POLITICA- Pagina 543

SUPERCOPPA IN ARABIA SAUDITA: LIMITAZIONE ALLE DONNE

+EUROPA CHIEDE A LEGA CALCIO, JUVENTUS E MILAN UN SUSSULTO DI DIGNITÀ
In seguito alla conferma dell’impossibilità per le donne di accedere liberamente allo stadio di Gedda in Arabia Saudita e delle imposizioni sugli abiti da indossare interviene il Gruppo +EUROPA Torino
“Comprare a suon di milioni di euro la realizzazione di uno dei maggiori appuntamenti calcistici italiani e il silenzio sui diritti civili violati in Arabia Saudita non è ammissibile. Il comportamento di accondiscendenza della Lega calcio e dei due club interessati è da stigmatizzare profondamente. Chiediamo che in zona cesarini ci sia un sussulto dignità e la richiesta ufficiale che non si ponga alcuna limitazione alla partecipazione delle spettatrici donne. Nessuno sconto a uno dei Paesi che si distingue per le violazioni dei diritti (quelli delle donne in particolare), per la pena di morte contro gli oppositori, responsabile dell’omicidio del giornalista Khashoggi. Anche Lo sport deve essere veicolo dei diritti!
 Igor Boni (coordinatore) e Andrea Maccagno (membro del Direttivo)

Classe dirigente, quanta differenza con il passato…

Di Giorgio Merlo

Dunque, non so se siamo ancora in una stagione dove è pressoché proibito fare confronti con la classe dirigente del passato. Nello specifico con quella della prima repubblica e dell’inizio della seconda. Faccio questa domanda perché l’informazione dominante, per anni, ci ha propinato il dogma che tutto ciò che appartiene al passato, in particolare alla classe dirigente della Dc e dei partiti di governo, e anche di opposizione dell’epoca, e’ da rispedire al mittente senza appello. In sostanza e’ da condannare politicamente e culturalmente. E forse anche nello stile e nel metodo. Curiosamente, da qualche mese, qua e là riaffiora la tentazione su alcuni organi dell’informazione dominante – pochi per la verità – di un rimpianto della vecchia e tanto bistrattata classe dirigente del passato. E, nello specifico, proprio di quella democristiana. Ora, al di là del rimpianto o della nostalgia – dipende dai punti di vista delle singole appartenenze – un dato e’ ormai certo: chi ha predicato in questi ultimi anni la rottamazione, chi ha esaltato come un lusso l’incompetenza, chi ha teorizzato l’inesperienza e la mancanza di professionalità politica, non può adesso lamentarsi dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti. E lo dico a prescindere dalle legittime scelte politiche di ognuno. Certo, sarebbe un’operazione persin troppo facile elencare gli opinion leader, gli intellettuali da salotto e i frequentatori dei vari talk televisivi nonché i leader politici che per anni hanno teorizzato la necessità di delegittimare tutto ciò che era riconducibile al passato. Salvo poi, adesso, rendersi conto che tutto ciò era solo e soltanto propaganda. O meglio, l’eterno vizio di assecondare le mode contingenti e di rincorrere il vincitore di turno. Non a caso i vari commenti dei “giornaloni” – peraltro il più delle volte scritti da milionari e disponibili a cambiare opinione a seconda del potente di turno – invocano a gran voce il ritorno di una classe dirigente autorevole, competente, radicata nel territorio e soprattutto politicamente qualificata. Certo, e’ un esercizio complicato sostenere oggi la necessità di avere una classe dirigente politica autorevole dopo aver demolito scientificamente quella del passato. O meglio, dopo aver liquidato lo strumento partito – o Dc o altri partiti della seconda repubblica poco importa – e i relativi dirigenti e’ quantomai rischioso, adesso, rinobilitarne il ruolo, la funzione e l’eredità. Ma il tema di una rinnovata e soprattutto preparata classe dirigente politica e’, ormai, all’ordine del giorno dell’agenda politica italiana. Quando i “giornaloni”, attraverso i loro opinionisti pongono il tema ripetutamente non è più possibile eluderlo. Si tratta di capire, d’ora in poi, quali saranno le parole d’ordine che gettano le basi per un ritorno di qualità della classe dirigente politica. Perché, com’è ovvio, senza i partiti democratici al proprio interno e con una definita identità culturale, difficilmente potrà nascere anche una classe dirigente preparata ed espressiva. Cioè, in ultimo, se i giornaloni e l’informazione dominante continuano a sostenere che la personalizzazione e i “capi” sono strumenti sempre più indispensabili nella politica contemporanea – e quindi continuando a demolire i partiti democratici e a premiare quelli che sono e restano espressione del “capo” – sarà molto difficile ricostruire una classe dirigente dal basso e, soprattutto, attraverso percorsi democratici. E tutto ciò per sventare il pericolo che, come già ci insegnava nella prima repubblica Carlo Donat-Cattin, “la cooptazione dall’alto non preceda il momento della legittimazione democratica dal basso”.

