LIFESTYLE- Pagina 65

Le polpette al forno di nonna Graziella

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La cottura al forno le rende leggere, croccanti fuori e morbide dentro

Un ottimo secondo adatto ad ogni occasione. Le polpette sono semplici e veloci da realizzare, apprezzate da grandi e piccini si possono preparare con svariati ingredienti e non deludono mai. La cottura al forno le rende leggere, croccanti fuori e morbide dentro.

Tutte da gustare!

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Ingredienti:

300gr. di avanzi di carne di pollo o vitello arrosto

2 patate lesse

3 uova intere

2 cucchiai di olive taggiasche

40gr. di parmigiano grattugiato

1 limone

Un ciuffo di prezzemolo

Pangrattato q.b.

Sale, pepe q.b.

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Mettere nel mixer la carne con le patate, due uova intere, il parmigiano, il prezzemolo e la buccia del limone grattugiata. Tritare il tutto sino ad ottenere un composto omogeneo ma non troppo fine. Tritare le olive ed aggiungere al composto, salare e pepare. Formare le polpette pressandole leggermente, passarle prima nel rimanente uovo sbattuto e poi nel pangrattato. Cuocere in forno a 200 gradi per circa 25 minuti o sino a doratura.

Paperita Patty

Il Carnevale scalpita. A fine settimana, il via anche a Chieri e a Saluzzo

Venerdì 19 e sabato 20 gennaio

Chieri (Torino)

A Chieri, saranno Gianduja e Giacometta della “Famija Turineisa” a lanciare il primo appuntamento del Carnevale (organizzato dalla “Pro Chieri” con il sostegno della Città), in programma per venerdì 19 gennaio, alle 20, allorché nella “Sala del Consiglio Comunale” (alla presenza delle Autorità cittadine e di una buona cinquantina di Gruppi mascherati provenienti da numerose località della Regione) si svolgerà la cerimonia di investitura dei personaggi della tradizione, la Bela Tëssiòira e il suo Mangiagrop, con la riconferma di Nicole Sharon Bonventre, chierese, 29 anni, segretaria e assistente di poltrona presso uno studio dentistico, e Carlo Carpignano, 28 anni, operatore edile. Ad accompagnarli, Daniela Piazza e, damigella d’eccezione, Elisabeth, figlia di Nicole Sharon.

Sabato 20 gennaio, si entrerà nel vivo della festa, con partenza alle 15 da Piazza Europa e arrivo in piazza Dante, della sfilata dei “Carri Allegorici”. In testa, i carri realizzati a Chieri, quello della Parrocchia “San Luigi Gonzaga” e “Santa Maria Maddalena” con “Barbie” e quello del “Duomo” con “Candy Crush”, accompagnati dal gruppo a piedi della Parrocchia di “San Giorgio”. A seguire i carri provenienti da tutto il Piemonte.

Infine, domenica 21 gennaio, alle 11, messa in “Duomo” con il tradizionale omaggio dei personaggi del “Carnevale chierese” alla “Madonna delle Grazie”.

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Saluzzo (Cuneo)

Anche a Saluzzo è ormai tutto pronto per la “Gran Baldoira” del Marchesato e non solo. A dirigere le danze la “Fondazione Amleto Bertoni” e la “Città di Saluzzo”. Il primo immancabile appuntamento del “96° Carnevale Città di Saluzzo” e “6° delle Due Province” (“9° Carnevale di Barge” e “7° Carnevale degli Oratori Saluzzo”) sarà sempre per sabato 20 gennaio, alle 17, presso il Palazzo Comunale(via Macallè, 9), dove si svolgerà la presentazione ufficiale, con annessa “consegna delle chiavi” della città, della nuova “Castellana”, Silvia Ghione, accompagnata dall’immancabile “Ciaferlin”, Aurelio Seimandi, dalle “Damigelle” Viola Blaganò e Giulia Ciccone e dai “Ciaferlinot” Luca Dedominici e Matteo Borghino. Sempre sabato 20, dalle 22, presso il “Pala CRS” (via Don Giacomo Soleri, 16) si terrà il tradizionale “Saluzzo in Sound – Veglione in Maschera Supertino” con Dj Matteo Dianti e le maschere degli “Amis del Carlevè”.

