LIFESTYLE- Pagina 200

A Chieri la preziosità del “Tessuto Cavour”

Nel “salotto buono” della Città nuovi ombrelloni per bar e ristoranti e una mostra dedicata al “Tessuto” realizzato su disegno della “Serri & Carli”

Chieri (Torino)

Da giovedì 21 luglio, trentotto ombrelloni di gran pregio, realizzati con il prezioso “Tessuto Cavour” renderanno ancor più attrattiva e piacevole piazza Cavour, il “salotto buono” del Centro Storico di Chieri. Pochi ma eleganti raffinati ed unici gli elementi: un disegno novecentesco dello Studio “Serra & Carli”, un tessuto blu e sabbia prodotto dal Centro Stile “FiDiVi” e un telaio di legno di grande pregio. E il gioco è fatto. Ecco in piazza i nuovi “ombrelloni”. Evento importante per Chieri che, in contemporanea, ha aperto anche una mostra, nella Sala della “Porta del Tessile” (via Santa Clara 10/A), dall’ovvio titolo “Tessuto Cavour”, organizzata dalla “Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo del Tessile”. “Con l’inaugurazione degli ombrelloni si conclude il progetto di riqualificazione urbana di piazza Cavour – commenta il sindaco Alessandro Sicchieroun intervento di grande rilevanza che ha consentito di restituire ai cittadini quello che è il ‘salotto’ di Chieri, con una ridefinizione della viabilità, una pedonalizzazione parziale della piazza, l’installazione di panchine e la risistemazione del giardino Cardinal Martini. Come amministrazione abbiamo stanziato un contributo di 40mila euro a favore degli esercizi di somministrazione che afferiscono alla piazza, sia come ristoro per i disagi sopportati a causa dei lavori di riqualificazione, sia a sostegno delle spese che hanno dovuto effettuare per adeguare i loro arredi esterni”. Il disegno che è stato selezionato, un motivo fantasioso in cui elementi floreali e geometrici in azzurro si stagliano su un fondo blu, risale alla seconda metà del Novecento e fa parte del Fondo del famoso studio chierese “Serra & Carli”, ora conservato nell’Archivio storico della “Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo del Tessile”. La scelta è stata operata congiuntamente dall’amministrazione cittadina, dagli esercenti chieresi, dai vertici della “Fondazione per il Tessile” e da Enrico e Giuseppe Vergnano, rispettivamente “Direttore Design” e “Amministratore Delegato” della “FiDiVi Tessitura Vergnano SpA”, azienda leader nel settore dei tessuti per l’arredamento, la valigeria e l’automotive, che attualmente ha sede a Poirino, pur se fondata a Chieri negli anni Quaranta. Orbene, il “Centro Stile FiDiVi” ha condotto, in tempi molto brevi, lo studio del disegno in questione e il successivo sviluppo tecnico ed estetico finalizzato alla produzione di un tessuto conforme alle specifiche necessarie (elasticità, resistenza alla luce e all’abrasione) per il rivestimento di ombrelloni artigianali in legno da esterno realizzati dalla ditta “iWird srl Danieli” di Vicenza. Sotto il profilo tecnico, il “Tessuto Cavour” si identifica come “raso operato, double-face, realizzato su telaio “Jacquard” impiegando filato in poliestere tinto in massa. Sotto il profilo estetico, il tessuto è un’interpretazione contemporanea della tempera originale dipinta dallo studio “Serra & Carli”  e alterna il colore blu, richiamo identitario al gualdo (l’oro blu di Chieri, così come il fustagno, antenato dei jeans), a una nuance sabbia in armonia con i toni delle architetture barocche di piazza Cavour.

E veniamo alla mostra. L’effetto di grande vivacità ed eleganza del “Tessuto Cavour” sarà visibile, infatti, sia in piazza Cavour dove sventoleranno i nuovi ombrelloni, sia nella mostra ospitata alla “Porta del Tessile”, “ dove saranno esposti –  dichiara Melanie Zefferino, presidente della ‘Fondazione Chierese per il Tessile’- i disegni originali, campioni di tessuto, dodici fotografie, una grande striscia di una decina di metri con tutti gli studi condotti sul disegno selezionato e video che illustrano la tessitura su telaio ‘Jacquard’”. “Con questa iniziativa – conclude la presidente Zefferino – la ‘Fondazione’ da un lato rinnova il legame con la città e le aziende tessili che l’hanno costituita nel 1997 e dall’altro valorizza il proprio patrimonio archivistico e storico-artistico, mettendolo a disposizione della creatività e dell’industria del presente in una Chieri ancora protagonista nel mondo del tessile e delle sue sfide”.

Orari di apertura al pubblico della mostra nella Sala della “Porta del Tessile”, in via Santa Clara 10/A: Sabato 23 luglio, ore 15-17/ Martedì 26 luglio, ore 10:30-12:30/ Sabato 30 luglio, ore 15-17. Ingresso gratuito. Per info: tel. 329/4780542 o info@fmtessilchieri.org

g. m.

