POLITICA- Pagina 390

Grimaldi (LUV – Sinistra Italiana) risponde a Brunetta sui giovani

“Chi ha distrutto vite individuali e governa da vent’anni la ‘penisola dei famosi’ abbia la dignità di tacere”

“Secondo Brunetta ‘i giovani sono vittime di una cultura deteriore e assistenzialistica, che non considera il merito’, ‘hanno paura di confrontarsi’.

Traduciamo nel gergo di un decennio fa: sono bamboccioni, choosy, non abituati a faticare, e sostanzialmente la crisi che attraversano dipende da questa loro mollezza psicologica. Brunetta invecchia ma non cambia, come la gran parte dei privilegiati della sua generazione; può far parte di un nuovo Governo ma continua a pensare e dire le stesse sciocchezze offensive dell’ultimo ventennio” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi.

“In Italia il 28% dei giovani ha uno stipendio medio mensile che non supera gli 800 euro” – prosegue l’esponente di Sinistra Italiana. – “Le scuole, le università, i servizi educativi e sociali, i settori chiusi da un anno di pandemia sono sorretti e garantiti dal lavoro di migliaia di precari, che lavorano con contratti part-time e a gettone (a cottimo) con salari da fame e hanno all’orizzonte pensioni misere e lontanissime, o nessuna pensione. Lo Stato italiano e la politica hanno costruito un vero e proprio esercito di sottoccupati, generazioni prive di futuro, di salario e di stabilità. La pandemia ha aggravato la loro fragilità. Ecco. Altro che Next Gen. Ma i giovani lavoratori, molti dei quali ultra qualificati e sistematicamente demansionati, alla faccia del merito, devono continuare a sentirsi insultati dai responsabili di tutto ciò. Avete distrutto vite individuali e il nostro futuro collettivo, abbiate la dignità di tacere. Se contaste ogni giovane fuggito dalla nostra ‘penisola dei famosi’, scoprireste che sono di più di chi raggiunge le nostre coste”.

L’Unità, il giornale voluto da Gramsci

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Il 12 febbraio di quest’anno L’Unità avrebbe compiuto centotreanni. Il condizionale è d’obbligo poiché il 3 giugno del 2017, dopo tre crisi editoriali, cessò definitivamente le pubblicazioni.

Per chi ha avuto l’opportunità – e l’onore – di scrivere su quel giornale fondato da Antonio Gramsci ( com’è capitato per diversi anni a chi scrive) sono entrambi fatti di straordinario rilievo. Positivo, il primo. Drammatico, da far venire il groppo in gola, il secondo. Gli anniversari combinano sempre storia e memoria. Nel calendario privato di ciascuno di noi a prevalere è la seconda. Nel calendario civile – quello che accompagna la vita di una nazione– prevale quasi sempre la prima.

Poi capitano eventi e date che queste due cose – storia e memoria – si mescolano in un modo inestricabile. Per chi l’ha confezionata, diffusa, letta, commentata, persino ostentata come un simbolo, una bandiera, è qualcosa d’importante, di prezioso. Non è stato “solo” un giornale: è stata L’Unità. Che le feste del più grande partito progressista e di sinistra siano tornate da qualche anno a organizzarsi in quel nome, l’ho considerarlo come un evento positivo e non come un’amara beffa del destino. Il 12 febbraio del 1924 , quando Antonio Gramsci fondò quel quotidiano pensava ad un giornale della sinistra. E quel titolo – che lui definì “puro e semplice” – doveva parlare a operai e contadini, ma avere anche un significato più generale. Quel giorno di poco più di un secolo fa, Antonio Gramsci scrisse: “Io propongo come titolo L’Unità, puro e semplice, che avrà un significato per gli operai e avrà un significato generale… Dovrà essere un giornale di sinistra, della sinistra operaia rimasta fedele al programma e alla tattica della lotta di classe, che pubblicherà gli atti, le discussioni del nostro partito, come farà possibilmente anche per gli atti e le discussioni degli anarchici, dei repubblicani, dei sindacalisti e dirà il suo giudizio con un tono disinteressato, come se avesse una posizione alla lotta e si ponesse da un punto di vista ‘scientifico”. Un anno tremendo, orribile quel 1924. Il 10 giugno il fascismo sequestrò e uccise Giacomo Matteotti.

