LIFESTYLE- Pagina 225

Chiude per lavori lo storico caffè Fiorio, amato da Cavour

/

Re Carlo Alberto era solito chiedere ai suoi collaboratori: “che si dice oggi da Fiorio?”, per conoscere gli umori della città.

E Cavour amava sorseggiare un caffè seduto al suo tavolino ancora oggi al suo posto, mentre pianificava strategie politiche. Stiamo parlando dello storico Caffè Fiorio, in via Po a Torino. Il celebre locale che ha più di 200 anni deve però essere rinnovato. Come scrive “Repubblica”, urgono lavori di manutenzione, soprattutto nelle cucine da cambiare. Il proprietario Nicola Cesaro (suo anche il Caffè Torino) è fiducioso: forse si riapre nell’arco di un mese. Magari sarà troppo ottimista, ma certamente il caffè storico non chiuderà per sempre. Prima o poi riaprirà le serrande per servire cappuccino e croissant agli affezionati clienti e ai turisti.

Buon compleanno! Le 15 candeline di Eataly Lingotto

/

IL MEGLIO DELL’ENOGASTRONOMIA ITALIANA

Appuntamenti a tavola, degustazioni guidate, tour del negozio e la più grande cena di sempre per festeggiare insieme

 

Buon compleanno Eataly Lingotto! Nel gennaio del 2007 Eataly iniziava la sua avventura aprendo le porte del primo punto vendita, quello nell’ex opificio Carpano al Lingotto di Torino. Un luogo inedito dedicato alla valorizzazione e al racconto del meglio delle tradizioni enogastronomiche italiane. Da 15 anni Eataly si occupa di raccontare incredibili storie i cui protagonisti sono i produttori, i luoghi, le tradizioni e i prodotti italiani: in una parola la nostra biodiversità.

 

Fino al 6 febbraio, a scaffale e ai banchi freschi tanti sono i prodotti e le eccellenze in offerta, eccezionalmente ad 1 € o scontati fino al 50%. Ma non solo: dal 20 al 30 gennaio i clienti di Eataly Lingotto avranno l’opportunità di conoscere ancora meglio alcuni prodotti iconici. I produttori saranno presenti in negozio e offriranno degustazioni, racconto e occasioni di didattica; mentre grandi chef, rappresentanti di tradizioni e nuove tendenze, interpreteranno le migliori materie prime in cucina.

 

Gli appuntamenti a tavola

Al via, quindi, un programma di appuntamenti per festeggiare insieme. Si inizia giovedì 20 gennaio con “Terra! La cena vegetale”: un menu inedito pensato dall’Executive Chef di Eataly Lingotto Patrik Lisa, che interpreta la cucina vegetariana e a km zero: i classici plin ma anche le tagliatelle di funghi cardoncelli, passando per una personalissima versione degli involtini primavera, fino ad un goloso dolce alle mele e gelato di San Pè, tutto secondo le verdure che la stagione offre (€ 60, con vini, acqua e caffè inclusi).

Si prosegue nei giorni successivi, con grandi cuochi da tutta Italia ospiti nelle cucine di Eataly Lingotto a pranzo e cena, che proporranno a Torino per un’occasione unica alcuni dei loro cavalli di battaglia. Venerdì 21 arriva Felice a Testaccio e porta con sé i sapori romani autentici, con grandi classici come cacio e pepe, amatriciana e carciofi alla giudia. Domenica 23 ecco la tradizione marinara dell’Osteria Caserma Guelfa, da San Benedetto del Tronto: insalata di mare, maccheroncini di Campofilone allo scoglio e pescatrice in potacchio sono i protagonisti del menu speciale del giorno. E poi lunedì 24 gennaio ci sarà la pizza di Giovanni Mandara di Piccola Piedigrotta, a Reggio Emilia: fatta a partire dall’impasto per il pane, soffice e condita con materie prime d’eccellenza, come il pomodoro Corbarino, la mozzarella di Vacca Rossa, la cipolla ramata di Montoro, il guanciale sardo al mirto e altri curiosi abbinamenti. Giovedì 27 è il turno di Yoji Tokuyoshi, che riporta in città la sua Bentoteca: gli ingredienti italiani incontrano la cultura giapponese, in un mix di gusto. Si passa ai sapori toscani venerdì 28, con l’osteria Mangiando Mangiando di Firenze: chianina, ribollita e fiorentina sono le parole d’ordine. Infine, sabato 29 ecco la Puglia di Lilith, Laboratorio in masseria a Vanze, in provincia di Lecce, che farà assaggiare alcuni dei grandi classici della tradizione come orecchiette, bombette e pasticciotti.

Non può mancare anche una serata nell’Enoteca di Eataly Lingotto, la più grande della città per dimensioni e varietà, con oltre 5.000 etichette e più di 35.000 bottiglie a disposizione. Sabato 22 gennaio dalle ore 19 ci sarà una grande degustazione, con alcuni tra i migliori produttori di vini di montagna: da Cavit a Le Cretes, passando per Favaro, Franz Haas, Cave du Vin Blanc, Dirupi e molti altri. In accompagnamento le tapas pensate per l’occasione dagli chef di Eataly, oppure le proposte della cucina di Giù da Guido, il nuovo locale della famiglia Alciati (evento su prenotazione – carnet da 6 calici a 30€ e da 3 calici a 18€).

