POLITICA- Pagina 477

Quella volta che Giuliano Ferrara mi salvò

Pure una cooperativa agroforestale ho fondato. Non da solo, si intende. Allora il numero minimo era 9 persone. Stiamo parlando del 1978, per me un anno decisamente pieno di avvenimenti. Ero talmente ” brillante” (vera definizione incosciente) che mi licenziai da un lavoro sicurissimo: impiegato Inps, mi licenziai senza alcuna alternativa, semplicemente non mi piaceva quel lavoro
e i suoi orari. 7, 30 –  14 compreso il sabato.

Tutta la mattina a scrivere cartellini degli assicurati. Non contento a febbraio mi sposo senza una lira in tasca. Tutti i soldi della liquidazione di mio padre, morto all’improvviso, investiti nel comperare l’alloggio di via Cherubini. Fortunatamente la mia futura sposa, maestra d’asilo di Torino passava a tempo pieno raddoppiando lo stipendio. Nessun viaggio di nozze, nessuno dei due aveva la patente e dunque nessuna auto. Ogni sei  mesi 360 mila lire di mutuo da pagare e il suo stipendio di 126 mila lire.

Tredicesima, e poi venne la quattordicesima. 21 anni, avevamo il mondo in mano. Proprio così, due cuori ed una capanna , che poi era un alloggio di 45 metri quadrati. Unico lusso molti libri. Il mese successivo arriva l’idea di fondare la cooperativa. Fu Carlo Foppa, assessore al lavoro di Torino ad avere l’idea. Istituì un fondo di rotazione di 200 milioni anni. Il meccanismo era presto detto. La Coop doveva essere fondata  almeno per metà da giovani in cerca di lavoro e per almeno il 30% di addetti con esperienza nel settore. Fino a 20 milioni a cooperativa restituibili in 5 anni senza interessi. Da aprile a luglio lavoro a tempo pieno. Paga sindacale e ci decurtavamo il 10 % che si lasciava in Coop. All’inizio tanto quanto, ma a luglio che caldo. Zappare la terra ti spezza la schiena. Poi il capo che decide come lavori, quanto lavori e quando ti riposi. Non era per me. Agosto: frugale vacanza in campeggio e nessuna voglia di rientrare. Mi salvò Giuliano Ferrara. Festa Provinciale dell Unità. Patrizio sei sparito, che stai facendo? Mi sveglio alle 6 e crollo alle 10 di sera. Perché non fai il responsabile all’Università dei giovani comunisti? Mi piacerebbe ma devo comunque lavorare. Vieni domani in Federazione che ne parliamo.

La sua idea era questa: al mattino lavori come correttore di bozze alla Paravia, al pomeriggio all’Università, Palazzo nuovo. Accettai subito, entusiasta. I tre mesi più belli della mia vita. Tra la campagna e lo studio preferivo il secondo. Bello il profumo della carta stampata. Tutti i lunedì sera direttivo del Pci in via Mazzini dove mi “abbeveravo” con gli interventi dei professori universitari iscritti al Pci. Poi (finalmente) il grande salto: funzionario a tempo pieno. Paga 300mila lire al mese. 100 della sezione universitaria, 100 del Pci e 1oo della Fgci. Primo anno senza contributi e poi tutto regolare fino al settembre del 1982. Niente da dire, avevo coronato un sogno. C’erano le elezioni universitarie. Solo il 15% degli iscritti al voto. Detto così sembra poco. Ma non per quegli anni… 1977, gli anni di piombo, e Palazzo Nuovo era un covo di novelli terroristi rossi. Per la cronaca la lista di sinistra vinse aggiudicandosi 2 seggi nel cda dell’Ateneo. Io venni eletto nel cda dell’Opera Universitaria che organizzava i servizi per gli studenti. Bella esperienza.

Contenti anche i Riformisti laici, giovani liberali e soprattutto i Ciellini di Gianpiero Leo, loro Capo assoluto. Unici arrabbiati i nostri alleati giovani socialisti. Nessuno di loro venne eletto. In particolare Edmondo Rho loro segretario. Ci teneva molto. Grazie alla disciplina di partito, noi dicemmo di votare solo i nostri ed i nostri vennero eletti. Francamente mi sono divertito molto. Ho iniziato l’anno come impiegato INPS e l’ho finito come amministratore dell’Università. Bella carriera, no? Ma non era tanto la carriera che ci interessava. Era la politica , quella sì ci interessava molto. Era già cominciata l’era del riflusso. Il cosiddetto riflusso verso i fatti propri. Non era più tempo del tutto è politica ed il privato è pubblico. Comunque si sentiva, si capiva che qualcosa bisognava cambiare e la politica serviva a questo. E non tutto è stato buttato via. Qualcosa si è fatto, qualcosa siamo riusciti a fare. Magari poco, ma è sempre meglio che niente. Appunto, un’altra epoca, un altro mondo. Non il “miserere” di oggi. Almeno ci abbiamo provato.

