LIFESTYLE- Pagina 40

Torna ‘Orchidee in fiera’ al Peraga Garden Center a Mercenasco

 

Sabato 14 e domenica 15 settembre torna “Orchidee in fiera”, dalle 9 alle 19 presso il Peraga Garden Center in via Nazionale 9 a Mercenasco, a ingresso libero e gratuito. Si tratta  di una delle fiere più prestigiose d’Italia, OrchiDay, un appuntamento fisso, immancabile, molto atteso, dedicato a tutti gli amanti di questo fiore esotico.

Con OrchiDay migliaia di specie e varietà di orchidee sono portate in mostra da sei espositori provenienti da tutta Italia e dalla Germania:

Detlef Frenzel orchideen  di Stoccarda,

Orchidando di Giulio Farinelli

Orchidee del lago Maggiore di Luigi Callini

Orchidea di Morosolo di Edmondo Pozzi

Orchidmundi di Massimo Morandin

Varesina Orchidee di Gioele Porrini

KImera Tropical di Paolo Vassalli

Le orchidee esposte possono essere ammirate o acquistate,  approfittando dell’opportunità di avere a disposizione, nello stesso tempo e luogo, migliaia di esemplari diversi degli ibridi più diffusi, alle specie più rare e insolite, dalle piante maestose alle orchidee in miniatura, fino alle splendide micro orchidee, veri e propri capolavori della natura.

Si tratta di una festa floreale che dura tutto il weekend, a ingresso libero e gratuito, un’occasione per confrontarsi con specialisti ed esperti e  scoprire curiosità,  aneddoti e trucchetti per prendersi cura di queste piante, tanto meravigliose quanto richiedenti notevoli cure. OrchiDay è  un vero  e proprio elogio dell’orchidea, un’esposizione ricca e meravigliosa curata dal collezionista ed esperto Giancarlo Pozzi, punto di riferimento della floricoltura italiana.

 

Mara Martellotta

 

“Amo” è la parola più pericolosa per il pesce e persino per l’uomo…

LIBERAMENTE di Monica Chiusano

“Amo” è la parola più pericolosa per il pesce e persino per  l’uomo…
Talvolta potrebbe suonare esagerata o imprecisa la smania volta al recupero della bellezza e della saggezza in ogni dove ..ma altrettanto eccessiva diviene la noncuranza  di “qualcuno” che distrugge senza limite persino la sopravvivenza di esseri unici e ormai quasi sommersi.
Certo , non possiamo cercare la voce nei pesci o meglio ancora nelle stelle marine , per di più assolutamente meravigliose e non commestibili …ma possiamo ricercare la virtù del rispetto verso esse, nella buona educazione di ognuno di noi .
Recuperiamo e manteniamo il prodigio del mare e la “vita” delle sue rare e incantevoli creature!

Lo Zabaione? Ecco la ricetta del “tiramisù” alla torinese

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Lo Zabaione, deliziosa crema all’uovo, è torinese Doc! Ecco la prodigiosa ricetta “1-2-2-1”

Ebbene sì, la ricetta dello zabaione non è lombarda, veneziana, e nemmeno emiliana, come si legge qua e là.

La ricetta della nota specialità fa parte della ricca cucina subalpina, e la si deve al frate spagnolo Pasquale de Baylón. Intorno a metà Cinquecento, il giovane frate francescano approdò a Torino per il suo apostolato, presso la Parrocchia di San Tommaso, all’angolo tra via Pietro Micca e via San Tommaso.

Fra Pasquale, addetto cuoco presso il convento, non riuscendo a montare uova e zucchero, provò quindi ad aggiungere vino dolce al composto. Fu così che, per caso, nacque la crema calda oggi conosciuta col nome di Zabaglione, o semplicemente zabaione.

Secondo certe cronache del tempo, il frate divenne ben presto un fidato consigliere per le giovani dame penitenti. Trascurate dai mariti, le pie donne si rivolgevano a lui in cerca di aiuto, per stimolare l’eros ed il vigore fisico dei congiunti.

