO DELL’OFTALMICO: NON CON IL NOSTRO SILENZIO

“Saitta e Chiamparino a dicembre chiuderanno il Pronto Soccorso dell’ospedale Oftalmico”

E’ infatti evidente che quello che oggi chiamano ‘trasferimento’ è a tutti gli effetti una ‘chiusura’ e che i numeri dei medici e degli infermieri che opereranno in via Cherasco sarà del tutto insufficiente per garantire le stesse prestazioni annue dell’Oftalmico.

Oggi per far fronte agli oltre 50 mila passaggi all’anno al Pronto Soccorso di via Juvarra vengono esclusivamente dedicati ogni giorno 5 medici. In via Cherasco lo stesso numero di medici sarà invece operativo per gestire l’intera oculistica (emergenze, sale operatorie, ambulatori, degenze..).

Secondo quanto dichiarato dallo stesso assessore alla Sanità, dei 27 medici oggi operativi all’Oftalmico solo 8 andranno al San Giovanni Bosco e alle Molinette e su 52 infermieri solo la metà hanno accettato il trasferimento. E’ evidente che con questi numeri in via Cherasco non si riuscirà a far fronte contemporaneamente al Pronto Soccorso, alle attività operatorie e a quelle di degenza.

Vi è poi una evidente insufficienza dei locali previsti. Dove si rivolgeranno i 50 mila pazienti che ogni anno si recano al pronto soccorso per un’emergenza ai loro occhi?

Per effetto della DGR 1-600 approvata dalla Giunta regionale e per obiettivi assegnati al Direttore Generale dall’Assessore Saitta vi è LA VOLONTA’ DI CHIUDERE IL PRONTO SOCCORSO ENTRO IL MESE DI DICEMBRE.

E’ evidente che a dicembre sarà a rischio la salute dei cittadini. Non lo faranno con il nostro silenzio. Dopo anni di battaglia e raccolte firme (oltre 90 mila) Saitta e la giunta Chiamparino hanno fatto una piccola inversione di marcia: l’ospedale Oftalmico non chiuderà, ma in esso rimarranno la chirurgia ambulatoriale per la cura della cataratta e un ambulatorio diurno.

Far sentire la nostra voce è oggi più che mai importante. Per questo motivo questa mattina il Comitato Salviamo l’Oftalmico, il Comitato Salviamo gli Ospedali, hanno organizzato un incontro nell’Aula Magna dell’Ospedale Oftalmico per definire strategie e modalità di azione. Erano presenti il consigliere regionale Gian Luca Vignale e il consigliere comunale Roberto Rosso, oltre che esponenti sindacali.

Sono state invitate tutte le rappresentanze associative, sindacali, politiche e amministrative cittadine e regionali. L’iniziativa è, infatti, aperta senza alcuna restrizione a chiunque altro condivida i nostri obiettivi di tutela della salute dei cittadini e delle eccellenze sanitarie regionali.

 

#SENZAFILTRI. La società civile parla alla politica

23 rappresentanti della società civile torinese saranno i protagonisti dell’evento organizzato da Cantiere Civico, dal titolo #SENZAFILTRI: imprenditori, artigiani, studenti, presidi, sacerdoti, giornalisti, detenuti, medici e molto altro a rappresentare i vari strati e i vari anime di questa città.

Cantiere Civico – un movimento aperto a tutti i cittadini che in esso si possono riconoscere e che vogliono impegnarsi per il futuro della propria città – ha fatto del confronto costante la sua cifra identitaria, non soltanto a ridosso dei momenti elettorali, ma sempre, costantemente. Da questo approccio è nata l’iniziativa #SENZAFILTRI, in cui numerose personalità della città condividono la loro idea di futuro per Torino.Luigi La Spina, qualche giorno fa, ha scritto che “La società cittadina, infine, quel ceto di classe dirigente che, nella svolta impressa dal sindaco Castellani a cavallo del secolo, aveva contribuito grandemente, prima ad elaborare la strategia e, poi, a collaborare alla realizzazione di quella importante e inedita esperienza di sviluppo cittadino, si sente abbandonata da una politica che non sa più né individuare un traguardo, né avere la credibilità e l’autorevolezza per suscitare attenzione e attivare l’impegno civile (…) In una situazione che ricorda il vuoto dei partiti che favorì, appunto, l’avvento di Castellani nel 1993, forse toccherebbe proprio a quella società civile che si mobilitò, guidata da Salza, per supplire alla mancanza di leadership politica, prendere l’iniziativa di coordinare le tante e valide forze, produttive, professionali, le tante risorse intellettuali, tecnologiche, lavorative presenti in città per superare un momento così delicato per il futuro dei figli e dei nipoti di Torino”. È in questo che crede Cantiere Civico ed è da qui che vuole partire dando vita ad una giornata in cui protagonista è la società civile.“Spesso la politica ha parlato con retorica della necessità di ascoltare i bisogni dei cittadini per poi, però, rifugiarsi in una gestione del potere in cui le persone diventavano soltanto elettori da contattare per domandare loro il voto. Anche questo è uno degli elementi che ha prodotto quel disamore che è poi sfociato nelle tante manifestazioni di antipolitica che oggi ben conosciamo. Ci teniamo a sottolineare che l’evento non ha alcuna finalità politica-elettorale, nessuno dei partecipanti ha intenzione di candidarsi ma solo di contribuire con la propria voce e le proprie idee al futuro della città” (Mario Giaccone, Consigliere Lista Civica per Chiamparino).

