POLITICA- Pagina 542

Dagli anni ’70 sulla politica le ombre della criminalità organizzata

Tegola in testa a Roberto Rosso, di riflesso al governatore Cirio e alla maggioranza di centrodestra. Per il tipo di  accusa mi tremano le gambe

 

Difficile trovare un’accusa così infamante, almeno qui al Nord,
anche se ( purtroppo ) il rapporto tra criminalità organizzata, politica ed imprenditoria risale
agli anni ’70. Ha pagato con la vita il capo della Procura di Torino Caccia e affilati alle cosche
come Giovanni Jaria sono diventati addirittura vicesegretario regionale del Psi negli anni
’80. Si è sempre saputo che la comunità calabrese è molto unita. Il che  non significa, sia ben chiaro, che
tutti i Calabresi sono ‘ndranghetisti. Anzi, l’ esatto opposto. Il procuratore capo di Cosenza
Gratteri è orgogliosamente calabrese. Precisa ogni volta che può di non voler lasciare la sua terra
per essere maggiormente incisivo nella lotta alla ‘ndrangheta, considerata la più potente del
mondo. Organizzazione che si è “evoluta”. Si e messa a fare l’ assicurazione nel traffico di
droga. Direttamente non tocca nulla e non rischia. Dà una sorta di fideiussione
ai produttori latinoamericani. Se gli acquirenti non pagano ci pensa lei a pagare eliminando
fisicamente i debitori. Fa da garante e viene pagata. Ovviamente la massa di soldi viene
riciclata in attività lecite. La globalizzazione determina un rapporto con le mafie locali. Anche
qui, nessuno sostiene che Torino è diventata Napoli. Non c’ è Scampia. Ma mi sa che si sta
tragicamente difendendo nel permettere infiltrazioni mafiose ( appunto ) di varie nazionalità
presenti come comunità immigrate. Dall’ est Europa come dalla Nigeria. Da un lato le cose
si complicano ma dall’ altro gli investigatori hanno sempre le antenne puntate per capire e
reprimere. Le accuse fatte a Roberto Rosso paiono decisamente circostanziate.
L’ arresto è indice di colpevolezza: non penso che la Dia di Torino l’ abbia emesso a cuor
leggero. Roberto Rosso, oramai ex assessore, è molto noto non solo a Torino. Giorgia Meloni lo
ha espulso da Fratelli d’ Italia e, valutati gli sviluppi sarà parte civile nel processo.
Detto in soldoni, se rinviato a giudizio avrà più fronti processuali. Ma si deve essere garantisti.
Le foto e le intercettazioni telefoniche sono ampiamente diffuse. La procura mette le mani avanti.
Divisione tra colpevolisti ed innocentisti. Non siamo ne’ magistrati, né avvocati difensori.
Qualcosa di simile avvenne anni fa nel Canavese con sviluppi processuali diversi. Fabrizio Bertot
ex Sindaco di Rivarolo ed ex deputato europeo fu assolto, viceversa Nevio Coral ex sindaco di
Leinì fu arrestato e poi condannato. Roberto Rosso ha 58 anni ed è da almeno 40 anni in politica.
40 anni sempre al vertice della politica. Da giovane  vicesegretario nazionale del movimento
giovanile democristiano, fino  a Forza Italia.
Nel passaggio tra la prima e la seconda repubblica ebbe una collaborazione con Segni il referendario, figlio
dell’ ex Presidente della Repubblica. Con Il pugliese Fico si era allontanato dal Cavaliere e sempre
insieme erano confluiti in Fratelli d Italia. Ha fatto di tutto. Dal consigliere comunale e vicesindaco, al deputato ed addirittura sottosegretario.
Con Roberto Cota fu vicepresidente regionale. Subito dopo ai margini della politica masticava
amaro non accontentandosi della professione di avvocato civilista. Riprendeva la scalata come
Sindaco di Trino. Stravinceva battendo gli epigoni del vecchio PCI. Trino, una delle roccaforti
storiche dei comunisti piemontesi. Infine l’ avventura della candidatura a Torino. Anzi della
ricandidatura a Torino. Perse il ballottaggio con Chiamparino ed accusò l’ allora presidente del
Piemonte Enzo Ghigo di averlo boicottato nonostante entrambi di Forza Italia. Tutti sapevano
che il suo traguardo erano le elezioni regionali e tutti sapevano che tra i requisiti per fare l’
assessore c’era un ottimo risultato nelle preferenze. Andò tutto secondo programma. Ora
si dovrà stabilire a che prezzo ha ottenuto questo risultato. 8 arresti dimostrerebbero
che la Dia sa il fatto suo. Ripeto, nessuna condanna prima del rinvio a giudizio e dei processi.
Sicuramente Roberto Rosso è stato incauto nel frequentare certe persone.
Cosa che si sarà già pentito di aver fatto. Mi sa che la sua carriera politica è volta al termine.
Forse non si dimetterà da consigliere regionale ma non era solo lì che voleva fermarsi. Oltre l’inevitabile e comprensibile ostracismo di chi gli era e gli sarà intorno.
Con solo due possibili soluzioni. Se verrà assolto sarà considerato un ingenuo caduto in un
gioco più grande di lui e non particolarmente e politicamente affidabile. Se condannano in tutti gradi
di giudizio dovrà fare, come tutti,  i conti con sé stesso e la sua morale.

