Nuovi ospedali, Pd: “Nessun finanziamento”
PENTENERO – RAVETTI – ROSSI – VALLE: ” SOLO PROGETTI “VALUTABILI”
Nella seduta congiunta delle Commissioni Sanità e Bilancio del Consiglio regionale si è tenuta una comunicazione dell’Assessore regionale alla sanità sulla copertura dei costi di progettazione degli interventi in materia di edilizia sanitaria.
“Nessuna vera novità sui nuovi ospedali, ma solo un nuovo tentativo di propaganda per nascondere il fallimento totale della Giunta Cirio sul tema dell’edilizia sanitaria in questi anni. Tutti auspichiamo e lavoriamo perché ci siano nuovi ospedali in Piemonte, ma non li costruiremo, certamente, con le promesse” dichiarano la Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Gianna Pentenero e il Segretario regionale Pd Piemonte Domenico Rossi
“La Commissione è stata utile per chiarire come non ci siano risorse stanziate per il Piemonte, ma un accordo per progetti “valutabili”, come dicono con chiarezza sia il DPCM sia l’accordo stato-regioni. I progetti valutabili sono aumentati, ma siamo lontani dall’approvazione. E la procedura è esattamente quella che ha portato a non avviare nessun progetto non solo in Piemonte, ma anche nelle altre Regioni. Inail valuterà i progetti, ma la risposta potrebbe essere negativa. Il rischio finanziario sui progetti resta tutto in capo alla Regione, che potrebbe ritrovarsi con tanti progetti e nessuna nuova opera” proseguono gli esponenti dem.
“Non è stato spiegato in nessun modo quali sono le motivazioni per cui le cose cambieranno in meglio nei prossimi anni rispetto all’ inattività della scorsa legislatura. Così come non è chiaro con quali parametri Inail valuterà i progetti. Inoltre, altre domande restano aperte: c’è anche la solidità finanziaria dell’ente richiedente? Perché per il Piemonte, qualora dovessero partire tutte le opere, si parla di una rata complessiva di almeno 150- 200 milioni di euro di euro. La decisione di virare su INAIL come potenziale finanziatore principale avrebbe potuto coincidere con la volontà di mettere in campo una stazione unica appaltante regionale sulle progettazioni così da garantire massima competenza senza scaricare sulle singole ASL le potenziali criticità” aggiungono Pentenero e Rossi.
“Inail ha individuato 2,250 mld di progetti finanziabili in Piemonte, ma non ne ha ancora finanziato nessuno – interviene il Vicepresidente della Commissione Sanità Daniele Valle – Se è vero che queste risorse non incidono sulla capacità di indebitamento della Regione Piemonte, è vero anche che – restituendole in 20 anni al 4% annuo – si arriverebbe a pagare circa 120 milioni di euro all’anno di canoni (che sia aggiungerebbero a quelli dei PPP di Torino e Novara). Siamo preoccupati che queste risorse possano comportare una riduzione della nostra capacità di garantire la nostra offerta di servizi sanitari. E siamo altrettanto preoccupati che Inail possa considerarci non in grado di far fronte alla restituzione di tutto il plafond. Inail farà da stazione appaltante di tutti gli ospedali e, ci informa l’assessore, sta costituendo unità locali per seguire le gare. Siamo preoccupati che, in caso di via libera gli ospedali piemontesi, una nuova struttura locale di INAIL possa partire da zero per seguire 8 appalti così complessi: occorre che SCR e Azienda Zero trovino un ruolo e un coinvolgimento”.
“Finalmente si è fatta chiarezza – afferma il Vicepresidente del Consiglio regionale Domenico Ravetti – Questa mattina nella seduta congiunta delle Commissioni Bilancio e Sanità l’assessore Federico Riboldi ha precisato che i costi per la progettazione per tutti i nuovi ospedali finanziabili con i fondi Inail (compresi i nuovi presidi di Alessandria e Cuneo) è complessivamente di 73 milioni di euro, e che tali risorse non verranno anticipate da nessuno, ma dovranno essere reperite dalla Regione Piemonte. Pertanto, l’assessore Riboldi ha smentito non solo alcuni suoi “virgolettati” riportati sui giornali, ma anche quanto affermato in Commissione il 22 ottobre, ovvero che “non abbiamo bisogno di risorse aggiuntive per Cuneo ed Alessandria, per la progettazione degli ospedali”, in quanto tali risorse sarebbero disposte dal MEF. Evidentemente, aveva ragione Cirio nel dichiarare nei giorni scorsi che le risorse in questione saranno coperte da fondi regionali. Ora si tratterà di capire come verranno ripartite tra le diverse aziende sanitarie interessate. Se oggi si è finalmente introdotto un elemento di linearità nella discussione, il merito va all’insistenza del Partito democratico nel pretendere precisazioni puntuali. Avremmo tutti potuto risparmiare tempo prezioso, se la Giunta sin dall’inizio avesse avuto le idee chiare sull’approccio corretto per attingere ai finanziamenti Inail. Quello che è certo è che la storia del nuovo ospedale di Alessandria è ancora tutta da scrivere e consiglierei all’assessore Riboldi prudenza nell’indicare con certezza che sarà pronto nel 2032”.