Attenzione particolare verrà riservata alle famiglie e ai bambini: dal 20 al 30 gennaio tutti i bimbi fino ai 6 anni sono ospiti di Eataly a pranzo e cena e ci saranno anche menù speciali per i più grandi. E domenica 30 gennaio gran finale con la possibilità di concludere il pasto nei Ristoranti con il Tiramisù Eataly che verrà proposto in offerta libera (a partire da 2 euro). Tutto il ricavato verrà devoluto al progetto “Orti in Africa” della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus.

 

“Cuciniamo l’Italia”, la più grande cena di sempre

Da segnare in agenda l’appuntamento di mercoledì 26 gennaio con la più grande cena di sempre, “Cuciniamo l’Italia”. In cucina chef provenienti da tutte le regioni d’Italia, dalla Valle d’Aosta alla Calabria, isole comprese, per compiere un viaggio di gusto tra le tipicità del territorio, ricette della tradizione ma anche rielaborazioni contemporanee. Protagonisti saranno 26 chef e i loro piatti: stelle Michelin, giovani promesse, esperti cucinieri e osti. Ognuno di loro sceglierà i prodotti per il menu direttamente la mattina stessa della cena tra le eccellenze di stagione del Mercato di Eataly Lingotto: ne nascerà un menu a sorpresa con piatti per tutti i gusti, uno spaccato delle cucine regionali d’Italia frutto dell’estemporaneità, di diverse storie ed esperienze degli chef stessi. Un’incredibile maratona di piatti, accompagnata dai migliori vini selezionati dai Cantinieri dell’Enoteca di Eataly e dalle birre Baladin, in una serata ricca di intrattenimento e musica, grazie anche alla presenza della Bandakadabra, per celebrare insieme questo 15° compleanno. Ecco l’elenco completo degli chef per ogni regione:

Valle D’Aosta

  • Sabrina Salussolia – Trattoria di Campagna, Sarre (AO)

Piemonte

  • Federico Zanasi – Condividere, Torino
  • Giuseppe Rambaldi – Cucina Rambaldi, Villar Dora (TO)

Liguria

  • Antonio Buono – Casa Buono, Trucco (IM)

Lombardia

  • Stefano Baiocco – Villa Feltrinelli, Gargnano (BS)

Veneto

  • Marco Bravetti – Tocia! Cucina e Comunità, Venezia
  • Andrea Rossetti – Antico Veturo, Trebaseleghe (PD)

Friuli Venezia Giulia

  • Stefano Basello – Al Fogolar 1905, Udine

Trentino Alto Adige

  • Simone Cantafio – La Stüa de Michil, Corvara in Badia (BZ)

Emilia Romagna

  • Daniele Bendanti – Oltre, Bologna
  • Giuseppe Gasperoni – Il Povero Diavolo, Poggio Torriana (RN)

Toscana

  • Lorenzo Barsotti – La Sosta dei Cavalieri, Pisa

Marche

  • Gabriele Eusebi – Cuoco Delle Lettere, Belmonte Piceno (FM)

Umbria

  • Giulio Gigli – Une, Capodacqua (PG)

Lazio   

  • Salvatore Tassa – Colline Ciociare, Acuto (FR)

Abruzzo

  • Mattia Spadone – La Bandiera, Civitella Casanova (PE)

Molise

  • Marco Pasquarelli – Il Tartufo, Castel del Giudice (IS)

Puglia

  • Vincenzo e Francesco Montaruli – Mezza Pagnotta, Ruvo di Puglia (BA)

Campania

  • Giuseppe Iannotti – Kresios, Telese (BN)
  • Franco Pepe – Pepe in Grani, Caiazzo (CE)

Basilicata

  • Michele Castelli e Virginia Caravita – Dimora Ulmo, Matera

Calabria

  • Luca Abbruzzino – Abbruzzino, Cava-cuculera Nobile (CZ)

Sicilia

  • Corrado Assenza – Caffè Sicilia, Noto (SR)

Sardegna

  • Dario Torabi – Old Friend Bistrot, Cagliari

“Cuciniamo l’Italia” è un evento organizzato da Fausto Fratti / Scorticata Eventi per Eataly Torino. Su prenotazione al prezzo di € 110, comprensivo di vini, birre, acqua e caffè.

 

Esperienze e corsi

Non mancheranno le attività didattiche: d’altronde una delle anime di Eataly sin dalla sua nascita è proprio la didattica, con l’obiettivo di rendere più consapevoli i consumatori e di scoprire la cultura enogastronomica in tutti i suoi aspetti. Ecco allora in programma incontri con i produttori, con degustazioni guidate ma anche corsi di approfondimento su alcune produzioni enologiche e brassicole. E poi l’Eataly Tour: un tour degustazione dedicato a chi non vuole perdere l’occasione di visitare il primo Eataly in assoluto, per vivere un’esperienza sensoriale a 360°! Un viaggio alla scoperta delle eccellenze della biodiversità italiana, con 15 golose degustazioni itineranti. Dalla Panetteria all’Enoteca, passando per i reparti freschi, il laboratorio di produzione dal vivo della pasta fresca, il Caseificio: queste e molte altre saranno le tappe dell’Eataly Tour, in programma sabato 22, martedì 25 o sabato 28 gennaio (evento su prenotazione, prezzo al pubblico € 15).

 

Per consultare il programma completo: www.torino.eataly.it

Tutti gli appuntamenti si svolgeranno nel rispetto delle norme anti-Covid vigenti. Eventuali modifiche del programma o cancellazioni verranno comunicate e gestite prontamente.

