POLITICA- Pagina 16

“DELPHI. Ecosistema democratico”, una scuola di consapevolezza politica

Fondazione di studi storici Gaetano Salvemini, Prossima democrazia e Polo del ‘900
Con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito delle Linee Guida per il sostegno a scuole di politica.
 4, 5, 6 luglio 2025
 Polo del ‘900 – Torino
La Fondazione di studi storici Gaetano Salvemini e l’APS Prossima Democrazia presentano “DELPHI. Ecosistema democratico”, una scuola di consapevolezza politica rivolta a giovani cittadini attivi, militanti e amministratori locali, che si terrà dal 4 al 6 luglio 2025 presso il Polo del ‘900 di Torino.
La scuola nasce con l’obiettivo di esplorare, comprendere e sperimentare nuove forme di partecipazione politica, andando oltre il voto e i tradizionali meccanismi rappresentativi, per integrare strumenti di democrazia partecipativa, diretta, deliberativa e civica.
Attraverso un approccio multidisciplinare e laboratoriale, DELPHI propone un percorso formativo di tre giorni, articolato in 11 laboratori, che spazieranno dalle assemblee dei cittadini estratti a sorte ai referendum, dal bilancio partecipativo alla disobbedienza civile e alla nonviolenza, con ospiti e docenti di respiro nazionale e internazionale.
L’obiettivo è formare una nuova generazione di “ambasciatori democratici”, capaci di promuovere, praticare e diffondere un approccio ecosistemico alla democrazia nei propri contesti di vita, lavoro e impegno politico.
La partecipazione è gratuita, comprensiva dei pranzi durante i tre giorni. La call è rivolta a 30 giovani under 35, che potranno iscriversi fino al 25 giugno 2025.
Al termine della scuola, verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Dopo il referendum in difesa della Repubblica parlamentare

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Le riflessioni che ho scritto sul referendum e sul quorum da rispettare e non raggiunto sono state autorevolmente confermate sul “Corriere della sera” da Sabino Cassese, il principe dei costituzionalisti in un mondo di improvvisatori che interpretano e distorcono la Costituzione, non più la più bella del mondo, come vogliono, in misura del loro tornaconto politico e della loro ignoranza giuridica. Cassese evidenzia come i quesiti referendari siano stati considerati  talmente negativi da non meritare neppure la partecipazione al voto. E’ un’ipotesi che ha trovato conferma nel non voto. Il giurista inoltre riflette sulle ragioni che portarono i costituenti a scegliere il quorum per i referendum abrogativi ( in assenza di quorum una minoranza di votanti avrebbe potuto smentire la maggioranza parlamentare che aveva legiferato) , creando la regola della maggioranza degli aventi diritto al voto (il 50 % più 1) a tutela della fondatezza dello strumento referendario che non può essere posto in mano ai primi che capitano: la democrazia è una cosa seria e solo Mussolini parlava di <<ludi cartacei>> . Cassese inoltre ribadisce l’intangibilità del quorum che non può essere abbassato a piacimento dei demagoghi che hanno tentato di usare il referendum per scopi impropri come quello di abbattere il governo in carica. Ci sono tuttavia due riflessioni da aggiungere:  la necessità di aumentare il numero di 500mila firme per richiedere il referendum, un numero equo nel 1948, oggi nella società della comunicazione di massa e dei social assolutamente ridicolo. Ma l’assurdo è giunto quando si è consentita la raccolta per via informatica, mentre il voto continua a dover essere espresso di presenza. Quella raccolta si è rivelata una passeggiata  che non ha trovato conferma nel non voto degli italiani . Le spese sostenute per i referendum falliti andrebbero addebitati ai proponenti che nel caso di raggiungimento del quorum avrebbero avuto diritto ai rimborsi. Il  danno erariale appare evidente e gli unici ad avere diritto al rispetto sono i cittadini, non gli attivisti accorsi a votare.
Ma il referendum rivela un altro aspetto scandaloso: che votano all’estero dei finti italiani che non sono contribuenti in Italia e che hanno reciso ogni legame con la madre patria dove al massimo vengono a volte in vacanza. La legge sul voto degli italiani all’estero voluta dai missini si è rivelata sbagliata. Gli eletti in Parlamento all’estero non sono mai stati trasparenti, volendo usare un termine gentile nei loro confronti. Gente che non sa quasi nulla dell’Italia e non parla più neppure italiano non può avere diritto di votare né al referendum né alle elezioni politiche, decidendo sul futuro di un Paese che non è più il loro. E’ urgente abolire la legge Tremaglia sul voto all’estero che può inquinare l’esito elettorale. La democrazia va tutelata e il voto e il non voto sono cose serie. Questa visione anche etica ce la impongono i padri costituenti da De  Gasperi a Togliatti, da Croce ad Einaudi, da Lucifero a Covelli,da Scelba a Moro e tanti altri. Forse non potrebbe essere citato tra i padri veri Dossetti, che già allora voleva un costituzionalismo creativo che è riapparso oggi. La Repubblica parlamentare va difesa con intransigenza e cultura giuridica adeguata dagli  avvocati che si auto definiscono del popolo e dai loro amici.

