EDITORIALE
Di Adolfo Spezzaferro direttore de”L’identità”:
Di Adolfo Spezzaferro direttore de”L’identità”:
“QUATTRO SETTIMANE PER CHIUDERE LA PARTITA “
«Nel corso delle audizioni della IV Commissione dedicate al tema dell’utilizzo degli algoritmi per l’emergenza urgenza, oggi c’è stato modo di affrontare nel dettaglio i diversi punti di vista sulla questione. Accogliamo come positivo l’impegno del direttore generale Sottile ad aumentare i medici nel sistema emergenza urgenza e ad abbreviare il più possibile i tempi per l’adozione degli algoritmi, fissando l’obbiettivo a quattro settimane e comunque non oltre le otto settimane. È la via maestra per riconoscere un lavoro che sul campo si fa da anni, superando i corporativismi, per rispondere alle esigenze di sicurezza dei cittadini e per riconoscere la professionalità e la competenza degli infermieri. Restano da risolvere alcune questioni di contenuto, tra cui la somministrazione di alcuni farmaci analgesici e l’esclusione dell’autorizzazione medica per taluni passaggi: punti su cui in Commissione è emersa una concreta disponibilità ad affrontarli e risolverli. Dal nostro punto di vista resta, però, anche la necessità di adottare il modello dell’auto medica in maniera uniforme e funzionale su tutto il territorio».
Daniele Valle
Consigliere regionale Pd
Nella giornata di domenica 29 settembre il circolo GD Torino Nord è sceso in piazza durante la fiera patronale di Borgaro Torinese.
Unica forza politica, per di più giovanile, ad essere presente nella manifestazione, i Giovani Democratici cercano di fare loro quella famosa frase di Enrico Berlinguer ripresa da Elly Schlein: “Casa per casa, strada per strada.”
Inizialmente i giovani Dem volevano raccogliere le ultime firme per il referendum sulla cittadinanza, la cui chiusura è stata però anticipata di due giorni al 28 settembre. Di qui l’idea dei cartelli “sold out”. Questo non ha però impedito ai giovani iscritti presenti al gazebo di chiacchierare con molti loro coetanei di politica e attualità, confermandosi uno spazio aperto ed inclusivo per tutte le anime del centrosinistra presenti sul territorio.
L’appuntamento a Borgaro non è un caso isolato, ma si inserisce in un percorso di riavvicinamento alla popolazione iniziato già da tempo e che proseguirà nei prossimi appuntamenti su San Maurizio, Cirié, Caselle, e su tutti gli altri comuni dell’area nord di Torino.
Circolo GD Torino Nord
POLITICA
Leggi l’articolo su “L’identità”:
Conte cita Mao e azzanna Schlein: “Renzi tigre di carta, con lui un abbraccio mortale”
Credo che adesso noi cattolici popolari e cattolici sociali possiamo sentirci realmente soddisfatti.
E questo per una ragione persin troppo semplice da spiegare. E cioè, ormai non passa mese che
non nasca una associazione o un gruppo o una corrente Popolare all’interno di singoli partiti.
Bene, anzi direi benissimo. Perchè questo conferma che non solo il popolarismo di ispirazione
cristiana, il cattolicesimo sociale e popolare, la cultura e lo stesso pensiero popolare conservano
una straordinaria attualità e modernità nell’attuale contesto politico italiano. Ma, ed è certamente
questo l’aspetto più importante, la cultura e il pensiero cattolico popolare e cattolico sociale sono
destinati ad incidere e a condizionare pesantemente lo stesso progetto politico del partito di
appartenenza.
