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Dalla Gioconda ai Krumiri i baffi fanno storia

Tra i più in voga quelli alla Nietzsche, alla Dalì, alla Clarke Gable, persino, anche se meno frequente perché foriero di brutti ricordi, alla Hitler. Ma il baffo più famoso resta quello a manubrio di Vittorio Emanuele II

La moda dei baffi ha fatto storia e, simbolo di virilità e fascino, non tramonta, addirittura si son venuti a creare prototipi prendendo spunto da uomini famosi nel tempo. Tra i più in voga il baffo alla Nietzsche, alla Dalì, alla Clarke Gable, persino, anche se meno frequente perché foriero di brutti ricordi, alla Hitler ma il baffo più famoso resta quello a manubrio di Vittorio Emanuele II.

Immortalato in innumerevoli ritratti, monumenti, medaglie, monete, considerato” Il Re Galantuomo” da chi nutriva sentimenti patriottici grazie alla sua difesa della libertà costituzionale dopo la disfatta di Novara e l’abdicazione di Carlo Alberto nel 1849   ma anche molto chiacchierato per le avventure amorose, in particolare con la Bella Rosina e l’attrice Laura Bon, aveva davvero un phisique du role avvalorato dalla prestanza fisica ma anche dai particolari baffi che hanno colpito l’immaginario collettivo.

 

 

Tant’è che proprio nel 1878, anno in cui morì il Re, un pasticcere di Casale, Domenico Rossi, ebbe l’idea di creare biscotti con la forma dei suoi baffi. Talmente buoni e simbolici al punto di ottenere riconoscimenti quali la medaglia di bronzo alla Esposizione Universale di Torino nel 1884, il diploma di Provveditore della Casa Reale del Duca d’Aosta e della Real Casa d’Italia, oltre al Gran Diploma d’Onore dell’Esposizione di Casale nel 1900. La notorietà si accrebbe negli anni 20 quando l’azienda fu rilevata da Angelo Ariotti per poi raggiungere fama internazionale nel 1953 con la famiglia Portinaro che tuttora ha affermazioni straordinarie; fa testo la lettera del Presidente Americano Clinton che, omaggiato da un consigliere regionale del Piemonte di una scatola di Krumiri, come furono denominati i biscotti,  ringraziò con un entusiastico “ Wonderful Krumiri”.

Un dolce baffo che può essere paragonato all’intuizione artistica di un pasticcere inventore che, senza rendersi conto, in qualche modo anticipò le allusioni Dada che elevavano a dignità d’arte oggetti quotidiani, in questo caso i biscotti. E, a proposito come non pensare al Duchamp della “ Gioconda coi baffi”?

Giuliana Romano

Barolo in festa

Un fine settimana in piazza fra musica, buon mangiare e buon bere e … magia, giocoleria, arti di strada e spettacolo

Sabato 7 e domenica 8 settembre

Barolo (Cuneo)

Cuore pulsante della Langa del Barolo (cui dà, a ragion veduta, il nome), l’antica gloriosa Barolo, fra i “Patrimoni UNESCO dell’Umanità” (il cui nome si dice derivare dal celtico “bas reul” – luogo basso”, come di fatto è rispetto ad altri paesi della zona) vivrà un weekend particolarmente intenso, sabato 7 e domenica 8 settembre, con due grandi eventi all’insegna della musica e dell’enogastronomia (ma non solo), in piazza Caduti per la Libertà(piazza del Municipio).

Ad aprire le danze, sarà Sonia De Castelliinsieme alla sua “Orchestra”, protagonista, sabato 7 settembre, di una serata a tutto “liscio” e all’insegna della “musica tradizionale” che promette letteralmente di infiammare la pista da ballo.

A partire dalle 19,30, sarà inoltre possibile degustare in piazza squisiti ravioli del plin artigianali, con battuta al coltello, insieme ai piatti della tradizione, grazie agli stand organizzati dalla “Pro Loco”, in collaborazione con la locale “Macelleria Sandrone”.

Savonese doc, cantante, intrattenitrice e presentatrice da 18 anni del fortunato programma televisivo del martedì “Ballando Le Cupole”Sonia De Castelli dopo alcuni anni in cui si è dedicata alla carriera televisiva, ha lanciato oggi una sua “Orchestra” che proprio in virtù della sua popolarità, ha subito raccolto grandi consensi, senza trascurare una produzione discografica, apprezzata in Italia e all’estero. 

