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La Mole si mostra

E’ un itinerario costruito da carte, fotografie, guide e giornali appartenenti  all’Archivio Storico della Città, per rendere omaggio alla Mole e ripercorrerne i 150 anni, dalla prima pietra posta nel 1863. La sua storia inizia nel 1862 quando la comunità ebraica acquistò il terreno in Via Montebello (allora contrada del Cannon d’oro) decidendo di  realizzare una Sinagoga

 

mole cromaturaNe ha passate di tutti i colori il simbolo di Torino per antonomasia, la Mole Antonelliana. Qualche decennio fa, nel 1953,  un nubifragio abbatté addirittura la guglia, fortunatamente senza causare vittime.  La mostra ‘Esplorando tra le carte’, prorogata fino al 18 aprile, nello spazio espositivo di via Barbaroux 32, ripercorre la lunga storia del monumento.

 

E’ un itinerario costruito da carte, fotografie, guide e giornali appartenenti  all’Archivio Storico della Città, per rendere omaggio alla Mole e ripercorrerne i 150 anni, dalla prima pietra posta nel 1863. La sua storia inizia nel 1862 quando la comunità ebraica acquistò il terreno in Via Montebello (allora contrada del Cannon d’oro) decidendo di  realizzare una Sinagoga per celebrare l’emancipazione concessa da Carlo Alberto

 

I lavori della ristrutturazione si sono conclusi definitivamente nel 1987. La struttura è oggi dotata di un ascensore panoramico, in vetro e acciaio sorretto da funi metalliche:  all’altezza del tempietto si ammira un indimenticabile panorama su Torino e sulle Alpi. Dal 2000  l’edificio è sede del Museo Nazionale del Cinema.

 

(Foto: il Torinese)

Il Piemonte com’era negli anni Settanta

Le immagini vennero scattate nel decennio compreso fra il ‘70 e l’80 del secolo scorso, quando iniziò l’attività della Regione Piemonte.Gli anni delle proteste di piazza e del terrorismo, dei progressi industriali trainati da Fiat e Olivetti, dell’emancipazione femminile e del boom edilizio, dei primi esodi estivi e dei pantaloni a zampa di elefante

memorie

Uno spaccato autentico della società piemontese – perché le immagini non ingannano – in un centinaio di scatti fotografici dell’Archivio storico del Consiglio regionale. E’ quello offerto dalla mostra fotografica Memorie in bianco e nero. Il Piemonte com’era, quando nacque la Regione. Le immagini vennero scattate nel decennio compreso fra il ‘70 e l’80 del secolo scorso, quando  iniziò l’attività della Regione Piemonte.Gli anni Settanta delle proteste di piazza e del terrorismo, dei progressi industriali trainati da Fiat e Olivetti, dell’emancipazione femminile e del boom edilizio, dei primi esodi estivi e dei pantaloni a zampa di elefante. L’esposizione si articola in 16 sezioni che individuano diversi temi di natura economica, sociale, culturale in grado di illustrare non solo la vita di tutti i giorni, ma anche alcuni episodi salienti,come le calamità naturali e l’esposizione della Sindone del 1978.

 

“La mostra non intende tanto celebrare la nascita dell’ente Regione, quanto invece offrire una testimonianza, benché parziale, della società piemontese in quella delicata fase storica”, ha dichiarato Valerio Cattaneo, presidente del Consiglio regionale. “Un’epoca caratterizzata da radicali cambiamenti economici e culturali in tutta Italia, che hanno visto il Piemonte protagonista, soprattutto come luogo in cui il passato e la voglia di futuro si incontravano e si scontravano con prepotenza, contribuendo, nel bene e nel male, all’affermazione di un cambio di mentalità, di valori, di stili di vita”.

“Per l’esposizione abbiamo attinto all’archivio del Consiglio regionale, che custodisce migliaia di immagini, gestibili oggi facilmente in digitale e siamo lieti di condividerle perché sono un patrimonio pubblico”, ha affermato Domenico Tomatis, direttore Comunicazione Istituzionale dell’Assemblea regionale.

Ecco le sezioni della mostra:

Sui banchi di scuola, la crescita del numero di donne che lavorano rende sempre più prezioso per le famiglie il ruolo della scuola materna. Sale il grado di alfabetizzazione e anche l’accesso all’università è liberalizzato.