 

Patrizio Tosetto

Costanzo (M5s): “Operai Mgc-Manital in attesa delle mensilità non pagate” 

In comune ad Ivrea da oltre 3 ore

Inaccettabile l’ attesa estenuante degli operai davanti ai cancelli del comune di Ivrea per ottenere  i due stipendi mancanti che la ditta, collegata alla Manital, deve loro. Da oltre 3h ore gli operai Mgc stanno aspettando, nell’androne del comune di Ivrea, come lavoratori e cittadini di serie b nella speranza, ormai piuttosto vana, di ricevere gli assegni delle due mensilità non pagate dal titolare.  Nessuna certezza e nessuna garanzia, solo una snervante attesa che ha il sapore di un’ennesima presa in giro. Proprio oggi  il Tribunale di Ivrea ha deciso di non decidere  sull’insolvenza dell’azienda e sulla possibile conseguente amministrazione controllata: tutto rimandato al 9 gennaio.  Oltre ai diversi mesi difficili, si preannuncia un Natale molto magro non solo per gli operai della Mgc, ma per gli oltre 10000 lavoratori e le loro famiglie della Manital. Così in una nota la deputata torinese Jessica Costanzo della commissione lavoro.

“Cancellare la prescrizione è contro la Costituzione”

Riceviamo e pubblichiamo

 

Il Governo conferma con un accordo che dal 1 gennaio 2020 sarà cancellata la prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Azione, +Europa e Radicali italiani  organizzano per domani, 21 dicembre, in via Maria Vittoria 38 a Torino (presso Social Fare), un incontro dal titolo “Cancellare la prescrizione è contro la Costituzione”.

Interverranno:
Paolo Borgna (Magistrato della Procura della Repubblica a Torino)
Fabrizio Cassella (Costituzionalista, Università di Torino)
Arianna Corcelli (Avvocato membro del direttivo delle camere penali del Piemonte)
Interverranno per le forze politiche: Claudio Lubatti (Consigliere comunale – Azione), Marco Cavaletto (Coordinatore Gruppo +Europa Torino), Igor Boni (Presidente nazionale di Radicali Italiani)

Sino all’ultimo giorno noi non ci arrenderemo a questo mostro giuridico che, in contrasto con l’art. 111 della Costituzione, estende senza limiti la durata del processo.
“Il populismo penale è il precursore del populismo politico” come ha scritto recentemente Emma Bonino. “… La cultura del diritto che oggi detta legge al ministero della Giustizia ha una evidente parentela con quella visione panpenalistica e “combattente” della giustizia, che ha avuto notevole diffusione in tutte le componenti della sinistra italiana e non solo. Una visione che presta alla giustizia penale un ruolo abusivo di sorveglianza generale della società e della politica, e ai processi e alle pene il compito di soddisfare le aspettative dei cittadini rispetto ai fenomeni di maggiore allarme, reale o percepito”.
Noi assistiamo allibiti all’imbarazzo di Renzi e Zingaretti che avvallano l’idea che i diritti individuali degli accusati non costituiscano essi stessi “sostanza di giustizia”, ma devono essere subordinati all’azione della magistratura inquirente e giudicante per l’interesse collettivo.

