POLITICA- Pagina 220

Schlein riuscirà a far iscrivere al pd quelli del “popolo” che l’hanno votata?

Il Pd svolta a sinistra. Addirittura in tutte le province del Piemonte stravince la Schlein. Effettivamente qualcosa è successo.
Brevemente ricapitoliamo cosa. Gli iscritti e la maggioranza della nomenclatura del pd hanno scelto Bonaccini e la maggioranza del popolo pd ha scelto la Schlein.
Scatenati quelli di Articolo uno e di tutta la sinistra ex comunista. Dopo le dimissioni di Zingaretti sembrava che la sinistra del PD fosse relegata ad un angolo. Qualcosa è cambiato con la formazione delle liste alle politiche. Molti dicevano che oramai il Pd era democristiano… ed invece.
E allora che cos’è avvenuto? Almeno per una volta mi sembra semplice la risposta: sono arrivati gli arrabbiati e delusi di un pd decisamente amorfo e sull’orlo do una crisi di nervi. Addirittura ha votato chi alle politiche non è andato a votare. Tra le altre cose è rilevante che, nonostante il brutto tempo, oltre un milione di persone sono andate a votare alle primarie. Di questi tempi non è cosa da poco, direi. Raggianti le donne del PD. Da Anna Rossomando e Nadia Conticelli  alla sempre giovane e soprattutto passionale Livia Turco.
Magari Massimo D’Alema ci ripensa e non aiuterà più i pentastellati, addirittura riscrivendosi al Pd. Mi aspetto grandi movimenti non solo di patetici tentativi di salire sul carro dei vincitori. Per il pd e la sua segretaria una strada tutta in salita. Dai cinque anni (è possibile) di Giorgia Meloni alle Regioni 15, su 21 governate dal centro destra.
Sarà una vittoria consolidata. Vedremo se Schlein riuscirà a far iscrivere al pd quelli del “popolo” che l’hanno votata. E poi l’annoso problema delle alleanze per potere e sapere governare. Chi ha perso se ne andrà via? Non penso, soprattutto per due motivi. A chi l’ha fatto in passato non gli è andata molto bene.
Secondo, piaccia o non piaccia esiste una contraddizione: gli iscritti hanno detto una cosa, i ” simpatizzanti ” un altra. Se ho capito bene gli organismi dirigenti, generalmente saranno composti in maggioranza tra i sostenitori di Bonaccini e la Segreteria, di fatto in minoranza. Vedremo. Ma non facciamo la punta alle matite. Indubbiamente è la prima volta che una giovane donna è Segretaria di un partito di sinistra o di centro sinistra, dir si voglia. Ed ora? Magari date spazio ai contenuti. Del resto è sempre stato un partito di ciò che si è è ciò che si vorrebbe essere… Due appuntamenti elettorali significativi. Le Europee e per il Piemonte il nuovo consiglio regionale. Per le Europee come verranno formate le liste. Per il Piemonte se ci saranno alleanze o il Pd correrà da solo. Non è un mistero che la Schlein gradisce dialogare con i cinquestelle. Che Valle farà fuoco e fiamme per essere il candidato contro Cirio pur non essendo inviso ai cinque stelle. Vedremo. Siamo solo all’inizio per ora la novità c’è e sarebbe stupido negarlo. Magari da cosa nasce cosa.

Patrizio Tosetto

Popolari in campo

Potremmo dire che è finita la stagione dell’irrilevanza culturale e dell’insignificanza politica dei Popolari e dell’area cattolico sociale nel nostro paese.

 