Tornati i Ds. Adesso ritorni il centro

Di Giorgio Merlo
Dunque, la sinistra e’ tornata. O meglio, sta ritornando il Pds a guida Zingaretti. Perché, per quanto riguarda l’ex Pd, e’ arrivato il momento di chiamare le cose con il proprio nome

 

Archiviata definitivamente la stagione originaria del Partito democratico, cioè di un partito plurale che faceva della sintesi fra le culture del novecento la sua ragion d’essere politica, e’ subentrata la fase del partito più identitario. Per dirla con i due candidati alla segreteria nazionale di quel partito Zingaretti e Martina, adesso si “deve rifondare, riscoprire e rilanciare il pensiero e la cultura della sinistra italiana”. Appunto, si deve rifare, in forma forse anche un po’ aggiornata, il Pds. Questo, del resto,e’ quello che si attende la base di quella formazione politica dopo l’ubriacatura renziana e il conseguente, e del tutto scontato, tradimento di tutti coloro che sono stati integerrimi ultras renziani e poi, appena conclusasi la parabola fatta di ripetute e continue sconfitte elettorali, tutti a saltare sul nuovo carretto del vincitore. E con il Pds, sono tornati anche i tic – o i vizi – storici dell’armamentario della sinistra italiana. Dagli appelli dei milionari, alto borghesi, elitari, salottieri ed aristocratici “progressisti” alla centralità dei diritti civili a scalpito dei diritti sociali; dalla difesa del “sistema” e delle sue ragioni alla perdurante indifferenza dei bisogni reali dei ceti popolari e di quelli più disagiati: dalla sicurezza al reddito di cittadinanza, dalle difficoltà delle periferie alle condizioni sempre più critiche degli “ultimi” e dei “poveri” di cui si continua a sventolare, con un pizzico di ipocrisia, la bandiera di riferimento. E, accanto a tutto ciò, la voglia di tornare al governo – avendo perso quasi del tutto la dimestichezza con l’opposizione che non sia quella di sistema e a difesa degli intramontabili “poteri forti” – a qualunque costo. Sotto questo versante, e coerentemente, il corteggiamento al movimento 5 stelle – o a ciò che resterà dopo le elezioni europee di quel movimento – con la benedizione dei “santoni” dell’ex campo del centro sinistra. Sotto questo profilo la “benedizione”, l’ennesima anche se negli ultimi anni non ne ha più azzerata una, di Romano Prodi, e’ più che significativa e riveste una importanza decisiva ai fini dell’operazione della nuova sinistra “catto comunista”. Ora, tornata la sinistra senza novita’ significative e senza alcuna discontinuità rispetto al passato, il campo che si deve riorganizzare e’ quello del “centro democratico e riformista”. Ovvero, di un centro che sappia recuperare quella cultura di governo, quel senso di moderazione e, soprattutto, quella cultura del buon senso e temperata che si è pericolosamente eclissata nella concreta dialettica politica del nostro paese in questi ultimi anni. Una esperienza politica che non solo è richiesta ma comincia ad essere invocata e fortemente gettonata da settori culturali, politici ed editoriali storicamente estranei ed esterni ad ogni formazione politica, seppur lontanamente, riconducibile al centro. Un ruolo politico dove pesera’ anche e soprattutto la cultura e il pensiero del cattolicesimo democratico e popolare che ormai è’ diventato irrilevante e del tutto marginale nelle altre formazioni politiche. A cominciare dal Pd/Pds dove, accanto al ritorno della sinistra tradizionale, la presenza della cultura cattolico democratica, di fatto, si esaurisce nella riproposizione di una piccola ed insignificante presenza “catto comunista”, funzionale ai sedicenti cattolici alla Del Rio ma del tutto priva di significati politici ed istituzionali. E, accanto al ritorno della tradizione del cattolicesimo politico, una politica e una formazione politica di centro devono sapere ricostruire anche e soprattutto una “cultura della coalizione”. Un cultura che negli anni della gestione renziana, con la complicità di quasi tutto il Partito democratico, è stata sostanzialmente distrutta a vantaggio della vocazione maggioritaria del partito. Un concezione arrogante e solitaria dei rapporti politici pagati a caro prezzo non solo dal Pd ma tutto quello che restava del centro sinistra. E, in ultimo, il ritorno di un partito di centro significa anche il decollo di un “riformismo temperato” che è sempre stato un elemento caratterizzante della politica italiana contro gli “opposti estremismi” di turno e contro la stessa radicalizzazione della scontro politico che in Italia e’ sempre stata all’origine della crisi della stessa democrazia parlamentare e rappresentativa. Ecco perché dopo la trasformazione politica del Pd e il ritorno della vecchia sinistra, un po’ identitaria e un po’ moralista, adesso quasi si impone la presenza di una cultura e di una politica di  centro nel nostro paese. Non per nostalgia o per memoria storica ma per la semplice ragione che senza una presenza del genere sarebbe lo stesso riformismo a pagarne le conseguenze peggiori. Il sistema politico si riarticola, profondamente. Pensare che dopo il voto del 4 marzo scorso tutto e’ rimasto come prima e’ una pia illusione. Come risulta una pia illusione pensare che dopo una eventuale ed ipotetica sfiducia nei confronti del governo giallo/verde tutto ritorna come prima con un Pd al 40%, come pensano alcuni simpaticoni e guasconi di quel mondo. Tutto è cambiato. E quando tutto cambia occorre semplicemente attrezzarsi. Ognuno con la propria cultura e con i propri attrezzi da lavoro.