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GIACHINO: “UN’OPERA EPOCALE CHE DA GENOVA PORTA IN EUROPA”
Venire a Genova per la visita domenicale al cantiere del Terzo Valico apre il cuore a chi sa bene che con la linea ferroviaria che da Genova porta in Europa e tra due anni i passeggeri potranno andare a Milano e Torino in un’ora mentre le merci arriveranno in Europa molto prima senza inquinamento e senza intasare le strade. Il porto di Genova sarà molto più competitivo. Il cuore si apre anche perché fuori dal cantiere non c’è neanche una camionetta della polizia mentre in Val Susa lo Stato spende decine di milioni all’anno per difendere un’opera che il Parlamento ha detto essere di interesse nazionale ieri un sabotaggio ha bloccato il treno che da Torino sale in Valle. L’altro ieri scritte di fronte al Liceo Ferrari di Susa contro la Direttrice Giaccone con i valsusini che non hanno il coraggio di mettere like di solidarietà per timore di ritorsioni. Periodicamente attacchi al cantiere con lanci di pietre. Eppure abbiamo bisogno di queste linee ferroviarie per avere più turismo internazionale e logistica. Tra 2 anni da Genova si andrà velocemente in Europa. Da Torino si dovrà aspettare altri 9 anni conil trasporto costretto ad andare su autostrada e inquinare oltre al pericolo di incidenti stradali. Trecento milioni per opere di compensazione ai Comuni attraversati.
SITAV SILAVORO
POLITICA
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Tramonta la cultura della concertazione?
LO SCENARIO POLITICO Di Giorgio Merlo
La cultura della concertazione ha rappresentato, negli anni, una delle migliori stagioni politiche e sindacali. La concertazione, del resto, si può solo declinare quando c’è una schietta cultura di governo sia da parte delle forze politiche – di qualsiasi schieramento siano ma soprattutto quando sono al timone del paese – e sia anche da parte delle organizzazioni sindacali e datoriali. Ma, come da copione, la concertazione non ha affatto cittadinanza quando prevalgono categorie politico e culturali antitetiche alla cifra riformista, di governo e autenticamente democratica.
Per entrare nello specifico, la cultura della concertazione – che ha sempre trovato nella Cisl e nelle forze politiche riformiste i protagonisti decisivi e storici – non è compatibile con alcune categorie che, purtroppo, caratterizzano molti partiti e sindacati contemporanei. Ovvero, il massimalismo, il radicalismo, il populismo e l’estremismo sono semplicemente esterni ed estranei a qualsiasi cultura e prassi riconducibile alla concertazione. Eppure ancora oggi ricordiamo il valore e la funzione della concertazione nell’affrontare e nel risolvere i maggiori problemi legati alla questione sociale e alla politica dello sviluppo e della crescita da parte di molti esecutivi del passato. È di tutta evidenza, quindi, che se prevale la sub cultura del massimalismo e del fondamentalismo qualsiasi ipotesi di concertazione, di accordo e di costruzione di progetti condivisi è destinata ad essere sacrificata sull’altare degli egoismi di partito.
Ed è per queste ragioni, semplici ma essenziali, che oggi la concertazione tra le parti sociali è impraticabile. E questo per il comportamento concreto nonchè legittimo, ma oggettivo, di alcune forze politiche. Ovverro, il massimalismo del Pd, il radicalismo del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e il populismo dei 5 stelle da un lato e l’estremismo del nuovo corso della Cgil dall’altro sono inciampi invalicabili per costruire insieme una strategia concertativa. E, al riguardo, la strategia dello storico sindacato rosso, con l’aggiunta servile della Uil, è perfettamente coerente e in sintonia con la rottura sistematica di qualsiasi accordo o dialogo con il Governo. Al di là del profilo, dell’identità e del programma del Governo di turno. Quando, cioè, prevale da parte sindacale il pregiudizio politico, la pregiudiziale ideologica e la concreta opposizione a qualsiasi ipotesi di accordo tra le parti sociali – emblematico proclamare lo sciopero generale prima ancora di avviare un confronto concreto e di merito con il Governo – l’epilogo non può che sfociare nella contrapposizione frontale e, speriamo di no, anche nella violenza di piazza. E questo perchè quando si invoca la “rivolta sociale”, come quotidianamente ormai ripete il capo della Cgil, tutto diventa possibile e qualsiasi modalità per contrastare le scelte del Governo diventa legittima. E non è il caso di scomodare sociologi o politologi per arrivare alla banale conclusione che siamo in una stagione dove prevale la contrapposizione ideologica e la perenne volontà di trasformare l’avversario politico in un nemico da abbattere e da criminalizzare. Sotto il profilo politico, culturale, morale e programmatico.