 

Il piatto forte, domenica 8 settembre, con il ritorno, alle 16, di “Collisioni Circus”, seconda edizione, Festival gratuito dedicato, per eccellenza, ai più piccoli (oltre mille i partecipanti alla prima edizione dell’anno scorso) e alle loro famiglie, con una giornata di magia, giocoleria, arti di strada espettacolo dal titolo “The Incredible Magic Show”.

Sempre sotto la regia di Davide Demasi (in arte Mr David), fra gli ospiti troveremo Piero Osella (in arte Mago Budiní), Mago e prestigiatore influenzato dal cabaret tra i più apprezzati e amati in Piemonte, che “come il budino” può adattarsi a qualsiasi contenitore e al pubblico di ogni età. Ma anche Francesco Giorda, stand up comedian e comico torinese che da oltre 20 anni porta i suoi spettacoli nei teatri di tutta Europa.

Di forte richiamo anche Alp King, performer e busker italiano, capace di creare “bombe sonore” interattive con il pubblico mixando irresistibili gag al “rap” e al “freestyle”.

Ultimo, ma non per importanza, il grande Mago Contini, impegnato tra magia e cabaret che fa dell’interazione con il pubblico dei più piccoli il suo vero punto di forza.

Tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito.

Per riservare i tavoli in occasione della serata di sabato 7 settembre con Sonia De Castelli, o riservare posti a sedere per la giornata dedicata ai più piccoli domenica 8 settembre, scrivere a: prenotazioni@collisioni.it

Oppure scrivere su whatsapp al numero 375/ 824735

 g. m.

Nelle foto: Immagine di piazza; Locandina Sonia De Castelli e Locandina “The Incredible Magic Show”

Reykjavik, una capitale vibrante

Arte moderna, murales e una vita sociale dinamica rendono felice la citta’.

Dopo 15 giorni di viaggio da sud a nord e viceversa , sfiorando il circolo polare artico, alla scoperta dell’Islanda, siamo approdati a Reykjavik, la capitale dell’isola. Le aspettative, riguardo alla vitalita’ e alla esuberanza della citta’ erano piuttosto modeste, i centri visitati durante il giro, infatti, compresi Akurery e Hafnarfjörður, sono apparsi essenziali e molto semplici sia riguardo l’urbanistica che da un punto di vista culturale e ludico. D’altronde l’Islanda, terra meravigliosa e unica ( e ancora non molto visitata), attrae e richiama un turismo votato alle sue prerogative naturali: vastissime praterie, molteplici sorgenti geo-termali, crateri e tracce laviche disseminate per tutta l’isola, ghiacci che arrivano fino al mare; insomma un sistema ecologico complesso, che regala scenari unici che sorprendono anche per la frequenza con cui si alternano, e un ambiente che ospita diverse specie animali incantevoli come foche, orche, balene, pulcinelle di mare oltre ad alci, pecore, meravigliosi cavalli e mucche.

Entrando nel cuore di Reykjavik abbiamo trovato, contrariamente a quanto previsto, un centro coloratissimo, vivace e pieno di dettagli interessanti e singolari. La “baia dei fumi” (significato del nome della citta’ dato dai suoi colonizzatori vichinghi, nell’ 870 circa, in virtu’ dei vapori geotermici tipici della zona) e’ una citta’ cool, per usare un termine attuale che include diverse qualita’, invitante e in grado di rendere gradevole la vita a diversi target di persone, dai piu’ giovani ai meno green.

Tra i siti da visitare quelli che saltano decisamente all’occhio da un punto di vista architettonico sono:

la Hallgrimskirkja, una chiesa situata in centro città che possiede una torre di 73 metri (visitabile pagamento). La sua forma e’ ispirata alle colonne di basalto della cascata di Svartifoss e desta molta attenzione perche’ crea la sagoma classica di una chiesa nordica attraverso l’utilizzo della tipica roccia nera di origine vulcanica.

L’edificio dell’ Harpa, inaugurato nel 2011 dopo la crisi finanziaria islandese, e’ un simbolo che rappresenta la rinascita. La sua facciata di vetro si affaccia sulla costa, sul porto di Reykjavík e bacia i cieli dell’Artico. Questo moderno contenitore ospita recital, spettacoli, concerti e mostre.