Furia giovanile (e di sinistra) per dare una mossa al Pd imbolsito

Dai e dai e la cocciutaggine della sinistra Pd ha avuto la meglio in Piemonte. Paolo Furia segretario Regionale. Solo un mese fa nessuno ci avrebbe scommesso. Ma tant’è, che questa novità qualcosa muoverà. Poi non è torinese ed è giovane. Giovanissimo, per il ruolo che coprirà. Novita nella novità. Ma non finisce qui: presidente Franca Biondelli, arriva da Novara in quota Fassino. Non sembra ma il Lungo c’ è sempre e sempre ci sarà. E la Canalis con il suo 23%, vice segretaria, costruisce un domani non so per il Pd  ma sicuramente per la componente cattodem. Mauro Laus avrebbe voluto mettersi in proprio.  La sconfitta di Marino è soprattutto una sua sconfitta. Ed è una sconfitta per la fam. Gallo.  Determinante per le vittorie altrui ma insufficiente ora. Non sono riusciti neppure a candidate il rampollo. E primi fra tutti nell’opporsi quei renziani determinanti nell’ elezione di Paolo Furia. Il Pd si è messo in moto. Tardi, tardissimo ma è già tanto che si sia mosso. Scontato non era. Un Pd decisamente imbolsito ed alla ricerca di un suo perché. Ma eccoli già pronti gli incontentabili. “Il nuovo segretario verrà mangiato dalla nomenclatura”. “Di fatto la sinistra nel Pd è minoranza”. Ed avanti di questo passo. Non tutte le preoccupazioni sono infondate, ma l’importante e dargli tempo. Furia è partito da outsider. Se l’è giocata e per ora ce l’ha fatta. Vero che l’alleanza con i catto dem è  un’ ipoteca, ma il Ragazzo (compagno) di Biella promette bene. Per l’ennesima volta mi stupisco di ” quelli ” a sinistra del Pd. Dovrebbero esserne contenti. Viceversa giù ad essere ironicamente critici. Masochismo allo stato puro. Prima il Pd è in mano ai renziani. Poi l’ elezione di Furia è insufficiente.  Ma si sa che a sinistra la sindrome Tafazzi è sempre presente.
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Intanto l’obbiettivo è presto definito: prossime elezioni regionali vincere nel nome di Sergio Chiamparino. Tre liste . Civica, Pd – sinistra e magari sinistra della sinistra. Ma stavolta Articolo uno non cade nella trappola della sinistra sbrindellata. Stavolta grande ed irrinunciabile preambolo. Si Tav tutta la vita fino all immancabile Vittoria. La partita è aperta. Anche perché alle Regionali non essendoci il ballottaggio tutto é possibile, ora che il Chiampa partito da ultimo se la sta giocando. In questo i pentastellati sono ottimi alleati. Vaneggiano. Ma anche Salvini mi pare decisamente appannato. Una ultima annotazione. Paolo Furia è di Biella come Andrea Scroscio responsabile regionale di Liberi ed Uguali . Articolo uno si è separata, matrimonio di interesse sciolto reciprocamente. Entrambi con formazione politica simile che affonda le origini nel vecchio e per i più rimpianto partito comunista. Entrambi laici ed entrambi alla ricerca di nuove strade politiche per una sinistra riformista. Con Paolo Furia il Pd svolta a sinistra. Magari questa loro amicizia servirà nel trovare strade comuni. Magari da  cosa nasce cosa.