I biglietti sono acquistabili in prevendita su “xceed.me”  al prezzo di 10 euro (documento obbligatorio), oppure in cassa a 15 euro. Confermatissima anche quest’anno la liason col “70° Carnevale della Città di Rivoli”, dove, sabato 27 gennaio, dalle 15, presso la parrocchia “San Paolo” è in programma l’investitura del “Conte Verde” e della “Contessa”. A seguire corteo e rinfresco.

Per ulteriori info sugli appuntamenti: info@fondazionebertoni.it

“Il 2024 – sottolinea Carlotta Giordano, presidente ‘Fondazione Amleto Bertoni’ – è l’anno della consacrazione della nostra ‘grande’ sfilata, riconosciuta come ‘Storica’ dal ‘Ministero della Cultura’. La ‘Fondazione’ ha lavorato per far arrivare a tutti un po’ di allegria e spensieratezza. Oggi, con oltre 10 carri e una grandissima festa  di piazza, siamo sicuri che il percorso intrapreso sia andato nella direzione giusta: quella della condivisione e della gioia di concedersi, insieme, un momento di felicità. Il Carnevale ci permette di evadere dal grigio che a volte avvolge la quotidianità: impariamo dalle maschere a colorare le nostre giornate”.

Per ammirare le grandi sfilate dei “carri” e dei “gruppi in maschera” lungo le strade, occorrerà aspettare ancora qualche giorno. Sabato 3 febbraio, alle 20, é in programma la sfilata notturna del “9° Carnevale del Comune di Barge”. Il giorno seguente, domenica 4 febbraio,dalle 14, sarà invece tempo della grande sfilata del “96° Carnevale Città di Saluzzo”. La domenica successiva, 11 febbraio, alle 14, sempre a Saluzzo sarà il turno del “7° Carnevale degli Oratori”; in contemporanea, a Rivoli, partirà la grande sfilata del “70° Carnevale”. Lunedì 12 febbraio, infine, spazio al “Ballo dei bambini”alle 15 e, alle 20, alla “Polentata” con “Gran Ballo” serale, entrambi pressi il “Pala Crs” di Saluzzo.

g. m.

Nelle foto:

–       Chieri: “La Bela Tëssiòira” e “Mangiagrop”, con il sindaco, Alessandro Sicchiero, e l’assessora alla Cultura, Antonella Giordano

–       Chieri: Locandina “Carnevale”

–       Saluzzo: al centro Silvia Ghione (Castellana) e Aurelio Seimandi (Ciaferlin), con Giulia Ciccone (Damigella) e Luca Dedominici (Ciaferlinot)

Paccheri al rustico ragù di coniglio

Il ragu’ di coniglio e’ un sugo rustico, gustoso e profumato perfetto per condire i paccheri. Un’idea fiziosa per riciclare in modo creativo gli avanzi di coniglio arrosto.

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Ingredienti

Avanzi di carne di coniglio arrosto

1 piccola cipolla

1 spicchio di aglio

1 carota

1 gambo di sedano

Polpa di pomodoro q.b.

Olio, sale q.b.

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Spolpare bene gli avanzi di coniglio, sminuzzare la carne con il coltello. In un tegame soffriggere con due cucchiai di olio la cipolla, l’aglio, la carota ed il sedano tritati,  unire la carne di coniglio con l’eventuale sugo avanzato e lasciar cuocere a fuoco basso. Aggiungere la polpa di pomodoro, aggiustare di sale e lasciar cuocere per trenta minuti. Cuocere i paccheri, scolarli al dente e farli insaporire bene nel ragu’ di coniglio. Servire cosparsi di abbondante parmigiano grattugiato.

Paperita Patty

Pugaciòff, "luposki della steppaff”

Nella sua prima storia, “Il lupo della steppa” (“Cucciolo” n.10/1959), verrà presentato a Cucciolo e Beppe, che lo “adotteranno” come cane da guardia, da un buffo ometto, cosacco del Don, chiamato Ivan Ilià.In seguito assunse le fattezze di un animale antropomorfo ed eretto (come, del resto, fecero Cucciolo e Beppe), acquisendo anche il “dono” della parola, esprimendosi con un russo maccheronico esilarante ( il pane era il paneff, l’acqua acquoski, macchina macchinawsky, e così via…)

