LIFESTYLE- Pagina 404

Scrivi le tue parole d'amore al "Torinese"

Messaggi, lettere e parole d’amore: alla persona amata, per un compleanno di amici e familiari, per un anniversario. Saranno pubblicati sul “Torinese”. Invia una mail a edizionibest@libero.it

 

 

CUORE INFRANTOLuca alla sua Elisa

“Amore mio, perchè non hai risposto al mio i-message? Ho fatto qualcosa che non va? scrivimi, ti prego!”

 

Alberto scrive a nonna Luisa

“Ciao nonna, un augurio da me e Frank per il tuo 80° compleanno!”

 

50° per Carlo e Amalia

“Carlo e Amalia festeggiano il proprio 50° anniversario di matrimonio. Tanti anni felici che verranno celebrati da tutta la famiglia Rossi con un grande pranzo a casa di Antonio e Graziella!”giovani cuore

 

Pulce, ritorna!

“Da quando sei scappata da me non è più la stessa cosa. Se pensi che io sia sempre il tuo “più che amico”, fatti viva, Pulce, e io ti accoglierò a braccia aperte”

Enrico

Branciaroli al Carignano con Enrico IV

branciaroliDopo il vecchio mattatore shakespeariano di Servo di scena di Harwood, Il Teatrante di Bernhard e Don Chisciotte di Cervantes, Branciaroli mette in scena per la prima volta un testo di Pirandello

 

Martedì 5 gennaio 2016, al Teatro Carignano di Torino debutterà ENRICO IV di Luigi Pirandello, con la regia di Franco Branciaroli, le scene e i costumi di Margherita Palli e le luci di Gigi Saccomandi. Lo spettacolo è interpretato dallo stesso Branciaroli nel ruolo di Enrico IV e da Viola Pornaro (La Marchesa Matilde Spina), Valentina Violo (Sua figlia Frida), Tommaso Cardarelli (Il giovane Marchese Carlo di Nolli), Giorgio Lanza (Il Barone Tito Belcredi), Antonio Zanoletti (il Dottor Dionisio Genoni), Sebastiano Bottari (Landolfo – Lolo), Mattia Sartoni (Arialdo – Franco), Andrea Carabelli (Bertoldo – Fino), Giovanni Battista Storti (Il vecchio cameriere Giovanni).

 

Enrico IV, prodotto da CTB Centro Teatrale Bresciano/Teatro de Gli Incamminati, sarà replicato al Carignano per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino Teatro Nazionale fino a domenica 17 gennaio.

 

In bilico tra follia e finzione, tra manipolazione della verità e impossibilità di calarsi nella realtà del mondo, Enrico IV narra la fuga dal reale attraverso il teatro. Dopo il vecchio mattatore shakespeariano di Servo di scena di Harwood, Il Teatrante di Bernhard e Don Chisciotte di Cervantes, Branciaroli mette in scena per la prima volta un testo di Pirandello, scegliendo la crudeltà e la spietatezza di questo dramma sul rifiuto del mondo e delle sue convenzioni. Opera in 3 atti, scritta nel 1921 e rappresentata per la prima volta nel 1922, Enrico IV è uno studio sul significato della pazzia e sul tema del rapporto complesso e inestricabile tra personaggio e uomo, finzione e verità. Pirandello si avvicina alla psicanalisi freudiana dopo la malattia della moglie Antonietta, lunga e penosa discesa nei gironi della follia che influenzerà la produzione del drammaturgo, amplificando i temi della perdita dell’Io e del contrasto tra vita e forma che connotano le sue principali opere. Enrico IV è la recita di una recita: quella di una cavalcata in costume dove i partecipanti scelgono di vestire i panni di un personaggio storico e della sua dama. Il protagonista, che vent’anni dopo la caduta che lo ha fissato nel tempo insieme al travestimento, mantiene il nome del suo personaggio storico, è vittima non solo della follia, ma anche dell’impossibilità di adeguarsi al modus vivendi di chi lo circonda.

 

 

Per RETROSCENA, il progetto realizzato dal Teatro Stabile di Torino Teatro Nazionale con lUniversità degli Studi di Torino/Dams, in collaborazione con Circolo dei Lettori, Torinodanza Festival, Torino Spiritualità e Museo Nazionale del Cinema

al TEATRO GOBETTI (Via Rossini 8 – Torino)

giovedì 7 gennaio 2016, ore 17,30

Franco Branciaroli dialoga con Armando Petrini (DAMS, Università di Torino) su Enrico IV

di Luigi Pirandello.

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti in sala.

 

 

TEATRO CARIGNANO 5 – 17 gennaio 2016

ENRICO IV di Luigi Pirandello con Franco Branciaroli

e con (in ordine di locandina): Viola Pornaro, Valentina Violo, Tommaso Cardarelli, Giorgio Lanza, Antonio Zanoletti, Sebastiano Bottari, Mattia Sartoni, Andrea Carabelli, Giovanni Battista Storti

regia Franco Branciaroli

scene e costumi Margherita Palli

luci Gigi Saccomandi

CTB Centro Teatrale Bresciano/Teatro de Gli Incamminati

 

 

INFO: Tel. 011 5169555 – Numero verde 800235333

Orari degli spettacoli: martedì 5 gennaio 2016, ore 19.30; mercoledì 6 gennaio, ore 15.30; giovedì 7, venerdì 8 gennaio, ore 20.45; sabato 9 gennaio, ore 19.30; domenica 10 gennaio, ore 15.30. Lunedì 11 gennaio, riposo; martedì 12 e sabato 16 gennaio, ore 19.30; mercoledì 13, giovedì 14 e venerdì 15 gennaio, ore 20.45; domenica 17 gennaio, ore 15.30.

Prezzi dei biglietti

Settore A: Intero € 36,00. Ridotto di legge € 33,00

Settore B: Intero € 30,00. Ridotto di legge € 27,00

Biglietteria del Teatro Stabile di Torino | Teatro Gobetti – via Rossini 8, Torino

Orari: dal martedì al sabato ore 13.00/19.00.