Così facendo, la cura a base di zabaione divenne ben presto un’efficace panacea rinvigorente, oltre che una gustosissima ricetta.

La Ricetta originale di Fra Pasquale (1-2-2-1)

Alle signore che si dolevano della scarso appetito dei consorti, il frate suggeriva una semplice preparazione a base di tuorli d’uovo, zucchero e marsala, sapientemente combinati.

Ecco la ricetta miracolosa del San Pasquale de Baylón (da cui proviene il piemontese ‘L Sanbajon, divenuto zabaione o zabaglione in italiano):

  • 1 Tuorlo d’uovo
  • 2 cucchiaini di zucchero (da sbattere finchè il tuorlo diventa quasi bianco), a cui aggiungere:
  • 2 gusci d’uovo abbondanti di marsala
  • 1 guscio d’acqua

La crema andava scaldata a bagnomaria, da mescolare al primo bollore.

L’eredità di Fra Pasquale

Santificato nel 1680 da Papa Alessandro VIII, San Pasquale de Baylon è, dal 1722, il Santo Protettore di tutti i Cuochi del mondo; la sua festa cade il 17 maggio ed è venerato in Torino nella chiesa di San Tommaso.

Un suo ritratto è collocato nel coro della Chiesa del Monte dei Cappuccini a Torino.

Per correttezza, va comunque menzionata la teoria secondo cui, per la prima volta, la ricetta dello zabaione fu descritta da Bartolomeo Stefani, cuoco di corte della famiglia Gonzaga di Mantova nel testo L’arte di ben cucinare et instruire i men periti in quella lodeuole professione, Mantova, 1685.

Nel testo si legge:

Per far un zambalione: Si pigliarà ova fresche sei, zuccaro fino in polvere libra una e meza, vino bianco oncie sei, il tutto si sbatterà insieme, e poi si pigliarà un tegame di pietra vitriato a portione della detta composizione, si mettarà due once di butiro a disfar nel tegame, quando sarà disfato si butterà la composizione dandogli fuoco sotto e sopra.

Se si vorrà mettere nella composizione cannella pista se ne mettarà un quarto, se si vorrà ammuschiar conforme il gusto, avertendo però alla cottura che non si intostisca troppo.

Puoi fare ancora il zambalione in questa maniera: pigliarai oncie due di pistacchi mondi, pellati e poi pistati nel mortaio e stemprali con il vino, che va fatto il zambalione, e questo zambalione serve assai per i cacciatori, perché alla mattina, avanti vadino alla caccia, pigliano questo; se per sorte perdessero il bagaglio possano star così sino alla sera; se può fare con il latte di pignoli, come di sopra, e per convalescenti, che non possono pigliar forza, si fa col seme di melone.

Io, Barolo 2024

Sabato 7 settembre 2024 il tradizionale appuntamento della Strada del Barolo e grandi vini di Langa, che ha come protagonisti assoluti il Barolo e i suoi produttori, ha fatto ritorno a Roddi: il borgo medievale e l’imponente castello hanno fatto da cornice all’undicesima edizione di Io, Barolo.