Patrizio Tosetto

Caos CUP, Grimaldi (LUV): “ascoltare i lavoratori della sanità e dei call center”

“Va ridisegnato il sistema, via le risposte in due minuti e mai il call center in Albania”

Tra i problemi di questa fase sanitaria post covid, le difficoltà che i nostri concittadini incontrano per prenotare una prestazione sanitaria nel pubblico è senz’altro quella più urgente da risolvere. Se certamente le liste di attesa sono esplose anche a causa del lungo fermo, dettato dall’impossibilità di garantire le prestazioni sanitarie durante la presenza massiccia del virus in Piemonte, occorre però risolvere da subito la grana relativa all’organizzazione del sistema di prenotazione che – per sua strutturazione – ha due problemi: da un lato offre un servizio in cui prendere la linea è complicato e le telefonate spesso non raggiungono lo scopo preposto, dall’altro rischia di far rotolare molte prestazioni sanitarie sull’intramoenia e sui privati”.

Queste le parole di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in regione, a margine del confronto con l’Assessore regionale alla sanità, Luigi Icardi durante la Commissione regionale in merito ai malfunzionamenti del Centro Unico di Prenotazione Regionale.

“La gran parte delle critiche dei cittadini si concentrano sul fatto che il numero unico regionale di prenotazione renda estremamente difficile prendere la linea e parlare con un operatore: i racconti delle telefonate interrotte sono centinaia ma non è un caso. Se spingiamo l’attenzione sull’efficienza – ricorda Grimaldi –, sperando che siano chiamate brevi entro i due minuti a garantirla, sbagliamo di grosso. Occorre invece che le chiamate durino il necessario ad offrire al paziente un servizio all’altezza, garantendo all’operatore il tempo adeguato a sondare tutte le possibilità di visita e di prenotazioni utili ai cittadini piemontesi. Questo lavoro – commenta Grimaldi – spesso richiede un po’ più di tempo e una profonda conoscenza del territorio e delle caratteristiche delle strutture sanitarie piemontesi. È evidente che due minuti di telefonata sono molto pochi e non si possa dare un buon servizio – prosegue Grimaldi – e, da questo punto di vista, non ha nessun senso tentare di abbattere i costi spostando i call center in Albania. Cosa ne può sapere un telefonista che vive aldilà dell’Adriatico di com’è la situazione sanitaria piemontese?”.

“I servizi informatici e online dovrebbero essere più rapidi per i pazienti già presi in carico dal servizio sanitario regionale invece, alla prova dei fatti, le code davanti alle strutture che garantiscono la prenotazione dal vivo sono sempre più lunghe e numerose: com’è possibile – incalza Grimaldi – che si difenda un sistema che non sta funzionando, negando le criticità che anche gli stessi operatori stanno sollevando e scaricando sui lavoratori le colpe dei malfunzionamenti?”

“In breve – afferma Grimaldi – è assolutamente necessario che si faccia una seria customer satisfaction, valutando attentamente le esigenze e i consigli provenienti dall’esperienza del cittadino, del sanitario che lavora nelle strutture e di chi lavora al CUP: sono troppi i buchi nel sistema di prenotazione regionale, lacune che tramutano in una corsa ad ostacoli inaccettabile il processo di cura dei pazienti piemontesi che dovrebbe prendere l’avvio proprio da una telefonata utile e confortevole”.

“Proprio per questo motivo – conclude Grimaldi – il lavoro del Cup è indispensabile per garantire una buona sanità pubblica, pertanto occorre investirci più soldi e aumentare i lavoratori in servizio: a questo proposito si potrebbe da subito eliminare il lavoro alla domenica e distribuire sui restanti giorni l’attuale personale: l’uso del call center in quel giorno è pari a zero”.