Orari durante le festività: giovedì 24 dicembre dalle 10.00 alle 17.00. Martedì 29, mercoledì 30, giovedì 31 dicembre e sabato 2 gennaio dalle 13.00 alle 19.00. La biglietteria resterà chiusa nei giorni: 25-26-27-28 dicembre 2015 e il 1° e il 6 gennaio 2016.

Vendita on-line: www.teatrostabiletorino.it

 

 

“Il successore”. In un film la “seconda possibilità” di Vito Alfieri Fontana

successore1Un viaggio esistenziale dall’Italia verso gli ex teatri di guerra della Bosnia Erzegovina dove ancora oggi squadre di sminatori sono attive nella bonifica dei terreni. Nel conflitto tra dovere e coscienza si muovono i passi di un uomo in cerca di riscatto

 

Vito Alfieri Fontana è un ingegnere ed ex proprietario della Tecnovar, azienda pugliese specializzata nella progettazione e nella vendita di mine antiuomo. In seguito a una profonda crisi esistenziale l’ingegner Fontana mette in discussione se stesso, il suo lavoro e i rapporti con la sua famiglia, in particolar modo con il padre, figura tanto carismatica quanto ingombrante. Il peso della successione e delle responsabilità si scontrano così con l’intima esigenza di interrompere la produzione di mine antiuomo. Una domanda lo assilla: quante vittime avrà causato il lavoro della Tecnovar? La risposta a questa domanda assume per Fontana contorni inquietanti, ma è anche il punto di partenza di un viaggio esistenziale dall’Italia verso gli ex teatri di guerra della Bosnia Erzegovina dove ancora oggi squadre di sminatori sono attive nella bonifica dei terreni. Nel conflitto tra dovere e coscienza si muovono i passi di un uomo in cerca di riscatto, seppur consapevole che il bilancio tra bene e male non potrà mai più essere in attivo.

 

E’ così che Vito Alfieri Fontana,dopo una profonda crisi morale, passa dall’altra parte della “barricata” e diventa sminatore in Bosnia e non solosuccessore3 lì. Questa è la storia, vera e dolente, narrata ne “Il successore”, che il giovane regista Mattia Epifani, trentenne leccese, porta sullo schermo raccontando un conflitto interiore che affligge molti, quello tra dovere e coscienza: la crisi di Fontana infatti nasce dal dovere decidere se seguire le orme del padre o se opporsi alla produzione di quell’oggetto distruttivo che sono le mine antiuomo. E sceglie la seconda strada. Reduce dal successo all’IDFA di Amsterdam, il più importante festival internazionale del film documentario, l’opera ( prodotta da Apulia Film Commission con la Fluid Produzioni)  ha vinto come “Migliore Film sul mondo del lavoro”  il Premio Cipputi al Torino Film Festival. Il film è stato realizzato grazie ai fondi del Progetto Memoria, un bando indirizzato alla produzione di piccoli grandi film con l’obiettivo di realizzare e promuovere il documentario di narrazione. “ Sono orgoglioso che Torino mi abbia regalato questo premio particolarmente legato all’attualità della condizione umana, del lavoro, della società civile. Questa non è la classica vicenda di redenzione ma il racconto di un uomo che ha rinnegato se stesso per darsi una seconda possibilità”, ha sottolineato Mattia Epifani.

 

successore2Nella pellicola, che dura 52 minuti, la difficile storia di Vito Alfieri Fontana, scorre parallela per una buona metà del film a quella di uno sminatore bosniaco che durante una missione ha perso una gamba. In un secondo tempo, si scopre che i  due sono diventati amici e collaboratori, dal momento che Fontana decide di dare una svolta alla sua vita. Un film sobrio e corretto, affidato sostanzialmente a quattro serie di contributi: un diario a ritroso di Vito Fontana, che in voce fuori campo commenta e “riassume”  bilanci sulla sua vita, l’attività del futuro collega bosniaco, uno sguardo intenso su natura e paesaggi balcanici, freddi e muti scenari di una guerra del passato, e una raccolta minore di filmati di repertorio, pescati per lo più tra materiali pubblicitari o promozionali dell’azienda Tecnovar. E’ proprio in quei luoghi, sul monte Trebević ( la montagna più bella di Sarajevo) , nei pressi dei resti della pista da bob, residuo delle Olimpiadi invernali del 1984, che ho conosciuto Vito Alfieri Fontana, mentre stava bonificando quell’area dagli ordigni. La sua è una storia di scelte e di coraggio, e il film – con sobrietà ed efficacia – gli rende merito. Emerge su tutto il protagonista che sfugge alla facile glorificazione delle sue scelte ammettendo, con grande amarezza, raccontando la sua esperienza, di aver fatto a malapena il suo dovere. Ma, a differenza di tanti, ha avuto la forza di farlo, ha messo in discussione la sua vita, le scelte e il lavoro,ripensandosi. Un giro netto di vita, una svolta che offre anche, in un contesto duro e drammatico, una speranza.

 

Marco Travaglini

Fiaccolate per il nuovo anno

fiaccolaNei comuni dell’Unione Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone

 

La fine del 2015 e l’inizio del 2016 verranno accolte nei comuni dell’Unione Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone, all’insegna della tradizione. Per questo verranno organizzate nei centri una serie di eventi con fiaccolate, cori e sacre rappresentazioni. Mercoledì 30 dicembre, alle ore 19.30 a Cantoira ci sarà una fiaccolata da Santa Cristina per la località Trambiè con distribuzione di cioccolata e vin brulè, mentre giovedì 31 a Balme si svolge la fiaccolata di fine anno. Ad Ala di Stura il 2016, invece, incomincia con un triplo appuntamento: mercoledì 30 dicembre “Ala si fa gli auguri”  al Palafrascà con musica, panettone e vino,  sabato 2 gennaio, dalle ore 9 fiaccolata con al termine gran falò e zabaglione, domenica3, invece,ci sarà l’esibizine del Coro Polifonico di Lanzo. Mercoledì 5 gennaio a Corio, in frazione Piano Audi, si terrà la Sacra rappresentazione dell’Epifania, alle ore 21, con il presepe vivente. Mezzenile, infine, a cappello di tutti gli eventi natalizi delle tre valli, promuove “Il più dolce dei presepi” nella Cappella Sant’Anna del Castello Francesetti. Si tratta di una lotteria benefica il cui ricavato sarà devoluto alla Fondazione Faro, sul “Progetto evoluzione famiglia”. Il tutto preceduto da una polenta concia, mercoledì 6 gennaio, alle ore 12.30 nella sala Borgo.