Nelle foto:

–       Ombrellone Danieli con “Tessuto Cavour”

–       Prove di tessitura – poliestere blu e avorio + sabbia e avorio su telaio Jacquard

–       Taglio della cimossa del “Tessuto Cavour” su telaio Jacquard

Una ragazza di Bardonecchia alle finali di Miss Grand Prix

Yaremi Tournour il 6 agosto a Pescara tra le 24 pretendenti

C’è anche una ragazza di Bardonecchia (TO) tra le 24 aspiranti reginette che sabato 6 agosto a Pescara andranno a caccia della prestigiosa fascia di “Miss Grand Prix” nella finalissima nazionale presentata da Jo Squillo.
La studentessa 19enne Yaremi Tournour, 1,69 di altezza con l’ambizione di diventare una fotomodella, sarà in Abruzzo già la sera di giovedì 4 agosto per partecipare alla serata di presentazione delle 24 finaliste in piazza del mare a Giulianova (TE) condotta dall’attore e influencer Luca Onestini.
Sabato sera poi la finale per contendersi la corona posata lo scorso anno sulla testa della bresciana Gabriella Bonizzardi che, come da tradizione, incoronerà a Pescara la nuova reginetta.
Trampolino di lancio per numerose protagoniste nel mondo dello spettacolo, della televisione e del cinema (tra le altre Tessa Gelisio, Raffaella Fico, Carlotta Maggiorana), il concorso di bellezza organizzato da patron Claudio Marastoni è uno dei più conosciuti e consolidati in Italia, forte di una storia ormai più che trentennale e di una struttura organizzativa capace anche di battere il lockdown (Miss Grand Prix si è infatti regolarmente svolto anche nel 2020 e 2021).
Per seguire l’avventura in finale di Yaremi basta collegarsi ai canali social (Fb e IG) del concorso: Miss Grand Prix.

Miss Italia: Ludovica, 18 anni, eletta Miss Torino

MISS TORINO. IL SUO SOGNO? “DIVENTARE UN MEDICO SENZA FRONTIERE”

Ed ecco Miss Torino. Miss Italia ha eletto ieri sera nella splendida cornice della Terrazza del Golden Palace la reginetta più attesa del Piemonte in una notte tutta torinese che, finalmente, ha riportato il concorso anche sotto la Mole. Era da tempo, infatti, che una selezione ufficiale non avveniva in città. Ci ha pensato Mirella Rocca. La prescelta è stata la bella Ludovica Tullio, 18 anni, studentessa al Liceo Scientifico Majorana di Moncalieri. Il suo sport preferito è la pallavolo, il suo sogno nel cassetto: “E’ quello di diventare medico senza frontiere poiché credo nella collaborazione e nella solidarietà e soprattutto mi piace rendermi utile per chi ne ha davvero bisogno. Ovviamente i desideri e gli obbiettivi non si fermano qui – ha spiegato la Miss che adesso accederà di diritto alle prefinali regionali – Ho deciso di partecipare a Miss Italia proprio per esplorare un nuovo mondo nel quale è molto importante credere in se stessi e non abbattersi alla prima difficoltà. Miss Italia è una grande opportunità per rompere quel muro di insicurezze che a volte ci creiamo da soli. L’emozione che ho provato questa sera è indescrivibile. Tanta felicità, il cuore mi batteva velocissimo, a stento posso crederci. Ringrazio la giuria, Mirella Rocca e ovviamente la mia famiglia e i miei amici. In bocca al lupo a tutte le ragazze”. Il secondo e terzo posto sono andati rispettivamente a: Arianna Roselli, 24 anni, e Alessandra Boassi, 22 anni. Terzo, quarto e quinto posto a: Chiara Pertile, Asia Gentile e Annalisa Scala.

Marco Avidano: la pasticceria torinese protagonista a Parma

 ALLA MANIFESTAZIONE DEDICATA ALLE ATTIVITA’ DEI MAESTRI LIEVITISTI D’ITALIA ANCHE UNO DEI MEMBRI DELL’ACCADEMIA, IL PASTICCERE AVIDANO