Moda, costume e società, Le grandi griffe cominciano a fare concorrenza ai piccoli artigiani e ai pregiati atelier sartoriali torinesi e la moda si afferma sempre più come fenomeno di massa.

In fabbrica, costruttori di futuro, Fiat e Olivetti: due realtà industriali che segnano la storia economica e sociale del Piemonte. Qui si esprimono le lotte sindacali e i modelli innovativi di borganizzazione del lavoro, ma si costruiscono anche i grandi progressi della meccanica e dell’elettronica.

La città cresce e cambia volto, si espandono i confini della città e si aprono nuovi cantieri dove sorgeranno quartieri residenziali, fabbriche e centri direzionali

Le idee scendono in piazza, la contestazione operaia, che scoppia nel ‘68 unendosi alle

rivendicazioni studentesche, utilizza potentemente lo sciopero e la protesta di piazza per richiamare l’attenzione sulla contrattazione salariale e i diritti dei lavoratori. Ma la protesta si estende anche ai valori della società del tempo (referendum sul divorzio del 1974 e per la depenalizzazione dell’aborto del 1978).

La vita nei campi, nonostante l’abbandono delle campagne da parte di molti, chi resta beneficia dei progressi della meccanizzazione e si fa garante della qualità dei grandi prodotti della terra piemontese: in primis grano, riso, vino, carni

Si parte? I treni affollati di emigranti in arrivo dal sud trasportano molti sogni e aspettative. Ma il viaggio diventa anche una nuova occasione si svago a portata di (quasi) tutti

Periferie umane, negli anni del boom edilizio e della modernizzazione permangono isole di povertà e di degrado

In carrozza!, tram, corriere, treni scandiscono più che in passato la quotidianità di molti piemontesi, mentre l’auto diventa il simbolo della libertà e delle vacanze

Progressi in sanità, è un periodo di boom demografico ma anche di migliorie della ricerca e della diagnostica medica.

Disastri naturali, le alluvioni e i danni del maltempo, in città come in campagna

Le mani e le macchine, il lavoro femminile in fabbrica, in ufficio e a domicilio

Il sacro lino, l’ ostensione della Sindone del 1978

Morando, un poeta col pennello, la mostra del pittore alessandrino avvenuta nel 1976 a Palazzo Lascaris, a Torino

Palazzo Lascaris, la nuova casa dei piemontesi, gli scatti dell’inaugurazione della sede del Consiglio regionale, nel settembre 1979

Ritratti di ieri, intensi volti di giovani e anziani

Sull’ultimo pannello è presente un monitor per la proiezione in loop di un filmato Rai del 1980 con interviste ai consiglieri protagonisti della prima legislatura regionale.

Memorie in bianco e nero. Il Piemonte com’era, quando nacque la Regione.

Nella galleria Belvedere di Palazzo Lascaris,  via Alfieri 15, visitabile fino all’11 marzo. (Alcune delle foto esposte, nella rubrica ALBUM del Torinese)

Prezzi migliori per i farmaci ospedalieri

La parola d’ordine è: centralizzare gli acquisti in campo sanitario. I risparmi ottenuti consentiranno di mantenere un buon livello del servizio.

salute

Il Piemonte è la Regione che, attraverso la società di committenza Scr,  ha spuntato i prezzi migliori per l’acquisto di farmaci a uso ospedaliero. A dirlo è l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture nell’analisi territoriale comparativa che misura le performance delle Regioni italiane in materia di acquisti di farmaci. L’analisi, più in generale, è stata condotta su un campione di farmaci non coperti da brevetto selezionando 39 stazioni appaltanti in 18 Regioni. Gli indicatori presi in esame riguardano rispettivamente la posizione (rango) della stazione appaltante, per ciascun farmaco, nell’ordinamento dei prezzi di acquisto trasmessi dalle amministrazioni e il rapporto tra prezzo di acquisto della stazione appaltante e un prezzo arbitrariamente fissato (in questo caso specifico il prezzo mediano). Rispetto all’indicatore riferito alla posizione, i prezzi di acquisto aggiudicati da Scr Piemonte, per singolo farmaco, sono mediamente i più bassi, quindi il Piemonte risulta la Regione con la miglior performance nella classifica stilata dall’Avcp. Inoltre, rispetto all’indicatore del prezzo in relazione al prezzo mediano ottenuto dalle stazioni appaltanti, il Piemonte si colloca tra le prime 3 Regioni d’Italia, a conferma dell’impegno per la razionalizzazione e il contenimento della spesa sanitaria, mediante gare centralizzate.

