LIFESTYLE- Pagina 292

Parchi da Amare, il salone del turismo green

E’ ospite della Regione Abruzzo alla Bit di Milano, Fieramilanocity, 9-11 febbraio

 

Parchi da Amare è il salone del turismo green, etico e sostenibile che si svolgerà presso il Palacongressi d’Abruzzo Pala Dean Martin di Montesilvano (PE) dal 23 al 25 ottobre. In occasione della Borsa internazionale del turismo di Milano del 9-11 febbraio Parchi da Amare sarà ospite dello stand della Regione Abruzzo a dimostrazione della sempre più stretta collaborazione tra le istituzioni locali e gli organizzatori dell’evento.

Fulvio Avataneo, Presidente dell’Associazione Italiana Agenti di Viaggio che è tra i partner di Parchi da Amare, dichiara: “Ringrazio la Regione Abruzzo che ci ha accolto con disponibilità ed entusiasmo all’interno del suo spazio espositivo alla Bit e che si è proposta di ospitare Parchi da Amare non solo nel 2020, ma anche nei prossimi due anni. Per chi come noi si occupa di turismo e vede in quello ambientale uno degli snodi per il futuro del comparto, la collaborazione diretta della regione più verde d’Europa è il segnale che stiamo andando nella giusta direzione e che solo facendo rete, anche grazie ad esperienze come Parchi da Amare, si potranno ottenere risultati apprezzabili in termini di valorizzazione dei territori passando attraverso un corretto approccio turistico all’ambiente”.

L’importanza del turismo naturalistico è tale da rappresentare oggi uno dei principali fattori di scelta del nostro Paese come meta a livello mondiale. Forti di questa consapevolezza, gli organizzatori di Parchi da Amare intendono sostenere e agevolare l’importante domanda del mercato turistico facendo incontrare le aree protette italiane – e le realtà economiche di questi territori – con i più qualificati operatori turistici. L’obiettivo è offrire una vetrina alle Regioni e promuovere, a livello nazionale e internazionale, i parchi e le aree protette di loro competenza così da facilitare i tour operator nella selezione di partner capaci di offrire servizi e prodotti in linea con le aspettative dei viaggiatori. L’Abruzzo ospita numerose aree protette e riserve naturali, oltre a 3 parchi nazionali: il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco Nazionale della Maiella e il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. La regione è dunque la location ideale per ospitare un evento come Parchi da Amare che ha come mission la condivisione e la diffusione dei valori ambientali, la promozione di un turismo slow e consapevole, il rispetto per la natura nelle sue diverse forme e la valorizzazione di quanto ad essa collegato.

La manifestazionead ingresso libero, sarà destinata non solo ai Tour Operator italiani ed esteri, agli operatori economici green e alle associazioni ambientaliste, ma anche alle famiglie e a chi ama la natura, lo sport e le attività esperienziali en plein air.  I partner di Parchi da Amare attualmente confermati sono: AIAV, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del MareRegione AbruzzoRete WEECUncemAnciAigae. È stata inoltre richiesta la collaborazione a Legambiente e Federparchi.

Che bello il Carnevale di una volta in piazza Vittorio

Per noi il carnevale era Piazza Vittorio. Ci si metteva dei soldini da parte e il giorno prefissato si dava giù al piccolo gruzzolo

Ritrovo davanti alla Parrocchia Michele Rua. Prendevamo il 57. Pullman con bigliettaio che, simpaticamente ci faceva lo sconto.

Tutto cominciava stressando i genitori per il costume. Mia madre sarta qualcosa riusciva a fare, risparmiando. Le mie assillanti richieste erano volte ad avere il costume da cowboy. Cappello incluso. Cedette di schianto pur di non sentirmi. Dunque tornati da scuola ingollavamo il pranzo e via. Prima del pullman una capatina dal cartolaio per le munizioni fatte di coriandoli e poi eccoci verso l’avventura. Fermata davanti al Duomo e poi tutta in via Po. Era tra le poche scorribande in centro. Il nostro regno continuava ad essere la Barriera. Arrivati in piazza Vittorio un giro di perlustrazione e di ricognizione delle giostre. Sempre le stesse da decenni. I soldi non erano tanti e dovevamo selezionare e comunque era bello cazzeggiare in cerca di altre comitive.

Ed appena arrivava una comitiva di ragazzine giù a scherzare con la solita logica dei guasconi ante litteram. Una delle poche occasioni di incontro con l’altro sesso. Alle elementari e medie non c’erano classi miste e l’oratorio era solo per maschi. Che freddo faceva, ed i costumi non coprivano. Ma eravamo fatti d’ acciaio. Le poche volte che ci sentivamo un po’ male era il giorno prima di una interrogazione. Io mi ero inventato il classico mal di testa ma dopo due o tre volte mio padre mi aveva preso da parte ammonendomi: prima o poi dovrai essere interrogato. Ed il mal di testa svanì per sempre anche senza aspirina.

Il raffreddore manco a parlarne. E l’altro pezzo forte era il Gianduia. Grande lecca lecca. Di diverse dimensioni esposti nelle vetrine delle pasticceria. Ghigo in primis, al fondo di via Po. Costava troppo e ci accontentavamo di vedere in vetrina le composizioni. Il ricordo non è di angosciante rinuncia. Anzi, di assoluta normalità. Il costume bastava per sentirci importanti. Costume con pistola annessa. Sempre di plastica e tra i motivi della nostra invincibilità. Si tirava tardi per poi rientrare. Bella giornata. Belle giornate. Si direbbe oggi spensierate. Ad aspettare un altro anno per un nuovo giorno di Carnevale, un nuovo anno di spensieratezza.