Dalle 17.00 alle 22.00 34 produttori di Barolo sono stati i protagonisti di una degustazione itinerante da in Piazza Umberto I al giardino del castello, da cui si gode un panorama suggestivo sui vigneti e le colline patrimonio Unesco nel cuore dell’area di produzione del Barolo, dove il pubblico nazionale e internazionale ha avuto l’occasione di assaggiare cru e annate differenti di Barolo e altri vini del territorio.
Dalle 16.00 alle 17.00 si è tenuto anche il salotto-degustazioneVignaiole in Langa: le artigiane del vino si raccontano“, condotto dal giornalista enogastronomico Danilo Poggio, all’interno del castello medievale appena restaurato, con gli interventi di Sara Vezza, titolare della cantina Sara Vezza e Josetta Saffirio di Monforte d’Alba, e Denise Marrone, titolare della cantina Marrone di La Morra, che hanno raccontato la loro esperienza e presentato in degustazione un vino particolarmente rappresentativo delle loro aziende, non presente nella degustazione principale: Barolo Docg Castelletto “Riserva Millenovecento48” 2017 – Josetta Saffirio e Barolo Docg Bussia 2013 – Agricola Gian Piero Marrone.
Presenti stand gastronomici dei produttori associati alla Strada del Barolo e show cooking a cura della Strada del Riso Piemontese di qualità.
L’evento è stato organizzato dalla Strada del Barolo e grandi vini di Langa, con il sostegno del Consiglio Regionale del Piemonte e con il patrocinio dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato e della Barolo & Castles Foundation, grazie alla collaborazione di Comune e Pro Loco di Roddi e di Turismo in Langa.
PRODUTTORI DI BAROLO PRESENTI:
  1. ArnaldoRivera, Castiglione Falletto (CN)
  2. Boasso Franco, Serralunga d’Alba (CN)
  3. Borgogno Francesco, Barolo (CN)
  4. Bosco Pierangelo, La Morra (CN)
  5. Bric Cenciurio, Barolo (CN)
  6. Cadia, Roddi (CN)
  7. Casa Baricalino, Novello (CN)
  8. Casa E. di Mirafiore & Fontanafredda, Serralunga d’Alba (CN)
  9. Cascina Mucci, Roddino (CN)
  10. Costa di Bussia – Tenuta Arnulfo, Monforte d’Alba (CN)
  11. Diego Morra, Verduno (CN)
  12. Dosio Vigneti, La Morra (CN)
  13. Franco Conterno, Monforte d’Alba (CN)
  14. Fratelli Serio & Battista Borgogno, Barolo (CN)
  15. Gigi Rosso, Castiglione Falletto (CN)
  16. I Brè, Verduno (CN)
  17. La Biòca, Serralunga d’Alba (CN)
  18. L”Astemia, Barolo (CN)
  19. Le Strette, Novello (CN)
  20. Marrone, La Morra (CN)
  21. Monchiero F.lli, Castiglione Falletto (CN)
  22. Moscone, La Morra (CN)
  23. Olivero Mario, Roddi (CN)
  24. Podere Gagliassi, Monforte d’Alba (CN)
  25. Podere Ruggeri Corsini, Monforte d’Alba (CN)
  26. Rizieri, Diano d’Alba (CN)
  27. Rocche Costamagna, La Morra (CN)
  28. Sara VezzaJosetta Saffirio, Monforte d’Alba (CN)
  29. Tenuta Cucco, Serralunga d’Alba (CN)
  30. Vietti, Castiglione Falletto (CN)
BANCO D’ASSAGGIO DEL BAROLO:
  1. Broccardo, Monforte d’Alba (CN)
  2. Negretti, La Morra (CN)
  3. Poderi Luigi Einaudi, Dogliani (CN)
  4. Silvano Bolmida, Monforte d’Alba (CN)
STREET FOOD:
  1. Beppino Occelli, Farigliano (CN)
  2. Cascina Boschetto, Stazzano (AL) e Cascina Roveta, Bubbio (AT)
  3. Cascina Buschea, Rodello (CN)
  4. Fork in Travel, Acqui Terme (AL)
  5. Golosalba, Diano d’Alba (CN)
  6. L’Ora Giusta – Bistrot in Langa, Roddi (CN)
  7. Mosto Ardente, Castellino Tanaro (CN)
  8. Roascio Marinella, Ceva (CN)
  9. Salumificio Benese, Bene Vagienna (CN)
  10. Strada del Riso Piemontese di qualità con Riso Scagliotti, Fontanetto Po (VC)
Ecco alcuni vini che mi sono particolarmente piaciuti:
BRIC CENCIURIO
BAROLO
BAROLO MONROBIOLO DI BUSSIA 2018
Vigna del 1960
Terreno calcareo compatto con presenza di argilla e marne bianche sottili
Vinificato in acciaio poi 24 mesi di botti rovere Slavonia da 1500
Naso : fantastico, elegante , OLD style
Bocca: avvolgente ,elegante con un bellissimo finale old style , frutti di sottobosco
BOSCO PIERANGELO
LA MORRA
BAROLO BOIOLO 2019