+Europa: Primarie di centrosinistra per il futuro della città

Con l’avvicinarsi della prossima scadenza amministrativa, si apre per Torino una fase di riflessione e rilancio. La costruzione di un progetto solido, ampio e partecipato per il futuro della città richiede anche la capacità di interpretare i cambiamenti in atto nella società torinese.
Negli ultimi mesi, abbiamo assistito alla nascita di iniziative civiche e nuove aggregazioni che dimostrano vivacità e fermento nel campo del centrosinistra, ma anche la mancanza di visioni diverse rispetto a quella oggi rappresentata. Segnali che però, indifferentemente da tutto, indicano la necessità di un confronto aperto e trasparente, capace di generare una visione nuova e condivisa per Torino.
In un momento in cui Torino ha bisogno di visione, credibilità e slancio, serve il coraggio di superare automatismi e rendite di posizione, archiviare ciò che appartiene al passato e rimettere al centro idee, programmi e capacità. Riconosciamo dunque la buona amministrazione attuale ma crediamo che la Torino dei prossimi anni necessiti di una visione più radicale e soprattutto di una maggiore capacità di incidere.
Riteniamo che per raggiungere questo obiettivo un passaggio democratico, partecipato e orientato al merito – come quello delle primarie – possa rappresentare non solo lo strumento più efficace per selezionare la proposta politica e il profilo migliore per guidare la città nei prossimi anni, ma anche il modo più Democratico per aprire una nuova fase.
Il nostro auspicio è che tutte le forze del campo sappiano raccogliere questa sfida, guardando avanti con responsabilità e spirito unitario.
Andrea Turi e Marco Cavaletto – Segretario metropolitano e Presidente +Europa Torino

Anche Confindustria dice che la priorità è la crescita economica

E parla di politica del settore auto suicida

Caro Direttore, al fresco delle bellissime e comode montagne torinesi vale la pena ragionare sulla nostra situazione economica e del lavoro. Il primo problema del nostro Paese è quello di aumentare il tasso di crescita economica sia per ridurre il peso del grande Debito Pubblico sia per creare nuove opportunità di lavoro per i nostri ragazzi che da anni dopo aver studiato cercano un posto all’estero indebolendo il nostro sistema sociale e economico. Io l’ho scritto alcuni mesi fa in un libro che ho presentato alla Camera e apprezzato dal dott. Gianni Letta. Ieri lo hanno sostenuto anche il Presidente di Confindustria Orsini e il presidente Cairo. Mi auguro che la Presidente Meloni raccolga queste indicazioni perché la politica estera dove Giorgia eccelle non basta. Altro ragionamento che sostengo da tempo e cioè la importanza del settore auto ha trovato conferme importanti nei due interventi di Luca De Meo italiano ad di Renault e dello stesso Presidente di Confindustria De Meo ha confermato che nessun settore industriale ha le ricadute sulla economia del settore auto. Orsini ha detto che la decisione europea è stata un suicidio. Alla Schlein che l’ha votata saranno fischiate le orecchie. Anche alla luce dei dati che ci fornirà questa settimana Banca d’Italia Sabato prossimo 21 alle 17 presento la nuova edizione del mio libro su economia ,lavoro e sicurezza a Torino alla Gelateria 121 di piazza Derna. Di questi tempi meglio un gelato buono per ragionare e discutere.