Gramsci era stato appena eletto deputato e il fascismo stava imponendosi con la repressione e la violenza. Qualche mese dopo, il 16 maggio del 1925, Gramsci, nell’unico suo discorso parlamentare, denunciò la natura dispotica del regime guidato da Benito Mussolini. Da quelle vicende ci separa un lungo periodo, poco meno di un secolo. L’Unità questo tempo lunghissimo lo ha vissuto raccontando l’Italia, l’Europa, il mondo. Lo hanno fatto giornalisti, scrittori, intellettuali, dirigenti politici. Lo hanno fatto nella clandestinità e poi lungo l’intera parabola della Repubblica. Pasolini, Quasimodo, Calvino, Pavese, Garcia Lorca o Hemingway: sono solo alcune delle firme che all’Unità hanno consegnato parole e testimonianze del loro tempo. Direttori, redattori, inviati e tutti gli altri giornalisti come quelli che incontrai nella redazione torinese di via Chiesa della Salute ai tempi di Andrea Liberatori come capo redattore e Antonio Monticelli, capo cronista; tipografi ,linotipisti, dattilografe; i diffusori che (tutte) le domeniche portavano nelle case il giornale e gli ispettori che, come uno dei miei maestri – il vercellese di nascita e verbanese d’adozione Bruno Salvai – , visitavano incessantemente le edicole per garantirne la miglior diffusione. E’ un patrimonio di storie e vicende umane che sarebbe un eresia disperdere. La storia di un giornale – di ogni giornale – è come una tessera del mosaico nella storia di un Paese. A quella tessera che porta il nome ( “puro e semplice”) de L’Unità i democratici, i progressisti e la  sinistra italiana sono legati da un affetto e una passione civile profondi. Se è vero, parafrasando quella canzone del capolavoro disneyano “Cenerentola”, “che i sogni son desideri”, per quanto difficilmente realizzabile mi piacerebbe trovare ancora tra i giornali in edicola ancora L’Unità, il  “mio” giornale.

Marco Travaglini

Democrazia cristiana, il racconto di un partito

Mercoledì 12 maggio 2021 – ore 17:30. Diretta streaming sulla pagina Facebook e sul sito della Fondazione

www.fondazionedonatcattin.it

La DC e l’Italia nella seconda metà del Novecento: un percorso di conoscenza e di ricerca
La presentazione del libro di Marco Follini, che abbiamo più volte rinviato a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, si inserisce in un percorso di approfondimento avviato da qualche tempo sulla storia della Democrazia Cristiana italiana. Si tratta di una iniziativa che prende le mosse dal retroterra culturale in cui nasce la nostra Fondazione, quello cattolico democratico e cristiano sociale, ma che si sostanzia nel desiderio di proporre una matura riflessione sull’Italia della seconda metà del ‘900. Si tratta di un tema che sta emergendo nel dibattito politico, sociale e culturale del nostro paese. Sovente viene declinato in modo semplicistico, in una sorta di contrapposizione tra detrattori e nostalgici della cosiddetta “prima repubblica”. Talvolta, in modo più corretto, viene affrontato come percorso essenziale per la comprensione della realtà di oggi, un percorso che  presenta luci ed ombre, ma di cui gli storici della società e dell’economia mettono in evidenza ormai più gli aspetti positivi di quelli negativi.
La storia della DC dunque, come tassello fondamentale di una riflessione sui settant’anni della nostra Repubblica. Ma una storia non agiografica, finalizzata a cogliere gli intrecci tra l’evoluzione della società, le sue trasformazioni, e lo sviluppo del sistema politico. E finalizzata a conoscere meglio un fenomeno, quello democristiano, che nelle sue articolazioni e nel rapporto con il suo retroterra rifletteva la complessità crescente della società italiana. Con un occhio particolare alle vicende piemontesi, non solo per il nostro radicamento territoriale, ma anche per l’emblematicità di questa esperienza regionale nella evoluzione della città e della campagna, nei processi di industrializzazione e modernizzazione della metropoli e delle periferie.
Il lavoro che ci proponiamo di fare, e che illustreremo man mano, si svilupperà secondo tre filoni fondamentali:
–    L’acquisizione e la valorizzazione di materiali archivistici, con il progetto “Rete degli archivi della Democrazia Cristiana e del cattolicesimo democratico piemontese”, in corso di realizzazione, e che prosegue idealmente e intende dare sostanza agli orientamenti emersi nel convegno “La Democrazia Cristiana piemontese. La storia, gli uomini, gli archivi” (Torino, Palazzo Madama, 16 aprile 2012). Di questo filone di attività fa ovviamente parte la valorizzazione del consistente patrimonio archivistico già detenuto dalla Fondazione: il riferimento è in particolare alle carte politiche contenute nell’Archivio di Carlo Donat-Cattin ed agli archivi degli organi istituzionali della DC (Comitato Regionale del Piemonte, Comitati provinciali di Torino, Cuneo e Vercelli).
–    Una ricerca sul ruolo fondamentale delle riviste come strumento di dibattito e di formazione della classe dirigente cattolica, con il progetto “Le riviste politico – culturali di area cattolica nella seconda metà del ‘900”, finalizzato alla conoscenza, alla valorizzazione e ad una miglior fruizione della ricca emeroteca della Fondazione. Di questo progetto fanno parte due approfondimenti in corso, il primo relativo ai giornali della sinistra democristiana in Piemonte, ed il secondo relativo alla “rivista Settegiorni”. 
–    Seguiremo il dibattito in corso sul ruolo della DC e del movimento cattolico nella seconda metà del ‘900, con la presentazione dei contributi storici più significativi, il confronto con ricercatori e studiosi, l’attenzione alle novità editoriali, alla memorialistica ed alle attività di altri centri di studio e di ricerca.
Saremo attenti ad evitare un lavoro di contemplazione del passato, traendo dalla nostra attività conoscenze e riflessioni che aiutino nell’interpretazione della complessità dell’oggi.