 

Rosso (…anzi rossi) di sera

Smartphone walking: podisti tecnologici seriali

Abbiamo visto quanto passeggiare a ritmo sostenuto preferibilmente in mezzo alla natura sia salutare e benefico, riduce l’ansia, stimola la creatività e ci tiene in forma, una sana abitudine in sostanza capace di rilassarci e attivare sostanze calmanti.

Purtroppo, e già da tempo, è in uso un’altra modalità di praticare la camminata: la “smartphone walking” ovvero il vezzo, o forse sarebbe meglio dire il vizio, di spostarsi a piedi con lo sguardo fisso sul cellulare scrivendo messaggi, postando immagini e utilizzando i social. Per strada si incontrano infatti pedoni di tutte le età che incedono con passo incerto, a zigzag quasi barcollando, che effettuano pause periodiche e scansionate. Insieme a loro cani confusi e in balia di un ritmo incomprensibile, passeggini che sbandano, accompagnatori annoiati e rassegnati. E’ tutto così urgente? Inviare messaggi, condividere foto che informano in tempo reale i nostri seguaci o i nostri amici (tecnologici) circa le nostre azioni è così improrogabile? Se si osserva lo scenario attuale durante una passeggiata o di ritorno dal lavoro ci si rende conto che le teste sono chine, che sono pochissimi coloro ancora capaci di camminare ignorando la presenza dei loro smartphone concentrandosi su ciò che stanno facendo, sul tragitto che stanno percorrendo. Incrociare sguardi è diventato improbabile, scrutare i volti delle persone che capitano sul nostro cammino praticamente impossibile.

Eppure camminare è una attività importante, è quel momento di sospensione tra una occupazione e l’altra, un tempo a noi dedicato, anche se spesso frenetico, che ci serve per riflettere e interrompere la routine. Oltre alla questione puramente sociologica che ci racconta di un vero e proprio fenomeno sociale in aumento legato alla predisposizione tecnologica delle persone che vivono in questo periodo storico e che ci spinge all’analisi e all’approfondimento, c’è anche un altro aspetto che potremmo definire pratico legato alla sicurezza. A causa di questa attività infatti gli incidenti stradali sono aumentati, sono molti di più i pedoni che attraversano le strisce e persino i binari del treno senza guardare persi nel magico mondo virtuale, la Polfer già nel 2016 parlava di un aumento del 33% degli infortuni, senza contare poi i gradini mancati, le buche centrate, le cadute con conseguenze rovinose.

Se non consideriamo gli eventi più gravi siamo comunque in presenza di costanti di spinte involontarie, distrazioni fastidiose e piccoli incidenti a danno degli altri passanti. Qualcuno è già corso ai ripari con campagne pubblicitarie come “it can wait” nella Repubblica Sudafricana dove uno spot che comincia con immagini divertenti si conclude con la visione degli effetti peggiori che questa abitudine può portare, altri ci scherzano sopra parlando di “rimbambiti vaganti” con tanto di segnale stradale. Quello che è certo è che questa pratica riduce la percentuale di attenzione durante le nostre attività in strada rendendoci più vulnerabili ed esponendoci a rischi forse sino ad ora sottovalutati. Usiamo il buon senso, rimandiamo l’invio di messaggi non urgenti, utilizziamo il computer di casa per condividere le nostre immagini, impariamo a mettere da parte i nostri dispositivi godendoci le nostre passeggiate preservando così la nostra persona e gli altri da spiacevoli e a volte dannosissimi incidenti. Torniamo a camminare a testa alta.

Maria La Barbera

Buoni propositi: i piemontesi ripartono dal cibo!

Una  ricerca di HelloFresh realizzata da Censuswide

• Il 52% dei Piemontesi dichiara di voler migliorare le proprie doti culinarie per coccolare chi ama;
• il 31% desidera avere un’alimentazione più bilanciata;
• il 63% vorrebbe sperimentare ricette con un twist innovativo.

A gennaio, si sa, è tempo di lasciarsi le feste alle spalle. Se da un lato riprendere la quotidianità può essere fonte di stress, allo stesso tempo è l’occasione per fare un bilancio dell’anno trascorso e pensare al futuro. Nel far fronte a questo duro rientro, quali sono i buoni propositi dei Piemontesi per il 2022?
A rispondere ci pensa HelloFresh – il rivoluzionario servizio di box ricette a domicilio lanciato da metà ottobre in Italia e già leader affermato a livello globale – che, con una survey1 condotta dall’istituto di ricerca Censuswide, ha indagato quali sono gli obiettivi che i Piemontesi si pongono per accogliere al meglio il nuovo anno.
L’anno nuovo comincia cucinando per chi si ama
Per la maggioranza degli intervistati (il 50%) il nuovo corso del 2022 parte dalla voglia di convivialità e dal desiderio di spendere più tempo con le persone care.
Non ci sono dubbi che, per i Piemontesi, dedicarsi a chi si ama passa anche da piccoli gesti. Il 52% degli intervistati dichiara di voler migliorare le proprie abilità culinarie proprio per poter coccolare la famiglia o gli amici con un piatto preparato con le proprie mani in occasione dei pranzi domenicali. Infatti, secondo il 56% dei rispondenti piemontesi, non c’è nulla che renda l’atmosfera più rilassata che condividere un pasto preparato a casa.
Cucinare è anche una dimostrazione tangibile della cura ed attenzione che si hanno per le persone care, lo pensa il 46% dei Piemontesi.
Anno nuovo vita nuova, anche in cucina
Sicuramente il nuovo anno è sinonimo di cambiamento e, per molti Piemontesi, le novità del 2022 riguarderanno la tavola.
Se il 35% dei Piemontesi ammette di cucinare sempre le stesse ricette per mancanza di tempo o di ispirazione, anche nel fare la spesa, la voglia di provare cose nuove non manca! Infatti, il 58% degli intervistati si ritiene audace nel ricercare nuovi sapori e, per iniziare l’anno con creatività, il 63% vorrebbe sperimentare ricette con un twist innovativo; mentre il 60% non vede l’ora di provare ricette fusion con un tocco tradizionale.
Con l’anno nuovo la salute vien mangiando
Tra i buoni propositi per l’anno nuovo, per molti Piemontesi (il 31%), c’è l’immancabile desiderio di avere un’alimentazione più bilanciata, nonostante i mille impegni quotidiani.
Dai dati emerge anche come i Piemontesi siano sempre più attenti a cosa mettono nel piatto; non stupisce quindi che il 47% ponga in cima ai benefici di una cena preparata a casa proprio la possibilità di scegliere con cura ogni ingrediente, con un occhio di riguardo alla salute.
1 Survey realizzata tra il 29.11.2021 e il 03.12.2021 su un campione di 1.029 rispondenti.

