LIFESTYLE- Pagina 396

Come scegliere lo shampoo: ingredienti da evitare

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Tensioattivi, conservanti, coloranti e addensanti dannosi: vi insegniamo a leggere le etichette, riconoscerli e starne alla larga

 

 

Negli ultimi anni è cresciuta moltissimo l’attenzione, da parte dei consumatori ma anche delle case produttrici, nella scelta dello shampoo e dei prodotti per capelli in generale, balsami, maschere e tinture. Non ci si fida più, e giustamente, di pubblicità spesso ingannevoli: l’utente vuole sapere cosa contengono realmente i prodotti che si mettono in testa. La cosa più importante è imparare a leggere l’etichetta. Ovvero la lista degli ingredienti, comunemente denominata INCI (International nomenclature of cosmetic ingredients).

 

 

Intanto, sappiate che l’ordine degli ingredienti corrisponde alla loro quantità nel prodotto. Ai primi posti avremo quindi quelli che sono presenti in dosi maggiori. È li che dobbiamo controllare che non ci siano prodotti pericolosi. Perché anche se ammessi per legge, alcuni ingredienti sono sconsigliabili, per l’uomo e l’ambiente.

 

Prima di andare ad elencare gli ingredienti pericolosi uno ad uno, vi diciamo le due cose fondamentali da fare nella scelta di shampoo e balsamo, e la lista riassuntiva degli ingredienti da evitare, da stampare e tenere sempre con voi.

 

1. Cercare shampoo che non contengano ammonium lauryl sulfate, sodium lauryl sulfate o sodium laureth sulfate, i tensioattivi più diffusi, aggressivi e nocivi (leggi sotto). L’alternativa è cercare shampoo che utilizzano una forma più lieve di detergente come il sodium lauryl sulfoaccetate e il sodium lauryl solfosuccinate. Questi shampoo non fanno tanta schiuma come gli shampoo che contengono Sls o Sles più aggressivi, ma detergono efficacemente i capelli e il cuoio capelluto, senza stressare i vostri capelli.

2. Cercare un balsamo che non contenga dimeticone (leggi sotto). Una delle migliori alternative è trovare un balsamo che utilizzi l’acido 18-methyleicosanoic (18-MEA). Questo è uno dei lipidi con cui i nostri capelli si coprono naturalmente. Quando i nostri capelli crescono, il18-MEA è incorporato in loro e agisce come un isolante naturale che aiuta a bilanciare l’umidità del fusto del capello, aumenta l’integrità del fusto e dona una naturale lucentezza.

INGREDIENTI DA EVITARE NEL VOSTRO SHAMPOO (in ordine alfabetico)

Alcohol (quando è uno dei primi quattro ingredienti della lista)
Ammonium lauryl sulfate
Diethanolamine (Dea)
Dimethicone
Formaldehyde
Lanolin
Mineral oil
Parabens (methylparaben, propylparaben, per esempo)
Petroleum
Polyethelyne glycol (anche chiamato PEG/polyethelyne, o polyoxyethelyne)
Propylene glycol
Sodium chloride
Sodium laureth sulfate
Sodium lauryl sulfate (Sls)
Synthetic colors (spesso FD&C o D&C seguito da un colore e un numero)
Synthetic fragrance o parfum
Triethanolamine (Tea)

E ora andiamo a conoscerli nel dettaglio e a capire perché sono nocivi.

TENSIOATTIVI
Il Sodium Laureth Sulfate è il tensioattivo più diffuso negli shampoo. È molto efficace per togliere lo sporco e fare schiuma, ma è fortemente aggressivo, se non bilanciato con la presenza di betaine. Non è cancerogeno, ma a lungo andare distrugge i capelli, spogliandoli degli oli essenziali di cui hanno bisogno per rimanere in buona salute, indebolendo le proteine e arrestando la crescita dei capelli sani. In pratica i prodotti contenenti Sls hanno un potere di pulizia totale, però rovinano i capelli.
Ammonium lauryl sulfate e Sodium Lauryl Sulfate. Altri detergenti aggressivi che in molti shampoo causano la formazione della schiuma che vediamo spesso negli spot pubblicitari per capelli. L’ideale sarebbe cercare uno shampoo che non contenga questi ingredienti

 

