POLITICA- Pagina 260

Il governo destra-centrino di Giorgia cosa farà per Torino e il Piemonte?

Oramai Giorgia Meloni non è  più la coatta di Garbatella. Detta Lei le condizioni e persino convoca il Berlusca nella sede di Fratelli d’Italia. Tenerone il Silvio: pensava di dettare le regole ed invece conta come il due di picche quando briscola è bastoni. E alla fine  vorrà di più. Ritorna in Parlamento. È già tanto. Tutto è cambiato. Non più centro destra, ma destra destra con qualche spruzzata di centro. Anche i ” poverini ” di Noi Moderati, manco l’1 % hanno preso e Lupi si accontenta di un Ministero secondario: rapporti con il Parlamento. Va beh, stipendio doppio e auto di rappresentanza, 6 portaborse.  Buttati via.
Personalmente vedrei molto bene Guido Crosetto sottosegretario alla Presidenza. Bravo lo è, e poi sì che ho la fissazione di qualcuno che rappresenti gli interessi del Piemonte.  M’ illudo?  Forse…
Speriamo… vedremo. Una cosa è certa: la nostra regione, la nostra Città hanno un endemico bisogno di santi in paradiso. Viceversa non la sfanghiamo.
In Regione si annidano già le nuvole sul grattacielo. Sintesi: opera faraonica inutilizzabile ed inutile. Mai una gioia in questa vita. Le cose non vanno meglio in Comune a Torino. È giusto passato un anno dalla elezione dei nuovo Sindaco Lo Russo.
Francamente mi aspettavo qualcosa di più.
Ma si sa che i miracoli non sono di questo mondo. Oltre mille assunzioni?  Vero ma i quadri dirigenti per gestire i fondi europei non ci sono. Dunque?  Si aspetta cosa succederà a Roma ed in particolare cosa farà il governo. Berlusca fa il pazzariello. Accidenti se non ci fosse lui sarebbe tutto così monotono. Cerca di alzare il prezzo. Tanto tutti sanno che è governo di destra-centrino. E , sbaglierò, ma durerà 5 anni difilato.
Stavolta non ci sono i numeri per un ribaltone che rimetta in sella il Pd. Come farà senza potere è un mistero. Vedremo un Pd che sta pensando al congresso senza primarie.  Se la vedranno tra pochi intimi.  Tant’è che manco sanno quanti iscritti hanno. Le correnti sì, quelle ci sono e ben salde per non perdere, appunto quel po’ di potere che esiste. Nel mentre l’avvocato Anna Rossomando ridiventa vice presidente del Senato. Altro giro altra corsa. Sempre al vertice istituzionale.  Prima alla Camera come ufficio di presidenza e poi vice Presidente  del Senato.
Con La Russa avrà il suo da fare. Lo conosce bene perché collega nell’altra legislatura ed entrambi vicepresidenti. Poi probabilmente responsabile  della commissione giustizia pd e membro delle commissioni giustizia del Senato  o autorizzazione a procedere o tutte e due.
Difficile che la ” ragazza ” molli e il Ministro Nordio della Giustizia avrà sicuramente del filo da torcere, strana la vita. 6 mesi fa Anna Rossomando non doveva essere più in lista ed eventualmente andare al CSM. Ora , punta di diamante del PD sia nelle istituzioni sia  tra i Capi dell opposizione. Renzi e Calenda bisticciano.  Normale ammistrazione, direi. Habemus papam. Eccolo il governo Di Giorgia Meloni.  Raggiante Sergio Mattarella per la rapidità.
Del resto avevano già concordato tutto.
Non vedo lo stupore. Sicuramente un fatto positivo. Si vede che Giorgina è da piccolissima esperta di politica. Rigoroso manuale Cencelli con qualche spruzzatina di cosidetti tecnici. Triumvirato  al vertice con i due vice Salvini e Tajani. Guarda caso uno leghista e uno di Forza Italia. Decisamente più pesante il Ministero degli Esteri per il forziata Tajani. Distrutto dalla fatica il Berlusca, sorretto fisicamente e poi sempre seduto. Vi piaccia o non piaccia ancora una volta tra i protagonisti. Non ha dato le carte, ma qualche scopo è riuscito a raggiungerlo. Ora ritornerà nella sua Milano per riposarsi.
Comunque sono stati bravi quelli del destra-centrino. Hanno persino aumentato i ministeri per accontentare tutti. Mi sa che il copione si ripeterà con i sottosegretari.
Stavolta il Piemonte non ha da lamentarsi. Tre ministri, Crosetto, Zangrillo  e Picchetto, più i quasi piemontesi Santanche’ e Valditara.
Ma mi sa che sarà Giorgetti il ministro che controllerà i flussi finali ed economici dei fondi che arrivano dall’Europa. Basta che si sbrighino.  Si sta morendo di asfissia.
Bollette salatissime, cartelle esattoriali , chiusura delle attività commerciali e produttive. Etc etc etc.  Cose che pure le pietre.  Questo governo ce l’avrà dura. Sperando che la morte ci trovi vivi e non la vita ci trovi morti. Scusatemi questo mio atavico pessimismo sembre contentissimo nell essere smentito.