Il Perlan, invece, e’ una costruzione ultramoderna con una cupola di vetro che vista dall’alto sembra una margherita. E’ stato costruito sopra 5 serbatoi cilindrici di stoccaggio dell’acqua geotermica e al suo interno è allestito uno dei più popolari musei della città, il Viking Saga Museum.

Il centro citta’ e’ diviso in tre zone: il porto, area suggestiva e autentica, il quartiere vecchio e la strada Laugavegur, tutte e due molto animate e costellate da negozi di artigianato e abbigliamento tipico e foderate da deliziosi locali dove fare una pausa o consumare i pasti principali. Questi ultimi sono una delle grandi attrazioni di questo luogo sia per la loro ottima cucina, ma soprattutto per l’energia che regalano a questa citta’. Ragazzi, famiglie e anche molti anziani godono della compagnia degli amici e dello splendido scenario seduti all’interno o all’esterno di pub, ristoranti o Kaffe (bar islandesi).

Concerti, festival ed eventi di ogni tipo, come le sfilate di auto d’epoca, rallegrano e danno a Reykjavik un tono frizzante, cosi’ come la vita notturna nei vari locali, travolgente e spensierata. Nel week end, inoltre, e’ possibile visitare il mercato delle pulci Kolaportid dove non si puo’ andar via senza aver comprato maglioni tipici islandesi (lolapeysa).

Dulcis in fundo, non possiamo non citare i meravigliosi murales che caratterizzano le strade, le case e la personalita’ di questa citta’. Ce ne sono moltissimi e di tutti i tipi, sorprendono per la loro bellezza e la loro capacita’ di inserirsi perfettamente in una citta’ dalle geometrie semplici. Si viene totalmente coinvolti dalla pittura e dalle dimensioni di queste opere d’arte che raccontano storie, miti, esprimono l’arte moderna, volti e simboli della citta’. Non c’e’ bisogno di cercarli, sono ovunque, nelle vie principali e quelle meno di passaggio, decorano abitazioni, negozi e strade, rappresentano una straordinaria manifestazione di gioia e un mezzo efficace di comunicazione.

MARIA LA BARBERA

Che buono il pane proteico! La ricetta de La Cuoca Insolita

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Rubrica a cura de La Cuoca Insolita

Introduzione Al pane noi italiani non possiamo proprio rinunciare. Questa ricetta si può usare per un pane da tagliare a fette anche sottilissime, perché non si sbriciola. Adatto sia a tavola che per colazione o per uno spuntino, è morbido, profumatissimo e si conserva anche per 3 settimane in frigorifero! Il lievito madre lo rende ancora più digeribile. Da provare subito!

Tempi: Preparazione (15 min); Lievitazione (3 h); Cottura (30 minuti)
Attrezzatura necessaria: 1 ciotola grande, 1 teglia per plumcake, forno, 1 coltellino a lama liscia
Difficoltà (da 1 a 3): 1
Costo totale: 3,50 €/kg

Perché vi consiglio questa ricetta?

  • Il bello del pane proteico è che ha meno carboidrati rispetto al pane tradizionale, fatto di farina di grano, acqua e poco altro. Confrontato con il classico pancarré parliamo del 20% di carboidrati in meno e sei volte di più di fibre.
  • Risultato? Il suo indice glicemico (IG) è più basso e la glicemia si alzerà molto meno velocemente.
  • Perché questa è una bella notizia? Perché glicemia che si alza in fretta = maggiore possibilità di prendere peso e problemi di fame dopo 2 ore. Ancora: per chi soffre o è a rischio di diabete gli sbalzi glicemia vanno tenuti a bada il più possibile.
  • È preparato con il lievito madre = lievitazione naturale, sapore più intenso e meno gonfiore di pancia. Clicca qui per sapere come fare il lievito madre in casa.

È adatto anche per fare dei panini o toast, perché si possono tagliare delle fette anche sottilissime, che non si rompono. Ottimo sia per panini dolci che salati.