Vigna di 25 anni vicino a rocca dell’Annunziata 30 giorni sulle bucce vinificato in acciaio poi 24 mesi botti di rovere francese da 3000
Naso: molto equilibrato ed elegante
Bocca: pulito ,old style fantastico e pienissimo
ancora con margine di miglioramento
BOASSO FRANCO
SERRALUNGA
BAROLO LAZZARITO 2020
Vigna di 15 anni , versante Ovest ,terreno calcare pieno 45 giorni sulle bucce di cui 30 cappello sommerso vinificato in acciaio poi 36 mesi di cui sei mesi in Barrique da 1000 e 30 mesi in botte di rovere di Slavonia da 2500
Naso: assolutamente un’esperienza sensoriale
Bocca: elegante e complesso muta ogni mezz’ora a migliorare con uno stile OLD style pur mantenendo una perfetta identificazione der descrittori
Uno dei miei preferiti della giornata!!
ARNALDO RIVERA
BAROLO 11 COMUNI 2019
Blend dei Baroli degli 11 comuni , vinificato in cemento e poi 26 mesi di botte di rovere di grandi dimensioni e poi di nuovo cemento per assemblare le masse.
Naso: ha bisogno ancora un po’ di Bottiglia ma ben assemblato
Bocca: sempre pulito con molti descrittori precisi old style
VIETTI
CASTIGLIONE FALLETTO
BAROLO CASTIGLIONE 2020
Blend di vigne di 9 comuni ,vinificato in acciaio poi 30 mesi di botte di rovere di Slavonia da 3000 a 6000 poi di nuovo acciaio
Naso: fresco, frutta
Bocca: fresco, elegante, old style, pulito e bel finale equilibrato
JOSETTA SAFFIRIO
MONFORTE
BAROLO CASTELLETTO RISERVA 2017
Vigna del 1948, vinificato in cemento poi 48 mesi di Barrique con tostatura leggera e di diversi passaggi, poi di nuovo cemento
Naso:Pulito ,elegante, vegetale
Bocca: fantasticamente elegante e pulito, conserva descrittori precisi anche nel finale
ROCCHE COSTAMAGNA
LA MORRA
NEBBIOLO ROCCARDO 2022
Vigna La Pisotta 20 anni ,Marne blu e vento , ultima ad essere vendemiata, metri 420, parte alta di Serradenari , 5 giorni sulle bucce poi 10 mesi di botti di rovere di Slavonia da 2200 e 3200
Naso: pulito descrittori di sottobosco ,lampone
Bocca: Pulito ed elegante, mantiene una freschezza in bocca che invita alla beva
Il mio Nebbiolo preferito della giornata !!
ROCCHE COSTAMAGNA
LA MORRA
ROCCHE DELL’ANNUNZIATA RISERVA 2017
42 giorni sulle bucce ,vinificato in acciaio poi 24 mesi in botte di rovere di Slavonia da 2200 e 3200 poi di nuovo acciaio. La parte alta della Vigna ha clone michet con acini piccoli .
Naso: pulito, frutta matura
Bocca: complesso ,fine ed elegante con un finale persistente ed armonico.
RIZIERI
LA MORRA
BAROLO SILIO 2019
Vigna del 1983, mt 300 ,terreno argilloso poco calcareo e poco sabbioso , esposiz S/E , vinificato in acciaio poi 24 mesi di botte di rovere di Slovenia da 2500 poi di nuovo acciaio
Naso: Fresco, pulito
Bocca: pulito, ancora duro ,necessita ancora di bottiglia ma molto ben impostato, con descrittori old style e marasca
MONCHIERO
CASTIGLIONE FALLETTO
BAROLO ROCCHE DI CASTIGLIONE 2020
Versante S/E , vinificato a cappello sommerso e poi botti da 5000 × 24 mesi
Naso: Intenso e balsamico al naso, elegante, fiori appassiti, spezie dolci, note vanigliate, bel frutto.
Bocca: elegante, dotato di buona struttura e trama tannica importante ma ben amalgamata nell’insieme, bel frutto, accenni di legno, lunga la persistenza su sentori di radice di liquirizia.
Uno dei miei preferiti della giornata .
LE STRETTE
NOVELLO
NAS-CËTTA 2023
Vitigno bianco fantastico , vero tesoro da conservare di Langa . In questo caso l’espressione veramente ai massimi livelli. Quattro vigne assemblate . Terreno bianco e compatto
Naso: floreale ed intenso, già presente TDN
Bocca: fantastico equilibrio e pulizia e bellissimi percettori vegetali ed TDN
In questo caso si vede che la mano del produttore fa la differenza.
GIGI ROSSO
MONFORTE
BAROLO BRICCO SAN PIETRO 2019
Marna calcarea, versante sud ovest a Monforte, 50 giorni sulle bucce ,vinificato in acciaio poi 30 mesi di botte di rovere Slavonia e poi di nuovo acciaio
Naso: vegetale e mentolato
Bocca: pieno e persistente con sentori di cioccolato e tabacco tipici old style
Luca Gandin

