LIFESTYLE- Pagina 316

Il genio del signor Anacleto

Il signor Anacleto abitava in pieno centro storico a Torino. Anni prima aveva visitato molti palazzi per poi imbattersi in quello che, a suo dire, l’aveva “affascinato dal primo istante. Palazzo Bertalazone di San Fermo, edificio di origine seicentesca  che nel ‘700 aveva ospitato la pinacoteca del conte d’Arache, si trova in via San Francesco d’ Assisi, a poca distanza da piazza Solferino e a due passi dalla centralissima via Garibaldi che collega piazza Castello con piazza Statuto, saldando le due realtà esoteriche della città della Mole, quella bianca e quella nera. Dietro al grande  portone si cela il cortile, dalle facciate ricoperte d’edera e vite californiana. A fianco, un altro cortile e l’ingresso delle scale che, con cinque rampe e ben 88 gradini, mettevano ogni giorno a dura prova le sue forze per salire e scendere dal proprio alloggio. Ma, come faceva notare lo stesso Anacleto ad amici e conoscenti, quel lieve disagio era per certi versi benefico: “E’ un buon allenamento per gambe e fiato. C’è chi butta i soldi frequentando palestre; io, invece, ho la fortuna di far ginnastica gratis”. Quell’aria di nobiltà un poco demodé era perfetta per un uomo di mezza età che vestiva con eleganza e distinzione, accompagnando il passo con un vecchio bastone dal pomello d’avorio. Non che gli servisse, intendiamoci, ma era così chic che non se ne separava mai. Ogni mattina, puntualmente, appena la suoneria della sveglia a carica manuale rompeva il silenzio con i suoi squillanti  drin-drin, si alzava e – dopo una rapida riassettata – preparava l’immancabile moka di caffè. Un ultimo sguardo nello specchio e, impugnando il suo bastone da passeggio, scendeva con flemmatico passo le scale per intraprendere la sua giornata in “ufficio”. In realtà, per Anacleto Pauperis, l’ufficio corrispondeva al solito tavolino del Caffè dei Portici, in via Pietro Micca. Era lì che, dopo una seconda tazzina di caffè e la lettura de La Stampa, cavava dalla tasca della giacca un piccolo taccuino e prendeva nota dei suoi impegni.

