IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Dopo diversi passi indietro, la stabilizzazione dei 1.137 precari è un (solo) passo avanti: ci auguriamo tuttavia che ne seguano altri, diversamente l’effetto positivo di questa misura sulla Sanità piemontese sarà limitato. Le nuove, promesse stabilizzazioni non bastano neppure a colmare le oltre 1.200 unità di personale che hanno cessato l’attività tra 2020 e 2021. Il raggiungimento dei numeri minimi per garantire servizi adeguati a tutti i piemontesi è dunque un traguardo ancora lontano. Riteniamo peraltro assolutamente sensato iniziare da chi – assunto a tempo determinato per fronteggiare l’emergenza Covid – attende tuttora di essere stabilizzato: in questi due anni abbiamo sempre sostenuto e difeso, come Moderati a Palazzo Lascaris, i diritti di questi lavoratori.
Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.
“Conte insiste nell’assurda e inutile difesa del reddito di cittadinanza. Ora che e’ il capo politico dei 5 Stelle, l’ex premier comprende bene che il provvedimento varato sotto il suo governo e’ un mezzo buono solo per poter ottenere consenso sul territorio, realmente non ha portato alcun beneficio al mondo del lavoro”. Dichiara in una nota la deputata di Azione, Daniela Ruffino. “Invece di continuare a finanziare uno dei tanti fallimenti dei grillini, utilizziamo i soldi stanziati per il reddito di cittadinanza per detassare i salari e per il taglio del cuneo fiscale. Solo cosi saranno denari ben investiti e a garanzia di un aiuto reale alla ripresa economica del nostro Paese”, conclude
L’allarme lanciato da CNA, circa la situazione generale che sta colpendo il comparto edile in gravissima crisi di liquidità, getta un’ombra di preoccupazione circa il futuro di un settore che oggi pone a rischio la prosecuzione delle attività di circa 33 mila imprese.
“Le numerose modiche normative apportate negli ultimi 6 mesi hanno trasformato i Superbonus dell’edilizia in super-trappole per imprenditori, aziende e lavoratori del settore edile”, così Claudio Desirò, Coordinatore Regionale della Buona Destra del Piemonte, “una situazione che preoccupa, sopratutto per le ricadute economiche e sociali con il rischio di perdita di 150 mila posti di lavoro nel nostro Paese. Le aziende si ritrovano in crisi di liquidità, con i cassetti fiscali pieni, ma con l’impossibilità di cedere ulteriore credito a banche ed intermediari finanziari che ne hanno bloccato l’acquisto”.
Secondo i dati ufficiali del Ministero dell’Economia, infatti, più di 5 miliardi di Euro sono al momento bloccati e non liquidati, creando un ristagno di crediti dovuto all’incertezza normativa generata negli ultimi mesi.
“In queste condizioni le imprese dell’edilizia si ritrovano a non riuscire ad avere a disposizione la liquidità necessaria a pagare i fornitori ed i lavoratori, con il serio rischio di non portare a termine i lavori iniziati e di non riuscire a proseguire la propria attività in futuro”, commenta Desirò.
Infatti, secondo il rapporto di CNA, crescono le imprese che hanno difficoltà a onorare i loro pagamenti: il 45,9% non ha pagato i propri fornitori, il 30,6% non sta pagando tasse e imposte, il 21,1% non riesce a pagare salari e stipendi. Si viaggia, in questo modo, verso un approdo terribile: il 68,4% delle imprese paventa la sospensione dei cantieri già avviati, il 90,3% il mancato avvio di nuovi cantieri.
Secondo Desirò, “il bonus edilizia ha contribuito fortemente al rimbalzo del PIL nell’ultimo anno, ma le conseguenze che si prospettano risultano evidenziare ancora una volta come il drogare un mercato con la politica dei bonus, seppure porti risultati nell’immediato, si confermi essere una scelta che non mantiene risultati nel medio-lungo periodo, con il rischio di un effetto boomerang per il settore e per l’intero Paese”.