Non solo, i Piemontesi intervistati sarebbero disponibili ad allargare il portafogli per assicurarsi un regime alimentare più sano: qualità degli ingredienti (per il 56%) e freschezza (per il 41%) sono le principali motivazioni per le quali non avrebbero problemi a spendere di più.
Ma cosa mette i bastoni tra le ruote? La mancanza di tempo (per il 35%), di organizzazione (per il 29%) e di ispirazione (per il 18%) risultano essere i motivi principali per cui spesso si ricade in un’alimentazione ripetitiva e poco stimolante.
“I nostri culinary expert studiano menù e ricette che variano stagionalmente per garantire non solo ispirazioni sempre nuove ma anche la possibilità di pianificare online menù settimanali di cene equilibrate, gustose, a base di cibi sempre freschi e di stagione da realizzare con semplicità. – ha commentato Marine Faurie, Managing Director & Chief Marketing Officer HelloFresh Italia – È possibile lasciarsi ispirare da 4 tipologie di menù disponibili: Famiglia, Carne & Pesce, Vegetariano e Conta-Calorie, per un’alimentazione bilanciata, mai banale e adatta alle esigenze di tutti. Un vero asso nella manica per cominciare il nuovo anno con un alleato in cucina che aiuti a mantenere i buoni propositi!”
Con HelloFresh basta creare un profilo sul sito o sull’app e, in pochi comodi click, sbizzarrirsi a mixare le ricette nella composizione della propria box settimanale … il gioco è fatto! Tra le proposte di HelloFresh non ci sono solo rivisitazioni stuzzicanti di classici italiani e ricette regionali, ma anche proposte di ispirazione internazionale, che danno la possibilità di espandere il repertorio culinario e scoprire nuovi sapori e gustarli. La scusa del “non c’è tempo!” non terrà più: il servizio di HelloFresh permette infatti di pianificare un menù settimanale personalizzato, programmare giorno e ora della consegna e ricevere tutto l’occorrente per cucinare piatti gustosi, vari e bilanciati. Verrà inviata direttamente a casa la box di ricette scelte, con tutti gli ingredienti pre-porzionati e le schede di preparazione illustrate in 6 semplici step, da eseguire in un tempo di medio di 30-40 minuti.
Pratico, veloce, sano e gustoso: non ci sono scuse per non iniziare l’anno al meglio, insieme a HelloFresh!
***
HelloFresh
HelloFresh SE è un gruppo globale di soluzioni alimentari e l’azienda leader al mondo nel settore dei meal-kit. Il gruppo HelloFresh è composto da sei marchi che forniscono ai clienti cibo di alta qualità e ricette per diverse occasioni. L’azienda è stata fondata a Berlino nel novembre 2011 e opera negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Germania, nei Paesi Bassi, in Belgio, Lussemburgo, Australia, Austria, Svizzera, Canada, Nuova Zelanda, Svezia, Francia, Danimarca e Norvegia. Nel secondo trimestre del 2021 HelloFresh ha consegnato 254 milioni di pasti e ha raggiunto 7,7 milioni di clienti attivi. HelloFresh si è quotata alla Borsa di Francoforte nel novembre 2017 ed è stata scambiata sul DAX (indice azionario tedesco) dal settembre 2020. HelloFresh ha uffici a New York, Berlino, Londra, Amsterdam, Sydney, Toronto, Auckland, Parigi, Copenaghen e Milano.

Buone Feste con un sorriso in più: la mostra prosegue fino al 14 gennaio

A Torino dal 10 dicembre 2021 al 14 gennaio 2022, a Palazzo Lascaris (via Alfieri 15 a Torino), sede del Consiglio regionale del Piemonte, e’ aperta una mostra con i biglietti di auguri che un centinaio di umoristi italiani e stranieri si sono scambiati tra loro dal 1960 a oggi.

Quasi duecento biglietti di auguri sono raccolti nella coloratissima mostra “…a te e famiglia. Buone Feste con un sorriso in più”. L’esposizione nasce dalla ricca collezione di Dino Aloi (presidente del Centro Studi Vivere dal Ridere, disegnatore e curatore della mostra) ed è costituita dai cartoncini di auguri che gli artisti della matita si sono scambiati durante le feste con il tratto originale e inconfondibile di ciascuno di loro. I primi biglietti risalgono agli anni ‘60, gli ultimi al 2020.

