


“MANCANZA DI POSTI LETTO E PERSONALE STREMATO. PRONTA INTERROGAZIONE PER L’ASSESSORE ALLA SANITA’”
“Il pronto soccorso dell’ospedale di Susa è in condizioni insostenibili a causa del sovraffollamento”. Lo afferma la consigliera regionale dei Moderati, Stefania Batzella, che sabato 16 marzo ha effettuato un sopralluogo sul posto, dopo aver ricevuto numerose segnalazioni da parte dei parenti di alcune persone che si trovavano ricoverate lì. “Intorno alle 20 – spiega – erano presenti 33 pazienti, 9 dei quali con codice giallo e gli altri 24 con codice verde. I 9 posti letto di Osservazione breve intensiva (OBI) erano pieni e il resto dei pazienti stazionava nelle barelle in corridoio. Alcuni pazienti si trovano in pronto soccorso da giorni, addirittura anche da 6 giorni, perché nei reparti non ci sono posti letto per ricoverarli. Inoltre, anche la sala di attesa era piena di persone che attendevano di essere chiamate per essere visitate”.
I nodi cruciali del problema continuano ad essere sempre gli stessi: la mancanza di posti letto, il poco personale infermieristico, gli Oss (operatori socio-sanitari) e anche i medici. “Durante la giornata – prosegue Batzella – hanno lavorato in pronto soccorso due medici, uno dedicato ai codici ad alta intensità e uno a quelli di media e bassa intensità, in servizio dalle 9 del mattino. Quest’ultimo alle 19 è andato via. Durante la settimana, invece, il turno termina alle 23. Tempo fa tempo fa avevo presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per chiedere che anche il sabato e la domenica il medico si fermasse fino alle 23, ma per l’Asl To3 non era necessario prolungare l’orario. Ed ecco i risultati”.
Il 19 febbraio la consigliera aveva anche chiesto in Consiglio regionale se fosse stato predisposto dalla direzione aziendale dell’Asl To3 un piano per affrontare in modo adeguato ed efficiente il sovraffollamento nei pronto soccorso. “Mi era stato risposto che il piano c’è – aggiunge – ma è evidente che non funziona o non è sufficiente. I posti letto sono pochi e non sono stati incrementati e anche il personale doveva essere incrementato per affrontare al meglio il carico di lavoro. Inoltre, il piano precisa che in Osservazione breve intensiva, i pazienti non possono stare più di 36 ore. Oltre questo tempo, il paziente deve essere preso in carico o da un reparto ospedaliero o, in mancanza di posti letto, dalle strutture residenziali e territoriali sanitarie, favorendo l’inserimento Rsa e Cavs, con le quali l’Asl To3 ha preso specifici accordi mirati all’accoglienza dei pazienti del territorio”.
“Alla luce di quello che ho visto – conclude la consigliera dei Moderati – è evidente che tutto ciò non è stato messo in atto. Chi si rivolge al pronto soccorso deve ricevere un’assistenza di qualità e in questa situazione non è possibile, così come non è più tollerabile che il personale lavori in queste condizioni nonostante la loro professionalità, l’impegno e la buona volontà. Ormai sono allo stremo. Martedì in Consiglio regionale interrogherò l’assessore alla Sanità e gli chiederò di intervenire al più presto affinché questa situazione possa essere risolta”.
«Dopo malumori, critiche più o meno sotterranee, è rottura definitiva tra il movimento No Tav e il M5S».
A rivelarlo è Ezio Locatelli, della segreteria nazionale e segretario provinciale Prc di Torino facendo riferimento a una nota di Alberto Perino, uno degli esponenti di punta del movimento della Valsusa, per anni sponsor della creazione politica di Beppe Grillo.
«Perino scrive parole durissime contro la decisione del governo di far partire i bandi di gara per la realizzazione della linea di Alta Velocità. In una lettera inviata a un gruppo di parlamentari e attivisti del M5S lancia un anatema: “attenti signori a 5 stelle … state calpestando i vostri principi fondatori, prendendo in giro voi e chi ha creduto in voi, per paura di far cadere il governo e di perdere (forse) la poltrona. Dopo le elezioni e il vostro tonfo verticale sarà Salvini a sfasciare il governo e voi sarete cancellati”. E più avanti “Noi non abbiamo governi amici, siamo abituati alle fregature, ma voi sparirete dal parlamento e dalla scena politica italiana. Non già cinque stelle ma un pulviscolo di meteoriti che si disgrega prima di arrivare sulla terra”. Nonostante le giravolte del governo Conte, Salvini, Di Maio non tutto è perduto. Avanti con la lotta NoTav. Dopo la bellissima giornata di oggi per la difesa del clima contro le opere inutili il 23 tutti a Roma per battere le politiche affaristiche e speculative del governo gialloverde».