E sin qui tutto bene. Anzi, come dicevo poc’anzi, benissimo. C’è solo un aspetto che non torna. O
meglio, che non ci è così chiaro. E che, al contempo, genera un dubbio. Ovvero, ma tutti questi
gruppi Popolari che nascono qua e là nei vari partiti sono realmente espressione della cultura,
della tradizione e del pensiero del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese? Ci
permettiamo di avanzare questo piccolo particolare non per frenare l’impeto Popolare che sale
con sempre maggior forza dalla periferia italiana ma, soprattutto, per evitare che nascano
equivoci o tentativi di impadronirsi di una cultura e di un pensiero quando si è mai fatto parte nè
di quella cultura e nè di quella tradizione. Con questo non vogliamo affatto dire – lungi da noi
questa accusa – che esiste un monopolio esclusivo e totalizzante da parte di chicchessia del
patrimonio storico del popolarismo di ispirazione cristiana. Chiunque, come ovvio e scontato, può
essere espressione di questa storica e nobile cultura. Ma è altrettanto indubbio che se non
vogliamo ridicolizzare, e anche umiliare, questa cultura politica non possiamo sostenere
allegramente che adesso “sono tutti Popolari”.
Perchè delle due l’una. O c’è realmente un grande fermento culturale e politico nell’area cattolica
italiana – seppur molto composita ed articolata – e allora ci sono realmente le condizioni per dar
vita finalmente ad un neo e rinnovato Partito Popolare Italiano oppure, e forse ci azzecco, si tratta
di una banale e semplice strumentalizzazione di una cultura da parte di singoli esponenti per
centrare obiettivi politici del tutto personali.
Pongo questo dilemma per una ragione altrettanto semplice. E cioè, se si vuole continuare a dare
lustro, sostanza, prestigio, credibilità e soprattutto coerenza alla cultura politica del popolarismo
di ispirazione non possiamo e non dobbiamo improvvisarci Popolari. Perchè, come amava sempre
dire Sandro Fontana, non c’è cosa peggiore per sfregiare una cultura politica di sbandierare di
farne parte quando si è “indifferenti e sordi” rispetto ai suoi valori, ai suoi principi, alla sua storia e
alla sua tradizione. E, pur senza rivendicare alcuna e ridicola primogenitura, verrebbe quasi da
dire ‘lasciamo il popolarismo ai Popolari’. Per coerenza e non per potere o per calcolo.
Invece di combattere il sistema che ha ucciso Satnam.
“I promotori del Referendum Abrogativo in tema di Cittadinanza, in perfetto stile demagogico e propagandistico, propongono di risolvere un problema complesso con una soluzione semplice e semplificata, ad uso e consumo della propria base elettorale ideologizzata: non è tramite la concessione più rapida e semplice di un passaporto che si possa agire positivamente sull’annoso problema dell’integrazione socio-culturale degli immigrati regolari”, così Claudio Desirò, Segretario di Italia Liberale e Popolare, commenta il quesito referendario, al termine di una riunione del Direttivo Nazionale dell’Associazione.
“L’integrazione sociale e culturale passa attraverso un ‘percorso‘ di accettazione, assimilazione e condivisione di valori, storia e cultura del Paese ospitante ed accorciare le tempistiche per l’ottenimento del passaporto italiano, non inciderà minimamente su questo aspetto”, aggiunge Desirò a nome dell’Associazione.
“Il rischio sarà quello di ritrovarsi con migliaia o, addirittura, milioni di concittadini che non condividono i nostri valori e, anzi, vedono il ‘vivere all’occidentale‘ come un disvalore per sé e per il proprio nucleo familiare. I casi di cittadini extracomunitari che segregano moglie e figlie, le maltrattano o arrivano a commettere un omicidio per un paio di jeans, sono conosciuti e non casi isolati”, continua Desirò.
“Questo referendum è, come ormai uso consolidato della sinistra-centro italiana, puramente di propaganda. Un pieno processo di integrazione socio-culturale, al termine del quale siano assicurati a tutti i pieni diritti derivanti dall’ottenimento della cittadinanza italiana, richiede un percorso più approfondito nella tutela dell’intera collettività. Per questo, nei prossimi giorni, presenteremo una nostra proposta articolata, elaborata con esperti del settore, più efficace alla soluzione di un tema fin’ora approcciato trasversalmente con tante, troppe, prerogative demagogiche”, conclude Desirò.