Per informazioni: Boni (348/5335309)

Ricordata (in lingua piemontese) la Carta di Chivasso

NELL’INTERVENTO DI  EMILIANO RACCA (PROGETTO VILLAMIROGLIO MPP)

Venerdì nella sala del consiglio comunale di Chivasso è stata celebrata la ricorrenza della Carta di Chivasso documento firmato durante un convegno clandestino organizzato da esponenti della resistenza delle Valli Alpine che postulava la realizzazione di un sistema politico federale  repubblicano su base regionale e cantonale. Sono intervenuti il sindaco Claudio Castello, il presidente del consiglio comunale Gianni Pipino e Massimo Gaudina, capo della rappresentanza della Commissione Europea a Milano. Successivamente ha dato un proprio contributo, tutto in lingua piemontese, Emiliano Racca, consigliere comunale dei Progetto Villamiroglio MPP (gruppo consigliare del Comune di Villamiroglio) che ha evidenziato come i precedenti interventi avessero esaltato soprattutto l’aspetto europeista della carta, dimenticando le dimensioni regionale e locale. Poi ha evidenziato come nell’attuale impostazione dell’Europa siano sempre maggiori coloro che non vi si riconoscono e ha domandato per quale motivo l’Unione Europea abbia avuto due pesi e due misure nel censurare le politiche dell’Ungheria da un lato e nel non censurare quelle dello Stato Spagnolo per la Catalogna .

Massimo Iaretti

Il Consiglio Regionale approva l’autonomia differenziata

Con 36 voti favorevoli, l’astensione di Luv e la non partecipazione al voto del M5s, il Consiglio regionale ha approvato ieri la deliberazione sull’autonomia differenziata, il documento sulla cui base il presidente della Giunta regionale potrà sedere al tavolo di confronto con il governo per l’attribuzione alla regione di nuove competenze

“Sono fiero del risultato raggiunto”, il primo commento del presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia, “ l’autonomia differenziata rappresenta un traguardo storico per il Piemonte. Ringrazio tutta l’assemblea legislativa per il lavoro svolto e le minoranze per il senso di responsabilità dimostrato. La nostra regione si appresta ad affrontare una sfida di maturità e serietà, anche se il percorso non sarà semplice, ma sono certo che servirà a garantire migliori condizioni di efficienza e benessere per tutti i piemontesi”.

“E’ un momento da assaporare, senza trionfalismi, ma consapevoli di aver fatto un passo importante nel processo di valorizzazione della nostra regione”, ha commentato in Aula il presidente della Giunta regionale Alberto Cirio,” sono soddisfatto che si sia giunti all’approvazione attraverso un voto che va al di là della maggioranza. Chiediamo al governo di darci più responsabilità per migliorare il nostro Piemonte, perché nell’autonomia differenziata c’è la possibilità di dare risposte migliori a tutti i cittadini”.

Per Alberto Preioni (Lega) “Oggi è un giorno importante per il Piemonte. Grazie alla Lega e alla sua forte connotazione autonomistica, il disegno per dare più competenze al Piemonte fa un importante passo avanti.  Nel lavoro svolto in Commissione, nel gruppo di lavoro e nell’Aula, è emerso come ci sia una effettiva necessità di trasferimento di funzioni sul nostro territorio per avvicinarle ai cittadini. Il forte consenso raccolto darà più forza al presidente nella trattativa con il governo”.

Domenico Ravetti (Pd) ha ricordato che il suo partito ha messo “ancora una volta al centro il destino del nostro Piemonte. Abbiamo proposto un percorso utile e modificato il testo iniziale con i nostri emendamenti, tanto che non vi siete discostati troppo dal documento Chiamparino. Il risultato raggiunto sulla scuola, con l’esclusione del reclutamento del personale tra le competenze regionali, su cui ci eravamo espressi in modo contrario, ci ha permesso di votare favorevolmente al provvedimento”.