 

Massimo Iaretti

 

 

 

Boom turistico a Torino, sesta tra le città d'arte. La competizione è con Milano

turisti 1LE INCHIESTE DEL “TORINESE”

IL TURISMO

 

di Luca Briatore –  Negli ultimi anni, i numeri del turismo torinese e piemontese sono sempre stati superiori a quelli medi del Paese. Merito delle politiche di rilancio che hanno saputo trasformare il volto della città e della regione, producendo effetti anche sulla percezione del pubblico italiano e internazionale. La Torino “grigia città dell’auto” ormai non esiste più

 

Quella del turismo a Torino è storia recente. Fino agli anni ’90, la città è stata vista essenzialmente come la capitale dell’auto: una metropoli grigia e poco attraente, completamente al di fuori delle rotte turistiche italiane e internazionali. I torinesi non ci badavano più di tanto: contava il lavoro, l’industria, l’economia. Le vie del centro erano i canali di smaltimento del traffico automobilistico, che mettevano in comunicazione le periferie dell’industria e quelle dei quartieri operai, dove le maestranze degli stabilimenti rientravano alla fine del turno. Le facciate delle case eLUCI PERNA SANCARLO2 quelle dei palazzi storici avevano il colore grigio della polvere, ed erano polverosi anche i musei, meta di un pubblico quasi interamente locale. Di sera, poche luci e vetrine spente, e d’estate il deserto. L’intera città si spostava altrove per le ferie. Le piazze del centro assumevano il carattere metafisico dei quadri di De Chirico. Gli alberghi, in tutte le stagioni, chiudevano il sabato e la domenica, quando gli uomini d’affari in trasferta tornavano dalle loro famiglie.

 

ORTA LAGOLa scarsa attrattività del capoluogo, peraltro, si riverberava su tutta la regione. Solo poche aree erano in grado di attrarre turisti: il lago Maggiore, le montagne del Sestrière, il Gran Paradiso. Le politiche e le strutture per la promozione turistica erano pressoché assenti. L’inversione di tendenza si avvia negli anni ’90, con le amministrazioni Castellani e Ghigo. Ma è a partire dagli anni 2000 che il quadro cambia radicalmente. L’esplosione della popolarità di Torino si ha nel 2006, l’anno delle Olimpiadi. Sullo sfondo, però, già da tempo, c’è la crisi della Fiat. Dopo aver rischiato il fallimento, il colosso automobilistico riescepiazza s carlo chiese notte faticosamente a risollevarsi, ma abbandonando per sempre il ruolo che aveva avuto un tempo, di motore dell’intera economia piemontese. Gli occupati del comparto automotive, che negli anni d’oro, contando anche l’indotto, erano stati molte decine di migliaia, si riducono a qualche migliaio di addetti, spesso obbligati, per periodi più o meno o lunghi, alla cassa integrazione. È questo, nei fatti, il contesto in cui si attua la trasformazione del volto di Torino, da grigia e caotica capitale dell’auto – ricca – a città d’arte di importanza riconosciuta, significativamente impoverita ma splendente, pulita (almeno in centro) e orgogliosa di sé come non accadeva dai tempi del regno sabaudo.

 

langheNulla, ovviamente, avviene per caso. La metamorfosi di Torino e del Piemonte è stata fortemente voluta, tanto dalle amministrazioni comunali e regionali che dagli attori economici superstiti, preoccupati di dare a città e regione delle nuove opportunità, rimediando almeno in parte, con questa e altre iniziative, all’immenso “vuoto Fiat”. Inutile chiedersi se questo vuoto sia stato riempito dal turismo. Storicamente, il peso del turismo sul PIL di un Paese è inversamente proporzionale al suo grado di sviluppo. Il comparto del turismo, in altri termini, produce certamente un movimento di denaro, ma non paragonabile ai flussi di capitale che vengono naturalmente attivati dall’industria. La cultura, allo stesso modo – l’altro grande capitolo su cui Torino e il Piemonte hanno puntato molto – è un investimento di lungo periodo, da  cui è inutile aspettarsi grandi ricadute economiche.

 

VALENTINO3Piuttosto che considerare la carta turistica come la panacea di tutti i mali, insomma – oppure, peggio, come la sottile glassa di zucchero che ricopre l’amara pillola della decadenza – è meglio prenderla per quello che è: un’operazione che, nel rendere la città più attraente per i visitatori, contribuisce a migliorare la qualità della vita dei residenti, dando una mano, ovviamente, ad alcuni settori economici. Il tutto in attesa che gli sforzi impiegati in altre iniziative – forse meno attraenti ma si spera più redditizie – tornino a muovere significativamente l’economia. Ma qual è la situazione del Piemonte rispetto al resto d’Italia? Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza del nostro sistema turistico? Cosa si è fatto e cosa si può fare, ancora, per sfruttare pienamente le potenzialità del comparto? Come è cambiata la vita dei torinesi e dei piemontesi, da quando il turismo è divenuto un pezzo importante dell’economia locale?

 

Per rispondere a queste domande, occorre partire dai dati che riguardano l’Italia. Negli ultimi anni, il nostro Paese si è confermato come ilrisorgimento museo settimo al mondo per entrate valutarie turistiche. I visitatori stranieri spendono in Italia poco più di 45 miliardi di euro l’anno (il dato è del 2014), facendo del turismo una delle principali voci del nostro export (esattamente, il 3,1% degli scambi con l’estero). Solo negli Stati Uniti, in Spagna, in Francia e in Cina i turisti stranieri spendono di più. Nel complesso, calcolando anche il turismo interno (quello, cioè, degli italiani che vanno in vacanza nel Bel Paese), il volume d’affari del turismo raggiunge in Italia la ragguardevole cifra di 81,3 miliardi di euro. Le persone impiegate nel settore turistico-alberghiero e della ristorazione sono circa 2,6 milioni.