 

Patrizio Tosetto

 

(Foto Museo Torino)

E’ dedicato a Mario Soldati il primo master del gusto

Nasce a Torino, primo in Italia, sull’enogastronomia, diretto dal giornalista Guido Barosio e dedicato allo scrittore Mario Soldati, autore del primo reportage su questa materia trasmesso dalla tv nazionale negli anni Cinquanta

 

Esiste un sottile fil rouge tra la figura dello scrittore Mario Soldati, troppo spesso sottovalutato dal pubblico, e la materia inerente la comunicazione turistica ed enogastronomica. A rinsaldarlo è  il primo Master che nasce in Italia, a Torino, in questo specifico campo ed a lui dedicato, proprio in coincidenza del ventesimo anniversario della sua scomparsa. Ha come sede il Centro Pannunzio, in via Maria Vittoria 35/h, da cui ha ricevuto il patrocinio, ed è diretto dal giornalista Guido Barosio.

Tra il 1957 ed il ’58 il noto scrittore torinese, che era anche regista, realizzò un reportage televisivo dal titolo “Lungo la valle del Po alla ricerca di cibi genuini “. Si trattò del primo reportage enogastronomico della Rai, andato in onda in dodici puntare sulla rete nazionale. Il viaggio compiuto da Soldati mise al centro della narrazione le usanze, le popolazioni, i prodotti,  le ricette ed i riti di un’Italia ancora, in alcune regioni, prevalentemente rurale, ma ricca di tradizioni culinarie. Il primo elemento da cui Soldati partì per questo viaggio nella gastronomia piemontese fu il pesce. La seconda puntata fu dedicata alla città di Cherasco, da cui diede avvio ad un percorso nella valle del Po, attraverso i migliori vini piemontesi, per poi passare, in un’altra puntata, alla descrizione della terra di Canelli e dei suoi eccellenti vini, a partire dalle opere di Cesare Pavese.

“Il Master – spiega il suo direttore Guido Barosio – affronterà a 360 gradi, attraverso i più qualificati professionisti del settore, la pluralità degli scenari della comunicazione sia nel campo del turismo sia in quello dell’enogastronomia. Verranno trattati svariati settori, comprendenti i media tradizionali, la televisione satellitare ed il digitale terrestre, i blog  e le piattaforme digitali, i social media, il marketing, la fotografia ed il fotogiornalismo, l’ufficio stampa. Il Master si propone infatti, di formare figure che siano in grado di rispondere adeguatamente alla richieste di un mercato sempre più innovativo, anticipando le tendenze e soddisfando esigenze e curiosità del pubblico. Gli allievi potranno avvalersi di un percorso in grado di trasformarli in professionisti capaci di offrire al lettore ed ai loro interlocutori storytelling e narrazioni in campo enogastronomico, itinerari del buon gusto e percorsi turistici”.

Candidati ideali del Master sono laureati e laureandi in discipline umanistiche e scientifiche, tra cui quelli provenienti dalle Facoltà di Lettere e Filosofia, Scienze della Comunicazione, Scienze Gastronomiche, Facoltà dei Beni Culturali, Lingue e Letterature straniere, Facoltà in mediazione linguistica e Culturale, Psicologia, Scienze della Formazione, Sociologia, Economia e Commercio, Agraria, Scienze Forestali e Dams. Il Master avrà una durata di 255 ore ed il programma didattico si articolerà in tre moduli didattici suddivisi per aree tematiche, la prima dedicata a tecniche, linguaggio e scenari; la seconda al turismo, la terza all’enogastronomia. Vi sarà poi una preziosa integrazione di 8/10 visite presso aziende agroalimentari, tenute vinicole,  ristoranti sul territorio regionale, aziende specializzate nei servizi web, saloni ed eventi.

I docenti, tutti altamente qualificati nel settore, sono il direttore del Master e responsabile della Didattica, il giornalista Guido Barosio, docente in Tecniche d’Intervista, reportage e Storytelling; la giornalista e biologa nutrizionista Mara Antonaccio, docente per la disciplina di Alimentazione, salute e buone pratiche alimentari; il giornalista televisivo Beppe Gandolfo, docente in Linguaggi televisivi; il regista televisivo Giulio Graglia, docente in Tecnologie d’eccellenza e grandi eventi; Gianfranco De Maria, dirigente dal 2017 di Slow Food, docente in Marketing enogastronomico ed Ufficio Stampa, responsabile eductour e visite. Docente in scrittura al Master è  Mario Fassio,  che ricopre il ruolo di docente di copywriting, scrittura creativa e tecniche di scrittura all’Istituto  Europeo di Design. Docente in Marketing turistico è Supreeeth Fasano; il fotografo giornalista Marco Carulli è qui docente in Fotografia e fotogiornalismo; docente in Organizzazione dei progetti è Monica La Cava, che si occupa di supportare le aziende nel  costruire strategie e modelli di learning  funzionali per lo sviluppo del business. Infine  Valerio Saffiro è docente in Comunicazione digitale nel turismo e nell’enogastronomia. Simona Nocifora è la docente  responsabilebper la disciplina di Ufficio stampa turistico internazionale, ebla storica Rosalba Graglia sarà responsabile della docenza in Editoria e sistema dei media nel turismo ed ufficio stampa territoriale.

I docenti IPSNet si occuperanno dell’area social e web, fornendo gli strumenti adeguati per un approccio professionale al mondo della comunicazione digitale. I docenti AIS ( Associazione Italiana Sommelier) tratteranno, invece, le tematiche legate al mondo vinicolo. Grazie ad un finanziamento da parte della BNP sarà possibile frequentare il Master con una rata mensile a partire da 107 euro, per un costo complessivo di 8 mila euro.

