POLITICA- Pagina 104

Accossato: “Si sfalda la maggioranza di centro-destra in Consiglio regionale”

Allergica ai parchi naturali fa saltare il numero legale al Disegno di Legge della sua stessa Giunta sull’istituzione del nuovo Parco naturale dei cinque laghi di Ivrea. Liberi Uguali Verdi chiede a Cirio di staccare la spina a questa inutile sofferenza per i Piemontesi.

 

Ennesima pantomima  in Consiglio Regionale dove a causa dell’assenza dei consiglieri di maggioranza ed in particolare di Forza Italia e Fratelli d’Italia è venuto a mancare per ben tre volte il numero legale (garantito nelle altre occasioni dalla presenza delle minoranze) sul Disegno di Legge che istituisce il Parco naturale dei 5 laghi di Ivrea votato all’unanimità dalla stessa giunta Cirio e approvato in commissione consiliare.

 

“Siamo allo sfaldamento di questa maggioranza che ancora una volta considera il Consiglio regionale meno che zero e tradisce il mandato avuto dagli elettori 5 anni fa” – dichiara la Presidente di Liberi Uguali Verdi Silvana Accossato.

 

“Chiediamo a Cirio, che forse non è molto informato su ciò che accade in Consiglio regionale visto che non lo so si vede quasi mai, di porre fine a questa agonia che sta solo provocando danni a tutti quei piemontesi che aspettano risposte ai loro problemi quotidiani: dalla sanità sempre più allo sbando e schizofrenica alle politiche sul lavoro e studio che avrebbero bisogno di ben altro impegno” – conclude l’ex Sindaca di Collegno sottolineando come ormai a guidare questo esecutivo siano “lobby e gruppetti di interessi che, come in questo caso specifico, sono in grado di bloccare uno dei pochi provvedimenti sensati di questa maggioranza in 5 anni di governo, che vede la convinta adesione dei Sindaci coinvolti e il nostro pieno sostegno”.

 

Silvana Accossato

Capogruppo Liberi Uguali Verdi

Consiglio regionale del Piemonte

Nicola Porro scopre tutti “Gli altarini della sinistra”