Ingredienti per il pane proteico

  • Farina di farro integrale – 140 g
  • Farina Manitoba – 160 g
  • Farina di lenticchie rosse – 45 g
  • Farina di semi di canapa – 30 g
  • Farina di semi di lino – 30 g
  • Lievito madre appena rinfrescato – 250 g
  • Acqua tiepida – 200 ml
  • Olio extra vergine di oliva – 3 cucchiai
  • Sale – 7 g (1 cucchiaino raso)
  • Semi di zucca interi – 35 g

Approfondimenti e i consigli per l’acquisto degli “ingredienti insoliti” a questo link.

In caso di allergie…

Allergeni presenti: cereali contenenti glutine

Come preparare il pane proteico

Fase 1: MESCOLA E IMPASTA

Aggiungete tutte le farine nella ciotola insieme all’acqua tiepida.  Amalgamate bene con le mani e, quando l’impasto sarà meno appiccicosa, unite il lievito madre, quindi l’olio e il sale. Aggiungere i semi di zucca e amalgamateli bene nella palla di pasta cruda.

Fase 2: LA LIEVITAZIONE

Formate un salame e praticate dei tagli con il coltello sulla superficie. Disponete nella teglia da plumcake unta di olio e cosparsa di farina e mettete in forno spento a lievitare, con un pentolino di acqua bollente. Lasciate lievitare per 3 ore o comunque fino a quando il volume sarà raddoppiato.

FASE 2: LA COTTURA

Accendete il forno a 180 gradi ventilato e cuocete per 30 minuti circa. Se a fine tempo la superficie del pane è troppo dura, inumidite subito la superficie del pane con acqua, usando uno spruzzino. Lasciate raffreddare, possibilmente su una griglia, prima di tagliare il pane a fette.

Potete anche provare a fare dei piccoli da 50 g, cuocendoli a 180° C per 15 minuti. Verranno morbidi e buonissimi. Mettete sempre un pentolino di acqua nel forno durante la cottura e spruzzate a fine cottura la superficie del pane con lo spruzzino.

CONSERVAZIONE

In frigorifero: 3 settimane
Nel congelatore: tagliate a fette e mettete nel congelatore, in una busta gelo. Si conserverà perfettamente per mesi.

Dopo il Palio di Asti è tempo di sagre

Dopo il Palio di Asti è tempo di sagre e la Città è pronta ad ospitare la 50esima edizione delle sagre cittadine in calendario sabato 7 e domenica 8 settembre prossimi. Si tratterà di un intero weekend che farà rivivere il meglio della tradizione enogastronomica astigiana. In piazza del Campo ci si troverà di fronte al più grande ristorante a cielo aperto d’Italia. Saranno 28 le Pro Loco del territorio a intervenire. Un intero weekend per rivivere le atmosfere del mondo contadino tra Otto e Novecento attraverso esperienze culinarie tipiche e una rievocazione storica unica.

L’allestimento del villaggio gastronomico reca una nuova logistica più ordinata rispetto alla situazione precedente. Sono presenti quattro isole ai vertici di un ideale rettangolo nella piazza, con le casette disposte schiena contro schiena, rivolte o all’interno o alll’esterno della piazza. 150 tavoli d’appoggio saranno posti sotto le piante presenti sul perimetro esterno della piazza per consentire ai presenti di consumare piatti e godere della frescura

Per la sfilata le Pro Loco Astigiane metteranno in scena scorci del mondo contadino, utilizzando figuranti che vestiranno abiti dell’epoca. Saranno presenti attrezzi e macchinari autentici dell’epoca pre industriale e ne nascerà una sorta di museo del mondo rurale semovente.

Un’altra novità che persiste dagli scorsi anni sarà la ruota panoramica, capace di offrire a turisti e astigiani un punto di vista inedito sulla città.

Il villaggio gastronomico sarà aperto dalle 18.30 alle 23.30.

La sfilata in costume partirà domenica alle 9.30 e il villaggio aprirà dalle 11.30 alle 22.00.

Ci sarà la possibilità di assistere seduti alla sfilata in piazza Alfieri con un biglietto da 5 euro.

Il biglietto è acquistabile in piazzetta Italia angolo Via c Leoni Grandi.