Sul reclutamento del personale scolastico a livello regionale aveva espresso perplessità  anche Maurizio Marrone (Fdi): “C’è per noi un orgoglio particolare. Avevamo espresso il nostro sostegno, ma anche evidenziato alcune criticità del documento, come l’aspetto del reclutamento che avrebbe potuto essere interpretato  come conflittuale tra nord e sud. L’emendamento Fdi, Lega e Pd cancella qualsiasi equivoco sul provvedimento, inserendo le competenze regionali in una cornice di accordi maturati in conferenza stato-regioni,  mantenendo le competenze dell’ufficio scolastico regionale”.

Francesca Frediani ( M5s) ha motivato la non partecipazione al voto del suo gruppo: “Non siamo contro l’autonomia, lo abbiamo dimostrato durante i lavori con le nostre proposte, alcune delle quali sono state accolte e siamo soddisfatti. Purtroppo sulla maggioranza dei temi affrontati non ci avete convinto, a partire dalla scuola, e non solo per il reclutamento regionale del personale. Non possiamo condividere la visione del sistema formativo che emerge dal documento”.

Carlo Riva Vercellotti (Fi), presidente della prima Commissione, ha espresso la soddisfazione del suo gruppo per l’approvazione: “Si tratta di uno dei migliori documenti in Italia sull’autonomismo differenziato, rappresenta un’occasione importante per migliorare i servizi resi sul territorio. E’ bene che alcune funzioni si spostino dallo stato alle regioni, anche perché così ricadono  vicino ai cittadini. Migliorare in generale lo sviluppo del paese è la sfida che abbiamo di fronte, l’autonomia differenziata può aiutare a vincerla”.

Per Marco Grimaldi (Luv) “l’autonomia differenziata è utile se serve a garantire servizi migliori per la collettività, non ad accentuare le divisioni tra le regioni. Per questo mi astengo su una proposta che sembra più la rincorsa verso altri modelli che non ci appartengono, e in cui mancano i due temi davvero necessari: la crisi ambientale e climatica e la crisi del lavoro. Sono contento che almeno sulla scuola si sia fatto un passo indietro”.

La delibera approvata chiede di trasferire competenze dallo stato alla Regione Piemonte sulle seguenti materie: governo del territorio, beni paesaggistici e culturali; protezione civile e infrastrutture; tutela del lavoro, istruzione tecnica e professionale, istruzione e formazione professionale e istruzione universitaria; tutela della salute; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;  ambiente; rapporti internazionali e con l’Unione europea; commercio con l’estero; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; organizzazione della giustizia di pace; protezione della fauna e dell’esercizio dell’attività venatoria; ordinamento sportivo; produzione, trasporto e distribuzione dell’energia; alimentazione; politiche di sviluppo e promozione delle aree montane.

 

PR – Ufficio stampa del Consiglio regionale

 

Cannabis legale, Grimaldi (LUV): “Noi antiproibizionisti saremmo drogati?”

Siamo disponibili a sottoporci a test antidroga. E gli altri Consiglieri, Assessori regionali e Parlamentari piemontesi lo sono?

“Come sapete da anni non solo difendiamo il mercato della cosiddetta cannabis light, ma vorremmo che finisse l’ipocrisia tutta italiana che da più di 10 anni consente ai malati di rivolgersi al proprio medico di base e vedersi prescritta la cannabis ma che, con la sola eccezione della residua produzione dello Stabilimento chimico farmaceutico militare, sono costretti ad importare i medicinali dall’estero” – così il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, ha commentato le polemiche sorte in Parlamento in merito alla cannabis industriale, rilanciando la provocazione della Senatrice De Petris.

“Ma non solo” – prosegue Grimaldi: – “da anni chiediamo di porre fine a quelle sciagurate politiche iniziate con la Fini-Giovanardi per depenalizzare il consumo personale e la detenzione fino a tre piantine di canapa e costruire dei meccanismi di legalità come i cannabis social club”.