***

Si susseguiranno sul palco del Café Muller Paolo Stratta, Marco Albeltaro, Simona Vlaic, Davide Giani, Guido Gobino, Giorgio Saracco, Daniel Martinez, Claudia Spoto, Marco Cossolo, Moussaid Ayoub, Vincenzo Pappalettera, Lorenza Bravetta, Marco Rosso, Antonio Menegon, Lorenzo Galano, Cristopher Cepernich, Paolo Griseri, Sara D’Amario, Daniele Gianni, Mario Brossa, Marco Canta, Paola Allamano, Mauro Mergola, Luca Ferrua a offrire ai politici e amministratori seduti in sala le loro proposte, le suggestioni e le aspettative di cui la politica deve farsi portavoce. Si tratta soltanto di un passaggio di un progetto per costruire una vera e propria partecipazione attiva delle persone alla costruzione di un percorso capace di dare delle risposte e di rendere concrete le suggestioni che provengono dalla società civile, proprio in una fase in cui lo scollamento fra politica e cittadini sembra così ampio. “Abbiamo cercato di costruire un evento che mettesse i politici all’ascolto: non saliranno sul palco e non ci sarà contraddittorio o possibilità di replica alle suggestioni offerte dai cittadini, ma consegneremo loro, a chiusura dell’evento, un documento riassuntivo con l’intento di raccogliere chi ha voglia di contribuire all’elaborazione, chi ha delle idee e delle esperienze da socializzare” (Francesco Tresso, Consigliere Comunale Lista Civica per Torino).

Il tramonto del centro sinistra?

Le analisi sul voto siciliano si sprecano. Certo, ci sono dati chiari ed inequivocabili. La straripante vittoria del centro destra e il ritrovato protagonismo politico di Silvio Berlusconi. Innegabile e straordinario. L’avanzata forte, pesante e massiccia, dei 5 stelle. Altrettanto innegabile e straordinaria. E, in ultimo, il tramonto del centro sinistra come coalizione. La frammentazione di questo campo, ridotto ormai ad un campo di macerie, e’ il frutto concreto della gestione politica del Pd di questi ultimi anni e della incomprensione fra i vari attori campo. Comunque sia, si tratta di un “campo politico” che e’ uscito momentaneamente dalla competizione vera per il governo del paese. Ora, si tratta di capire come e’ possibile, al di la’ delle piroette dei protagonisti, ricostruire una alleanza di centro sinistra nel nostro paese. Innanzitutto va archiviata definitivamente il cavallo di battaglia del Pd renziano, cioe’ la “vocazione maggioritaria” del partito e la conseguente autosufficienza politica ed elettorale del Pd. Una tesi, questa, sostenuta all’inverosimile dal gruppo dirigente del Pd in questi ultimi anni che ha contribuito a smontare alla radice qualsiasi forma di alleanza con altre forze e movimenti riconducibili seppur vagamente al centro sinistra.

