POLITICA- Pagina 570

Pd, ritorna il Pds. Dov’è la novità?

di Giorgio Merlo
Francamente trovo un po’ stucchevole la polemica attorno alle tre candidature a segretario nazionale anche arrivano dalla filiera Pci/Pds/Ds. La trovo stucchevole soprattutto dopo l’esito del voto del 4 marzo. Insomma, il 4 marzo, tra le molte altre cose, ha detto in modo chiaro che l’esperienza del cosiddetto “partito plurale” a “vocazione maggioritaria” e’ politicamente archiviata.


Il 4 marzo, oltre ad aver registrato una sconfitta storica ed epocale per quel partito nato appena 10 anni prima, ha segnato anche l’inesorabile ritorno delle identità politiche. Identità che saranno
necessariamente aggiornate e riviste rispetto al passato ma sempre di identità si tratta. A
cominciare da quella cattolico popolare e cattolico democratica che in questi ultimi anni si è
pericolosamente eclissata al punto di diventare, di fatto, irrilevante e del tutto marginale nella vita politica italiana. È nata una nuova destra che ha sostituito ed azzerato definitivamente il vecchio e tradizionale centro destra. Resta per il momento, anche se un po’ fiaccata, una identità antisistema e demagogica interpretata dal movimento dei 5 stelle. All’interno di questo contesto, e’ del tutto naturale, nonché scontato, che anche la sinistra si riorganizzi. Ritornando, seppur in forma aggiornata, al tradizionale partito della sinistra italiana. Una sinistra che in questi anni e’ stata devastata e quasi distrutta dalle politiche del renzismo – con il plauso conveniente e di comodo di moltissimi esponenti della filiera Pci/Pds/ Ds – e che adesso, com’è ovvio, deve essere radicalmente ricostruita. Dalle fondamenta. E qui arriviamo al punto decisivo e qualificante. E cioè, come ci si può stupire se 3 esponenti che arrivano dalla storia politica e culturale del Pci/Pds/Ds si candidano alla guida di un partito che punta a ricostruire la sinistra dalle fondamenta? Come ci si può stupire se, dopo il voto del 4 marzo e la fine del partito plurale e a vocazione maggioritaria, si punta direttamente a ridefinire e ad affinare il pensiero e la cultura della sinistra italiana? Ma chi dovrebbe guidare un partito che ha quella “mission” specifica ed esclusiva se non chi arriva direttamente da quella tradizione? Ecco perché le polemiche, o lo stupore, non hanno più senso di esistere. Al di là degli obiettivi, dei posizionamenti e delle piroette dell’ex segretario del Pd Matteo Renzi. Occorre prendere atto che si è aperta una nuova fase politica e storica. È del tutto inutile, nonché controproducente, continuare la litania del partito a vocazione maggioritaria e plurale quando le circostanze storiche che hanno dato vita al Pd veltroniano sono ormai un semplice ricordo del passato. Quella stagione e’, ormai, alle nostre spalle. Chi pensa di riproporla meccanicamente rischia di far naufragare anche il progetto oggi incarnato, seppur con sfumature incomprensibili, dai 3 candidati di sinistra per rilanciare un partito di sinistra. Semmai, e questo è un altro punto politico non secondario, si tratta di capire se è utile avere 3 candidati di sinistra, a cui si aggiungono altri candidati minori ma sempre provenienti dal medesimo ceppo culturale, per centrare lo stesso obiettivo. E cioè, riproporre nel dibattito pubblico italiano il ruolo e il profilo di un partito che ha l’ambizione di rilanciare la sinistra italiana dopo le recenti e ripetute sconfitte elettorali. Di questo si tratta e non di altro. Altroché polemiche e scontri un po’ stucchevoli e del tutto fuori luogo.

Ludopatia, Grimaldi (LeU): “I dati parlano chiaro, la nostra legge sta producendo risultati”

Ieri la Giunta ha aggiornato la Commissione Sanità in merito all’attuazione della legge regionale 2 maggio 2016, n. 9 “Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico”

Le relazioni dei tecnici hanno riguardato in primo luogo il lavoro svolto in base al Piano regionale 2017-2018 «Piano integrato delle attività di contrasto, prevenzione, diagnosi, cura del Gioco d’Azzardo Patologico (GAP)» approvato dal Ministero della Salute. Ovviamente il lavoro di prevenzione e informazione deve rivolgersi a tutta la popolazione, ma soprattutto alle fasce deboli: i più giovani, gli anziani, le persone che vivono in difficili condizioni economiche e contesti sociali. Si tratta soprattutto di maschi che lavorano e possiedono un titolo di studio di basso livello. L’età media dei giocatori è di 50 anni e quasi tutti giocano ‘fisicamente’, ossia utilizzando vlt o slot più che giochi online. Sono circa 36mila i soggetti ad alto rischio in Piemonte, 1341 quelli ‘trattati’.