Da qualche tempo, nel settore dei lievitati, si sta facendo strada l’idea che il dolce per eccellenza del natale, il panettone, possa essere apprezzato anche nel periodo più caldo dell’anno, l’estate appunto, presentando tutte le potenzialità per poter essere assaporato in ogni stagione. Si tratta, infatti di un impasto realizzato con ingredienti semplici – farina , latte, uova, zucchero – e fatto lievitare con le opportune tecniche moderne che si sono man mano fatte scoprire, ognuna adatta a renderlo il più soffice e delicato possibile.
Anzi, a rigor di logica, proprio il periodo più caldo dovrebbe essere quello più adatto alle lievitazioni in genere, che ne possono agevolare il processo.
Il pasticcere torinese Marco Avidano, membro di quest’accademia storica e  prestigiosa per chi lavora nel settore della pasticceria in generale ma, in particolare, della pasticceria dedita ai lievitati,  titolare dell’omonima pasticceria a Torino e a Chieri, spiega il motivo per il quale bisognerebbe cominciare ad apprezzare il panettone anche d’estate: ” Senza dubbio per la freschezza degli ingredienti, che solo a pensarci rende subito l’idea di avere a che fare con un lievitato certo, ma leggero e frizzante: il mio, ad esempio, è farcito con crema al limone di Amalfi, zenzero e cioccolato bianco. E’ adatto per una abbondante prima colazione oppure servito come dessert, abbinato a una pallina di gelato, possibilmente a base di crema o fiordilatte” .
IL 25 luglio, nella splendida cornice di Palazzo Pilotta a Parma, i maestri dell’Accademia dei Maestri del lievito madre e del panettone italiano, faranno degustare al pubblico oltre quattro quintali del dolce impasto. Alla manifestazione prenderà parte anche Avidano che, grazie alla conoscenza di Claudio Gatti, ideatore dell’evento, pasticcere a sua volta e custode nazionale dei segreti del lievito madre, ha avuto modo di divulgare in giro per l’Italia, la sua esperienza da maestro lievitista in Piemonte, condividendo, coi colleghi delle altre regioni d’Italia, il rispetto che si deve per questo ingrediente cosí delicato, prezioso e sottoposto a costante studio e ricerca.
La notte dei Maestri del Lievito Madre è attesa nel centro di Parma e rappresenta uno fra i più importanti e attesi appuntamenti del settore riservato a lievitisti, pasticceri, panificatori e pizzaioli italiani. Daranno la possibilità di degustare i loro prodotti e far conoscere le novità estive, dimostrando che i lievitati, anche i più classici, si possono gustare tutto l’anno. Ed è una valido veicolo di comunicazione, usando le parole dell’assessore Marco Bosi a Parma City of gastronomy,  per “ promuovere le eccellenze gastronomiche della nostra nazione, destagionalizzando un prodotto che é ancora troppo associato alle festività natalizie” . 
Grazie alla presenza e al ruolo del pasticcere torinese, all’interno dell’accademia, le eccellenze dolciarie sabaude potranno avere una vetrina, senza dubbio , interessante.
Chiara Vannini

I vantaggi della pet therapy

Fu lo psichiatra infantile americano Boris M. Levinson a coniare a metà degli anni ‘60 il termine Pet Therapy, dall’unione dei termini Pet (animale domestico) e Therapy. Lo psicologo Carl Rogers nel 1970 propose una cornice concettuale in cui inserire la Pet Therapy indicando in un corpo, una mente, le emozioni e l’ambiente circostante, un campo energetico in continuo cambiamento per cui, quando un animale viene introdotto nel campo energetico del paziente, l’esperienza è in grado di cambiare la vita di quella persona. Da allora sono stati condotti numerosi studi al riguardo che, insieme ai risultati sul campo, hanno portato al riconoscimento formale della Pet Therapy.

In Italia è stata riconosciuta dal Ministero della Salute (allora Sanità) con DM del 2003 ma limitatamente ad anziani e bambini e solo più recentemente è stata utilizzata anche come supporto per migliorare la qualità della vita in varie forme di disabilità.

Sono così sorte alcune equipe multidisciplinari composte da veterinari, etologi, medici, psicologi, educatori cinofili, ecc, per la scelta del giusto abbinamento animale-paziente e la corretta applicazione della terapia.

Da tempo sono noti, anche se ancora in fase di studio, alcuni effetti della presenza degli animali accanto ai soggetti umani sui disturbi comportamentali quali deficit di attenzione, difficoltà di apprendimento o aggressività, sui valori della pressione arteriosa, sul sonno ecc.

La sola presenza dell’animale come pure il contatto con il pelo di gatti e cani (ma non solo) è in grado di abbassare i valori della pressione arteriosa e di ridurre la frequenza cardiaca. Studi recenti hanno messo in rilievo come il contatto fisico con l’animale induca una riduzione dei livelli degli ormoni secreti in risposta allo stress (cortisolo) e, al contempo, un aumento nella produzione di ormoni e neurotrasmettitori in grado di determinare emozioni positive (endorfine e dopamina).

Il risultato immediato è un miglioramento dello stato di salute percepito dal singolo, ma come effetto correlato si assiste ad un miglioramento nelle relazioni interpersonali attraverso la stimolazione dell’ossitocina.

Recentemente si è cominciato ad utilizzare gli animali domestici e di compagnia nei luoghi di cura, particolarmente nelle case di cura e nelle residenze per anziani, non soltanto per gli effetti già citati ma perché gli anziani si sentono responsabilizzati nella cura dell’animale e hanno un sostituto dei propri cari assenti nella comunicazione.