La Lega in visita alla Casa Circondariale di Ivrea

Presenti gli esponenti della Lega eporediese Alessandro Giglio Vigna e Andrea Cane.

“Ringrazio il Garante Mellano, l’Ispettore Carabotta con i Sovrintendenti Capo Stella e Manoti e tutti coloro i quali hanno reso possibile questa visita – commenta il consigliere regionale Andrea Cane, vicepresidente della Commissione sanità del Piemonte – abbiamo visto un carcere che non ha conosciuto il Covid nei reparti detentivi, un caso quasi unico nella nostra penisola. Nell’infermeria si è lamentata la carenza di medici, di cui mi farò portavoce personalmente nelle prossime sedute di Commissione e direttamente all’Assessorato alla Sanità, situazione naturalmente legata al momento pandemico e che verrà ripristinata grazie ad un agognato ritorno verso la normalità di tutto il personale sanitario disponibile sul territorio”.

“Uno dei problemi della Polizia Penitenziaria a Ivrea – ha aggiunto Alessandro Giglio Vigna parlamentare del collegio eporediese, che ha contribuito a superare il problema delle comunicazioni all’interno delle celle – come in tutta Italia, è la carenza di agenti che ha come risvolto maggior lavoro e meno riposo per gli operatori, inoltre il sovraffollamento aumenta il rapporto fra numero agenti e numero detenuti. Siamo felici che dopo la mia Interrogazione e sollecitazioni al Ministero siano arrivati i dispositivi jammer che rendono inutilizzabili i cellulari”.

“In un paese normale i partiti – ha concluso l’onorevole Giglio Vigna – non si dividono fra chi sta con la polizia e chi sta con i detenuti. In Italia tutta la sinistra sta con i detenuti, come il mainstream; vuoi per buonismo, vuoi per indotto di voti, vuoi perché va di moda. La Lega quindi si schiera con gli altri, con chi ha deciso di servire lo stato, con la Polizia Penitenziaria. Al Carcere di Ivrea abbiamo trovato donne e uomini orgogliosi della loro divisa a cui va il nostro ringraziamento, a nostra volta siamo orgogliosi di portare la loro voce nelle sedi istituzionali “.

Embraco, Sicchiero: “Draghi prenda in mano la vertenza”

Il Sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero nei giorni scorsi ha presenziato al corteo di protesta dei lavoratori in occasione della partenza del Giro d’Italia: «Bisogna superare lo stallo e trovare una soluzione per gli ammortizzatori sociali.»

