Al via domani la tre giorni del Movimento 5 Stelle a Settimo Torinese con dibattiti, area food, approfondimenti live music, il Portavoce del MoVimento 5 Stelle e numerosi ospiti
L’evento, annuncia sui social M5S, si terrà nei giorni di venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 aprile al Parco De Gasperi di Settimo Torinese. È prevista la presenza dell’ex premier e leader pentastellato Giuseppe Conte nella mattinata di sabato 20 aprile.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Andrebbe anche fatta una riflessione sulla parola liberal-democratico con o senza trattino che fu oggetto di raffinate ed inutili discussioni. Nei liberal-democratici
rientrarono anche i repubblicani malgrado i due La Malfa rifiutassero quella appartenenza che ebbe solo Francesco Compagna, secondo il quale Pannunzio fu un “liberale duro e puro” e non un radicale. Pininfarina e Gawronski sono stati due deputati liberal-democratici al Parlamento come non fu neppure Bettiza. Una analoga riflessione dovrebbe riguardare Marco Pannella leader radicale profondamente liberale. Un autorevole giornalista ha citato come appartenenti alla cultura liberal-democratica Bobbio e Alessandro Galante Garrone che invece si possono definire liberal-socialisti o socialisti liberali, ambedue vicini al PCI come lo fu Gobetti e lo furono molti suoi seguaci. I gobettiani in genere come Antonicelli (che finì fiancheggiatore di “Lotta continua”) finirono tutti nel PCI: la sinistra indipendente – come mi disse Lucio Libertini con coraggio – fu indipendente da tutti salvo che dal PCI che faceva eleggere i vari intellettuali comunisteggianti.
Gobetti stesso non fu mai veramente liberale perché la sua “Rivoluzione liberale” fu un ossimoro: i rivoluzionari non sono mai liberali, ma sono giacobini e i liberali non sono mai rivoluzionari, ma riformisti o conservatori. Forse queste cose quasi tutti i cento firmatari torinesi non le sanno. Essi non dovrebbero ignorare che i grandi liberali furono Cavour, Minghetti, Lanza, Giolitti, Francesco Ruffini, Soleri, Croce, Einaudi, Malagodi, Gaetano Martino, Vittorio Badini Confalonieri, Pannunzio, Matteucci, Leoni, oltre a Popper e agli Austriaci. Spesso siamo ancora fermi alle giravolte di Francesco Forte, socialista con conversione berlusconiana o altre corbellerie del genere. Nei berlusconiani gli unici liberali di rilievo sono stati Antonio Martino, Alfredo Biondi e Giuliano Urbani, mentre nella sinistra stento a riconoscere dei liberali. Questa è una realtà oggettiva che attende smentite perché i Liberali veri non presumono di possedere la verità.
Senza correnti non esistono partiti democratici
LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Il solito, e puntuale, dibattito attorno al ruolo delle correnti all’interno del Partito democratico
ripropone il tema della democrazia nei partiti e, soprattutto, il significato politico che oggi hanno
queste cosiddette correnti. E, su questo versante, si impongono almeno due riflessioni di fondo
che non possono essere banalmente aggirate.
Innanzitutto, se le correnti vengono azzerate o bandite o non ammesse o se vengono
semplicemente ridimensionate, ci troviamo di fronte a “partiti personali” o a “partiti del capo”. In
entrambi i casi a farne le spese è la democrazia. Perchè nei partiti dove non c’è alcun confronto
interno o se c’è non può discostarsi da ciò che dice il capo o l’azionista di riferimento, la politica è
destinata inesorabilmente ad impoverirsi e a distaccarsi progressivamente dai cittadini. Ben
vengano, quindi, i partiti democratici – purtroppo sempre di meno nel nostro paese a vantaggio
dei “partiti personali” – dove il confronto e il dibattito tra posizioni diverse continuano a
caratterizzare la vita di questi soggetti politici affinchè non si trasformino in banali ed incolori
cartelli elettorali.