Gli ultimi provvedimenti regionali assunti vanno proprio nella direzione di centralizzare, sempre di più, gli acquisti in campo sanitario, con il potenziamento delle funzioni della società di committenza e il ridisegno organizzativo delle aziende sanitarie. I risultati sono stati accolti con grande soddisfazione dai vertici di Regione e Scr. Agostino Ghiglia, assessore regionale con delega alle Società partecipate, ha dichiarato che “il fatto che Scr risulti tra le realtà italiane più efficienti ed efficaci in ottica di razionalizzazione della spesa sanitaria, oltre ad essere motivo d’orgoglio, rafforza le scelte effettuate a livello di governance e di rilancio operativo dell’ente.”.

Ugo Cavallera, assessore regionale alla Sanità, ha osservato che “l’assessorato sta lavorando per ridurre la spesa farmaceutica, uno degli impegni che abbiamo assunto con la predisposizione dei programmi operativi 2013-2015. L’analisi comparativa, seppur riferita ad un campione limitato, dimostra che è possibile conseguire risparmi significativi. L’orientamento è quello di procedere sempre più nella direzione di centralizzare gli acquisti in campo sanitario, con il potenziamento delle funzioni della società di committenza. I risparmi ottenuti consentiranno, a regime, di mantenere il buon livello del servizio sanitario regionale riconosciuto dalle recenti valutazioni del Ministero della Salute con le verifiche sugli adempimenti dei Livelli essenziali di assistenza”.

(Ufficio stampa Regione Piemonte)

Stati generali contro la violenza sulle donne

La mozione del Comune indica nella violenza nei confronti delle donne una vera e propria emergenza nazionale che richiama alla necessità di azioni di contrasto e protezione delle vittime con il sostegno dei Centri Antiviolenza esistenti, e la pianificazione della prevenzione dal punto di vista culturale

palazzocivico

Il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità la mozione, presentata da Lucia Centillo, Laura Onori, Domenica Genisio, Marta Levi e Fosca Nomis, che impegna Sindaco e Giunta, in relazione alla violenza nei confronti delle donne, a organizzare gli Stati Generali della Città e a dare piena applicazione alla Convenzione “No more” firmata dalla Città di Torino in data 15 gennaio 2013. Con il medesimo atto si invitano la Regione Piemonte e il Governo Nazionale ad organizzare gli Stati generali anche a livello Regionale e Nazionale.

 

La mozione indica nella violenza nei confronti delle donne una vera e propria emergenza nazionale che richiama alla necessità di azioni di contrasto e protezione delle vittime con il sostegno dei Centri Antiviolenza esistenti, e la pianificazione della prevenzione dal punto di vista culturale. L’atto richiama, oltre alla Convenzione “No more” i precedenti della Convenzione di Istanbul, la Legge Regionale n. 16 del 26 maggio 2009 che prevede l’istituzione di centri antiviolenza

 

con case rifugio, la Legge Regionale n. 11 del 17 marzo 2008 che istituisce un fondo di solidarietà per il patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti e l’esperienza del coordinamento cittadino contro la violenza nei confronti delle donne come strumento di partecipazione e responsabilità collettiva a sostegno delle azioni e delle politiche della città e della Provincia di Torino.

 

Ufficio stampa del Consiglio comunale (S.L.)

La Sanità piemontese ha la qualità certificata

Si salvano più vite, ci sono dei tempi di risposta migliori sulle patologie più importanti e questo avendo risparmiato 400 milioni grazie alla riorganizzazione dei servizi. La riconversione degli ospedali ha fatto sì che si intervenga in modo appropriato con ricoveri mirati a seconda della casistica, migliorando la qualità dell’assistenza

sanita

L’analisi dei dati del Piano nazionale esiti, elaborato dall’Agenas per conto del Ministero della Sanità, dimostra che nel complesso la sanità piemontese è di ottimo livello e che nel 2012 è stato possibile salvare centinaia di persone in più rispetto al 2009 grazie all’efficacia delle terapie e alla concentrazione degli interventi complicati negli ospedali più adeguati.

