POLITICA- Pagina 522

Assemblea di +Europa con Della Vedova

Dopo le elezioni europee e regionali del 26 maggio scorso, nonché l’Assemblea Nazionale di +Europa del 22-23 giugno a Roma, iscritti e simpatizzanti piemontesi di +EUROPA si confronteranno in vista delle iniziative da intraprendere per i prossimi mesi e per pensare alla migliore forma partito da costruire.

L’appuntamento per l’Assemblea regionale piemontese di +EUROPA è per MARTEDI 2 LUGLIO alle ore 18.30 presso l’Arteficio,  in via Bligny 18 a Torino.

Saranno presenti tra gli altri:
Benedetto Della Vedova (Segretario Nazionale di +Europa), Silvja Manzi (Segretaria Nazionale di Radicali Italiani), Elena Loewenthal (prima per preferenze alle scorse elezioni regionali) e i coordinatori dei numerosi gruppi piemontesi.

Olimpiadi: “Non svendiamoci a Milano”

NAPOLI (FI), APPENDINO CI RIPENSA MA EVITI ULTERIORI DANNI  

     Esiste la concreta possibilità di vedere il nome della città di Torino affiancato a quelli di Milano e Cortina per le Olimpiadi invernali 2026? Se non c’è possibilità alcuna, non si capisce quale significato dare all’incontro dei sindaci di Torino, Chiara Appendino, e di Milano, Giuseppe Sala, nella seconda metà di luglio.
     Una nota diffusa dalle agenzie parla di “possibili convergenze” fra le due città in relazione alle Olimpiadi e alle Atp Finals di tennis, evento quest’ultimo assegnato a Torino. Ora, è facile intuire il rischio concreto che si cela dietro queste convergenze dell’ultimo minuto. Non vorrei, per esempio, che Torino finisse per cedere a Milano alcune partite delle Atp Finals in cambio di poche e anonime briciole degli eventi olimpionici.
Se, invece, da queste convergenze dovesse scaturire l’utilizzo di alcuni degli impianti della Val di Susa, già utilizzati per le Olimpiadi 2006, allora la questione avrebbe un suo fondamento, a patto che la presenza di Torino diventi ufficiale e il nome di Torino venga usato accanto a quelli di Milano e Cortina.
     Il fatto che Appendino torni sui suoi passi è davvero sconfortante. Dopo aver gettato al vento un’occasione preziosa, eviti almeno ulteriori danni quale sarebbe, per esempio, fare da stampella a Milano in cambio, magari, della cessione di importanti partite delle finali di tennis.
Osvaldo Napoli, del direttivo di Forza Italia alla Camera

Sea Watch, Igor Boni (Radicali italiani): “Sostegno alla capitana”

 Al terzo giorno di sciopero della fame: “Pieno sostegno alla scelta della capitana di forzare il blocco per salvare la vita dei 42 naufraghi, ostaggi di Stato. Questa vicenda dimostra che c’è chi Capitano (o Capitana) lo è e chi usurpa il titolo senza merito” 
“Di fronte alla violenza del regime italiano, all’inerzia degli altri Governi europei, occorre dare forza e corpo alla nonviolenza. Ecco perché continuerò il mio sciopero della fame a oltranza fino a quando l’ultimo dei naufraghi scenderà a terra. – A dichiararlo Igor Boni, della Direzione nazionale di Radicali Italiani, che prosegue – Oggi questa vicenda tragica mostra con chiarezza che c’è chi Capitano (o Capitana) lo è e chi usurpa questo titolo senza merito. Do il mio pieno sostegno alla scelta coraggiosa della capitana della Sea Watch3, Carola Rackete, di forzare il blocco e portare in salvo 42 naufraghi, 42 persone, 42 cittadini, 42 esseri umani. Una scelta di responsabilità, di necessità che dovrà vedere una comunità sostenerla per quanto potrà accadere nelle prossime ore e nei prossimi giorni.
Non dobbiamo credere che tutto sia perduto, anche ascoltando le parole vigliacche del nostro Ministro dell’Interno; dobbiamo sapere che esiste un’altra Italia che sa tenere alta la testa e che rifiuta il ricatto di chi trasforma in ostaggi di Stato 42 disperati che fuggono da guerre e violenze.
Un grazie ai tanti che dormono in tutta Italia all’aperto, per denunciare l’inumanità delle scelte del nostro Governo; un grazie all’On. Riccardo Magi (+Europa) che è arrivato oggi a Lampedusa per verificare di persona cosa sta accadendo (sarà una presenza preziosa in queste ore); un grazie a Federica Valcauda, Antonio Pascali, Carlo Loi, Francesco Brusori, Antonella Nobile, Alberto Ventrini, Alessandro Franco e Beatrice Pizzini che si sono uniti nell’azione nonviolenta di sciopero della fame, per uno o più giorni.
Un grazie ai 90.000 italiani che hanno sottoscritto la nostra proposta di legge di iniziativa popolare “Ero Straniero” che ha iniziato l’iter parlamentare e che proprio oggi ha visto l’audizione delle associazioni promotrici presso la Commissione Affari Costituzionali alla Camera dei Deputati. Il virus del cattivismo si batte con la speranza e con la ragionevolezza.”