Sapore di mare: gratin di pesce in conchiglia

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Una preparazione dedicata ad un momento di festa che soddisfera’ anche i palati piu’ raffinati

Eccovi una proposta deliziosa a  base di pesce per  un antipasto originale e d’effetto. Una ricetta delicata, un’armonia di sapori resi ancora piu’ invitanti dalla presentazione in conchiglie di capesante, una preparazione dedicata ad un momento di festa che soddisfera’ anche i palati piu’ raffinati.

 

Ingredienti per 8 persone:

300gr. di filetto di nasello

300gr. di salmone fresco

10 code di gaberoni

250gr. di besciamella

100gr. di parmigiano grattugiato

100gr. di emmenthal

Sale, pepe, prezzemolo q.b.

Cuocere a vapore il nasello, il salmone e le code di gambero, lasciar raffreddare. In una ciotola sminuzzare il pesce, salare, pepare, aggiungere tre cucchiai di parmigiano, l’emmental tagliato a cubetti, il prezzemolo tritato e la besciamella. Mescolare con cura, riempire con il composto ottenuto i gusci delle capesante, cospargere di parmigiano e infornare a 200 gradi per 10 minuti poi lasciar gratinare sotto il grill sino a completa doratura. Servire la conchiglia calda su un letto di insalatina.

 

Paperita Patty

Partners sbagliati: perché li scegliamo?

Spesso la scelta ha semplicemente motivazioni di carattere estetico, rientrando in quei bias, o inganni della mente, che ci fanno fare scelte errate. Tra i quali il cosiddetto “effetto alone”, per cui ci facciamo fuorviare da una singola caratteristica positiva del possibile partner.

L’aspetto fisico, spesso e volentieri. Siamo così illusoriamente indotti a credere che ad essa di accompagni tutta una serie di altre caratteristiche positive… Che nel tempo si riveleranno inesistenti o non adeguate. Altre volte è la mancanza di autostima che ci può indurre a una scelta errata.

Inducendoci a preferire un partner dalle limitate qualità, poiché abbiamo paura di non essere “all’altezza” di una persona di maggiore spessore individuale o comunque con caratteristiche elevate sotto vari profili.

Molte volte ad indurci alla ricerca di un partner a tutti i costi è semplicemente il timore di rimanere soli. La paura della solitudine finisce con il renderci meno in grado di essere selettivi, e di rifiutare la vicinanza e la compagnia di persone che in fondo non ci piacciono.

Sono le nostre paure più profonde ad essere responsabili di molte scelte erronee nelle nostre relazioni affettive. Paure che determinano bisogni di cui non siamo più di tanto consapevoli. In ogni caso è fondamentale il tipo di relazione che abbiamo vissuto nell’infanzia.