 

«La rabbia e la delusione degli operai della ex Embraco/Ventures sono pienamente comprensibili e condivisibili. Si sentono abbandonati e traditi dalle istituzioni, l’unica cosa certa sono le lettere di licenziamento per lo stabilimento del chierese, e per quello veneto l’autorizzazione alla vendita dell’azienda. Per questo ho voluto ancora una volta essere al loro fianco, nel corteo che ha raggiunto piazza Castello in occasione della partenza del Giro d’Italia. Resto convinto che lo sblocco del progetto Italcomp rappresenti la più concreta possibilità per dare un futuro ai 400 lavoratori che vedranno scadere la cassa integrazione il 22 luglio, e su questo fronte non solo si registra un completo stallo, ma il primo a non essere convinto pare proprio il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, che nei giorni scorsi ha invocato un intervento privato, come se mai nessuno prima ci avesse pensato. Ma Cirio, Allasia ed i vertici piemontesi della Lega su questo non hanno nulla da dire? Tirare in ballo ora scenari non più praticabili, è solo un modo per nascondere la mancanza di capacità politica nel perseguire il progetto Italcomp. Piuttosto, si dovrebbero prevedere vere incentivazioni per gli imprenditori locali disponibili ad assorbire quote degli operai ex Embraco, ad esempio attingendo al fondo Escrow.

Per questo mi associo all’appello lanciato dal Sindaco di Borgo Valbelluna, Stefano Casa, dove ha sede Wanbao Acc, che ha chiesto al Presidente del Consiglio Mario Draghi di prendere in mano le redini della vertenza Acc-Embraco, garantendo che l’azione del governo sia connotata da condotte trasparenti, affidabili e ispirate all’interesse generale. Solo il premier Draghi può chiarire la linea del Mise ed impedire al progetto Italcomp di naufragare. Al tempo stesso, visto che tecnicamente non pare possibile far rientrare i 400 lavoratori ex Embraco/Ventures nella cassa Covid, è urgente trovare una soluzione per prolungare per qualche mese gli ammortizzatori sociali. Non voglio credere che neppure su questo si riesca a dare una risposta alle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ex Embraco».

Torino: una sinistra in comune a sostegno di Angelo D’Orsi

Nelle prossime ore sarà formalizzata la candidatura di Angelo D’Orsi, illustre storico torinese,  da sempre uomo di sinistra,  a candidato sindaco di un’ampia coalizione di sinistra a cui abbiamo lavorato in prima persona in questi mesi.

 

Un risultato straordinario. Una candidatura di grande prestigio per un coalizione che raccoglie svariate forze di sinistra (Rifondazione Comunista, Dema, Sinistra Anticapitalista, Torino solidale, Pci, Fronte Popolare, Potere al Popolo e altre forze ancora). Siamo soltanto all’inizio di un percorso che ha come obiettivo l’allargamento ulteriore della coalizione di forze di sinistra, per la costruzione di una sinistra in comune, a sostegno della candidatura di Angelo d’Orsi, una coalizione che scende in campo in alternativa agli schieramenti attuali di centrodestra, centrosinistra, M5s.

Rifondazione Comunista di Torino

Autismo, Pd: “La pandemia ha amplificato il problema”

“LA GIUNTA SI ATTIVI PER MIGLIORARE LA SITUAZIONE”

10 maggio 2021 – Dall’audizione del Coordinamento Autismo Piemonte, tenutasi oggi in IV Commissione a Palazzo Lascaris per approfondire le problematiche delle persone con autismo in particolar modo in seguito alla pandemia in corso, è emersa una vera e propria emergenza autismo, soprattutto per quanto riguarda gli adulti. Com’era prevedibile, infatti, la pandemia da Covid-19 ha amplificato ulteriormente i problemi esistenti per le fasce più deboli.

“Dopo due anni dall’insediamento di questa nuova Giunta non è più accettabile il congelamento dei problemi, che continuano a crescere e ricadono sempre di più sulle famiglie” dichiarano il Vicepresidente della Commissione Sanità Domenico Rossi e i Consiglieri regionali Pd Monica Canalis e Domenico Ravetti.