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Alle 9,30 il primo rendezvous era con il Conte De Bellis per il quale doveva svolgere il delicato incarico di redigere una copia di un atto di compravendita, modificando alcuni termini della transazione. Alle 10,45 l’avrebbe raggiunto Oscar Pautasso, committente di un passaporto nuovo di zecca necessario per l’espatrio, a nome di Eugenio Recalchini. L’ultimo appuntamento, poco prima della mezza e dell’immancabile pausa-pranzo ( coincidente con la fine delle audizioni con la clientela da parte del signor Anacleto ) l’aveva riservato all’avvenente signorina Fulminante che, tenendo fede al suo cognome, aveva fatto colpo sul Pauperis. Tutt’altro che insensibile al fascino femminile, il signor Anacleto aveva già predisposto il documento richiesto dalla bella donna. Si trattava di una copia del testamento di un suo vecchio zio appena defunto, rivista e corretta nell’occasione con una piccola, quasi impercettibile modifica del testo originario: al posto del nipote Gerlando l’unica erede dei beni del trapassato risultava ora Domitilla Fulminante. Con buona pace per tutti e un bell’amen alla memoria dello scomparso. Se ancora vi fossero dei dubbi, a scanso di spiacevoli equivoci, è bene svelare l’attività che occupava gran parte del tempo e dell’ingegno del signor Anacleto: quella del falsario. Stando alla definizione del vocabolario, falsàrio  – dal latino falsarius – era chi falsifica documenti, monete o altro. Nel caso del signor Anacleto si trattava, più che altro, di contraffazione di documenti perché, a onor del vero, con banconote e quadri occorreva un talento del quale il Pauperis pareva non disporre. Non che non ci avesse provato ma in risultati erano stati piuttosto modesti a tal punto da consigliarlo di lasciar perdere. Sui documenti, invece, aveva mostrato subito un estro e un’attitudine veramente fuori del comune. Già in tenera età, alle elementari, falsificava perfettamente calligrafia e firma della madre, producendo le necessarie autogiustificazioni che maestre e maestri prendevano per buone. Crescendo aveva perfezionato questa vocazione, sviluppando capacità veramente notevoli. Era entrato al cinema e nei teatri con tesserini che lo esentavano dal pagamento del biglietto; aveva schivato il servizio militare grazie ad un esonero dovuto alle “cagionevoli condizioni di salute” nonostante fosse sano come un pesce; si era persino intestato un piccolo appartamento, con la maggiore età, grazie a qualche leggera modifica in senso correttivo su di un atto redatto dal vicino di casa, Orazio Mellarmè. Il pover’uomo, in punto di morte, non avendo parenti e sapendo a malapena fare la propria firma, aveva chiesto ad Anacleto di scrivere sotto dettature le sue ultime volontà. Solo che l’unico bene – tre stanze più i servizi nel vecchio stabile torinese – non era stato destinato all’Opera Pia ma al nostro Pauperis che, quando si trattava di curare i propri affari, non temeva rivali. Ma l’attività di Anacleto non si limitava a questo genere d’imprese. Anche il ramo commerciale esercitò su di lui una forte, fortissima attrazione. Un’irresistibile fascino che gli sollecitò la fantasia, del quale  trovò conferma leggendo una frase su un vecchio libro: “La truffa è necessaria al buon mercante quanto la lucidatura al vasellame di scarsa qualità”. “Ah, sante parole!”, esclamò tra se e se Anacleto, fregandosi le mani. Così, con poca spesa e quel tanto d’ingegno necessario, accordatosi con un vecchio pasticciere in pensione, inventò una barretta di gelatina e  frutta secca macinata che ribattezzò con diversi nomi. Nell’uso comune, con l’espressione “frutta secca” si intendono di solito noci, mandorle, nocciole, arachidi e così via. Ed ecco allora le barrette di “Spagnolina”, “Nocina”, “Mandorletta” e “Castagnella”. L’anacardo, proposto dall’ex pasticciere che di nome faceva Arialdo e di cognome Maneggi, venne scartato poiché non persuase Anacleto, forse per la vaga somiglianza con il suo nome.

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Citando un proverbio che aveva letto su un bigliettino trovato nei biscotti della Fortuna in una rosticceria cinese che di tanto in tanto frequentava dalle parti della stazione di Porta Nuova (“Un uomo non diventa ricco senza truffare; un cavallo non diventa grasso senza rubare il fieno agli altri”), aggiunse che per completare l’opera occorreva garantirsi l’anonimato. Quindi, morale del discorso, niente anacardo e nemmeno quella “Maneggina” che tanto piaceva al povero Arialdo, mosso da un impeto di vanità. Ovviamente la qualità delle materie prime, comprate all’ingrosso per poca moneta, era alquanto scarsa ma l’origine del guadagno stava proprio lì, nel costo contenuto a fronte di un prezzo non esoso. Le barrette vennero prodotte in uno scantinato attrezzato alla belle e meglio mentre l’ingegnoso Anacleto pensò alla costituzione della società a responsabilità limitata. Ovviamente scelse di registrare alla Camera di Commercio quella con capitale minimo di un euro, formula agevolata e senza vincoli e requisiti di età.I soci risultavano loro due e il capitale sociale sottoscritto e interamente versato all’atto della costituzione ammontava ben a 150 euro: dieci suoi e 140 del Maneggi. Atto costitutivo, spese di apertura, Statuto furono redatti in quattro e quattr’otto da Anacleto che lasciò decidere la denominazione  – “ Delizie del Palato SrL” –  al suo braccio destro. Che, a ricompensa dell’onore attribuitogli, dovette corrispondere di tasca sua   anche i 168 euro di imposta di registro più le tasse camerali. In breve tempo la vecchia impastatrice, gli ormai anacronistici macchinari per spruzzare la gelatina, macinare la frutta secca e  confezionare i piccoli imballaggi – tra guasti vari e rotture meccaniche – consentirono di accumulare qualche migliaio di barrette. Il successo, a detta di Anacleto, era assicurato. “I prodotti che contengono gelatina si sciolgono in bocca, garantendo un rilascio ideale del loro sapore. Inoltre, la gelatina, non contiene colesterolo, zuccheri o grassi, è facile da digerire e non provoca reazioni allergiche”. Quindi, cosa poteva volere di più la clientela? E poco importava se la qualità era scarsa, la frutta secca ormai molto, ma molto “datata” e le condizioni igieniche del processo produttivo non proprio ideali.“Quello che non ammazza, ingrassa”, disse Anacleto, pensando soprattutto al loro guadagno. Non era il caso di farsi troppi scrupoli. La parte più delicata era quella promozionale ma anche in questo campo, nonostante l’apparente mitezza, il signor Anacleto era un vero e proprio mastino che conosceva tutte le tecniche, lecite e illecite, della nobile arte dell’inganno. “Gli imbroglioni hanno sempre saputo,da che mondo è mondo, che il loro mestiere non è quello di convincere gli scettici, ma di permettere ai creduloni di continuare a credere quello che vogliono credere. E noi faremo credere che le nostre barrette sono le migliori, le più buone e nutrienti mai comparse sul mercato”. Una lezione in piena regola che il povero Maneggi ascoltò a bocca aperta, annuendo.