Il convegno che si è svolto domenica a Roma all’Hotel Parco dei Principi ha evidenziato, in modo forte e convincente, che la “ricomposizione” politica, culturale ed organizzativa di un mondo che nel passato è stato determinante in tutti i tornanti più importanti della storia democratica italiana può ridiventare un fatto reale.
Certo, non possiamo non ricordare che in questi ultimi tempi questa presenza politica si è ridotta ad un ruolo puramente ornamentale. Nel Partito democratico, per fare un solo esempio, la presenza dei Popolari si è ridotta progressivamente ad una sorta di “cattolici indipendenti di sinistra”. Una esperienza di moda negli anni ‘70 per confermare la natura cosiddetta “plurale” del partito della sinistra dell’epoca, il glorioso Partito Comunista Italiano. Ma, al di là di questa concreta esperienza che, comunque sia, conferma l’ormai radicale irrilevanza politica e culturale di questo filone ideale in quel campo politico, la novità per consolidare un rinnovato protagonismo dei cattolici popolari nel dibattito pubblico contemporaneo, è quella di rilanciare una vera ed autentica “politica di centro”. Un metodo, una prassi e una politica che, purtroppo, sono stati sacrificati in questi ultimi anni sull’altare del populismo di marca grillina che ha criminalizzato le culture politiche del passato, che ha azzerato la cultura della mediazione e di governo, che ha sostituito l’anti politica con la cifra riformista, che ha rilanciato l’insulto e l’invettiva a svantaggio del dialogo e del confronto e che, infine, ha innescato una progressiva e permanente radicalizzazione del conflitto politico a scapito di una sana e fisiologica democrazia dell’alternanza.
Ecco, la “politica di centro” coincide, per motivi storici, politici e culturali con la cultura e l’esperienza concreta del cattolicesimo politico che nel corso degli anni ha saputo costruire, in collaborazione come ovvio con altri filoni ideali, un modello democratico e pluralista che ha rafforzato la stessa qualità della nostra democrazia e la credibilità complessiva delle nostre istituzioni. E proprio il venir meno di questa cultura e di questo “metodo” hanno favorito l’espansione della deriva populista e trasformistica da un lato e la radicalizzazione persin violenta del conflitto politico dall’altro. Non a caso in questi ultimi anni, e ancora oggi, è prevalso un modello ispirato al cosiddetto “bipolarismo selvaggio” che poi, purtroppo, è destinato a riproporre quella logica perversa degli “opposti estremismi” che ricorda una delle stagioni più buie e tristi della storia democratica del nostro paese.
Ecco perchè un rinnovato protagonismo politico della cultura del cattolicesimo popolare da un lato e la riscoperta feconda e attiva di una “politica di centro” dall’altro, possono contribuire a riaprire una nuova stagione per l’intera politica italiana. Certo, una proposta, questa, che guarda principalmente alle forze politiche che si collocano – almeno a livello di pronunciamento pubblico – sul versante centrista e riformista. Purchè si tratti di partiti o movimenti politici che non siano meramente “personali” o di mera emanazione del “capo” nè, d’altro canto, di soggetti politici che fanno della delegittimazione morale e politica dell’avversario/nemico la loro ragion d’essere.
Insomma, la “ricomposizione” dei Popolari e dei cattolici sociali avviata al Parco dei Principi riunificando le varie esperienze di un mondo che non accetta di svolgere un ruolo puramente ancillare e del tutto insignificante all’interno dei rispettivi partiti, adesso richiede un vero salto di qualità. A livello politico e, sopratutto, sul versante organizzativo. E i grandi riferimenti ideali e politici del passato, da Carlo Donat-Cattin a Ciriaco De Mita, da Tina Anselmi a Franco Marini a molte altre donne e uomini che hanno segnato in profondità la politica italiana attraverso la loro concreta testimonianza e il loro magistero pubblico, rappresentano l’incoraggiamento continuo ed incessante per continuare una battaglia ed una “mission” che per nessuna ragione può ridursi ad una mera testimonianza sterile ed irrilevante. C’è il dovere, oggi, di essere presenti e attivi nella cittadella politica italiana. Laicamente ma con la coerenza delle nostre idee e il coraggio delle nostre azioni.