PATRIZIO TOSETTO

Sistema neve, Ruffino (Azione): “in gioco posti di lavoro”

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):

     Non bastano più gli annunci di interventi sul caro-bollette: il nuovo governo deve subito tradurre in atti amministrativi un intervento massiccio contro il caro-bollette perché nell’imminenza della stagione sciistica sono a rischio centinaia di imprese e migliaia di posti di lavoro. In questo senso mi associo all’appello rivolto stamane dai vertici istituzionali del Piemonte e di Torino, e da Andrea Agnelli, perché gli operatori del Sestriere e della via Lattea non possono essere lasciati soli a fronteggiare un’emergenza sovrastante.

     Gli impianti di risalita sono meccanismi energivori e il costo dell’energia incide per il 60-65% sui costi finali d’impresa. Un intervento del governo va oltre l’urgenza: siamo a un passo dalla ripartenza, dopo due anni di fermo a causa del Covid, e una falsa partenza rischia di risolversi in una catastrofe per le imprese, per le centinaia di famiglie e il vasto indotto creato attorno al turismo invernale. Dagli ultimi dati disponibili, nel 2019, il sistema neve produce un giro d’affari stimato fra i 7 e gli 8 miliardi di euro, cioè una fetta rilevante del Pil.

Arrivano i piemontesi: dalla nostra regione cinque ministri nel nuovo Governo

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Il capo dello Stato ha assegnato l’incarico di formare il governo a Giorgia Meloni che ha accettato  e ha presentato l’elenco dei ministri. Il giuramento del governo domani alle 10.

Nel Governo Meloni entrano cinque esponenti piemontesi su 24 ministri. Ecco i nomi:

Guido Crosetto  Difesa

Gilberto Pichetto Fratin   Ambiente

Daniela Santanchè  Turismo

Paolo Zangrillo  Pubblica Amministrazione

Giuseppe Valditara  Istruzione

“Rivolgo con lo stesso spirito di collaborazione il buon lavoro al nuovo governo che domani mattina con il giuramento inizierà a svolgere i suoi compiti”, così  il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale.

Metro 2, Grimaldi (Alleanza Verdi): Sia il Governo a mettere le risorse che mancano

La mobilità sostenibile deve diventare realtà, ora. 