Mara Martellotta

Per ricevere informazioni si può fissare un appuntamento in sede, scrivendo alla mail : mastercomunicazione2020@gmail.com

Sfilano i camion d’epoca!

A BIELLA PER SANT’ANTONIO A CURA DEL ‘GRUPPO MARAZZATO

Il 2 Febbraio in bella mostra in città due mitici esemplari della collezione di autocarri d’epoca più grande d’Europa.

Dopo il grande successo riscosso a Torino ad ‘AutoMotoRetrò’, in cui lo stand della rinomata Associazione di Mezzi Storici ‘Quattro Assi Più’ (con all’interno esposto un pezzo unico, il rarissimo ‘Fiat 603’ del 1925, un’antica innaffiatrice stradale del secolo scorso) è stato oggetto di numerosissime visite da parte di un folto gruppo di appassionati e intenditori, è ora la volta della Festa di Sant’Antonio Abate, in programma a Biella il prossimo 2 Febbraio.

Una nuova occasione per ammirare e conoscere più da vicino altri due campioni su gomma del tempo che fu appartenenti a quella che, universalmente, è riconosciuta come la più grande collezione d’Europa di autocarri d’epoca del Novecento.

E tutto in memoria di uno fra i santi più amati e seguiti della fede cattolica: Sant’Antonio, in quanto protettore degli animali, l’icona sacra cui si affidavano fiduciosi tutti coloro che necessitavano di specie da traino e da tiro per assolvere agli obblighi quotidiani dei propri mestieri agresti e artigianali.

Al punto che, in linea con l’evoluzione e lo spirito dei tempi, la ricorrenza è diventata poi anche la festa degli autotrasportatori: sostituitisi nei secoli alle bestie da soma, ma pronti ancora oggi a sfilare, insieme ai loro potenti automezzi, accanto a quegli stessianimali che un tempo popolavano le medesime strade.

Ad attirare gli occhi dei turisti e visitatori, questa volta, due camion dall’aspetto magnetico che hanno contribuito a motorizzare e ricostruire l’Italia dal Dopoguerra sino a oggi.

Si tratta di un ‘Fiat 680’ del 1949, identico e speculare al primo mezzo con cui Lucillo, mio padre, di ritorno dalla Jugoslavia dagli orrori del conflitto intraprese la sua attività di autotrasportatore, nel lontano 17 Maggio del 1952, inaugurando un futuro radioso per tutta la nostra famiglia”, racconta sul filo dei ricordi Carlo Marazzato, industriale e collezionista che con l’amato e indimenticato genitore ha posto le basi del successo del ‘Gruppo Marazzato’, da quasi settant’anni a oggi leader italiano nel settore delle bonifiche e soluzioni per l’ambiente.

La sola differenza con l’esemplare con cui tutto ebbe inizio è la presenza della cisterna al posto del cassone fisso. Come tributo alla memoria della mia famiglia, l’ho reimmatricolato 65 anni dopo proprio nella stessa data in cui nacque la prima ditta di mio padre”, aggiunge Carlo Marazzato, che di camion storici restaurati ne possiede oltre 250, e molti altri prossimi a vestirsi di una seconda, eterna giovinezza, sull’onda di quella passione genuina che muove anche le cose più impossibili e che nella vita fa pur sempre la differenza.

Il secondo camion, invece, è un ‘OM Super Orione’ rosso fiammante degli anni Sessanta, con .il cassone ribaltabile, targato Avellino Quando nacque, era il mezzo più potente d’Europa, con un innovativo motore 8 cilindri e la cabina avanzata. Un mezzo straordinario, reperito e ripristinato come all’origine un paio di anni fa, che ha presenziato a Madrid e a Le Mans in occasione delle giornate ufficiali di presentazione della gamma di mezzi pesanti ‘Iveco Stralis”, conclude soddisfatto Carlo Marazzato, la cui collezione completa e in continua fase di aggiornamento con nuovi e affascinati camion restaurati sarà visibile al pubblico anche in occasione dei ‘Porte Aperte’ gratuiti presso lo showroom privato a Stroppiana, nel Vercellese a partire dal prossimo 4 Aprile.

Tutte le informazioni sulla Pagina Facebook dell’Associazione ‘Quattro Assi Più’ all’indirizzo https://www.facebook.com/4assipiu/).

Prossimamente tutti in bici lungo il Po con la ciclostrada

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla Cultura, al Turismo e al Commercio, Vittoria Poggio ha deciso di rendere disponibili le risorse regionali per la realizzazione della ciclabile del Canale Cavour, dopo la modifica del tracciato di Ven.To, prevedendo da Chivasso a Verolengo un tratto di 10,5 km in condivisione tra le due ciclovie.

Infatti, dall’esame della progettazione della ciclabile del Canale Cavour è emerso che le risorse regionali disponibili, un milione e novecentomila euro,consentono il finanziamento della tratta in condivisione con VenTo, che da Chivasso va a Verolengo.

Nel 2014 la Regione aveva aderito all’iniziativa promossa dal Politecnico di Milano, denominata “VenTo” che prevede appunto la realizzazione di una ciclostrada che, seguendo il Po, collega Venezia a Torino e che è stata riconosciuta ciclovia nazionale.

Astro-Storie Torinesi: l’oroscopo di Febbraio

Rej

astro-storie arieteCaro Ariete, la maggior parte delle persone è naturalmente – ed ingenuamente – portata a pensare che il nome Dolcetto abbia un nesso con il tasso zuccherino di questo vino. In realtà, il nome sembra derivare dal piemontese “Duset”, che definisce un piccolo dosso collinare, richiamando l’andamento tipico di quella vigna. Amico Ariete, nel mese di febbraio non limitarti ad aggredire il mondo a testate ma concediti qualche bicchiere di dolcetto – delle Langhe, del Monferrato o di Dogliani – e soprattutto non scambiare dei piccoli ostacoli per degli zuccherini. In questo modo eviterai con destrezza equivoci e cadute fortuite.