Per firmare l’appello ai parlamentari: https://erostraniero.radicali.it/appello/

Gig economy: l’Emilia Romagna raccoglie l’appello del Piemonte

Approva la legge nazionale sulla gig economy. Grimaldi (LUV): Invece di preoccuparsi della prova costume, Di Maio si occupi della dignità del lavoro

Oggi il Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna ha approvato all’unanimità il Progetto di legge alle camere per riconoscere maggiori tutele ai lavoratori delle piattaforme digitali, presentato da Yuri Torri e firmato da Igor Taruffi, Silvia Prodi, Piergiovanni Alleva e Antonio Mumolo.

Dopo l’approvazione in Piemonte, il 22 gennaio 2019, la proposta di legge nazionale sulla gig economy – elaborata dal Capogruppo di LeU Marco Grimaldi – è stata approvata già in Umbria e in Emilia Romagna.

È la prima proposta normativa nazionale sulle piattaforme digitali ad approdare in Parlamento, ora con il sostegno di ben tre Regioni, e una delle prime proposte organiche su scala europea. Ridefinisce l’inquadramento dei lavoratori attraverso contratti chiari e trasparenti, per riconoscerne diritti e tutele, per contrastarne la precarietà e, infine, per impedire che siano aggirate molte delle regolamentazioni previste dai contratti collettivi, come le tutele in caso di malattia, la libertà di opinione, il divieto di discriminazione.

Occorre riconoscere la natura subordinata del rapporto di lavoro mediato dalle piattaforme digitali con tutte le tutele e i diritti che ne conseguono. Tra cui divieto di cottimo, diritto alla disconnessione, divieto di rating reputazionali. Più in generale occorre rivedere la natura del lavoro subordinato per garantire un adeguato riconoscimento a tutti i lavoratori.

“Ormai da troppo tempo il Governo annuncia un provvedimento legislativo sulle piattaforme digitali che ancora non si è visto”. – dichiara Grimaldi, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi nel nuovo Consiglio Regionale che si insedierà lunedì – “Con le dichiarazioni non si estendono i diritti, i fattorini continuano a essere sfruttati e spesso pagati a cottimo. La Camera dei Deputati ci dimostri che dalle parole intende passare ai fatti, e apra la discussione su questo disegno di legge. Invece di preoccuparsi della prova costume, Di Maio si occupi della dignità del lavoro”.

“Zona blu attorno al Campus, tariffe agevolate”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Il Comune dimostri di aver colto l’importanza della richiesta, peraltro suffragata da un migliaio di firme, in assenza di un servizio di trasporto pubblico adeguato lungo tutto il percorso. Sorvolo sugli inviti a utilizzare i monopattini elettrici come alternativa all’auto: stiamo parlando di diritto allo studio, servirebbe un approccio serio.

Troviamo subito una soluzione, pensiamo immediatamente a tariffe agevolate per gli studenti in arrivo da fuori Torino per i quali, al momento, un giorno di posteggio nella zona del Campus Luigi Einaudi arriva a costare quanto un paio di pause pranzo.

In assenza di alternative credibili (impossibile arrivare a lezione in orario, la mattina, usando i mezzi pubblici e abitando fuori dalla primissima cintura del capoluogo), a essere messo a repentaglio è il diritto allo studio.

Per gli studenti in arrivo da fuori Torino l’uso dell’auto non è un lusso: finché non sarà garantito un servizio di trasporto pubblico competitivo lungo tutta la tratta, sarà l’unica soluzione percorribile per arrivare in tempo a lezione la mattina senza dover puntare la sveglia alle ore piccole della notte.

La questione portata oggi in Commissione da parte degli studenti (forti anche di oltre mille firme raccolte) è seria e come tale andrebbe trattata. In attesa di sviluppare un servizio di trasporto pubblico valido come vera alternativa all’auto privata per chi tutti i giorni si sposta da fuori città all’area del CLE, sostengo fortemente e con convinzione la richiesta di introdurre tariffe agevolate per questi studenti.