Ecco perchè, al di là di ciò che dice il sindacato rosso, abbiamo ancora tremendamente bisogno di non disperdere la cultura della concertazione che era, è e sarà l’unica via concreta ed efficace per evitare che il nostro paese ripercorra quelle strade che abbiamo tristemente conosciuto in un passato meno recente. Ed è anche per queste ragioni che la cultura democratica non deve recedere da questo postulato. Il radicalismo, il massimalismo e l’estremismo non sono mai stati ricette di governo. Ma solo e sempre strumenti di propaganda dove il motto ‘tanto peggio tanto meglio’ era la stella polare da perseguire.
“Quanto è accaduto oggi a Torino è da condannare con fermezza”. Così Vittoria Nallo, consigliera regionale di Italia Viva in Piemonte, a proposito degli scontri avvenuti durante un corteo studentesco. “La violenza non è mai ammissibile, tanto più quando è rivolta a chi tutti i giorni mette a rischio la propria incolumità per garantire la sicurezza dei cittadini. Solidarietà alle forze dell’ordine e in particolare agli agenti che sono rimasti feriti. Il diritto di manifestare il dissenso è e sarà sempre legittimo, ma non può essere utilizzato come pretesto per giustificare azioni violente e gravi come quelle di Torino”.
Messa in sicurezza dei ponti piemontesi: necessario tutelare i fondi assegnati per interventi strategici
L’INTERVENTO ✍️
In qualità di Consigliere regionale del Piemonte e Presidente della V Commissione Ambiente, ho presentato un ordine del giorno per richiedere un impegno concreto della Giunta e del Presidente regionale affinché le risorse destinate alla messa in sicurezza dei ponti piemontesi, e in particolare del Ponte Preti sulla SP 565, non vengano revocate a causa di ritardi burocratici.
Il recente decreto-legge del 29 giugno 2024, n. 89, convertito con modificazioni nella legge dell’8 agosto 2024, ha prorogato al 31 dicembre 2024 il termine per l’aggiudicazione dei lavori relativi alla sicurezza e alla ricostruzione dei ponti sul bacino del Po. Tuttavia, preoccupano le notizie che riportano come alcune amministrazioni, fra cui la Città Metropolitana di Torino, rischino di non rispettare tale scadenza, mettendo a rischio circa 66 milioni di euro destinati a infrastrutture cruciali. Tra queste, il Ponte Preti di Strambinello, unico collegamento tra Ivrea e il Canavese occidentale, rappresenta un’infrastruttura strategica per la viabilità, l’accesso all’autostrada e a servizi essenziali come ospedali e tribunali.
Le manifestazioni dei sindaci e delle comunità locali evidenziano l’urgenza di interventi su questo ponte, il cui mancato adeguamento causerebbe pesanti ripercussioni sia logistiche che ambientali, dovute all’incremento del traffico su vie alternative, all’usura delle infrastrutture e all’aumento delle emissioni inquinanti. La revoca dei fondi statali avrebbe conseguenze gravi per la sicurezza, la mobilità e la sostenibilità ambientale, penalizzando un territorio già duramente colpito dai ritardi burocratici.
Per questo motivo, il mio ordine del giorno impegna il Presidente e la Giunta regionale a:
Effettuare una ricognizione sullo stato della progettazione per gli interventi già finanziati in Piemonte, con particolare attenzione al Ponte Preti;
Attivarsi presso il Governo nazionale per chiedere, ove necessario, un’ulteriore proroga utile all’aggiudicazione e alla realizzazione dei lavori infrastrutturali;
Sostenere, in ogni sede opportuna, l’urgenza di un intervento su questa infrastruttura strategica per scongiurare gravi disagi ai cittadini e un impatto ambientale negativo derivante dal dirottamento del traffico su percorsi alternativi.
Confido che la Regione si faccia portavoce di queste istanze presso il Governo nazionale, nell’interesse delle comunità piemontesi e dell’intero sistema economico e ambientale del nostro territorio.
Sergio Bartoli
Consigliere regionale e Presidente della V Commissione Ambiente