Tòr

astro-storie toroIl premio Nobel Rita Levi Montalcini, scienziata, accademica e personaggio politico Torinese, nata sotto il segno del Toro disse: “Non è l’assenza di difetti che conta, ma la passione, la generosità, la comprensione e simpatia del prossimo, e l’accettazione di noi stessi con i nostri errori, le nostre debolezze, le nostre tare e virtù, così simili a quelle dei nostri ascendenti e discendenti.” Fortissimo Toro, ormai lo sanno tutti che aneli alla perfezione, ma per raggiungere il tuo Nirvana dovrai iniziare questo mese intraprendendo la via dell’accettazione: Namastè.

Binej

astro-storie gemelliIl piccolo comune di Barbania, paesino canavesano dal nome di origine celtica, in provincia di Torino, detiene un record da guinness (non la birra) dei primati: su circa 1.600 abitanti, ben sessanta sono nati da parti gemellari. Questa percentuale è doppia rispetto alla media mondiale. Caro Gemelli, rifletti su questo aneddoto e non fidarti solo della mera statistica, bensì insaporisci questo mese bisestile con un pizzico di magia. Puoi iniziare sin da subito, concedendoti qualche gita nel canavese, illuminato dal sole e da un buon bicchiere di Erbaluce, per terminare la giornata in bellezza al Carnevale di Ivrea.

Cirio in pista per Automotoretrò e Automotoracing

“AMR è un grande evento che ha le sue radici a Torino e nel nostro Piemonte e noi vogliamo difenderlo perché i grandi eventi vanno tenuti in questa città, alimentati e incrementati”

Così il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha inaugurato il lungo weekend di motori di Automotoretrò e Automotoracing in programma fino a domenica 2 febbraio al Lingotto Fiere e all’Oval di Torino.

“Nella mia esperienza come europarlamentare a Bruxelles ho visto come Paesi estremamente evoluti nella tutela ambientale organizzino manifestazioni motoristiche perché i motori e l’ambiente possono tranquillamente convivere. Siamo una regione che sostiene e incentiva la ricerca nel settore dell’auto e al tempo stesso continuiamo a difendere questo mondo che alimenta una passione in cui c’è la storia dell’Italia, ma anche perché è economia: ricambisti, officine, meccanici, appassionati, persone che lavorano e turismo sportivo che si muove. Tutto funziona e noi siamo qui perché non sia soltanto nostalgia del passato, ma siamo convinti che proprio attraverso i motori e la loro evoluzione il Piemonte sarà”. Dopo il taglio del nastro, Cirio è stato protagonista di un giro in pista su una vettura da rally al fianco del Vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso, Assessore all’Urbanistica e rallysta.

La collezione storica “Marazzato” in mostra ad Automotoretrò

Alla più importante Fiera nazionale di settore anche un antico camion del 1925 di uno fra i più grandi collezionisti d’Europa

Torna puntuale l’appuntamento con ‘AutoMotoRetrò’, la più importante fiera nazionale dedicata al collezionismo automotoristico leggere e pesante che coinvolge ogni anno, in un appassionato carosello fatto di pezzi di ricambio, acquisti, scambi e permute, migliaia di estimatori di autovetture, due ruote e mezzi pesanti in grado di testimoniare al meglio l’evoluzione della storia dei trasporti persone e merci su gomma, dalla fine dell’800 sino ai giorni nostri.

Tra i grandi protagonisti, e fra gli ospiti più attesi dell’edizione in programma dal 30 Gennaio al 2 Febbraio 2020 a Torino preso gli ampi spazi espositivi di Lingotto Fiere anche Carlo Marazzato, il più grande collezionista italiano ed europeo di autocarri d’epoca del secolo scorso, di cui ne possiede oltre 250 esemplari, visibili in occasione dei cosiddetti ‘Porte Aperte’ presso lo showroom di Stroppiana, nel Vercellese, in capo all’Associazione di Mezzi Storici ‘Quattro Assi Più, che riprenderanno per svariati weekend con un ben preciso calendario dal prossimo 4 aprile (tutti gli appuntamenti sulla Pagina Facebook https://www.facebook.com/4assipiu/).

Alla manifestazione torinese, il fondatore, insieme all’indimenticato papà Lucillo, del ‘Gruppo Marazzato’, dal 1952 a oggi stimato e riconosciuto leader italiano nelle soluzioni per ambiente e pianeta, esporrà per la meraviglia e agli occhi del pubblico un rarissimo esemplare di Fiat 603 del 1925: un pezzo unico di inestimabile valore.

Si tratta di un’antica innaffiatrice stradale per la nettezza delle vie urbane acquistata originariamente dal Comune di Torino, che terminò gloriosamente con identica mansione il proprio servizio nel municipio vercellese di Asigliano.

Un veicolo che possiede ancora il bollo originale del 1961 rilasciato proprio nell’ultimo paese in cui operò, prima di essere poi trasferito a Valle Mosso, sulle montagne biellesi, e ricoverato presso un carrozziere e un meccanico dai quali lo acquistai”, ricorda con affetto Carlo Marazzato, che prosegue: “Dopo lunghe ricerche, abbiamo reperito anche il primo numero di targa, TO 8775. Siamo persino riusciti a ritrovare la sua cisterna idrica originale, per il recupero della quale è stato necessario scoperchiare il tetto di un’abitazione e tirarla fuori tramite l’ausilio di una gru”.