La formula – magari basata sull’Isee e su altri parametri – si troverà, se c’è la volontà politica. Non commento invece i riferimenti e gli inviti all’uso di mezzi alternativi e creativi come i monopattini elettrici: la questione è seria e i firmatari meritano rispetto.

La situazione attuale vede lunghi tratti di “parcheggi blu” inutilizzati, a riprova prova che qualcosa non torna: risulta penalizzata la Città di Torino (che vede introiti ridicoli) e risultano penalizzati gli studenti. I soli elogi alla mobilità alternativa non bastano.

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

La “sinistra al caviale”

Che il centro sinistra, in Italia, vada ricostruito dalle fondamenta e’ un dato che ormai non fa neanche più notizia. Che sia politicamente tramontata la cosiddetta “vocazione maggioritaria” del Partito democratico e’ un dato altrettanto indiscutibile. Che sia necessario, in un sistema fortemente proporzionale, rideclinare la “cultura delle alleanze” per competere ed eventualmente vincere le elezioni e’ un aspetto da cui non si può più prescindere. Ora, per affrontare seriamente questa situazione, va rimessa in campo una coalizione credibile, seria, plurale e di governo. Una coalizione che, però, non può più essere decisa e pianificata a tavolino. Come pensano in modo un po’ surreale Calenda e il neo segretario del Pd Zingaretti. La concezione gramsciana dell’egemonia non è pertinente con la fase storica che stiamo vivendo e i partiti o i movimenti che fanno parte della potenziale alleanza non possono essere decisi dall’alto. Innanzitutto perché sarebbe un’operazione politicamente ed elettoralmente fallimentare e, in secondo luogo, perché una coalizione e’ tale se rappresenta realmente pezzi di società veri, interessi sociali riconoscibili e valori culturali vissuti e radicati. L’esatto contrario di operazioni aristocratiche ed elitarie decise e pianificate dall’alto. Ora, se da un lato e’ necessario aprire realmente il cantiere politico, culturale e programmatico della futura coalizione facendo sì che la sinistra ritorni a fare la sinistra e il centro a fare il centro, c’è un nodo antico che continua a non essere sciolto. O meglio, molti ne sono a conoscenza, ma fingono di non saperlo. Mi riferisco, per citarlo con parole ormai collaudate, alla presenza della cosiddetta “sinistra al caviale”. Al netto della polemica politica e del disprezzo verso tutto ciò che è riconducibile alla sinistra o al mondo progressista, e’ indubbio che da troppo tempo nel nostro paese alcuni “maitre a penser” della sinistra italiana trasmettono, forse anche inconsapevolmente, un messaggio elitario, aristocratico, alto borghese che si identifica con un “ceto sociale” radicalmente estraneo ed esterno a tutto ciò che può essere riconducibile, anche solo vagamente, ai ceti popolari, ai loro bisogni, alle loro esigenze e alle loro aspettative. Anche qui, lo sanno tutti ormai, i bisogni e le aspettative dei ceti marginali, periferici, più poveri e meno tutelati sono intercettati e rappresentati da altri. Ieri l’altro addirittura da Berlusconi, ieri dai 5 stelle e oggi in massa dalla Lega di Matteo Salvini. Del resto, ci sarà pure un perché se questi bisogni popolari ed interessi sociali non guardano più a sinistra neanche con il binocolo. Ed è proprio su questo versante che si inserisce il dibattito sulla “sinistra al caviale” o, per dirla con un linguaggio ancor più attuale, sulla “sinistra da Ztl”, quella dei centri storici e del centro delle grandi città. Come, puntualmente si è verificato nelle ultime elezioni europee ed amministrative. Ed allora sorge, in modo quasi spontaneo, una domanda molto secca: ma perché la sinistra italiana continua a fidarsi ciecamente degli esponenti – noti a tutti, senza neanche il bisogno di fare nomi e cognomi – riconducibili alla cosiddetta “sinistra al caviale”? È così difficile arrivare alla conclusione che quando i punti di riferimento più popolari e noti della sinistra sono ricchi milionari ed espressione degli interessi alto borghesi con stili di vita che solo una porzione ridottissima di italiani può permettersi, dicono poco o nulla ai ceti popolari e ai loro bisogni che si vorrebbe rappresentare? E, di conseguenza e come ovvio, proprio quei ceti e quegli interessi sociali guardano altrove e votano, in massa, partiti e movimenti che con la sinistra non hanno più nulla con cui spartire. Forse ha ragione Massimo D’Alema quando, con la consueta chiarezza ed efficacia argomentativa, individua nella “rottura sentimentale” la ragione decisiva della crisi della sinistra nei luoghi più popolari della società italiana e la difficoltà, di conseguenza, nel rappresentarli politicamente e culturalmente. Sotto questo versante, sarebbe auspicabile che anche il neo segretario del Pd non fingesse di non sapere che questo problema e’ tuttora sul tappeto e che prima o poi dovrà essere affrontato. Perché con questi “testimonial” alto borghesi, elitari ed aristocratici difficilmente si incrementano i consensi tra i ceti popolari. Perché questo, alla fine, è un problema che riguarda l’identità e il ruolo della sinistra nella società italiana ma è anche, e soprattutto, un problema che riguarda l’intera coalizione di centro sinistra. Non capirlo significa regalare un vasto consenso elettorale e politico agli avversari da un lato e pensare veramente che, dall’altro, questi “testimonial” sono i migliori rappresentanti dell’attuale sinistra italiana. Con tanti saluti, però, ai ceti popolari, ai più disagiati, agli “ultimi” e a tutti coloro che nelle pubbliche occasioni si blatera di rappresentare e di farsi carico delle loro esigenze e dei loro problemi.

