E’ di scena “Tutta l’Italia del pane”
Sarà l’ormai celebre personaggio televisivo e vero “tuttologo” del pane, Fulvio Marino, il prossimo ospite della “Fondazione E. di Mirafiore”
Dopo di lui, Oscar Farinetti
Venerdì 20 e domenica 22 dicembre
Fontanafredda (Cuneo)
Elogio al cibo più povero e nobile e antico d’Italia. Sua Maestà il “Pane”. Ne parlava (VII-VI sec. a. C.) l’antico scrittore greco delle “Favole”, Esopo, e ancor oggi ne parlano scrittori e intellettuali d’alto rango e “mica da ridere”. Due esempi su migliaia e migliaia di “frasi celebri” dedicate al “pane”. “Una crosta mangiata in pace è meglio di un banchetto a cui si partecipa con ansietà” scriveva Esopo. E oggi, la nota scrittrice italo-britannica Simonetta Agnello Hornby: “Io raccolgo sempre quel che rimane nel piatto con il pane, sostengo che sia fondamentale per dare la giusta soddisfazione al palato; chi dice che è maleducato sbaglia”. Da Esopo all’Agnello Hornby, sono passati otre 2mila anni. E ancora il pensiero di un anonimo condivisibile: “Non c’è cibo di re più gustoso del pane”. Se poi il pane e i suoi derivati, d’ogni gusto e forma e provenienza, ci vengono offerti da chi oggi può considerarsi fra i più esperti fantasiosi e geniali panificatori d’Italia (e non solo) allora il gioco è fatto. Parlo dell’astigiano di Canelli, classe ’86, Fulvio Marino, “re del pane”, mugnaio, fornaio, panificatore e personaggio oggi conosciutissimo grazie alla sua partecipazione a diversi programmi Tv, da “E’ sempre mezzogiorno” (Rai1, condotto da Antonella Clerici) a “Bake Off Italia” (Real Time) a “Discovery”. Ebbene sarà proprio Fulvio “il grande” il prossimo ospite del “Laboratorio di Resistenza Permanente” nel “Villaggio Narrante” in Fontanafredda della “Fondazione E. di Mirafiore”.
L’appuntamento è per il prossimo venerdì 20 dicembre, alle 19. Nell’occasione Marino presenterà il suo ultimo libro (dopo “Dalla Terra al pane” – Cairo, “Pizza per tutti” e “Dulcis in forno”– Mondadori Electa) dal titolo che già dice tutto “Tutta l’Italia del pane” (“Slow Food Editore”, 2024). In questo libro, attraverso ricette rivolte a tutti, anche ai principianti, Marino unisce le sue conoscenze a quelle di “Slow Food” per “raccontare l’Italia attraverso i classici della panificazione reinterpretati per il forno di casa”. Le ricette, inoltre, sono accompagnate dalla storia dei prodotti e dei luoghi e dagli approfondimenti dedicati alle diverse farine e tipologie di lievitazione utilizzate da Nord a Sud. “In questo viaggio attraverso l’Italia dei pani – è stato sottolineato – ci si può rendere conto concretamente della ricchezza e della varietà, espressione dei differenti territori e di come non ci sia una sola Italia per quanto riguarda il mondo dei forni, ma tanti paesi in uno”. Semplice e immediato lo stile, Fulvio Marino scarica nelle pagine tutta la sua passione e non lascia nulla al caso, dai piccoli trucchi del mestiere alle corrette dosi per ottenere sempre un risultato perfetto. Cresciuto tra le farine del “Mulino Marino”, azienda di famiglia, Fulvio è oggi un riferimento nel panorama della panificazione italiana, con una presenza consolidata nei media, programmi televisivi e pubblicazioni di successo. Recentemente, ha anche inaugurato “FuocoFarina”, una bakery con cucina ad Alba, dove si possono assaporare le sue creazioni.