***

E’ persin ovvio dedurre che dopo aver sostenuto per anni la centralita’ del Pd e la esclusione pregiudiziale di qualsiasi coalizione, e’ quantomeno curioso nonche’ singolare che dopo aver subito una sconfitta elettorale cocente si cambi linea improvvisamente. Anche perche’ i cambiamenti repentini devono essere compresi, capiti e metabolizzati dai cittadini elettori. E quando questo non capita, comprensibilmente, c’e’ la sconfitta politica prima ed elettorale poi del partito. In secondo luogo, se si vuole essere credibili e si crede in questo progetto, si tratta di recuperare il celebre slogan di Mino Martinazzoli. E cioe’, “In Italia la politica e’ sempre stata la politica delle alleanze”. Uno slogan che riassume una concezione della politica, del partito, delle istituzioni e della societa’. Il Pd crede in questa prospettiva al di la’ delle conversioni improvvise alla Fassino? Conversioni anche poco credibili che rischiano di creare un forte cortocircuito nella stessa base del partito, seppur renziana ed ubbidiente. Perche’ riconoscere la centralita’ della coalizione, e quindi una vera “cultura delle alleanze”, significa anche riconoscere la valenza di un partito non “personale”, il pluralismo sociale e culturale presente nella societa’, e soprattutto la necessita’ dell’apporto di altre formazioni politiche per arrivare al governo del paese. Insomma, attorno alla “cultura delle alleanze” non c’e’ solo il pallottoliere in vista delle elezioni, ma anche e soprattutto il riconoscimento di alcuni valori centrali che costruiscono l’edificio democratico e costituzionale nel nostro paese.

 

***

Ecco perche’ per ricostruire il centro sinistra non bastano gli slogan e le battute ad effetto. Servono, al contrario, elementi e principi di cultura politica che delineano una visione della societa’ e della politica. Ora, pare che anche nel Pd ci sia questo ravvedimento politico e questa inversione di rotta. C’e’ da sperare che non sia il solito, ed ormai noto e collaudato, tatticismo funzionale al momento. Ovvero, una sorta di posizionamento destinato ad esedre sacrificato appena cambiano gli ingredienti in campo. Adesso, forse, e’ opportuno disegnare una strategia politica definitiva. Ma soprattutto coerente e di lunga durata. In gioco, infatti, non c’e’ solo il destino di potere di alcuni capataz ma la prospettiva di un progetto politico. Quello, appunto, di un centro sinistra democratico, riformista e progressista.

 

Giorgio Merlo

Piazza San Carlo e il garantismo a senso unico

STORIE DI CITTA’  di Patrizio Tosetto
I consiglieri comunali pentastellati  riconfermano la loro fiducia in Chiara Appendino. Ci mancherebbe altro. Se si votasse alcuni di loro tornerebbero ad essere disoccupati o precari, e come ben si sa, il posto di lavoro non si tocca, nemmeno lo scranno da presidenti di commissione. E poi, diamine, tutti tengono famiglia. Hanno sostenuto (nel post su Facebook pubblicato integralmente dal nostro giornale: http://www.iltorinese.it/500-giorni-pentastellati-sotto-la-mole/ – ndr ) che in questi 500 giorni hanno fatto tanto al governo della città. Benissimo, se ci rendono edotti gliene saremo immensamente grati. Ma veniamo al punto, i tragici fatti di piazza San Carlo. Non ho letto o sentito nulla in proposito, da parte loro. Se non le accuse ai giornali. La Sindachessa è la prima negli ultimi 25 anni che non ha delegato a un assessore materie come  sicurezza e protezione civile. Cosa alla quale è stata costretta dopo il disastro. Lecita la domanda : perché? Possibile risposta: “ero io in grado di fare da sola”. Si è visto, ahimè. Forse i permessi  sono stati dati “affettuosamente” perché dire di no a Fiat,  Agnelli e Juve non è facile, qui a Torino? Quando abbiamo sostenuto che doveva essere la società sportiva a farsene carico siamo stati subissati da una valanga di fischi. Siamo stato fischiati da tifosi  e non, con la lapidaria l’affermazione : non era un problema della Juve ma della città.  E qui entra in gioco la magistratura che contesta piazza San Carlo come non idonea per queste manifestazioni, tra l’altro in questo nuovo e tragico clima determinato  dalla paura del  terrorismo.  Rimanevano solo due possibilità: o negare l’autorizzazione o trovare un altro sito. Nel primo caso essere indipendenti, nel secondo studiare la soluzione del problema. Ma purtroppo non si è approfondito e la questione è stata sottovalutata, al di là degli eventuali reati che  vengono contestati. Eventuali perché sarà appunto la magistratura ad appurare.  Dettaglio: se ho capito bene è stata notificata una conclusione d’ indagine. Non sono un avvocato, ma vuol dire che dopo le difese degli imputati ci sarà il rinvio. In poche parole il processo si farà. E cosa faranno i politici penstallati se ci fossero condanne? Faranno i garantisti, cosa che non facevano prima con gli “altri politici”.  Noi  poniamo un’ ultima domanda ai grillini torinesi: che realtà state vivendo?  Quando si nega ciò che è si inventa una realtà virtuale e si sprofonda nella mera ideologia. Con la città che rischia di non essere governata e lasciata al suo destino.