MARA MARTELLOTTA

 

Turisti a casa nostra, per over e non solo

TORINO OVER

È facile fare i turisti quando siamo in viaggio o in vacanza ma lo è altrettanto farlo a casa nostra. La nostra città offre veramente tanti spunti e sono certa che molti di noi tanti punti della città addirittura li ignorano.
Fondamentale per poter accedere facilmente a mostre e musei è la Carta Musei che ha durata annuale e si ripaga con le prime visite.
L’abbonanento per gli over 65 è di € 52 comprende l’ ingresso gratuito a oltre 80 musei, mostre, monumenti.castelli, fortezze e Residenze Reali in tutto il Piemonte e Valle d’Aosta.
Ci sono poi molte associazioni che nel loro intento hanno proprio di portati a scoprire i punti meno conosciuti.

Una di queste è CAUS Centro Arti Umanistiche e satiriche www.caus.it.
Che con un iscrizione gratuita organizza periodicamente gruppi con
guida in punti difficilmente visitabili privatamente.Ad esempio per domenica 8 settembre è in programma la visita al quartiere Pietra Alta di Torino con visita al villaggio Snia, ex area Dazio, fermata sotterranea Gtt linea 4 e le Torri Di Vittorio primi grattacieli della città.
Per tenersi aggiornati consiglio anche i siti di Guida Torino, Turismo Torino, e
sfogliare virtualmente il nostro giornale quotidianamente, su Il Torinese ogni giorno scorci nuovi e notizie sempre aggiornate sugli eventi in città.

GABRIELLA DAGHERO

Orto aromatico e yoga nel parco del Castello di Miradolo

Venerdì 6 settembre 2024

 

 

 

L’orto del Castello di Miradolo disegnato da Paolo Pejrone ha forma circolare: armonioso, chiuso, protetto. Affaccia sulla corte rustica dell’antica dimora e ne completa l’originaria vocazione agricola, con stalla, fienile, forno, pollaio e lavatoio. Si sviluppa intorno all’asse centrale che attraversa il portale d’accesso all’antica “cassina”, l’aia e il Palazzo, fino alla torre rotonda. Visto dall’alto, l’orto è perfettamente inserito nel disegno del luogo. Al suo interno sono state inserite piante aromatiche utilizzabili soprattutto in cucina ma utili anche ad allontanare i parassiti dalle piante fiorite. Molto spesso le aromatiche sono piante sempreverdi che crescono spontanee in aree con inverni piuttosto miti: la passeggiata nell’orto permette di scoprire le specie presenti e raccogliere i consigli proposti dalla guida per la loro coltivazione ed utilizzo. La visita termina con l’allestimento di sacchettini di sali aromatici da usare in cucina o in bagni rilassanti.

Precede la visita, alle 18.30, “Yoga nel parco”, una seduta di yoga adatta a tutti nel Parco del Castello. Un appuntamento per prendersi del tempo per rallentare, per stare a contatto con i suoni della natura e respirare. Un momento per sé stessi.

INFO

Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (TO)

Venerdì 6 settembre

Ore 18.30

Yoga nel parco

Costo: 15 euro (prezzo scontato per chi acquista più incontri)

Ore 20

Orto aromatico

In collaborazione con Cooperativa Arnica

Costo: 6 euro + biglietto di ingresso al parco

Biglietti:

MOSTRA: 15 € intero mostra + parco, 12 € ridotto gruppi, convenzioni e over 65, 10 € 12-26 anni, studenti universitari | PARCO: 6 € intero parco, 4 € ridotto scuole, PineCult

Gratuito: bambini 0-11 anni, Disability card e accompagnatore, Passaporto culturale, Tessera Abbonamento Musei

Orari:

Venerdì ore 15/23, sabato e domenica ore 10/19

Prenotazione obbligatoria: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

www.fondazionecosso.it

 

Omegna, Maurizio Scandurra: “Chiusura col botto per San Vito 2024″

L’opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’ racconta il successo della grande manifestazione che richiama numerosi visitatori da tutta Italia.


Considero il Verbano-Cusio-Ossola uno degli angoli più belli d’Italia. La triade Orta-Mergozzo-Maggiore è una fra le sintesi lacustri più affascinanti del mondo, in grado di richiamare ogni anno centinaia di migliaia di turisti da ogni parte de
l pianeta. E proprio per questo merita di essere apprezzata da un pubblico sempre maggiore”.