“La nuova ZTL? Solo un piano contro i furbetti delle strisce blu”

“La montagna ha partorito il topolino. Le telecamere renderanno impossibile eludere il pagamento del posteggio sperando di “farla franca”: la novità sostanziale è tutta qui, altro che rivoluzione copernicana, Il tessuto commerciale e imprenditoriale sta affrontando una crisi mai vista prima, ma questa Amministrazione priva di qualsiasi contatto con la realtà pensa, evidentemente, che la priorità non sia provare a sostenerlo”

Parole, annunci, conferenze stampa: alla fine la nuova ZTL annunciata dalla premiata ditta Appendino-Lapietra non sarà nient’altro che un sistema di contrasto nei confronti di chi, prima, poteva provare “a fare il furbo”, pagandolo solo in parte o non pagando del tutto il posteggio sulle strisce blu. Una quarantina di telecamere ai varchi e tariffe al consumo per evitare il fenomeno dei “portoghesi”. Davvero non molto di più.

La montagna ha partorito il topolino. Anzi, per essere precisi al momento si è limitata ad annunciarlo.

Perché l’Amministrazione Appendino non ha cercato piuttosto di capire quali siano le reali condizioni dei bilanci dei commercianti? Il rilancio del tema-ZTL (con un investimento da un milione e mezzo) arriva nel momento più sbagliato: questo sarebbe stato piuttosto il momento di mettere ogni euro disponibile sul sostegno al commercio.

Questa misura avrà un esito positivo sulla qualità dell’aria? Ci crederò quando vedrò i dati che lo certificano.

Quanto alle pedonalizzazioni, le sostengo senz’altro: a patto che ci sia disponibilità di parcheggi sotterranei, che sia garantito un servizio di trasporto pubblico efficiente e che le piste ciclabili che conducono al centro smettano di essere trappole pericolosissime soprattutto per gli utenti della strada più deboli: stendere una mano di vernice gialla sull’asfalto, cara Giunta, non basta.

Che la Giunta provi a sfruttare il Covid-19 per affermare il principio secondo il quale le auto sono il male assoluto è e rimane un’operazione squallida.

Questa Giunta si esibisce nell’ennesimo cambio di rotta e dimostra di non avere la più pallida percezione di che cosa sia accaduto e stia accadendo nel tessuto imprenditoriale e commerciale della città. Noi vogliamo che il commercio del centro riparta. E l’Amministrazione?

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Metro Rivoli, Ruffino (FI): “Primo passo del lavoro di squadra con il sindaco”

“La progettazione del prolungamento della linea 1 della metropolitana di Torino fino al centro di Rivoli è un importantissimo risultato per tutto il territorio ottenuto attraverso un grande lavoro di squadra che ha visto in prima linea anche il sindaco di Rivoli Andrea Tragaioli.
Da parte mia ho presentato un question time al ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Un primo passo legato alle tante attività per far conoscere la necessità dell’opera e nello stesso tempo di sensibilizzazione. Il costo complessivo è stato stimato quasi un milione di euro e la progettazione del prolungamento della metro sarà tra gli interventi per i quali la città di Torino richiederà il finanziamento statale attraverso le risorse del Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese. Nel question time al ministro delle infrastrutture e dei trasporti avevo chiesto quali sono le risorse effettivamente disponibili per realizzare l’intervento e quali iniziative di competenza il governo intenda mettere in campo per consentire il prolungamento come chiesto da tempo dai cittadini e dal sindaco di Rivoli. La realizzazione di questo progetto è fondamentale per il territorio. La linea 1 della metropolitana di Torino costituisce uno degli assi portanti del trasporto pubblico locale”.  Lo dichiara in una nota, Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia.

Insulti e minacce a Laura Castelli dopo la frase sui ristoratori

Una pioggia di insulti e di minacce sui social nei confronti della viceministra Laura Castelli, dopo le sue parole a proposito dei ristoratori in crisi, pronunciate a Tg2 Post.

È la stessa esponente pentastellata a pubblicare alcuni dei commenti contro di lei. “Un attacco, senza precedenti – scrive Castelli – alimentato da una campagna di disinformazione montata ad arte da quella parte di opposizione che racconta di voler collaborare, ma preferisce falsificare le mie parole, piuttosto che favorire un dibattito positivo di confronto economico e politico su un tema estremamente importante come quello del sostegno alle imprese che si vogliono innovare, cosa di cui ho realmente parlato. Questo becero modo di interpretare la politica fa molto più male al Paese, generando tensioni sociali, di quanto faccia male a me”. La sindaca Chiara Appendino  commenta su Facebook: “Esprimo la mia solidarietà a Laura Castelli per questi commenti, semplicemente vergognosi”.

Gallo (Pd): “Condanna per le violenze. Tav fondamentale”

“Ancora una volta si è verificato un episodio molto grave in Val di Susa.

Il Gruppo del Partito Democratico condanna con fermezza questi comportamenti inqualificabili e violenti e esprime tutta la propria solidarietà alle forze dell’ordine attaccate.