Patrizio Tosetto

Pinerolo, il Comune vota il bilancio di previsione

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Per il secondo anno consecutivo – e per la terza volta negli ultimi vent’anni – lil consiglio comunale ha votato il bilancio di previsione per il prossimo triennio nel mese di dicembre. L’amministrazione pentastellata guidata da Luca Salvai ha così centrato l’obiettivo. In un documento del Movimento 5 Stelle si evidenzia che quello del 2018 è bilancio dove pienamente va a frutto il lavoro svolto in precedenza, che ha consentito di progettare e programmare la serie di priorità già individuate nel programma elettorale ed affinate negli anni di amministrazione. Un’attenzione particolare viene riservata alla scuola con un milione ed ottocentomila euro previsti per gli edifici scolastici con efficientamenti sismici, energetici, antincendio e rimozione dell’amianto. Ci sono poi 634mila euro che consentiranno la realizzazione di infrastrutture necessarie per gli spostamenti in bicicletta in piena sicurezza. Le politiche sociali hanno invece una previsione di 742mila euro per l’adeguamento del palazzo ex Sumi a muova sede del Ciss, spostamento che consentirà di fare vivere in una sede adeguata i servizi sociali e la loro utenza. Nel 2019 si investirà anche in cultura con 400mila euro per il rifacimento del tetto di palazzo Acaja. Infine ci sono 50mila euro destinati al progetto vincitore del bilancio partecipativo. Per quanto riguarda le tariffe e il carico fiscale in capo al Comune viene sottolineato che, TARI esclusa, solo l’addizionale IRPEF aumenta leggermente. Le aliquote per i redditi superiori ai 55mila ed ai 75mila euro vengono ritoccate verso l’alto (rispettivamente del 0,12% e del 0,15% in più) con un maggior introito presunto di 120mila euro che andranno a finanziare il nuovo appalto delle mense e la navetta del mercato. Per quanto riguarda la TARI invece il consiglio comunale la delibera di approvazione del piano finanziario e relative tariffe la cui previsione è di un aumento del 3%. Le cause di questo aumento sono in parte da individuare nell’adeguamento ISTAT dell’1,9%, dall’altra parte sono dovute alla gestione e smaltimento degli ingombranti che hanno visto un conferimento decisamente maggiore nel corso del 2018.  L’amministrazione ha, però, annunciato l’intenzione di trovare una soluzione che, entro l’emissione delle bollette a febbraio 2019, consenta di azzerare tale aumento e di lasciare, pertanto, invariata, la tariffa.