I tecnici si sono poi soffermati sugli effetti della Legge Regionale, nonché sulla prevalenza e sulle caratteristiche del gioco problematico. “In Piemonte” – si legge in una delle relazioni – “oggi si può affermare inequivocabilmente che i provvedimenti di restrizione dell’offerta con apparecchi automatici di gioco (AWP e VLT) ha determinato una rilevante riduzione della raccolta e della spesa con tali dispositivi con un modesto incremento della spesa per altri giochi: nel passaggio dal 2016 al 2017 la riduzione complessiva (>5%) è da attribuire in via pressoché esclusiva alla ancor più consistente riduzione delle perdite con apparecchi automatici realizzata grazie all’applicazione della Legge Regionale”.

Dal 2005 a oggi era aumentato esponenzialmente il numero di giocatori patologici, con una chiara correlazione con la maggiore diffusione di occasioni di gioco legalizzate. Nel 2016 l’Italia era ancora fra i primi Paesi per diffusione del gioco d’azzardo, al quarto posto per le perdite, con una spesa per gli apparecchi molto più alta che altrove. Il fenomeno è stato in forte crescita fino al 2011. Tuttavia, se nel 2016 i piemontesi giocavano più di 5 miliardi di euro sulla rete del gioco fisico e perdevano più di 1,2 miliardi, e ammontavano a 59 milioni le perdite telematiche, con una crescita del dato del 4,6% tra il 2013 e il 2016, dai dati (ancora parziali) raccolti dopo l’entrata in vigore della legge, in due anni vi è stata una diminuzione dei volumi del 10%, che quindi dovrebbe superare il mezzo miliardo, passando a una stima di 4,6 miliardi nel 2018. Il calo, dunque, è in controtendenza rispetto al precedente trend in crescita. Con una riduzione delle perdite del 17% nel 2018 si è passati da 1 miliardo e 250 milioni nel 2016 a una stima di un miliardo e 30 milioni nel 2018 (-220 milioni in due anni).

“Pur essendo trascorso poco tempo dall’applicazione della legge, i dati sono già lampanti: la rotta è invertita, il consumo e le perdite calano” – dichiara Grimaldi. – “Non capisco come si possa ancora sostenere che abbiamo votato una legge inutile e che il distanziamento dei punti gioco non serva a nulla. Piuttosto occorre fare ancora di più e con maggiore coinvolgimento e coordinazione fra gli enti locali, soprattutto sulla formazione e la prevenzione capillare, a partire dalle scuole”.

Ztl a pagamento e prolungata? Tronzano dice no

Non solo dibattito sì-tav o no-tav. Un altro tema molto sentito in città è quello dell’annunciato inasprimento della zona a traffico limitato voluto dal Comune. Contro l’ingresso a pagamento e  l’estensione delle limitazioni, soprattutto nei confronti di chi per lavoro necessita dell’uso dell’auto, si schiera Forza Italia che, su iniziativa del vicecapogruppo azzurro in Consiglio regionale, Andrea Tronzano, organizza un incontro in Circoscrizione 1 venerdì 23 novembre alle 18.

Il vice sindaco nella piazza no-Tav

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La capogruppo M5S a Palazzo Civico, Valentina Sganga, ha spiegato che il movimento parteciperà alla manifestazione no-Tav dell’8 dicembre senza bandiere, con consiglieri e assessori. Presente anche il vicesindaco Montanari con fascia tricolore, su delega della  sindaca Appendino. La Città di Torino non sarà invece rappresentata dai simboli ufficiali:  stemma, gonfalone e bandiera”. In un primo tempo, dopo le dichiarazioni del consigliere grillino Carretto, secondo il quale la sindaca sarebbe stata in piazza con i simboli della Città, aveva suscitato polemica da parte delle opposizioni in Sala Rossa.