CONSERVANTI
Dmdm hydantoin, imidazolidinyl, diazolidinyl urea. Sono dei conservanti che a contatto con l’acqua rilasciano formaldeide, cancerogena e sensibilizzante. L’eccessiva esposizione alla formaldeide, che si trova in alcuni shampoo, può causare la perdita di alcuni capelli Methylchloroisotiazolinone, methylisotiazolinone. Sono dei conservanti molto tossici per l’ambiente acquatico e irritanti Parabeni. Utilizzati per prolungare la duratura di un prodotto medio per la cura dei capelli, i parabeni come il metilparaben e il propilparaben, sono sostanze chimiche note per la loro natura tossica. I parabeni irritano non solo la pelle, provocando un cattivo aspetto del cuoio capelluto, ma possono anche influenzare l’equilibrio ormonale e provocare la perdita dei capelli.

 

COLORANTI o SYNTHETIC COLOR
I colori artificiali sono ampiamente utilizzati nei prodotti per capelli per scopi estetici. Questi ingredienti spesso appaiono come FD&C o D&C seguiti da un colore e da un numero. I pigmenti colorati possono causare sensibilità alla pelle con irritazione del cuoio capelluto

 

ADDENSANTI
Sodium Chloride
. Meglio conosciuto come sale da tavola, il cloruro di sodio è usato come addensante in shampoo e balsami contenenti sodium lauyil sulfate. Può causare cute secca e prurito, oltre alla perdita di capelli. Inoltre dovrebbe essere evitato dalle persone che stanno utilizzando trattamenti alla cheratina perché annulla il beneficio più velocemente.
Polyethelyne Glycol. Chiamato anche PEG/polyethelyne o Polyoxyethelyne, questo ingrediente è incluso negli shampoo come agente addensante. Spoglia i capelli e la pelle della loro umidità naturale.
Diethanolamine (Dea) e Triethanolamine (Tea). Contribuiscono a conferire cremosità allo shampoo. I prodotti contenenti Dea o Tea possono causare irritazione del cuoio capelluto e reazioni allergiche e anche distruggere tutte le cose buone nei capelli (come la cheratina) rendendo i capelli secchi, fragili e senza vita.

 

ALCOL
Quasi tutti i prodotti per capelli contengono una qualche forma di alcol, che può asciugare i capelli se si trova in alte concentrazioni. State alla larga da shampoo con l’alcool elencato come uno dei primi quattro ingredienti, in quanto ciò significa che ce n’è più del solito nel prodotto.

 

ANTIGELO
Propylene Glycol
. Conosciuto anche come l’antigelo che si usa in auto, il propylene glycol è un ingrediente comune in shampoo e altri prodotti per la cura personale per proteggere il prodotto dal gelo durante il trasporto e lo stoccaggio. Può irritare la pelle, provocando reazioni allergiche e altera la struttura della pelle.

 

PROFUMI
Synthetic Fragrance o Parfum. Questo di solito rappresenta una miscela complessa di decine di sostanze chimiche. In un profumo sono utilizzate circa tremila sostanze chimiche. Molti profumi sono irritanti e possono causare irritazioni al cuoio capelluto.

 

ADDITIVI PER LISCIARE CAPELLI RICCI O CRESPI

Lanolin, Petroleum e Mineral Oil. Questi ingredienti sono ampiamente utilizzati in gel e maschere formulate per capelli ricci e non offrono reali benefici idratanti. In realtà appesantiscono solo i capelli e non permettono che gli oli naturali prodotti dal cuoio capelluto vengano assorbiti dal fusto del capello.
Dimethicone. Il dimeticone è un polimero sintetico e una forma di silicone con due gruppi metilici attaccati (da qui il nome Di -meticone). Di solito è usato come sigillante in prodotti per la pelle e per i capelli per coprire le superfici in modo da sigillare l’umidità e agire come un additivo allisciante e che conferisce consistenza. Si trova in moltissimi balsami liscianti, aticresco. Può causare irritazione alla pelle e al cuoio capelluto, screpolature, eruzioni cutanee, bruciore e prurito. Non permette alla nostra pelle e al cuoio capelluto di respirare, con conseguente aumento di acne e irritazioni ai follicoli dei capelli, causando la perdita dei capelli. Ad oggi, la ricerca sta cercando di capire se è legato all’insorgenza di tumori agli organi interni. Non è ancora stata dimostrata, ma conviene comunque acquistare trucchi, creme, shampi e balsami senza dimeticone.