I dati del Pne, che consente di “misurare” in maniera oggettiva la qualità dei servizi sanitari regionali e delle strutture ospedaliere, sono stati illustrati  dal presidente della Regione, Roberto Cota, dall’assessore alla Sanità, Ugo Cavallera, e dal direttore regionale della Sanità, Sergio Morgagni.

 

“Si salvano più vite, ci sono dei tempi di risposta migliori sulle patologie più importanti e questo avendo risparmiato 400 milioni grazie alla riorganizzazione dei servizi, secondo il piano di rientro che ci è stato imposto appena insediata la Giunta: la verità è che la nostra riforma funziona e tutti i dati lo confermano – ha dichiarato Cota – Le ottime performance del nostro servizio sanitario sull’infarto miocardico acuto, per citare come esempio uno dei dati più significativi, dimostrano l’efficacia del nostro sistema 118 unito a strutture di riferimento in grado di intervenire su ogni tipo di emergenza o complicanza: se nel 2009 si portavano gli infartuati in 45 ospedali, molti dei quali evidentemente inadeguati, oggi li si trasporta nei 28 più attrezzati. E i dati dimostrano che questa riorganizzazione ha già salvato tante vite, a dispetto delle polemiche di chi cerca di strumentalizzare la sanità per ragioni politiche o di chi cerca di difendere il suo piccolo centro di potere. La nostra riforma, a conti fatti, sta costruendo un servizio sanitario regionale moderno, efficiente e che salva molte vite in più”.

 

“In base agli ultimi dati del 2011 – ha proseguito Cavallera – il Piemonte era sopra la media nazionale nella griglia dei livelli essenziali di assistenza. Oggi abbiamo voluto dare atto del buon lavoro complessivo di tutta la sanità regionale. La riconversione degli ospedali ha fatto sì che si intervenga in modo appropriato con ricoveri mirati a seconda della casistica, migliorando la qualità dell’assistenza. Siamo impegnati nella sfida dei programmi operativi e per ciascun settore abbiamo definito quello che abbiamo in animo di fare. Mi auguro che venga considerato lo sforzo profuso in una situazione difficile, determinata da condizioni pregresse che i tavoli ministeriali non hanno potuto fare altro che certificare. Anzi, occorre apprezzare lo sforzo di tutte le componenti volto a concentrare le risorse per garantire un efficace servizio ai cittadini”.

 

L’analisi ha preso in considerazione gli esiti relativi alle malattie che, con elevata frequenza, determinano ricoveri ospedalieri e necessitano di assistenza territoriale successiva al ricovero ad esclusione delle neoplasie per le quali il Pne non rende disponibili i dati della serie temporale 2007-2012. Si tratta, in particolare, delle malattie cardiovascolari (infarto miocardico acuto, valvulopatie cardiache, scompenso cardiaco congestizio), delle malattie cerebrovascolari (ictus), delle malattie dell’apparato respiratorio (broncopneumopatia cronica ostruttiva riacutizzata); dei traumi (frattura del collo del femore, frattura della tibia-perone). Il Pne esamina otto indicatori relativi all’infarto miocardico acuto (IMA), sei dei quali sono principalmente correlabili alla qualità dell’assistenza ospedaliera, misurando la mortalità a 30 giorni, mentre due possono essere messi in relazione principalmente alla qualità dell’assistenza territoriale (specialistica ambulatoriale, medici di medicina generale, farmaci, assistenza domiciliare), misurando la mortalità e le complicanze ad un anno. Per quanto riguarda le valvulopatie cardiache e lo scompenso cardiaco congestizio, sono disponibili i dati relativi alla mortalità a 30 giorni, così come per l’ictus, la Bpco riacutizzata e le fratture del collo del femore e della tibia-perone che, pertanto, esprimono principalmente misure del livello qualitativo riferito all’assistenza ospedaliera.