Con le persone che si sono prese cura di noi nei primi anni della nostra vita, aspetto determinante per il nostro stile e la nostra modalità di attaccamento affettivo e per definire che tipo di partner sarà per noi più attraente.

Per una buona scelta del partner giocano un ruolo essenziale il rapporto che abbiamo con noi stessi e il nostro livello di autostima. Conoscere i nostri bisogni, le nostre emozioni, i nostri profondi “perché”, è dunque essenziale per non commettere errori imperdonabili…

(_Fine seconda e ultima parte_)

 

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Facebook Consapevolezza e Valore

Rubrica su “Il Torinese”:

STARE BENE CON NOI STESSI

La Torre, psicologa psicoterapeuta: “riconoscere e comprendere le persone attraverso l’ascolto”

Intervista alla psicologa psicoterapeuta Elena La Torre

 

Elena La Torre è psicologa e psicoterapeuta. Dopo aver conseguito la laurea triennale in Scienze Tecniche Psicologiche, ha ottenuto una laurea magistrale in Psicologia Criminologica e Forense, sue grandi passioni. Dopo essersi iscritta all’albo degli psicologi, ha iniziato a frequentare la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica all’Università degli Studi di Torino, che ha terminato nel gennaio del 2022 e, in seguito alla quale, ha potuto iscriversi all’albo degli psicoterapeuti. La scelta di una tale scuola di specializzazione è nata dall’esigenza di conoscere il mondo della clinica pura, oltre alla criminologia. Durante il percorso di studi, e il successivo inserimento nel mondo del lavoro, ha avuto modo di incontrare diverso contesti in cui si affaccia la figura dello psicologo clinico, partendo dalle comunità psichiatriche per approdare all’ambito ospedaliero. Il suo percorso formativo le ha permesso di conoscere ambienti che oggi sono diventati il suo lavoro.

Con quale fascia d’età lavori maggiormente e con quale senti di riuscire a esprimerti al meglio nella tua professione di psicologa ?

Sia nel privato sia nel pubblico ho sempre lavorato con adolescenti e adulti. Non ho una reale preferenza rispetto al tipo di utenza trattata. Ogni sofferenza psichica e le relative cause sono per me interessanti da perlustrare e curare nella loro specificità. Posso però dire essermi riconosciuta maggiormente capace nell’ascolto in due settori particolari: mi riferisco al lavoro con le donne vittime di reati di maltrattamento, tematica a me cara e che ho potuto sperimentare durante i tirocini di formazione presso il corso di laurea magistrale. Il lavoro con questa utenza è stato per me fonte di crescita umana e lavorativa. Grazie a una docente, per me tuttora punto di riferimento, ho successivamente fatto esperienza nel mondo dell’oncologia durante la Scuola di Specializzazione. Inizialmente non pensavo che tale settore avrebbe rappresentato il mio futuro, considerato il corso di studi da cui sono partita, ma questa esperienza mi ha dato così tanto da trasformarla nel mio lavoro. Attualmente, infatti, lavoro a stretto contatto con la malattia. Questo può far paura perché ci si rende conto che potrebbe far parte del proprio percorso di vita. Il lavoro in oncologia permette di osservare da vicino i limiti e le fragilità dell’essere umano e provare impotenza di fronte a una situazione al di là del nostro controllo. Per lavorare in modo funzionale sto imparando a non farmi sopraffare dalla paura dell’incertezza del futuro, quanto piuttosto cerco di percorrere un processo di accettazione di quello che è realmente l’essere umano, e di godere dei momenti di normalità che spesso diamo per scontati. Credo che, dal punto di vista professionale, nei momenti di difficoltà sia necessario affidarsi a supervisori o terapie personali, così da poter consapevolizzare meccanismi di difesa che possono ostacolare un buon lavoro clinico. Poi ho la mia attività nel privato…ciò che mi sento di dire è che ogni storia di vita è per me preziosa.