Giorgio Merlo

La “piccola-grande rivoluzione” di Elly Schlein

La scorsa notte il popolo diffuso della sinistra e delle primarie ha dato non solo prova di una persistente passione civile e democratica ma anche la volontà di cambiare e di fare “una piccola-grande rivoluzione”, come ha dichiarato a caldo Elly Schlein I pronostici sono stati sovvertiti e la regola che aveva sempre assegnato la vittoria a chi si era già imposto nelle assise congressuali interne è saltata. Sì, perché come ha detto la neo eletta segretaria del Pd “anche stavolta non ci hanno visto arrivare”, riferendosi a quanti hanno sottovalutato la voglia di cambiamento che correva sotto pelle nel mondo progressista, pensando che fosse sufficiente accodarsi al presunto carro del pronosticato vincitore. Questa donna di 37 anni, deputata ed ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna, ha prevalso sul favorito presidente della stessa regione Stefano Bonaccini, una lunga esperienza sulle spalle e quasi vent’anni in più. È stata una specie di onda popolare composta da donne e uomini, giovani e meno giovani, che hanno inteso riappropriarsi della politica e delle sorti del principale partito della sinistra, affidandosi alla speranza del cambiamento e di scelte più nette, comprensibili e condivisibili in alternativa alla destra montante nel Paese. Una tendenza irresistibile che si è vista all’opera anche in Piemonte. Quando più di un milione di persone si mettono in fila in una giornata fredda e piovosa, rappresentando una volta di più l’idea che la politica è davvero cosa pubblica, interesse collettivo e – come si diceva un tempo – esperienza e volontà  “di massa”, quel che emerge è un bel segnale per tutta la nazione, anche per chi ha idee lontane e persino opposte poiché astensionismo e disaffezione non fanno bene a nessuno. Accertato che “il popolo democratico è vivo”, parafrasando la Schlein, ora arriva il difficile nell’agenda di un cambiamento che andrà affrontato insieme da chi ha vinto e da chi ha perso. L’idea di una sinistra capace di scelte chiare, determinata a mettere al centro della sua azione il lavoro, la scuola, la sanità, la casa, i diritti e l’ecologia rappresenta di per se un programma molto ambizioso che si accompagna alla sfida più complicata e cioè la profonda innovazione nel Partito Democratico dove si detto di voler “cambiare tutto”. C’è già, deluso dall’esito, ha minacciato di abbandonare il Pd, dimostrando uno scarso senso della democrazia e poco riguardo nei confronti delle regole di un confronto. Quello che oggi hanno di fronte la Schlein e il Pd è un percorso in salita, tanto faticoso quanto necessario, sul quale dovranno incamminarsi la giovane segretaria e l’intero partito, mettendo da parte le piccole convenienze e i tanti personalismi venuti alla luce anche nelle ultime settimane. Più chiara sarà la ragion d’essere della politica e della visione del Pd e più sarà possibile, nella chiarezza e con gli adeguati contenuti, la costruzione di una credibile e competitiva alternativa al centrodestra a trazione meloniana, in Piemonte e nel Paese.

Marco Travaglini

Primarie Pd, Elly Schlein supera Bonaccini anche a Torino

Elly Schlein nuova Segreteria Pd, secondo i dati finora disponibili è nettamente avanti nelle primarie anche a Torino e in Piemonte. Nei circoli della la parlamentare ha guadagnato un vantaggio notevole su Stefano Bonaccini che la colloca  tra il 60 e il 70 per cento delle preferenze, a seconda del seggio. YouTrend pone Schlein (dati parziali) prima in provincia di Torino con il 63,8% e Bonaccini fermo con il 36,2%.

Autonomia, Pd: “la proposta di Calderoli spacca l’Italia”

Il  Ministro Calderoli è stato  a Palazzo Lascaris per presentare in VII Commissione il testo sull’autonomia differenziata.

“Il centrosinistra, da anni, parla di un’autonomia differenziata che nulla ha a che fare con la riforma del Ministro Calderoli che desta parecchie perplessità e rischia di restituirci un’Italia frammentata. L’autonomia, se realizzata nel modo sbagliato, causerà nette fratture, togliendo a chi ha di meno e dando a chi ha di più, aumentando, quindi, le diseguaglianze. Occorre una riforma condivisa con tutti i soggetti interessati e frutto di un confronto attento e non possiamo affidarci a un provvedimento calato dall’alto” dichiarano il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo, il Vicepresidente della Commissione Autonomia Domenico Ravetti e il Consigliere regionale Pd Domenico Rossi.