Nel caso di soggetti autistici, la sola presenza di cani durante le sedute ha portato ad un miglioramento del livello di attenzione e della frequenza delle interazioni sociali, verbali e non, con una evidente riduzione delle stereotipie comportamentali, cioè di quei movimenti effettuati senza apparente scopo, tipici di questo disturbo.

Sono evidenti i risultati ottenuti con la onoterapia (asini) e la ippoterapia (cavalli) sui soggetti affetti da ritardo mentale.L’ippoterapia, in modo particolare, si è rivelata utile nella riabilitazione post trauma cerebrale e in generale nelle patologie neurologiche che comportano disturbi motori. Anche i delfini, grazie alle loro abilità comunicative e alla loro sensibilità nel comprendere il comportamento non verbale umano, sono impiegati utilmente nelle terapie, laddove si disponga di un acquario idoneo.

Uno dei vantaggi più immediati della Pet Therapy è rappresentato dal canale comunicativo: laddove può essere difficoltoso comunicare verbalmente, l’interazione con gli animali favorisce l’espressione immediata delle emozioni, grazie all’attivazione del cosiddetto “cervello rettiliano” sia da parte del paziente che dell’animale. La presenza dell’animale sembra liberare la persona dalle riserve che in genere funzionano da freni inibitoriostacolando la relazione terapeutica e limitando o posticipando il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Questo perché si parte dal presupposto che nella relazione uomo-animale ci sia una totale assenza di pregiudizi e quindi la possibilità di instaurare legami autentici che predispongono l’individuo all’apprendimento di abilità relazionali generalizzabili anche al contesto sociale umano.

Ci sono però delle controindicazioni: non è possibile ricorrere alla Pet Therapy con pazienti zoofobici (almeno non prima di aver estinto le eventuali fobie), pazienti ipocondriaci o con psicosi gravi che possono esitare in maltrattamenti rivolti all’animale stesso.

In ogni caso, ogni qualvolta sia possibile, crescere con un animale, com’è emerso da numerose evidenze scientifiche, influisce positivamente sullo sviluppo della personalità aumentando l’autostima, la fiducia in se stessi e migliorando l’empatia, cioè la capacità di comprendere lo stato d’animo altrui ed il senso di responsabilità, specie quando i piccoli vengano incaricati della cura dell’animale.

Non ultimo, crescere in presenza di un animale domestico (cani, gatti, roditori, uccelli) permette di non sviluppare allergie (pelo, forfora e altro) da adulti.

 

Sergio Motta

Cristiana Francesia

Il coma, la coscienza sospesa per un tempo più o meno lungo e il risveglio

Fra le numerose domande che si pongono i medici riguardo il funzionamento del cervello, molte rimangono ancora oggi senza risposta; negli ultimi decenni sono stati compiuti progressi enormi, impensabili in epoche precedenti la nostra, ma il mistero del funzionamento del cervello è ancora lontano dall’essere risolto completamente.