“Gli effetti della guerra sono anche questi: un rincaro dei prezzi dei materiali che oscilla fra il 20% e il 30% e rischia di erodere i servizi fondamentali. Non lo possiamo accettare, soprattutto quando l’urgenza della crisi ambientale e climatica è così tangibile, viviamo in una città patologicamente inquinata e siamo in grave ritardo sulla transizione verso la mobilità sostenibile. Abbiamo bisogno che il progetto della linea 2 di metro si realizzi interamente, così come avremo bisogno di ripensare e incrementare tutto il trasporto pubblico di superficie (possibilmente elettrico). Solo in questo modo potremo vedere un miglioramento sensibile della qualità dell’aria, nonché grandi risparmi nel consumo di combustibili fossili (benzina, diesel) per il traffico privato. Sia il Governo a sostenere la Città mettendo le risorse che potrebbero mancare per aprire tutte le fermate e mantenere il percorso previsto” – dichiara il Deputato di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, che sul tema ha pronta un’interpellanza al Ministero delle Infrastrutture.

“I Comuni non possono essere lasciati soli ad affrontare la crisi energetica e il compito enorme e non più rimandabile della transizione ecologica” – prosegue Grimaldi. – “In Italia l’emergenza inquinamento atmosferico è sempre più cronica, con un codice rosso per Torino, Milano e Padova, fuori dai limiti di legge con 69, 54 e 47 giornate di sforamento. Lo smog causa ogni anno 56mila morti, secondo i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente. Rispetto al valore Oms, il Pm10 a Torino ha una media annuale del +121%. Viviamo in una città ancora auto-centrica, in cui le persone non sono incentivate a preferire il mezzo pubblico e le forme di mobilità attiva. Tutto questo deve cambiare ora e deve essere priorità nazionale. Serve una svolta radicale negli investimenti sul trasporto pubblico locale: la sola città di Madrid dispone di 294 km di metropolitane e in tutta la Spagna sono oltre 1.000 km; in Italia sono solo 234 Km, a Torino 15. Certamente non si possono fare passi indietro”.

Valle (Pd): “A Torino Nord serve un nuovo ospedale”

“ BENE AVER AVVIATO L’ITER, ORA LA REGIONE ACCELERI”

 

«La presentazione da parte della Città di Torino di un dossier sul nuovo ospedale di Torino Nord, destinato a sostituire l’oramai obsoleto Maria Vittoria, rappresenta un’importante passo in avanti. Finora si era discusso in astratto sulla necessità di dotare quella parte di città di un moderno ed efficiente presidio ospedaliero, ora si entra nel concreto, individuando la possibile localizzazione e le caratteristiche che l’ospedale dovrà avere. Torino ha bisogno di nuovi ospedali e di realizzarli in tempi rapidi. Il primo nucleo del Maria Vittoria venne inaugurato il 1 agosto del 1885. Sul trono c’era Umberto I, al governo Depetris. Già negli anni Settanta si era discusso di un trasferimento del Maria Vittoria in altra sede e nel novembre del 1993 la Regione aveva deciso per lo spostamento, ma nulla accadde. Questa deve essere la volta buona. Ora la palla passa in mano alla Regione Piemonte, che deve accelerare l’iter per la scelta della localizzazione e la realizzazione. Il “nuovo Maria Vittoria” è un’infrastruttura complementare al Parco della Salute: occorre realizzarle senza perdere più tempo, cambieranno non solo il volto della sanità torinese ma il volto urbanistico di ampie parti della città, a Nord e a Sud. Al tempo stesso, la Regione deve aprire un ragionamento sul futuro degli edifici che ora ospitano il Maria Vittoria: il nuovo ospedale, infatti, deve essere anche l’occasione per dotare quei quartieri di servizi di prossimità, potenziando la rete territoriale».

Boni, Radicali italiani: Bene il ristorante pro Ucraina

Un ristorante torinese ha preso posizione dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina esponendo un cartello inequivocabile: “Onore al popolo ucraino e ai suoi valorosi combattenti, biasimo per i russi che fingono di non vedere, non sapere e non capire e digeriscono l’immonda propaganda che viene loro irrorata. Infamia e disonore per il loro capo e i suoi militari che, vigliaccamente, con armi sporche e proibite, si accaniscono contro tutti i civili”. Altrettanto visibilmente è affissa l’indicazione della devoluzione di parte degli incassi per l’Ucraina.