Così Maurizio Scandurra, noto opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio 24’, il programma radiofonico di successo condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, nonché giornalista radiotelevisivo e saggista (ha scritto libri con Paolo Limiti(amatissimo conduttore tv), il famoso criminologo e psichiatra Alessandro Meluzzi, i cantanti Andrea Mingardi, Renzo Arbore, Ivana Spagna, Pietruccio dei Dik Dik, Valerio Liboni de I Nuovi Angeli, i volti noti della televisione Antonio Lubrano e Cino Tortorella (l’indimenticato Mago Zurlì) e moltissimi altri).

Ho avuto modo di frequentare, visitare e conoscere più da vicino le meraviglie di questo territorio. Omegna, in particolare, ha catturato la mia attenzione. Una cittadina ricca di storia, arte, fascino, cultura, enogastronomia. Davvero incantevoli questi dieci giorni dedicati alla Festa Patronale di San Vito, evento che si celebra con immancabile puntualità e soluzione di continuità da oltre 120 anni. Ricorrenza che coinvolge e aggrega una comunità cittadina coesa: capace di creare un programma variegato in grado di soddisfare le esigenze e le richieste di una platea sempre più vasta e magnetica. Spettacolare lo show piromusicale sul lago, che quest’anno ha avuto il bis, con giochi di fuochi d’artificio in grado di richiamare di volta in volta appassionati daovunque”.

Per poi concludere con un appello sincero: “L’invito è rivolto a quanti cercano aree idonee al soggiorno e agli investimenti turistici, perché vedano in Omegna una potenziale opportunità in crescita per dare sfogo alla propria creatività d’impresa, contribuendo all’incremento dell’occupazione e al rilancio crescente di un contesto davvero in grado di fare la differenza anche sul piano sociale e industriale, dato altresì il passato importante che anche in questo ambito la città ricopre. Un plausoe un grazie all’Amministrazione Comunale, alla Parrocchia, al Comitato Festeggiamenti di San Vito, agli albergatori e ristoratori del luogo per la passione sincera, la precisione organizzativa e l’entusiasmo contagioso che profondono a piene mani in ogni iniziativa”, chiosa fiducioso Maurizio Scandurra, anche collezionista di autobus storici e corriere d’epoca, oltre che di ventilatori e campane antiche, cui ha altresì dedicato ampie monografie diventate un must nel settore.

Giacomo e la briscola chiamata

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Quando il cielo lacrimava e sul lago soffiava quell’arietta fresca che intirizziva, la passeggiata sul lungolago verso la Villa Branca finiva immancabilmente davanti alla porta dell’amico Giacomo dove ci attendevano le sfida a briscola e tresette

 