Pugaciòff, il “luposki della steppaff“, è un personaggio dei fumetti ideato nel 1959 da Giorgio Rebuffi che lo inserì, come comprimario, nelle storie di Cucciolo e Beppe, pubblicate dalle Edizioni Alpe. Gianpaolo Bombara, vicepresidente dell’associazione culturale ComixCommunity, sul sito di Rebuffi (morto a 86 anni,nel 2014 ) raccontò che alla guida della grande insurrezione cosacca sul finire del Settecento, c’era un rivoluzionario cosacco del Don, Emel’jan Ivanovič Pugačëv (talvolta italianizzato in Emiliano Pugaciòf ), dal cui nome, probabilmente,  Rebuffi si era ispirato per il suo personaggio. All’inizio, e per parecchio tempo, Pugaciòff si presentò come un vero e proprio canide a quattro zampe, capace di esprimersi solo attraverso la rappresentazione dei propri pensieri. Infatti, nella sua prima storia, “Il lupo della steppa” (“Cucciolo” n.10/1959), verrà presentato a Cucciolo e Beppe, che lo “adotteranno” come cane da guardia, da un buffo ometto, cosacco del Don, chiamato Ivan Ilià.In seguito assunse le fattezze di un animale antropomorfo ed eretto (come, del resto, fecero Cucciolo e Beppe), acquisendo anche il “dono” della parola, esprimendosi con un russo maccheronico esilarante ( il pane era il paneff, l’acqua acquoski, macchina macchinawsky, e così via…). Il “luposki della steppaff” era un personaggio dal carattere deciso, irascibile, sovversivo e “divorato” da una fame atavica. Il suo bersaglio preferito (e unico scopo della vita, al punto di volerselo mangiare, crudo o cotto) era il grasso malfattore Bombarda, antagonista storico di Cucciolo, Beppe e Tiramolla.

Il povero Bombarda– con il suo degno socio Salsiccia –, terrorizzato dal luposky, prese poi le sue contromisure, piazzando nella piscina del suo giardino una guardia del corpo efficacissima, lo squalo Geraldo. Il successo del lupo fu clamoroso, in Italia e all’estero.Tra il 1959 e il 1970 furono pubblicate un centinaio di storie sull’ albo “Cucciolo” e sugli “Almanacchi e Strenne di Cucciolo”, pubblicate da Edizioni Alpe. In seguito alla chiusura della casa editrice, a metà anni ottanta, altre storie videro la luce per conto della Vittorio Pavesio Production, sul Tiramolla di A. Vallardi Editore ed altri. Luciano Tamagnini, capo redattore della rivista “Fumetto”, presentando il volume “Pugaciòff & dintorni”, scrisse così del “luposki” : “..forse è proprio perché Pugaciòff non rinuncia ad essere se’ stesso che ancora oggi è fresco e vivace. […] E allora “Attenti al lupo”, cioè attenti a non dimenticarlo perché è uno dei più bei personaggi dell’immaginario italico e perderlo sarebbe come perdere un po’ di noi stessi”. Parole sante, anzi – per dirla come il lupo della steppa –  “parolaski santeff”.

Marco Travaglini

Al via i carnevali in tutto il Piemonte

Al via il Carnevale 2024, che è  iniziato ad Agliè domenica 14 gennaio scorso. Domenica, infatti, archiviate le festività  natalizie,  visto che la Pasqua anticipata nel 2024 cadrà a fine marzo, ad Agliè è  già  stato tempo di carnevale. In Alto Canavese il primo appuntamento con maschere e coriandoli è  stato con lo storico Carluvà d’Ajè, organizzato dall’associazione carnevale Alladiese, con il patrocinio del Comune, giunto alla sua 42esima edizione. Alle 14.30 di domenica, nel salone Franco Paglia, è andato in scena il carnevale dei bambini, animato dal mago Raffaele. Giovedì 18 sarà  la volta della presentazione dei conti di San Martino 2024, che saranno accolti dalle note dei pifferi di Arnad. Molti gli appuntamenti previsti, quali la cena carnevalesca, agape self service, servizio bar, musica con il duo Cinzia e Eric, serata latino americana con Antonella e le star band. Organizzatore e cerimoniere Armando Scavarda. Domenica 21 momento clou dei festeggiamenti.  Alle 11.15 nella chiesa parrocchiale verrà  celebrata la messa alla quale parteciperanno i Conti di San Martino e il gruppo storico in costume. Al termine della fusione religiosa, benedizione e distribuzione dei fagioli grassi. Nel pomeriggio pifferi e tamburi di Arnad daranno il la’ alla sfilataallegorica con la partecipazione dei conti, del gruppo storico, delle bande musicali, delle majorette e sbandieratori  e dei carri allegorici. Il tutto terminerà nel salone Paglia con il rogo dell’Oloch.