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Con poca spesa, ovviamente a carico di Arialdo, fecero stampare dei volantini. Puntarono decisamente sul pubblico femminile, ipotizzando una maggior disponibilità del “sesso debole” a farsi “permeare” dalla campagna di lancio architettata da Anacleto. Il messaggio era inequivocabile: “ Cara signorina, ha mai provato la nostra spagnolina? E tu, bimbetta, vuoi gustare la gustosa mandorletta? E lei, signora bella? Le andrebbe un morso di castagnella? I prodotti in gelatina della Delizie del Palato sono di gran lunga i migliori sul mercato”. Pauperis sosteneva che non occorresse tanto studio per invogliare signore e signorine di ogni ceto a preferire i loro prodotti. “In tanti fanno i raffinati, proponendo messaggi pieni di allusioni, subdoli inviti, promesse strabilianti. Noi puntiamo su semplicità e immediatezza, senza tanti giri di parole”. Come spesso accadeva quando s’infervorava, sottolineando fisicamente l’importanza delle sue parole, mollava delle tremende pacche sulle spalle del socio che, con una smorfia, annuiva immediatamente temendo forse altre e più determinate “sottolineature”. Gli affari andarono bene nei primi due giorni di vendita sul piccolo banco affittato in un angolo di buon passaggio al mercato di Porta Palazzo. Le barrette si vendevano che era un piacere. La novità, il prezzo conveniente, il prodotto piacevole al gusto e gradito anche dai palati più esigenti fecero ben presto finire le scorte a disposizione. Un successo incredibile che i due soci festeggiarono con una lauta cena in una trattoria di Borgo Dora, innaffiando generosamente le varie portate con un dolcetto di Dogliani che avrebbe risvegliato anche un morto. Ovviamente il conto venne addebitato da Anacleto ad Arialdo Maneggi perché non usciva mai con del denaro in tasca. Il socio fece buon viso e pagò, guadagnandosi una sonora pacca sulla spalla che Pauperis accompagnò con poche parole: “A buon rendere, amico mio”. Nell’attesa di rifornire ancora il banco, disertarono nei giorni successivi il mercato. Anacleto era impegnato a reperire nuove materie prime che, come già aveva fatto, provenivano dagli scarti del mercato generale.Basso costo e massima resa” rappresentavano per il nostro Pauperis i migliori presupposti per garantire un margine di guadagno che fosse il più alto possibile. Anche la gelatina, utilizzata per addensare e conferire consistenza e solidità alle barrette di frutta secca, non era certo di gran qualità ma come lui stesso ripeteva “il miglior condimento del cibo è la fame”. E se proprio fame non era, era lo stesso. Si vendevano le barrette? Sì? Quindi, nessun problema.