E dopo Fulvio Marino, domenica 22 dicembre (ore 18,30) il palco sarà tutto per Oscar Farinetti, padrone di casa e fondatore nel 2010 della “Fondazione”, dedicata ad Emanuele di Mirafiore, figlio naturale di Vittorio Emanuele II e della Bela Rosin, nonché fondatore nel 1878 dell’azienda vinicola “Casa E. di Mirafiore”, che in futuro avrebbe preso il nome di “Fontanafredda”. Anche Farinetti presenterà in anteprima assoluta – dieci giorni prima dell’uscita ufficiale – il suo ultimo libro “Hai mangiato?”, edito sempre da “Slow Food”. L’opera raccoglie 23 racconti ispirati dalle fotografie del fotografo albese Bruno Murialdo, “intrecciando storie di vita, territori e passioni, con un omaggio particolare alla Langa e ai suoi protagonisti”.
L’incontro sarà anche una sorta di “festa natalizia”, perché Beppe Scavino, storico pasticcere albese e uno dei protagonisti del nuovo libro di Oscar, rispolvererà per l’occasione tegami, fruste e forni per offrire al pubblico i suoi mitici “cannoncini alla crema”.
Per info: “Fondazione E. di Mirafiore”, via Alba 15, Fontanafredda (Cuneo); tel. 0173/626481 o www.fondazionemirafiore.it
Gianni Milani
Nelle foto: Fulvio Marino e Oscar Farinetti
Il profumo del mare nel piatto. Un piatto fresco e leggero dal gusto unico e saporito. L’insalata di polpo puo’ essere servita come antipasto o come secondo piatto accompagnato da pane abbrustolito leggermente strofinato con uno spicchio di aglio. Una ricetta semplicemente deliziosa.
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Ingredienti
1 Polpo di medie dimensioni
100 gr. di olive verdi o nere
100 gr. di sedano
½ cipolla rossa di Tropea
10 pomodori Pachino
20 capperi dissalati
Olio evo, succo limone, sale, pepe q.b.
2 foglie di basilico e prezzemolo, 1 foglia alloro
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Cuocere il polpo in pentola a pressione in acqua poco salata con l’aggiunta di una foglia di alloro per circa 15/20 minuti dall’inizio del fischio. Lasciar intiepidire. Lavare e pulire le verdure, affettarle e metterle in una ciotola con le olive, i capperi, il prezzemolo tritato e i pomodorini tagliati a meta’. Tagliare il polipo a tocchetti, condire con olio evo, poco sale, pepe macinato al momento e succo di limone, unire alle verdure, mescolare e lasciar insaporire. Servire accompagnato da fette di pane casereccio abbrustolito e strofinato con poco aglio.
Paperita Patty
Torino tra le righe



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Voglia di mercatini
In questo periodo prenatalizio un po’ ovunque, specie nel nord e centro Europa, i mercatini di Natale attirano persone anche da località piuttosto distanti.
Alcuni agenzie di viaggi sono quasi specializzate in viaggi in autobus o con mezzi propri verso località sede di mercatini famosi, come Innsbruck, Annecy, Graz, Budapest, Montreux o Merano.
Questi mercatini natalizi, ed i viaggi organizzati, hanno una caratteristica che li differenzia da tutti gli altri: non si va lì per fare affari, né per la scelta di articoli natalizi; si va lì per stare con altre persone, per tuffarsi nell’atmosfera natalizia, per cambiare aria potremmo dire.
Ieri con i miei collaboratori ho visitato i mercatini di Aosta che, nonostante la sede provvisoria in attesa che l’area romana venga ripristinata, contengono decine di casette. Abbiamo chiesto ad alcuni visitatori quale motivo li spingesse a venire, spesso dalla Francia, a visitare questo mercatino. La risposta è stata promettente, almeno da un punto di vista umano: la voglia di stare in mezzo ad altre persone, respirare questa atmosfera e, ma in misura molto minore, acquistare qualche prodotto tipico (liquori, ricami, artigianato ligneo). Agli espositori è stato chiesto come stesse andando l’edizione di quest’anno: la risposta è stata positiva, tanti visitatori nonostante il freddo pungente, poche vendite di oggetti, molte consumazioni di cibi e bevande tipici (succo di mela caldo, vin brulè, strudel, brezeln).
Si evince, quindi, che il motivo per cui queste persone si recano a visitare questi eventi non sia il risparmio (tra benzina e autostrada o considerando il costo del viaggio organizzato occorrerebbe acquistare davvero tanti articoli convenienti per ammortizzare i costi sostenuti), non è la ricerca di articoli particolari (vi sono negozi che vendono online e negozietti specializzati anche nelle nostre città), non è la concomitanza dei mercatini con un week end in zona, perché la quasi totalità viaggia in giornata.