Uno dei lati più oscuri, nonostante sia fra i più studiati, è quello che riguarda lo stato di “coma”, in cui pazienti che sembrano semplicemente addormentati, risultano del tutto indifferenti, almeno in apparenza, a molte delle stimolazioni cui possono venire sottoposti.
Le domande principali che ci si pone di fronte ad un paziente entrato in coma sono essenzialmente: “Si potrà svegliare di nuovo?”; La sua sensibilità è ancora presente, completa o meno? “
E poi il più angosciante: “Riesce a sentirmi e a capire cosa gli dico?”
Con il termine ‘coma’ si intende uno stato di incoscienza prolungato in cui una persona risulta estranea al proprio ambiente, pur risultando viva e in apparenza addormentata, ma, a differenza di quel che capita durante il sonno profondo, il soggetto non viene svegliato da nessuna stimolazione, anche da quella dolorosa.
Lo stato di coma è provocato da una lesione al cervello che può dipendere da svariate cause; il danno cerebrale può essere dovuto ad un aumento della pressione intracranica, ad un sanguinamento, ad un insufficiente apporto di ossigeno alle cellule cerebrali, o a una alterazione metabolica che è stata causa di un accumulo di tossine, come nel caso di accumulo di ammoniaca in alcune malattie del fegato, o di anidride carbonica provocato da un grave attacco d’asma. Nell’insufficienza renale possono accumularsi anomale quantità di urea e ancora le droghe e alcol assunto in grandi quantità possono causare lesioni neuronali a livello encefalico.
Le cellule cerebrali sono molto sensibili e delicate di fronte a simili agenti traumatici, per cui la lesione può essere, nei casi meno gravi, temporanea ed anche reversibile, ma può residuare anche in una lesione permanente.
La mancanza di ossigeno per alcuni minuti provoca la morte cellulare dei tessuti cerebrali. Il danno cerebrale anossico può derivare da un infarto (arresto cardiaco), un violento trauma cranico da sintomi di annegamento, overdose di droga o da un avvelenamento.
Nel caso di un evento traumatico diretto al capo vi può essere un edema a carico del tessuto cerebrale che, essendo contenuto nella scatola cranica, una struttura rigida ed inestensibile, può aumentare di molto la pressione endocranica determinando una compressione verso il tronco cerebrale in cui sono contenute strutture delicatissime, fra queste le aree responsabili della eccitazione e della consapevolezza, oltre a quelle relative al controllo del respiro e del battito cardiaco.
Nelle persone con diabete si può verificare il coma, quando i livelli di zucchero nel sangue rimangono molto alti. Questa è una condizione nota come iperglicemia. Anche I’ ipoglicemia, o glicemia troppo bassa, può portare al coma. Questo tipo di coma è solitamente reversibile una volta corretto il livello di zucchero nel sangue. Tuttavia, l’ipoglicemia prolungata può portare a danni cerebrali permanenti e coma persistente
Lo stato di incoscienza che si viene a determinare può causare gravi danni: dallo stato vegetativo persistente (se il paziente riesce a svegliarsi) alla morte (se il paziente trascorre molti anni in coma).
Un’altra causa del coma è rappresentata dalle infezioni del sistema nervoso centrale, come la meningite o I’ encefalite
E’ importante notare che la respirazione,il battito cardiaco e la digestione fanno tutti parte del sistema nervoso autonomo e possono continuare la loro funzione in maniera automatica, durante il periodo dello stato di coma, ma altri pazienti avranno bisogno di aiuto per respirare, per mantenersi idratati; sarà necessario assisterli per alimentarsi, un processo che di solito avviene per via endovenosa e che viene impiegato in tutti coloro che entrano in coma.
Esiste un trattamento efficace per il coma? Il trattamento dipende dalla causa. Le persone vicine al paziente in coma dovrebbero fornire ai medici quante più informazioni possibili per aiutare i medici a determinare la causa responsabile di quello stato . Una pronta assistenza medica è fondamentale per il trattamento di condizioni potenzialmente reversibili. Ad esempio, se c’è un’infezione che colpisce l’encefalo, potrebbero rendersi necessaria la somministrazione di antibiotici. Il glucosio può essere necessario in caso di shock diabetico. La chirurgia può anche essere imprescindibile per alleviare la pressione sul cervello dovuta all’edema o per rimuovere una massa tumorale che determina analoga compressione sui tessuti cerebrali.
Purtroppo, più a lungo una persona rimane nella condizione di coma, peggiore è la prognosi. Anche così, molti pazienti possono svegliarsi dopo molte settimane in coma. Tuttavia, nonostante il ritorno alla stato di normale coscienza, possono residuare disabilità significative.
Lo stato di coma raramente dura più di 2-4 settimane. L’esito dipende dalla causa, dalla gravità e dalla sede della lesione. Le persone possono uscire dal coma con problemi fisici, intellettuali e psicologici; alcune persone possono rimanere in coma per anni o addirittura decenni. Un caso riportato nella letteratura medica riferisce di un paziente rimasto in coma per ben 42 anni.
Un caso interessante è quello di un uomo risvegliatosi dopo un coma, insorto a seguito di una rovinosa caduta, dopo ben 19 anni di impossibilità forzata alla partecipazione al normale svolgimento e progressione della vita quotidiana. Il paziente è stato amorevolmente accudito dalla moglie e dai familiari che lo hanno mobilizzato. passivamente, facendo in modo che i suoi muscoli non si atrofizzassero e non si formassero piaghe da decubito.
Al suo risveglio è rimasto sbalordito da tutti i cambiamenti avvenuti nel mondo, che osservava stupito, come se fosse, d’improvviso, venuto a trovarsi in un altro mondo.
Jan Grzebski, un ferroviere polacco venne a trovarsi in coma dopo un incidente avvenuto nel 1988 e e si è risvegliato nel 2007.
A quel tempo, come amava raccontare vi era uno stato di semi povertà nel paese, la carne era razionata, si trovava per lo più solo aceto e per fare il pieno di benzina occorreva sottoporsi a lunghe attese, a causa delle lunghe code che venivano a formarsi ovunque.
Al risveglio, guardava meravigliato gli undici nipoti nel frattempo e le grandi catene di supermercati, che non aveva visto in precedenza, in cui si poteva comprare letteralmente di tutto, ma ciò che più lo ha sorpreso è stato vedere praticamente tutte le persone camminare per strada con i cellulari in mano, senza dubbio uno dei cambiamenti più iconici del 21° secolo, entrato nelle nostre vite gradualmente. Un oggetto a cui ci siamo abituati giorno dopo giorno, ma che, di certo avrebbe stupito chiunque di noi, se assente dagli ani settanta, avesse riaperto gli occhi vent’anni dopo, ignaro di tutto quel che l’inarrestabile progresso, aveva prodotto nel mondo.

Alessandro Rodolfo Neri

 

Tra leggerezza e tricot, il tocco delicato di Susanna Guernelli

La passione per la moda è sempre stata un suo pallino ed è da questo leitmotiv che nasce l’idea di creare qualcosa di artigianale, unico e dal gusto un po’ retrò.