Secondo la tradizione,  se Agliè  rappresenta il primo carnevale, San Giusto costituirà l’ultimo, tra i due i carnevali di San Benigno Canavese, quello di Carmagnola e quello di Susa.

La parte più  consistente dei Carnevali sarà concentrata nel Canavese, a Ivrea e Chivasso. A Ivrea già  sabato 6 gennaio si è  avuto il ritrovo dei Pifferi e Tamburi, con la marcia di apertura del carnevale nelle vie del centro cittadino, seguita dall’investitura ufficiale del Generale 2024, nell’androne del palazzo Municipale. Dopo il saluto dei Credendari al magnifico Podestà , il corteo del gruppo storico dei Credendari è  partito verso la cappella dei Tre Re al monte Stella.

Domenica 28 gennaio sarà  la terzultima domenica di carnevale e, dopo la distribuzione dei fagioli grassi presso le Fagiolate diBellavista e San Giovanni, vi sarà  la visita del Generale, dello Stato maggiore, dei pifferi e dei Tamburi alle fagiolate e la successiva presa in consegna del libro dei verbali in piazza Freguglia, il libro dei verbali sul quale dovranno essere annotati tutti gli accadimenti del Carnevale. Seguirà una cerimonia militaredella consegna all’alfiere dello Stato Maggiore all’inizio di ogni campagna  e il banchetto inaugurale del generale e del brillante Stato Maggiore. Seguirà l’alzata degli Abbà. Il corteo, preceduto dall’ufficiale addetto alle bandiere, si reca presso l’abitazione dei piccoli priori dei rioni di San Grato, San Maurizio, Sant’Ulderico, San Lorenzo e San Salvatore. Gli aiutanti in campo sollevano l’Abbà dal balcone mostrandolo alla folla al suono di pifferi  e tamburi, mentre il Generale saluta militarmente.

Giovedì  grasso, 8 febbraio, il sindaco affida simbolicamente i poteri civili della piazza al generale, imponendogli la fascia bianca e rossa, indossata dalla spalla destra al fianco sinistro, annodandola sul medesimo dopo un giro orizzontale sui fianchi. Tutti i cittadini presenti in piazza devono indossare un berretto frigio che dalla domenica sarà indispensabile per non essere fatti oggetto del getto d’arance. Seguirà  la visita del Generale e dello Stato Maggiore alla Fagiolata di via Palma.

Sabato 10, sabato di carnevale alle 11, dopo la visita del generale, del sostituto gran Cancelliere e dello Stato maggiore alle autorità militari,  vi sarà  la parata di scorta della mugnaia con presentazione del gruppo alla cittadinanza in piazza Ottinetti e alle 12 la presentazione della scorta d’onore della Mugnaia al generale in piazza di città.  Dopo la parata nelle vie del centro storico la scorta d’onore della Mugnaia, deposta la bandiera del primo battaglione Cacciatori della repubblica cisalpina ed assunta quella della scorta, confluirà sotto il comando del generale.

Alle 21 si terrà  la presentazione della vezzosa Mugnaia dalla loggia esterna del palazzo Municipale.  La mugnaia, dopo aver indossato il tradizionale abito bianco, si trasferirà dall’ufficio del Sindaco alla sala Dorata, dove le viene appuntata sulla sciarpa verde la spilla con Pala e Pich su coccarda rossa, omaggio del generale. Al suono del Campanone, il sostituto darà lettura di nomina e all’atto della proclamazione la mugnaia uscirà sul balcone centrale del palazzo per ricevere l’abbraccio della città. Seguirà  la marcia del corteo storico, fiaccolata goliardica e sfilata della squadra degli aranceri a piedi in Lungo Dora in onore della Vezzosa Mugnaia. Seguiranno alle 22.30 una spettacolo pirotecnico sul Lungo Dora in onore della Vezzosa Mugnaia e il ballo in piazza di Città.

Domenica 11 febbraio, dopo il giuramento di fedeltà  del magnifico podestà  e la visita della Mugnaia alla Fagiolata benefica del Castellazzo, il podestà  al Castellazzo scalzerà la pietra per la preda in Dora dai ruderi con l’antico martello di rame.