Massimo Iaretti

 

 

PIEMONTE, FI A CHIAMPARINO: “CONFRONTO SU PROGRAMMI MA OGNUNO PER SÉ”

Il presidente Sergio Chiamparino è un politico di lungo corso per non sapere che mai potrà accadere quello che incautamente gli è stato suggerito dalla domanda di un cronista, e cioè che Forza Italia possa sostenere la sua ricandidatura alla guida del Piemonte. Forza Italia è saldamente insediata nel centrodestra e coltiva l’ambizione legittima di essere la guida moderata e liberale di una coalizione che punta a vincere le prossime elezioni regionali. Su questo terreno non ci sono mai stati né mai potranno esserci equivoci di sorta. Per quanto riguarda i programmi, è naturale che si sviluppi una competizione e un confronto fra tutte le forze politiche. Il centrodestra piemontese, quindi Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, sostiene con convinzione e senza ambiguità la TAV e la modernizzazione delle infrastrutture e il completamento di quelle di esse, penso alla Asti-Cuneo, ritenute indispensabili per restituire al Piemonte solide prospettive di crescita e di sviluppo. Sono temi sui quali le forze politiche hanno sviluppato nel tempo una strategia che avvicina le posizioni di schieramenti politici per il resto destinati a rimanere concorrenti. La battaglia per le regionali non deve trasformarsi in un duello da combattere sulla pelle dei piemontesi e a danno dei loro interessi. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia faranno la loro parte per affermare gli interessi della nostra terra contro coloro il M5s che vorrebbe, in modo pretestuoso, penalizzare il Piemonte.

Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia al Comune di Torino

 

ERIKA PIOLETTI, MARRONE-MONTARULI (FDI): “DOV’ E’ LA DELIBERA SULLA TARGA IN PIAZZA SAN CARLO?”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“Comprensibile che un ricordo perenne inciso nel marmo e affisso per sempre in piazza San Carlo nel centro di Torino possa creare imbarazzo nel Sindaco Appendino, attualmente sotto processo per la gestione della folla nella finale di Champions league 2017 finita in tragedia, ma la memoria di Erika Pioletti nel cuore dei torinesi deve prevalere su qualsiasi altro ragionamento” dicono Maurizio Marrone, dirigente nazionale di Fratelli d’Italia, e Augusta Montaruli, parlamentare FDI, che si uniscono all’appello dei tifosi bianconeri per intitolare al più presto una targa alla giovane vittima. “Gia’ in occasione della cerimonia nel primo anniversario la Giunta Comunale si era trincerata dietro la procedura di deroga per le persone decedute da meno di dieci anni, ma proprio quello procedura prevede che la richiesta debba partire dall’Amministrazione comunale, rivolta alla Prefettura insieme all’apposita delibera di Giunta. Ma di questa delibera ad oggi non si trova traccia nel riepilogo on line dei lavori della Giunta Appendino. Possibile che davvero ancora non sia stata approvata, con il rischio molto probabile di celebrare il secondo anniversario ancora senza targa?”
(foto: il Torinese)