Susanna Guernelli, professoressa di chimica all’Università di Bologna, coltiva fin da piccola la passione per il crochet, alternando corsi di telaio all’esercizio dei ferri da maglia.

Dalla nonna eredita l’abilità del decoro manuale e il gusto per il bello, tanto che oggi le sue mani intrecciano con garbo e creatività la trama delle morbide sciarpe della linea “MY”.

Ridare vita a filati di pregio inutilizzati  – spiega Susanna – ma anche produrre con materiali come ciniglia, lana, canapa e cotone permette un recupero sostenibile senza incidere sulla qualità del capo”.

Nel 2004 nasce ufficialmente “MY”, pensata inizialmente per i più piccini: dalle babuche realizzate a crochet per i neonati fino ad arrivare al cuore delle donne milanesi, complice il noto marchio “La Milanesa” che decide di acquistare alcune delle sue creazioni. Da questo momento in poi “MY” diventa per molti sinonimo di artigianalità, esclusività e cura dei dettagli, le stesse caratteristiche che Susanna declina in ogni accessorio non solo dedicato alle donne come sciarpe, borse, fiori creati a maglia e unici nel loro genere, ma anche nella linea Kid, dai gilet ai maglioni, passando per i cappellini, rigorosamente in fibra naturale.

La voglia di lavorare con le mani – prosegue la creativa bolognese – ha radici nella cultura popolare antica, tramandata da mia nonna e che considero un prezioso dono da non disperdere. Partendo dal materiale, che può essere un tessuto o un colore, studio la migliore commistione di antico e moderno”.

La pandemia degli ultimi due anni ha rappresentato però un punto di arresto per i progetti di “MY”, Susanna aveva finalmente trovato un concept store nel cuore del vivace capoluogo dell’Emilia Romagna, che rispecchiava il suo modo di intendere l’artigianalità e l’accoglienza del cliente ma il Covid ha fermato tutto. Tutto tranne la creatività e la voglia di riprendere in mano quel lavoro che tanto ama: con il supporto del brand “La Milanesa”, “MY” ha creato “Ripartiamo insieme dopo il Covid”, una piccola capsule di borse e flowers da appuntare ad abiti e accessori, per personalizzare anche la più semplice delle mise.

Una meraviglia per gli occhi e per i sensi, perdersi tra la sofficità dei filati e la leggerezza delle trame, un piacere a cui ogni donna non dovrebbe rinunciare. Curiosare tra i petali di fiori in cotone e lino, in quelli realizzati in lurex o addirittura nelle shopper a rete con l’interno foderato è una delizia.

La gamma dei colori dedicati alla produzione di borse spazia dai neutri alle nuance più accese, insomma ce n’è per ogni gusto e per ogni desiderio, personalizzabile e soprattutto realizzabile!

MY” ha recentemente collaborato con un’altra artigiana piemontese, Sara Battaglino, creatrice del marchio albese “Un tè da matti”, che produce borse in pellami colorati e morbissimi.

L’idea nasce dalla volontà di “vestire” le shopper con un tocco estivo, la rete.

E dalle sapienti abilità di due creative infaticabili nascono gli “abiti” in filato lavorato a rete che colorano e distinguono le borse di Sara.

Opere d’arte di fattura interamente made in Italy ma soprattutto con la preziosità dell’handmade, un lusso che oggi pochi riescono ancora a portare avanti, sia per i costi dei materiali, delle ore di lavoro sia per il dilagare delle produzioni seriali e commerciali.

La qualità, l’amore per il prodotto e la ricerca continua premiano chi realizza, ma soprattutto appagano chi decide di acquistare un capo unico e senza tempo, riconoscendo l’eccezionale valore dell’artigianalità italiana.

Daniela Roselli

Una notte dedicata ai Grandi Vini Rosati

Un viaggio tra i sapori e la freschezza dell’estate immersi in arte, cultura, musica, intrattenimento e bellezza grazie alla splendida location dei Giardini Reali di Torino

 

 

 Giovedì 14 luglio 2022 Ozio Intelligente e Torino Wine Week, grazie alla collaborazione con Gambero Rosso Academy Torino, colorano di rosa Palazzo Reale e i Giardini Reali di Torino.

 

Per la prima volta infatti arriva nel capoluogo piemontese una notte dedicata ai Grandi Vini Rosati.

 

Una serata speciale quella che si terrà giovedì 14 luglio, dalle 19 alle 24,  che, oltre ad un’importantissima selezione di cantine e produttori che proporranno le loro etichette di Vini Rosati, permetterà al pubblico una serata esperienziale completa.

Sarà infatti possibile accedere ai Musei Reali di Torino, testimonianza dell’importanza della storia che si respira nel capoluogo piemontese, visitando Palazzo Reale, l’Armeria, la Cappella della Sindone, la Galleria Sabauda e il Museo di Antichità.