 

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Le auto d’epoca tra storia, sogno e business

auto moto reautomotoretroCosa spinge a investire in auto d’epoca? Sicuramente un investimento economico (le auto ultratrentennali, tra l’altro, non sono soggette a bollo auto e hanno diritto a sconti sull’assicurazione obbligatoria) con buone performance che riesce a strappare dei margini di guadagno, ma anche un investimento sociale ed emotivo, perché ti porta a condividere questa passione anche con altre persone, altrettanto appassionate, attraverso i famosi raduni

 

di Paolo Pietro Biancone*

 

Il titolo di Torino come capitale dell’auto d’epoca non è solo merito dell’Automotoretrò, di cui è in corso in questi giorni la 33° edizione. Torino ospita tre importanti musei permanenti di auto d’epoca, su 26 presenti in tutta Italia. I dati non ci stupiscono, considerata la storica alleanza tra la Città e le case automobilistiche italiane. Promuovere le auto d’epoca è valorizzare la cultura (heritage) del passato per pensare al futuro. I dati di adesione sono interessanti: solo il Museo dell’Automobile nel 2015 ha avuto 180mila visitatori. E in questi giorni sono nella vetrina di Automotoretrò 14 marchi presenti e numerosi anniversari da festeggiare, tra cui spiccano i 50 anni dell’Alfa Romeo Spider (il mitico Duetto), gli 80 della Fiat Topolino e i 70 anni dell’icona Vespa Piaggio.

 

Cosa spinge a investire in auto d’epoca? Sicuramente un investimento economico (le auto ultratrentennali, tra l’altro, non sono soggette a bollo auto e hanno diritto a sconti sull’assicurazione obbligatoria) con buone performance che riesce a strappare dei margini di guadagno, ma anche un investimento sociale ed emotivo, perché ti porta a condividere questa passione anche con altre persone, altrettanto appassionate, attraverso i famosi raduni. Quelli più diffusi sono quelli di eleganza. In più, guardare una auto d’epoca è come ascoltare una vecchia canzone che muove ricordi, emozioni e sogni.

 

La classifica delle auto d’epoca più vendute di sempre fa riflettere: scorrendo la lista dal basso e quindi alla quinta posizione troviamo subito un mito degli anni 70 prima ed 80 dopo, la Ford Escort, il cui debutto risale agli anni 60, in particolare al 1968, quando fu presentata nel corso del Salone di Bruxelles che in quegli anni era ancora un punto di riferimento per il mercato internazionale delle quattro ruote.

 

Al quarto posto troviamo un altro mito delle quattro ruote, il Maggiolino: quest’auto, ancora così presente e diffusa sulle nostre strade, conta già quasi un secolo di vita. La sua nascita la si deve, infatti, a Ferdinand Porsche nel 1934 e muove i suoi primi passi in un momento storico non proprio felice da ricordare visto che fu a suo tempo l’auto ufficiale dei gerarchi nazisti. Nella sua lunga “carriera” il Maggiolino ha saputo scrollarsi di dosso questa “mala fama” ed è, anzi, diventata, quasi per un contrappasso degno del migliore degli sceneggiatori, uno dei simboli di due decenni, gli anni 60 e 70 che si pongono socialmente e culturalmente in completa antitesi con l’ideologia nazista. Oggi il Maggiolino non è più in produzione; l’ultimo esemplare è stato prodotto da una stabilimento messicano della Volkswagen nel 2003.

 

Al terzo posto delle auto (divenute ormai d’epoca, riferendoci ovviamente alle prime generazioni di questi modelli) è un’altra Volkswagen, la Golf, la cui prima serie venne sfornata in Germania nel 1974. Piccola curiosità come poche altre volte è successo la prima serie della Golf ebbe un successo tale che fu prodotta per 9 anni di seguito.Al secondo posto troviamo, invece, un modello che noi italiani conosciamo molto poco; è la Ford F-Series. Per intendersi si tratta di uno dei tipici pick-up che abbiamo visto in chissà quanti film americani. Ed in effetti sono oltre sessant’anni che la storia della Ford F-Series si accompagna a quella degli Usa. Una Storia che inizia per l’esattezza nel 1948 e che oggi nel 2015 ancora sopravvive con la 12-esima rivisitazione.