La Tav è un’opera fondamentale che deve essere realizzata per il rilancio dei nostri territori e del nostro Paese” afferma il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

Ruffino (Fi): “I No Tav continuano a farsi sentire con metodi violenti”

I No Tav continuano a farsi sentire in Val di Susa con metodi violenti

Si sono cimentati contro i cancelli del cantiere della Torino Lione e con un corteo da cui sono partite pietre e artifizi pirotecnici indirizzati alle forze dell’ordine. Questi signori si oppongono alla realizzazione della Tav sbagliando nel metodo e nel merito.

Si può manifestare il proprio dissenso anche in forme più civili, senza ricorrere necessariamente alla violenza”. Lo afferma, in una nota Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia eletta nel collegio uninominale Val di Susa. “Sbagliato è pensare di tenere al proprio paese non rendendosi conto se ci si oppone all’alta velocità si condanna l’Italia verso quella decrescita felice che di felice non ha nulla se non la perdita di posti di lavoro. Non avere infrastrutture all’avanguardia significa voler restare fanalino di coda in Ue. In un momento di grave crisi economica sarebbe bello vedere il paese pieno di cantieri, gente al lavoro. Le infrastrutture e la Tav in particolare devono essere la priorità per il governo che ha il dovere di tentare di risollevare I’Italia dalla crisi. Con i “no” al futuro, al progresso non si ottiene nulla”, conclude.

Giachino: “La nuova Ztl? Una mia proposta del 1991”

“Nuova proposta ZTL di APPENDINO e LA PIETRA riprende il modello OSLO che io proposi al Comune di Torino”

Sono lieto che dopo aver sbattuto contro il muro dei commercianti torinesi su una ipotesi di ZTL che avrebbe ancor più depresso la economia torinese di quanto non lo sia già e avrebbe messo in difficoltà il commercio torinese che da anni vive e paga il declino della economia cittadina, rilevo con piacere la nuova proposta di ZTL con pagamento a tempo consumato che riprende il modello OSLO che io proposi alla Città di Torino nel 1991 come può testimoniare un servizio molto documentato di Barbara BECCARIA della Agenzia ANSA. Ovviamente saranno determinanti orari e prezzi ma questa ipotesi coniuga meglio fruizione della Città e mobilità Urbana.
Mino Giachino
SìTav SìLavoro

Tav, Allasia: “Basta ambiguità e violenze”

“Basta ambiguità è ora di arrestare questi violenti. L’ennesimo assalto  in queste ultime ore al cantiere Tav, è la dimostrazione che ci troviamo di fronte a dei delinquenti che non  cercano nessuna forma di dialogo.

Esprimo massima solidarietà alle nostre forze dell’ordine, aggredite ancora una volta dai soliti idioti che non sanno nemmeno cosa sia la Tav, ma per loro ogni scusa è buona per sfogare il loro stupido fanatismo”.

Così il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Stefano Allasia,  dopo i disordini di oggi al cantiere Tav di Chiomonte, che hanno provocato il ferimento di un agente di polizia.

“Duminica 19 ëd luj, a l’è festa nassional an Piemont”

Ci scrive la Segreteria dei Liberi Elettori Piemonte: “Doman, duminica 19 ëd luj, a l’è festa nassional an Piemont”