“La mostra – sottolinea il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia – segna la gioiosa riapertura al pubblico, dopo più di un anno e mezzo di chiusura per la pandemia, dello spazio espositivo all’interno di Palazzo Lascaris: un messaggio di ripresa e di augurio in vista dell’inizio del nuovo anno”.

I 99 autori presenti sono tra i vignettisti più noti del panorama italiano, con alcuni incursioni da altri paesi. Da grandi maestri come Osvaldo Cavandoli (l’ideatore di Mr. Linea per Lagostina), a Marco Biassoni (protagonista con il suo Re Artù), a Bruno Bozzetto (con il Signor Rossi), Marilena Nardi, Carlo Squillante, Giorgio Cavallo, i francesi Rousso, Million, San Millan e Ballouhey e ancora molti altri.

Oltre ai biglietti di auguri nella mostra sono presentate anche le video animazioni (ciascuna di pochi secondi) realizzate da Rino Zanchetta.

Palazzo Lascaris, via Alfieri 15 a Torino, dal 10 dicembre 2021 al 14 gennaio 2022.

Venerdì 10 dicembre, in occasione dell’apertura straordinaria, la mostra apre al pubblico dalle ore 17 alle 21

Orario di apertura:

dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 18.30. Finissage venerdì 14 gennaio 2022

Ingresso gratuito con green pass

La nonnina dall’antico nome che trascrive libri e giornali

/

Diario minimo urbano…Vedere e ascoltare per credere

 

L’avevo già vista e “notata”. Qualche settimana fa, a pochi giorni dal Natale. Interno bar. Quello solito, sotto casa, dove mi piace fare colazione al mattino.

Lei è sola, seduta a un tavolino d’angolo. Davanti la tazzina vuota del caffè. E le briciole di una brioche da poco terminata. Sparse qua e là  sulle pagine centrali de “La Stampa” (ben allargata sul tavolino) e su un quaderno a righe, copertina nera vintage con etichetta bianca su cui appuntare il nome e bordi rossi. Le pagine decisamente ingiallite dalla lunga corsa degli anni. Corsa che anche lei deve conoscere molto bene. Una tenera nonnina. Infagottata in un vecchio cappotto grigio dal collo di pelliccia (o simil pelliccia) nero. Sciarpone grigio al collo. Un berretto nero ben incollato in testa a coprire capo e orecchie. Occhialini tondi, che hanno smesso da tempo di contare gli anni, pizzicati alla punta del naso e mascherina – o quella che fu una mascherina – lasciata calare libera a proteggere il mento (!?). E fin qui… Nulla poi di tanto strano. Ma quel giornale e quel quaderno d’altri tempi, aperti in bella mostra, che ci facevano lì davanti a lei? Che non degnava di uno sguardo chi entrava e usciva dal bar. Neppure il cagnolino che, simpatico, sgambettava da un cliente all’altro in cerca di briciole da mettere sotto i denti. Sola. Estranea a tutto e a tutti. Fino a che…colpo di scena! Eccola estrarre baldanzosa, da un borsone posato a terra, una penna a sfera e un grosso matitone dalla punta rossa e blu. Di quelli che un tempo s’usavano a scuola per correggere, in modo drastico o più clemente, i compiti in classe. E qui il gioco comincia. Intrigante. La nonnina abbozza un sorriso e comincia a sottolineare con forza frasi intere del gionale e (udite udite) a trascriverle (credo tal quali) sul quaderno. Il barista ignora lo sfregio al quotidiano. La conosce e ne conosce le abitudini. O forse – penso – se l’era lei stessa, quel giornale, portato da casa e chissà a che data risaliva! Stranezze. Certo una scena curiosa. Su cui però non mi sono soffermato più di tanto. Terminato caffé  e brioche, esco a comprare – guarda un po’!– il giornale. Nei giorni seguenti, mi è capitato di ripensare ogni tanto alla nonnina. Del resto, nulla capita per caso. Basta aguzzare ben bene vista e udito e abbandonarsi  alla curiosità e all’immaginazione. Il gioco è bello. E se va bene può allargarvi orizzonti di vite inimmaginabili. Per carità senza impegnarsi più di tanto. Ma, lo confesso, nei giorni successivi, ogni volta che entravo al bar, l’occhio mi cadeva sempre a quell’angolo. Chissà la nonnina? Finché il destino (parolone troppo grosso?) me l’ha fatta rincontrare. Eccola di nuovo. Proprio ieri. Stessa scenografia. Stesso cappotto. Stessa sciarpa. Stesso quaderno. Stesso berretto e stessa mascherina, la solita “mento-protettiva”. Di diverso solo il libro. Sì, un libro al posto del giornale. Anche lui, però, non fresco di stampa. Tutt’altro! Avrà avuto, per lo meno, una cinquantina d’anni. Forse un libro d’avventura. Di quelli che i bambini leggevano ancora tanti anni fa, nell’era ante-digitale. Un Salgari, un Verne, un Dickens? Sempre uguale il rituale. Sottolineatura. Trascrizione. Trascrizione e sottolineatura. Con una sorta di compiaciuta frenesia. Di nuovo ( per lo meno nella puntata di ieri) alcune inaspettate, a prova d’indizio, esclamazioni. Sono troppo curioso. Mi accosto e mi siedo al tavolino a fianco. Ma no, ma no…così non va bene! E poi, più ordine, perbacco! E giù come mannaia, il matitone dalla punta rossa. Oh ecco, così. Così va bene! Ma… a che gioco giochiamo, nonnina? A far la maestra? Forse, tuo antico mestiere. Ma subito dopo ecco le carte sparigliarsi. Ma io non ho capito! Smorfia piagnucolosa. Smorfia da alunna. Maestra o alunna? O tutte e due. Interscambio di parti. Ancora la maestra: Ermelinda, fai più attenzione! Ermelinda. Ecco il nome “antico” della nonnina. Quello portato addirittura dalla regina dei Longobardi e d’Italia – siamo nell’VIII secolo – consorte di re Cuniperto. La curiosità è troppa. Mi alzo e mi avvio alla porta della toilette alle sue spalle, cercando di sbirciare libro e quaderno. Lei se n’accorge e, indispettita, copre il tutto con le mani. Mi aspetto solo che, rivolgendosi al barista, mi “consegni” quale reo d’aver tentato di copiarne il compito. Ecco svelato il gioco. Ermelinda fa della memoria il suo vivere quotidiano. Riacciuffando e portandosi addosso quel tempo che più e positivamente l’ha segnata negli anni. Oggi, per lei, gioco di sopravvivenza. E forse terapia alla solitudine. Così m’immagino. Sbaglierò?  Quando esco dalla toilette comunque, Ermelinda ha già messo in  borsa tutte le sue cose. Forse ce l’ha con me, il suo compagno “copione”. Saluta con un tenero sorriso non me, ma il barista-maestro ed esce. Ci rivedremo, Ermelinda? Chissà? Ma, ti prego, non essere arrabbiata con me. Sei tu la prima della classe! E addirittura potresti fare da grande la maestra! Continua serena il tuo “gioco” e il tuo viaggio nel tempo, che ancora ti lasciano ampi margini di sorriso sul volto e nel cuore!