 

Per le malattie cardiovascolari (infarto miocardico acuto, valvulopatie cardiache, scompenso cardiaco congestizio) il confronto tra i dati del 2012 è sostanzialmente positivo per il Piemonte rispetto alla situazione del 2009 ed anche rispetto alla media delle altre regioni. Positivo anche il raffronto per quanto riguarda la cura dell’ictus. Per le malattie dell’apparato respiratorio (broncopneumopatia cronica ostruttiva riacutizzata) il dato è leggermente negativo rispetto all’Italia, ma comunque in miglioramento sul 2009 ed è comunque linea con le altre aree del Nord Italia dove vi sono analoghe condizioni ambientali e climatiche. In discesa anche i tempi di attesa per gli interventi chirurgici per le fratture del collo del femore e della tibia-perone. Va rilevato che questi risultati sono stati ottenuti in presenza di una diminuzione della spesa corrente del servizio sanitario regionale, passata dagli 8,5 miliardi del 2009 agli 8,2 miliardi del 2012.

 

(Ufficio stampa Regione Piemonte)

Dietetica e Nutrizione Clinica: il Piemonte tra le eccellenze nazionali

Il progressivo aumento delle malattie croniche e degenerative, che richiedono interventi ad elevata complessità clinico assistenziale, pone l’esigenza di organizzare risposte integrate, centrate sui bisogni dei pazienti e di chi li assiste

dieta

Se la sanità è spesso caratterizzata da inefficienze e lunghe liste d’attesa, a maggior ragione vanno riconosciute le eccellenze che, a dire il vero, nella nostra regione non mancano. Una di queste è senza dubbio La rete della strutture di dietetica e nutrizione clinica della Regione, davvero all’avanguardia a livello nazionale. La conferma si è avuta nel corso del 3° convegno nazionale sulla nutrizione artificiale nella vita e alla fine della vita che si è svolto di recente a Torino, presso il Politecnico, promosso da Cittadinanzattiva.

 

Il progressivo aumento delle malattie croniche e degenerative, che richiedono interventi ad elevata complessità clinico assistenziale, pone l’esigenza di organizzare risposte integrate, centrate sui bisogni dei pazienti e di chi li assiste, unitarie nel modo in cui vengono erogate. Una di queste risposte è, appunto, rappresentata dalla Nutrizione Artificiale. Quando necessario, deve essere proseguita dall’ospedale al domicilio, riducendo i costi globali del trattamento e influendo sensibilmente sulla qualità di vita del paziente. Il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005 aveva evidenziato la necessità di garantire ad ogni paziente un intervento adeguato dal punto di vista nutrizionale a livello territoriale ed ospedaliero.

 

 “La Regione Piemonte – afferma l’Assessore alla Sanità, Ugo Cavallera – aveva immediatamente recepito il disposto del Piano Sanitario Nazionale individuando, sin dal 2003, i centri ospedalieri della propria Rete regionale delle Strutture di Dietetica e Nutrizione Clinica, aggiornata e formalizzata nel 2010, con il preciso scopo di ottimizzare la nutrizione artificiale ospedaliera e domiciliare, sia per quanto attiene all’età pediatrica, sia all’età adulta”. Ancora oggi, il Piemonte è all’avanguardia nei percorsi di Nutrizione Clinica, sia dal punto di vista assistenziale, sia da quello gestionale ed organizzativo. Nell’ottica dell’assistenza in rete, in base alla quale il paziente non deve mai essere abbandonato nel suo percorso, ma ha bisogno di essere costantemente seguito ed accompagnato in ogni fase della sua malattia, la Rete di Dietetica e Nutrizione Clinica copre l’intero territorio regionale e offre assistenza trasversale ad ogni ambito di malattia, in cui il controllo nutrizionale del paziente è essenziale alla sua guarigione.