 

Infine, in cima alla classifica delle auto d’epoca più vendute di sempre troviamo una giapponese; al Toyota Corolla. In Italia abbiamo imparato a conoscere questa affidabile famigliare dagli anni 80 ma in realtà il suo primo modello compirà 50 anni il prossimo anno. Si stima che dal 1966 ne siano stati venduti oltre 37 milioni in tutto il mondo; ed altri ancora ne verranno venduti. Non soltanto le Ferrari o le Lamborghini di una volta, dunque, ma anche quelle per cui ti giravi quando eri bambino e ti sembravano inavvicinabili: ora sono offerte a buon mercato costa relativamente poco mantenerle e soprattutto mantengono il valore nel tempo.

 

Le Case automobilistiche oggi puntano sull’heritage per spingere i prodotti moderni. Questo perché se l’uso dell’heritage è ben fatto, serve moltissimo: creare dei ponti tra vetture-icona e vetture moderne è utilissimo; trasportare i valori dell’epoca sulle auto moderne funziona molto, bisogna solo farlo nel modo giusto. Ogni marchio dovrebbe capire quali sono le icone che gli vengono riconosciute dalle persone, utilizzando la cultura dell’auto d’epoca come una leva di comunicazione e sviluppo.

 

* Director of the European Research Center for Islamic Finance

Editor in Chief European Journal of Islamic Finance

Department of Management

University of Turin

Vita di coppia: la condivisione di interessi aumenta l’attrazione

cuore coppia amoreLa cultura fa bene alla coppia, poiché più della metà delle donne intervistate in un sondaggio afferma di essere attratta più da uomini con cui ha degli interessi in comune

 

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Sei donne italiane su dieci affermano di preferire una relazione con un uomo con cui condividono degli interessi piuttosto che con persone piatte e prive di stimoli. A quanto pare, dunque, la cultura fa bene alla coppia: è quanto evidenziato da una ricerca condotta on line su un campione di circa 1500 persone tra i 20 e 65 anni. Se per lungo tempo si era pensato che le donne fossero attratte soprattutto da uomini forti e virili, adesso tutti i maschi dovranno ricredersi: il compagno ideale è quello con meno muscoli e più cervello.

 

Le persone intervistate spiegano anche perché la cultura fa bene alla coppia: secondo loro, infatti, fruire insieme di eventi culturali, come ad esempio andare al teatro, ad una mostra o ad un concerto, oppure fare un viaggio a due in un paese straniero, non solo aumenta la comunicazione fra i partner, ma accresce anche la fiducia reciproca. Tutti aspetti che contribuiscono a creare un buon equilibrio di coppia facendo sì che essa sia meno incline a “scoppiare”. In generale, però, sono molto di più le donne a dare importanza all’elemento “cultura” all’interno della relazione: oltre il 66% di loro ,infatti, dichiara di ritenere come il maggior difetto di un partner proprio la mancanza di interesse verso la cultura, contro solo il 21% degli uomini, che invece sembrano dare poca importanza all’argomento.

 

Se la cultura fa bene alla coppia, la mancanza di interesse verso di essa, sia da parte dell’uomo che della donna, può creare alle lunghe una situazione di conflitto: il 31% degli intervistati dichiara, infatti ,che fra le cause più ricorrenti di litigio col partner ci sono proprio le scelte non condivise relative agli eventi culturali cui assistere insieme. E se il 20% ritiene che sia indispensabile far collimare i propri interessi con quelli del partner, il 18% ritiene addirittura che col tempo, due opinioni diverse circa il tipo di attività culturale da svolgere, possano minare perfino l’attrazione e il sentimento reciproco.

 

Dunque non solo la cultura fa bene alla coppia, ma essa ha anche un’importante funzione nel mantenere vivi il desiderio e la passione, soprattutto per quanto riguarda il sesso femminile: le donne, infatti, ritengono che un uomo piatto possa, alle lunghe, provocare disinnamoramento (29%), noia (20%) e perfino rabbia (13%); per gli uomini invece la mancanza di interessi comuni o avere una compagna con pochi interessi non è poi così fondamentale, anche se il 22% di loro arriva talvolta a provare delusione. Sono infine oltre il 59% degli intervistati, di cui la maggioranza donne, a sostenere che senza una condivisione adeguata di interessi la
coppia è destinata di sicuro a scoppiare.