“Da settimane” – conclude Grimaldi – “il centro-destra continua a definirci drogati perché alla luce del sole chiediamo politiche antiproibizioniste, e allora facciamo un gioco: siamo disponibili a sottoporci a qualsiasi test antidroga. I Consiglieri gli Assessori regionali e i Parlamentari piemontesi sono tutti disponibili a fare altrettanto?”

Ravetti (Pd) “Autonomia: Cirio ha capito che è lo stesso testo di Chiamparino?”

Da Palazzo Lascaris

 

“Abbiamo assistito allibiti alle scene di giubilo con bandiera del Piemonte sullo sfondo, appesa all’albero di Natale, del Presidente Cirio e della compagine leghista con il capogruppo Preioni in testa.

Forse il centrodestra, confuso dai troppi festeggiamenti per il Natale, non si è reso conto di aver votato la delibera della Giunta Chiamparino. Sì proprio il testo del centrosinistra senza modifiche e variazioni sostanziali. Che dire: confidiamo che Babbo Natale porti in dono a questa maggioranza un po’ di buon senso. Almeno per il bene dei piemontesi”.

Domenico Ravetti

Presidente Gruppo Partito Democratico Consiglio regionale del Piemonte

Askatasuna, FdI chiede “Sgombero immediato”

Montaruli annuncia interrogazione al Ministro dell’Interno

“Il centro sociale Askatasuna va sgomberato subito. È un pericolo per la città”. Non ha dubbi la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli intervenendo sull’operazione che all’alba di questa mattina ha portato a 14 misure cautelari nei confronti dei leader del centro sociale torinese. “Sono anni che denunciamo il pericolo rappresentato dall’estremismo di sinistra. Il centro sociale Askatasuna è un covo antagonista in cui si progettano attacchi contro le forze dell’ordine e i lavoratori del cantiere Tav. Alla luce anche di quest’ultima operazione, presenterò un’interrogazione al Ministro dell’Interno per chiederne lo sgombero immediato. Askatasuna ha goduto per troppo tempo di “coperture” da parte del Comune di Torino, ora è il momento di dire basta”. Ad intervenire sull’operazione di polizia è stata anche il capogruppo di Fdi in circoscrizione 7 Patrizia Alessi: “Il quartiere è stanco di dover convivere con questi delinquenti. Mi auguro che lo sgombero possa arrivare prima che a qualcuno in Comune venga l’idea di concedere lo stabile agli occupati grazie al Regolamento dei beni comuni”

Migranti, Ruffino (FI): “Francia si assuma responsabilità”

Merita un plauso incondizionato l’iniziativa annunciata dal Capo della Polizia Franco Gabrielli di aprire molto presto un ufficio di frontiera a Bardonecchia, teatro, nel marzo scorso, dell’irruzione di gendarmi francesi alla ricerca di immigrati clandestini. L’iniziativa di Gabrielli punta a separare il ruolo del commissariato, che ha altre incombenze, da quelle specifiche dell’ufficio di frontiera.

Nello stesso tempo non si può non esprimere preoccupazione per un’iniziativa che denuncia di fatto l’assenza di ogni intesa con il governo francese sul tema dirompente dell’immigrazione. Di fatto, è come se tra Francia e Italia ci fosse un’interruzione, sia pure circoscritta nel territorio, degli accordi di Schengen. L’iniziativa di Gabrielli, e quindi del ministro Lamorgese, è un forte richiamo al governo di Parigi perché si assuma le sue responsabilità.

La Francia ha aderito, almeno sulla carta, alla ridistribuzione dei migranti richiedenti asilo e, in teoria, anche di quelli economici. Ora dia seguito alla sua disponibilità cominciando proprio dal rispetto della frontiera di Bardonecchia.

 

on. Daniela Ruffino, parlamentare piemontese di Forza Italia

 

 

Mode o culture politiche?