Alle 13 vi sarà l’inquadramento dei carri da getto in corso Massimo D’Azeglio per verifiche e controlli; verranno controllati tutti i cavalli, il loro stato fisico, la correttezza delle ferrature agli arti e poi i controlli passano ai carri, che devono avere pronta la documentazione di bordo. Alle 14 inizia la marcia del corteo storico, cui seguirà la battaglia delle arance. Le nove squadre a piedi daranno vita alla battaglia delle arance con i tiratori sulle paroliere e i Tiri a quattro,  suddivisi su due percorsi, interno ( piazza Ottinetti e piazza di Città) ed esterno ( Borghetto, piazza del Rondolino, passando da Lungo dora e piazza Freguglia).

Lunedì 12 febbraio il generale, preceduto dagli alfieri e dai pifferi e dai tamburi, scortato dallo stato maggiore, accompagnerà una coppia di sposi dell’anno in ogni rione sul luogo dove sarà innalzato lo scarlo. Il sostituto gran cancelliere,  su di uno sgabello a forma di tamburo, darà lettura del verbale della cerimonia e gli sposi daranno ciascuno un colpo sul terreno nel punto destinato allo scarlo.

Martedì 13 febbraio  si terrà  la battaglia delle arance, preceduta dalla marcia del corteo storico e sfilata dei gruppi storici ospiti. Alle 17.45 verranno premiate le squadre di arancieri e dei carri da getto in piazza di Città e alle 20 partirà il corteo storico per l’abbruciamento degli scarlo nelle parrocchie di San Maurizio, Sant’Ulderico e San Lorenzo. Si terrà  anche l’abbruciamento dello scarlo della parrocchia San Salvatore alla presenza della Vezzosa Mugnaia in piazza di Città.

Il mercoledì delle ceneri si terrà la tradizionale distribuzione di polenta e merluzzo promossa dal comitato della  Croazia polenta e merluzzo in piazza Lamarmora.

Si chiama  “Carnevalone” quello di Chivasso, per l’imponente  sfilata che si tiene lungo le vie della città.  La bela Toleraquest’anno è  Simona Isnardi, figlia dell’Abbà del carnevale edizione 2016 Carlo Isnardi e già dama del cavaliere, mentre  l’Abbà è  Marcello Sesia, già alfiere del Carnevale 2000 con la bela Tolera Silvia Pontinia.

A Torino un carnevale storico e molto particolare è  quello del quartiere Borgo dora, dove vi è  il mercato del balon. La maschera storica si chiama Rusnenta, nome che in piemontese significa arruginita. Con il Danseur del Pilon ci saranno anche Gianduja e Giacometta de la Famiija Turineisa.

La Rusnenta è,  infatti, lo storico nome che si dà al Carnevale del balon, giunto alla sua sesta edizione, organizzato dall’associazione torinese del balon di Porta Palazzo in collaborazione con la FamijaTurineisa. Clou dell’evento sarà  nel cortile del Maglio, dove verrà premiato il gruppo mascherato più bello.

A Torino si terrà anche una sfilata al Parco della Pellerina, cui possono aderire gruppi mascherati, scuole di ballo, formazioni in costume,  carri allegorici.

Sfilata di apertura  il 20 febbraio in centro alle 15 e il 21 carnevale dei bambini al Valentino.

 

Mara Martellotta

Freschi involtini di manzo affumicato

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Un’idea gustosa, fresca e veloce da preparare

Il manzo affumicato e’ una carne saporita, nutriente e dietetica che consente di portare in tavola gusto e leggerezza, e’ ottima come antipasto freddo o servita come secondo con verdure di stagione.

Ingredienti:

8 fette di manzo affumicato

100gr. di ricotta fresca

10 gherigli di noci tritati

Sale, pepe q.b.

Rucola fresca

Olio evo

In una piccola terrina mescolare la ricotta con sale, pepe e i gherigli di noce. Stendere la crema sulle fette di manzo e avvolgere ad involtino. Sistemare su un piatto di portata con rucola fresca. Conservare in frigo. Servire fresco irrorato con un filo di olio evo.

 

Paperita Patty

Foto Di Fanny Schertzer – Opera propria

La zuppa mitonà, la ricetta piemontese con il pane raffermo

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La zuppa mitonà, a metà tra una zuppa e un gratin, ecco un piatto tipico piemontese da riscoprire.