 

Meno positivo è il dato che riguarda l’incidenza del turismo sul nostro PIL: il 4,2%, una cifra significativamente elevata rispetto a quella che interessa la maggior parte dei Paesi sviluppati. Se ai ricavi diretti si aggiunge anche l’indotto, si arriva anzi al 10,4% del prodotto interno lordo: segno evidente della crisi dell’industria. In un Paese come il Brasile, che pure è un’economia ancora emergente, a fronte di un ricavo turistico di quasi 75 miliardi (cifra di assoluto rispetto), il turismo incide sul PIL solamente per il 3,4%.

 

papa vittorio 1111L’altro dato poco confortante riguarda la quota di mercato detenuta dall’Italia nell’ambito del turismo internazionale. È vero, infatti, che negli ultimi anni il numero dei turisti nel nostro Paese è aumentato costantemente. Se paragonato alla crescita della domanda di turismo che si è avuta nello stesso periodo a livello mondiale, però, il ritmo di crescita è stato davvero lento. Tra il 2000 e il 2013, nel mondo, i ricavi turistici sono raddoppiati, ma solo in minima parte si sono riversati qui. Se nel 2000 andava all’Italia il 5,8% dei ricavi mondiali da turismo, nel 2013 questa quota è scesa al 3,7%. A condizionare il calo è stato, in parte, il proliferare di nuove mete vacanziere, pronte ad accogliere i turisti provenienti da Paesi emergenti come il Brasile, la Russia, l’India e la Cina. Ma ha fatto la sua parte anche la crisi del nostro mercato domestico – il turismo interno – che da diversi anni appare in calo (nel 2013, per esempio, rispetto al 2012, gli arrivi “dal resto d’Italia” sono calati del 2,5%, mentre i pernottamenti sono scesi del 4,1).

 

mole vittorioIn questo contesto, fatto di luci e ombre, Torino e il Piemonte si sono comportati molto bene, registrando numeri sempre superiori a quelli medi del Paese. Da sempre ignorati (o quasi) dai tour operator, hanno attuato delle politiche di rilancio che hanno saputo trasformare il volto della città e della regione, producendo degli effetti significativi anche sulla percezione del pubblico italiano e internazionale. Oggi, agli occhi di molti, Torino è una delle più belle città d’Italia (“la più bella”, ha detto Vittorio Sgarbi di recente al nostro giornale). Il cuneese, l’astigiano e l’alessandrino, intanto, da aree misconosciute – note solamente per l’importanza di alcuni vini e per la presunta “chiusura” degli abitanti – sono salite agli onori delle cronache.

 

Per rimuovere i pregiudizi del passato, non bastava ripulire le facciate dei palazzi, né riallestire le collezioni museali in una chiave più moderna. Bisognava creare interesse e attenzione. Per ottenere questo risultato, si è deciso di puntare su alcuni grandi eventi, utili a fare accendere i riflettori sulla regione e sul suo capoluogo: un terreno su cui si è concentrata soprattutto Torino, in primis con le Olimpiadi invernali, ma non solo. A partire dal 2006, oltre a ospitare le manifestazioni olimpiche, turisti 2Torino è stata la sede di una miriade di eventi sportivi, spesso di rilevanza internazionale. Nel frattempo, è stata Capitale mondiale del libro, Capitale del design, sede del Congresso mondiale degli Architetti, Capitale europea della Scienza, Capitale europea dei Giovani, ospitando anche, nel 2011, le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.Lentamente, ma neppure troppo, l’immagine di Torino ha cominciato a cambiare e molti hanno preso a parlarne, a visitarla e spesso a tornarne entusiasti. Non per gli eventi in sé, ma per l’esperienza che hanno vissuto: spazi accoglienti, strade pedonalizzate, arredi urbani coerenti, vetrine luminose, locali e ristoranti di qualità; e un’offerta culturale vastissima.

 

SALAME PIEMONTE VINO CIBOSi è cercato, in poche parole, di andare incontro alla domanda turistica degli ultimi anni, che non concepisce la vacanza come un semplice periodo di riposo, ma come un’occasione di arricchimento personale, nella quale ciascuno intende soddisfare le sue personali aspettative ed esigenze specifiche, che spaziano dal ristorante tipico alla performance artistica, dalla musica antica a quella elettronica, passando per lo shopping e per le più classiche visite a mostre e musei. È questa la ragione per cui si è fatto il possibile per dare risalto alle più disparate risorse artistiche e culturali della città e del suo territorio, ma anche a quelle enogastonomiche e dell’accoglienza. L’imperativo era: accontentare tutti. Nella consapevolezza che, nell’era di internet, migliaia di viaggiatori sono portati a condividere in rete le impressioni ricevute, e che un solo commento negativo tende a prevalere su dieci GRAN MADRErecensioni entusiastiche, e va quindi, nei limiti del possibile, evitato. Un percorso analogo, a partire da un contesto diverso, è stato seguito in alcune aree rurali del Piemonte, fino a ottenere, nel 2014, il riconoscimento delle Langhe, del Roero e del Monferrato – oggi le più importanti mete agrituristiche italiane – a Patrimonio Unesco dell’Umanità.