Bello l’ultimo libro di Nicola Porro, scorrevole, si legge con avidità una pagina dopo l’altra, è come avere una grande torcia illuminante puntata su esempi di mala giustizia, casi di corruzione, fatti di cronaca politica che molto spesso sui media progressisti passano in secondo piano, avvolti da un’ombra che ne cela ad hoc i risvolti più significativi affinché la sinistra possa continuare ad ammantarsi d’ipocrisia e supponenza senza mai giustificarsi.
Leggiamo fatti di cronaca che sono diventati veri e propri esempi di mala giustizia, a cominciare dal più eclatante, il caso Tortora, vittima, non solo, ma in gran parte della giornalista Camilla Cederna, famosa ai tempi per inventarsi notizie alfine di calunniare chi non le andava a genio.
La Cederna nel 1971 scrisse una lettera all’Espresso in cui definiva il commissario Calabresi, ucciso poco dopo, “ un torturatore, responsabile della morte di Pinelli”, Tortora, attraverso i quotidiani per i quali scriveva del processo, difese Calabresi senza se e senza ma, sostenendo che il Commissario era stato ucciso anche dal piombo di certi giornali, ignaro che quello stesso piombo, quegli stessi giornali, l’avrebbero poi destinato a lui.
Meno conosciuto al grande pubblico il caso del sindaco di Trani, Luigi Riserbato, arrestato all’alba con l’accusa di associazione a delinquere e altre inesistenti nefandezze. La sorella del giudice che convalida l’arresto era, all’epoca dei fatti, esponente di spicco del PD locale, sostenitrice di colui che poco dopo diventerà sindaco di Trani, alla faccia di Riserbato che sarà poi assolto perché il fatto non sussiste ma con una vita è una carriera distrutte.
Non manca un capitolo dedicato al “manettaro” Piercamillo Davigo, esponente illustre del grillismo giudiziario, uno che si crede l’arbitro in terra del bene e del male, secondo il quale “ un innocente è solo un colpevole che l’ha fatta franca”.
Bene fa Porro a ricordare il caso Metropol, l’affare russo, istruito per gettare fango addosso all’avversario politico, Salvini e la Lega.
Il plotone di esecuzione comunista spara sul Ministro dell’Interno, peccato che Salvini non sia mai stato indagato ma investito dalla gogna politica e mediatica che la sinistra mette in atto contro l’avversario quando non può competere lealmente.
Due paroline su Massimo D’Alema, leader della sinistra, le vogliamo dire?
Sembrerebbe proprio beccato con le mani nella marmellata grazie ad una intercettazione che lo inguaia per quello che pare essere il tentativo di vendere alla Colombia una partita di armi e con una provvigione da 80 milioni per il leader maximo.
Questa volta la macchina del fango si blocca, pensate se fosse capitato a un esponente della destra! L’avrebbero impiccato sulla pubblica piazza magari a testa in giù. Vergogna!
Un’altra vergogna per nascondere gli altarini della sinistra riguarda Alfonso Sabella, il giudice che ha  sgominato una grande  fetta di Cosa Nostra in Sicilia, l’uomo che ha arrestato Bagarella.  Il suo sbaglio? Non essere mai stato iscritto a una corrente nella magistratura, cosa che pagherà a caro prezzo quando diventerà responsabile del DAP.
Capitolo interessantissimo ed avvincente, dovete leggerlo, una storia assurda di no tav, no global e toghe rosse assetate di sangue.
Non si poteva non ricordare Soumahoro, l’uomo nero, con gli stivali infangati, il vendicatore degli oppressi che ha illuso la Sinistra che non aveva esitato un attimo a regalargli un seggio blindato, senza minimamente informarsi sulle condizioni dei braccianti che, secondo le testimonianze,  lavoravano come schiavi nella cooperativa, gestita da moglie e suocera, in condizioni disumane.
Ho già svelato troppo di questo libro che si legge d’un fiato, vi dico solo che gli ultimi due capitoli  sono dedicati allo scandalo Qatargate che ha travolto la sinistra europea e che si è provato ad insabbiare in tutti i modi e alla follia Green, un’ossessione che si è infiltrata in tutta Europa per cercare, da parte della Sinistra, di cambiare i nostri usi , costumi e soprattutto l’economia, una vera ossessione che se continuerà porterà alla rovina il nostro vecchio continente.
Buona lettura
Didia Bargnani

Preioni (Lega): Il Piemonte è una delle poche regioni a coprire il 100% delle borse di studio


“Stanziamento record di 90 milioni per 17.860 studenti, più del doppio di cinque anni fa con la giunta Pd”

“La Regione Piemonte, sostenuta in grande maggioranza dalla Lega, è una delle poche in Italia a garantire la copertura del 100% delle borse di studio, con uno stanziamento record di oltre 90 milioni di euro. Copriamo 17.860 borse di studio, tutti gli aventi diritto, anche attraverso il bilancio di previsione 2024-2026”, precisa Alberto Preioni, capogruppo della Lega in Consiglio regionale del Piemonte, chiarendo che tutti gli idonei ne beneficeranno e che per coprire questo imponente stanziamento la Regione metterà ulteriori risorse dal prossimo bilancio di previsione.

“Quando la Regione era amministrata dal Partito democratico, le borse di studio erano circa 12mila e furono stanziati soltanto 40 milioni di euro per questo capitolo di spesa – spiega Preioni -. In cinque anni il numero di domande è esploso e sono più che raddoppiate le risorse messe in campo: questa amministrazione ha fatto uno sforzo enorme, perché crediamo nelle potenzialità dell’istruzione libera e di quanto ruota intorno all’accoglienza degli studenti”.