Gianni Milani

 

Torino e l’Epifania: breve storia della vecchina sulla scopa

/

Quando ero piccola, la sera del 5 gennaio, lasciavamo una tazza di tè adornata di biscotti vicino alla finestra; ricordo il davanzale su cui posavamo la bevanda fumante e il tinello minuto da cui, allora di cena, il vapore della pasta scolata appannava i vetri della cucina; rammento che giocavo a disegnare faccine sorridenti con le dita, e al di là dei tratti creati dai polpastrelli spiavo la collina sorvegliata da Superga.

Uno dei nostri rituali familiari: la mamma prendeva dalla credenza – la stessa in cui si trovava il piattino per il Topolino dei denti –  una chicchera del servizio bello, una di quelle in porcellana, decorata con fiorellini e rifinita in oro, la riempiva con la bevanda incandescente e poi sistemava il tutto vicino alla finestra. È per me un ricordo senza odori né suoni, una pura immagine nitida e immobile, una di quelle cose che mi torneranno immutate alla mente ogni qual volta riaffiori il ricordo.
Chissà in quanti perseverano in questa abitudine tutta italiana?
Chissà quante vetrate caserecce rifletteranno le sagome di infusi e biscotti nella notte tra il 5 e il 6 di gennaio?


Mi è sempre piaciuta la ricorrenza dellEpifania, ancora oggi appendo simpatiche befane alle maniglie delle porte di casa, anche se è ormai da un po che mi dimentico di preparare la colazione notturna per la vecchina. Daltronde crescere significa anche questo, mettere in secondo piano tutte quelle piccole cose che un tempo erano tanto importanti.
Questa volta però vorrei contribuire anche io ad alleviare il viaggio della Signora che ci porta via le feste, scrivendo questo pezzo sulla sua storia, nella speranza di allietare voi, cari lettori, e magari anche lei, chissà che, mentre sorseggia un the su qualche davanzale, tirando fuori da una tascona rattoppata un inaspettato tablet, si metta a leggere queste mie parole.
E intanto che mi accingo a chiacchierare con voi, la nostra bella Torino si organizza per offrirci un 6 gennaio ancora di festa; èpossibile approfittare del momento di relax passeggiando per il centro, adocchiando qualche saldo anticipato, oppure andando a teatro o al cinema, o ancora ci si può giovare delloccasione per visitare qualche museo. Se posso, vi consiglierei caldamente la visione di Diabolik, pellicola dei Manetti Bros con Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea; un film che si presta ad occupare il post-serata, discorrendo sul tema della maschera ogni personaggio ne indossa una sul rapporto inscindibile tra la sinuosa e spietata Eva e il protagonista, sul gioco psicologico che li tiene legati e collegati in una continua sfida, in cui entrambi perdono e contemporaneamente credono di vincere.

Se invece non amate il genere del cinefumetto vi inviterei a visitare due mostre: Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese adibita presso il MAO – Museo dArte Orientale o quella dedicata alle imponenti sculture di Fabio Viale, ai Musei Reali. La prima èunesposizione di preziosi dipinti e oggetti giapponesi, provenienti dalla Collezione Claudio Perino, puntuale conoscitore dellarte orientale e uno dei principali mecenati del MAO; il secondo allestimento invece è incentrato su un dialogo costante, tra spazio e pubblico, tra antico e contemporaneo, tra architettura e luogo urbano, larte di Viale infatti unisce patrimonio culturale e gesto creativo e spiazza lo spettatore, ponendolo di fronte ad una rivisitazione odierna di qualcosa che per noi tutti è intoccabile.