«Proprio per appoggiare questa iniziativa, anche coraggiosa trovandoci in un Paese incredibilmente “tiepido” rispetto alle evidenti responsabilità della guerra russa in Ucraina, con l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta e il Gruppo +Europa Torino Metropolitana nei mesi scorsi ci siamo recati nel locale – ricorda Igor Boni, presidente nazionale di Radicali italiani. Oggi veniamo a sapere che il ristorante è stato “attaccato” da militanti prorussi attraverso recensioni fotocopia fortemente negative sui portali turistici. Un atto vergognoso, quando il titolare dell’esercizio andrebbe invece lodato.
Il tutto nel giorno in cui il popolo ucraino vince il Premio Sacharov per la libertà di pensiero assegnato dal Parlamento Europeo.
È evidente – conclude Boni – che nel nostro Paese c’è un problema di percezione delle reali e, ripetiamo, evidenti responsabilità dell’unico mandante di questa guerra: Vladimir Putin. Anche per questo iniziative come quella del ristoratore torinese sono benvenute e anche per questo con Radicali Italiani portiamo avanti l’iniziativa “Putin all’Aja”, perché il macellaio russo risponda dei crimini contro l’umanità che sta compiendo in Ucraina.»

Merlo: Comuni montani, senza risorse a rischio il sistema delle autonomie locali

No alla sola opposizione politica pregiudiziale.

“Senza alcuna preclusione di natura politica nei confronti del futuro governo – esercizio irresponsabile e qualunquista di una sinistra che gioca al ‘tanto peggio tanto meglio’ – è indubbio che le difficoltà crescenti riconducibili alla crisi energetica rischiano, adesso, di mettere definitivamente in ginocchio la stessa esistenza del sistema delle autonomie locali. E, nello specifico, di quei Comuni montani con una grande estensione territoriale e una bassa, se non bassissima, popolazione. Comuni che devono pur garantire, e ovviamente, i servizi essenziali alla comunità e che proprio di fronte a queste inedite ed oggettive difficoltà rischiano realmente il default. Causa, purtroppo, delle innumerevoli ‘politiche del no’ che hanno ridotto negli anni il nostro paese alla mercè e alla discrezionalità di altri Stati.

Ora, non si tratta affatto di assecondare la deriva assistenziale e pauperista dei 5 stelle, ma è indubbio che l’impalcatura dei piccoli Comuni montani con le caratteristiche richiamate poc’anzi, continua a reggere solo se il futuro Governo riuscirà a trovare soluzioni che fissano un tetto ragionevole alle spese ordinarie oppure a stanziare risorse adeguate per riequilibrare i bilanci. L’alternativa, purtroppo, è solo quella di rinunciare definitivamente agli investimenti non governando più, di fatto, la singola comunità locale.

Ecco perchè, al di là della demagogia e della propaganda politica interessata e becera, ci troviamo di fronte ad un bivio per le autonomie locali dei Comuni. In particolare quelli montani. Serve, cioè, una iniziativa politica mirata e finalizzata a salvaguardarli. Confidiamo nel futuro Governo e nella sua sensibilità politica a continuare a salvare la rete delle autonomie locali territoriali. Nello specifico, dei piccoli comuni che rappresentano, di fatto, l’ossatura centrale del sistema istituzionale del nostro paese”.

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Consigliere Nazionale ANCI.

Candiolo, Salizzoni (Pd): bene la smentita sulla privatizzazione

 “Continueremo a vigilare, lo dobbiamo ai tanti piemontesi che con le loro donazioni hanno fatto di Candiolo un’eccellenza”.