Qualche curiosità sulla zuppa mitonà (supa mitonà)

La supa mitonà (si pronuncia mitunà) è un piatto tipico della cucina piemontese, ed è particolarmente diffusa nel biellese. Si tratta di un piatto molto sostanzioso e saporito, perfetto soprattutto nei mesi freddi per mangiare qualcosa di caldo e sostanziosa. Come tutte le ricette antiche, è anche una valida alternativa per non sprecare il pane raffermo.

Il nome di questa zuppa deriva dal verbo francese mitonner, che fa riferimento a una cottura lenta e a fuoco dolce. Esistono numerose varianti: le più comuni prevedono l’aggiunta di fagioli o pomodori.
La redazione de Il Torinese vi propone la ricetta semplice, da personalizzare come più vi piace.

Il tempo impiegato per la preparazione della zuppa è di circa 40 minuti.

Ingredienti per la zuppa mitonà:

  • 4 porri
  • 4 cucchiai di olio extravergine
  • 4 acciughe
  • 1 cucchiaio di capperi
  • 1 spicchio d’aglio
  • 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
  • 1 manciata di parmigiano grattugiato
  • 1 noce di burro
  • 500g di pane raffermo
  • 1l di brodo di carne

Procedimento:

  1.  Per prima cosa, mettete a bagno i capperi in acqua fredda e lasciateli rinvenire per un’ora, cambiando l’acqua un paio di volte. Nel frattempo lavate le acciughe, e privatele delle lische. Lavate i porri con acqua fredda, e poi affettateli a rondelle molto sottili. Potete utilizzare anche qualche centimetro del gambo verde, renderà il piatto ancora più saporito. A questo punto togliete l’anima (il germoglio interno) dallo spicchio d’aglio e tagliate anche questo a fettine sottilissime.
  2. Prendere una pentola di terracotta (in alternativa, potete usare una pentola antiaderente) e scaldate 4 cucchiai d’olio extravergine insieme alla noce di burro; a questp punto si uniranno tutti gli ingredienti. Cominciate con l’aglio a fettine, lasciatelo ammorbidire a fuoco basso (non deve friggere), per 10 minuti. Unite le acciughe e, sempre a fiamma bassa, fatele sciogliere servendovi di un cucchiaio di legno. Unite i porri affettati e i capperi tritati finemente. Mescolate bene e fate stufare, sempre a fuoco dolce, per una ventina di minuti. Aggiungete un mestolo di brodo in cui sarà stato stemperato 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro, e proseguite la cottura fino a quando i porri non siano divenuti tenerissimi, trasparenti e quasi disfatti.
  3. A questo punto manca ancora l’ingrediente principale, ovvero il pane raffermo. Affettatelo e dividete ogni fetta in listarelle larghe approssimativamente 3 dita. A questo punto lasciatele dorare in un forno già caldo (circa 180°), fino a quando assumeranno una consistenza croccante.
  4. Imburrate una pirofila e sistematevi quindi uno strato di listarelle di pane vicine tra loro. Sopra aggiungeteci una parte dei porri e un’abbondante spolverata di parmigiano. Alternate uno strato di pane a uno di porri e parmigiano fino ad esaurire gli ingredienti. Se possibile, fate in modo che l’ultimo strato sia di pane. Un’accortezza: non riempite completamente la pirofila, poiché il pane aumenterà di volume.
  5. A questo punto unite lentamente il brodo caldo: dev’essere sufficiente a inzuppare il pane e sfiorarne appena la superficie. Infornate in forno già caldo (circa 180°) e fate cuocere per circa 30 minuti. Per gratinare la superficie, ottenendo così un gradevole effetto estetico e una consistenza più croccante.
  6. A fine cottura spolverate generosamente la supa mitonà con parmigiano e cospargete con fiocchetti di burro, prolungando la cottura ancora di qualche minuto. Prima di servire, lasciate riposare 10 minuti… et voilà, gustatevi la vostra mitonà!

Dal gruppo al brand

Nel corso degli ultimi decenni sono molti i cambiamenti intervenuti nella nostra società, sia nell’educazione che nella famiglia.

Chi di noi non ricorda la suddivisione in “colori” o “squadre” all’asilo dove, indipendentemente dalla professione del papà (le mamme che lavoravano all’epoca erano poche) o dall’auto posseduta, i bambini di una stessa squadra svolgevano attività didattiche e ludiche insieme e, ogni squadra, le svolgeva con le altre.