Il Centro Storico spopola sui social network

Inaugurato nel 1963, il Centro Storico Fiat ha sede a Torino, in un edificio liberty che fu il primo ampliamento (1907) delle officine di corso Dante dove nacque l’azienda. Su Facebook in soli sei mesi ha ricevuto più ‘mi piace’ della Galleria degli Uffizi e dei Musei Vaticani messi insieme

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L’Ansa ha dato la notizia recentemente: in soli sei mesi ha ricevuto più ‘mi piace’ della Galleria degli Uffizi e dei Musei Vaticani messi insieme. Il Centro Storico Fiat è il museo italiano più popolare su Facebook, con oltre 100 mila fan e con più di 35 mila persone che ne parlano. Numeri che collocano il museo al livello del Moma di New York o del Louvre di Parigi. Solo un quarto dei fan è in Italia, tutti gli altri dall’estero. Fin dall’inizio è stato teatro di momenti importanti nella storia della Fiat: il primo risale al 4 maggio 1966 quando, nel salone centrale, Vittorio Valletta, una delle figure chiave nella storia ultracentenaria dell’azienda fondata dal Senatore Giovanni Agnelli, firmò l’accordo con l’URSS che portò alla costruzione di Togliattigrad.

Ora il Centro Storico ospita una collezione di automobili, cimeli, modellini e manifesti pubblicitari di artisti che copre l’intera storia dell’azienda. Dalla prima vettura, la 3½ Hp, all’impressionante “Mefistofele”, che nel 1924 batté il record mondiale assoluto di velocità. E poi ci sono il primo trattore, il Fiat 702 del 1919; l’autocarro 18BL, che motorizzò le truppe italiane nella prima guerra mondiale, la Littorina, protagonista del trasporto ferroviario a partire dagli anni Trenta e l’affascinante caccia G91, il velivolo disegnato da Giuseppe Gabrielli e poi adottato dalla NATO.

Il percorso di visita, in cui è possibile imbattersi in motori per navi, biciclette, frigoriferi e lavatrici “targati” Fiat, si snoda attraverso la ricostruzione di alcuni stabilimenti simbolo della storia aziendale e dei cambiamenti nel modo di lavorare.

Nello stesso edificio è presente anche l’archivio aziendale, consultabile su appuntamento: più di 5.000 m.l. di documenti cartacei, 300.000 disegni tecnici, 5.000 tra volumi e riviste di automobilismo e storia industriale, più di 6 milioni di immagini (stampe, diacolor, lastre e negativi), 200 ore di filmati storici. Di particolare interesse il fondo del progettista Ing. Dante Giacosa, il “papà” delle utilitarie – la Topolino, la 600, la 500 – che hanno motorizzato l’Italia.

(fonte: www.fiatspa.com)

Ossigeno alle imprese: erogati i primi 25 milioni della Banca Europea

Per quanto riguarda i restanti 75 milioni di euro che dovranno essere interamente allocati entro i primi mesi del 2014, la Giunta regionale ha già deciso di impegnarne 20 milioni sulla nuova misura “Più Sviluppo”: sostegno alle realtà imprenditoriali

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Erogata la prima tranche, pari a 25 milioni di euro, dei fondi messi a disposizione da Banca Europea degli Investimenti (BEI), a seguito del contratto di prestito “Regione Piemonte Loan for SMEs”. L’intesa, sottoscritta nei mesi scorsi, prevede la disponibilità di un plafond di risorse aggiuntive per il Piemonte di 100 milioni di euro da destinarsi interamente al finanziamento di investimenti e progetti di sviluppo relativi alle PMI piemontesi. «Grazie all’operazione conclusa con BEI – commenta il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cotaassicuriamo alle imprese piemontesi, già gravate dal perdurare della crisi, di poter disporre di risorse finanziarie aggiuntive, in un momento in cui sia la parte pubblica, sia il sistema creditizio faticano a sostenere le legittime esigenze di liquidità del mondo imprenditoriale per gli investimenti. Ora, più che mai, dobbiamo guardare a nuovi mezzi di reperimento, che sappiano sfruttare le leve finanziarie di cui disponiamo e quindi cercare di replicare questo meccanismo virtuoso messo in atto con BEI».