 

Cpr, Grimaldi (Verdi Sinistra): le strutture sono da chiudere

Responsabilità individuali da perseguire

“Una nuova indagine si apre sul Cpr di Potenza, con l’ipotesi di truffa e violenze. Prosegue l’inchiesta a Milano sul Cpr di via Corelli. Intanto la valutazione tecnica fornita ai pubblici ministeri sulla vicenda di Moussa Balde al Cpr di Torino certifica che i segnali di instabilità psichica erano evidenti. Eppure il responsabile sanitario del centro non richiese ulteriori accertamenti. Ci sono le responsabilità individuali, certo, e vanno chiarite. Ma c’è un vulnus strutturale, sempre lo stesso: I Cpr sono luoghi disumani come tali e vanno chiusi. Il Cpr di Torino non va riaperto, ma smantellato. Lo diciamo da anni e lo ha detto ufficialmente anche la città” – così il Vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi

Quale futuro per il Centro Grandi Ustionati del Cto di Torino?

Il Centro Grandi Ustionati del Cto di Torino, fiore all’occhiello della sanità piemontese riconosciuto a livello nazionale, ha un futuro incerto e rischia il declino”. È quanto affermato in aula, in Consiglio regionale nell’ambito dei question time, dalla consigliera di Luv Silvana Accossato che ha interrogato l’assessore alla sanità Luigi Icardi per sapere cosa intenda fare la Regione per garantire la qualità del servizio.

Il question time nasce a seguito della notizia del mancato rinnovo della convenzione a lungo operativa tra la Banca della Cute e l’Università di Torino per i prelievi di tessuto cutaneo e l’interruzione dei pagamenti agli specializzandi già dal mese di marzo 2023. Il personale medico è al momento ridotto a soli 5 membri a seguito di un progressivo ridimensionamento. Ulteriori preoccupazioni sono state sollevate dalla decisione dell’azienda sanitaria di declassare il reparto a struttura semplice, accorpandolo alla chirurgia plastica.

“L’azienda sanitaria – ha risposto Icardi – sta procedendo con il progetto di unificazione delle strutture Chirurgia Plastica e Ricostruttiva e Centro Grandi Ustionati, che ha lo scopo di ottimizzare il funzionamento del Centro, incrementare il ruolo di eccellenza della Chirurgia Plastica e Ricostruttiva e del Centro stesso e garantire la presenza costante degli specialisti afferenti alle due équipe. Inoltre, si procederà gradualmente all’integrazione di personale qualificato con nuovi concorsi. Per quanto riguarda la Banca Cute, è stato avviato un percorso di potenziamento delle attività di prelievo attraverso la sostituzione progressiva di personale medico, in formazione e non, con personale dipendente per rafforzare il carattere istituzionale delle attività svolte e garantirne continuità nel tempo”.

“Icardi ha confermato la scelta di non utilizzare gli specializzandi – ha commentato Accossato –  in controtendenza con le recenti normative nazionali. Una scelta che parrebbe, anche a sentire le denunce dell’Ordine Dei Medici, riguardare molti altri settori della sanità piemontese.  Siamo ben felici se si pensa di internalizzare servizi e personale ma se c’è un servizio che aveva bisogno di figure diverse e di non disperdere personale interno per lasciarlo nei reparti è proprio questo. Questo in una regione dove, purtroppo, si è arrivati ad esternalizzare servizi fondamentali come i Pronto Soccorso e molto di più con l’uso sproporzionato di gettonisti”.