“ANCORA UNA VOLTA DANNEGGIATI PICCOLI E MEDI COMUNI E I LORO ABITANTI”
“Chiamparino e il centro sinistra continuano a non ascoltare il territorio e in aula con un blitz propongono l’accorpamento immediato e obbligatorio per i Comuni nella raccolta rifiuti. L’ennesimo gesto di come questa amministrazione sia distante dai cittadini” lo dichiara Gian Luca Vignale, consigliere regionale e fondatore di Piemonte nel Cuore.
In Piemonte, tranne alcune eccezioni, i Comuni più efficienti sono quelli piccoli, mentre le grandi città, Torino in testa, sono lontane dall’obiettivo minimo di legge per la raccolta differenziata, e contemporaneamente nei medi e piccoli virtuosi comuni i cittadini per la raccolta rifiuti spendono meno che nelle grandi città.
“A fronte di questi dati – dichiarano Tina Assalto, sindaco di Lanzo Torinese (TO) e Franco Cominetto, sindaco di Burolo (TO) e presidente del direttivo dell’Associazione Nazionale Piccoli Comuni Italiani (ANPCI) Città Metropolitana Torino – anche un bambino capirebbe che bisogna valorizzare e premiare i piccoli comuni e aiutare i grandi a migliorare. Invece Chiamparino e il centro sinistra in Regione hanno preferito sfruttare il virtuosismo dei primi per abbassare i costi nelle grandi città, obbligando i grandi Comuni a unirsi in un unico Consorzio rifiuti, votando lo scorso anno una legge sulla gestione rifiuti assurda e contrastata da quasi tutte le amministrazioni comunali”.
Si tratta della legge n. 1/2018 che prevedeva la costituzione di un Consorzio per la raccolta rifiuti in ciascuna provincia e l’obbligo di accorpamento per quelli già esistenti. La norma aveva suscitato molta contrarietà a causa dell’inevitabile innalzamento dei costi per i comuni più virtuosi e dell’annullamento di ogni capacità decisionale per i comuni più piccoli. Dopo l’approvazione del testo l’unica speranza per amministrazioni e cittadini rimaneva nell’articolo 33 dove si prevedeva un periodo transitorio di 15 mesi per la fusione dei Consorzi. Periodo, che in vista delle elezioni regionale, lasciava qualche speranza di modifica con l’avvento di una nuova giunta.
“Ma Chiamparino e i suoi hanno incredibilmente accelerato l’iter di fusione – dichiara il consigliere Vignale – annunciando che presenterà un Disegno di Legge (a tempo scaduto) che prevede che i consorzi di bacino non ancora riorganizzati in Consorzi devono stipulare una convenzione entro l’11 aprile”. Il sindaco di Lanzo Torinese, Tina Assalto sottolinea “Così facendo si da attuazione preventiva alla norma senza tutti gli adempimenti previsti dalla legge stessa, pur di approvarla prima del termine legislatura. In poche parole il centro sinistra ritratta la stessa legge che aveva fatto”.
“Un vero e proprio blitz – continuano Massimo Ottogalli ed Ernesto Saggese, membri dell’Associazione Piemonte nel Cuore – che di fatto imporrà a tutti i Comuni a stipulare in tempi rapidi una convenzione antieconomica, non efficiente e assolutamente anti-producente per amministrazioni e cittadini.
“Francamente non capiamo – concludono gli esponenti dell’Associazione Piemonte nel Cuore – la volontà di Chiamparino e del centro sinistra di accelerare una norma ingiusta né comprendiamo come un presidente di Regione possa svilire in questo modo la Vostra preziosa e importante comunità. Piemonte nel Cuore darà battaglia in Regione e non si fermerà fino a quando questa norma non sarà cancellata”.
I Verdi del Piemonte sono scesi in piazza al fianco dei ragazzi del Friday For Future per la manifestazione mondiale per il clima
I verdi da anni sono impegnati nella lotta ai cambiamenti climatici.” La politica deve essere rispettosa nei confronti del futuro delle nuove generazioni che non può che essere verde , occorre impegnarsi per salvaguardare il nostro pianeta ma anche creare impresa ed occupazione buona e durevole, puntando alla conversione ecologica dei modelli produttivi e sociali per regalare le prossime generazioni un futuro migliore e sostenibile” conclude la commissaria dei Verdi del Piemonte Tiziana Mossa.