Cosa spinge allora le persone, e intere famiglie con bimbi piccoli, a visitare questi mercatini?
L’ipotesi più plausibile, e molti intervistati l’hanno testimoniato, è la voglia di stare in mezzo alla gente, tornare all’atmosfera natalizia, riempire gli occhi dei più piccoli di oggetti e tradizioni natalizie.
In una città come Torino in cui, nel periodo natalizio, i parcheggi sono a pagamento anche nei festivi, in cui cantieri eterni disincentivano i giri in centro, dove i problemi di parcheggio ti fanno preferire viaggi di 100-200 chilometri per trascorrere una giornata senza stress, in cui il mercatino natalizio di piazza Castello è sparito ai tempi del Covid e ora stanno ancora evidentemente disinfettando la piazza, le persone non trovano un’atmosfera degna di questo periodo, dove socializzare, fare acquisti da persone e non da siti e, pertanto, si rivolgono altrove, com’è nella logica umana.
Salta subito all’occhio come, obbligati a stare con il cellulare in mano tutto il giorno, per lavoro, per tenere contatti con amici e con la famiglia, raggiungere un indirizzo, effettuare un bonifico, leggere le mail, riconoscere un brano musicale di anni addietro, pagare, accendere da remoto il termosifone di casa o togliere l’antifurto in ufficio, segnare un appuntamento in agenda o messaggiare con qualcuno potersi finalmente incontrare di persona anche se con perfetti sconosciuti, lasciare un attimo lo smartphone in tasca per poter toccare gli oggetti, bere il vin brulè o spingere il passeggino acquistino un sapore, un piacere dimenticato.
Ripeto sempre che l’uomo è un animale sociale che ha bisogno di stare in mezzo ad altri esseri umani, di confrontarsi con essi e, soprattutto, di affermare o confutare i propri pensieri, le proprie idee, le proprie convinzioni.
Dal secondo dopo guerra il QI delle persone è in calo, ed in Italia il problema è particolarmente sentito stante che il 70% degli adulti è analfabeta funzionale (sa leggere ma non comprende il senso); al di là di ogni possibile terapia cognitiva, cura medica, intervento ministeriale nei programmi educativi, ecc ecc, è palese che confrontarsi con gli altri, anziché convincersi ogni giorno di più che il proprio smartphone sia la Bibbia, che ognuno di noi sia la reincarnazione della più alta divinità, possa influire positivamente su questo calo intellettivo.
Confrontare tesi e opinioni, saper cambiare il proprio punto di vista (Einstein sosteneva che l’intelligenza è la capacità di adattarsi al cambiamento) è segno di obiettività, di intelligenza e, dunque, di umiltà.
Mantenere sempre la stessa opinione, rimanere ancorati a poche idee, ma sempre le stesse, non indica carattere forte, anzi, mostra semplicemente di non avere interesse a capire la verità ma solo a non ammettere di essersi sbagliati.
Sergio Motta
Presepi dal mondo a Palazzo Lascaris

Sarà visitabile fino al 15 gennaio la mostra di presepi dal mondo intitolata “Anche qui è nato Gesù”, allestita all’Ufficio relazioni con il pubblico del Consiglio regionale (in via Arsenale 14G a Torino), realizzata in collaborazione con l’Associazione Archivio Amoretti.
I quaranta presepi esposti provengono dalla ricca raccolta di Roberto Nivolo, architetto torinese, collezionista di presepi da decenni che ha allestito la mostra insieme alla collega Sonia Bigando.
Durante l’accensione del grande albero di Natale nell’atrio di Palazzo Lascaris e l’inaugurazione della mostra, a cui hanno partecipato gli alunni della classe V dell’Istituto comprensivo Duca d’Aosta di Torino, il presidente del Consiglio regionale Davide Nicco ha sottolineato: “il presepio in generale, e soprattutto in questa mostra, ha un significato universale di amore e di fratellanza tra tutti i popoli del mondo, un messaggio importante in questo periodo difficile in cui c’è molto bisogno di pace”. Hanno partecipato anche il vicepresidente Domenico Ravetti e il consigliere segretario Fabio Carosso che ha concluso con un augurio di pace e serenità rivolto in particolare alle nuove generazioni.