Durante i question time è stata data risposta anche alle interrogazioni di Diego Sarno (Pd) su ASL TO5 chiude il centro di salute mentale di Nichelino per la mancanza di psichiatri. In crisi altri centri e servizi ospedalieri collegati; di Alberto Avetta (Pd) su Dialisi a Caluso; di Francesca Frediani (M4O-Unione Popolare) su Aggiornamenti sull’aggiudicazione per l’esecuzione lavori dello svincolo di Chiomonte; di Mauro Salizzoni (Pd) su Sono state inviate le lettere ai concorrenti per il Parco della Salute di Torino?; di Sean Sacco(M5S) su Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico. Per quale motivo tutte le opere hanno lo stesso ordine di priorità?; di Sarah Disabato (M5S) su Quali interventi per evitare la messa a repentaglio di animali innocenti?

 

Giachino: “Collegamenti internazionali, situazione complessa”

Se non stiamo attenti le ripercussioni economiche potranno essere rilevanti. Occorre più competenza logistica al Governo e nelle Regioni.

Caro Direttore,
Nella società globale le reti di trasporto e i trasporti fanno la differenza per le economie dei Paese. La scarsa competenza sull’argomento fa sì che se ne parli poco anche sui giornali. Oggi noi ci troviamo chiuso il vecchio traforo ferroviario del Frejus causa una frana in territorio francese, tra alcuni mesi sarà nuovamente chiuso il Traforo del Bianco. Semiparalizzato il Canale di Suez che fa passare nel Mediterraneo il 20% del traffico marittimo mondiale con conseguenze sul lavoro logistico e sulle entrate fiscali dei Paesi. Alcune compagnie marittime hanno già chiuso alcuni collegamenti tra il Far East e i porti del Mediterraneo tra cui i porti italiani.
La Presidenza italiana del G7 oltre ai conflitti in Ucraina e nel Medio Oriente avrà  questo come uno dei problemi principali.
La questione non tocca solo le priorità per  il nostro Governo ma anche le economie regionali tra cui quella piemontese con una Regione che negli ultimi vent’anni non ha mai brillato sull’argomento perdendo così aziende che hanno scelto la più efficiente logistica milanese o emiliana. Sarà uno dei temi più importanti delle prossime elezioni regionali . La logistica italiana vale il 9% del PIL e rappresenta la terza filiera . In Piemonte la quota è più bassa proprio per le insufficienti politiche regionali dell’ultimo ventennio.
Questa volta non basteranno slogan o conferenze stampa improvvisate. Occorrerà presidiare le infrastrutture e la logistica con personalità esperte e competenti.

Mino GIACHINO
Responsabile piemontese trasporti e logistica di FDI

Sanità. Ruffino (Az): stop fondo disturbi alimentari colpo basso ai più fragili, governo ci ripensi

 “Per capire il senso del governo per i più fragili basta considerare la decisione di non rifinanziare con l’ultima legge di bilancio il fondo da 25 milioni di euro destinato al contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione istituito dal governo Draghi. Un colpo basso assurdo alla salute di quanti si ritrovano alle prese con problemi di anoressia o di bulimia, e sono soprattutto i più giovani, visto che i disturbi del comportamento alimentare riguardano prevalentemente ragazzi in età adolescenziale e preadolescenziale”. Lo dichiara Daniela Ruffino, deputata di Azione, che aggiunge: “Si tratta di una scelta grave, incomprensibile, che bloccherà progetti già avviati e obbligherà alla chiusura di molti ambulatori specializzati, lasciando così pazienti e famiglie soli, senza punti di riferimento, e rendendo molto più difficile intercettare i disagi prima che diventino patologici. Il governo ci ripensi e trovi le risorse per rifinanziare il fondo. Un Paese civile – conclude -non abbandona i più deboli”.

Dove collocare, oggi, il cattolicesimo politico e sociale?