Giacomo Verdi, detto “balengo” perché amava spingere la sua barca a remi tra le onde del lago in tempesta, infischiandosene dei rischi, da un bel po’ di tempo era costretto a stare in casa. Un brutta sciatalgia e i reumatismi rimediati  nel far la spola tra le due sponde del lago e le isole, gli impedivano di stare troppo in piedi. E allora, con la scusa di andarlo a trovare, ingaggiavamo delle tremende sfide all’ultima mano. “ Ah, amici miei, sapeste che rottura di balle dover star qui recluso. Per uno come me che non trovava mai terraferma e che fin da piccolo stava con la faccia contro vento, star qui costretto tra seggiola e divano, tra poltrona e letto, è proprio una gran brutta cosa. Quelle volte che non sento il cambio del tempo e riesco a metter il naso fuori dall’uscio, è una tal festa che non mi potete credere. Guardate, è come se fosse un Natale o una Pasqua fuori stagione. Ah, è talmente bello che mi sento un re”. Ogni volta, prima di tirar fuori il mazzo delle carte dal cassetto, Giacomo –  quasi stesse sgranando un rosario – ci faceva partecipi delle sue lamentele. Ma bastavano due o tre smazzate per sparigliare tutto e come d’incanto si dimenticava di acciacchi e malanni. Faceva smorfie, imprecava, sbatteva le carte sul tavolo. Non nascondeva l’ira o la gioia, a seconda di come gli “giravano” le carte, ma era un’altra persona. Amava quei giochi, vantandosi di essere un grande esperto. A volte ci teneva delle vere e proprie lezioni. “ Vedete, il mazzo con cui stiamo giocando è composto da 40 carte di 4 diversi semi. Ma c’è una grande varietà stilistica nel disegno. In alcune regioni sono diffuse le carte di stile italiano o spagnolo, con i semi di bastoni, coppe, denari e spade e con le figure del fante, del cavallo e del re. In altre si usano le carte con i semi francesi .Sono cuori, quadri, fiori e picche, con le figure del fante, della donna e del re.Ecco, sono proprio queste che stiamo usando per la nostra partita”. Parlava come un libro stampato, in un italiano corretto e persino raffinato. “Fate attenzione a queste.Sono carte bergamasche, tipicamente nordiche.Hanno caratteristiche in comune con le figure dei tarocchi lombardi. L’asso di coppe si ispira alle insegne della famiglia Sforza”. Era capace di andar avanti così per un bel po’ se non cambiavamo discorso. E allora ci raccontava delle sue avventure, partendo sempre da quella volta che aveva portato sull’isolino una contessa ( omettendo di dire chi fosse, precisando “sapete,io sono una persona discreta e non mi piace far nomi” ) che per tutto il tragitto continuò a fargli l’occhiolino. Immaginando una qualche complicità e una sorta d’invito, appena toccato terra, tentò di abbracciarla e baciarla, guadagnandosi una sberla tremenda. “Madonna, che botta mi ha dato! Cinque dita cinque, in faccia, secche come un chiodo. Ero diventato rosso come un tumatis, un pomodoro, restando lì a bocca aperta, come un baccalà”. “ Ah, cari miei, se beccavo quel maledetto Luigino dell’Osteria dei Quattro Cantoni lo facevo nero come il carbone”. Quella storia l’aveva raccontata un infinità di volte ma, per non contraddirlo, ci fingevamo interessati e lo incalzavamo con le solite domande (“Come mai,Giacomo? Cosa c’entrava Luigino?”). E lui s’infervorava. “Cosa c’entrava, quella carogna? Cosa c’entrava? C’entrava che se l’avevo tra le mani gli davo un bel ripassoLo pettinavo per bene quel mascalzone. Mi aveva assicurato che la contessa era una che ci stava, che gli piacevano i barcaioli. Mi disse che se gli fossi piaciuto mi avrebbe fatto l’occhiolino. E me l’aveva fatto, porco boia; altro che se me l’aveva fatto. Ma era per via di un tic nervoso. Altro che starci. Sembrava una iena. E quel saltafossi lo sapeva, capite? Lo sapeva e mi ha tirato uno scherzo”. Sbollita la rabbia per quella brutta figura che ormai faceva parte dei ricordi, ricominciava a giocare, picchiando le carte sul tavolo come se quello fosse la testa pelata di Luigino. Giacomo abitava in una casa che dava su via Domo. Dalla parrocchiale , dove c’è Largo Locatelli, si scendeva verso l’abitazione per una viuzza stretta, tortuosa, lastricata a boccette che finiva nella piazzetta. Lì, al numero 12, in una casa piuttosto bassa, coperta da un tetto di piode, stava il Verdi. Quasi in faccia alla cappelletta che ,si diceva, fosse stata eretta come ex-voto per la liberazione dalla peste. Sotto l’arco s’intravedevano ancora gli affreschi raffiguranti la Madonna con il Bambino e ben due coppie di santi : Giuseppe e Defendente, da una parte;Gervaso e Protaso, dall’altra. Era lì che la povera Marietta posava il cero nei giorni in cui suo marito, quel matto di Giacomo, metteva la barca in acqua incurante del “maggiore” che spazzava le onde, gonfiando minacciosamente il lago. Ora che Marietta era  passata a miglior vita era Giacomo – ormai prigioniero a terra per via dei malanni – a dare qualche soldo a Cecilio, il sacrestano, perché non si perdesse quell’abitudine che – diceva, sospirando – “ in fondo, mi ha sempre portato bene”. Ecco, le giornate più uggiose le passavamo in casa di Giacomo, in uno dei rioni più antichi di Baveno.Lì c’è ,ancora adesso, la “Casa Morandi”, un edificio settecentesco di quattro piani, con scale esterne e ballatoi. È forse l’angolo più apprezzato dai pittori e dai fotografi di tutta la cittadina. Sono in tanti, in Italia e all’estero, a tenere sulle pareti del salotto un acquerello, una china o più semplicemente una foto incorniciata della casa Morandi. Segno inequivocabile che da lì è passata un sacco di gente ,portando con sé la storia, quella vera, quella che si legge sui libri. E magari incrociando le carte con Giacomo.

Marco Travaglini