In una società come la nostra, ancora fortemente patriarcale, la donna è la parte più debole sul lavoro, nella famiglia e in genere.
Non soltanto: in molte realtà lavorative la donna percepisce uno stipendio inferiore ad un collega uomo a parità di mansioni ma è penalizzata anche al momento dell’assunzione perché sono ancora molte le aziende (meglio sarebbe dire “gli addetti al colloquio”) che chiedono se la candidata intenda avere figli, sposarsi nel caso non lo sia ancora ed altre domande che non trovano riscontro nei candidati di sesso maschile.
Il vero problema, però, è quando il lavoro lo si abbandona spontaneamente perché, e purtroppo non è una rarità, il compagno chiede (chiedere è un eufemismo) alla compagna di licenziarsi o, e qui subentrano altri problemi, si resta a casa volontariamente per seguire i figli piccoli.
Ho ripetuto fino alla nausea che nel caso la richiesta venga dal proprio compagno va rifiutata nettamente e, se non basta, al rifiuto segue il ritorno nella casa dei genitori o in una propria (o, alla peggio, presso una collega o amica) perché senza lavoro si diventa totalmente schiavi del partner. Anche per acquistare oggetti di costo esiguo come collants, assorbenti, shampoo o, ancora più, per recarsi dalla parrucchiera o per acquistare un vestito occorrerà elemosinare al partner il denaro necessario; il passo successivo, nell’iter del narcisista patologico, sarà di impedirvi di andare dalla parrucchiera e, in crescendo, di andare a trovare la mamma, la sorella o le ex colleghe per un aperitivo.
Molte donne, e questo è il punto di forza degli psico-orchi, si convincono che il proprio compagno impedisca loro alcune cose perché lui, da solo, fa già tanto per la famiglia e non è giusto che loro spendano in cose futili. Se mai leggerete questo articolo dopo che il vostro compagno ha già avanzato richieste di questo tipo e siete ancora legate a lui preparatevi: il peggio deve ancora venire. Inutile dirvi di verificare in quante cose futili lui spende per sé, dall’abbonamento allo stadio al bar con gli amici, dai gratta e vinci al nuovo tatuaggio, al nuovo cellulare “perché l’altro ha già 1 anno” e così via.
Se qualcuna non mi crede posso farle incontrare chi abbia vissuto sulla propria pelle quell’esperienza.
Inutile sottolineare che, una volta perso il lavoro, nella remota ipotesi che voi possiate liberarvi da quell’orco dovrete innanzitutto trovare un nuovo lavoro, ma saranno passati anni di disoccupazione, sarete invecchiate, sarete rimaste indietro nell’evoluzione tecnologica e, dunque, essere assunte sarà quasi impossibile.
Unica consolazione: con il c.d. “Codice rosso”, la serie di norme che regolano la prevenzione e la repressione della violenza sulle donne, il patrocinio legale è gratuito indipendentemente da ogni altro requisito. Così almeno salverete la pelle e quel che rimane del vostro equilibrio psichico.
Se, invece, avete deciso di restare a casa dal lavoro per seguire i cuccioli tenete presente alcuni fattori chiave: i figli costano da piccoli e, ancora più, quando avranno bisogno di libri, dovrete pagare le tasse scolastiche o le gite; crescendo avranno bisogno continuo di vestiti nuovi, vorranno conseguire la patente e molto altro.
Inoltre, ma qui è materia di uno psicologo, ritengo sia preferibile che un bimbo cresca confrontandosi con suoi coetanei, frequentando un nido d’infanzia ed una scuola materna così da crescere autonomo e sviluppare fin dai primi anni un carattere indipendente.
Ai tempi del servizio di leva effettuai un breve sondaggio fra i commilitoni, valutando il comportamento di molti di loro: tutti quelli che non avevano problemi a cambiare treno in caso di guasto, ad assaggiare cibi nuovi per loro, a saper lavare all’occorrenza un indumento senza aspettare di andare in licenza erano ragazzi che avevano frequentato da piccoli il nido o l’asilo; per contro, chi non si era mai allontanato dalle gonne di mamma era immediatamente identificabile anche nell’addestramento militare.
Il senso del primo caso, cioè di quante abbandonano il lavoro perché il compagno vuole disporre della vita come fossero un oggetto di sua proprietà, è che quella persona vuole soltanto portarvi all’annullamento della vostra personalità ed alla privazione della libertà: lasciatelo senza indugio appena avanza simili richieste senza arrivare a pensare di essere inadeguate; non siete voi inadeguate a lui (o ad altri), è lui ad essere inadeguato ad una società civile e merita di trascorrere un po’ di tempo di riflessione a spese dello Stato.
Nel caso di spontanee dimissioni, ricordate che i figli non devono pagare per le scelte errate dei genitori: perché impedirgli, un domani, l’accesso all’università o a viaggi di istruzione alle superiori solo perché abbiamo scelto oggi uno stile di vita che ci obbliga a rinunciare alle cose importanti?
Sergio Motta

“CreaTo nasce in piena pandemia – specifica Barbara Lorenzo – i tempi erano ormai maturi per lanciare un brand capace di racchiudere e sintetizzare anni di realizzazioni. Con CreaTo arrivo a proporre gioielli artigianali e sostenibili che non sacrificano il gusto e l’eleganza che mi caratterizzano.
“Oltre alla ceramica – aggiunge Barbara Lorenzo – utilizzomateriali quali il caucciù, l’alcantara, le catene in metallo e, a breve, ho deciso di lanciare una linea totalmente dedicata all’upcycling, legata al riuso di materiali giunti a fine vita a cui io consegno una nuova esistenza”.
CreaTo ha dato vita a una community, un gruppo Instagram che si chiama CreaTogioielli.
Nella collezione di CreaTo realizzata da Barbara Lorenzo dominano due fattori, eleganza e semplicità, eleganza che, come ben asserisce Giorgio Armani “significa non essere notati, ma essere ricordati”, e semplicità, di cui era icona Coco Chanel, per la quale la “semplicità è la nota fondamentale di ogni vera eleganza”.


L’antipasto è stato servito alla grandissima sabato 5 agosto per l’evento Jouvenceaux in Festa. Un ininterrotto fiume di buongustai si è deliziato con i
sottosezione CAI di Sauze d’Oulx che si tengono presso il Bar “Scacco Matto” di piazzale Miramonti. Non solo di venerdì.
8,5 mq di gusto e dolcezza. Se passate a Torino ad agosto (e non solo), fate un salto nella nuova gelateria di Alberto Marchetti, una delle più piccole in tutta Italia. Una vera chicca, una bomboniera di bontà.