Roberto Giachetti incontra i sostenitori

IL CANDIDATO ALLA SEGRETERIA NAZIONALE DEL PARTITO DEMOCRATICO PRESENTA LA CANIDATURA
Venerdì sera alle ore 20,30 Roberto Giachetti incontra per la prima volta i suoi sostenitori al congresso nazionale per la guida del Partito Democratico. Perché al “The Beach” dei Murazzi? I murazzi sono da sempre il simbolo della capacità di Torino di rigenerarsi e reinventarsi, un laboratorio di creatività e cultura, che ha reso il capoluogo Piemontese una Città attrattiva per giovani studenti universitari di tutto il mondo. Questo luogo storicamente era utilizzato per l’approdo dei tessuti per la tintoria industriale, poi rigenerato negli anni fino a diventare da ultimo luogo notturno della movida torinese, oggi in parte abbandonato. Ecco perché Roberto Giachetti, che si candida alla guida di un partito progressista e riformista parte da qui, in Piemonte e a Torino. Il movimento 5 stelle guida Torino da ormai 2 anni e la Capitale Roma, dove i risultati sono sotto gli occhi di tutti: noi vogliamo spiegare qual’ è l’alternativa all’immobilismo 5 stelle e al loro mal Governo. Vogliamo ricordare agli elettori non solo del partito democratico, come vorremmo governare le nostre città e il nostro Paese. Quale idea di partito abbiamo e come fare a riconquistare la fiducia dei cittadini su un progetto di riforme che con noi era iniziato e che noi vogliamo riprendere in mano. Per spiegare questo progetto abbiamo pensato di chiedere ai rappresentati della società civile di porci le giuste domande e dando risposte concrete. Infatti Roberto Giachetti sarà intervistato, sotto la guida della giovane giornalista Allegra Romana Monti, da Stefano Vanzini – Presidente Anaepa Confartigianato Costruzioni Torino, Dennis Maseri – Presidente Giovani Imprenditori Confcooperative Piemonte, Mario Grosso – Iscritto PD, Fabio Cassanelli – Europae Rivista di Affari Europei.

Lega: “400 mila euro per i piccoli comuni”

“400 milioni di euro subito nelle casse dei comuni fino a 20 mila abitanti, che potranno utilizzarli immediatamente per mettere in sicurezza scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale

Una boccata d’ossigeno importante, soprattutto per le tante piccole amministrazioni locali piemontesi. Se non è concretezza questa….”.  L’on. Paolo Tiramani è visibilmente soddisfatto di un provvedimento fortemente voluto dalla Lega, inserito all’articolo 63 (bis, ter e quater) del maxi emendamento della Finanziaria 2019. 

“Subito dopo Natale torneremo a Roma, per votare alla Camera l’approvazione definitiva alla Legge di Bilancio, che conterrà appunto anche questo importante contributo ai piccoli e medi comuni, a cui il Ministero dell’Interno guidato da Matteo Salvini darà comunicazione delle risorse spettanti già entro metà gennaio: anche perché l’esecuzione dei lavori finanziati dovrà partire entro il 15 maggio. Un altro segnale forte di attenzione che la Lega manda agli amministratori locali: siamo al loro fianco, perché sappiamo quanto rappresentino la ‘prima linea’, e il contatto diretto con i cittadini, e le loro esigenze”. 

Ecco il testo completo dell’articolo 63 bis del maxi emendamento alla legge di Bilancio: 
“Per l’anno 2019 sono assegnati ai comuni contributi per investimenti per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale, nel limite complessivo di 400 milioni di euro. I contributi di cui al periodo precedente sono assegnati, entro il 10 gennaio 2019, con Decreto del Ministero dell’Interno, ai comuni con popolazione inferiore ai 2.000 abitanti, nella misura di 40 mila euro ciascuno, ai comuni con popolazione tra 2.000 e 5.000 abitanti, nella misura di 50.000 mila euro ciascuno, ai comuni con popolazione tra i 5.001 e i 10.000 abitanti nella misura di 70.000 euro ciascuno e per i comuni con popolazione tra i 10.001 e i 20.000 abitanti nella misura di 100.000 euro ciascuno. Entro il 15 gennaio 2019, il Ministero dell’Interno dà comunicazione a ciascun comune dell’importo spettante”. 

Il 63 ter aggiunge “Il comune beneficiario del contributo può finanziare uno o più lavori pubblici, a condizione che gli stessi non siano già integralmente finanziati da altri soggetti e che siano aggiuntivi rispetto a quelli da avviare nella prima annualità dei programmi triennali di cui all’articolo 21 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50”. 