Mino GIACHINO

Ruffino (Az): “Rottamazione e taglio Irpef presa in giro”

Il decreto fiscale del governo è il vuoto pneumatico. È talmente vuoto e privo di ogni risorsa da mortificare perfino la strategia degli annunci tanto cara a Giorgia Meloni. Davvero a palazzo Chigi pensano di continuare a prendere in giro gli italiani senza che ci sia una qualche reazione da parte dei cittadini? La sola misura concreta fin qui presa dal ministro Giorgetti è stata il taglio di detrazioni e deduzioni, come si accorgeranno gli italiani a mano a mano che presentano la dichiarazione dei redditi. Tagliare deduzioni e detrazioni in base ai livelli di reddito che cosa è se non aumentare le tasse? E spese maggiori per accedere al servizio sanitario o iscrivere i bambini all’asilo nido, non sono altrettanti aumenti di tasse e perdita di reddito?
La maggioranza di destra sta raschiando il fondo del barile ma sanno bene che in cassa non c’è un euro, come non si stanca di ripetere il guardiano dei conti. Salvini farnetica di rottamazione e Tajani di taglio delle tasse al ceto medio dopo averlo bastonato con i tagli alle detrazioni. È una sceneggiatura ogni giorno sempre più inguardabile.
Così l’on. Daniela Ruffino (Azione)

Referendum: sì, no, boh?

Si sono tenuti la settimana scorsa i referendum (anche se al plurale sarebbe meglio dire referenda) su cinque temi.

Io mi reco alle urne dal 1981 quando fummo chiamati ad esprimerci, come ora, su 5 referendum che videro un’affluenza di oltre il 79% degli aventi diritto.

Nel corso degli anni, l’istituto referendario è stato più volte utilizzato per i temi più svariati; partendo dal 1946, che vide vincere la scelta repubblicana, ebbero notevole eco quello del 1974 sul divorzio, del 1978 (in particolare quello sul finanziamento pubblico dei partiti) e via così con il nucleare, l’aborto, il porto d’armi, l’ergastolo e via dicendo.

Ad ogni referendum, però, l’affluenza è diminuita (tranne un picco positivo nel 2011) a dimostrazione che l’istituto referendario non è probabilmente più idoneo a raccogliere la volontà dei cittadini.

Quest’ultimo ha poi dimostrato diverse pecche: gli organizzatori sono gli stessi che avevano approvato la legge della quale hanno chiesto l’abrogazione, i comitati promotori hanno fatto pochissima propaganda, specie sui tabelloni fuori dai seggi, cosicché moltissime persone ignoravano che si tenessero i referendum.

Sicuramente a favore dell’astensionismo ha giocato il cambiamento da certificato elettorale consegnato a casa a tessera elettorale, perché il primo comunicava inequivocabilmente che si tenesse una qualche forma di elezione, quando, dove, ecc.

Inoltre, spesso il referendum pone quesiti decisamente riservati ad un pubblico di esperti o, quantomeno, di persone con cultura medio-alta, per cui il quesito può non essere compreso correttamente e la scelta essere dettata dall’ ignoranza circa il quesito posto.

In quest’ultimo caso, poi, è saltato subito agli occhi che il referendum poteva essere l’unica forma per modificare la legge, stante che il Governo gode di ottima salute e le possibilità che i promotori possano un domani salire al Governo e, ipso facto, modificare la legge risultano essere bassissime.

All’indomani della debacle di questi referendum molti si sono posti la domanda se questo istituto sia ancora valido, se realmente possa rappresentare la volontà popolare in un periodo storico in cui le percentuali di elettori degli anni ’60 e ’70 sono solo un lontano ricordo.