Oggi, il fascino del mezzo si ripresenterà per la prima volta in tutto il suo primigenio splendore, “essendo terminato il lavoro di restauro estetico e funzionale che lo ha riportato alle condizioni di prima immatricolazione – aggiunge Carlo Marazzato – con tanto di motore rombante e carrozzeria fiammante, con gli stemmi del toro rampante simbolo del capoluogo piemontese accanto all’autopompa anch’essa riportata all’origine”.

Harry, Meghan e i segreti di Buckingham Palace

A colloquio con il giornalista e scrittore Vittorio Sabadin. Intervista di Laura Goria per “Il Torinese”

I giochi sono fatti e sembra proprio che Meghan non avesse in mano l’asso pigliatutto. La Regina Elisabetta II ha vinto con la sua veloce decisione che permette ai duchi di Sussex di vivere in Canada -o dove vorranno- tranquillamente come dei commoners, senza più il titolo di Altezze Reali, né con le tasche piene di soldi dei contribuenti

In più con l’obbligo di restituire i 2 milioni e mezzo di sterline che avevano generosamente impiegato per ristrutturare il loro nido a Frogmore Cottage.

Ora cosa accadrà e come si è arrivati a questo? Vediamo di mettere alcuni punti fermi con Vittorio Sabadin, che è stato corrispondente da Londra del quotidiano torinese “La Stampa”. A Buckingham ha conosciuto la sovrana ed è l’autore di libri che raccontano personaggi come “Elisabetta, l’ultima regina”, “Diana. Vita e destino” e “Carlo. Il principe dimenticato” (tutti editi dalla Utet).

Ancora una volta la Regina ha dimostrato la sua grandezza e lungimiranza?

Si perché ha preso una decisione coraggiosa, in tempi rapidi, senza sottoporsi ad un’estenuante trattativa con i Sussex, ed ha fatto quello che i sudditi si aspettavano da lei. Con fermezza e nell’interesse della monarchia. Conosce le fragilità che Harry stesso ha dichiarato e ha sempre tutelato il suo nipote preferito. Ha fatto il possibile per accontentarlo, ma non quello che poteva compromettere la corona. Non ha privato Harry e Meghan solo del titolo di Altezze Reali, ma anche della rappresentanza del Commonwealth, ed ha tolto al nipote i titoli militari conquistati in Afghanistan, soprattutto quello di capitano dei Royal Marines, che Filippo aveva tenuto con orgoglio per tutta la vita e deciso di passare al nipote in segno di stima.

 

Quale sarà il raggio di azione consentito ai duchi?

La Regina ha stabilito che ogni loro iniziativa, soprattutto di carattere commerciale, legata al marchio Sussex Royal, dovrà essere ispirata ai “valori di Sua Maestà”. Vuol dire che dovranno fare molta attenzione nell’usare il brand, perché li terrà d’occhio. Valuterà ogni loro mossa e se lo riterrà necessario potrà toglierli anche l’ultima cosa che hanno, il titolo di duchi di Sussex. Possono ridursi addirittura allo stato di semplici signori Wales, come si chiamava Harry quando si era arruolato.

 

Di cosa vivranno?

La loro richiesta di vivere come persone comuni in autonomia finanziaria si è avverata. Se pensavano di stare tra America e Gran Bretagna, mantenendo dei ruoli nella famiglia reale e continuando a disporre dei soldi che venivano loro versati, è un piano fallito. Quel denaro non c’è più. Però hanno ancora un capitale iniziale di 40 milioni di dollari, anche se credo che dureranno poco con il loro attuale tenore di vita, senza contare la questione della scorta da risolvere. Forse Meghan si immagina quello che le hanno fatto balenare le sue amiche Serena Williams e Oprah Winfrey: partite dal nulla, hanno costruito carriere brillanti, abilissime nello sfruttare la loro popolarità a fini commerciali. In questo senso sono esemplari e Meghan vuole emularle. Ha già trasferito le sue società nel Delaware, lo stato americano più favorevole alle esenzioni fiscali. Vedremo tra 6 mesi se, come fece Wally Simpson con Edoardo, si porterà Harry al guinzaglio in America come una specie di trofeo europeo.

 

Fino ad oggi di cosa vivevano?

Erano sovvenzionati da Carlo, che però nell’incontro a Sandrigham aveva già chiarito che le sue risorse non sono infinite. Con i proventi del ducato di Cornovaglia, circa 22-23 milioni di sterline l’anno, deve retribuire 110 dipendenti e mantenere tutta la famiglia, da Camilla a quelle di William e di Harry. Non era pensabile che continuasse a finanziarli ad alti livelli, soprattutto se pensano di andare avanti e indietro tra Canada, Stati Uniti e Inghilterra con costi per la sicurezza che ora sono di 600.000 sterline, ma cresceranno superando il milione. Carlo ha detto anche che quando sarà re lascerà a carico dei contribuenti e dei possedimenti della corona solo chi è in linea diretta di successione. Gli altri dovrebbero cercarsi un lavoro e mantenersi.

 

A questo punto Meghan potrebbe anche tornare a recitare?

Non lo so, non so neanche se qualcuno la vorrà. E’ vero che adesso è un po’ più famosa, ma ha avuto una carriera di attrice modesta, iniziata con particine di 2° piano grazie al padre direttore delle luci. Poi è stata aiutata dal produttore hollywoodiano che ha frequentato per un decennio, l’ha sposato e lasciato per andare in Canada a recitare nella serie Suits. Non è Grace Kelly che ha lasciato il cinema al culmine della fama per sposare il principe Ranieri di Monaco. E’ un’attricetta che non conosceva nessuno e ha deciso di andare a Londra e chiedere alle sue amiche di farle incontrare qualcuno “famoso”. Prima c’è stato un calciatore, poi un campione di X Factor e alla fine Harry. E lei …come si dice…si è subito innamorata di lui.