 

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Lingotti e monete, bene rifugio di tendenza

oroGli investitori hanno preso sempre più consapevolezza dell’importanza di diversificare il proprio portafoglio

 

L’oro è un bene rifugio. Soprattutto quello da investimento come lingotti e monete, che rappresenta una certezza rispetto alla volatilità  della Borsa. Bolaffi Metalli Preziosi in un solo giorno ha fatturato 425.000 euro, più del doppio del precedente picco di un giorno a settembre 2013. “Il prezzo dell’oro fisico è destinato a crescere ancora nel breve termine, dal momento che gli investitori hanno preso sempre più consapevolezza dell’importanza di diversificare il proprio portafoglio anche con asset tangibili”, commenta all’Ansa l’amministratore delegato Guido Filippo Bolaffi. Bolaffi Metalli Preziosi dispone di un capitale sociale di 120.000 euro ed è autorizzata dalla Banca d’Italia alla commercializzazione dell’oro di investimento.

Aperitivi in concerto al teatro Vittoria

concerto rotaryL’iniziativa organizzata dal Rotary Club Torino Castello sta riscuotendo (per il quinto anno consecutivo) un notevole successo

 

Il jazz è protagonista della seconda serata di “Aperitivi in concerto”, lunedì 15 febbraio (ore 20) al Teatro Vittoria (via Gramsci 4) di Torino; l’iniziativa organizzata dal Rotary Club Torino Castello che sta riscuotendo (per il quinto anno consecutivo) un notevole successo. Piace molto ai torinesi l’idea di coniugare grande musica e socialité  nelle serate in cui, prima si sorseggia un piacevole aperitivo insieme (per mettere a contatto il pubblico con il mondo rotariano), poi tutti in sala e spazio alle note.

 

Il nobile scopo della manifestazione è poi un valore aggiunto: il ricavato sarà infatti devoluto all’Associazione Giovani Musicisti, che da anni valorizza talenti e promuove la diffusione della musica su tutto il territorio nazionale. A questa edizione, patrocinata dalla Circoscrizione 1 del capoluogo subalpino, si sono associati anche il Club Inner Wheel Torino Castello e il Rotaract Club Torino Castello e Val Sangone.rotary

 

Lunedì 15 febbraio. Titolo della serata è “Quando si ballava il jazz”, con  musiche eseguite dall’Ensemble “clariMozart e…”, con la partecipazione del pianista Luigi Canestro.Il programma è di altissimo livello, con musiche (tra gli altri) di S. Joplin “The Enterteiner”; D.Ellington “Sophisticated Lady”; G.Gershwin e il suo Blues da “Un americano a Parigi”; H. Warner “Chattanooga  Choo Choo”; D. Shostakovich Valse n° 2 dalla “Jazz Suite n°2”.

 

Grande protagonista dell’avvenimento è il clarinetto nelle sue varie declinazioni. Suonato dal gruppo  di musicisti dell’Ensemble “clariMozart e…” che si è costituito nel 2012 in occasione del concerto commemorativo del Maestro Emo Marani, grande clarinettista ed insegnante.I musicisti dell’Ensemble utilizzano diversi strumenti della famiglia dei clarinetti, sfruttando l’estensione ed il timbro che caratterizza ognuno di loro: dal piccolo al basso, compreso il corno di bassetto (varietà prediletta da Mozart). A volte, per arricchire le esecuzioni, si aggiungono anche saxofono e pianoforte. Il ricco repertorio  dell’Ensemble spazia da Mozart allo swing, passando anche per compositori e stili di varie epoche.Il  gruppo  è  formato dal maestro concertatore Massimo Rissone (clarinetto, pianoforte), Edgardo Garnero (clarinetto piccolo, clarinetto, corno di bassetto), Alessandro Data (clarinetto, saxofono contralto) e Fabrizio Cena (clarinetto basso).

