LIFESTYLE- Pagina 153

Il Tè, un rituale che viene da lontano

Con un libro da leggere o un film appassionante con cui sognare, se a farci compagnia è un tè bollente capace di ristorarci, abbiamo la soluzione perfetta per il nostro benessere psico-fisico, tutto ciò che serve per stare protetti dal gelo, riscaldati e rilassati.

Il tè, preparato con foglie della pianta Camellia Sinesi, ha origini antichissime, se ne fa menzione già nel 200 a.c. , ma possiamo parlarne come di un rituale, una abitudine giornaliera e persino di una filosofia di vita se pensiamo alla Cina, da dove proviene, o al Giappone dove è oggetto di una vera e propria cerimonia, solo a partire dall’ottavo secolo. In Occidente è stato portato dai preti Gesuiti e già a metà del 1600 in Inghilterra, che lo introdusse a Corte, nei Paesi Bassi e persino in America venne utilizzato come bevanda.

I paesi che lo hanno accolto, facendone una squisita e irrinunciabile consuetudine, hanno influenzato talvolta la modalità di preparazione e talora il gusto: in Russia, per esempio, viene preparato con il samovar, un contenitore metallico che serve a scaldare l’acqua, se parliamo di sapore invece in Inghilterra viene da sempre consumato macchiandolo con del latte. Nel mondo esistono diverse varietà di tè come quello alla menta del Maghreb, tipico del Nordafrica, offerto in segno di ospitalità, le cui foglie vengono prima immerse in acqua, che verrà utilizzata successivamente per la bollitura, e poi ben lavate. In Sudafrica si usa invece il Rooibos che prende il nome dalla caratteristica pianta dalle foglie rosse. Considerato anti-invecchiamento è una valida alternativa al comune tè nero ed è naturalmente privo di caffeina.Quello al burro, originario del Tibet, viene bevuto anche in Nepal, India e Bhutan, è creato con foglie di tè bollite a lungo a cui vengono aggiunti poi burro e sale di yak. Servito in una ciotola di ceramica va gustato pigramente a piccoli sorsi. In India troviamo il Darjeeling, che prende nome dall’omonima città e che è considerato uno tra i migliori al mondo mentre in Cina, indiscussa patria di questo infuso, abbiamo il Pu Erh, o tè invecchiato, che sembra avere importanti proprietà nella prevenzione del cancro e nella perdita di peso. In versione grezza o matura viene prodotto esclusivamente nella provincia dello Yunnan.

Le tipologie di tè più conosciute sono quello nero, fermentato prima di essere essiccato, e quello verde, da cui proviene quello bianco, che non è soggetto a fermentazione e  le cui foglie sono tostate e poi essiccate.

Nella stagione autunnale sono consigliati i tè aromatizzati ai frutti di bosco, al cardamomo, utile anche contro il raffreddore, alla rosa canina, allo zenzero, un antibiotico naturale. Se poi si ha già voglia di Natale la cannella, i chiodi di garofano e l’arancia sono perfetti per sentirsi già in festa.

A Torino sono diverse le sale da tè e i negozi dedicati a questo infuso, eccone alcuni: Teapot in Via Silvio Pellico 18, Camellia, Via dei Mille 5, The TEA in Via Corte d’Appello 2, l’Emporio del Tè a Via Monferrato 20B, l’Ancienne Maison du The’ in Via della Rocca 2.