Di Giorgio Merlo
Ricordare il centenario della nascita di Carlo Donat-Cattin significa anche e soprattutto rileggere il magistero politico, sociale e culturale di uno statista che ha segnato con la sua presenza la storia politica italiana
Attraverso la sua collocazione politica nella sinistra sociale della Dc, come esponente di primo piano del cattolicesimo sociale italiano e soprattutto con la sua concreta azione politica e legislativa. Certo, il ricordo di Donat-Cattin e’ molto vasto e articolato ma comunemente e’ conosciuto come il “Ministro dei lavoratori” per il varo di quello “Statuto dei lavoratori” che porta la sua firma nel maggio del 1970 e che ha caratterizzato per molti anni lo status, i diritti e la condizione concreta delle persone nei luoghi di lavoro. Ma sono sostanzialmente 3 gli elementi che, in forma dialettica e viva, hanno alimentato negli anni la sua azione – sindacale, politica, sociale – e che conferiscono spessore culturale ad ogni sua indicazione. Essi sono: a) una forte ispirazione cristiana che, per un verso, arricchisce di significato etico la sua azione politica e che, per l’altro, lo collega organicamente all’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa in difesa della dignità e sacralità della persona umana e delle società naturali: la famiglia, la comunità locale e le professionali; b) un saldo radicamento nel sociale e nel mondo del lavoro, sorretto però sempre dalla capacità creativa di ricavare dalla difesa degli interessi più deboli un progetto generale e solidaristico nel quale possa riconoscersi l’intera società; c) una irriducibile fedeltà al metodo democratico ed ai valori dello stato di diritto, nella convinzione profonda che non può esistere autentica emancipazione sociale se non all’interno di solide istituzioni democratiche. Questi 3 elementi nel pensiero politico di Carlo Donat-Cattin non appaiono mai separati l’uno dall’altro ma, al contrario, si integrano e si sorreggono vicendevolmente, conferendo forza morale e coerenza culturale ad ogni suo atteggiamento. Leader indiscusso della sinistra sociale Dc di Forze Nuove per molti anni dopo essere stato dirigente torinese e nazionale della Cisl, e’ stato più volte ministro della Repubblica e parlamentare. Il suo magistero politico, seppur declinato in un contesto storico che va dal secondo dopoguerra alla fine degli anni ’80 – Donat-Cattin muore nel marzo del 1991 – conserva tuttora una bruciante attualità non solo per lo spessore e l’autorevolezza del personaggio ma anche, e soprattutto, per la modernità dei valori a cui si rifaceva e per le concrete scelte politiche che ha compiuto negli anni. Perché Donat-Cattin, come ha scritto recentemente l’ex sindaco di Torino Diego Novelli, “e’ stato sì un anticomunista. Ma un anticomunista che ha sempre difeso e valorizzato i ceti popolari”. Non nei libri, nelle conferenze o nei salotti aristocratici ma nella concreta battaglia politica, nel dibattito istituzionale e nel duro confronto con la piazza.
“In questi mesi siamo sempre stati al fianco dei lavoratori della Blutec, che impiega oltre 300 lavoratori in Piemonte. L’obiettivo del Governo, fin dall’inizio, è stato quello di prorogare la cassa integrazione per il 2019 e dare tempo all’azienda di rilanciarsi con un nuovo piano industriale per salvaguardare tutti i lavoratori. Purtroppo oggi capiamo il perché dei tanti ritardi e dei mancati investimenti da parte dell’azienda: l’arresto dei vertici conferma tutte le perplessità di questi mesi. Per questo la decisione del ministro Di Maio di contattare l’amministratore giudiziario per salvaguardare tutti i livelli
occupazionali rappresenta il primo e fondamentale passaggio per tutelare i lavoratori, le vere vittime di questa storia, che questo Governo non abbandonerà”. Così in una nota Jessica Costanzo, portavoce del MoVimento 5 Stelle in commissione Lavoro alla Camera, impegnata da mesi sulla questione Blutec, che ricorda infine come l’azienda “occupa circa 300 lavoratori tra le sedi di Rivoli, Beinasco e Asti e già verso la fine del mese di gennaio aveva visto scioperi e proteste a causa di problemi nelle tempistiche di pagamento degli stipendi”.