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo


C’è una domanda centrale a cui, prima o poi, occorrerà pur dare una risposta convincente e il più
possibile coerente. Ovvero, molti osservatori – e gli stessi detrattori – sottolineano la necessità di
rilanciare, riscoprire e riattualizzare la cultura e il patrimonio del cattolicesimo popolare e sociale
nella cittadella politica italiana. Ma, al contempo, emerge la cronica difficoltà di dove collocare
concretamente e realisticamente questa cultura nell’attuale geografia politica del nostro paese. Ed
è proprio di fronte a questa difficoltà che emergono le risposte più strampalate ed anacronistiche.
Ora, senza avere la presunzione di delineare un unico percorso di coerenza e di lungimiranza –
atteggiamento che appartiene ai moralisti di professione e agli integralisti incalliti – è abbastanza
evidente che questa cultura politica non è funzionale e pertinente con tutti i partiti. Per fare due
soli esempi, e del tutto macroscopici, il cattolicesimo popolare e sociale è antropologicamente
alternativo rispetto al populismo anti politico e demagogico dei 5 stelle come al sovranismo anti
europeista e volgarmente clericale della Lega salviniana. Ma, al di là di questi due estremi, è
anche abbastanza chiaro che si tratta di una cultura che difficilmente può convivere – semprechè
non si riduca ad un banale mobilio di casa da ricordare negli anniversari – con partiti e movimenti
che perseguono un progetto politico e che hanno una ragione sociale alternativi rispetto al filone
di pensiero del cattolicesimo popolare e sociale. Al riguardo, e per fare altri esempi molto
concreti, cosa centri la destra conservatrice e larvatamente sovranista o la sinistra massimalista e
radicale con il pensiero di Sturzo, De Gasperi, Moro, Donat-Cattin, Bodrato e molti altri leader e
statisti cattolici popolari e sociali, resta sostanzialmente un mistero. Un mistero politico, come
ovvio, e non di fede.
Certo, la soluzione migliore resta sempre quella di un luogo politico autonomo, politicamente e
culturalmente identitario, seppure laico nella sua declinazione concreta. Ma questa è una
soluzione che, ad oggi, registra purtroppo una impraticabilità di fondo. E la risposta risiede nei
mille tentativi, tutti puntualmente falliti a livello elettorale, di dar vita ad una presenza politica ed
organizzativa autonoma dei cattolici popolari e sociali nelle varie consultazioni nazionali.
Per questi motivi, e seppur senza avere o distribuire alcuna patente di coerenza o di corsia
preferenziale, è altrettanto chiaro che lo spazio concreto che si dischiude per una cultura politica
come quella del popolarismo di ispirazione cristiana resta l’area di Centro. Ovvero, quel Centro
riformista e plurale, democratico e di governo, dinamico ed innovativo che ha scandito le migliori
stagioni di questa storica e qualificata corrente di pensiero. Ma questa area politica, se non la si
vuole appaltare a chi si candida ad occuparla ma è di fatto estraneo a quella cultura, dipende
anche e principalmente dall’iniziativa, dal coraggio e dalla determinazione di chi continua a
riconoscersi nel filone del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese. Un coraggio che
adesso, come si suol dire, si deve armare di progettualità politica e di coerenza culturale senza
inseguire il solo posizionamento tattico e contingente. Solo così sarà possibile salvaguardare e
rilanciare una nobile, storica e costituente cultura politica del nostro paese e, al contempo, ridarle
coerenza ed incisività nella concreta dialettica politica italiana. La stagione della sola
testimonianza e del gregariato dei cattolici popolari e sociali sono ormai alle nostre spalle. Il
ritorno della politica, e delle sue tradizionali categorie, impone anche ai cattolici popolari,
democratici e sociali, un soprassalto di dignità e una nuova consapevolezza per inaugurare,
realmente e finalmente, una nuova stagione politica. Senza ulteriori tentennamenti e rinvii.

Pd in treno da Pinerolo a Porta Susa: “Il servizio ferroviario peggiora”

8 gennaio 2024 – Negli ultimi mesi il servizio ferroviario nella tratta Pinerolo – Torino Porta Susa ha subito un evidente peggioramento che comprende ritardi, soppressioni di corse, affollamento, sporcizia, inaccessibilità delle sale d’attesa.