“L’auspicio”, conclude Desirò, “è che il Governo Draghi inizi finalmente quel percorso di profonde riforme di cui necessita il nostro Paese per poter ripartire e costruire il proprio futuro su solide fondamenta e non continui sulla strada dei bonus a pioggia, che dimostrano essere cure palliative e poco efficaci per una reale ripresa generale”.
La vittoria dei sindacati passa per l’ennesima smentita di Icardi
“La lotta paga, la stabilizzazione dei sanitari è soprattutto una vittoria dei sindacati che da mesi chiedono le risorse necessarie per garantire il funzionamento e il miglioramento dei servizi sanitari. L’esplosione delle liste di attesa e i numeri drammatici della nostra sanità non potevano portare a un altro esito né farci prendere in considerazione di lasciare a casa il personale. Senza questi lavoratori e queste lavoratrici non ci potremmo mai permette di mantenere aperti i nostri servizi” – è il commento di Marco Grimaldi, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.
“Fino a ieri Icardi ci diceva che quelle figure, secondo lui poco qualificate, non potevano essere interamente stabilizzate. Fortunatamente – prosegue Grimaldi – l’Assessore alla Sanità è stato smentito per l’ennesima volta e si sono finalmente trovate le risorse, che ancora qualche settimana fa abbiamo chiesto di inserire nel bilancio e che ci sono state negate bocciandoci tutti gli emendamenti sul tema”.
“Eppure – conclude Grimaldi – non è ancora finita: se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è che la poderosa macchina sanitaria regionale non può essere gestita senza un’organizzazione. Ecco perché dobbiamo trovare nuove risorse per prolungare tutti i contratti precari, a partire da quelli degli operatori amministrativi non inclusi nel decreto che prevede la stabilizzazione di chi ha accumulato 18 mesi di servizio”.
“5 sì convinti al referendum di domenica prossima per una vera giustizia, per una giustizia giusta e
per avviare, almeno si spera, una vera riforma del settore. Tutti sappiamo, al riguardo, le vere
motivazioni politiche che hanno impedito, di fatto, la riforma della giustizia in questi ultimi anni nel
nostro paese. Il giustizialismo manettaro di settori consistenti della politica da un lato e la non
volontà di mettere in discussione equilibri ormai consolidati dall’altro hanno fatto sì che l’unica
strada per tentare di smuovere le acque è rappresentata dal ricorso allo strumento del
referendum. Certo, il referendum, sperando che l’esito sia comunque positivo, non risolve
automaticamente i problemi ma è indubbio che può rappresentare una spinta formidabile per
avviare un percorso legislativo di riforma della giustizia italiana. Com’è ovvio, non possiamo
attenderci alcun segnale incoraggiante da alcuni settori della politica italiana – dai 5 stelle alla
sinistra giustizialista – che lavorano per lo status quo e la non volontà riformista.
Comunque sia, dall’esito del referendum di domenica prossima capiremo se la giustizia italiana
andrà incontro ad una stagione di riforme e di cambiamento o se prevarrà, ancora una volta, la
situazione esistente. Noi lavoriamo per il cambiamento”.
“Siamo all’ennesimo lunedì in cui ci troviamo obbligati a dover dibattere con preoccupazione
riguardo a scene di ordinaria follia che stanno prendendo il sopravvento nella nostra città.
L’uomo armato di machete, protagonista della rissa in Aurora dello scorso 1° giugno, era già noto
alle Forze dell’Ordine, ma evidentemente non sono state adoperate né le risorse né gli strumenti
necessari a tenere lontano violenza e criminalità dai nostri quartieri.
Sono d’accordo con il Sindaco quando afferma che non si può parlare di Torino come una città
ostaggio di spacciatori e baby-gang, ma non può negare che interi quartieri, come Aurora, che invece
sì sono teatro di violenze e criminalità e l’Amministrazione continua ad abbandonare i cittadini che
vivono in questi territori, senza offrire soluzioni adeguate.