In secondo luogo, però,le correnti devono giocare un ruolo preciso senza degenerare. Ora, pur
senza fare confronti impropri perchè si tratta di due contesti storici e politici profondamente
diversi tra di loro, è indubbio che nei due grandi partiti popolari e democratici della prima
repubblica e della seconda repubblica – cioè la Dc e il Pd – il ruolo delle correnti non è
lontanamente paragonabile. E questo per una semplice ragione, e sempre al netto della diversità
politica, culturale e sociale delle due fasi storiche. Nella Dc le storiche correnti rappresentavano
pezzi di società, erano profondamente radicate nei territori, espressione di una precisa e definita
cultura politica – all’interno del composito e variegato arcipelago cattolico del tempo – e,
soprattutto, erano interpretate e guidate da una classe dirigente autorevole, qualificata e
riconosciuta. I famosi leader delle correnti democristiane che erano insieme sì leader politici e
culturali ma al contempo anche statisti e uomini e donne di governo.
Tutta diversa, invece, la situazione all’interno dell’attuale Partito democratico. Qui le molteplici e
mutevoli correnti non rappresentano pezzi di società, interessi sociali e culturali specifici ma, al
contrario, si tratta molto più semplicemente di gruppi di potere caratterizzati da pacchi di tessere
che si spostano con una rapidità impressionante perchè prive di qualsiasi valenza politica,
culturale e tantomeno di natura progettuale. È di tutta evidenza, pertanto, che il malcostume
politico che emerge dalla periferia del Pd – da Bari a Torino, dalla Puglia al Piemonte – non è
affatto una eccezione ma, purtroppo, rischia di diventare la regola in un partito che è
caratterizzato solo da una continua e spietata lotta per la conquista e il consolidamento del
potere. Prima nel partito e poi, e di conseguenza, nelle istituzioni.
Ecco perchè, quando si parla di correnti nei partiti, i due tasselli che restano determinanti e
decisivi ai fini della qualità della democrazia e del rinnovamento della politica sono sempre gli
stessi, a prescindere dall’evoluzione della società. E cioè, senza confronto interno i partiti
democratici e costituzionali semplicemente non esistono. Perchè si riducono ad essere partiti
personali e cartelli elettorali. E, in secondo luogo, le correnti hanno un senso, un ruolo e una
funzione solo se rappresentano pezzi reali di società e interpretano e si fanno carico di precisi
interessi sociali e culturali. Solo con questi due ingredienti noi possiamo continuare a parlare di
qualità della democrazia, credibilità delle istituzioni ed efficacia dell’azione di governo. E proprio
dal rapporto concreto, trasparente e dinamico tra le correnti e i rispettivi partiti si possono
centrare quegli obiettivi decisivi per lo stesso rinnovamento e cambiamento della politica italiana.
Giorgio Merlo
La pace. Se non ora, quando?