 

Giorgio Merlo

APERI-CANNABIS: “Radicali Italiani sfida chi vuole uccidere il mercato della cannabis legale”

Venerdì 21 giugno 2019, si svolgerà a partire dalle ore 18 l’AperiCannabis in via San Dalmazzo 9/bis/b a Torino, presso la sede dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta.
Ai partecipanti saranno offerti prodotti a base di Cannabis per un rinfresco antiproibizionista, nell’ambito della campagna di Radicali Italiani WeeDo che vuole spingere il Parlamento a discutere il progetto di legge di iniziativa popolare sulla legalizzazione della Cannabis.
Si può aderire alla campagna al seguente link: https://www.radicali.it/campagne/weedo/
Saranno presenti tra gli altri:
Barbara Bonvicini – Presidente di Radicali Italiani
Igor Boni – Direzione nazionale Radicali Italiani
Daniele Degiorgis – Coordinatore Associazione radicale Adelaide Aglietta
Silvio Viale – Comitato nazionale Radicali Italiani

UNCEM incontra i Sindaci e le Amministrazioni Comunali

TRE APPUNTAMENTI A ROCCAFORTE MONDOVI’, MONASTERO BORMIDA E ALESSANDRIA 

Uncem avvia una serie di incontri con i nuovi Sindaci e le Amministrazioni locali piemontesi, per approfondire sfide, opportunità, necessità da portare sui tavoli della politica, della Giunta e del Consiglio regionale, del Governo del Parlamento. Primo appuntamento oggi, giovedì 20 giugno, a Roccaforte Mondovì, in Municipio alle ore 18. Domani, venerdì 21 giugno alle ore 17, incontro nell’Astigiano, a Monastero Bormida, nella sala conferenze del Castello. Sabato 22 maggio dalle 10 appuntamento all’Hotel Diamante di Alessandria“Nelle tre occasioni – spiega il Presidente Uncem Piemonte, Lido Riba –  potremo confrontarci sulle necessità e sulle urgenze da mettere in testa alla nostra agenda. Ritengo questi momenti molto significativi, due ore di lavoro nelle quali conoscerci meglio e analizzare insieme molte questioni: l’attuazione della nuova legge regionale montagna e l’organizzazione delle nostre Unioni montane di Comuni, la valorizzazione delle politiche regionali e nazionali per la montagna, per i Comuni, nel quadro anche di possibili revisioni del Tuel, l ‘attuazione della legge nazionale sui piccoli Comuni e del Codice forestale. E ancora l ‘andamento della programmazione europea, con i bandi di Psr e Fesr, orientandoci già alla nuova programmazione 2021-2027, la riorganizzazione dei servizi pubblici, come scuole, trasporti, sanità, uffici postali. Non ultima, la campagna “Compra in valle, la montagna vivrà” e la fiscalità differenziata per imprese ed esercizi commerciali, le novità legislative della legge di bilancio dello Stato, del Dl Crescita e dello Sbloccacantieri. Un dialogo voluto dall’Uncem che ha queste prime tre tappe nel sud del Piemonte e che proseguirà, entro metà luglio, nell’area nord del Piemonte. Uncem vuole essere vicino, sindacato autentico, promotore di sviluppo, voce degli Enti locali e dei territori”