 

I risultati sono lusinghieri. In Piemonte, nel 2014, i pernottamenti hanno superato i 13 milioni, con una crescita del 3% rispetto all’anno prima e del 30% rispetto al 2005. I turisti sono stati 4,4 milioni (+3,8%), mentre il periodo medio di permanenza in regione è stato di tre giorni. Importante la presenza straniera, che ha rappresentato il 40% dell’utenza, ma è positivo anche il dato del turismo domestico, che è cresciuto del 3,5% nei pernottamenti e del 3% negli arrivi, in forte controtendenza rispetto ai risultati nazionali, che nello stesso periodo hanno registrato significativi cali. Particolarmente brillanti sono state le performance di alcune aree, come il novarese (+ 22% di presenze) e l’astigiano (+ 9,5%). La Provincia di Cuneo registra un +2,4% negli arrivi e un +2,2% nei pernottamenti (che superano la soglia del milione), mentre le colline di Langhe e Roero guadagnano il 3,7% negli arrivi e il 2,1% nei pernottamenti (oltre 640mila). Qualche flessione si registra nel Distretto turistico dei Laghi, nell’Alessandrino e nel Vercellese, dove presenze e pernottamenti calano in percentuali che variano tra il 2 e il 5%.PIEMONTE COLLINE

 

Torino, intanto, fa la parte del leone, confermandosi al sesto posto tra le città d’arte maggiormente visitate in Italia, alle spalle di Roma, Milano, Venezia, Firenze e Napoli. Nel 2014 in città e nei comuni limitrofi  i pernottamenti hanno superato la soglia dei 4 milioni (+3.5%), mentre gli arrivi sono stati oltre 1.6 milioni (+3.3), con una forte crescita degli arrivi dall’estero (+7,2%). Nel 2015 il quadro positivo sarà certamente confermato, complici alcuni eventi come l’ostensione della Sindone, il Bicentenario della nascita di don Bosco e anche i mega concerti di Madonna e degli U2.

 

Dati importanti, insomma, sia se considerati in sé, sia se posti a confronto con i numeri che riguardano l’intero Paese e la maggior parte delle regioni italiane. Solo i dati della Lombardia lasciano pensare che si possa fare ancora meglio. L’anno scorso – prima, quindi, della grande kermesse dell’Expo – l’aumento delle presenze in Lombardia ha toccato infatti il 20%. I turisti stranieri, inoltre, che sono circa il triplo rispetto a quelli che arrivano in Piemonte, spendono in Lombardia circa il quintuplo, tanto nello shopping (cosa relativamente comprensibile, vista la posizione di Milano nel campo della moda) che nei ristoranti. Sono Milano e la Lombardia, sembra di capire, i più diretti concorrenti di Torino e il Piemonte. Nei prossimi giorni, il Torinese raccoglierà commenti, proposte e suggerimenti utili ad affrontare la sfida. Li condivideremo con i nostri lettori.

ITALIA, un Paradiso Fiscale di cui beneficiare

tasi2ferrareseL’angolo del Private Banker /

di Fabio Ferrarese

 

Gli Italiani si sentono da sempre tartassati. In realtà se non ci limitiamo ad una quadro meramente legato ai redditi prodotti, ma ampliamo il raggio di visione anche ad altri tipi di imposizione tributaria scopriamo un piccolo paradiso fiscale: quello riguardante la tassazione delle donazioni e delle successioni che è di gran lunga uno dei più vantaggiosi di tutti i Paesi industrializzati

 

Il total tax rate, che misura l’ammontare delle tasse, dei contributi e delle imposte, dovuti dalle imprese rispetto al loro reddito e le aliquote d’imposta applicate ai redditi delle persone fisiche di fascia alta, nel nostro Paese si è attestato al 64,8%, contro una media dell’Unione Europea pari al 41.4%. Gli Italiani si sentono da sempre tartassati. Se prendiamo in considerazione solo le persone fisiche e guardiamo allo scaglione di aliquote più elevate, applicate ai redditi più alti, troviamo un bel 45% che se confrontato con il 29% applicato in Canada o addirittura lo zero degli Emirati Arabi viene da chiedersi se convenga ancora produrre e vivere in questo Paese. 

 

In realtà se non ci limitiamo ad una quadro meramente legato ai redditi prodotti, ma ampliamo il raggio di visione anche ad altri tipi di imposizione tributaria scopriamo un piccolo paradiso fiscale: quello riguardante la tassazione delle donazioni e delle successioni che è di gran lunga uno dei più vantaggiosi di tutti i Paesi industrializzati.

 

Partiamo dalle aliquote applicate: il 4% per il coniuge ed i parenti in linea retta con una franchigia di 1mln di euro per erede, il 6% per i parenti sino al IV grado con una franchigia di centomila euro per ogni fratello o sorella erede ed un 8% per tutti gli altri eredi senza beneficio di alcuna franchigia. Se si pensa che mediamente negli altri Paesi si paga un’aliquota compresa tra il 30% ed il 50% ci si rende subito conto dei grossi vantaggi ad essere eredi italiani. Qualcuno però se n’è già accorto ed infatti il Fondo Monetario Internazionale già dal gennaio 2014 ha lanciato un monito all’Italia: rafforzare la tassazione su successioni e donazioni.

 

Come si può sfruttare questo momentaneo vantaggio prima che il regime cambi e senza necessariamente morire subito? Esistono, all’interno del più ampio tema del passaggio generazionale, quelle che vengono definite in gergo le liberalità indirette che se, concernenti un trasferimento di aziende o diritti immobiliari per i quali sia prevista l’applicazione dell’imposta di registro o l’iva, sono automaticamente escluse dall’imposta di donazione, senza che questo vada ad erodere le franchigie. Per comprendere meglio l’argomento proviamo a vedere un caso concreto. Se una casa viene pagata dai genitori, ma intestata ad un figlio, ci troviamo di fronte ad una liberalità indiretta che sarebbe soggetta ad imposizione che può essere evitata se nell’atto di acquisto viene precisato che la provvista di denaro utilizzata per acquistare l’immobile è fornita dai genitori.

 

Altri strumenti che godono, al momento, di esenzione fiscale dal punto di vista dell’asse ereditario sono le somme investite in caso di morte dell’assicurato sulle polizze vita, quelle investite in Titoli di Stato o equiparati ed il trasferimento di aziende, a condizione che sia garantito il controllo e che la partecipazione venga detenuta per almeno cinque anni.  