Al Sindaco Lo Russo chiediamo più serietà, perché Fratelli d’Italia non cavalca nessun tema
ideologico e anzi abbiamo portato le nostre idee e proposte sia al Sindaco che al Ministro Lamorgese.
La sicurezza dei nostri concittadini non passa solo da “rigenerazione sociale”, ma da provvedimenti
rigorosi e strutturali come il daspo urbano.
Basta buonismo e tolleranza a senso unico: è ora che il Sindaco alzi la testa e chieda al Ministro
Lamorgese strumenti che consentano ai torinesi di vivere senza il terrore di uscire di casa o di andare
a prendere i propri figli a scuola”.
Paola Ambrogio
Consigliere comunale Fdi
In occasione del cinquantenario della Giornata Mondiale dell’Ambiente
i Co-portavoce regionali di Europa Verde – Verdi Piemonte, Mariella
Grisà e Mauro Trombin, inviano una lettera agli assessori
all’ambiente delle 8 province piemontesi, in Regione e in Città
Metropolitana per ribadire che: “non c’è più tempo da perdere!”
Non c’è più tempo da perdere quando si parla di cambiamento
climatico.
“Cambiamenti climatici, natura e perdita di biodiversità,
inquinamento e rifiuti: l’evidenza che la Terra si trovi in codice
rosso – scrive l’ONU – è tutt’intorno a noi e diventa ogni giorno
più minacciosa. La via d’uscita da questo dilemma è trasformare le
nostre economie e società per renderle inclusive, eque e più connesse
con la natura. Dobbiamo passare dal danneggiare il pianeta a curarlo.”
Mariella Grisà Co-portavoce regionale di Europa Verde – Verdi ricorda
che: “Il 15 maggio è stato l’Overshoot day 2022 per l’Italia: il
giorno in cui, se tutti i Paesi consumassero come noi, avremmo finito le
risorse che il pianeta riesce a rigenerare nel corso di un anno. Gli
italiani, da soli, avrebbero bisogno di 2,7 pianeti per sostenere il
proprio stile di vita.”
I risultati sono stati pubblicati dal think thank indipendente Global
Footprint Network, che analizza, tra gli altri, parametri come:
alimentazione, edilizia, agricoltura, allevamento, energia e gestione di
città e foreste.
Dobbiamo assumere il contrasto al climate change, e più in generale la
sostenibilità ambientale, tra i principali obiettivi nella strategia di
crescita collettiva per questo occorre un impegno costante nelle
politiche ambientali.
Sosteniamo che la battaglia contro il riscaldamento globale passa dalle
energie rinnovabili, dobbiamo incentivare e supportare i cittadini, gli
imprenditori, i professionisti e le istituzioni nel percorso di
transizione energetica del Paese per raggiungere gli obiettivi entro il
2030 e 2050.
Quanto tempo ci rimane contro la crisi climatica?
Risponde Mauro Trombin Co-portavoce di Europa Verde per la Regione
Piemonte: “Ce lo dice un orologio 7 anni 47 giorni 18 ore 32 minuti,
questo è il tempo che ci è rimasto per agire prima che l’emergenza
climatica già in corso abbia conseguenze irreversibili sulla vita sul
Pianeta.”
Il Climate clock segna quanti anni, giorni, ore e minuti l’umanità ha
ancora a disposizione prima di una catastrofe climatica irreversibile.
Proponiamo l’installazione di questi orologi nelle nostre città per
portare i cittadini a volerne sapere di più, per rafforzare la
consapevolezza dei piemontesi in merito all’importanza di gestire la
crisi climatica, di tutelare il patrimonio forestale e le biodiversità
e di accrescere gli investimenti verso le fonti di energia rinnovabili.
Non vogliamo più sentire l’alibi del “fenomeno di proporzioni ridotte”: chiediamo invece interventi immediati ai primi segnali d’allarme e riduzione dei tempi di assegnazione degli appartamenti sfitti.