Bandiere No Tav al Campus Einaudi, Varaldo: ” Ho scritto al Rettore”

“Università ancora una volta terreno di propaganda politica”
“Dall’ora di pranzo di oggi all’interno e all’esterno del Campus Einaudi sono state appese molte bandiere NO TAV – esordisce Tommaso VARALDO, Coordinatore dei giovani di Forza Italia – Ancora una volta l’Università di Torino torna ad essere luogo atto alla propaganda politica e non luogo dove idee e pensieri si confrontano pacificamente e nel rispetto reciproco. Chi ha autorizzato l’affissione di queste bandiere? Perché non sono state rimosse immediatamente?” 

“Solo ieri abbiamo assistito all’ennesima manifestazione di violenza dei No Tav a Chiomonte contro i cantieri e contro le nostre forze dell’ordine e oggi l’Università di Torino permette l’affissione di queste bandiere? – prosegue Varaldo – Ho scritto al Rettore Ajani, chiedendo delle risposte e chiedendo che queste bandiere vengano rimosse il prima possibile”
“In queste settimane ho riscontrato una grande disinformazione, soprattutto tra i giovani, sull’argomento TAV – conclude VARALDO – Ho chiesto al Rettore Ajani che l’Università sia promotrice di un incontro informativo e accessibile a tutti gli studenti organizzato con esperti competenti sul tema. I giovani devono poter scegliere liberamente dopo essersi informati. Diciamo basta a chi con la prepotenza e la violenza vuole imporre le proprie idee”  

 

La lezione di Mattarella

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è un signore d’ altri tempi. Contempla educazione e limite istituzionale.  Un uomo di altri tempi indispensabile oggi quando molti, forse troppi politici , hanno perso il lume della ragione. E i loro atti sono sicuramente scivolati nella volgarità che non è mai stata un viatico per la soluzione del problema. Un po’ tutti ci aspettavamo simile risposta alla richiesta delle 7 pasionarie di Torino. Perché risposta c’ è stata. Ed anche di merito. Di fatto ha detto il presidente che non solo apprezza il loro lavoro, ma lo condivide. Però il suo ruolo istituzionale gli impedisce di incontrarle perché le scelte di merito dipendono dai governi. E Foietta se la ride incontrando Forza Italia e Tajani in particolare . Se la ride sornione sottolineando che il potere di rimuoverlo il governo non ce l’ha. Rimandato tutto al primo gennaio, scaduto il suo mandato vedranno che fare. Per ora Toninelli conferma che almeno per lui tra il dire ed il fare c’ è di mezzo il mare. Passi nominare un presidente di commissione storicamente e palesemente No Tav. Ma come faranno a nominare un commissario che deve fare la Tav loro che sono contro la Torino-Lione? Per ora non lo nomineranno. Diranno che aspettano i risultati di una commissione ancora da insediarsi. E tutto il Nord vuole la Tav. Diciamocelo, è diventata una questione di principio. Matteo Salvini è pressato.  Pressato non tanto sul concludere o meno l’opera, su questo ha da sempre deciso. E sarà sempre per il sì. La commissione come la metà del cosiddetto contratto di governo è tattica. Incombono i tempi. E forse non collimano i tempi della politica con l’ impazienza di chi dalle piazze vuole il sì o un no definitivo alla Tav. Con i pentastellati torinesi che non mollando aderiscono come città di Torino alla manifestazione dell 8 dicembre. Cara Chiara Appendino non conti più nulla. Giratela come volete ma almeno in Piemonte è l’ora del Centrodestra, a meno che non si presenti diviso regalando la vittoria al Chiampa. Sia ben chiaro al Chiampa e non al PD. Difficile ma non impossibile. Tajani candida ufficialmente Alberto Cirio, europarlamentare di Forza Italia ex leghista.  Forse è lì il problema per Matteo Salvini. Lui che ha vinto ed è convinto che vincerà anche le elezioni europee. Non può subire, non vuole subire. E Molinari tra i suoi bracci destri s’ incarica di spegnere i bollenti ardori. Tajani  deve tutto a Berlusca e tutto concorda con Arcore. Segna il territorio mettendo un cappello sul colore del candidato del centrodestra. Ricordando a Salvini che leghista è sia il governatore veneto come il lombardo. E che il ligure Toti è di Forza Italia e vorrebbe l’unità di partito tra Leghisti e berluscones. Ad oggi nessun accordo in Piemonte, ad oggi continua ad essere probabile. Basta cambiare il candidato a governatore ed il gioco è fatto. Matteo Salvini è bravo. Riuscirà nell’intento? Statene certi. Il PD si sta ancora leccando le ferite e in sede locale punta sul recupero di Chiampa. Un po’ più sollevato. Anche nel caso di sconfitta qualcosa a casa si porterà. Viceversa i pentastellati hanno deciso il definito suicidio politico al Nord. L’ adesione alla manifestazione dell’ 8 dicembre lo testimonia. Tra le pasionarie di piazza Castello e l’ Unione industriale e i centri sociali ed anarcoidi hanno scelto i secondi che esistono per contestare il potere qualsiasi potere sia. Scimmiottando chi negli anni dell’ insorgere del terrorismo urlava : lo Stato borghese si abbatte e non si cambia. Non hanno fatto una bella fine. Ed anche l’urlare è volgare. Interrompere l’ interlocutore mentre parla. Anche per ciò diffido di chi urla, preferendo la calma istituzionale di Sergio Mattarella. Come la conoscenza dei problemi anche la calma è indispensabile per una classe politica e dirigente che deve risolvere e  non complicare le difficoltà di questa nostra martoriata Torino come del Piemonte.
Patrizio Tosetto