“Il Partito Democratico – proseguono gli esponenti dem – ha una visione chiara dell’autonomia: servono livelli essenziali, una legge quadro votata dal Parlamento per superare la spesa storica, bisogna lasciarsi alle spalle l’idea che le Regioni trattengano i “residui fiscali” perché se ogni territorio trattiene le tasse, allora si profila una secessione e non certo un’autonomia! Autonomia significa poter gestire in proprio alcune risorse che già arrivano, significa programmare meglio, significa semplificare, significa rendere più semplice la vita a cittadini e imprese, poter pianificare risorse e investimenti”.

“Siamo convinti che si debba realizzare l’autonomia differenziata, ma quella proposta dal Ministro Calderoli è una riforma che spacca in due l’Italia, minandone profondamente l’unità. Ci chiediamo come è possibile che un Paese rischi di avere 20 pubbliche istruzioni diverse? L’Italia, per motivi storici e geografici è già una nazione che viaggia a velocità differenti. Come possiamo pensare di spaccarla ulteriormente? Occorre eliminare la devoluzione su scuola e sanità, occorre aprire un confronto serio e occorre soprattutto scrivere insieme una riforma che, se verrà realizzata in questo modo, rischia di mettere in crisi il nostro Paese. Non permetteremo che l’egoismo territoriale prevalga!” concludono Gallo, Ravetti e Rossi.

Andrea Cane e Daniele Poggio (Lega): “Autonomia opportunità non divisiva”

Al Piemonte ritorneranno 11 miliardi di gettito fiscale

Dopo la visita del Ministro degli affari regionali Roberto Calderoli per presentare al Consiglio regionale il disegno di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata, si traggono le conclusioni sui benefici che il percorso porterebbe al Piemonte.
“I dubbi delle opposizioni  – commenta Daniele Poggio, consigliere regionale alessandrino eletto nella compagine leghista – non si armonizzano con un percorso iniziato proprio da una loro riforma, la 3 del 2001, che dava piena attuazione all’articolo 5 della nostra Costituzione, che riconosce le autonomie locali quali enti esponenziali preesistenti alla formazione della Repubblica. Confermato alle urne dagli elettori con il voto positivo al referendum”.
“Ieri abbiamo affrontato un passo fondamentale in Consiglio regionale – aggiunge il responsabile Enti locali della Lega Salvini Piemonte Andrea Cane – con il Ministro Roberto Calderoli che ha testimoniato con il suo progetto l’impegno della Lega per i nostri territori, che si meritano quell’Autonomia per la realizzazione della quale fin da ragazzino combatto. Sono rimasto sconcertato dalle dichiarazioni di un esponente del partito democratico della Provincia di Alessandria, che riteneva l’autonomia un pericolo per l’unità del Paese. Calderoli è stato molto chiaro: l’autonomia differenziata significa per la nostra Regione 11 miliardi di gettito fiscale che tornerà nelle tasche dei piemontesi. A noi amministratori l’onere di trasformare queste cifre in una maggiore efficienza nella fornitura di servizi per i propri cittadini. La posizione di Ravetti somiglia a quella del suo partito, al Governo per tanti anni senza dare mai risposte. Se loro sono spaventati da un ruolo di protagonista del Piemonte a livello economico, sociale e culturale nel panorama italiano nessun problema, ci lascino governare e gestire i benefici che l’autonomia differenziata porterà con sé a favore di una regione che, già a livello di Dna, ha sempre dimostrato di saper unire e non certo dividere”.

Rossino (Per l’Italia con Paragone): no insetti nel cibo, difendiamo l’agroalimentare!

Parte dal mercato di via Onorato Vigliani, con un calendario fitto di appuntamenti, la raccolta firme contro la presenza di insetti nel cibo. I banchetti toccheranno i principali mercati della città, dove sarà possibile anche tesserarsi al partito sovranista di Paragone.

 

“Ci parlano degli insetti con la scusa di un’alimentazione sostenibile, invece è semplicemente l’ennesimo attacco al settore agroalimentare italiano. – Afferma Matteo Rossino (Per l’Italia con Paragone) – L’Ue vorrebbe farci vivere di vini finti, carne sintetica e insetti, ma noi ci opporremo. Non gli permetteremo di affossare millenni di storia dei nostri territori. Vi aspetto ai gazebo per firmare e lanciare un messaggio forte e chiaro a Bruxelles: le nostre tradizioni non sono in vendita!”