Il gioco dell’oca non basta a vincere contro i gialloverdi

Difficile definire i pentastellati. Probabilmente ognuno è quel che è. Non hanno tratti comuni con noi mortali che fino ad oggi ci siamo abituati alla vecchia politica, con i vecchi comportamenti dei vecchi politici. Nella nostra città al ballottaggio c’ è stato un plebiscito per la Chiara Appendino. 5 anni prima Piero Fassino aveva vinto al primo turno superando il 60 % . Diciamolo in altro modo. Sono bastati neanche tre anni e i torinesi hanno conosciuto l’ homo pentastellato per poi ricredersi sulle scelte fatte. Poi conosciuti meglio di Maio Toninelli e Castelli il giudizio negativo si è sedimentato. Esiste ed esisterà lo zoccolo duro, indubbiamente. Ma gli irriducibili si schermiscono: perché non giudicate quello che hanno fatto quelli del PD?  Risposta: già fatto, come hanno confermato i risultati elettorali. Poi mi sembrano come quello che chiede: dove stai andando ? La risposta: porto pesci. Non c’entra evidentemente nulla.
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Anche i leghisti in fondo non se la passano molto bene. Persino un bambino capisce che sulla manovra economica hanno iniziato con  “Spezzeremo le reni all’ Europa” e poi hanno letteralmente calato le braghe. Ed eccolo il solito Berlusca che fa trapelare un sondaggio riservatissimo che vede  il carroccio e  i pentastellati  arretrare di oltre 10 punti. Novità? Mi sembra chiaro che la luna di miele sta finendo, con un matrimonio neppure consumato. Non ci vorrà la Sacra Rota per scioglierlo. Persino il riflessivo Castagnetti sprona il suo amicissimo Salvini nel lasciare perdere. Ovviamente dopo le europee, ma lasciar comunque perdere. Mi ha convinto le affermazioni di un leghista canavesano: “Impossibili le alleanze elettorali con i pentastellati. La nostra base è nettamente contraria”. Tutta ? “Tutta”. Salvini ha poco tempo. Salvini non ne ha. Mai come oggi vale il famoso detto “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”. L’alleanza tra Borboni ed Asburgo non esiste più. Non serve continuare a dire di godere di ottima salute quando la febbre alta produce solo delirio.  Persino un bambino se n’è accorto.
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Ed eccoli i guastatori. Sempre in senso politico.  L’ex senatore Stefano Esposito continua nello sparare sul quartier generale di ciò che rimane del suo partito, il  PD. Non è stato di promessa. Mi sono stufato non farò più politica. Ritorno al mio lavoro. Lo sappiamo, è più forte di lui e lo apprezziamo. Questo ritorno del tema della Tav è stato per lui il cacio sui maccheroni. Sulla Tav costruiamo il fronte del Nord. Logicamente i leghisti sono arruolati a pieno titolo. Del resto Molinari è arrabbiato per  lo scippo dei soldi olimpici in quota Piemonte. Arrabbiato verso il governo, non verso il suo Capo Salvini. Aveva detto: vado io a trattare con Bruxelles. Ma anche Mattarella gli ha fatto sapere che erano meglio Conte e Tria. Loro qualcosa di più ne sanno. Ed allora, il Fronte del Nord? Obiettivo: due fronti piemontesi. Fronte del Nord, e pentastellati  con la sinistra sbrindellata insieme. Se mai avvenisse l’esito è scontato a favore del primo. Con Chiampa candidato? La ciliegina sulla torta. Personalmente la vedo dura. Ma oramai tutto é possibile. Non si è fatto nulla ma proprio nulla in questi tre anni a Torino. In questi 10 mesi in Italia. Anzi qualcosa si è fatto. Si è peggiorata la situazione complessiva. Ma qualche movimento di “ribellione” c’è. Solo che mi sembra un movimento circolare. Come il gioco dell’oca si torna alla partenza. E il Pd? Troppo indaffarato nelle beghe interne.
Patrizio Tosetto