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Arialdo, una di quelle mattine, si recò a Porta Palazzo e vide, nei pressi dell’angolo dove avevano montato il loro banchetto, una piccola folla vociante. Incuriositosi, s’avvicinò. Appena udì le prime parole ( “Dove sono quei maledetti avvelenatori? Dove sono finiti quelli delle barrette? Ne hanno già mandati tre all’ospedale e anche mia sorella è stata da cani”) si calò il berretto sugli occhi e, con noncuranza, si nascose dietro una delle tende del venditore di giacche e cappotti. I commenti variavano dal dolente all’inferocito e tutti lamentavano il fatto che quegli affari di gelatina avevano provocato tremendi dolori intestinali a chi li aveva assaggiati. Un signore ben vestito dichiarò di essere un medico e di aver fatto analizzare quella gelatina. Era risultata un collagene composto di scarti della macellazione suina e bovina. E anche la frutta secca non era certamente di prima qualità. “Qui si tratta di sofisticazione alimentare, cari miei”, sentenziò il medico. “Una frode alimentare, un’azione fraudolenta perpetrata ai danni dei consumatori, arrecando danni alla salute e al portafoglio” . Arialdo aveva sentito abbastanza e, tra l’impaurito e l’infuriato, si allontanò in fretta. Quel disgraziato di un Pauperis, chissà che sostanze aveva utilizzato allo scopo di migliorarne l’aspetto delle barrette, coprendone difetti e falsificandone la qualità che, evidentemente, doveva essere scadente per non dire pessima. Quando incontrò Anacleto lo affrontò con tutta l’ira che aveva in corpo. Paonazzo in viso e agitando minacciosamente i pugni, accusò il socio di tutte le nefandezze possibili e prima che quello potesse replicare gli urlò in faccia che la società era sciolta e che andasse a quel paese. Anacleto non si scompose e vedendo l’ex sodale andarsene via a passi lunghi e ben distesi, scrollò il capo e sul viso gli comparve la piega di un sogghigno. Non si sentiva in colpa per le avversità e gli insuccessi. Non dipendeva certo da lui la qualità dei prodotti. Semmai doveva pensarci il pasticciere a fare il suo mestiere, come diceva il proverbio. Lui era esperto nel fare affari non nell’impastare dolci o altri prodotti alimentari. Resosi conto che quell’avventura era finita, in fondo senza troppi danni – a parte il mal di pancia di qualche cliente e l’arrabbiatura feroce di quello che era ormai il suo ex socio – e con qualche guadagno, ripiegò sulla sua attività di sempre. Che dire? Per una persona così a modo e distinta, la lieve correzione della realtà era un’attività quasi meritoria. E pazienza se alcuni avevano dimostrato di non apprezzare le sue doti. Comunque, era meglio lasciar perdere il settore alimentare e tornare alle carte e ai documenti. Anacleto era più che convinto che gli artisti del falso sapessero unire crimine e bellezza in un connubio misterioso e intrigante. E tanto bastava a renderlo felice.

Finocchi gratinati, che bontà!

Il finocchio, verdura di stagione, ha proprietà digestive e pochissime calorie con un’inconfondibile aroma simile all’anice. Perfetto da abbinare a secondi di carne è dolce e profumato. 
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Ingredienti 

4 Finocchi 
30gr. di burro 
50gr. di parmigiano grattugiato 
1 spicchio di aglio 
Sale q.b 

Per la besciamella 

250ml. di latte 
30gr. di burro 
25gr. di farina 
Sale, noce moscata q.b. 
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Lavare e tagliare in otto spicchi i finocchi, cuocerli a vapore e saltarli in padella per pochi minuti con il burro e lo spicchio di aglio.  Preparare la besciamella. Sciogliere il burro in un pentolino, versare a pioggia la farina setacciata, mescolare bene per evitare grumi poi, versare il latte tiepido e cuocere sino a quando si addensa, salare e aggiungere la noce moscata grattugiata.  In una teglia da forno sistemare i finocchi in un unico strato, coprire con la besciamella e cospargere tutto con il parmigiano. Cuocere in forno a 200 gradi per circa 30 minuti. 
Servire caldo. 