EDITORIALE
Di Adolfo Spezzaferro direttore de “L’identità”
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Nuovi Gobetti un po’ attempati
IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni
Un manifesto di circa cento persone, in verità non tutti intellettuali (evito di citarne i nomi), merita sempre attenzione. Se poi a ispirarlo e illustrarlo è un avvocato di lungo corso come Fulvio Gianaria, esso merita di essere letto e meditato. A due mesi dal voto, appare strumentalizzabile e anche un po’ fuori tempo perché il manifesto di Croce del 1926 ebbe ben altre firme e guardava al fascismo con una profondità di pensiero che qui non si coglie anche perché oggettivamente non ci sono le condizioni per scriverlo. Manca anche l’interlocutore Giovanni Gentile e il delitto Matteotti. Fa sorridere Elena Caffarena, figlia del più noto Mino, funzionario e dirigente del PLI , quando scrive: “ Ci unisce il desiderio di vedere un nuovo Risorgimento. Vogliamo ispirare chi la pensa come noi”. L’idea sarebbe buona, ma mancano gli ispiratori. Neanche una parola diretta a sostegno di Israele, ma solo giri di frase. I liberali, i liberal-democratici sono stati sempre dichiaratamente filoisraeliani. Stupisce la conversione al liberalismo di Massimo Negarville, figura oggettivamente lontana da vecchi e nuovi risorgimenti, anche lui autorevole firmatario. Gobetti nel suo slancio non sempre rigoroso aveva un’attenuante: era giovane ed immaturo. Un‘attenuante che non si può concedere a molti dei firmatari. Sempre cento o quasi, come quelli che ebbero bisogno dell’Ungheria invasa per dimettersi dal PCI togliattiano che difendeva i carri armati di Mosca. I liberali non si agitano per l’eguaglianza sociale ma per libertà che consente ai più capaci e meritevoli di liberarsi dal soffocante egualitarismo livellatore. Farmacisti, politicanti vari della I repubblica e improvvisati saggisti provenienti dal pci, si sono dimenticati anche di denunciare la corruzione correntizia in particolare del Pd odierno che allontana dal voto i cittadini e dà il potere ai capi bastone, fomentando il populismo di ogni colore, anch’esso incompatibile con il liberalismo. Non sono dimenticanze da poco. Ma molti il liberalismo l’hanno conosciuto in un corso al Cepu, come dice Dino Cofrancesco.
“Case green”? Alle europee vota no
EDITORIALE
di Adolfo Spezzaferro direttore de “L’identità”
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“Abbiamo iniziato la campagna elettorale per le elezioni Regionali 2024 con l’inaugurazione della sede del nostro comitato elettorale in Piazza Arbarello a Torino. La sede elettorale sarà la casa di tutti i candidati, degli iscritti e dei simpatizzanti, per condividere attività e momenti di incontro e di confronto, nel corso di questi mesi di campagna elettorale”, così sui social gli esponenti di Europa Verde – Verdi Torino.
Sono intervenuti:
– Ignazio Marino, candidato al Parlamento Europeo per Alleanza Verdi Sinistra
– Roberto Tricarico, uno dei candidati alle elezioni Regionali
– Gianna Pentenero, candidata Presidente per la Coalizione di Centro sinistra, che ha portato i suoi saluti.
Non è un Paese per (fare) figli
EDITORIALE
Di Adolfo Spezzaferro direttore de “L’identità”
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“Nel corso degli ultimi anni, insieme ai residenti ed ai commercianti, abbiamo più volte segnalato il progressivo degrado del quartiere San Paolo, in particolare modo nella zona che insiste sul Parco Gian Maria Volontè e Via Paesana, ottenendo risposte vaghe e pochissime azioni concrete. Le raccolte firme, la petizioni, le richieste di interventi come l’installazione di dissuasori, sono rimasti lettera morta e, per questo motivo, come Coordinamento Cittadino di Italia Liberale e Popolare abbiamo deciso di sostenere l’azione collettiva dei residenti di zona che, stufi di dover sopportare il continuo trasgredire le norme di civile convivenza da parte di soggetti noti, che hanno fatto del parcheggio la propria residenza, si appellano al sindaco di Torino per richiedere interventi rapidi per il ripristino della Sicurezza e del decoro urbano della zona”, così il Coordinamento dell’Area Metropolitana, introduce il sostegno dell’Associazione all’azione collettiva.
Negli ultimi mesi è ulteriormente cresciuta la presenza di camper e furgoni che ormai hanno monopolizzato buona parte dell’intera area di parcheggio e nonostante i ripetuti contatti telefonici con la Polizia Urbana e le segnalazioni alla Circoscrizione, gli schiamazzi diurni e notturni, l’utilizzo del Toret come bagno da parte dei camperisti nomadi, l’accumulo di immondizia e di rifiuti ingombranti non sono mai stati risolti.