Ti sarà capitato di sentire che i giovani tendono ad essere e a rimanere fragili proprio perché non sanno affrontare i problemi e gli ostacoli della vita, e preferiscono spendere migliaia di euro da uno psicologo che poi non risolve i loro problemi. Che ne pensi ?

È diffusa l’idea che lo psicologo costi milioni di euro e non serva poi a molto. Ho sentito la frase, milioni di volte, “Ma tanto ascolti e basta, mica ti stanchi”. Stare in silenzio durante una seduta non vuol dire non lavorare. Per il professionista è importante far sentire l’altro riconosciuto e compreso attraverso l’ascolto e aiutarlo a riconoscere parti di sé autentiche. Durante la seduta il grande lavoro è fatto dal paziente che decide di mettersi in gioco e la ragione e di un fallimento del percorso potrebbe essere ricercata nella reale disponibilità del paziente a risolversi e comprendere i motivi che lo hanno spinto a chiedere aiuto. È più facile concepire l’utilità del lavoro di un fisioterapista piuttosto che del lavoro psichico: il contatto è  reale, il risultato è oggettivo. L’astrattezza con cui si lavora con la mente non è sempre compresa, ma questo non vuol dire che il nostro intervento sia meno utile.

Quali sono i temi ricorrenti di disagio ?

Rispetto a tale domanda devo far riferimento al lavoro nel privato, dove le richieste sono eterogenee rispetto al contesto ospedaliero, che tratta una tematica specifica. Per quanto riguarda la mia esperienza, le problematiche relazionali sono le più frequenti, per lo più con il partner. Ho avuto modo di comprendere che questo potrebbe essere sintomo di dinamiche disfunzionali nel nucleo famigliare originario. Non vuol dire che la famiglia sia stata una cattiva famiglia, ma che il soggetto si sia trovato inconsapevolmente ad assimilare e rendere propri strumenti relazionali che in età adulta generano disagi, che potrebbero essere risolti con una motivata ricerca di strumenti più consoni alla propria persona.

Queste difficoltà sono sempre le stesse nelle persone o pensi che la società e il nostro modus vivendi generi di volta in volta problematiche diverse ?

Questa opinione è puramente personale. Credo che le dinamiche intrapsichiche sottostanti i disagi siano per lo più uguali. Fosse il contrario non sarebbero per me comprensibili studi effettuati nei primi anni del Novecento, e che invece risultano profondamente attuali. Penso che sia la società in cui viviamo, o il modus vivendi, a dare un diverso significato al disagio in sé. I periodi storici hanno dato più o meno attenzione ad alcuni tipi di disturbi piuttosto che ad altri, in base alle mode, ai ritmi e alle abitudini. Oggi chi è iperattivo lavora, si impegna ed è considerato integrato in questa società, ma sarebbe da chiedersi se queste dinamiche siano in realtà anche sane. Pochi si chiedono fino a che punto l’iperattività di un soggetto porti a un pensiero produttivo.

 

Gian Giacomo Della Porta

Ovada incontra Torino

 

Un territorio, la sua storia e i produttori dell’Ovada Docg.

Giovedì 05 Settembre 2024 dalle 15.00 – 21.00

presso Sede AIS Piemonte

Via Modena 23, 10153 Torino

 

 

 

Si è svolto un bell’incontro con banchi di degustazione presenti oltre 19 produttori del territorio ovadese e due Masterclass sul Dolcetto di Ovada .

 

In particolare alle 18.30 la Masterclass

Ovada: il racconto di un terroir che sfida il tempo

Ha dimostrato come il dolcetto di Ovada abbiamo raggiunto dei livelli qualitativi molto interessanti e che durano nel tempo .

Il disciplinare del 2013 comprende 22 comuni

Almeno 12 mesi di affinamento in acciaio/ legno

L’Importante influsso della brezza marina , presenza in alcune zone di terra bianca franco limosa ,terre rosse ( recente scoperta) vicino a Gavi, il clima secco portano l’Ovada ad avere

Colore rosso splendente, tannini significativi, acidità moderata, media struttura, potenziale evolutivo e versatilità in tavola .