«Prendiamo atto delle assicurazioni date dall’assessore Icardi sul futuro dell’IRCCS di Candiolo, smentendo le voci sul rischio di una progressiva privatizzazione o sull’ingresso di eventuali gruppi privati. Bene che la Regione abbia chiarito di non avere intenzione di modificare l’assetto della governance dell’istituto di Candiolo o di cedere quote. Tuttavia ci saremmo aspettati dall’assessore qualche dato sull’attività di Candiolo, a parte l’aumento di numeri di posti letto: quanti pazienti trattati, per quali patologie, con quali risultati. Insomma, un bilancio dell’attività medica e delle sue prospettive di sviluppo, in convenzione e in regime privato, come fanno gli ospedali pubblici coi dati quantitativi e qualitativi sui tipi di patologie trattate, così da dare “corpo” alle rassicurazioni fornite. Da parte nostra continueremo a vigilare, affinché non si verifichino privatizzazione di servizi o addii da parte di personale altamente qualificato. Lo dobbiamo ai tanti piemontesi che attraverso le loro donazioni alla Fondazione del Piemonte per l’Oncologia hanno fatto di Candiolo un’eccellenza nel campo della cura dei tumori e della ricerca». Lo afferma Mauro SALIZZONI a margine della discussione a Palazzo Lascaris del Question time con cui si chiedeva alla Giunta di fare chiarezza sul futuro dell’Istituto di Candiolo.

Magliano, gravi disabilità: la Giunta ritirerà il questionario “della vergogna”?

Il documento per la “Valutazione degli aspetti sociali e del carico emotivo-sociale” contiene una serie di domande sul grado di “vergogna” provata dai familiari nei confronti del proprio congiunto con grave disabilità e contiene alcuni quesiti inaccettabili come “Ti vergogni del tuo congiunto con disabilità?”, “Provi risentimento nei suoi confronti?” e “Non ti senti a tuo agio quando hai amici a casa?”. Chiederò  alla Giunta, con un Question Time, di eliminare o riformulare completamente questi interrogativi (richiesta peraltro già inoltrata da UTIM OdV e Fondazione Promozione Sociale Onlus).



“Ti vergogni del tuo congiunto con disabilità?”, “Provi risentimento nei suoi confronti?”, “Non ti senti a tuo agio quando hai amici a casa?”

Sono alcuni dei quesiti inclusi nel questionario compreso nella sezione relativa alla valutazione degli aspetti sociali e del carico emotivo-sociale della “Cartella della disabilità Adulti”. La “Cartella” è stata approvata con la Deliberazione della Giunta Regionale numero 39-1523 del 12 giugno 2020.

Sono domande inaccettabili e, oltre tutto, assolutamente ininfluenti rispetto all’accesso alle prestazioni. Questo questionario è adottato dal 1989 e puntualmente inserito come allegato tecnico nelle delibere: la sua compilazione è richiesta per ricevere i fondi destinati al sostegno delle famiglie che hanno a carico una persona con una grave disabilità. Si tratta di un metodo di valutazione ormai superato e irrispettoso della dignità tanto dei caregiver quanto delle persone con disabilità. Con un Question Time appena presentato, chiederò domani alla Giunta di provvedere immediatamente alla rimozione di questo testo. Intendiamo in questo modo dare seguito alla richiesta, da parte di UTIM OdV (Unione per la Tutela dei Diritti delle Persone con Disabilità) e della Fondazione Promozione Sociale Onlus, di eliminare queste domande, obiettivo che condividiamo pienamente.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Ora, però, serve un Centro visibile

Diciamoci la verità sul cosiddetto Centro che pare essere timidamente rinato dopo le elezioni dello scorso 25 settembre.

