Da ottobre Torino e Monaco di Baviera saranno idealmente più vicine.
Boccali alzati per Ein Prosit, stinchi e schnitzel fumanti dalla cucina, Keller e Kellerine indaffarati con i MaB di birra, Bretzeline con cesti di bretzel profumati. Dal 18 ottobre al 2 novembre prossimo il parco della Pellerina si trasformerà in una piccola Monaco di Baviera per accogliere la seconda edizione del Paulaner Oktoberfest Torino, evento ufficiale Paulaner. Organizzata da Partners Eventi con il patrocinio della Città di Torino e di Ascom Confcommercio Torino e Provincia, la manifestazione, a ingresso gratuito, propone sedici giorni di festa con la birra Paulaner, i menù bavaresi, la musica dal vivo e il Luna Park con novanta attrazioni, arricchite da importanti novità, sempre nel solco dell’atmosfera originale dell’Oktoberfest tedesca. L’evento si protrarrà tutta la settimana dal lunedì al venerdì dalle 19 e, nel weekend, dalle 12 a ingresso gratuito.
“Questa importante manifestazione – ha dichiarato l’assessore al Commercio della Città di Torino Paolo Chiavarino – arricchisce ulteriormente il programma di eventi che la nostra città offre quest’anno a residenti, visitatori e turisti stranieri. Il Paulaner Oktoberfest non rappresenta soltanto un appuntamento di festa e convivialità, ma anche un momento di incontro tra tradizioni e culture, con ricadute occupazionali sul territorio. Torino è una città che accoglie sempre con curiosità le novità, e questa sarà un’occasione unica per scoprire nuove eccellenze del cibo e del bere, in un’atmosfera autenticamente bavarese”.
“Il Paulaner Oktoberfest Torino si conferma un appuntamento di grande richiamo per la città – sottolinea la presidente di Ascom Confcommercio Torino e Provincia Maria Luisa Coppa – siamo felici di accogliere nuovamente una manifestazione che, attraverso il linguaggio della festa, ci invita a conoscere meglio la cultura bavarese. È un evento che attiva energie, che porta movimento, lavori, incontri. Torino ha una lunga tradizione legata alla birra, con birrifici già attivi nell’Ottocento, che continuano a vivere grazie a un tessuto imprenditoriale vivace e attento alla qualità. Una manifestazione come questa unisce sapori, accoglienza e socialità coinvolgendo cittadini e turisti in un’esperienza autentica.”.
Secondo i dati forniti da Carlo Pallavicini, Operations Manager Partners Eventi, la prima edizione è stata un successo con oltre 130 mila visitatori, 55 mila litri di birra spillati e 47 mila piatti serviti.
L’inaugurazione sarà uno spettacolo inedito per Torino, con una grande parata in centro, proprio come a Monaco di Baviera. Le ricadute economiche sul territorio sono considerevoli, con oltre 200 giovani locali assunti e l’utilizzo di maestranze torinesi.
Cuore della festa sarà lo spettacolare Padiglione di 3 mila mq. , con oltre 2500 posti a sedere, e il Beer Garden con annesso il Villaggio Oktoberfest con quasi mille altri posti, allestiti proprio come all’Oktoberfest di Monaco di Baviera.
Protagonista assoluta è la celebre birra Paulaner, servita negli iconici boccali di vetro da un litro e accompagnata da menù bavaresi preparati nella enorme cucina a vista. Oltre settanta giovani in costumi tradizionali, dirndl per le ragazze, lederhosen per i ragazzi, porteranno piatti e boccali ai tavoli, mentre le Bretzeline passeranno con ceste di brezel caldi. Non soltanto è presente convivialità, ma anche il servizio stesso diventa spettacolo.
La cucina è curata dallo chef piemontese Fulvio Marengo, che può contare su una squadra di quaranta cuochi e addetti, pronti a cucinare prodotti rigorosamente selezionati provenienti dai masi artigianali trentini e da numerose realtà locali torinesi. Non mancheranno le proposte per vegetariani e celiaci, e il menù bimbi.
L’accesso è rinnovato e allestito con un lungo tunnel coperto circondato dal Villaggio Oktoberfest, realizzato con casette di legno, in cui ritrovare molti dei prodotti presenti nei menù proposti all’interno. È stato anche potenziato il programma musicale, con due band bavaresi e le migliori cover band italiane e il giovedì sera le tribute band degli 883 e di Vasco Rossi.
Il via ufficiale della festa sarà sabato 18 ottobre alle11 con la scenografica apertura della prima botte, l’accensione dei fuochi della cucina e il primo pranzo bavarese. Poi dalle 15.30 ci si sposterà in centro per la grande parata da piazza Solferino a piazza Castello aperta dal carro storico Paulaner del 1908, trainato dai cavalli, con la musica dei KapuzinerBierBand, i ragazzi e le ragazze che lavoreranno al Paulaner Oktoberfest.
Mara Martellotta

“Ringrazio l’Associazione per l’invito e per l’organizzazione di questa splendida iniziativa – dichiara il Consigliere Regionale Sergio Bartoli –. È stata anche un’occasione importante per confrontarmi con i rappresentanti dell’Auser, ascoltando alcune problematiche concrete che meritano risposte e soluzioni. Proprio su questi temi, insieme al collega Silvio Magliano, abbiamo già presentato un atto in Consiglio Regionale, frutto di un lavoro condiviso e di un impegno comune che continueremo a portare avanti.”