Consideriamo che un referendum ha dei costi folli: parliamo di poco più di 88 milioni di euro solo per l’emolumento dei componenti dei seggi, ai quali vanno aggiunti gli straordinari di tutti i dipendenti comunali (i Municipi effettuano apertura straordinaria dal sabato al lunedì) e di quelli dei Tribunali, la stampa delle schede, la realizzazione delle urne, l’illuminazione continua dei seggi (di notte la luce deve restare accesa per sicurezza) giungendo così a oltre 350 milioni di euro.

Qualcuno parla di democrazia ma, stante che non viviamo in una dittatura, è il Parlamento, eletto dai cittadini, che eventualmente modifica le leggi o ne approva di nuove abrogative di quelle precedenti.

Se il popolo decide di eleggere chi non intende modificare le leggi vigenti, va da sé che un eventuale referendum ha scarse probabilità di riuscita.

Qualcuno, nella settimana appena trascorsa, ha avanzato l’ipotesi di addebitare i costi dei referendum ai comitati referendari; è evidente che, nella stragrande maggioranza dei casi, nessuno potrebbe affrontare quei costi vanificando, dunque, ogni tentativo di modifica della legislazione vigente tramite referendum.

Quel che preoccupa, però, è la scarsa partecipazione che accompagna le consultazioni, non solo referendarie: gli elettori danno per scontato l’insuccesso, sono disillusi dalla politica o non sono interessati da quei quesiti?

Fatto sta che quei 350 milioni avrebbero potuto essere impiegati per la sanità, la sicurezza sul lavoro, l’istruzione, l’occupazione o per chissà cosa.

Se aumentassimo il nostro senso civico? Se evitassimo di promulgare leggi che dopo pochi anni necessitano di essere sottoposte a referendum perché palesemente frutto di incapacità governativa o dell’entusiasmo del momento?

Sergio Motta

Giuramento del Sindaco e insediamento del nuovo Consiglio Comunale di Ozegna

Nei giorni scorsi  nella sala consiliare di Ozegna, si è svolto il primo Consiglio Comunale del nuovo mandato. Bartoli: “Emozionante per me tornare in quest’aula”

Un momento solenne e significativo, aperto dal giuramento del Sindaco Federico Pozzo, che ha promesso fedeltà alla Costituzione e impegno verso tutta la cittadinanza.

Era presente il consigliere regionale Sergio Bartoli, già sindaco e ora consigliere comunale di Ozegna, presidente della Commissione Ambiente della Regione. Ecco il suo commento : “Per me, tornare a sedere tra i banchi del Consiglio come primo eletto della lista Trasparenza e Futuro – Pozzo Sindaco è stato un onore e una grande emozione. Ringrazio ancora tutti coloro che mi hanno accordato fiducia: continuerò a lavorare con serietà, spirito di servizio e piena dedizione al nostro paese. L’insediamento del Consiglio segna l’inizio di un nuovo percorso, nel segno della continuità, della trasparenza e della concretezza, con l’obiettivo comune di costruire, insieme, il futuro di Ozegna. Auguro a tutti i colleghi Consiglieri – di maggioranza e minoranza – buon lavoro. Le sfide non mancheranno, ma con il contributo di ciascuno potremo affrontarle con equilibrio e senso delle istituzioni”.

 

 

Assemblea Regionale del Partito Liberaldemocratico

Sabato 14 giugno 2025, dalle ore 9:00 alle 13:00, presso l’Auditorium del Centro Polifunzionale in piazza Maria Montessori, a Pino Torinese, si terrà l’Assemblea Regionale del Partito Liberaldemocratico.

L’assemblea è convocata per l’elezione dei delegati al Congresso Nazionale, all’interno della lista collegata alla mozione congressuale nazionale presentata dal candidato Luigi Marattin.

I delegati eletti parteciperanno al Congresso Nazionale del Partito Liberaldemocratico, in programma per:

Sabato 28 giugno 2025, dalle ore 10:30 a San Lazzaro di Savena (Bologna), presso il Centro Congressi UnaHotels, Via Palazzetti n. 1.

Il Congresso sarà aperto a tutte le iscritte e a tutti gli iscritti, anche a coloro che non saranno eletti come delegati.