Rifondazione alle manifestazioni per la pace

Rifondazione Comunista Torino è presente alle manifestazioni per la Pace che si terranno  nelle giornate del 24 e 25 febbraio.

Non si può assistere passivamente all’escalation della guerra in Ucraina che rischia sempre più di trasformarsi in conflitto nucleare mentre cresce ogni giorno il numero delle vittime. Bisogna fermare la guerra, dire stop all’invio di armi e imporre la via della trattativa e della soluzione diplomatica.
Scendiamo in piazza a Torino – dichiara Fausto Cristofari Segretario provinciale di Rifondazione Comunista Torino – nella città scelta come polo tecnologico della Nato. Ad una Torino gravemente colpita da povertà e desertificazione produttiva, si prospetta quindi, dietro l’immagine evocativa del termine “aerospaziale”, uno sviluppo legato in realtà all’industria bellica degli armamenti.
E’ un’operazione che deve assolutamente essere sconfitta,
Disertiamo la guerra! Diciamo no all’industria bellica, No alla città dell’aerospazio, No alla Nato a Torino. Siamo a fianco delle popolazioni ucraine e russe vere vittime di questa guerra.
Appuntamento a Torino per la fiaccolata del 24 febbraio ore 20.30 da piazza borgo Dora a piazza Palazzo di Città e sabato 25 febbraio dalle ore 15 in piazza Castello con interventi, musica, azioni performanti e concerto di Alessio Lega.

Rifondazione Comunista Torino

Autonomia, il ministro Calderoli a Palazzo Lascaris

“Ringrazio per la possibilità di svolgere un approfondimento su questa materia. L’ho già fatto in diverse regioni, perché voglio sfatare la mistificazione e falsificazione rispetto ai contenuti e ai numeri, che si sta attuando”. Così il ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha risposto a una domanda nel corso dell’incontro che si è svolto oggi pomeriggio nella settima Commissione del Consiglio regionale del Piemonte. Erano presenti diversi consiglieri regionali, sindaci e presidenti di Provincia.

“Non posso accettare – ha proseguito – che mi si accusi di voler spaccare il Paese: sono assolutamente convinto che l’Italia oggi abbia molte divisioni che vanno sanate. Inoltre, la propaganda sui numeri che spesso si fa non è corretta. Non è giusto che ci siano osservatori o associazioni che diffondono numeri sbagliati o mischiati a piacimento”.

Parlando del “necessario processo verso l’autonomia differenziata”, ha sottolineato che può essere attuato “cum grano salis. Per esempio, ho visto che il Piemonte chiede 17 materie, come fanno anche altre Regioni – ha continuato il ministro – ma sono molte di più, considerato che spesso sotto una dicitura si comprendono diverse altre competenze. Quindi, il mio consiglio è che le richieste possono anche non contenere tutte le materie insieme. Altrimenti l’impatto può essere difficile, si possono creare ostacoli. In generale, poi, le regioni devono dimostrare il merito, i conti in ordine e devono far vedere d’avere amministrato bene quanto a loro disposizione. Quando mi si chiede: le voglio tutte e tutte insieme, rispondo: sei in grado di reggere tutto questo subito?”

Il presidente della settima Commissione Autonomia, Riccardo Lanzo, che ha voluto l’incontro, nell’introdurre i lavori ha definito questo “un momento unico per il Consiglio regionale e per la Regione. Non si era mai verificata la circostanza di un ministro venuto in Commissione a discutere di un provvedimento: questo ci spinge ancora di più a seguire il percorso dell’autonomia, un vocabolo non astratto ma un progetto politico e amministrativo concreto”.

Il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia ha aggiunto: “Questa è la legislatura dell’autonomia. Oggi è una giornata importante per tutti, al di là di appartenenze e ruoli, perché con l’approvazione della legge quadro da parte del Governo, è iniziata una fase nuova del processo di autonomia differenziata. Uno step che vede la Regione confrontarsi con il Governo per definire le materie e le relative risorse, e che vede iniziare il confronto fra le strutture della Regione e quelle dei Ministeri per definire in modo puntuale la divisione delle competenze e anche i risparmi di risorse che potremmo avere”.