“Queste sono solo alcuni dei disagi che pendolari e turisti sono costretti a subire quotidianamente. La tratta ferroviaria connette il tessuto produttivo, sociale e culturale di più di 50 comuni e circa 250.000 abitanti del Pinerolese e della zona omogenea Torino Sud. La Giunta regionale e il Presidente Cirio si assumano tutte le responsabilità delle tante promesse fatte e non mantenute. Nessuno dei 28 passaggi a livello é stato soppresso, non c’è stato alcun intervento per abbattere le barriere architettoniche e migliorare l’accessibilità dalle banchine ai treni. Ancora, non é stato fatto nessun investimento sull’efficientamento tecnologico degli apparati, nè tantomeno sono stati realizzati raddoppi selettivi della linea nei punti idonei. Infine, il problema delle sale d’attesa: possono essere gestite efficacemente dai Comuni, senza però scaricare loro tutti i costi che ne derivano. La proposta fatta alla Giunta non ha ricevuto nessuna risposta, sebbene bastasse un contributo economico minimo da unire alle risorse che i comuni erano pronti ad investire. Oggi siamo qui, insieme a tanti Sindaci e Sindache (Pinerolo, Moncalieri, Nichelino, Airasca, Piscina, None, Piobesi e Scalenghe) per rivendicare il corretto funzionamento del treno, mezzo di trasporto più economico ed ecologico” – affermano i due Consiglieri regionali del Gruppo Pd, Diego Sarno e Monica Canalis.

Continuità e Rinnovamento apre la campagna per le comunali a Piobesi Torinese

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – La storica lista civica piobesina “Continuità e Rinnovamento” presenta una forte candidatura per tornare ad amministrare il comune di Piobesi Torinese dopo 10 anni che l’hanno vista all’opposizione e durante i quali le ombre dell’amministrazione in carica sono state molto più intense delle luci. “Dopo un’esperienza divisiva come quella che si sta concludendo e che ha visto ampio disaccordo all’interno della comunità con grave danno per la medesima (in questi dieci anni sono stati emblematici i casi del Tempio crematorio, che ha portato a una vera e propria sollevazione popolare, e, ultimamente, il caso del canale scolmatore in cui dei cittadini hanno dovuto tassarsi per fermare un progetto inadeguato, ma non solo…) Piobesi ha bisogno di un rilancio che tenga conto delle varie anime e delle diverse esigenze delle differenti fasce di popolazione così comedelle attività commerciali, vere e proprie eccellenze. Il nostro obiettivo è lavorare per e con i cittadini per ascoltare le esigenze di tutti e, insieme, costruire un futuro sostenibile e rendere Piobesi un luogo in cui sia bello nascere, vivere e invecchiare sentendosi sempre a casa. Occorre poi alzare il livello dell’offerta culturale rendendola attrattiva anche per i non residenti, lavorare in sinergia con i comuni limitrofi oltre che con Città Metropolitana e Regione per valorizzare il territorio e migliorarne i servizi di comunicazione, viabilità e sicurezza nel rispetto di tutti. Piobesi è la nostra casa: rendiamola più bella, più sicura, più accogliente. Siamo un gruppo forte e coeso di persone che rappresentano una risorsa importante per tutta la comunità. Abbiamo due siti web www.piobesi2024.it e www.continuitaerinnovamento.it dove raccontiamo la nostra idea di amministrazione comunale, durante i prossimi mesi li arricchiremo con tutte le proposte che andremo a fare sulla base, anche e soprattutto, dei suggerimenti di tutti i nostri concittadini. Dopo anni di parole è ora di passare ai fatti e il nostro gruppo è pronto non solo per fare, ma per fare bene!” Così dichiara Giancarlo Caselli, psicologo ed editore, candidato sindaco per la lista di Continuità e Rinnovamento alle prossime elezioni comunali.