Uno dei problemi della Città è rappresentato da cantieri di lavori finanziati con il bonus 110% e abbandonati dalle imprese appaltatrici.
Il Capogruppo dei Moderati Fissoloha raccolto le numerose segnalazioni provenienti dai residenti in via Belfiore dove al civico 61 bis è presente in stato di abbandono dal settembre 2021 un cantiere per il rifacimento della facciata dell’edificio. Il ponteggio, abbandonato a se stesso, è diventato un luogo di rifugio per spacciatori e senza fissa dimora, diventando quindi un pericolo per i residenti e per chi lavora nei pressi. A questa situazione di degrado si è purtroppo aggiunto un altro problema, infatti, la messa in sicurezza dell’area ha portato alla chiusura del tratto tra via Belfiore 61 bis e via Buonarroti comportando di conseguenza problemi per il traffico.
Nel suo intervento in discussione il Capogruppo dei Moderati Fissolo ha dichiarato: “Non sono un fan del superbonus 110% e purtroppo sappiamo che questa non è l’unica situazione in cui i tempi non sono rispettati e la struttura rischia l’abbandono, generando tutti i problemi esposti nell’interpellanza. Come amministrazione dobbiamo fare il possibile per agire in tempi celeri, partendo da una mappatura precisa di questo tipo di situazioni presenti in Città”. (Foto archivio)
FATTI NOSTRI di Tommaso Varaldo
Il centro sociale Askatasuna per anni ha messo a ferro e fuoco Torino e preso parte agli assalti violenti al cantiere della Tav. Ha occupato abusivamente l’immobile di Corso Regina a spese dei cittadini onesti, ha attuato atti vandalici di ogni tipo attraverso la violenza dei suoi cortei e ha fatto dell’illegalità e della lotta allo Stato la sua bandiera. E’ questa l’Askatasuna “bene comune” che il Comune intende istituzionalizzare e a cui vuole dare il compito, tra gli altri, di svolgere “attività ispirate ai principi della non violenza”. Magari con le scuole? Insegnando ai bambini cosa sono i beni comuni? Askatasuna non è mai stato un bene comune e mai potrà esserlo. Ritenerlo tale e, quindi, meritevole di finanziamenti e di interventi a suo sostegno non è solo un ossimoro ma è uno sfregio a tutti i torinesi onesti e perbene. Negli anni Torino ha perso tanto, si sperava almeno che la sua amministrazione, unitariamente e senza distinzione di colore politico, avesse ancora il senso della legalità e delle istituzioni che mai dovrebbero andare a braccetto con i violenti e gli eversivi. Ancor meno dichiararli un bene comune. Una brutta pagina dell’amministrazione Lo Russo.
Tommaso Varaldo
“Padania separatista”
Leggi l’articolo su Il Canaveseano e dintorni ⤵️
https://canavesanoedintorni.it/padania-separatista-un-libro-da-leggere-per-conoscere-e-comprendere/
Castelli contro Calderoli
Oltre alle critiche provenienti da sinistra e dal centrosinistra, il testo governativo sull’autonomia differenziata, che porta il nome di Roberto Calderoli, titolare del dicastero degli Affari regionali ed autonomnie ‘incassa’ anche la bocciatura di uno storico esponente del mondo autonomista, Roberto Castelli, già ministro della Giustizia. Il segretario federale del Partito Popolare del Nord commenta: “Questo disegno di Legge rappresenta per il Nord una trappola e un danno. Non solo viene negata al Nord la possibilità, a risorse invariate, di gestire in autonomia e piena efficienza le materie previste dalla Costituzione, ma il nodo dei Livelli Essenziali di Prestazione, principio di per sé condivisibile, è congegnato come una nuova Cassa del Mezzogiorno: i dati ufficiali mostrano che a parità di spesa pro capite omogenea in tutto il territorio nazionale, a cominciare dalla Sanità, le Regioni del Sud mostrano gravi inefficienze. Il testo impone di colmare l’arretratezza delle Regioni del Sud, con un esborso ulteriore stimato non inferiore ai 80-100 mld a fronte nessuna garanzia né sulla gestione efficiente e virtuosa né sui risultati. Non solo, dà potere al Presidente del Consiglio di porre il veto sulle materie oggetto di trattativa: quindi, dopo la spesa per i LEP, le Regioni virtuose potrebbero vedersi sbarrata la strada sull’autonomia in materie chiave. Tale principio, introdotto per volere di Fratelli d’Italia, è incostituzionale, in quanto le materie oggetto di trattativa sono fissate dalla Costituzione della Repubblica: sono molti gli aspetti di questo ddl che lo rendono l’ennesima truffa ai danni del Nord, come ad esempio il principio della revocabilità dell’Autonomia da parte di Roma”
Massimo Iaretti
Cattolici, o si pesa politicamente o è testimonianza
LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Diceva Mino Martinazzoli in tempi non sospetti che l’unità politica dei cattolici non è mai stato un
dogma. E, aggiungeva, neanche la diaspora dei cattolici lo è mai stato. Una osservazione corretta
ed ineccepibile perchè anche nella lunga esperienza della Democrazia Cristiana si registrò la
convergenza dei cattolici attorno ad partito ma per ragioni storiche e non per motivazioni
intregralistiche o, peggio ancora, di natura confessionale. Una fase, comunque sia, che abbiamo
ormai consegnato agli archivi storici e alla convegnistica.