“Le cose da fare, almeno per migliorare la situazione sono molteplici – proseguono gli esponenti dem – E’ assurdo che il responsabile del Centro regionale, unico riferimento in tutta la Regione, nonostante una lista d’attesa di 12 mesi, si possa dedicare al servizio solo parzialmente perché obbligato a lavorare anche in altri ambiti. Si strutturi una rete regionale con autonomia di gestione, capace di coordinare il lavoro su tutto il territorio”.

“Ripartire dai territori non deve essere solo uno slogan, ma deve concretizzarsi in progetti puntuali. Nel caso dell’autismo occorre creare equipe preparate in tutti i territori capaci di sostenere le famiglie e alleggerire il peso dell’unico centro regionale. Se il pubblico non è in grado di farlo nel breve periodo allora si proceda con accreditamenti e convenzioni con quei centri privati, promossi dalle associazioni che, in questi anni, hanno sopperito alle mancanze del servizio pubblico” precisano i Consiglieri regionali Pd.

“Ci auguriamo – concludono i Consiglieri – che l’Assessore Icardi trovi il tempo di incontrare una realtà così importante che rappresenta 20 associazioni in tutto il Piemonte e più di 1000 famiglie. Incredibile non averlo fatto in due anni di legislatura, così come è auspicabile che il prof. Fazio, referente del progetto di sanità territoriale per la Giunta incontri le realtà ascoltate oggi dalla Commissione”.

Domenico ROSSI – Vicepresidente Commissione Sanità del Consiglio regionale

Monica CANALIS – vice segretaria Pd Piemonte e consigliera regionale

Domenico RAVETTI – Consigliere regionale Pd

SiTav-SiLavoro chiede la nomina del Commissario per i lavori della TAV

Flash mob a Torino, Giachino: “basta ritardi, l’opera serve a rilanciare la città”

“La Tav è l’opera più importante per il rilancio e il futuro di Torino”. Così  Mino Giachino, candidato sindaco di Si Tav Si Lavoro, l’associazione che ha organizzato un flash mob davanti alla prefettura per esprimere a Governo e Parlamento la delusione per il tempo perso, “un ritardo che pagherà caro l’economia torinese”. “Il blocco silenzioso da parte di Toninelli e del governo giallorosso ritardano i lavori dell’opera  di 2 anni e questo farà perdere all’economia torinese tra i 5 e i 6 miliardi”, osserva Giachino, che chiede “la nomina di un commissario straordinario come per il ponte di Genova”.

Il Partito Radicale non si presenta alle elezioni

“NON HA SUOI DIRIGENTI CANDIDATI A PRIMARIE DI ALCUN SCHIERAMENTO POLITICO”

Caro direttore, in merito ad alcuni articoli apparsi in questi giorni sulla stampa locale di Torino e provincia, si precisa che il Partito Radicale, organizzazione politica fondata nel 1955 e che per Statuto non si presenta ad elezioni locali e/o nazionali, non ha suoi dirigenti candidati a primarie di alcun schieramento politico. Chiediamo alla stampa e a coloro che si candidano in altre organizzazioni politiche, utilizzando la definizione di “esponenti radicali”, di precisare sempre a quali organizzazioni fanno riferimento per evitare di ingenerare, anche involontariamente, confusione e/o falsificazione della realtà. Lo chiediamo per rispetto ai valori che il Partito Radicale ha sempre promosso e per rispetto alla deontologia professionale dei giornalisti.

Mario Barbaro

Membro della Segreteria del Partito Radicale

Sergio Rovasio  

Membro del Consiglio Generale del Partito Radicale

Torino, Maccanti (Lega): “4,7 milioni in arrivo per la Città metropolitana”

“Più di 4,7 milioni di euro in arrivo a Torino per la Città metropolitana per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture.

Un risultato conseguito dal governo con l’interesse specifico del Ministero delle Infrastrutture d’intesa con la Conferenza Unificata. Un risultato importante per il nostro territorio che permette all’amministrazione locale di iniziare l’iter per la realizzazione di opere fondamentali per l’area. Il vice ministro Alessandro Morelli, con la sua attenzione alla nostra Città metropolitana, conferma come la Lega abbia a cuore gli interessi dei territori e dei cittadini affrontando le questioni con pragmatismo e concretezza. Con la Lega al Governo si passa dalle parole ai fatti”.

Lo dice in una nota la deputata Elena Maccanti, componente della Commissione Trasporti.