Ogni presepe presente nella mostra racconta una storia unica, non solo quella della nascita di Gesù Bambino, ma anche quella delle tradizioni, dei costumi, delle terre e delle mani che lo hanno creato. Dalla raffinatezza dei presepi napoletani, ricchi di dettagli e di vita quotidiana, ai panorami surreali delle creazioni sudamericane, passando per le versioni minimaliste dei presepi africani per arrivare al pastore Gelindo, che arricchisce il presepe tradizionale piemontese, ogni opera è il frutto di un incontro tra sacro e profano, storia e fantasia.
Un’attenzione particolare ha suscitato il presepe costruito dal generale Guido Amoretti quando fu prigioniero nei lager nazisti durante la Seconda guerra mondiale: un presepe necessariamente povero ma portatore di una grande speranza. Grazie alla generosità della figlia Carla Amoretti, presidente dell’Associazione Archivio Amoretti che ha partecipato all’inaugurazione, tutti potranno ammirare questa piccola Natività ricca di suggestioni e di memoria storica.
La mostra – arricchita anche da un catalogo fotografico – è visitabile fino al 15 gennaio 2025 nelle vetrine e nei locali all’Urp del Consiglio regionale in via Arsenale 14/G a Torino. Orario di apertura: dal lunedì al giovedì 9-12.30 e 14 -15.30, il venerdì 9-12.30. Ingresso libero.
Ufficio stampa CrP
A Torino sono diversi i bar dove gustarlo nelle sue diverse versioni.
Il 50 per cento della popolazione italiana sembra essere intollerante al lattosio che consiste nella mancata capacita’ da parte del nostro organismo di digerire gli zuccheri del latte e dei suoi derivati, una conseguenza della insufficiente presenza dell’enzima lattasi. Puo’ essere congenita, transitoria, dovuta per esempio ad una malattia o ad una infiammazione dell’intestino, o primaria che avviene con la crescita e che e’ causata da una mutazione nel codice genetico dell’individuo. Chi ne soffre conosce i sintomi (gonfiore, nausea, reflusso ecc.) e puo’verificare la sua esistenza con i test medici appositi. Dopo aver appurato di soffrire di questa intolleranza si dovra’ correggere la propria alimentazione eliminando tutti gli alimenti che contengono il lattosio, ovviamente, con il supporto di uno specialista.
Ci sono persone, tuttavia, che pur non avendo una vera e propria intolleranza al lattosio preferiscono bere il latte in versione leggera perche’, pur non perdendo i suoi nutrienti e il gusto, e’piu’ digeribile.
Il tema mi sta particolarmente a cuore, sono infatti una cultrice di questa meravigliosa bevanda che rappresenta un gesto affettuoso quotidiano che mi dedico con grande piacere, ma che ho dovuto correggere un po’ proprio perche’ il lattosio non e’ il mio migliore amico. Una delle strade alternative che ho intrapreso e che mi soddisfa molto e’ quella del cappuccino vegetale che utilizzo nella mia colazione casalinga. Soia, semplice o al cioccolato, avena o riso sono tutti validi sostituti a cui ci si puo’ abituare velocemente e che oramai troviamo anche al bar, soprattutto il primo. Ma un’amante del cappuccino, qualche volta almeno, vuole crogiolarsi bevendone uno tradizionale, di insostituibile bonta’. Quale puo’ essere la soluzione, soprattutto quando si fa colazione al bar? Il latte senza lattosio, buono ugualmente ma piu’ leggero.
Devo dire che fino a qualche tempo fa i bar che offrivano questo prodotto erano molto pochi e sembrava di chiedere un cappuccino alieno, ma gia’ da qualche anno si trova in moltissimi posti complice questa intolleranza o poca tolleranza che, sfortunatamente, sta aumentando. Questa crescita e’ dovuta al fatto che una volta il lattosio era contenuto solo nel latte e nei suoi derivati oggi invece e’ utilizzato anche come additivo e quindi si trova in molti tipi di cibo che spesso sono insospettabili. Fortunatamente oggi ci sono anche molti prodotti senza lattosio che favoriscono la digeribilita’ e ci danno la possibilita’ di non rinunciare al gusto.
A Torino sono diverse le caffetterie che preparano un buonissimo cappuccino senza lattosio, alcune tra queste sono:
Dezzutto Cit Turin. Un locale storico molto accogliente con pasticceria.