 

Il comunicato ufficiale in cui Elisabetta si dice orgogliosa di come Meghan sia diventata così rapidamente parte della famiglia…come va letto?

E’ un capolavoro di diplomazia venato di sarcasmo, perché non si può dire che Meghan si sia integrata. Si è scoperto che tutti i suoi vestiti erano rimasti in Canada, in un deposito a Toronto ed ora se li è fatti mandare nella villa in cui vive. Il suo piano di andarsene era ben studiato. Elisabetta ha tenuto un atteggiamento molto soft perché teme ancora la minaccia di un’intervista esplosiva. E a Buckingham Palace prendono la cosa molto seriamente, anche perché c’è il precedente delle dichiarazioni di Diana alla BBC nel 1995 che fecero un bel danno. La verità è che avere atteggiamenti razzisti nei confronti dell’afroamericana Meghan era vietato a tutti i Windsor. Da questo punto di vista la prudenza della Regina è stata massima e senza pregiudizi.

 

Dopo l’incontro a Sandringham, Elisabetta aveva dichiarato che offriva “completo sostegno al desiderio di Harry e Meghan di avere una nuova vita da giovane famiglia”. Cosa intendeva?

Non si parlava mai di duchi di Sussex, ma solo di Harry e Meghan; come se si trattasse di una vicenda familiare e non istituzionale. Harry è 6° nella linea di successione al trono e può essere sacrificato. L’obiettivo principale della regina è sempre stato salvaguardare la monarchia; dopo, tenere unita la famiglia, che comunque per lei ha un’importanza straordinaria. Questa volta ha preso la situazione in mano. Ma in genere non è abituata a risolvere questioni che riguardano i parenti, le ha sempre delegate al marito Filippo: compresi i traumi che coinvolsero Carlo, Diana, Sarah Ferguson… E lui le ha gestite con mano ferma, anche con discorsi molto duri a Carlo ai tempi della sua relazione con Camilla. Elisabetta, un po’ per i suoi impegni quotidiani massacranti, e un po’come Carlo, è abituata ad “essere ubbidita”. Quando dice una cosa, va fatta. Nelle questioni familiari non è mai così: spesso si viene contrastati e lei non è abituata a questo genere di trattative.

 

La defezione dei Sussex che contraccolpo avrà nella Royal family?

La famiglia reale inizia ad avere problemi di personale. Negli ultimi mesi sono usciti Filippo per ragioni di età, Andrea per lo scandalo Epstein, ora Harry per seguire Meghan. Intorno a Carlo e William c’è un esercito di donne che sta fronteggiando gli oneri reali. Elisabetta di 93 anni, la figlia Anna molto attiva con oltre 550 impegni l’anno, Kate, Camilla e la moglie del quartogenito Edward, Sofia di Wessex. Il loro carico di lavoro ora aumenterà per colmare i vuoti.

 

Terrà il “matrimonio d’amore” dei Sussex?

Non so se tra qualche mese Meghan sarà ancora pazzamente innamorata di Harry, se resisterà alla perdita di titoli, soldi e una visibilità che era assicurata. Può anche darsi che Harry alla fine sarà l’autentica vittima di  tutto questo.

 

Quali sono stati i principali errori di Meghan?

Quando è arrivata a corte c’era l’aspettativa che facesse il suo dovere. Alle donne che arrivano a palazzo un segretario spiega che la loro vita cambia di colpo, e fornisce l’elenco di ciò che dovranno fare, dire, indossare… per i mesi successivi. Diana non riuscì a sopportarlo, Meghan lo stesso. Ha sottovalutato che diventare prima donna nella famiglia reale è complicato. Nell’ordine delle precedenze che la regina aggiorna annualmente in un volume, Meghan è molto indietro. Non si aspettava di dover camminare dietro la cognata e magari anche farle l’inchino. Poi ha patito il confronto su comportamento, abiti, gioielli… e soprattutto sul fisico. Kate dopo 3 gravidanze è perfetta, vestita sempre benissimo e con gioielli importanti e migliori perché può accedere al tesoro della corona. Meghan è piccola, tende a ingrassare e non sopporta questa comparazione. Era successo anche tra Diana e Sarah.

 

William ed Harry sono stati cresciuti con due pesi e due misure; con quali conseguenze?

William è l’erede e come tutti i primogeniti è stato costretto ad essere serio e responsabile, a farsi carico molto presto dei suoi doveri, e l’ha capito benissimo. Harry, come i cadetti di grandi famiglie, si è sentito sgravato da questo peso. Ha avuto un’infanzia che l’ha portato veramente sull’orlo dell’abisso in più di un’occasione. Rispetto al fratello ha risolto meno bene il trauma della morte della madre, che ancora lo affligge. Ha scelto la persona sbagliata come molti pensano a corte. William gli ricordava le parole di Diana «..quando dovrete sposarvi scegliete bene la persona a cui legarvi, prendetevi del tempo, non fate le cose in fretta». William ha impiegato 10 anni prima di sposare Kate e si sono conosciuti a fondo; Carlo e Diana si erano visti solo 12 volte, troppo poche per capire il carattere di una persona. Harry e Meghan si sono sposati in fretta, nonostante la regina e William avrebbero voluto che riflettesse di più. E’ il fratello maggiore che teneva davvero un braccio sulla spalla del più piccolo, cercando di proteggerlo. Quando gli chiese di aspettare, Harry si è molto indispettito, ed ecco il primo contrasto.

 

Quanto è forte l’ostilità tra Kate e Meghan?