Il presidente della Regione Alberto Cirio, ha spiegato di essere “grato al ministro Calderoli perché per la prima volta il Consiglio dei ministri ha dettato delle regole chiare, con le giuste garanzie perché questo non diventi uno strumento di disuguaglianza. Al contrario, l’autonomia differenziata può essere uno strumento che lima le possibili storture e divisioni che oggi esistono tra le Regioni. Noi amiamo l’Italia e la sua bandiera: siamo convinti che la Costituzione vada attuata tutta e sappiamo che autonomia vuol dire responsabilità. Il fatto che sia proprio la nostra Carta costituzionale a prevedere l’autonomia differenziata, è anche la migliore garanzia per tutti i cittadini del nostro Paese. Autonomia significa risorse usate in modo più efficace e con meno sprechi, perché responsabilizza di più gli amministratori mettendo i cittadini nelle condizioni di verificare da vicino il loro operato attraverso la qualità dei servizi dati al territorio”.

Quanto alle risorse, nel suo intervento, il ministro Calderoli ha ricordato che “il ministro Fitto ha calcolato che ci sono almeno 80 miliardi di euro destinati alla coesione fermi nel cassetto che, se non vengono utilizzati entro tempi brevi, andranno persi”.

Domenico Ravetti (vicepresidente della settima Commissione) è intervenuto affermando che “l’autonomia differenziata proposta dal ministro Calderoli è una riforma che rischia di spaccare in due l’Italia che, per motivi storici e geografici, già viaggia a velocità differenti: non permetteremo che l’egoismo territoriale prevalga. Occorre eliminare la devoluzione su scuola e sanità, aprire un confronto serio e, soprattutto, scrivere insieme una riforma che, realizzata in questo modo, rischia di mettere in crisi il Paese, aumentando le diseguaglianze”.

È quindi intervenuto il capogruppo della Lega Alberto Preioni: “Ringrazio il ministro per la presenza e non vediamo l’ora che questo Ddl possa diventare legge. Il Piemonte è pronto, è in grado di efficientare la propria amministrazione anche in questo modo”.

Federico Perugini (Lega): “Il Ddl Calderoli è figlio della Costituzione, dà un punto di partenza nuovo perché è dimostrato che sinora l’Italia è stata amministrata in modo centrifugo, speriamo possa finalmente esserlo in modo centripeto”.

Paolo De Marchi (Lega): “Sarebbe importante che con l’autonomia le Regioni dispongano della possibilità di assumere personale medico nella misura è necessaria ciascun sistema e fabbisogno”.

Ha chiuso i lavori il vicepresidente della Regione Fabio Carosso: “Bene ha fatto il ministro a sottolineare come la riforma Del Rio sia stata problematica. Ben venga una riforma che possa farci tornare alle Province. È importante avere un ente intermedio che colleghi la Regione ai piccoli Comuni. Noi abbiamo il 51% di territorio montano e quindi sappiamo quanto sia importante anche rivedere la normativa che riguarda questa fondamentale fetta del territorio piemontese e italiano”.

Giachino, Comba e i cattolici Sì Tav al cantiere di Chiomonte

Il coordinatore regionale di Fdi  Fabrizio Comba e il responsabile regionale logistica Mino  Giachino si sono recati in visita al cantiere di Chiomonte con una delegazione di cattolici SITAV.
Comba ha commentato: “il 2023 deve essere l’anno della ripartenza alla grande dei lavori al nuovo Tunnel da parte italiana. La TAV e’ l’opera delle opere che rimetterà Torino e il Piemonte al centro dei traffici commerciali e turistici europei, condizione indispensabile per ritornare a crescere di più creando occasioni di lavoro per i giovani e per i disoccupati della Bassa Valle di Susa e di Torino. Ho voluto compiere questa visita anche per rendere omaggio ai lavoratori del cantiere e alle forze dell’ordine che garantiscono la sicurezza a un cantiere di interesse nazionale, insieme a Giachino, nuovo responsabile logistica per FDI, e i suoi amici del gruppo SITAV SILAVORO”.