Il grembiulino stesso adottato alle elementari uniformava, appunto, tutti gli alunni evitando differenziazioni diseducative tra chi poteva e chi no, tra i ricchi ed i poveri, tra un ceto ed un altro.

La stessa cosa succedeva, e credo succeda tuttora, negli scout dove le squadriglie (o le sestiglie per i lupetti) erano contraddistinte, per esempio, dal nome di un animale cosicché in una gara vincevano gli scoiattoli (o i pezzati per i lupetti), non chi guida il SUV o quello con la bici da 3000 euro.

Negli anni ’70, in coincidenza con le prime lotte politiche tra sinistra e destra le fazioni cominciarono ad essere distinguibili dall’abbigliamento: chi indossava loden e scarpe “College” e chi, invece, “Clark” ed eskimo schierandosi dalla parte opposta.

Negli anni ’80 lo yuppismo esaltò ulteriormente la contrapposizione tra chi viveva la Milano da bere e chi la subiva, tra chi imitava l’Avvocato e chi, invece, avrebbe venduto la mamma per noleggiare una fuoriserie e mostrarsi per ciò che non era.

Al giorno d’oggi, purtroppo, la situazione è peggiorata: non si cerca più l’appartenenza ad un gruppo (o associazione o aggregazione umana a qualsiasi livello) per collaborare, agire insieme e crescere con l’esempio e l’aiuto reciproco ma si sente il bisogno di uniformarsi, di livellarsi appiattendo, di fatto, la personalità.  I ragazzi (ma non solo loro) si sentono esclusi dalla cerchia di amici e compagni di scuola se non indossano abiti ed accessori griffati (dal giubbotto allo zaino, agli occhiali da sole alla borsa). Oltretutto le griffe “di moda” cambiano periodicamente con il risultato che ciò che hai comprato e ti rendeva degno di entrare nel club dei “privi di personalità” dopo qualche tempo diventa obsoleto e ti obbliga a ripetere la sfilata con un brand diverso.

Quel che è peggio è che molti, pur di apparire, non esitano a comprare oggetti contraffatti, spesso di qualità scadente, pur di fregiarsi di quel logo o quelle iniziali su ciò che indossano: forse ignorano che chi acquista per sé (non per un amico o altri) un bene contraffatto realizza un illecito amministrativo, punito con una sanzione pecuniaria che va da 100 a 7.000 euro, ai sensi della Legge n° 99 del 2009. Non si può sostenere che si credeva fossero oggetti originali perché la differenza di prezzo rispetto ai prodotti originali fa capire che sono state violate le norme in materia di origine e provenienza dei prodotti con un uso indebito del marchio.

Se, poi, compro quella merce per darla ad altri, guadagnando dalla vendita, incorro nel reato di ricettazione (art. 648 c.p.) che si concretizza quando una persona, per procurare a sé o ad altri un profitto, compra merce contraffatta o di provenienza illecita.

Conviene rischiare per sentirsi parte integrata di un gruppo perdendo, oltretutto, la propria peculiarità?

Ai miei studenti ed ai clienti ripeto sempre “In una cosa siamo tutti uguali: essere ognuno diverso dagli altri”.

E’ evidente che non sentirsi accettati non sia piacevole, ma proviamo noi a creare una moda, una corrente di pensiero che davvero ci rappresenti, ci appartenga e ci contraddistingua dagli altri. Come possiamo sentirci integrati per il solo fatto di indossare uno slogan (un logo lo è) di un brand che unisce persone nel mondo totalmente diverse l’una dall’altra, che viene spesso “integrato” da falsi (la merce contraffatta) rendendo uguali chi è originale con chi è falso?

A lezione spiego sempre che la felicità non è la meta, ma la via: non dobbiamo inseguire la felicità facendo ciò che fanno gli altri, pensando che loro siano felici perché hanno ciò che mostrano: dobbiamo essere felici mentre facciamo quello che ci piace, che ci fa stare bene senza curarci di cosa faccia chi ci circonda.

Prima o poi la finzione viene scoperta: meglio essere diversi perché originali che uguali senza personalità.