Regionali, Tajani incorona Cirio. Gli alleati: “Calma…”

Per cercare di dare entusiasmo a una piazza (mezza) piena di manifestanti forzisti e pro-tav, il presidente del parlamento Europeo e vicepresidente azzurro, Antonio Tajani, ieri ha incoronato l’eurodeputato Alberto Cirio: sarà lui, ha detto, il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Piemonte. Ma gli alleati replicano: “non c’e’ ancora nessun accordo, se spettera’ a Forza Italia, Cirio sarebbe un ottimo nome”, dichiara all’ANSA Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera e segretario regionale in Piemonte. “Abbiamo un ottimo rapporto con Cirio, e’ una persona che stimiamo. Però nulla è stato per ora deciso all’interno della coalizione”. Sulla stessa linea il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Fabrizio Comba: “Ferma la stima per Alberto Cirio, che è certamente un candidato in grado di rappresentare bene la coalizione di centrodestra, nulla è stato ancora definito, perche’ il candidato alla Presidenza del Piemonte rientra in una valutazione  più generale, che non comprende solo la nostra Regione ma tutte quelle  che andranno al voto”.  Per Comba “le parole di Tajani sono un legittimo auspicio, ma nulla di più, per ora. Al di là di un incontro tra i leader Meloni, Salvini e Berlusconi, che ormai risale a settembre, non si è più tornati sull’argomento, discutendo peraltro, in quell’occasione, soltanto dei criteri per la scelta del candidato e chiedendo ai Partiti di presentare una lista di rose in alcune Regioni”. Insomma, è il più classico gioco delle parti per cercare di portare ciascuno più acqua al proprio mulino. L’aspetto positivo per il centrodestra è però che, leggendo tutte queste dichiarazioni, parrebbe sicura la classica alleanza tra FI, Lega e FdI alle prossime Regionali in Piemonte. Salvo sorprese.

Contro la tav: manifestazione l’8 dicembre

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Alberto Perino, il leader del movimento No Tav  a Venaus è intervenuto all’assemblea nazionale “contro le grandi opere inutili”, a proposito della manifestazione dell’8 dicembre contro la Torino-Lione: “dobbiamo dare una dimostrazione che non è vero che tutti i torinesi, tutti i piemontesi e tutti gli italiani vogliono quella stupida cosa che gli altri continuano a chiamare la Tav e noi, correttamente, chiamiamo il Tav. Ci mobiliteremo in modo civile: non siamo facinorosi, terroristi, fancazzisti”.

 

(foto: il Torinese)