Maria La Barbera

Il menù estivo di Obicà mozzarella bar per il ventennale del marchio

 
Il locale situato proprio a fianco alla Rinascente di via Lagrange, continua a emergere nella proposta di  menù freschi e di stagione, nella sue peculiarità, pizze e mozzarelle, accompagnati da vini  e una drink list di livello.
Obicà Mozzarella Bar è il Gruppo portavoce dell’autenticità e della genuinità dei migliori prodotti italiani nel mondo e conta, a oggi, 24 ristoranti tra Italia ed estero, dall’atmosfera cosmopolita e conviviale. Ha succcesso perchè persegue i valori dell’autencità gastronomica italiana e al pubblico piace per questo: senza troppi fronzoli, la cucina italiana dev’essere riconoscibile a partire soprattutto dai prodotti, e poi dalle ricette.  Da Milano a Palermo, da New York a Tokyo,  la Mozzarella di Bufala Campana DOP è l’orgoglioso  emblema che in ogni parte è percepito come “italianissimo” : come orgogliosa é Torino di ospitare questa gustosissima realtà e dove la famiglia Scudieri ha deciso di investire nell’apertura del secondo bar gastronomico del Nord Italia:  piace tanto  agli stranieri, in lenta scoperta ( ancora?) da parte dei torinesi. Ma si sa che a Torino si è  un po’ ‘ bogianen’.
La proposta si inserisce nel contesto delle celebrazioni per il 20° anniversario del marchio, che prevedono una speciale rassegna di piatti che contraddistinguono il loro percorso gastronomico: accostamenti inediti ma anche grandi classici, fanno sì che la materia prima venga  valorizzata al meglio, a scelta fra pesce, formaggi freschi  , pane artigianale e una vasta selezione di oli pugliesi.
Per iniziare, è possibile scegliere tra una selezione di assaggi tra cui la Panzanella di Mare con Gamberi, Calamaretti, Pomodori Datterini Gialli e Rossi, Dressing al Cetriolo e Alici, la Tartare di Pomodoro con Pomodoro Masseria Dauna, Senape, Tarallo Sbriciolato, Capperi Fritti e Salsa al Basilico, e i Crostini, come quello con Mozzarella di Bufala Campana DOP Affumicata e Friggitelli saltati con Alici.
Tra i primi spiccano gli Spaghetti alla Chitarra con Crema di Zucchine, Gamberi in Salsa Bisque e Zucchine Marinate; mentre, tra i secondi, il Fritto dell’Orto con Zucchine, Peperoni, Funghi Portobello, Melanzane in Pastella con Senape, serviti con Salsa al Pomodoro.
 In carta, anche le Insalate – come la Burrata e Fragole con Rucola, Spinacino, Fagiolini, Pinoli Italiani, Basilico Fresco e Riduzione all’Aceto Balsamico – e le Pizze, tra cui la Pesto e Stracciatella con Fiordilatte di Agerola, Pesto di Basilico, Pesto di Pomodori Secchi, Crema di Stracciatella al Lime e Mandorle Tostate, oppure la Filetto di Tonnetto con Pomodoro Biologico, Filetti di Tonnetto Alletterato, Pomodori Datterini Gialli, Olive Taggiasche, Scorza di Lime e Basilico Fresco.
Al nuovo menu, chiamato “Summer Delights” , si affiancano gli “Anniversary Special”, che omaggiano le specialità e i produttori che hanno fatto la storia di Obicà negli ultimi vent’anni. Fino agli inizi di giugno, la protagonista è la Figliata di Latte di Bufala con Bocconcini di Mozzarella di Bufala Campana DOP ( goduria consigliata) sia come piatto singolo sia abbinata a vari piattini, come, ad esempio, i Crostini con Pacchetelle di Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP e Origano Fresco o  la Caponata Siciliana e il Pesto di Pomodori Secchi. Da metà giugno ad agosto, sarà invece disponibile uno speciale menù campano in collaborazione con Gentile, che propone la pregiata pasta di Gragnano IGP e altri prodotti della tradizione campana. A settembre e ottobre, sarà la volta del Salumificio Santoro, azienda pugliese che produce salumi tradizionali nel cuore della Valle D’Itria, tra cui il Capocollo di Martina Franca, nato da antiche tradizioni contadine che lo hanno conservato fino ai nostri giorni, grazie alla lenta marinatura e al profumo dell’affumicatura con la corteccia di fragno.
CHIARA VANNINI
Obicà Mozzarella Bar 
Rinascente Piano Terra 
V. Lagrange 15 , Torino 
Tel. 011 19042353