Paperita Patty 

Dalla Norvegia riparte il 2019 di Bardonecchia

BARDONECCHIA LANCIA UNA NUOVA CAMPAGNA DI PROMOZIONE NEL GRANDE NORD

In ricordo dei grandi saltatori norvegesi, i fratelli Smith, che sul trampolino di Bardonecchia nel 1909 stabilirono il record mondiale di salto con gli sci

La Norvegia e l’Italia alpina, rappresentata nella presente circostanza dalla municipalità di Bardonecchia, pur essendo fisicamente e geograficamente distanti, sono indiscutibilmente unite da un analogo predominante contesto montano, da una grande vocazione per gli sport invernali, in particolare lo sci, ma soprattutto da importanti radici sportive comuni, in quanto il 31 gennaio 1892 il più antico trampolino per il salto con gli sci esistente al mondo fu inaugurato come salto naturale sulla collina di Holmenkollen a Oslo (in Norvegia), nel 1901 a Bardonecchia si tennero i primi Campionati Italiani di sci e nel 1909, sul primo trampolino di salto italiano costruito a Bardonecchia nel 1908,  Harald Smith saltò 43 metri, stabilendo il record mondiale, trattandosi del salto più lungo eseguito fino ad allora, e unendo per sempre il proprio nome e la propria nazionalità a quello di Bardonecchia, dandole grande lustro e ricevendone da essa altrettanto. ulla base di tali premesse il 28 dicembre scorso in Consiglio Comunale è stato approvato un patto di collaborazione tra la municipalità di Bardonecchia e la Federazione sciistica norvegese, SKIFORBUNDET, nella persona del Direttore della Sezione di Salto con gli Sci Clas Brede Bråten. Il patto, che ha trovato da subito sostegno e interesse in tre co-partners importanti: Colomion SPA, Consorzio Turismo Bardonecchia e Turismo Torino e Provincia, verrà firmato a Oslo, presso il prestigioso trampolino di HomenKollbakken il 10 gennaio 2019.  Seguiranno una cena di gala per la presentazione turistica della Località al cospetto del Direttore della sezione di salto con gli sci della Federazione norvegese, Clas Brede Bråten, dell’Ambasciatore italiano a Oslo, del Presidente della Camera di Commercio italo-norvegese, di Enit, di Visit Oslo e Oslo Turist Forenig, gli enti del turismo norvegese, e di tour operator e giornalisti sportivi e, dall’11 al 14 gennaio, la partecipazione con uno stand brandizzato rigorosamente in norvegese, all’importante fiera turistica scandinava Rejselivsmesse. biettivi: raggiungere il mercato individuale e organizzare un workshop per operatori sulle nostre montagne a marzo 2019. n rappresentanza del Comune il Sindaco, Francesco Avato, e il Consigliere con Delega al Turismo, Carola Scanavino; del Consorzio Turismo Bardonecchia il Presidente, Giorgio Montabone;  di Colomion Spa, il Direttore commerciale, Enrico Rossi 
In rappresentanza di Turismo Torino e Provincia il Responsabile del Turismo Montano e Sportivo, Alberto Surico n grande progetto di interscambio, dunque, reso possibile grazie alla preziosa e imprescindibile collaborazione e intermediazione della SKIFOBUNDET DI OSLO allo scopo di stabilire un vincolo duraturo di cooperazione solidale per favorire la conoscenza reciproca e l’istituzione di relazioni di collaborazione attraverso scambi, iniziative ed esperienze che abbiano come obiettivo quello di sensibilizzare rispetto alle comuni radici sportive, valorizzandole in ogni modo, e promuovere scambi sportivi e turistici per le motivazioni suddette. 

 

(cs)

Zuppa invernale vellutata

zuppa

E’ il sapore che ti avvolge e che sa di casa. Preparatela cosi’ con ceci e fagioli. Un’ottima fonte proteica

 

La zuppa di legumi è un primo piatto nutriente e saporito, adatto alle fredde giornate d’inverno quando un semplice piatto di zuppa calda, morbida e vellutata e’ il sapore che ti avvolge e che sa di casa. Preparatela cosi’ con ceci e fagioli. Un’ottima fonte proteica.