Aj 19 ëd luj 1747 a l’avìa avù leu su al Còl dl’Assièta, na bataja bin sagnosa antra le armeje àustro-piemontèise e cole franch-ëspagneule.
Ij fransèis ch’a j’ero tanti ‘d pì che noi, a l’avìo atacasse ‘nsima a coj brich.
La situassion a smijava dësperà; an rivandje nen a rege ‘l furor dij nimis, l’ëstat magior a l’avìa dait l’ordin al cont San Sebastian ëd batse an artreta. A l’era staita memorabil la reassion dël cont, che për bin 3 vòte a l’avìa dësubidì a j’ordin dij superior, an replicandje an piemontèis, con cola frase, ancor ancheuj, carìa d’efet e ‘d sugestion: “nojautri da si i bogioma nen… an facia ai nimis i voltoma pa le spale’.
Parej chiel e so òmi a j’ero rëstà lì an prima linia, oponend n’arzistensa gorëgna ch’a l’avìa obligà ij nimis a chité l’atach.
Cola vitòria a l’ha arpresentà për ël Piemont un dij moment pì àut ëd soa libertà e ‘d cossiensa nassional piemontèisa. Con cola vitòria i l’avìo gità le bas për la formassion dël Piemont modern.
Për selebré l’aniversari ‘d cost epich conflit minca ann a l’ha leu an sij brich ëd l’Assièta la festa dël Piemont. Sa festa-sì a l’è staita vaire vòte contestà, dzoratut ant ij darié agn, për so taj ‘iper-italianista’, tutafait avuls a sto event istòrich ch’a l’è pre-unitari e a rësguarda mach ël Piemont e soa sovranità.
St’ann-sì ciajrament la festa a l’ha faran nen, an càusa a la crisi sanitaria motbin frosa ch’a l’ha boversà ‘l Piemont e tut ël mond, sia da na mira emotiva che econòmica. Ma l’è n’ann particolar ëdcò përchè a capita l’arcorensa dij 50 agn da l’istitussion dla Region e 15 da l’aprovassion dl’ëstatut regional.
A l’è giusta për sòn che Liberi Elettori Piemonte a propon l’inissiativa: “Mi i espon-o me drapò/Io espongo la mia bandiera”, anvidand tuti ij sitadin dël Piemont a pendì ‘ns ël pogieul o fòra da la fnestra ‘l drapò istòrich dël Piemont, un dij simboj pì antich e identitari ‘d nòsta comunità. Un cit gest ma amportant, për esprimi ‘d solidarietà e àuzinansa a le famije piemontèise ch’a l’han avù ‘d deul o ch’a l’han perdù ‘l travaj.
A sarà ‘dcò na manera pr’arcordé che nòstr Piemont a l’è pa mach un gris organism ministrativ ch’a-j manda giù a Roma nòste arsorse fiscaj, nonpà na comunità identitaria, un pòpol, che istoricament a l’è sempe sentusse diferent sia da l’odià e amà Fransa sia da j’ëstaterej italian pre-unitari

 

Domani, domenica 19 luglio, è festa nazionale in Piemonte.

Il 19 luglio 1747 infatti si svolgeva presso il colle dell’Assietta una sanguinosa battaglia tra le truppe austro-piemontesi e quelle franco-spagnole.
Le truppe francesi, numericamente assai superiori, ci attaccarono su quelle alture.
La situazione sembrava disperata; non riuscendo a contenere l’impeto dei nemici, lo stato maggiore ordinò
al conte San Sebastian di abbandonare la Testa dell’Assietta e di ripiegare su posizioni più favorevoli.
Memorabile fu la reazione del conte, che per ben 3 volte disobbedì agli ordini, replicandogli in piemontese
con quella frase , ancora oggi, carica di effetto e suggestione: “nojautri da si i bogioma nen… an facia ai
nimis i voltoma pa le spale’
I suoi uomini rimasero pertanto in prima linea opponendo una strenua resistenza che costrinse gli
attaccanti alla capitolazione.
Quella vittoria rappresentò per il Piemonte uno dei momenti più alti di libertà e di coscienza nazionale
piemontese. Con quella vittoria si gettarono le basi per la formazione del Piemonte moderno.
Per celebrare l’anniversario dell’epico scontro ogni anno si svolge sulle alture dell’Assietta la ‘Festa del
Piemonte’. La festa è stata spesso contestata soprattutto negli ultimi anni per il suo taglio ‘iper-italianista’,
assolutamente avulso a questo evento storico, pre-unitario, che riguarda unicamente il Piemonte e la sua
sovranità.
Quest’anno chiaramente la festa non si terrà, causa la pesante crisi sanitaria in corso,
che ha sconvolto il Piemonte e tutto il mondo, sia dal punto di vista emotivo che economico. Ma è un anno
particolare anche perché ricorre il 50 esimo anniversario dell’istituzione della Regione, e il 15esimo
dall’approvazione dello statuto regionale.
Per tutte queste ragioni Liberi Elettori Piemonte propone l’iniziativa: “Io espongo la mia bandiera/ Mi i espon-o me drapò”,
esortando tutti i cittadini del Piemonte ad appendere sul proprio balcone o fuori dalla finestra il drapò
storico del Piemont, uno dei simboli più ancestrali e identitari della nostra comunità.
Un piccolo grande gesto, un modo per esprimere solidarietà e vicinanza alle famiglie piemontesi che hanno
vissuto dei lutti o hanno perso il lavoro.
Ma sarà altresì un modo per ricordare che il nostro Piemont non è solo un grigio ente amministrativo che
invia le nostre risorse fiscali a Roma, ma una comunità identitaria, un popolo che storicamente si è sempre
sentito diverso sia dall’odiosamata Francia sia dal mosaico degli staterelli italiani preunitari

La Segreteria dei Liberi Elettori Piemonte