La ‘nicchia’ dei profumi

PENSIERI SPARSI  Di Didia Bargnani

La Wunderkammer dei profumi esiste, si trova in via Maria Vittoria in un magnifico palazzo del ‘600,  in quello che nel 1679 fu il primo ghetto ebraico edificato in Piemonte, dove grandi cancelli davanti alle case, tuttora presenti, venivano chiusi ogni sera e rendevano gli abitanti prigionieri nelle loro stesse abitazioni.
Possiamo collocare la nascita della Profumeria San Federico nel 1938, nell’omonima Galleria che nasceva dalla ristrutturazione iniziata nel 1930 della Galleria Natta, all’epoca il cuore pulsante di una Torino dinamica, meta di svago e affari. La Profumeria, in quegli anni era conosciuta in tutta Italia per la vendita di raffinati fermagli per capelli in osso, corno e tartaruga e per la ricercata selezione di alcuni profumi e saponi provenienti da Inghilterra e Francia da dove i vecchi proprietari facevano arrivare anche preziosi prodotti, come quelli di Creed e Floris,  per la toilette maschile.
Simona Gambino entra nella Profumeria della Galleria nel ‘91, ampliando l’offerta dei profumi, rigorosamente di ‘nicchia’, e dei prodotti di bellezza, accanto agli onnipresenti fermagli per capelli e nel giro di poco tempo il suo negozio diventa il punto d’incontro per tutti coloro che amano la ricercatezza, le essenze dei grandi Maitres parfumeurs  e tutto quello che nelle altre profumerie non si riesce a trovare.
Nel 2019 la Profumeria San Federico si trasferisce in via Maria Vittoria 10, il locale viene letteralmente trasformato da Simona in un luogo delle meraviglie, si recuperano tutti i particolari dell’epoca, i muri vengono decorati con vecchie carte da parati posate al contrario e dipinte a mano, si riscopre il pavimento che era di una vecchia chiesa provenzale del ‘700 posato qui chissà quando, chissà da chi.
“ Il mondo dei profumi di ‘nicchia’ è completamente cambiato – mi spiega Simona con un certo rammarico- basti pensare che all’ultimo Salone di Milano , gli espositori di questo genere di profumi erano 580, contro i 230 dello scorso anno; questo significa che si sta andando sempre più incontro ad un appiattimento, una standardizzazione e spersonalizzazione di un genere che fino a pochi anni fa era veramente un qualcosa di ricercato, unico e prezioso”.
Come si fa dunque a scegliere un profumo per proporlo poi ai propri clienti? Come si fa a capire se un profumo o una profumeria che, ultimamente nascono come funghi, sono veramente di ‘nicchia’ o se vengono solo spacciati per tali?
“Mi affido al mio naso e alla mia esperienza di 35 anni di profumeria di ‘nicchia’. Scelgo in base alla sensazione che i profumi mi danno, scelgo la qualità delle materie prime e non la moda; oggi ci sono tanti ‘nasi’ improvvisati, diffido di quelle persone che nella vita facevano tutt’altro e di colpo creano profumi definendoli di ‘nicchia’, non funziona così, ci vuole esperienza, conoscenza degli ingredienti e della storia”.
“ Sono fortunata perché sono i brand a cercarmi, ogni giorno ricevo richieste per poter venire in negozio a presentarmi nuovi prodotti , io ascolto e scelgo in base alla qualità e alla storia che si cela dietro a un marchio, sono aperta alle novità, compro e vendo ciò che mi piace”.
Cosa cercano maggiormente i clienti?
“Un luogo in cui si viene a ricercare il proprio profumo aiutati da me, si cerca anche l’esclusività, ci sono  marchi che a Torino si possono trovare solo qui, come alcuni profumi argentini, messicani e portoghesi ma anche italiani come Profumum Roma o il francese Astier de Villatte che in tutta Italia siamo solo in tre o quattro profumerie ad avere.
Ultimamente mi piace poter immaginare una sorta di giro del mondo olfattivo che si compie attraverso le varie fragranze, le essenze cambiano moltissimo in base al Paese in cui le materie prime nascono, si sviluppano e vengono distillate. Basti pensare alla Rosa, 1.400 fiori per ottenere 1 grammo di olio essenziale, abbiamo La Rosa Damascena (Bulgaria e Turchia), la Centifolia, la Tea, la Gallica , quella Araba e ognuna di loro avrà un profumo diverso che dipende dal terreno e dalla latitudine in cui è cresciuta”.
Simona mi racconta l’esperienza vissuta il mese scorso a Grasse, in Francia: “Sono stata invitata da una famiglia di essenzieri, i Robertet, leader mondiali nelle materie prime naturali, che lavorano nell’industria dei profumi dal 1850 come coltivatori, chimici, profumieri e raffinati ricercatori, alla raccolta della Rosa Centifolia, chiamata “La Rosa dei pittori” perché rappresentata in tante nature morte e dal profumo inconfondibile. È stato un momento indimenticabile ed un grande privilegio essere stata scelta per partecipare a un evento così importante per chi svolge il mio lavoro, ho raccolto personalmente le rose e ho assistito al processo di distillazione nel corpo centrale dell’azienda, progettato ai tempi da Gustave Eiffel”.
Simona Gambino è molto sensibile anche ai prodotti che prestano attenzione all’ecologia “ Sono favorevole a brand vegani, biologici che basano gran parte della produzione sul riciclo. A questo proposito si è appena svolto in negozio un evento in collaborazione con Hobepergh, marchio naturale al 100% ( usano solo olii essenziali e mai acqua), con sede sull’Altopiano di Asiago che utilizza piante Alpine officinali e scarti della frutta usata per la marmellata di un noto produttore della zona per creare soluzioni per la skincare quotidiana, innovative e multiuso mai sperimentate  finora in ambito cosmetico con una visione a lungo termine per il futuro della nostra Terra”.
In occasione di uno dei suoi viaggi, in cerca di nuovi profumi e ‘nasi’, Simona si è innamorata di Marrakech dove, dieci anni fa, ha aperto un raffinato ed elegante riad vicino alla Piazza delle Spezie, il Riad K – “ Ho percepito ciò che questa città poteva essere stata in passato: il mix con il colonialismo francese ha lasciato un’impronta di fascino incredibile, qui l’olfatto viene incredibilmente sollecitato. Quando arrivo mi ricarico completamente, si tratta di una pausa dal lavoro che mi rigenera anche se, in realtà, ne  approfitto per sperimentare le loro acque di rosa, i saponi all’olio di Argan e mi dedico alla ricerca di artigiani per la creazione di bijoux unici e particolari da proporre alle mie clienti”.
Intanto gli eventi si susseguono uno dopo l’altro, il 13 giugno la presentazione ufficiale di una maison di profumeria di ‘nicchia’ argentina, in esclusiva alla Profumeria San Federico, ‘Frassai’, dalle note sensuali e seducenti.
Grazie Simona, per avermi raccontato con grande passione così tante ‘chicche’ sul tuo mondo profumato!