 

Ingredienti per 4 persone:

 

150gr di ceci secchi

200gr.di fagioli secchi

2 litri di brodo vegetale

150gr. di passata di pomodoro

2 patate

1 cipolla, 1 spicchio di aglio

1 peperoncino

1 ciuffo di prezzemolo

100gr. di pasta corta tipo ditali

sale, olio evo q.b.

 

Mettere a bagno in acqua fredda (almeno 12 ore prima) i fagioli ed i ceci. Fare un soffritto con aglio, cipolla e prezzemolo tritati, unire i legumi, le patate tagliate a tocchetti, la passata di pomodoro,il peperoncino; lasciar insaporire  poi versare il brodo vegetale (precedentemente preparato con acqua, carota, sedano, cipolla e una foglia di alloro), aggiustare di sale. Cuocere a fuoco lento preferibilmente in un tegame di coccio per almeno 2 ore (in alternativa in pentola a pressione per 45-60 minuti). Quando cotta passarne 2 mestoli al passaverdure per renderla piu’ cremosa. A parte cuocere la pasta, scolare ed unire alla zuppa. Regolare di sale. Servire bollente con parmigiano grattugiato e crostini di pane abbrustolito.

 

Paperita Patty

Panettone gastronomico per la Befana

panettone-salatoNon puo’ mancare sulla tavola delle feste la versione salata del tradizionale panettone, un impasto soffice e fragrante, un sapore neutro, farcito in mille modi diversi a secondo dei gusti e della fantasia personali, puo’ essere preparato con largo anticipo, e’ veloce  e stuzzichera’ l’appetito di tutti. Una bella idea golosa.

 

Ingredienti

 

1 Panettone gastronomico

100gr. di insalata russa

100gr. di prosciutto crudo

100gr. di salmone affumicato

100gr. di prosciutto di Praga

2 cucchiai di pate’ di olive

1 confezione di Philadelphia cremosa

3 cucchiaini di senape dolce

Foglie di insalata

Succo di limone

 

Tagliare il panettone in senso orizzontale ricavando 8 dischi di uguale spessore, piu’ la calotta. Adagiate il primo disco sul piatto da portata, spalmatelo con la Philadelphia, coprite con 2 belle foglie di insalata e le fette di proscitto di Praga. Ricoprite con altri due dischi di panettone. Proseguire con la seconda farcitura, spalmare un velo di senape dolce su tutto il disco, stendere sopra le fette di salmone affumicato spruzzato con succo di limone. Ricoprire con altri due dischi di panettone, spalmare uno strato di insalata russa. Coprire con gli ultimi due dischi di panettone, spalmare la crema di Philadelphia e    adagiare le fette di prosciutto crudo. Chiudere con la calotta. Riporre in frigo per    almeno 6 ore. Al momento di servire tagliare il panettone a fette e disporre i vari spicchi di tramezzini sul piatto di portata, i commensali avranno cosi’ modo di assaggiare le diverse farciture.

 

Auguri di buon anno a tutti i lettori.

 