La Giunta regionale ha destinato la prima tranche al finanziamento di una parte cospicua della lista d’attesa presente sulla Misura IV.1 del Piano Straordinario per l’Occupazione, ovvero quello relativo ai prestiti partecipativi: una misura che si prefigge di rafforzare la struttura patrimoniale delle PMI e diversificarne le fonti di finanziamento. Si tratta in estrema sintesi di un finanziamento a 5 anni, dove l’80% dell’importo viene erogato dalla Regione con provvista BEI ad un tasso fisso inferiore al 2%, con un costo finanziario dell’operazione, quindi, sensibilmente al di sotto rispetto agli attuali tassi di mercato. La Giunta, inoltre, per supportare maggiormente tali imprese, ha deliberato recentemente di ripristinare anche per queste operazioni il contributo a fondo perduto pari al 5% della provvista erogata da Finpiemonte; non essendo possibile utilizzare la provvista BEI per tale finalità, sono stati destinati 1,25 milioni di euro di fondi PAR FAS.

Il perdurare della crisi e la conseguente contrazione del credito, unitamente alle finalità e al basso costo del finanziamento, hanno fatto sì che la misura “presiti partecipativi”, dalla seconda metà del 2010 a oggi, abbia avuto un rilevante riscontro in termini di domande presentate, generando una richiesta di fondi di quasi 5 volte superiore alla sua dotazione iniziale, che era di circa 18 milioni di euro.  Grazie alle risorse aggiuntive reperite attraverso il contratto con BEI, è stato possibile finanziare, in aggiunta a quelle che avevano già beneficiato dei fondi regionali, oltre 70 imprese, la maggior parte ubicate nell’area torinese e in provincia di Cuneo. I finanziamenti concessi hanno un taglio medio pari a 450 mila euro, con un minimo di 50 mila  e un massimo 1,5 milioni. Tali fondi hanno generato un cofinanziamento bancario aggiuntivo di oltre 5 milioni di euro.  Per quanto riguarda i restanti 75 milioni di euro che dovranno essere interamente allocati entro i primi mesi del 2014, la Giunta regionale ha già deciso di impegnarne 20 milioni sulla nuova misura “Più Sviluppo”: sostegno alle realtà imprenditoriali con una stabile organizzazione nella regione attraverso agevolazioni per investimenti produttivi a tassi vantaggiosi e che abbiano significative ricadute occupazionali. Si sta, inoltre, programmando l’impiego dei rimanenti 55 milioni sempre a favore delle PMI piemontesi, su diverse misure, nuove o già in vigore:  investimenti in innovazione e ricerca, per la cooperazione, per il sostegno al circolante. (Finpiemonte)

Task force Italia-Russia per aiutare le imprese

In vista dell’Expo 2015, Torino e Milano rappresentano oggi un’unica grande realtà metropolitana. Già adesso l’area fieristica di Rho-Pero è alle porte di Novara. Ma con la realizzazione della fermata dell’alta velocità ferroviaria vi si potrà arrivare in 40 minuti anche dal centro di Torino e viceversa

prternshipPartecipazione record alla Task force Italia-Russia sui distretti e le pmi, forum economico-istituzionale presieduto dal Ministero dello Sviluppo economico italiano e dalla Rappresentanza commerciale russa di cui si è aperta il 12 novembre a Torino Incontra la 23/esima edizione: 800 le persone iscritte, in rappresentanza di 25 Regioni russe e sette italiane. Il programma dell’iniziativa, che prosegue fino a mercoledì 13, prevede confronti e dibattiti su efficienza energetica, energie rinnovabili, edilizia, meccanica e turismo. “E’ un’edizione senza precedenti – ha commentato il presidente del Piemonte, Roberto Cota – un’occasione straordinaria per la nostra Regione”. La Russia, infatti, è il dodicesimo Paese a cui è destinato l’export piemontese, per un totale di 790 milioni di euro nel 2012, con un incremento del 4,9% rispetto al 2011. “Il saldo della bilancia commerciale – ha osservato ancora il presidente – è positivo per oltre 700 milioni, in aumento rispetto ai tre anni precedenti”.

Istituita nel 2002, la Task force si riunisce due volte l’anno: le Regioni russe coinvolte sono state fino ad ora 83, dieci quelle italiane. Per quanto riguarda il Piemonte, la categoria merceologica che la fa da padrona nell’export continua a essere la meccanica (27%). “E’ importante – ha detto Cota – perché questo settore è il cuore della tradizione industriale del Piemonte e stiamo riuscendo a coniugarla con l’innovazione”. Altri settori in cui le esportazioni sono positive sono i mezzi di trasporto, gli alimentari e il tessile.