E’da giugno che non si parlano. I dissidi sono iniziati quando Meghan ha criticato il vestito di Charlotte, damigella al suo matrimonio, e Kate era scoppiata a piangere. Poi si erano riappacificate. Fino a quando Meghan insultò il personale di William e Kate a casa loro, dove era ospite. Questo la cognata non gliel’ha perdonato, hanno litigato e il diverbio si è esteso anche ai mariti, nonostante il forte legame fraterno. Anche a Buckingham Palace la Markle ha fatto capricci e trattato male valletti, cameriere e altri dipendenti. Tanto che la regina l’aveva convocata spiegandole che i Windsor non si comportano così.

 

Sbaglio o alla base c’è anche la differenza culturale tra Gran Bretagna e America?

In America darebbero corda a Meghan, anche perché hanno un’idea vaga della monarchia;  invece in Gran Bretagna non è detto che non la fischierebbero qualora si presentasse. Sono tante le regole inglesi che la cultura americana non capisce. Così come Meghan non ha compreso perché i giornali si occupassero tanto della ristrutturazione di Frogmore cottage. In America se ammoderni casa e la migliori la gente si complimenta. Meghan si è trovata nella situazione in cui, se fai la stessa cosa, vieni criticato e ti chiedono se era proprio il caso di fare anche la sala yoga o la cameretta gender neutral per il bambino.

 

Qualche aneddoto del suo periodo londinese?

Quando ho lasciato l’ufficio di corrispondenza scrissi una lettera a Elisabetta per dirle che ero arrivato a Londra con grandissimi pregiudizi verso il ruolo della monarchia; però stando lì e parlando con la gente avevo capito quanto affetto e rispetto la circondavano, e quanto fosse  importante il lavoro che svolgeva così bene e da tanti anni. Ci ho tenuto a dirglielo perché sono convinto che sia lei personalmente, e non la monarchia, al centro del sentimento popolare. Quando morirà sarà tutta un’altra storia e con Carlo si instaurerà una fase discendente.

 

Le ha risposto?

L’ha fatto fare da una lady in waiting, ma credo che la vera risposta sia stata nei 2 inviti a Buckingham Palace. Il secondo, ad una cena con Filippo, Carlo, Camilla, William e Kate, in cui ero l’unico giornalista non inglese invitato. Quando stringi la mano di Elisabetta II pensi che ha fatto lo stesso con tutti i più grandi personaggi del 900. Ha iniziato a regnare con Winston Churcill e ha stretto le mani Heisenhower, degli astronauti andati sulla luna, i Beatles, Gandhi, Mandela, Marylin Monroe…e tutti si sono inchinati davanti a lei.

 

Cosa pensa degli altri commensali?

Carlo mi piace moltissimo, è intelligente, colto, ed ha visto in anticipo tanti problemi attuali come i cambiamenti climatici, l’importanza di preservare l’architettura delle città, la necessità di studiare coltivazioni biologiche, come ha fatto nelle sue tenute. Camilla è fortissima ed è stata la donna più odiata del regno. Quando Meghan si lamenta della stampa, mi viene in mente cosa scrissero quando scoppiò lo scandalo dell’amore tra Carlo e Camilla. Lei non poteva neanche uscire di casa, mandava gli amici a fare la spesa. Carlo, ad Highgrove, confessò che si vergognava davanti ai camerieri.

 

Il titolo del suo libro è “Elisabetta. L’ultima regina” perché nessuna sarà mai più  come lei?

Quale paese ha un’ambasciatrice migliore, la donna più nota al mondo. Nessuno sarà altrettanto rappresentativo della sua epoca, così ad alto livello e per tanto tempo. Lo ha fatto senza mai commettere un errore, sempre impeccabile, in pubblico e nella vita privata. E’ vero che ci è riuscita anche perché non ha mai parlato, né concesso interviste; e parlare divide, se avesse detto mezza frase sulla Brexit il paese si sarebbe scisso. Invece il suo ruolo e quello di unire e rappresentare tutti. E’ lei l’elemento unificante.

 

E Kate come si sta comportando?

E’ entrata perfettamente nella parte. I giornali hanno appena pubblicato foto di lei e William a loro agio tra la gente: sorridono, stringono mani, fanno ciò che ci si aspetta da loro. Chiudersi a palazzo e quasi nascondere il proprio bambino, sono cose terribili per il popolo inglese. Kate ha una tenacia straordinaria. Ha trovato il modo di conoscere William scientificamente, appoggiata dalla madre. Ha lasciato una prestigiosa università britannica per iscriversi a quella scozzese di St. Andrews dove studiava il principe; si è fatta notare in uno spettacolo in sottoveste, ha tenuto duro per 10 anni, anche dopo essere stata lasciata un paio di volte. Non ha mai mollato la presa e una volta a corte ha subito recuperato piccoli errori, rivelandosi una forza per la monarchia. Ha fatto 3 splendidi figli ed è subito tornata in forma. Non come Meghan che si è lamentata di tutto e sembrava la prima donna a partorire al mondo.

 

William?

E’ entrato nel ruolo di futuro erede al trono e lo sta svolgendo egregiamente. C’è stato un periodo problematico con Carlo, perché voleva fare la sua vita prima di affrontare i doveri reali. Poi il padre gli ha chiarito che la nonna stava invecchiando, aveva 500-600 impegni l’hanno, e che parte del lavoro massacrante doveva passare a lui. William gode di un alto grado di simpatia. Prima della Megxit al 1° posto nei sondaggi c’era Harry, che ora è precipitato insieme a Meghan perdendo una ventina di punti. Adesso in testa c’è William, prima ancora di Elisabetta.

 

Perché le vicende dei Windsor appassionano tanto?