È tuttavia innegabile che latmosfera, qualsiasi attività si decida di intraprendere, è ormai malinconica e nostalgica. Il Natale, quella che per i più è la festa più attesa dellanno, è ormai passato, e la bella stagione pare ancora più lontana di quanto non sia in realtà.
La nebbia e lumidità non ci aiutano, cari concittadini, ma questa èTorino e questo è il momento di farci forza e resistere fino allo sbocciare delle prime gemme.
Torniamo dunque a noi e al proposito che mi sono data: un breve racconto della festa dellEpifania e delle origini della vecchietta che elargisce carbone e dolcetti.


Prima di tutto è opportuno sottolineare che lEpifania è una festa italiana pressoché sconosciuta nel resto del mondo. In molte regioni, ancora oggi, si eseguono nel giorno del 6 gennaio rituali con caratteristiche simili a quelli del Carnevale, in cui il Maligno viene scacciato dai campi grazie al fracasso di pentoloni fortemente battuti, o vengono accesi fuochi imponenti o ancora si costruiscono fantocci a forma di vecchia che poi devono essere arsi nella notte seguente.
Il nome della protagonista della festa deriva dalla corruzione lessicale del greco epifáneia manifestazione, attraverso bifania e befania, fino allattuale befana.
Dellanziana figura folclorica  la caratteristica principale è quella del consegnare regali ai bambini, qualità che la collega ai personaggi di Babbo Natale e San Nicola, ma anche alla tradizione romana dei Saturnalia, festività in cui  si scambiavano le strenne, ossia i doni augurali, dal latino strena, regalo di buon augurio.


Si tratta di una ricorrenza dalle origini antiche, le cui radici affondano, così come per il Natale, nelle usanze precristiane e popolari, a cui poi nel tempo si aggiungono elementi folcloristici e credenze religiose. È necessario fare riferimento ai riti pagani risalenti ai secoli X- VI a.C., diffusi soprattutto nelle aree germaniche e austriache, ma similari a rituali tipici delle popolazioni che vivevano, nello stesso periodo, nella penisola italica. Sono celebrazioni legate ai cicli stagionali, al propiziare gli dei per i raccolti e allauspicio di una florida rinascita di Madre Natura; abitudini che si ritrovano poi nelluso romano, quando, tra il solstizio dinverno e il Sol Invictus, venivano indetti banchetti e feste per esorcizzare, in compagnia di amici e parenti, la comune paura causata dalle notti più lunghe dellanno. Si tratta di dodici notti durante le quali era comune credenza che figure femminili si librassero sui campi coltivati per favorire la fertilità dei nuovi raccolti. Ed è da qui che viene il mito della figura volante.
Vi sono diverse ipotesi su chi fossero queste signore notturne, secondo alcuni si tratta di Diana, dea lunare, legata alla caccia e alla vegetazione, secondo altri invece è Sàtia, dea della sazietà, mentre secondo altri ancora è Abùndia, dea dell’abbondanza.


È doveroso approfondire il discorso sulla personificazione femminile della natura invernale, evidente nella tradizione nordica del centro e del nord Europa. In queste zone si diffonde il culto di Perchta, La splendente, anche nota come Signora delle bestie e guardiana del mondo animale. Secondo la mitologia è cugina di Holda, e come lei compare sulla terra nel periodo compreso tra Natale e lEpifania; Perchta può assumere due forme, la prima come bella e nivea fanciulla, la seconda come vecchia, rugosa, gobbuta e dal naso adunco, con capelli bianchi scompigliati e completamente vestita di stracci. Quale versione abbia riscosso più fortuna è evidente. In ogni caso Perchta è benevola, cammina con le scarpe usurate sui campi per dodici notti consecutive, rendendo propizio il raccolto, il suo errare termina in concomitanza con la nostra Epifania.


Perchta o Berchta, visita le case dei villaggi e si compiace nel trovarle in ordine e ben rassettate, al contrario non apprezza la pigrizia e disdegna le abitazioni poco pulite; protegge i bambini e le filatrici e, secondo il comune credo, è solita farsi vedere da chi, il 6 gennaio, lavora il fuso, a codeste persone regala arcolai e conocchie vuote, incitando le fanciulle a tessere  in modo impeccabile: chi fosse riuscita nellintento avrebbe ricevuto numerosi doni, chi invece avesse ingarbugliato il filo sarebbe stata vittima di dispetti da parte della Dea. Berchta è anche Signora del Corteo delle Fate, di cui fanno parte folletti, streghe, fate e animali, tra cui spicca una grande oca zoppa, vi sono poi anime di bambini e oggetti magici, soprattutto scarpe che camminano da sole.
Altre figure convergono e si sovrappongono a Perchta. La dea Holda o Holla e Frigg, Madre Divina anche conosciuta come Colei che viene prima di tutti gli altri.


Holla, dagli occhi luminosi, è la Signora dellInverno, custode del focolare, protettrice della casa, degli animali domestici e della filatura. Solitamente ha laspetto di unanziana signora, dal volto rugoso e dai capelli canuti; è solita scendere nei campi innevati nelle notti vicine al solstizio dinverno, benedice il terreno e si assicura che la terra sia fertile per le prossime semine. La dea ha al suo seguito altre divinitàfemminili che cavalcano con lei in groppa a grossi gatti, inoltre fanno parte della sua schiera le anime dei bambini non nati o morti nei primi anni detà. Holla come Perchta –   visita le case, entra dal camino edelargisce doni e fortuna nelle dimore in cui trova pulizia, ordine e armonia, al contrario maledice le abitazioni sporche e disordinate.