Via Duchessa Jolanda 23bis
Platti. Uno dei bar piu’ belli della citta’, elegante e signorile.
Corso Vittorio Emanuele 72
Zucca. Oltre alla caffetteria un aperitivo meraviglioso.
Via Gramsci 10
Cafe’ Parisien. Accogliente e familiare.
Corso G. Matteotti 8
Pasticceria Beatrice. Cappuccino scenico e brioche buonissime.
Corso Bramante 61
MARIA LA BARBERA
Lo storico vitigno di Langa e le sue sfumature
Martedì 10 dicembre 2024




Annata 2019
Annata 2018
Annata 2017
Annata 2016
Annata 2015
Annata 2014
In degustazione:
Anna Maria Abbona – Farigliano
Cascina Sot – Monforte d’Alba
Franco Conterno – Monforte d’Alba
Fratelli Serio e Battista Borgogno – Barolo
Castello di Perno – Monforte d’Alba
La Tribuleira – Santo Stefano Belbo
Stroppiana – La Morra
Strà – Novello
Arnaldo Rivera – Castiglione Falletto
Marco Capra – Santo Stefano Belbo
Diego Conterno – Monforte d’Alba
Poderi Cellario – Carrù
Reverdito – La Morra
Ettore Germano – Serralunga d’Alba
Cogno – Novello
Cantina del Nebbiolo – Vezza d’Alba
Rivetto – Serralunga d’Alba
Le Strette – Novello
Parte 2
Molti di noi, convinti che il nostro essere adulti possa farne a meno, dimenticano quel piccolo bambino che è parte di noi, il bambino che siamo stati, con le sue paure, le insicurezze e l’intenso bisogno di amore e attenzioni.
Dovremmo invece ascoltare le sue esigenze. Il nostro bambino interiore ha bisogno di sapere che può fidarsi di noi. Che noi (la parte adulta di noi) non lo trascureremo come forse hanno fatto altri adulti nel passato.
Sfortunatamente, spesso finiamo con il perpetuare il ciclo. Trascurando e maltrattando il nostro bambino interiore come forse i nostri genitori hanno fatto con noi. Lo ignoriamo, ci vergogniamo di lui. E non ce ne prendiamo cura in modo appropriato.
Facciamo finta che i suoi sentimenti di paura e insicurezza e il suo bisogno di essere amato non esistano. Ricordiamoci che tipo di bambino siamo stati. Chiudiamo gli occhi e visualizziamo il nostro bambino. Quando aveva bisogno di nutrimento e di protezione.
Prendiamo l’intera immagine, compresa l’espressione facciale e la postura del corpo. Possiamo immaginarci da neonati, da bambino piccolo o più grande. L’immagine è significativa, dal momento che può rappresentare il momento in cui abbiamo avuto più bisogno.
Accettiamo questo bambino interiore, che talvolta è stato emotivamente deprivato e ha dovuto far finta che le emozioni non esistessero. Non continuiamo a negargli l’amore e il supporto che ci chiede. Solo così il nostro adulto potrà trovare oggi l’armonia che, spesso senza percepirlo e in modo confuso, desidera e cerca.
(Fine della seconda e ultima parte)
Potete trovare questi e altri argomenti legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”
Un primo piatto ricco, perfetto per chi ama i formaggi, cremoso, nutriente, saporito e avvolgente. Semplicemente delizioso
Ingredienti
350gr. di riso per risotti
1 piccola cipolla bianca
1 bicchierino di vino bianco secco
1 litro di brodo vegetale
50gr. di Taleggio
50gr. di Gorgonzola dolce
60gr. di ricotta
50gr. di Parmigiano
Burro, sale e pepe q.b.
Tritare la cipolla e lasciarla imbiondire in una padella con una noce di burro. Versare il riso, tostare per pochi minuti, sfumare con il vino bianco, lasciare evaporare ed iniziare ad aggiungere il brodo caldo. Lasciar cuocere il tempo necessario poi, togliere dal fuoco e aggiungere i formaggi, tranne il parmigiano, mescolare bene fino a quando saranno ben sciolti, infine mantecare con una noce di burro ed il Parmigiano. Servire caldo e a piacere, spolverare con pepe macinato al momento.
Paperita Patty