I campeggiatori abusivi riversano detersivi e oli esausti nella fontana e nei tombini, lasciano coltelli da cucina tra le auto, maneggiano giornalmente bombole del gas che nascondono spesso sotto i camper, defecano tra le auto parcheggiate, circolano nudi nel parcheggio. Comportamenti, questi, che offendono la pubblica decenza.
Mentre la Presidente di Circoscrizione continua ad asserire che non esistono problemi di degrado in Borgo San Paolo, la polizia municipale dichiara di non poter intervenire con lo sgombero, e suggerisce la possibilità di appellarsi alla normativa in materia di degrado urbano, in modo esortare il Sindaco, quale Ufficiale del Governo, ad adottare ordinanze finalizzate alla tutela dell’incolumità pubblica e della sicurezza urbana del quartiere.
“Una situazione che ha del surreale, sopratutto nella disattenzione mostrata dall’amministrazione della Circoscrizione, oltre che dal Comune. Per questo, come Italia Liberale e Popolare, abbiamo deciso di supportare chi nel quartiere vive e chiede il semplice rispetto delle leggi e delle norme di convivenza civile, non volendo essere considerato cittadino di serie B. Sosteniamo, quindi, convintamente questa iniziativa lanciata dai residenti che intendono subissare di mail il Comune di Torino per richiedere attenzione e soluzioni concrete per l’area”, aggiunge Claudio Desirò, Segretario di Italia Liberale e Popolare.
L’Associazione ed il comitato cittadino, chiedono quindi di scrivere a segreteria.mobilita@comune.torino.it per richiedere, tutti insieme, l’installazione di dissuasori per furgoni e camper o per lo meno di un controllo costante per allontanare soggetti e mezzi che non rispettano le norme del vivere civile.
Un appello, l’ennesimo, che arriva da quei quartieri che si sentono sempre più marginalizzati dall’attenzione delle istituzioni e che non vogliono rassegnarsi ad assistere, impotenti, ad un degrado sempre più irrefrenabile.
Italia Liberale e Popolare
Coordinamento Regionale Piemonte
Il posto di lavoro non si tocca, W la classe operaia in lotta. Erano anni che non si vedevano tanti metalmeccanici scendere unitariame in piazza a Torino. Come non essere dalla parte loro. Ma solo un gesto morale di solidarietà a parole condito dalla sola e totale impotenza.
La Fiat ha ricevuto in questi decenni 220 miliardi di euro dallo Stato Italiano. Ripeto perché sia chiaro: 220 miliardi affinché la famiglia Agnelli si facesse sostanzialmente gli affari propri.
Conveniente fare l’imprenditore in questo modo. Poi passata la festa gabbato lu santo.
Penso che sia l’unico caso al mondo. E la politica?
Le opposizioni sia in Piemonte che a Roma mi sembrano i polli di Renzo di manzoniana memoria. Solo impegnati a come perdere le elezioni. Prima cacciano Mauro Salizzoni e poi lo implorano di essere testa di lista.
Sono proprio disperati. La Sinistra sbrindellata che fa strani accordi con il centro del centro sinistra e i Calendiani continuano a bisticciare con i Renziani. I Cinquestelle solo impegnati nel confermare i consiglieri uscenti. Le piccole cose di pessimo gusto sempre guidate dalla indicibile voglia di perdere.
Sicuramente verranno accontentati.
Nel centrodestra un solo problema aperto: chi avrà più voti tra Lega e Forza Italia. Addirittura Mimmo Portas insieme con la lista civica di Cirio governatore difatto ritornato in Forza Italia. Portas, il re del trasformismo colpisce ancora. Francia e Spagna pur che se magna. A Roma con il Pd.
A Torino con Lo Russo ed in Regione con Cirio. Dal suo punto di vista un capolavoro. Conclusioni? Magari una forte astensione. Sicuramente una classe politica totalmente inadeguata.
PATRIZIO TOSETTO