 

Di rilievo è anche la partecipazione del pianista torinese Luigi Canestro: diplomato in musica corale e direzione di coro, pianoforte, composizione e direzione d’orchestra. Seguendo la sua passione  per la musica afroamericana ha arricchito ulteriormente il suo curriculum con un diploma in musica e pianoforte jazz. Importanti e altamente formative le sue esperienze oltreconfine: negli  Stati Uniti è stato maestro del coro “Jefferson Performing Arts Society”, inoltre si è esibito con jazzisti di fama come Riccardo Zegna, Joanna Rimmer  e Alfred Kramer, in qualità di direttore e arrangiatore.Oggi collabora con la Fondazione Teatro Regio di Torino per i corsi di formazione professionale; mentre dal 2001 è titolare di Cattedra di lettura della partitura ed insegna presso i Conservatori di Cagliari, Milano e Novara.

 

 Laura Goria

 

Prenotazioni: presso la Segreteria del Rotary al numero 333 6205438

 

 

 

 

 

Il trasportino, questo sconosciuto

coscarelli cane2“TU PORTI LU O LUI PORTA TE !?”

 Consigli cinofili di Enrico Coscarelli

Buongiorno carissimi lettori, il nostro cammino per un’ educazione sana e corretta oggi passa dal trasportino.Un vero e proprio taboo, anche se per gli sportivi e chi lavora da tempo col cane ormai da anni lo usa e per niente al mondo tornerebbe indietro, l’informazione è poca e chi viene a conoscenza di questo oggetto per la prima volta, spesso la prende male, come un mezzo di coercizione, si immagina la gabbia che usualmente usavano i nostri nonni, quindi il pensiero che viene è reclusione, privazione di una libertà.

cane trasp 2Io consiglio l’utilizzo del trasportino a tutti i proprietari, perché cosi tuteliamo il benessere del nostro cane, colui che in determinate situazioni va molto in tensione e quindi assume degli atteggiamenti che abitualmente non utilizza, atteggiamenti che poi portano a problemi comportamentali più o meno gravi ed il recupero si fa lungo.

Il cane è una nostra responsabilità, ma il cane non parla, non possiamo dirgli: ”Stai tranquillo, da adesso ci penso io a te” o spiegargli a voce cosa, come e quando può o deve farlo, il cane discende dal lupo, quindi dobbiamo rapportaci a lui in maniera che ci capisca, si basa su una scala gerarchica, quindi dobbiamo imporci come Capo Branco ed avere il controllo su ogni situazione che si presenti, in sostanza il potere decisionale è il nostro.

Pensiamo al trasportino come una piccola casa, una tana, cane dentro ci si riposa, cane fuori ci interagiamo, quindi giochi e passeggiate, questo è un modo per mettere delle regole, dei paletti al nostro cane con un metodo intelligente e dolce, così facendo, oltre ad imporci ed ottenere il suo rispetto, gli insegniamo a rilassarsi, lasciarlo senza pensieri o preoccupazioni.

cane traspTanti clienti, quando lo propongo, la prima cosa che dicono è: “Poverino!”, però con il suo utilizzo possiamo ottenere un risultato migliore sul cane iperattivo, incontrollabile, e problematico, sia per tempistica che per qualità. Oltre che tana, può diventare anche un ottimo metodo come punizione, senza alzare la voce, usare la violenza o ancora peggio, in alcuni casi, dare bocconi per calmare il caos.

Non lo obbligo mai perché ognuno è libero di trattare il proprio cane come meglio crede, ma vi invito a riflettere su questo, avete il controllo sul vostro cane? Siete convinti che stia conducendo una vita serena al minimo degli stress? Riflettete perché è vero che può darci tanto, ma noi dobbiamo metterlo nelle condizioni di poterlo fare per il bene di tutto il nucleo famigliare, per quando siamo a casa, o a passeggio o quando lo liberiamo in aperta campagna.

Se per caso vi siete convinti che questo strumento può fare il caso vostro, chiedete al vostro negozio di fiducia, al sottoscritto o comunque ad un professionista come è bene farlo conoscere gradualmente al vostro cane per ottenere il meglio. Chiusa questa parentesi trasportino, nella prossima puntata torneremo al cucciolo ed alle prime uscite.