Paperita Patty

In cammino con la Befana, è tempo di Nordic Walking

Se il 2018 è stato un anno ricco di appuntamenti per Cammini DiVini e Nordic Walking Valcerrina, il 2019 che sta per iniziare lo sarà ancora di più. Quello che sta per iniziare, infatti, è stato dedicato dal ministero dei Beni culturali al ‘Turismo lento’. Per questo il calendario che Augusto Cavallo ed i suoi collaboratori ha elaborato non si rivolge soltanto alle mete classiche (con diversi appuntamenti ormai consolidati) del Monferrato Casalese e dell’Astigiano, ma anche al Torinese ed al Vercellese, I primi passi per il 2019 verranno compiuti con la terza edizione di ‘In cammino con la Befana’, domenica 6 gennaio, in collaborazione con il Circolo Piancerreto Equipe nella caratteristica borgata di Piacerreto, frazione di Cerrina Monferrato, comune che da il nome all’intera valle che partendo dalle pendici di Crea si allunga sin quasi alle porte di Torino, attraversando il territorio delle province di Alessandria ed Asti e di parte della Città Metropolitana. ‘Lo scopo principale di questo evento – dice Augusto Cavallo, guida ambientale escursionistica ed istruttore di nordic walking – è fare conoscere alcune delle nostre realtà locali che contribuiscono allo sviluppo del territorio”. Il ritrovo è previsto alle 13.30 (con partenza alle 14) presso il locale circolo per iniziare una camminata che si snoda lungo un percorso di sette chilometri, con un dislivello di 250 metri, incrociando per un tratto anche il percorso della Superga-Crea. Non ci saranno particolari difficoltà ma si consigliano calzature da trekking, una riserva d’acqua e abbigliamento adeguato alla stagione. Per informazioni telefonare 339/4188277. Diversi sono gli eventi che riguardano il territorio della Città Metropolitana di Torino: domenica 20 gennaio ci sarà una ciaspolata a Ceresole Reale, domenica 3 febbraio sarà la volta di Verrua Savoia con “Alla ricerca della Rul Verda”, poi ancora domenica 17 febbraio ci sarà una seconda ciaspolata a Ceresole Reale e domenica 24 è la volta di Brozolo. Lunedì 22 aprile, invece, verrà organizzata la Pasquetta alla Rocca di Verrua. E questi sono soltanto alcuni degli eventi di una stagione all’insegna del camminare e del nordic walking che si preannuncia davvero molto intensa.

Massimo Iaretti

 

Appetitoso rotolo di tacchino al tonno

Una ricetta semplice, economica, veloce da cucinare ma, al contempo gustosa e nutriente, perfetta da proporre anche ai bambini. Un classico della cucina di casa, la carne di tacchino e’ leggera e si sposa bene con qualsiasi ingrediente. Provatela in questa stuzzicante versione…

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Ingredientitacchino

 

500gr. di fesa di tacchino in una sola fetta

300gr. di tonno sgocciolato sott’olio

3 cucchiai di parmigiano grattugiato

2 cucchiai di capperi sotto sale

1 pizzico di origano

1 piccola cipolla

1 tuorlo

½ bicchiere di vino bianco secco

Olio evo, sale q.b.

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Frullare nel mixer il tonno ben sgocciolato, i capperi, il parmigiano grattugiato, il tuorlo e l’origano. Battere bene la fetta di fesa di tacchino, spalmarla con il composto di tonno, arrotolarla e legarla con dello spago da cucina. In un tegame rosolare in poco olio la cipolla tritata, lasciare appassire, unire la rolata e sfumare con il vino bianco. Aggiustare di sale e lasciar cuocere coperto a fuoco lento per circa 45 minuti. A cottura ultimata lasciar raffreddare completamente, affettare e servire a piacere tiepida  o fredda.

 

Paperita Patty

 

Le feste proseguono al Future Park

Il parco giochi del futuro dove i colori si muovono e i disegni prendono vita, il Natale arriva prima e finisce dopo! Fino al 6 gennaio lo spazio pensato per i visitatori più giovani, dai 3 ai 10 anni, si trasforma ancora grazie al nuovo Sketch Christmas.

Sketch Town, una delle aree principali del parco, diventerà la città di Babbo Natale: si potrà colorare il proprio Santa Claus, farlo apparire nello schermo, disegnare le case e gli altri luoghi che visiterà e, per la gioia dei più piccoli, aiutarlo a consegnare i regali! Un modo per vivere un’esperienza di realtà virtuale interattiva, che coniuga modalità di gioco tradizionali e digitali, creatività e nuove tecnologie, entertainment ed educazione, per l’occasione a tema natalizio.

Future Park è uno spazio permanente unico in Europa – realizzato dal collettivo teamLab, autore del padiglione del Giappone a Expo 2015 – in cui i piccoli visitatori si trasformano in creatori di scenari e storie che mutano e si modificano: i loro disegni, nati da un foglio bianco, prenderanno vita sui ledwall, grazie all’interazione diretta con gli ambienti digitali, sensibili al tocco, proposti all’interno degli ambienti ludici proiettati nel futuro.

