Conformare nel trattamento i titolari di assegno ordinario di invalidità (AOI) ai cosiddetti “invalidi civili” con partita IVA e invalidità al 100% è l’unico modo per evitare che a pagare il conto più salato siano persone che già vivono una fragilità.
Se hai una disabilità o se sei un paziente oncologico, niente bonus da 600 euro. Riassunto brutale ma realistico dello stato delle cose: tale somma è infatti negata, allo stato attuale, ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti che hanno un assegno ordinario di invalidità. Piena compatibilità con il bonus, invece, per coloro che, avendo una partita IVA e presentando particolari patologie, rientrano tra i cosiddetti “invalidi civili” con invalidità al 100%. Urge conformare a questi ultimi, nel trattamento la situazione dei titolari di assegno: l’inclusione delle persone che vivono una condizione di malattia o di disabilità (persone alle quali i caregiver continuano a dare supporto) deve essere, in questo caso specifico, prima di tutto economica. Evitiamo che a pagare il prezzo peggiore siano sempre i soliti.
Circondato da legioni di esperti, virologi, economisti, sociologi (a proposito: ma chi paga tutte queste persone e tutte le task force e commissari straordinari che si sono fatte le singole Regioni?), il presidente Conte farebbe bene a sentire qualche esperienza di vita vissuta da cittadini “inesperti” ma ricchi di buon senso. La fine del lockdown e la riapertura cadenzata su base regionale è una assurdità. Le filiere produttive non sempre e quasi mai sono concentrate all’interno della stessa Regione. Bene hanno fatto a ricordarlo il presidente della Lombardia, Fontana, e l’assessore Gallera: se si decide di riaprire l’automotive, non possono riaprire in tempi diversi gli stabilimenti di Melfi, Cassino o Torino poiché molti fornitori provengono da altre Regioni. Una riapertura su base regionale può valere per quelle attività autonome (penso ai parrucchieri o alle palestre) svincolate per loro natura da una filiera produttiva su scala nazionale. Tutto il resto, per non accrescere i già enormi disagi degli italiani, deve riaprire in tutta Italia. Il presidente Conte senta pure gli esperti e i professori, ma poi si affidi al buon senso.