 

Grazie alla preziosa collaborazione con Gambero Rosso Academy Torino saranno più di 30 le cantine presenti oltre ad una selezione di etichette a cura di Torino Wine Week e Wined*Ora.

La scelta è quella di coinvolgere grandi cantine storiche ma anche giovani aziende vitivinicole che fanno della cultura della coltivazione sostenibile il centro della propria attività.

 

I vini rosati, nelle loro declinazioni, bollicine e fermi, da alcuni anni, hanno trovato anche in Italia una riscoperta sia in termini di pubblico che di qualità del prodotto.

 

Dopo le grandi produzioni spagnole e francesi anche l’Italia si sta posizionando nel mercato delle eccellenze di questa produzione vitivinicola, dimostrando la sua capacità di saper leggere i bisogni e i desideri del pubblico e caratterizzandosi grazie alla varietà di vitigni e alla qualità della vinificazione.

 

Da queste premesse nasce LA GRANDE NOTTE DEI VINI ROSATI.

Si partirà dalle eccellenze di tutto il territorio piemontese, dall’Alta Langa al Monferrato, passando dal Veneto e dal Trentino Alto Adige fino al Friuli Venezia Giulia.

Ci si sposterà in centro Italia partendo dall’Emilia Romagna, passando per le immancabili cantine toscane e arrivando ad interessanti proposte abruzzesi, marchigiane e umbre.

Si arriverà poi al sud Italia, territorio caratterizzato da una presenza storica di Vini Rosati, assaggiando Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.

 

Il 14 luglio sarà un’occasione unica per degustare tutta l’Italia “Rosa” all’interno di uno dei luoghi più suggestivi del Nord Italia.

 

Non mancherà la musica grazie alla sonorizzazione di Pazza Idea, che spazierà dal rock al funky italiano, regalando ulteriori colori ad una serata unica.

 

Saranno inoltre presenti VanVerBurger e La taglieria Barotto per accompagnare le degustazioni con piatti speciali.

 

Partner dell’iniziativa sono Prince Experience, Toradio, Torino Magazine, Wined*ora e Cantina Social.

 

Il biglietto di ingresso è di € 15 e comprende 2 calici di vicino e le visite ai Musei.

 

 

Info e accreditamento: https://oziointelligente.it/torino/eventi/la-notte-dei-vini-rosati-2830/7789 

 

 

 

COLOMBO – CASCINA PASTORI: questa azienda sorge a Bubbio, nel cuore dell’Alta Langa, una zona ancora  incontaminata che sempre di più sta divenendo terra di grandi vini .

 

MONTALBERA:nasce all’inizio del ventesimo secolo in un territorio compreso fra i comuni di Grana, Castagnole Monferrato e Montemagno, territorio  vitivinicolo, patrimonio dell’UNESCO. Grande attenzione alla sostenibilità e alla tradizione

 

ANGELINI PAOLO: una famiglia di viticoltori monferrini che da più di quattro generazioni si impegna a produrre vini buoni e sani unendo tradizione ed innovazione per ottenere la migliore espressione del territorio.

 

CANTINE SANT’AGATA:  ha  storia vitivinicola lunga oltre cent’anni, quella della famiglia Cavallero, che agli inizi del XX secolo si è trasferita a Moncalvo, in Piemonte, in provincia di Asti, per valorizzare il “quinto elemento”, il vino.

 

TERRE DEL BAROLO: rappresenta tutti gli undici comuni della denominazione con più di trecento soci: una grande famiglia nel nome del vino, una grande cooperativa protagonista nelle Langhe.

 

GAIERHOF: in Trentino, seleziona le migliori uve per vinificare e produrre vini importanti, frutto di conoscenza, sapere enologico, tecnologia e tanta passione.

 

BORGOLUCE: dal cuore della zona del Valdobbiadene Prosecco Superiore D.O.C.G., gli spumanti ed i vini Borgoluce raccontano i sapori di questa terra.

 

MONTELVINI:  è una casa spumantistica di Prosecco che nasce in provincia di Treviso, sulle colline di Asolo, cuore della migliore produzione della bollicina italiana.

 

CANTINA DI LENARDO: si mette in luce sposando la tradizione alle innovazioni tecnologiche e punta dritto a vinificazioni di pregio, esaltando il proprio terroir. Dal 1878 dalla “Luna”, come amano scherzare, coltivano e producono grandi vini friulani.

 

CANTINA BRUNI: considerata una delle realtà più rilevanti di tutta la maremma toscana, ha sempre puntato sulla qualità, dimostrando l’alto livello che i prodotti vinicoli di questa terra possono regalare.

 

FATTORIA UCCELLIERA: azienda di famiglia dal 1960, con produzione di vino, vin santo e olio extravergine, oltre a miele, prodotti con tartufo, liquori, nel cuore della Toscana. Artigiani del tempo.

 

BRIZIARELLI produce vini che coniugano uvaggi autoctoni ed internazionali con le più moderne tecniche di vinificazione nel centro dell’Umbria.