Infine vi è Frigg, nella cui figura confluiscono diversi aspetti di Holla e Berchta. È la madre di tutte le divinità, gli spiriti e le creature naturali; la dea protegge lagricoltura e il bestiame, nonché il focolare delle case, veglia sui bambini e sulle madri. Tutto è dedicato a lei che ha creato il mondo, ma in particolare a Frigg è cara la filatura, poiché, secondo la leggenda, è lei la prima delle tessitrici. Le donne che lavorano bene il filo e portano avanti il lavoro con amore e dedizione saranno ricompensate, al contrario, chi esegue la tessitura in malomodo sarà severamente punito. Medesimo destino attende  chi tiene in ordine la casa e chi al invece la trascura.
Da queste leggende si evincono alcuni caratteri tipici della nostra Befana: laggirarsi di notte, precisamente in quelle vicine al solstizio, il poter volare, il portare doni e lessere di buon auspicio per chi in un qualche modo se lo è meritato.
La simpatica vecchina però ha con sé altri elementi simbolici che la rendono immediatamente riconoscibile.
Il fazzolettone la distingue dalle streghe anglosassoni, essa infatti non indossa nessun cappello a punta, ma una pezzóla di stoffa pesante, annodata in modo vistoso sotto il mento.
Vola su una scopa, simbolo di pulizia, purificazione e rinascita; la tradizione vuole che cavalchi loggetto al contrario rispetto alle altre streghe, tenendo le ramaglie davanti a sé.


La  vera Befana tiene i doni in sacchi di iuta slabbrati e antichi quanto lei, talmente deformati da parere dei calzettoni enormi; dentro si trovano dolciumi e leccornie per i bambini buoni e carbone e aglio per chi invece è stato un po troppo monello. Il dettaglio del carbone èquel che rimane degli antichi rituali dei falò propiziatori, è simbolo del rinnovamento stagionale e ricorda anche i fantocci bruciati durante le celebrazioni.
A partire dal IV secolo d.C. la Chiesa di Roma inizia a condannare pubblicamente i riti e le credenze pagane, sottolineandone linfluenza satanica; le abitudini però, come sappiamo, sono assai radicate nei comportamenti del popolo e difficili a scomparire, ne consegue unovvia sovrapposizione di nuovi concetti su antiche cerimonie e una complessa miscelanza di credenze che nascondono sotto un velo cattolico elementi pagani intelligentemente occultati. La figura femminile che vaga nella notte per risvegliare la natura si tramuta in una strega, brutta e spesso spaventosa, ma comunque non maligna.


Ulteriore tentativo di cristianizzare la giornata del 6 gennaio sta nellassociare la figura della Befana ai Magi. Si racconta che, una notte, i sacerdoti incontrarono una vecchina, alla quale chiesero indicazioni per proseguire nella giusta via che li doveva condurre da Gesù; pare che la donna non solo non li aiutò, ma rifiutò linvito degli uomini che la spronavano a proseguire con loro il viaggio. Secondo la leggenda, lanziana si sarebbe poi pentita e avrebbe iniziato a pellegrinare per la terra, consegnando doni ai bambini che incontrava sul suo cammino, nel tentativo di espiare la propria colpa.
Nel 1928 è introdotta la festività della Befana fascista, giornata in cui vengono distribuiti regali ai ragazzini più poveri; dopo la caduta di Mussolini tale festività continua ad essere in vigore nella sola Repubblica Sociale Italiana.
Nel periodo più recente la Befana entra nel calendario legale inserendosi allinterno dellanno gregoriano; a livello liturgico termina così il  Tempo Liturgico forte, o natalizio, e comincia quello Ordinario, ed è per questo che si recita: Epifania, tutte le feste porta via.
Quello che apprezzo di tale giornata è il fatto che si continui a festeggiarla. È una delle poche usanze rimaste intatte, nonostante linflusso della globalizzazione e la generale ondata di appiattimento delle culture, in nome di un politically correct che di corretto – a mio parere –  non ha granché.
Altro aspetto che mi affascina è il concetto che persevera nelle diverse tradizioni e che sopravvive al tempo: la figura ingobbita ricoperta di stracci è metafora dellanno vecchio, vissuto e consumato, è la secca natura invernale che volge al termine e ci lascia la possibilità di sperare nel periodo a venire.
La Befana è la Dea Anziana ormai pronta ad essere bruciata come un ramo secco, per far sì che dalle ceneri rinasca la Natura sotto la luna nuova, prima di perire però la donna distribuisce doni da piantare affinché nascano e crescano lanno successivo.
È dunque il momento dei buoni propositi, quali sono i vostri?

Alessia Cagnotto 

Balconi illuminati: premiati i vincitori a Pragelato

“Il concorso “Balconi Illuminati”, quest’anno alla sua seconda edizione, ha avuto il suo momento conclusivo domenica 2 Gennaio con la premiazione dei vincitori.

La giuria, che ha analizzato i contributi fotografici inviati, ha stilato la classifica dei 14 partecipanti valutando differenti parametri, dall’originalità degli addobbi all’integrazione con il contesto circostante. Ai tre vincitori sono stati consegnati buoni spesa da utilizzare presso esercizi commerciali di Pragelato, in un’ottica di incentivo delle realtà economiche locali. Soddisfazione da parte degli organizzatori, la Pro Loco, l’Atl Pragelato e l’Amministrazione comunale, per la partecipazione di residenti e villeggianti che con le loro luci e addobbi hanno contribuito a dare un tocco natalizio e artistico, nonostante le difficoltà del momento che stiamo vivendo”. Così Steve Zanna, Presidente della Pro Loco.