Enrico Coscarelli

Facebook DogLand Camp

349 65 58 270

enrico.coscarelli87@gmail.com

NESSUNA PRESENZA DI ZIKA, PER ORA, NELLE NOSTRE ZANZARE

zanzare 2I CONTROLLI SARANNO INTENSIFICATI

 

L’Istituto Zooprofilattico del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta controlla da tempo le zanzare sul proprio territorio di competenza (Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta), per verificare la presenza di virus della famiglia Flaviviridae, a cui appartiene lo Zika. L’Istituto coordina il network operativo sanitario piemontese, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo e nato dalla stretta collaborazione con l’Ospedale Amedeo di Savoia e il Seremi. In Italia sono ampiamente diffuse zanzare che possono potenzialmente trasmettere il virus, come la Aedes albopictus (meglio conosciuta come zanzara tigre), esiste pertanto il rischio che il virus trovi le condizioni ottimali per diffondersi. In vista della stagione estiva l’Istituto, in collaborazione con l’IPLA, ha quindi collocato delle trappole per la cattura di zanzare nei punti più a rischio per l’introduzione di specie e patogeni esotici: l’Aeroporto di Caselle, l’Aeroporto Levaldigi, porti ed aeroporti della Liguria e l’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino. “Durante la scorsa stagione estiva – precisa Maria Caramelli, Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico sono state analizzate per la ricerca di Flavivirus più di 4300 zanzare catturate da 17 trappole di cui 2 in Valle d’Aosta, 9 in Liguria e 6 in Piemonte e lo Zika non è mai stato rilevato”. Per intensificare la sorveglianza e individuare precocemente l’introduzione di specie esotiche di zanzara e virus esotici, verranno monitorati attivamente, grazie a specifici progetti di ricerca, altri siti a maggior rischio, quali ditte che si occupano di commercio e deposito di pneumatici usati e vivai. 

Megolo, il dovere della memoria

megolo2Sull’altura del Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, hanno combattuto a viso aperto e sono caduti uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita ad  un progetto di riscatto della dignità nazionale

 

Domenica si celebra il 72° anniversario della battaglia di Megolo. Ad Omegna interverrà lo storico Gianni Oliva che, senza dubbio, saprà trovare le parole più appropriate per ricordare i dodici caduti del Cortavolo. Ma, quei fatti di sangue del 13 febbraio 1944, cosa sono in grado di trasmettere oggi? La battaglia di Megolo non è  riducibile ad uno dei tanti episodi nella fase d’avvio della lotta di Liberazione. Megolo e i suoi protagonisti – dal capitano Beltrami a Gaspare Pajetta , a tutti gli altri dieci – dopo più di sette decenni, non sono diventati muti. Si avverte che, in qualche modo, parlano ancora e che la loro voce riesce a raggiungerci  senza aver perso la sua forza. Megolo è stato il simbolo dell’unità ritrovata degli italiani contro il fascismo ed il nazismo.

 

Il primo episodio di scontro in campo aperto, per necessità e per scelta, tra i partigiani ed i tedeschi affiancati dalle brigate nere. Sull’altura delmegolo3 Cortavolo, tra le balze e i boschi di castagno, hanno combattuto a viso aperto e sono caduti uomini con idee politiche diverse e di diversa estrazione sociale. Erano animati da un desiderio che li accomunava: dar vita ad  un progetto di riscatto della dignità nazionale. Un progetto che passava attraverso la Resistenza al fascismo ed il  bisogno di riconquistare il bene più prezioso e per troppo tempo negato: la libertà. Libertà di costruire una democrazia nuova, di sviluppare un progetto di società più giusta, di coltivare un’idea di paese che non fosse più “ammanettato” dalla tirannide. Il segno indelebile di quella tragica vicenda  è racchiuso lì. Ed è un segno che non si usura col tempo.

 

megolo1Non diventa opaco, non sbiadisce. Le storie  del “Capitano” e dei suoi undici compagni di resistenza ci parlano ancora oggi, a distanza di decenni, perché furono capaci di mettersi in gioco, e di perdere la propria vita, per difendere l’ideale di libertà e di giustizia persi nell’oscurità della seconda guerra mondiale. Certi uomini sono quello che i tempi richiedono. Si battono, a volte muoiono, per cose che prima di tutto riguardano loro stessi. Compiono scelte estreme, per il senso dell’ingiustizia provata sulla pelle, per elementare e sacrosanta volontà di riscatto. Megolo parla ancora  perché  oggigiorno quel bisogno di unità ( nella responsabilità), di cambiamento ( democratico, inclusivo), di giustizia ( sociale, economica ) e d’uguaglianza ( nelle opportunità, davanti alle regole di tutti e  per tutti) è terribilmente attuale. Il nostro paese – prescindendo dalle opinioni , dalle fedi politiche e dai credi diversi – ha  bisogno di questo. E il dovere della memoria può aiutare a trovare le parole, i gesti e le giuste azioni per provare – una volta di più –  a rendere migliore e più giusta quest’Italia.