Sì, è vero, il cosiddetto “terzo polo” non ha centrato l’obiettivo di un risultato a doppia cifra. Come, del resto, e almeno per il momento, non è stato determinante ai fini della costruzione degli equilibri politici. Ma il consenso al “terzo polo” – questo è abbastanza evidente al di là delle stesse analisi demoscopiche – è stato il frutto di due elementi incrociati. Da una lato una sorta di “identità in negativo”, come si suol dire, ovvero si è votato il “terzo polo” perchè il bipolarismo selvaggio che ha caratterizzato gli ultimi anni della politica italiana era ormai giunto al capolinea come credibilità complessiva. E, non a caso, l’esordio di questa legislatura lo ha già confermato platealmente. E, in secondo luogo, si è votato “terzo polo” perchè si è dato una delega in bianco a chi cercava di riproporre, dopo la lontana stagione di Marini e di Martinazzoli con il progetto del Ppi, una “politica di centro” nella cittadella politica del nostro paese. Queste, in sintesi, le due argomentazioni decisive che hanno portato il “terzo polo” ad un consenso che ha sfiorato l’8%. Al di là e forse anche al di fuori degli stessi leader che si sono fatti carico di questa scommessa politica ed elettorale.
Ora, però, questo Centro e, soprattutto, “la politica di centro”, devono ritrovare piena cittadinanza e visibilità nelle dinamiche quotidiane della politica italiana. Sarebbe quantomeno singolare, nonchè anacronistico, se il tutto si trasformasse nel consolidamento di due partiti personali con le rispettive ambizioni e prospettive. Forse è giunto veramente il momento per far decollare un cantiere che sia in grado di incidere nelle dinamiche politiche nazionali e per affrontare la nuova stagione che si è aperta. Una stagione che, inevitabilmente, sarà ricca di novità e forse anche di colpi di scena ma che, comunque sia, richiede di essere affrontata con le armi della politica e non della sola propaganda. Al riguardo, è persin patetico se non addirittura ridicolo, continuare ad assistere al grido d’allarme della sinistra italiana sul “nuovo corso” della politica contemporanea. Ma come si può, di fronte alle sfide immani che attendono il nostro paese e che ci metteranno alla prova nei propri mesi, continuare con la noiosissima litania del rischio della “postura fascista” dopo la vittoria del centro destra? Ma come si può declinare un’iniziativa politica credibile e seria se si limita ad un semplice e banale prolungamento dei soliti talk televisivi e dei rispettivi “soloni” che fanno ormai della battaglia antifascista e anti dittatura la loro ragion d’essere? È evidente a tutti, al di là del giudizio che ognuno di noi può e deve dare sul profilo politico della coalizione vincente e sui vertici appena eletti delle istituzioni parlamentari, che non si può costruire un progetto e una prospettiva politica se sono basati esclusivamente sul pregiudizio politico, sulle pregiudiziali ideologiche e sull’odio personale. Altrochè battere la “cultura dell’odio” che quotidianamente viene predicata e blaterata dai “guru” politici, televisivi e giornalistici della sinistra post comunista italiana.
Ecco, di fronte ad un quadro del genere è quantomai necessario, nonchè quasi imperativo, il ritorno della politica e di quegli istituti che sono collaterali ad una politica alta e nobile. E cioè, cultura della mediazione, cultura di governo, rispetto degli avversari e delle istituzioni democratiche, capacità di comporre interessi contrapposti, stop alla radicalizzazione del conflitto politico ed un approccio autenticamente e credibilmente riformista di fronte ai problemi che sono sul tappeto. Ed è proprio su questo versante che il Centro e una politica di centro possono e debbono giocare un ruolo determinante e decisivo ai fini del recupero della stessa qualità della democrazia. Un Centro che non deve vivere di soli pregiudizi e di disprezzo degli avversari, come la sinistra ha già manifestato in questo nuovo corso che la caratterizza e che, su questo versante, ritrova una piena corrispondenza con il qualunquismo e il populismo grillini.
È persin inutile ricordare, al riguardo, che l’apporto decisivo per declinare una vera ed autentica politica di centro arriva dal contributo della cultura cattolico popolare e cattolico sociale. Il Centro, cioè, non si può ridurre ad essere una semplice somma tra la cultura post azionista, liberale e repubblicana. Senza l’apporto decisivo del filone del cattolicesimo politico non si potrà parlare di una politica di centro ma solo e soltanto di una posizione “terza”. Però, senz’anima e forse anche senza una prospettiva reale di crescita elettorale e di spessore politico.

Giorgio Merlo