L’ingorgo

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Il film “L’ingorgo” , una commedia del genere drammatico-grottesco che allora, era il 1978 , andava di moda ed il bravo Luigi Comencini , uno dei padri della commedia all’italiana , iniziata con il suo Pane amore e fantasia interpretato da quei due “monumenti “ del nostro cinema quali Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida, diresse con bravura. Un cast stellare , Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Gerard Depardieu, Annie Girardot, Ugo Tognazzi, Feranndo Rey, Ciccio Ingrassia, Stefania Sandrelli, Miou-Miou ed altri. In quel grande ingorgo a ridosso del GRA ( grande raccordo anulare di Roma) si creano delle situazioni e storie che si intrecciano tra di loro e che risentono il momento sociale e politico dell’Italia della fine degli anni ’70.. Non so se a Torino durante il “Grande Ingorgo” della sera del 14 novembre si sono create storie e complicità ed avventure come nel film di Comencini . Continuando con la filmografia i torinesi si sono trovati di fronte non le sconfinate distese oceaniche davanti a Malibù del capolavoro di John Milius “ un mercoledì da leoni “ ma invece un mercoledì di paura intorno alla mostruosa e folle rotonda di Piazza Baldissera . Quella brutta e desolante tangenziale urbana che è la continuazione del passante ferroviario e che divide la stessa opera in due parti , quella dei borghesi e dei “ricchi” dal quartiere di Santa Rita e l’Iglu di Merz fino a Piazza Statuto e poi quella dei poveri e proletari da Piazza Statuto a Corso Grosseto che termina nella mostruosa e squallida rotonda . Scusandomi per la citazione personale , fu la causa di uno scambio, per essere eufemistici, molto vivace che ebbi, subito dopo la sua clamorosa sconfitta alle amministrative, con il non più Sindaco Fassino. Una delle cause della sconfitta fu la mancanza di attenzione verso le periferie il “disprezzo” e la non considerazione verso quei quartieri e quei cittadini che dopo decenni di pazienza decisero di fare un segnale forte mandandoli a casa e dando fiducia , mal glie ne incolse , a quelli che si sono velocemente rivelati un gruppo di pericolosi dilettanti . E non basta la scusante o l’accusa che si è letta e sentita in questi giorni da parte di esponenti della giunta precedente, fino ad ora innocui oppositori, che era previsto il Tunnel a Piazza Baldissera , e che per fare quell’opera non c’erano i soldi . Doppiamente responsabili hanno fatto un manufatto che durerà secoli con un progetto brutto e squallido adoperando materiali ed un’esecuzione dei lavori modesti. Colpa grave e non scusabile . Cosa che non assolve l’amministrazione Appendino anzi, invece di risolvere il problema e trovare le risorse hanno pensato bene di eliminare il tunnel. Così con quell’integralismo propio dei dilettanti hanno creato un mostro e passeranno alla storia , per diverse altre cose e quasi tutte negative, per il più grande ingorgo di traffico, un vero ” Big Traffic Jam” , che la città di Torino abbia mai avuto. La reazione poi dell’assessore “incompetente” è stata , non scappo non mi dimetto affideremo, nella migliore tradizione dopo il disastro e mai prima, al Politecnico di Torino uno studio sul traffico delle strade che, ben sette e non sei chi conosce la zona o da quelle parti è vissuto o ci abita sa che c’è anche Via Errico Giacchino che porta auto in Corso Mortara, accedono alla rotonda di Piazza Baldissera. L’assessore Maria Lapietra non fa quella che sarebbe l’unica cosa da fare e cioè assumersi le sue colpe , parziali, e responsabilità , molte di più , e dimettersi. Le voglio ricordare che per molto meno nella vituperata e sempre più rimpianta “prima repubblica” nell’anno del Signore 1986 su richiesta dei consiglieri comunale d’opposizione, i comunisti ( Partito Comunista Italiano) Domenico Carpanini, Sante Bajardi, Marcello Vindigni e Corrado Montefalchesi, l’assessore all’ambiente il repubblicano ( Partito Repubblicano Italiano) Gianantonio Romanini rassegnò le dimissioni per avere lasciato al città impreparata all’arrivo della neve . Ma se la neve allora era una cosa possibile ma non prevedibile come ora, non c’era più di trent’anni fa Meteo.it o siti simili, la rotonda , la tangenziale urbana che apriva, le altre strade e la folle rotonda , i torinesi con le loro auto lei lo sapeva che c’erano e che da lì sarebbero passati. Ecco perché lei è più colpevole è responsabile del suo collega assessore Romanini. Prima che qualcuno possa essere stimolato dal cognome che porta , assessore Lapietra, abbia uno scatto di dignità e riconosca l’impreparazione , non c’è nulla di male ad ammetterlo, e si dimetta.

“Il cielo sopra Torino”. Due giorni di confronto con la Città promossi da LeU 

Si aprono sabato  pomeriggio alle 14,30 in via Baltea 3 con l’introduzione di Elena Chinaglia i lavori della due giorni organizzati da LeU Torino per discutere del futuro della Città a cominciare dal lavoro, mobilità, ambiente, servizi e cura alle persone. Una due giorni che, nonostante il dibattito in atto proprio in queste ore sul futuro stesso di LeU a livello nazionale, si è voluto organizzare per affrontare i temi riguardanti il futuro di Torino giunta a metà mandato amministrativo Appendino. Ai lavori parteciperanno anche i consiglieri regionali di LeU Marco Grimaldi, Silvana Accossato e Valter Ottria e si concluderanno domenica mattina con l’intervento di chiusura di Roberto Placido.