 

L’argomento è certamente complesso ed oggi ne abbiamo fatto solo alcuni cenni, ma certamente richiede una riflessione attenta per non farsi cogliere impreparati da eventuali future manovre di Governo. La riduzione della tassazione sui redditi può al momento avvenire secondo gli esperti attraverso una riduzione della spesa pubblica ed attraverso la dismissione dell’ingente patrimonio immobiliare. Vi pongo però un’altra visione: oltre il 63% della ricchezza in Italia è in mano a persone che hanno più di 55 anni di età. Siccome nei prossimi trent’anni avverrà il più grande passaggio di ricchezza della storia perché non attuare un inasprimento delle aliquote successorie nel bel Paese trovando da questa strategia le risorse per ridurre le tasse sul lavoro? Per concludere vi lascio con un piccolo consiglio: agite ora e non fatevi trovare impreparati.             

 

Per curiosità ed approfondimenti potete scrivere a fabio.ferrarese @yahoo.it

La Signora del Bacio Perugina

BACIO PERUGINA

Lo scorso 21 settembre l’ottantesimo anniversario della morte

 

Niente è più dolce di un bacio tra innamorati…se poi ci sono anche nocciole e cioccolato il gioco è fatto. Simbolo e omaggio d’amore, il bacio Perugina, non poteva che nascere dalle mani e dalle idee di una donna, Luisa Spagnoli, operosa imprenditrice umbra, che lega il proprio nome a due eccellenze del made in Italy – moda e cibo – e di cui si è ricordato il 21 settembre l’ottantesimo anniversario della morte.

 

Come nasce questa dolce delizia? Nel 1907 Francesco Andreani, Leone Ascoli, Francesco Buitoni e Annibale Spagnoli, marito di Luisa, fondano la Perugina. Si dice che fu proprio Luisa, che in fabbrica lavorava fianco a fianco del marito, a notare come dopo la lavorazione del cioccolato venivano gettati chili di scarto di briciole di nocciole. Da qui l’idea di impastare i residui con il cioccolato. Dalla lavorazione nacque un cioccolatino dalla forma inconsueta che ricordava quella di un pugno: era nato il “cazzotto”. 

 

Poiché si sa, i cazzotti, non sono gradevoli da regalare, Giovanni Buitoni propose di chiamarlo bacio. I cartigli, che rendono unico il cioccolatino, sono invece un ‘idea dell’allora direttore artistico della Perugina Federico Seneca, che pare si fosse ispirato alla corrispondenza segreta tra Luisa e Giovanni Buitoni, figlio di Francesco e di quattordici anni più giovane. Si dice infatti che Luisa scrivesse biglietti d’amore all’amante e prima di farglieli recapitare li avvolgesse proprio attorno ai cioccolatini che dalla produzione mandava in assaggio. Così ancora oggi tra il cioccolato e l’incarto argentato, troviamo un dolce messaggio d’amore.

 

Marco Travaglini

 

MagdaClan e il Circo è una magìa

circo magdaclanLa notte di San Silvestro si trasforma in un “CapoDonne”, un cabaret di numeri circensi tutto al femminile per festeggiare insieme l’arrivo del nuovo anno. Il gran finale vede come ospiti il Trio Trioche con “Troppe Arie” l’8 e il 9 gennaio

 

E’ Torino l’ultima data della tournée internazionale 2015 del MagdaClan Circo. Dal giorno di Santo Stefano e sino al 10 gennaio prossimo, il tendone della compagnia di circo contemporaneo MadgaClan è montato al Bunker di via Nicolo Paganini 0/200. E dopo gli “assaggi” di compagnie ed artisti internazionali come Giulia Pont in “Ti lascio perché ho finito l’ossitocina” , mentre domenica, alle ore 17, è il turno di “Atmosphere Magique” cabaret di magia  con Andrea Speranza, Stefano Cavanna, Marco Zecca e Saulo Lucci e lunedì 28 va in scena Carla Carucci con “Ragazza Sera Conoscerebbe Uomo Solo max 70enne” .

 

Da martedì 29 dicembre, il tendone sarà tutto per MagdaClan con “Extra_vagante” in replica dodici volte: il ritrovo è una vecchia soffitta dove, tra stracci e robi vecchi, manichini “Senza_testa” animano il loro circo. Carlone, piccolo circhetto di stoffa, si oppone all’intrattenimento distruggendo il gioco dei “Senza_testa”. La soffitta diventa uno studio televisivo, un intimo spazio di solitudine, il teatro di una battaglia all’ultimo sangue, una prigione, un campo di grilli al mattino…

 

La notte di San Silvestro si trasforma in un “CapoDonne”, un cabaret di numeri circensi tutto al femminile per festeggiare insieme l’arrivo del nuovo anno. Il gran finale vede come ospiti il Trio Trioche con “Troppe Arie” l’8 e il 9 gennaio.

 

Nessun animale in scena, sarà un susseguirsi di magia e discipline come scale di equilibrio, sfera, acrobatica, manipolazioni d’oggetti, giocoleria. Siamo felici di tornare a casa per queste feste. – spiega Alessandro Maida, artista della compagnia cresciuto a CollegnoTorino è la città che ci ha visto crescere professionalmente e artisticamente: siamo onorati di poter presentare lo spettacoloExtra_vagante sotto il nostre tendone proprio in questa città.” Gli spettacoli sono adatti a tutti i tipi di pubblico, si terranno anche in caso di maltempo e all’interno del tendone (riscaldato). All’esterno del tendone sarà allestita un’area bar e ristoro.

 

Come arrivare: percorrendo via Bologna dal centro, via Nicolò Paganini è la terza traversa dopo corso Novara (secondo semaforo). Girare a destra e proseguire dritto fino alla macchia verde in fondo. In bici sono 15 minuti. Autobus n. 2 |18 | 49 fermata “Ponchielli.

 

Massimo Iaretti

 

 

Natale con il Balletto di Mosca “La Classique”

Tra le migliori compagnie di danza classica a livello europeo, sinonimo di tradizione e serietà. Da 25 anni l’ensemble compie regolarmente tournée in Italia e per questo motivo vanta un pubblico affezionato e fedele

 

superga schiaccianoci teatro spettacoliAffascinante cartellone per Natale e S. Stefano al Teatro Superga di Nichelino: il Balletto di Mosca “La Classique” sarà in scena il 25 dicembre ore 19:30 con “Il Lago dei Cigni” e il 26 dicembre ore 21 con “Lo Schiaccianoci”. E’ la XXV tournée in Italia di una delle compagnie di balletto russo che propone ricostruzioni fedeli all’originale di Petipa e Ciaikovskj, riconosciuta dal Ministero della Cultura di Mosca.