Le OGR, incluso Future Park, rimarranno aperte anche nel periodo delle feste dal giovedì alla domenica, secondo i consueti orari. Inoltre sono previste due aperture straordinarie il 26 dicembre e il 1 gennaio.

Non manca anche una proposta per il pubblico più grande alla ricerca del regalo perfetto: il Transnatural Shop di OGR è il posto giusto! Lo spazio progettato dal designer catalano Martin Guixé è molto più di un semplice shop. Gli articoli proposti rispecchiano le scelte e le linee che contraddistinguono le OGR: ogni libro, ogni gioco, ogni poster è selezionato per rendere l’esperienza di visita alle Officine più ricca e completa. Inoltre qui si possono trovare, in via esclusiva, gli oggetti marchiati OGR: quaderni, matite, ombrelli, zainetti e molto altro con rifiniture in color OGR.

Il mare in collina, minerali a Brozolo

Come avviene da alcuni anni a questa parte nel periodo a cavallo tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio la Biblioteca civica di Brozolo propone, nel palazzo municipale, una mostra su argomenti che hanno, comunque, come denominatore comune il territorio. E se lo scorso anno i protagonisti erano stati i giochi del tempo andato, quest’anno i protagonisti sono “Minerali e fossili” con il significativo sottotitolo del ‘mare in collina’ perché un tempo tutta la zona della Valcerrina era sommersa dalle acque, anche se dai rilievi sembra che quello che oggi è il territorio di Brozolo, fosse emerso già sei milioni di anni fa. Dalla fine dell’estate il consigliere Guido Balzola e la moglie Ileana, nei ritagli di tempo libero, hanno lavorato a produrre un percorso che è stato reso possibile grazie anche alla preziosa collaborazione del Museo Paleontologico Territoriale dell’Astigiano e di collezioni private. La mostra si compone di una parte dedicata ai fossili, tra cui un reperto che risale ad oltre 20 milioni di anni e di una parte dedicata ai minerali, accompagnate da un’efficace cartellonistica che spiega quelle che sono le esposizioni, non dimenticando la ‘Pietra da Cantone’ che ha consentito al Monferrato di diventare Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco o l’amianto, legato al territorio non solo monferrino, sabato 29 dicembre, domenica 30 dicembre, martedì 1 gennaio, Capodanno, sabato 5 e domenica 6 gennaio, Epifania, quando chiuderà i battenti.

Massimo Iaretti

Pappardelle in croccanti cialde di Parmigiano

pappardelle ciboUn contrasto di sapori e consistenze stuzzicanti e raffinate. Un piatto da chef!   

Un primo piatto davvero originale che stupira’ tutti i commensali. Le pappardelle condite con una semplice e leggera dadolata di verdure di stagione vengono servite in una croccante e dorata cialda di Parmigiano creando un contrasto di sapori e consistenze stuzzicanti e raffinate. Un piatto da chef!

 

Ingredienti:

8 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato

200gr. di pappardelle all’uovo

1 zucchina

1 piccola cipolla

1 piccola melanzana

2 falde di peperone

1 pomodoro

Provola dolce q.b.

4 foglie di basilico fresco

Olio evo, sale q.b.

(dosi per due persone)

 

In una piccola padella antiaderente versare 4 cucchiai di parmigiano coprendo bene il fondo. Lasciar sciogliere  il formaggio sino a doratura poi prelevare la cialda con delicatezza e sistemarla su una formina da creme caramel capovolta modellandola a piacere. Lavare tutte le verdure, ridurle in dadolata e farle saltare in padella con olio, sale e se necessario due cucchiai di acqua. Rosolare bene. Cuocere le pappardelle in acqua salata, scolarle e saltarle in padella con le verdure ed il basilico fresco. Riempire le cialde con la pasta condita, cospargere di provola a cubetti, irrorare con un filo di olio e servire.

 

Paperita Patty