Grande valore ha avuto la presenza dell’Onorevole Daniela Ruffino, già Sindaca di Giaveno e oggi Deputata, che non solo ha partecipato, ma ha voluto essere parte attiva della serata prestando il suo supporto concreto all’iniziativa: un gesto che testimonia vicinanza autentica e spirito di servizio.




Faustino Girella-Nobiletti a quel tempo era uno dei più brillanti e vivaci dirigenti della gioventù comunista novarese. Un’attivista coi fiocchi, tanto bravo e affidabile che un giorno, su esplicita richiesta del senatore Leone, venne inviato a Vercelli. I comunisti della città del riso avevano richiesto ai cugini novaresi l’invio di “un compagno sveglio e in gamba per una delicata azione di propaganda”. In ballo c’era la campagna elettorale contro la legge-truffa. “Dovete sapere che la legge elettorale varata quell’anno, che noi ribattezzammo legge truffa, fu una modifica in senso maggioritario della legge proporzionale vigente all’epoca dal 1946”. Promulgata il trentun marzo millenovecentocinquantatre la legge numero centoquarantotto, composta da un singolo articolo, introdusse un premio di maggioranza consistente nell’assegnazione del sessantacinque per cento dei seggi della Camera dei Deputati alla lista o a un gruppo di liste apparentate in caso di raggiungimento della metà più uno dei voti validi. Nel tentativo di ottenere il premio di maggioranza nelle elezioni politiche di giugno, la Democrazia Cristiana e altri cinque partiti si apparentarono. Al fianco dello scudocrociato c’erano socialdemocratici, liberali, repubblicani, gli altoatesini della Südtiroler Volkspartei e gli autonomisti del Partito Sardo d’Azione. “Noi, comunisti e socialisti, insieme a personalità come Ferruccio Parri e Piero Calamandrei avversammo con tutte le nostre forze quella legge”, aggiunse Faustino. Nel Paese era ancora vivo il ricordo della legge Acerbo, voluta da Mussolini in persona pochi mesi dopo la Marcia su Roma. In base a quella legge, la lista che prendeva più voti otteneva i due terzi dei seggi. E fu così che il listone fascista , grazie ai brogli e alle intimidazioni delle squadracce, nel ventiquattro ottenne il sessantaquattro virgola nove per cento dei voti, offrendo al regime una larga quanto fraudolenta base di consenso popolare. Faustino, di fronte a quell’importante incarico, non volle farsi trovare impreparato e predispose con cura il suo corredo. Infilò nel tascapane un po’ di vestiario di ricambio, la tuta, due pennelli ( “per le scritte murali”), una pagnotta di segale, una piccola toma di formaggio del Mottarone. Raggiunse Novara in treno e da lì Vercelli, viaggiando su di un carro carico di fieno. Recatosi alla sede del Pci in corso Prestinari, trovò ad attenderlo Francesco Leone in persona. Il senatore era un personaggio di prim’ordine. Noto antifascista e fondatore del Partito Comunista, comandante antifranchista durante la guerra civile spagnola e dirigente di spicco della Resistenza. La prima sorpresa l’ebbe in quel momento. L’incarico che egli era stato riservato consisteva nel contattare i vecchi monarchici vercellesi ai quali, spacciandosi per un inviato della casa Reale ( i Savoia erano in esilio a Cascais , in Portogallo), doveva rivolgere l’invito alla mobilitazione contro quella legge-tagliola. Già in Parlamento, i rappresentanti del Partito Nazionale Monarchico avevano votato contro la legge e il suggello della casa Reale serviva a rinvigorire la critica. Fu così che , lasciato perdere il suo corredo da propagandista dovette infilarsi un completo grigio scuro non proprio della sua misura, visto che gli andava un poco stretto di spalle, era corto di maniche e risultava lungo di gamba. Ma, come precisò con voce ferma Francesco Leone erano “particolari ai quali non si doveva prestare troppa attenzione”. Dopotutto, in quegli anni duri del dopoguerra, anche a un inviato dei Savoia sarebbero stati perdonati certi difettucci sartoriali. L’anello con il sigillo della Real Casa invece gli andava a pennello. Massiccio e lucente, pareva vero in tutto e per tutto. Merito di Gianni Fiorino, un artigiano orafo di Valenza che aveva fatto il partigiano in Valsesia con Cino Moscatelli. “Mi venne da ridere, guardandomi allo specchio”, confidò Faustino. Rise ancora di più quando, apprendendo che sua madre dimorava a Pratolungo, una frazione di Pettenasco, sfruttando quel suo doppio cognome, il Partito decise di affibbiargli anche un titolo nobiliare: Fausto Girella-Nobiletti, Conte di Pratolungo. Ah, se l’avesse saputo quel suo amico e compagno, sindacalista dei tessili della FIOT-CGIL. Lui sì che portava un nome e un cognome in grado di far scattare sull’attenti ogni monarchico: Umberto Re. Con il cognome a precederne il nome si sarebbe ottenuta la più alta carica dei Savoia.