“In via Nizza il cantiere infinito fa strage di attività commerciali”

 

Ancora 18 mesi di sofferenza: i lavori non termineranno prima della fine del 2020. Se tutto andrà bene. Un’agonia iniziata nel 2012. Ancora oggi i negozi continuano a chiudere

Hanno patito anni di disagi. Neanche oggi intravvedono – è proprio il caso di dirlo – la luce in fondo al tunnel. Commercianti e residenti di via Nizza e dintorni avranno almeno il diritto di sapere con certezza quando i lavori per il prolungamento della Linea Metro 1 saranno terminati e quando si potrà tornare a tutti gli effetti a una situazione di normalità? Evidentemente no: è tutto un coro di “crediamo”, “contiamo” e “speriamo”, con un controcanto di “possibilmente entro”, “verosimilmente prima di” e “auspicabilmente non oltre”. Nel frattempo, le serrande che si abbassano quasi non si contano più.

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

La questione morale riguarda tutti, sinistra compresa.

Diceva in tempi non sospetti Carlo Donat-Cattin che la “questione morale si può affrontare in due modi: o con i moralisti o con i moralizzatori”. La battuta, come sempre, era di rara intelligenza e di grande coraggio. Soprattutto perche’ e’ stata pronunciata all’inizio degli anni ’80 quando era di dominio pubblico che solo e soltanto la sinistra aveva il monopolio esclusivo della moralità in politica e, di conseguenza, nella società. Il resto, tutto il testo, era inesorabilmente e fatalisticamente esposto al vento della corruzione, del malcostume italiano e del del decadimento etico. Per fermarsi alle parole dello statista piemontese, il moralista e’ colui che individua il male, si scaglia contro con parole veementi e denunce implacabili e, alla fine, individua se stesso e la sua parte politica come la soluzione ottimale per risolvere il problema. Il moralizzatore, al contrario, una volta centrato il problema, individua nella politica – cioè nella normativa e nella legge – lo strumento più adatto per risolvere la questione. Ben sapendo che il comportamento umano lo puoi sempre e solo disciplinare e correggere attraverso le leggi della tua coscienza . Cioè attraverso i valori, i principi e l’etica che ti accompagnano. Ora, lo scandalo che ha investito recentemente la magistratura italiana – nello specifico il suo organo supremo, il CSM, – ci conferma, per l’ennesima volta, almeno 3 cose. Innanzitutto nessuno in Italia può rivendicare di avere il monopolio esclusivo della moralità, della correttezza e della trasparenza. E quindi neanche la sinistra o chi sventola, sempre più goffamente, la bandiera del moralismo, della verginità e della purezza a prescindere. Non c’è alcuna superiorità morale da parte di chicchessia. Anzi, come ricordava anni fa proprio DonatCattin, chi se ne impossessa di norma e ‘ peggio degli altri. Perché si comporta come con tutti gli altri ma pretende, al contempo, di essere superiore agli altri. O meglio, di essere più corretto e più trasparente degli altri. In secondo luogo non c’è attività umana dove si possa tranquillamente sostenere che si è immuni da qualsiasi tentazione. Anche quando la magistratura, o alcuni suoi settori, viene coinvolta da questa tentazione, emerge la sensazione se non la certezza, che la cosiddetta “questione morale” attraversa orizzontalmente la società italiana. Perché, appunto, tocca orizzontalmente la società italiana. Certo, pur senza fare di tutta l’erba un fascio e senza mai generalizzare. Ma le cosiddette “mele marce” sono presenti, purtroppo, dappertutto. In terzo luogo, l’unico antidoto che può contrastare questa ricorrente e latente tentazione, resta quello di saper unire in modo armonico e fecondo la “cultura del progetto”, cioè la propria attività – qualunque essa sia – con la “cultura del comportamento”, cioè con una rettitudine morale ed etica. Secondo l’antico insegnamento cattolico democratico e popolare. Il che, come ovvio, non deve essere sbandierato, descritto o raccontato ma solo e soltanto vissuto e praticato. Frutto della propria etica, dei propri convincimenti e dei propri valori di riferimento. Ecco perché la celebre distinzione tra “moralisti” e “moralizzatori” continua ad essere feconda, e conserva una bruciante attualità. Per la semplice ragione che la questione morale la si affronta ogni giorno. Senza arroganza politica, senza superiorità morale e, soprattutto, senza esclusivismi etici. Ma solo e soltanto con l’esempio, la testimonianza e la fedeltà coraggiosa e coerente ai principi e ai valori che ci ispirano. Laici o cattolici poco importa.

Giorgio Merlo