 

Marco Travaglini

All’Erba “Doppio sogno” da Schnitzler, un tradimento solo fantasticato

DOPPIO SOGNO TEATROTratto da un racconto breve scritto nel 1925, già preso a prestito da Stanley Kubrick per l’ultima sua opera (datata 1999), “Eyes Wide Shut”, interpretata da Nicole Kidman e Tom Cruise, la commedia è ambientata in una Vienna piena di neve eppure caldissima

 

Il regista Giancarlo Marinelli così spiega la nascita del progetto: “Dopo il grande successo delle due stagioni di repliche di “Elephant Man”, cercavo un testo che possedesse una caratteristica: darmi la possibilità, come drammaturgo e come regista, di creare personaggi multipli per i miei attori; un testo che fosse già teatro multiplo. Dove la storia fosse tante storie; dove la verità fosse tante verità; e dove, finalmente l’amore, la morte, il senso di colpa, il peccato e il riscatto, affiorassero prepotentemente tutti insieme”. Così è nato Doppio sogno, che debutta stasera all’Erba (repliche sino a domenica). Tratto da un racconto breve di Arthur Schnitzler, scritto nel 1925, già preso a prestito da Stanley Kubrick per l’ultima sua opera (datata 1999), “Eyes Wide Shut”, interpretata da Nicole Kidman e Tom Cruise, la commedia è ambientata in una Vienna piena di neve eppure caldissima. Il protagonista riceve un giorno la confessione della moglie Albertine, il ricordo dell’estate passata, la presenza di un giovane uomo sulla spiaggia, “se mi avesse chiamato non avrei potuto oppormi, sarei stata pronta a sacrificare te, la nostra bambina, il nostro futuro…”. Un tradimento solo fantasticato, che fa breccia dolorosamente nella vita di una coppia, di un uomo e di una donna che si ritroveranno come smarriti ma altresì innamorati più di prima. Il testo è ancora l’occasione, sottolinea Marinelli, per raccontare i crimini, anche solo della fantasia, che attentano ogni giorno alla felicità della coppia, per mettere in scena la follia di quanti sono convinti che il dolore che subiamo altro non sia che la meritata punizione per l’abbandono e il tradimento di chi ha scelto di appartenerci per sempre. Con le scene curate da Andrea Bianchi e le musiche di Roberto Fia, in palcoscenico Ruben Rigillo, Caterina Murino (ex Bond girl di “Casino Royal” a fianco di Daniel Craig), Ivana Monti nelle vesti di una possessiva quanto saggia figura materna e Rosario Coppolino.

 

(el. ra.)

Dal fondo nazionale boccata d'ossigeno da 80 milioni per la Sanità piemontese

molinette2“Il Governo – dice l’assessore – inserirà l’accordo nel decreto milleproroghe e con le risorse aggiuntive faremo fronte tra l’altro ai nuovi livelli essenziali di assistenza che il Ministero della Salute approverà entro febbraio”.

 

Una vera e propria boccata d’ossigeno per il Piemonte che,  quest’anno,  avrà 80 milioni in più da impiegare per la sanità. Tra debiti pregressi e prospettive incerte non sarà molto, ma a caval donato…A permetterlo è il riparto del fondo nazionale 2016, approvato il 4 febbraio dalla Conferenza delle Regioni, che passa da 107 miliardi e 302 milioni a 108 miliardi e 440 milioni.

 

“Le Regioni – commenta l’assessore alla Sanità, Antonio Saitta – hanno lavorato bene e concordato un riparto del fondo sanitario in tempi rapidissimi, come da anni non capitava. E sapere le risorse sui cui contare a inizio febbraio significa poter programmare. Daremo così certezze alle nostre aziende sanitarie, e non appena saremo fuori dal piano di rientro volteremo davvero pagina”.

 

“Il Governo – aggiunge – inserirà l’accordo nel decreto milleproroghe e con le risorse aggiuntive faremo fronte tra l’altro ai nuovi livelli essenziali di assistenza che il Ministero della Salute approverà entro febbraio”.

 

(Foto: il Torinese)