La festa della pizza di Eataly Lingotto fino a mercoledì

Per celebrare il piatto più amato dagli italiani 

  

La pizza è uno dei piatti più apprezzati della cucina italiana: secondo un recente sondaggio, ogni anno in Italia ne vengono mangiate circa 2,7 miliardi e il 65% degli italiani (quasi 2 su 3) sceglie la pizza almeno una volta alla settimana *.  

È anche una delle proposte più richieste dai clienti dei ristoranti di Eataly che, attraverso le più di 1.100 pizze sfornate ogni giorno ha un osservatorio privilegiato sul tema: le più amate sono la tradizionale Margherita e quella con mozzarella di bufala. Subito dopo ci sono la Diavola, arricchita con il salame piccante e la Margherita in versione scrocchiarella, con l’impasto Senatore Cappelli.  

  

Fino a mercoledì 12 giugno a Eataly Torino Lingotto va in scena la festa della pizza e con l’occasione viene presentata una novità nel menu della pizzeria: il Calzone verticale. L’impasto è a base di farina di grano duro biologico italiano Senatore Cappelli, che lo rende croccante e racchiude tre farciture speciali estive, da assaporare direttamente tra le mani, come se fosse una pizza a portafoglio. Non a caso è servito in verticale, sorretto da un elegante supporto. Il Calzone è proposto nella versione alla caprese, con pomodoro cuore di bue, rucola, mozzarella fior di latte e pesto genovese, in quella con mortadella, burrata e pistacchio e infine con prosciutto crudo e mozzarella. 

Durante la festa della pizza sono in programma momenti didattici, ospiti speciali e serate a tema, per approfondire un settore in continua evoluzione. 