Ora, al di là dell’esperienza democristiana e dei partiti che sono succeduti al tramonto del “partito
italiano”, cioè la DC, è indubbio che la presenza politica dei cattolici può diventare, laicamente, di
nuovo protagonista solo se riesce ad essere politicamente autorevole e culturalmente
significativa. È perfettamente inutile l’operazione di reclutare in un partito un gruppo di cattolici
per poi potere esibire pubblicamente che anche in quel partito c’è un pluralismo culturale di
fondo. Quelle, come noto, si chiamano più comunemente “quote panda”, cioè un modo come un
altro per sottolineare che “anche noi abbiamo i cattolici”. Una operazione antica perchè ricorda,
ad esempio, i “cattolici indipendenti di sinistra” del vecchio Pci o, per venire all’oggi, quei cattolici
presenti in molti partiti ma che si riducono ad essere un banale ed insignificante specchietto per le
allodole.
Ecco perchè oggi la vera sfida – politica, culturale, programmatica e forse anche organizzativa – è
un’altra. E cioè, i cattolici, seppur nel rispetto del pluralismo delle varie opzioni politiche, o
riescono a costruire, con altri, il progetto politico complessivo del partito in cui militano oppure, e
al contrario, diventano una appendice del tutto insignificante e forse anche inutile se rapportata
alle vicende della storia democratica del nostro paese. Certo, non passa attraverso la richiesta,
questa sì umiliante ed incommentabile, di avere “un posto nella segreteria nazionale del partito –
come avviene nel Pd della Schlein – la strada per riaffermare una rinnovata presenza dei cattolici
in politica. Come, d’altro canto, non è con presenze singole, e quindi del tutto testimoniali,
all’interno dei “partiti personali” la via migliore per riaffermare una cultura politica e anche un
universo valoriale, seppur da mediare con altri filoni ideali.
Per queste motivazioni, semplici ma essenziali, la presenza dei cattolici in politica nella società
contemporanea – ancora in assenza, purtroppo, di un partito di riferimento più o meno identitario,
anche se nel profondo rispetto della laicità dell’azione politica – può ritrovare un senso, una
funzione ed una “mission” specifica solo se riesce ad essere politicamente incisiva e
culturalmente determinante. In caso contrario, purtroppo, o continueremo a rimpiangere i tempi
antichi da un lato – con un carico nostalgico del tutto improduttivo e sterile – oppure, e dall’altro, a
pensare che il tutto si risolve regalando gentilmente una manciata di parlamentari nei vari partiti di
appartenenza. Due modi che sono accomunati solo da un disvalore. E cioè, dalla riduzione della
tradizione, della cultura, dei valori e della storia del cattolicesimo politico italiano ad un fatto
folkloristico. E questo non possiamo e non dobbiamo accettarlo.
IL COMMENTO
di Pier Franco Quaglieni

Nordio intervenga
Sviluppi Askatasuna: i commenti
RIFONDAZIONE COMUNISTA: NO AI FANTASMI DELLA CRIMINALIZZAZIONE
Di Fausto Cristofari Segretario provinciale Prc Torino
In questi giorni molto si è detto a proposito dell’apertura di un confronto fra Askatasuna e il Comune di Torino che punta a costruire un assetto di riconoscimento sociale nei confronti di una realtà associativa da anni presente sul nostro territorio. In questo percorso, saranno naturalmente gli stessi e le stesse militanti di Askatasuna a valutare i passaggi di un confronto che può comunque segnare una svolta positiva nella loro storia e nella situazione torinese.