Sergio Motta

Quando il Sol Levante incontra Torino

Scopri – To

Alla scoperta di Torino
In Via Monte di Pietà a Torino si trova un luogo magico dall’atmosfera orientale che ci riporta in un piccolo paese del Giappone, si chiama Kintsugiteandcakes. Il nome deriva da Kintsugi ovvero l’arte orientale di riparare gli oggetti rotti mettendo dell’oro puro nelle crepe e poi tea and cakes dai tè e le torte che preparano.
Entrando nel locale si percepisce subito di essere arrivati in un piccolo angolo giapponese, con tavoli di legno, piante e canne di bamboo che decorano la stanza. Un profumo di torta appena sfornata pervade tutto il locale e l’ampia scelta di dolci in vetrina attira anche i clienti più scettici.
Dato il ristretto numero di posti a sedere il tavolo va sempre prenotato prima, quando ci si accomoda le giovani proprietarie, Francesca e Martina molto amiche tra loro, propongono un menù molto ampio, “mochi” ovvero dei “panini” preparati con riso pestato per ottenere un’impasto bianco e morbido che viene poi modellato a sfera, cotto e farcito con ingredienti dolci o salati, vi sono anche vari tipi di tè, bevande e cappuccini rivisitati. Numerosi dolci fusion che uniscono la tradizione torinese con quella giapponese come i baci di matcha, simili ai Baci di dama ma con un impasto al tè matcha, la Moussecacke una tortina al mango, frutto della passione e crumble, poi Kumo un dolce al pistacchio e moltissimi altri per ogni gusto con anche alcune scelte salate per il pranzo.
Il loro cavallo di battaglia si chiama proprio come il locale Kintsugi cake, una torta a forma di foglia verde intensa, composta da una mousse al tè matcha con gelee al frutto della passione con sopra crumble al cacao e caramello salato.
I dolci giapponesi della tradizione erano senza zucchero solo con pochi ingredienti come l’agar agar e i fagioli, con il tempo date le influenze culturali occidentali iniziarono a unire il cacao e vari tipi di zuccheri sempre rimanendo semplici per gustare al meglio ogni ingrediente  utilizzato scelto con cura. Proprio con questa filosofia Francesca e Martina creano i loro dolci per i clienti del locale.
Kintsugi organizza anche eventi molto particolari come il “Matcha e origami breakfast” dove le sapienti mani di Kayo, una giovane donna giapponese, prepara un cerimoniale a base di tè matcha e wagashi giapponesi, dolci tradizionali preparati con zucchero di canna, fagioli e farina di riso, accompagnati poi da una torta fatta in casa e vari gusti di mochi e tutti insieme mentre fanno colazione preparano degli origami con l’aiuto di Kayo. In altre occasioni viene mostrata la preparazione del matcha o dei mochi sempre accompagnati da splendidi cerimoniali e ospiti giapponesi. Il matcha è una varietà di tè verde originario della Cina dove le foglie vengono raccolte e cotte al vapore per molto tempo, ve ne sono di due tipi quelli di foglie giovani ovvero raccolte quando la pianta ha meno di trent’anni e quelle mature quando la pianta ha più di trent’anni, alcune leggende dicono che i più esperti sanno riconoscere quando il tè viene fatto con una o l’altra pianta.
Si dice che questa varietà di tè sia un toccasana per la bellezza e la salute, contiene infatti molecole antiossidanti che proteggono la pelle dall’invecchiamento, inoltre grazie alla presenza di polifenolo aumenta il metabolismo e aiuta contro la ritenzione idrica. Il tè matcha aumenta la memoria grazie ad alcuni amminoacidi che ha al suo interno, aiuta a rilassarsi e migliora la digestione. E’ anche consigliato per i diabetici perché riduce la pressione, il colesterolo e i trigliceridi.
In Italia la cultura del tè è molto meno tipica, proprio per questo locali come Kintsugi permettono di scoprire prelibatezze diverse dal solito e arricchiscono il nostro bagaglio culturale, all’interno del locale ci raccontano infatti che tutti i tipi di tè provengono sempre dalla stessa pianta la Camellia Sinensis e in base alla lavorazione delle foglie si ottiene il tè verde, rosso, nero, fermentato.
Le contaminazioni culturali portano quindi un’enorme crescita da ogni punto di vista e come disse la prprietaria del locale in un’intervista pubblicata online: “Non avere schemi e preconcetti aiuta a sviluppare la creatività. Non ci sono cose che non si possano provare a prescindere, non esistono abbinamenti di sapori da escludere solo perché lo ha detto qualcun altro…”
NOEMI GARIANO