 

CANTINA SANTA BARBARA: il profondo rispetto della terra e la continua tendenza all’innovazione sono i pilastri sui quali si sorregge questa azienda, con l’obiettivo di migliorare lo standard qualitativo senza soluzione di continuità, di questa cantina Marchigiana.

INALTO VINI D’ALTURA: racconta l’Abruzzo più nascosto, l’Abruzzo di pregio, esaltando i vitigni tradizionali che prosperano ad altitudini elevate, dal carattere prezioso ed inconfondibile.

 

FEUDO ANTICO: si trova anch’esso nel cuore dell’Abruzzo, una cantina nata con il nobile intento di rivitalizzare le varietà vitate autoctone e di rafforzare il senso di appartenenza alla comunità.

 

TOMMASONE VINI: La vite, il vino e l’uomo, un legame che sull’isola d’Ischia ha origini millenarie: queste sono le parole chiave di questa cantina, le cui radici risalgono alla fine del 1700.

 

CARVINEA: è una realtà pugliese giovane e piccola, nata negli anni 2000, che ha creato da subito vini preziosi, premiati con importanti riconoscimenti.

 

LEONE DE CASTRIS: è un’azienda situata nel comune di Salice Salentino, poco distante dalla meravigliosa Lecce, con una storia antichissima, risalente addirittura al 1655.

 

CANTINE PAOLO LEO: a conduzione familiare, questa azienda pugliese ha da sempre fatto della professionalità il proprio punto di forza, riuscendo a espandersi e a farsi conoscere in tutta Italia e nel mondo.

 

CANTOLIO: dalla terra di Puglia, dai suoi profumi e dai suoi colori, dai suoi venti e dai suoi mari, nasce la storia di questa cantina e dei suoi vini, ricchi di equilibrio, complessità e armonia.

 

VETRÈRE: in provincia di Taranto, incentra la sua filosofia sulla cura della sostenibilità, un pensiero ecologico che si ritrova in tutte le pratiche del lavoro svolto sia in vigna che in cantina.

 

SPIRITI EBBRI: cantina originale e innovativa, tra le più promettenti della Calabria, con un’impostazione del lavoro in vigna vicina ai princìpi dell’agricoltura biodinamica.

 

AZIENDA VINICOLA FIRRIATO: azienda che nasce nella provincia più vitata d’Italia, Trapani, un territorio agricolo segnato profondamente dalla coltivazione della vite e dalla cultura del vino.

 

CANTINE COLOSI: con dieci ettari vitati situati nell’isola di Salina, le Cantine Colosi operano nel settore vitivinicolo dal 1987, producendo da tre generazioni vini unici che raccontano la Sicilia.

 

BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO: rispetto per un territorio tanto peculiare e vinificazione individuale per ciascun vigneto sono solo alcune delle scelte fatte da questa cantina Siciliana, privilegiando così la qualità dei vini proposti.

 

TORRE MORA: la filosofia di torre mora è “un vitigno, un territorio”: un perfetto binomio che rappresenta una fonte di ispirazione per la produzione di vini che raccontano la storia di uve cresciute a Catania sulle pendici di un vulcano attivo.

 

RINALDI PIETRO: azienda che sorge sulle alture di Alba, nelle Langhe, producendo vino dal 1920 da vigneti di qualità autoctone, nel rispetto dei cicli naturali e delle tradizioni tramandate.

 

BONZANO VINI: produrre vini di qualità per contribuire al rilancio del Monferrato: è questo l’obiettivo che ha spinto i fratelli Bonzano ad intraprendere questa avventura enoica a Casale Monferrato.

CANTINA SANTA CROCE: nata nel 1907 questa cantina ha preso vita come “Associazione fra i produttori di uve del territorio di S. Croce e limitrofi”. Ad oggi, con oltre 250 soci, è attualmente una delle aziende più importanti di tutta l’Emilia Romagna.

TENUTA DEL MERIGGIO: tenuta che nasce dalla passione per i vigneti prima che per gli inarrivabili vini che da essi si producono in Irpinia, dove tradizione e modernità si intrecciano per garantire una qualità senza compromessi.

TENUTE GIROLAMO: tenute situate nel cuore della Valle d’Itria, custodi dell’indomita passione ed energia di una famiglia per la propria madre terra, che hanno reso questa realtà una delle aziende vinicole di spicco della Puglia.

VIGNAIOLI DEL MORELLINO DI SCANSANO: nel cuore della Maremma toscana, dal 1972, la cantina dei Vignaioli del Morellino di Scansano riunisce lo sforzo dei suoi 170 soci per offrire ai consumatori vini che rispecchiano il territorio della Maremma, i suoi vitigni e le sue tradizioni.

CONTE VISTARINO: la cantina vanta lontane radici che risalgono alla metà del ‘400. Ad oggi si estende per 826 ettari, caratterizzati da una ricca biodiversità,  data dalle ampie zone boschive intercalate da vigneti, prati, seminativi e piante da legna.

 

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