Appuntamento speciale domenica 9 giugno con il Degustapizza. Sarà una serata unica per assaggiare il giro-pizza in stile Eataly. 8 proposte create dai Maestri Pizzaioli saranno protagoniste di una cena particolare, pensata per celebrare le tante versioni di un’eccellenza Made in Italy, con ingredienti che faranno fare un viaggio di gusto tra le diverse regioni: la bufala campana, il prosciutto di Parma, l’nduja calabrese e molto altro saranno le farciture golose per l’occasione. 
La Pizzeria di Eataly, inoltre, vedrà succedersi pizzaioli ospiti, che porteranno e faranno assaggiare la loro idea di pizza. Si andrà così alla scoperta di diversi tipi di impasto, lievitazione, cottura e anche farcitura. Mercoledì 5 giugno a cena Andrea Brunetti del ristorante Sileo, a Nucetto (CN), proporrà la sua pizza, già premiata tra le migliori da Gambero Rosso e segnalata da 50 Top Pizza: dall’impasto leggero, farcita con prodotti locali e con un’attenzione unica agli abbinamenti. La sera di martedì 11 giugno, sarà invece protagonista Liviu Ceoflec direttamente da Bricks, punto di riferimento a Torino per la pizza gourmet, in particolare al padellino. Gli impasti sono tutti a partire da farine bio, dal classico all’integrale, a quello al farro monococco.
Non mancheranno le attività didattiche, con lezioni pratiche nella Scuola di Eataly per imparare a fare l’impasto a regola d’arte anche a casa e workshop a tema che propongono l’abbinamento perfetto con gin tonic o birra.
 

Per maggiori informazioni: www.eataly.it 

Greta Tedeschi la dj torinese tra le 100 più influenti al mondo

SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO 

Il mestiere del dj è stato maggiormente visto in veste maschile, ma da un po’ di anni finalmente sono sempre più presenti alla console anche le donne, come Greta Tedeschi riconosciuta come una delle 100 dj più influenti al mondo, prima in italia fra le donne, sui social vanta più di 420 mila follower ed è arrivata al successo soffrendo e lottando da sola ogni giorno per il suo sogno. Greta si racconta per noi oggi…

Greta raccontaci com’è la vita da dj?

Principalmente faccio sempre serate e di giorno preparo i brani nello studio di produzione, in più io ho anche un’agenzia di comunicazione e Marketing. Per le serate normalmente vengo contattata dal proprietario della discoteca che scrive alla mia manager, si accordano, si fa un contratto poi il giorno dell’evento sono sempre accompagnata da qualcuno del mio team, mi viene a prendere un driver, arrivo al locale nel pomeriggio controllo che tutto sia perfettamente a posto per la sera, poi si cena ed io inizio a suonare nei locali a metà serata nel momento clou.
Ho molte persone che si occupano della mia immagine e del mio lavoro, pensa che ho un’agenzia solo per l’Asia.

In Asia l’ambiente della discoteca è molto differente dal nostro, come mai?

Sì perché vedono la discoteca come un posto dove sfogarsi ballando, da noi in Europa si va maggiormente per relazionarsi con nuove persone. Dal punto di vista estetico sono tutti edifici nuovi molto lussuosi.

A serata quale può essere il cachet?

Circa 2000/3000 Euro più tutte le spese, si può vivere solo di questo lavoro e ne vado fiera, ci ho messo tanto per arrivare fino qui.

Qual è il tuo brano di maggior successo?

Ho fatto un remake di “Loosing my religion” insiema Luca Testa e Roberto Molinaro che è stato top 100 in Europa, nelle classifiche radio e Spotify.

Che cosa consigli per coloro che vogliono raggiungere i loro obiettivi anche artistici?

Io sono sempre stata molto determinata, per me non esiste un piano B, per me si arriva e basta, non ho mai pensato che si possa fallire, amo così tanto il mio lavoro che non voglio trovare nessuna scusa per arenarmi.

Hai anche scritto un libro, si chiama “La prima chiave”, con degli aneddoti sia di vita personale che di tour, ci racconti come funziona questo settore in modo molto alternativo anche perché si può leggere partendo da qualunque capitolo.

Si l’ho scritto durante il covid, è stato un modo per fare arte diversamente dal solito, in questo libro c’è tanto di me, racconto anche della mia infanzia del rapporto molto travagliato che ho avuto con mio padre.

Sei cresciuta però con una mamma che ti ha sempre sostenuta nel tuo lavoro e che ti ha portata lei nella prima discoteca a 14 anni è vero?