Ma, a fronte di una situazione che si sta così evolvendo, i vecchi fantasmi ritornano, sotto forma di 12 misure cautelari, con un complesso di 25 denunce nei confronti di altrettanti componenti di Askatasuna. L’intervento giudiziario si riferisce ai fatti che avvennero in occasione del corteo del 1° maggio del 2022.
Tutti e tutte ricorderanno che tali fatti derivarono dalla “consuetudine”, da parte delle forze dell’ordine, di separare con la forza lo “spezzone sociale” dal resto del corteo, per impedirne l’ingresso in piazza San Carlo durante lo svolgimento dei comizi conclusivi.
Così avvenne anche quell’anno, una prima volta in piazza Vittorio e poi durante lo svolgimento del corteo, in via Roma. Va ricordato che questa “consuetudine” si è finalmente interrotta solo l’anno scorso, grazie anche all’intervento di mediazione svolto, fra gli altri, dalla FIOM e dal Coordinamento Antifascista Torinese.
Ma anche in quel 2022, come Rifondazione Comunista, insieme a varie forze politiche e associative, contestammo l’immotivata esclusione dal corteo di una sua parte significativa e ci adoperammo per evitare che il corteo popolare del 1° maggio si traducesse, ancora una volta, in scontri con la polizia.
Solo a seguito di ciò la polizia acconsentì alla partenza in corteo dello “spezzone sociale”, per poi interromperne nuovamente la partecipazione in via Roma. A quel punto, una parte significativa del corteo (fra cui lo spezzone di Rifondazione Comunista) si rifiutò di continuare a sfilare mentre si svolgevano le cariche della polizia e venne sostenuta da vari interventi verbali la necessità di garantire l’agibilità del corteo. Ricordiamo con una certa commozione che, fra questi interventi, vi fu anche quello, assai significativo, del nostro compagno Gastone Cottino, ex partigiano e grande intellettuale antifascista, scomparso alcuni giorni fa all’età di 99 anni.
Questi furono, quindi, i fatti del 1° maggio 2022. Fa specie, ora, che proprio nel momento in cui è in corso un dialogo positivo con le istituzioni locali, si torni a riproporre la solita vecchia logica della criminalizzazione, scegliendo di preferire, al riconoscimento del ruolo sociale di una realtà come Askatasuna, la prosecuzione di una logica di scontro permanente, adatta a giustificare ulteriori interventi repressivi, in una spirale senza fine.
E’ assolutamente necessario impegnarsi e vigilare affinché ciò non avvenga: occorre sviluppare un impegno vero in questo senso, in particolare da parte delle forze della Sinistra di alternativa, ma anche di tutti e tutte coloro che intendono difendere gli spazi di democrazia nella nostra città.
LEGA: Opposizione al Progetto di Legalizzazione del Centro Sociale Askatasuna da Parte della Giunta Lo Russo
Il Segretario Generale Provinciale Siap Torino Pietro Di Lorenzo
senza ombra di dubbio, la professionalità e capacità investigativa della Polizia Scientifica
e Digos Torinese capaci di individuare responsabilità precise nelle violenze contro le
forze di Polizia durante il primo maggio 2022.
E’ anche, se mai ce ne fosse stato il bisogno, l’ennesima dimostrazione di quanto sia
assurda e inaccettabile la strada intrapresa dal comune di Torino per legalizzare
Askatasuna.
Proprio i loro aderenti in quella occasione, come in molte altre, attuarono violenze
provocando diversi feriti tra le forze di Polizia tentando di aggredire ed impedire gli
interventi istituzionali sul palco di piazza san carlo.
La Polizia difende le autorità ed ora queste premiano i violenti legalizzando la loro
storica occupazione, mai come in questo momento la politica di governo della città è
distante dai cittadini, dalle forze di polizia e dal buon senso.
Letteralmente basiti dalla scelta della Giunta del Sindaco Lo Russo che ha
optato per legalizzare il centro sociale Askatasuna.
Il Sindaco Lo Russo, a quanto sembra, ha preferito l’intolleranza e l’illegalità
alle Forze dell’Ordine.
Uno stupore che nasce da anni di violenze subite dai poliziotti di Torino, i
cui autori, noti anche alla magistratura che indaga ormai da tempo sui
promotori di tali atti, appartengono proprio al centro sociale Askatasuna.
In barba a queste già note considerazioni, la Giunta Comunale del Sindaco
Lo Russo ha deciso di legalizzare un centro sociale intriso di simboli
inneggianti all’illegalità.