Rivolgendosi ai suoi interlocutori russi, Cota ha poi evidenziato che “abbiamo piccole e medie imprese dell’indotto di grande qualità, che hanno saputo superare l’ottica dell’unico committente per competere sul mercato. Il sistema imprenditoriale piemontese ha bisogno di due cose: creare reti di imprese tramite distretti industriali e sostegno all’esportazione. Per questo il governo regionale ha investito moltissimo nelle politiche di internazionalizzazione”. Bilancio molto positivo, sia in modo globale che per quanto riguarda i rapporti con la Russia, anche per i flussi turistici: quest’anno si è registrato un incremento del 40% delle presenze.

Infine, Cota ha ribadito che “in vista dell’Expo 2015, Torino e Milano rappresentano oggi un’unica grande realtà metropolitana. Già adesso l’area fieristica di Rho-Pero è alle porte di Novara. Ma con la realizzazione della fermata dell’alta velocità ferroviaria vi si potrà arrivare in 40 minuti anche dal centro di Torino e viceversa. Per questo, stiamo lavorando per mettere in luce le opportunità offerte dal Piemonte”. Il viceministro dello Sviluppo economico della Federazione Russa, Pavel Korolev, l’ha definita “una Task force organizzata in modo impeccabile. I delegati che sono qui presenti hanno le idee ben chiare, per cui sono in campo prospettive di cooperazione molto consistenti, che indubbiamente porteranno risultati a breve termine”. Sullo scambio di opportunità ed esperienze tra gli imprenditori dei due Paesi ha puntato l’attenzione la presidente della Rappresentanza commerciale russa in Italia, Natela Scengheliya: “E’ fondamentale che ci sia la possibilità di discutere concretamente di progetti, che portino poi alla firma di impegni contrattuali”.

Nel corso della task force verrà anche dedicato spazio agli strumenti finanziari attraverso cui realizzare le forme di collaborazione, sia sotto il profilo bancario sia riguardo gli investimenti diretti dalla Russia verso l’Italia e viceversa. La Regione Piemonte, in particolare, ha istituito la formula del contratto di insediamento per attrarre nuovi investimenti, che ha già prodotto diversi risultati. Ne è conferma la presenza a Biella dell’azienda russa Synhesalloys, specializzata nei metalli preziosi per l’industria, che ha un investimento programmato di 13 milioni di euro, con un contributo regionale di 1,4.

Come imparare l’export con il Ceip

L’azienda “export e market oriented” vince la sfida ai mercati esteri se è in grado di utilizzare il marketing internazionale come elemento conduttore della propria azione. Il Ceip suggerisce anche di evitare alcuni errori comuni in merito all’export

 

mercati

Guardare al mondo per tentare di risolvere i problemi connessi alla crisi di casa nostra. Ecco l’imperativo per le aziende piemontesi. Un aiuto può arrivare dal Ceipiemonte, il centro estero della Regione. L’orientamento all’internazionalizzazione è un servizio gratuito, personalizzato, dedicato alle imprese artigiane e alle piccole imprese, a cura di Ceipiemonte.

 

Un team è a disposizione, su appuntamento, nella sede del Ceip o in quelle dei soci sul territorio, per analizzare le esigenze dell’azienda e l’operatività in relazione ai paesi di interesse, con riferimento a: strategie di ingresso e/o di consolidamento, canali distributivi e di vendita, ricerca di partner commerciali, attività promozionali. I servizi proposti sono coerenti con la strategia aziendale, dalle fasi preliminari fino alla realizzazione di un percorso operativo e al monitoraggio dei risultati.

 

L’azienda “export e market oriented” vince la sfida ai mercati esteri se è in grado di utilizzare il marketing internazionale come elemento conduttore della propria azione. Il Ceip suggerisce anche di evitare alcuni errori comuni in merito all’export:

 

  • considerare l’export come un’attività sporadica e occasionale
  • pensare di poter risolvere tutti i problemi grazie all’export
  • pensare di riprodurre sul mercato internazionale la stessa strategia di successo adottata sul mercato domestico
  • non avere una strategia.

Fatene tesoro. Il servizio è erogato in tutte le province piemontesi nel contesto del Progetto Idea.

 

(www.centroestero.org)