 

 

«La nostra scelta è quella di mettere in scena balletti classici esattamente come apparirono nella loro produzione originale, quindi senza nessun tipo di adattamento alle situazioni moderne e al rinnovamento. D’altra parte il nome stesso della compagnia lascia intendere che ci atteniamo alla lunga e importante tradizione russa relativa alla danza classica. » Elik Melikov, Direttore Artistico del Balletto di Mosca “La Classique”

 

«Come sempre la ‘fila’ di un stupefacente disciplina, solisti sempre all’altezza delle situazioni (Nadejda Ivanova, la protagonista, ha sfoggiato ben ventiquattro fouettèes), con una professionalità inattaccabile … Da sottolineare, una volta ancora, la suggestività delle scene e la ricchezza dei costumi che caratterizzano gli spettacoli de “La Classique”. Successo caloroso, d’altra parte scontato, con frequenti applausi a scena aperta» Nicola Sbisà, La Gazzetta del Mezzogiorno – 16 dicembre 2012

 

Il Balletto di Mosca “La Classique” è tra le migliori compagnie di danza classica a livello europeo, sinonimo di tradizione e serietà. Da 25 anni l’ensemble compie regolarmente tournée in Italia e per questo motivo vanta un pubblico affezionato e fedele. La compagnia si pone come un baluardo della secolare tradizione della danse d’école, liberandola però dai ridondanti e obsoleti formalismi per riproporla rinnovata e adatta al pubblico odierno.

 superga cigni teatro spettacoli

L’inclinazione del pubblico odierno a mises en scène  dei grandi classici con caratteristiche stilistiche e sostanziali più moderne è stata perfettamente intesa da Elik Melikov, imprenditore e uomo di teatro che, nel 1990 dando i natali al Balletto di Mosca “La Classique” insieme a Nadeja Pavlova, ha portato avanti con successo la carriera di direttore artistico, contraddistinguendosi inoltre per l’organizzazione delle più importanti manifestazioni ufficiali della Città di Mosca.

 

Il Balletto di Mosca “La Classique” dal 1990 è costituito con il riconoscimento del Dipartimento della Cultura della Città di Mosca – Moskoncert. Tra le sue fila annovera circa cinquanta elementi di elevato talento provenienti da blasonate strutture come il Bolshoi di Mosca, il Kirov di San Pietroburgo, i Ballets Theatres di Kiev e Odessa.

 

Tra tutti i ballerini, provenienti dalle migliori accademie e scuole russe, spiccano la splendida étoile Nadeja Ivanova, ballerina affascinante per capacità interpretativa e padronanza tecnica, al Teatro Superga protagonista de Il Lago dei Cigni, e Ekaterina Shalyapina,  leggiadra e energica Clara ne Lo Schiaccianoci.

 

Il Balletto di Mosca “La Classique si è esibito in passato anche nei più prestigiosi teatri di Inghilterra, Francia, Austria, Norvegia, Israele, Thailandia, Taiwan, Cina, Giappone, Nuova Zelanda e Australia riscuotendo grande successo di pubblico e di critica.

L’ensemble ha in repertorio tutti i grandi capolavori del balletto dall’emozionante “Trilogia Čajkovskij” (Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, La Bella Addormentata) a titoli meno noti ma di altrettanta bellezza Giselle, Cenerentola, La Bayadère, Paquita, Don Chisciotte e Coppelia. Ai balletti più celebri si aggiungono altri spettacolari allestimenti come La Vedova Allegra ispirato all’omonima operetta di Franz Lehar, Le Notti di Valpurga (scena danzata tratta dall’opera lirica Faust di Charles Gounod).

 

 

I Solisti del Balletto di Mosca “La Classique”

 

 

NADEJA IVANOVA

Nel 1991 entra nella rinomata Scuola di Danza dell’Opera di Perm e nel 1999 si diploma con lode. Lo stesso anno entra a far parte Teatro dell’Opera di Ekaterinburg ricoprendo il ruolo di solista. Nadeja nel 2003 si trasferisce a Mosca e diventa solista del Balletto Nazionale Russo diretto da Vladimir Moiseyev. A partire dal 2006 la Ivanova lavora con il Balletto di Mosca “La Classique”. Nel corso della sua carriera riceve importanti riconoscimenti: nel 1998 le vengono assegnati due prestigiosi premi, il diploma al “Prix de Lausanne” (Svizzera) e il Premio speciale “The Hope of Russia”, al 4° Concorso Internazionale di Balletto intitolato “Vaganova Prix” (San Pietroburgo, Russia). Inoltre ottiene il terzo premio, il premio delle Preferenze degli Spettatori e il premio Nina Ananiashvili al Concorso Internazionale di Balletto di Perm (Russia). Nel 2001 vince il secondo premio al Primo Concorso Internazionale dei giovani ballerini (Kazan, Russia). Dal 2006 è la prima ballerina del Balletto di Mosca “La Classique”. Il suo repertorio comprende i principali ruoli di tutti i balletti classici: la Principessa Aurora ne La Bella Addormentata, Svanilda in Coppelia, Giulietta in Romeo e Giulietta, Cenerentola in Cenerentola, Odette/Odile ne Il Lago dei Cigni, Kitri in Don Chisciotte, Clara in Lo Schiaccianoci, Giselle in Giselle.

Al Teatro Superga interpreterà Odette/Odile ne Il Lago dei Cigni.