Annate assaggiate dal 2021 fino al 2008 .

Ecco i miei preferiti tra quelli degustati in Masterclass e ai banchi:

ALVIO PRESTARINO 2020

Naso : viola , amarena , pulito

Bocca : piacevole, armonico , pulito, finale LTime

ALVIO PRESTARINO RISERVA 2018

15 g Buccie poi acciaio 24 mesi di tonneux vigna 30 anni ,terreno rosso argilloso

Naso: fresco e pulito

Bocca:tannicita’ elegante e complessa con un finale Ltime

CA DEL BRIC

TRE LUSTRI 2016

Mt 350 , terreno calcareo con Marne e arenarie su antico fondale marino

Vinificato in acciaio poi 50 mesi di Botti grandi di rovere poi 12 mesi di bottiglia

Naso: elegantissimo con note di ciliegie e lampone e di fragole di bosco.

Bocca: elegante, trama tannica , legno ben dosato

Il mio preferito della giornata!

PASCHETTA VINI

AMBIZIOSO 2019

6 giorni sulle bucce vinificato in acciaio per 18 mesi e poi bottiglia

Naso: vegetale, sentori di bosco e felce

Bocca: frutto ,fragole di bosco ,molto armonico

LA PIRIA

MONFERRATO 2018

80% Albarossa 20% Merlot

15 gg sulle Bucce , acciaio e poi almeno 12 mesi Barrique di Allier , vigne di 25 anni

Terreno marnoso con pietra sotto i 70 cm

Naso: frutta piacevole , con descrittori ben definiti

Bocca: frutta armonica , pulito  , bel finale elegante

Ovviamente l’organizzazione dell’Ais Torino è stata perfetta sia durante la Masterclass dove si è potuto anche assaggiare delle specialità gastronomiche di giovani chef e sia per il servizio durante tutta la manifestazione.

Alla prossima !

Luca Gandin

In viaggio con il gabbiano

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Liberato l’ormeggio il battello si preparava a far rotta verso l’isola Pescatori. L’Helvetia si muoveva al rallentatore, restia a prendere il largo

Pareva non voler lasciare l’attracco, confidando nell’accoglienza dell’imbarcadero per prendere fiato e riposare il suo scafo provato da decenni di onorato servizio sulle acque del Verbano.

Ma le due eliche, mosse dalla potenza dei quattrocento cavalli a motore, fecero ribollire l’acqua e pur con un certo rimpianto e di malavoglia, partì. Con me era salita a bordo solo una coppia di stranieri. E più di tre quarti dei posti a sedere erano vuoti. Non c’era da stupirsi. La bella stagione era agli inizi e, per di più eravamo a metà settimana. Il lago era calmo e l’aria appena mossa da una leggera e piacevole brezza. Attraverso il tondo dell’oblò della porta d’accesso al ponte di coperta verso prua, dov’erano stivati i grossi e rigidi salvagenti, vidi un gabbiamo che si era posato vicino ai sugheri. Pur essendo uccelli di mare, diverse colonie di gabbiani vivono sui grandi laghi del nord, dal Maggiore al Garda. E quello lì,con una certa insistenza, mi guardava fisso con i suoi occhietti mobili. Ritto sulle zampette, se ne stava con fare allegro appollaiato sul parapetto, le lunghe ali raccolte, muovendo il becco   adunco e robusto. Sembrava mi parlasse, intendesse comunicare, desideroso di dispensare un saluto. Lo guardavo anch’io con curiosità. Forse troppa perché, qualche minuto dopo, prese il volo e si diresse verso il largo, lanciando le sue grida un po’ rauche. Il battello, dopo la breve navigazione stava per giungere all’attracco sull’isola quando un gabbiano planò sul ponte e mi fissò a lungo. Pareva in tutto e per tutto lo stesso di qualche istante prima che forse, con gesto garbato e cortese,non voleva far mancare un saluto prima dello sbarco.

Marco Travaglini