Si è stata per me una grande spalla, mi ha sempre dato la libertà di fare quello che volevo lavorativamente è questo mi ha resa davvero felice, mi ha insegnato che tutto, con impegno, si può fare.
Ha iniziato a capire che era diventato un lavoro quando ho iniziato a vivere solo di questo mestiere.
La vita è già difficile di suo, se ancora la passiamo facendo un lavoro che non ci piace abbastanza non saremmo mai soddisfatti e non potremmo dire di aver vissuto a pieno.

Progetti per il futuro?

A breve uscirà un pezzo con Jhonson Rigeira per l’estate “Maria Maddalena”
Che sentirete in radio, nei club e non solo…

Greta Tedeschi oltre che una grande professionista nel suo settore, è un grande esempio per tutti coloro che nella vita hanno un obiettivo e lo perseguono con tutto l’amore e la tenacia possibili.

Noemi Gariano

Al Forte di Vinadio” tornano ad esplodere i profumi di primavera

“Forte in fiore”

Sabato 8 e domenica 9 giugno

Vinadio (Cuneo)

Il “Forte” (insieme alle Fortificazioni di Fenestrelle ed Exilles, fra i più significativi esempi di architettura militare dell’arco alpino) già di per sé val bene una visita. Se poi per due giorni diventa prezioso ed eclettico “palcoscenico” di manifestazioni improntate all’esposizione del ricco patrimonio culturale di un territorio più che mai fertile e generoso sotto vari aspetti, allora si moltiplica l’interesse di un weekend (o anche solo di qualche ora) da passare fra le sue mura, che, su tre livelli, racchiudono ben 10 chilometri di percorsi interni. Fatto erigere da Carlo Alberto di Savoia nel 1834 e completamente restaurato negli anni Duemila, il “Forte Albertino” di Vinadio (Cuneo), sabato 8 (dalle 14 alle 21) e domenica 9 giugno (dalle 9,30 alle 19) torna ad  aprire le porte ai colori e ai profumi della primavera con la quarta edizione di “Forte in fiore”, la mostra mercato “dedicata alla natura, alla creatività e all’artigianato” organizzata da “Fondazione Artea”in collaborazione con il Comune di Vinadio, negli spazi del “Rivellino” e nel Fossato di “Porta Francia”. Oltre alla presenza di espositori provenienti da tutta Italia, l’evento sarà arricchito da un fitto programma di “proposte culturali”, attraverso incontri, approfondimenti, spettacoli, laboratori e momenti di piacevole intrattenimento.

Per partecipare a “Forte in fiore” è previsto un biglietto a tariffa unica di 3 euro, con ingresso gratuito riservato ai bambini fino ai 10 anni e, per il solo pomeriggio del sabato, ai residenti nel Comune di Vinadio. Con una promozione speciale, al costo di 5 euro, sarà inoltre possibile aggiungere alla visita della “mostra-mercato”, il percorso multimediale “Montagna in Movimento”, la mostra “Messaggeri Alati” e l’“Orto segreto”.

Per ulteriori info: tel. 0171/1670042 o www.fortedivinadio.com

D’obbligo un bel giro di ricognizione alla “mostra-mercato”, dove gli espositori promuoveranno le eccellenze della Valle Stura e del territorio, insieme a realtà e prodotti provenienti da altre zone d’Italia per presentare un’offerta assolutamente ricca e variegata: piante grasse, da frutto, aromatiche e ornamentali, specie botaniche rare, rose antiche e moderne, fiori stagionali e da collezione, così come prelibatezze

enogastronomiche, accanto (per cambiar discorso!) a pregiati tessuti orientali, abiti e accessori sostenibili della moda upcycling e opere di artigianato. Di tutto e di più.