 

EKATERINA SHALYAPINA

Ekaterina nel 2000 si diploma presso la Ulan-Ude Ballet School (la capitale della Buryatiya, Russia). Mentre è ancora studentessa nel 1999 inizia la sua carriera da solista nella Ulan – Ude Ulan – Ude State Academic Opera and Ballet Theatre dove rimane fino al 2002, quando si trasferisce a Mosca. Entra nel Balletto Nazionale Russ diretto da Vladimir Moiseev interpretando i ruoli principali. Tra i premi che si è aggiudicata il terzo Premio alla 7° edizione del All Russia Ballet Competition “Arabesk” (città di Perm, Russia). Nel settembre 2007 entra a far parte del Balletto di Mosca “La Classique” tra i solisti. Con questa compagnia partecipa alle tournée di successo all’estero, interpretando Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, Romeo e Giulietta, Giselle, La Bella Addormentata, Cenerentola, Don Chisciotte. Al Teatro Superga interpreterà Clara ne Lo Schiaccianoci.

 

DMITRIY SMIRNOV

Diplomato nel 1993 alla scuola, celebre in tutto il mondo, del Balletto di Mosca. Come primo ballerino della rinomata compagnia di danza “La Classique” Dmitriy Smirnov appassiona gli amanti della danza dal 2002. Ha partecipato ai tour di grande successo e con cadenza regolare nel Regno Unito, Taiwan, Austria, Spagna, Francia, Italia. Il suo repertorio personale comprende i personaggi principali de Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, Romeo e Giulietta, Paquita, Chopeniana, Giselle, La Bella Addormentata, Cenerentola, La BayadereAl Teatro Superga interpreterà Principe Siegfried ne Il Lago dei Cigni.

 

ALEXANDR TARASOV

Alexandr nasce nel 1989 a Kungur, nella regione di Perm. All’età di 11 anni entra in una delle più famose scuole di danza in Russia, la Scuola di Danza dell’Opera di Perm, dove si diploma nel 2007. Nello stesso anno a Mosca entra a far parte dei solisti del Balletto Russo sotto la direzione di Vyacheslav Gordeev . Da settembre 2010 il giovane e promettente ballerino fa parte dei primi ballerini del Balletto di Mosca “La Classique”. Durante la stagione passata ha partecipato con successo ai tour regolari della Compagnia in Regno Unito, Italia e Francia con l’esecuzione dei personaggi principali nei balletti Lo Schiaccianoci e Coppelia, La Bella Addormentata, Il Lago dei Cigni e GiselleAl Teatro Superga interpreterà il Principe Schiaccianoci ne Lo Schiaccianoci

 

Mai più tagli sbagliati! Scegli quello più adatto a te

I consigli dell’esperto sulle lunghezze adatte alle varie form del viso e su quello che è proprio out

 

capelli 3Difficile non farsi tentare dai tagli alla moda, specialmente quando ci vengono proposti in continuazione sulle riviste e in tv. Osare va bene, ma non dimentichiamoci che ci sono acconciature che si sposano alla perfezione con un determinato volto, con altri meno e con altri ancora creano un effetto disastroso.

 

Come scegliere al meglio il taglio che più ci dona, allora? Ce lo spiega Sergio Carlucci, managing director di Toni&Guy Italia.

Che consigli dai a chi ha un viso tondo?
Il viso tondo è uno dei visi più difficili. Se la sfortuna vuole che abbia dei capelli lisci e con poco volume siamo nei guai. A quel punto bisogna fare di tutto per volumizzare, attraverso taglio, styling o ondulazione. Un viso tondo con capelli piatti, attaccati al viso, non fa altro che enfatizzare la rotondità. Il taglio più sconsigliato è un taglio pari. Il consiglio migliore è scegliere forme che volumizzino i capelli e che tendano ad allungare le proporzioni: quindi una bella scalatura o capelli medio-lunghi.


Per volti squadrati, dai lineamenti marcati?
E per i visi magri?
Non vanno bene tagli troppo severi. Un viso magro di solito mette in evidenza l’ossatura. Meglio non sottolinearla con linee geometriche e dure. Assolutamente no al corto dietro e lungo davanti, che mette in risalto il mento, scopre il collo e quindi allunga ancora di più le proporzioni. Solitamente si suggeriscono frange, mai nette ma piuttosto soffici, per addolcire il viso. O un taglio leggermente scalato davanti, dalla forma morbida. Inoltre si dovrebbero sempre lasciare un po’ di capelli sul collo. Anche in questo caso tagli scalati e soft, forme che tendono a volumizzare e rendere meno severa la linea. Va benissimo un taglio senza linee pari, non perfettamente regolare.

Frangia: consigliata o no sui visi tondi?
Di base direi che è sconsigliata. Quando il viso è tondo in genere è piccolo nelle sue proporzioni, corto, quindi non andrebbe accorciato ulteriormente. È più indicato un ciuffo, una frangia lunga sfilata che cade su un lato e lascia un’apertura sulla fronte, ma allo stesso tempo può nascondere imperfezioni o mettere in risalto gli occhi.

Extension: si o no?
Sono brutte. Sono belle ma solo per poco. Almeno, questo è il mio parere. Come la frangia sono un accessorio, servono se hai capelli sottili e vuoi infoltirli, o se hai capelli corti e li vuoi lunghi. Normalmente sono brutte, perché anche se sono vendute come capelli veri, sempre di capelli morti si tratta, che dopo un po’ si rovinano. Se voglio bene a qualcuno non gli consiglio mai di farlo, anche se è un servizio che facciamo. Laddove una donna ha i capelli mediamente belli, e quindi non ha la reale necessità di farlo, ma cede ugualmente alla tentazione, dopo un po’ se ne pente.

Come riconoscere un bravo parrucchiere?
Alla base di tutto c’è una grande capacità di ascoltare, perché ottenere un bel taglio, un bello stile, da una qualcuno che non ti conosce e ti vede per la prima volta, vuol dire che questa persona ha voglia di ascoltare le tue reali necessità. Direi che è in primis la cosa più importante. E poi deve essere in qualche modo una persona che esprime un po’ di buongusto, che abbia un modo di vestire e uno stile rappresentativo.

Magari dovrebbe anche saperti dire “questo le starebbe male”?
Assolutamente sì, ma dovrebbe avvenire tramite una buona capacità di ascoltare. Perché se una persona è in grado di sentire ciò che tu hai in mente, successivamente deve essere in grado di dirti: “Magari per questo ti consiglierei un’altra cosa”, e indirizzarti al meglio.

 

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