Per l’esclusività: le finestre di Buckingham Palace sono chiuse e migliaia di persone quotidianamente le scrutano sperando che la regina appaia. I reali hanno vite sfarzose, vivono in regge, circondati da opere d’arte e lusso, serviti da uno stuolo di persone, hanno abiti e gioielli magnifici, sembrano avere tutto ciò vogliono e fanno la vita che noi vorremmo avere. Il mondo dorato di cui si favoleggia è parte del loro fascino. Dovranno fare attenzione William e Kate nel popolarizzare troppo la monarchia; perché se principesse e re diventano come noi, non ci interessano più. E’accaduto ai sovrani delle monarchie nordiche che si fanno la spesa da soli.

 

Ma ai reali manca qualcosa?

A loro piacerebbe essere come noi. La regina Elisabetta non ha mai potuto visitare un museo da sola e soffermarsi a lungo davanti a un’opera, perché veniva subito condotta oltre dallo staff per far fronte alla mole massacrante dei suoi impegni. Poteva essere davvero se stessa solo durante le vacanze a bordo del Britannia; o a Balmoral dove ogni estate faceva un party per pochissime persone. Filippo cucinava, lei serviva a tavola e poi lavava i piatti. Quello era il suo sogno. Come le altre 2 grandi regine britanniche, Elisabetta I e Vittoria, neanche lei era destinata al trono: ci sono salite perché chi le precedeva nella linea dinastica non poteva più farlo. Quando aveva 10 anni e lo zio Edward abdicò, la sorellina Margareth le disse che allora anche lei sarebbe diventata regina, ed esclamò “povera te”. Ecco in questa frase sta tutto il destino di Elisabetta che avrebbe sognato di vivere tranquillamente come una gentildonna di campagna. Invece ha fatto fronte ai suoi doveri e a una vita piena di impegni, ha affrontato tutte le difficoltà del regno e ha fatto una vita d’inferno…altro che privilegiata. La sua grandezza, il suo lato migliore è aver sopportato tutto senza mai lamentarsi.

 

 

Di lei cosa l’ha colpito di più ?

Il carattere fortissimo, capace di gestire tante tensioni su un lungo periodo. Ho capito che appare sempre severa, ma in realtà è una donna divertentissima, alla quale piace molto scherzare e ama Sarah Ferguson che le racconta barzellette in continuazione. La sua natura è diversa da quella che vediamo, lei sarebbe ben più disponibile, ma non gli è permesso dal suo ruolo.

 

Carlo che re sarà?

Un buon sovrano al quale la regina ha già delegato moltissime mansioni istituzionali; di fatto è già re ed impegnato da mattina a sera. Bisogna vedere se resisterà alla tentazione di intervenire sul Parlamento, cosa che tende a fare incorrendo in accuse di ingerenza. Non ha il fascino di Elisabetta, ha più di 70 anni e, anche se la moglie Camilla ha recuperato in popolarità, temo che con lu inizierà la fase discendente.

 

Previsioni per il futuro dei Windsor?

Vedremo se William e Kate porteranno avanti la loro idea che la monarchia debba essere più vicina alla gente e amichevole, trasformandola come quelle nordiche. Ricordo quando a Londra c’era il passaggio delle carrozze reali: la magnificenza, l’impatto della sfilata dei soldati a cavallo con le giubbe rosse. Uno spettacolo incredibile, più di quanto si possa immaginare. Questo con William e Kate potrebbe sfumare; i contribuenti potrebbero non voler continuare a mantenere  il grandioso apparato che fa parte del sogno. Ma quando svanirà quella magnificenza la monarchia non ci sarà più e sarebbe davvero un peccato.

 

 

 

I paesi più felici del mondo

L’Organizzazione per la Cooperazione Economica ha stilato una classifica con i 10 paesi più felici al mondo, i posti ritenuti più vivibili in base a reddito, istruzione, salute, aspettativa di vita e stato sociale.

La maggior parte di questi sono paesi nordici: Finlandia, Norvegia, Canada, Danimarca e Olanda dove di certo il sole, le temperature miti, il mare e il tanto decantato stile di vita mediterraneo non sono proprio il punto forte. Evidentemente sono anche altre le condizioni che fanno di un popolo, di una nazione un concentrato di felicità e di entusiasmo per la vita. Il lavoro, la certezza di potersi permettere una esistenza dignitosa, una casa e tante altre cose tra cui hobby e desideri, una rete sociale fatta di condivisione, mutuo soccorso, amicizia, senso della comunità, attenzione alla salute, un sistema educativo funzionale ed efficiente. Altri paesi dove si rileva una buona qualità della vita sono Australia e Messico, ma anche Israele, Nuova Zelanda e Costa Rica. Ultimamente si è molto parlato di fattore Hygge, il segreto della felicità danese, una parola di origine germanica che non ha una traduzione precisa, ma molto chiaro è il concetto che esprime: sentirsi soddisfatti, creare e vivere una atmosfera piacevole e accogliente caratterizzata dalla presenza affettuosa di persone care. Sembra una situazione da pubblicità, una favola, una storia di fantasia, invece è possibile. Aiutarsi, mettere da parte rancori legati alla quotidianità, non litigare per la politica, evitare di accanirsi sui difetti degli altri coltivando invece la positività e il concetto di vicinanza e supporto reciproco è uno stile di vita esistente, reale. L’higging ha avuto talmente tanto successo in posti come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti che sono stati organizzati addirittura dei corsi per imparare a praticarlo. Ovviamente non si cambia mentalità e abitudini in un attimo, ma la possibilità di affrontare la quotidianità concentrandosi sul benessere proprio e degli altri è uno stimolo importante nella ricerca della felicità. I legami sociali possono essere quindi un antidoto allo stress, alla negatività, al quel male di vivere tipico dei nostri tempi. Stare insieme cordialmente e allegramente aiuta persino il sistema immunitario e favorisce la longevità ed è proprio semplice come appare.

Maria La Barbera