500 GIORNI “PENTASTELLATI” SOTTO LA MOLE

Dopo la notizia dell’avviso di garanzia alla sindaca Chiara Appendino, per confermarle la fiducia e il sostegno,  il Gruppo consiliare M5S al Comune di Torino ha pubblicato un lungo post su Facebook sui “500giorni” di amministrazione pentastellata in città. Ve lo proponiamo integralmente
Sono passati circa 500 giorni da quando il Movimento 5 Stelle si è insediato alla guida di Torino. 500 giorni sotto l’amministrazione di una donna forte, preparata e determinata come Chiara Appendino.500 giorni in cui è stata messa finalmente in luce la disperata situazione finanziaria della Città, nascosta per anni dalla narrazione unica di un costante sviluppo fatto di feste e grandi eventi. 500 giorni in cui si è messo a punto un piano di rientro credibile, che possa mettere in sicurezza i conti della città salvaguardando le fasce deboli. 500 giorni in cui è stato salvato e rilanciato il Salone del Libro, con una delle edizione più partecipate e di successo degli ultimi anni. 500 giorni in cui si è dato il via a processi fondamentali per la città come la riorganizzazione della macchina comunale, la revisione del Piano Regolatore, la messa a punto di progetti di rigenerazione urbana a partire dalla manutenzione diffusa di strade e marciapiedi, l’avvio di una progettazione per il superamento dei campi rom e della delicata situazione delle ex palazzine olimpiche del MOI oggi occupate da più di 1000 persone senza casa, l’avvio di una politica per la mobilità sostenibile ed elettrica, la gestione condivisa dei beni comuni urbani tramite patti di collaborazione tra amministrazione e cittadini, e tanto altro.  500 giorni sotto il tiro incrociato di un’opposizione tanto frustrata quanto menzognera, spesso colpevole della situazione che ci siamo trovati ad affrontare e incapace di concepire la diatriba politica al di fuori di sciacallaggi ed esposti giudiziari. 500 giorni di un’informazione servile al vecchio sistema di potere politico ed economico che a lungo ha governato la città. 500 giorni che confermano la fiducia del Gruppo Consiliare del Movimento 5 Stelle verso la Sindaca e la Giunta, ai quali non faremo mancare il nostro sostegno e il nostro entusiasmo nel voler rendere migliore la nostra Città.
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare M5S Torino
(foto: il Torinese)

“Poveri” Comuni piemontesi

Nei giorni scorsi mi è capitato di leggere una statistica relativa ai contributi che i vari apparati dello Stato trasferiscono ai Comuni. Orbene, i comuni piemontesi sono in fondo alla classifica nel senso che, fatto il totale delle somme trasferite diviso per il numero degli abitanti, il contributo pro capite per il Piemonte ammonta a 68 euro mentre, per esempio, per il  Lazio è pari a  237 euro e per la Valle DAosta a 913 euro. Tralascio il confronto con le regioni a statuto speciale perché , da un lato i privilegi di cui godono sono noti, dallaltro occorre comparare le competenze che sono attribuite ai  comuni, che possono essere diverse. Resto al Lazio, regione a statuto ordinario. Il dato mi fa arrabbiare, non poco . E larrabbiatura aumenta se si considera il fatto che il Piemonte ha 1202 comuni (i dati si sono leggermente modificati in ragione degli ultimi accorpamenti), mentre il Lazio ne ha soltanto 378. Un Comune ha una struttura che per solo fatto di esistere costa ed in Piemonte i piccoli comuni non sono un inutile spreco, ma rispondono ad esigenze legate alla specificità ed alla particolarità del nostro territorio. Dunque, doppio danno. Perché commento questi dati? Il tema dellautonomia e della sperequazione tra le diverse risorse assegnate ai territori non può essere relegato ad argomento marginale nel dibattito politico. Tutti si affaccendano a parlare di legge elettorale , di questa o quella riforma di facciata , ma la questione settentrionale è per noi centrale, ha multiformi sfaccettature e riguarda dei territori, come il Piemonte, che sono sistematicamente bistrattati.

Roberto Cota