La politica italiana continua ad oscillare e mai come in questo momento è chiamata a sciogliere un nodo apparentemente inestricabile ma comunque molto semplice. E cioè, si tratta di capire – soprattutto sul versante della sinistra e del centro sinistra – se si vuole continuare ad inseguire le mode, sempre in agguato ma incerte sul loro destino, o se, al contrario, si ha il coraggio e la volontà di riscoprire e riaggiornare le tradizionali culture politiche per condizionare e orientare le scelte politiche decisive per il bene del nostro paese. Un bivio di fronte al quale prima o poi occorrerà scegliere una strada. Netta e chiara. Sotto questo versante il dibattito attorno alla prospettiva del movimento/partito delle “sardine” e’ quantomai importante e significativo. Innanzitutto perché le sardine, collocandosi nel campo della sinistra e dell’estrema sinistra, sono un interlocutore essenziale di questo campo politico. In secondo luogo perché, almeno per il momento, rifiutano di darsi una organizzazione di partito, con un pensiero definito e una cultura politica di riferimento. Ma, prima o poi, e come tutti sanno, si tratta di nodi che andranno sciolti. Fuorche’ si pensi di svolgere un ruolo puramente testimoniale ma politicamente impotente, com’è concretamente capitato per altri movimenti di piazza di sinistra del passato. Dai girotondini al popolo viola e via discorrendo.
Ma, al di là di questo elemento, quello che mi preme sottolineare e’ la scelta di fondo che, almeno per le forze e i partiti di centro sinistra, sono chiamate a fare nei prossimi mesi. E cioè, per capirci meglio, dobbiamo continuare ad inseguire tutte le mode che di volta in volta dominano la scena pubblica oppure c’e’ ancora la forza e la volontà di di tradurre, nella società contemporanea e non solo nei desideri di alcuni nostalgici, le storiche culture politiche?. Riformiste e costituzionali? Questa è la domanda di fondo, almeno a mio parere, per non trasformare definitivamente la politica in una sorta di politica liquida in una società già di per se’ liquida e cronicamente frammentata. Certo, senza nostalgie e senza limitarsi sempre e solo a rimpiangere ciò che ci ha preceduto. Ma la questione non si può non porre anche perché noi veniamo da una lunga stagione dove ha prevalso, irresponsabilmente, la cultura “dell’anno zero”. Ovvero, la volontà di azzerare tutto ciò che era riconducibile al passato. Dal “vaffaday” di Grillo con insulti a destra e a manca con l’obiettivo, sbandierato e dichiarato per anni, di radere al suolo tutto ciò che sapeva anche solo lontanamente di passato alla “rottamazione” di Renzi che, per un preciso disegno di potere, perseguiva l’obiettivo di cacciare politicamente tutti coloro che ostacolavano il suo progetto. Per non parlare di tutti i tentativi, prevalentemente a sinistra, di cavalcare la piazza per delegittimare gli attori politici presenti in quel momento. E, su questo versante, molto dipenderà da come concretamente il Partito democratico reagirà. Sotto il profilo politico e anche sotto il profilo culturale. E cioè, sarà decisivo sapere se questo partito vorrà riaffermare sino in fondo la sua cifra “plurale” o se, al contrario, si ridurrà ad inseguire la vulgata delle mode che, come tutti ben spaiamo, sono sempre aleatorie ed effimere. Come la concreta esperienza ci ha insegnato in questi ultimi anni. Ed è proprio qui che si inserisce attivamente il capitolo delle culture politiche. A cominciare dalla tradizione popolare e cattolico democratica a quella della sinistra riformista e democratica; da quella liberal democratica a quella ambientalista. Insomma, tocchera’ ai partiti, a cominciare proprio dal Partito democratico ma non solo, assumere una iniziativa politica concreta e netta. E cioè, se il profilo e l’identità di un partito, e quindi anche di una coalizione, viene appaltata di fatto alla piazza e ai sussulti quotidiani dell’opinione pubblica oppure se, al contrario, saranno il frutto di una elaborazione e di un progetto che partono dalle culture politiche e non solo dagli slogan propagandistici e demagogici del momento. E’ una scelta politica che si deve fare. Al di là della propaganda e delle battute ad effetto. E anche al di là del mito della piazza urlante.

Giorgio Merlo