Nello spazio “Rivellino”, anche quest’anno sarà presente la “Libreria” di “Forte in fiore”, con manuali e opere dell’editoria cuneese e dove, sotto il titolo di “Storie di vita in montagna” si terranno anche talk e spettacoli teatrali e musicali, dedicati in particolare, quest’anno, alle tante sfaccettature dell’universo montano visto da una prospettiva femminile, con “Donne forti” (sabato 8, alle 15,30) – finestra aperta e reale sulle ragioni e sulle conseguenze del vivere e lavorare in montagna – e con l’incontro (sempre sabato 8, alle 16,30) con donne “di montagna” protagoniste di imprese sportive straordinarie, dall’“indigena” Stefania Belmondo (orgoglio azzurro dello sci nordico, vincitrice di ben 23 gare di “Coppa del Mondo” e 10 “medaglie olimpiche”) a Katia Tomatis (campionessa nazionale di scialpinismo, passata da un sicuro lavoro in banca a gestire oggi un suo rifugio in Alta Valle Stura) e a Linda Cottino (giornalista e grande appassionata di sport montani). Ad intervallare gli interventi, sono previsti canti tradizionali della cultura popolare occitana. A chiudere la serata (alle 18,30) sarà lo spettacolo teatrale “Corde Rosa. Trame di donne in vetta” di Elena Lo Muzio: sei monologhi interpretati da Ancilla Oggioni.

Sempre nello Spazio del “Rivellino”, da non perdere “CROUSET – Fiore all’occhiello della Valle Stura”, il programma di attività ed offerte culinarie curato dal Gruppo “La Rasdouireto” per avvicinare il pubblico alla tradizionale “pasta fresca”, la “crouset”, di Vinadio, attraverso un “laboratorio per bambini” (sabato, alle 15) e una “dimostrazione live” per adulti, in programma domenica, dalle 10 alle 18. Un’autentica squisitezza! Che sarà possibile gustare, sabato a cena e domenica a pranzo, nei vari ristoranti locali, in accoppiata con un’ampia offerta di sughi e condimenti. Da leccarsi i baffi!

g. m.

Nelle foto: immagini di repertorio e Mostre “Messaggeri Alati” e l’“Orto segreto”

Festival “Granda in Piazza” presso la Piazza dei Mestieri

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La piazza dei Mestieri di Torino, in via Duranti 13, proporrà un evento dal 7 al 9 giugno prossimo imperdibile per tutti gli appassionati di birre artigianali. Il Festival, intitolato “Granda in Piazza” e che comprenderà 12 birrifici e 108 birre internazionali, sarà teatro espositivo di alcuni dei più apprezzati birrifici europei, il tutto all’insegna della qualità, del buon cibo e del divertimento.

Tra i birrifici ospiti risultano, tra gli altri, il noto birrificio berlinese BRLO, il Moor, birrificio inglese all’insegna della tradizione e dell’innovazione per creare birre non filtrate e dal sapore unico, la Lerwing, birreria norvegese per le sue birre audaci e innovative, il Wicklow Wolf, birrificio irlandese che si distingue per la sua passione, per l’innovazione e l’uso di ingredienti di alta qualità, la birreria nostrana CANEDIGUERRA, da sempre attenta alla produzione classica e a quella creativa, e a un altro nome di spicco della scena italiana come il Brewfist, specializzato nella produzione delle IPA che hanno fatto scuola in Italia e all’estero. Non mancheranno anche marchi di birra danesi e belgi, oltre alle creazioni brassicole dei due organizzatori Granda e Birrificio La Piazza.

Dopo il successo delle scorse edizioni e .a collaborazione “Beer Heron” presentata lo scorso anno alla Beer Fest Platz a Torino, tornano con le loro etichette di punta e un grande evento nato dal desiderio di unire le forze per offrire al pubblico l’occasione unica per scoprire nuovi birrifici, storie e sapori.

Saranno anche presenti i mastri birrai per raccontare le loro creazioni al pubblico degli appassionati. Il menu è ideato dagli chef Maurizio Camilli e Marco Santelli, per un evento all’insegna della buona musica e del divertimento, in un’atmosfera senza eguali.

 

Mara Martellotta

Open House: il nostro viaggio tra il Centro e zona Lingotto

Grazie ad Open House quello appena passato è stato per Torino un weekend alla scoperta delle più belle case, palazzi e luoghi di interesse culturale della città che per due giorni hanno aperto le porte rendendoci partecipi della loro magia e bellezza. Il format internazionale, che nell’annata precedente ha coinvolto 20730 visitatori per 41170 visite, si riconferma anche per il 2024 come uno degli eventi più apprezzati dai cittadini garantendo, attraverso tour guidati e approfonditi, il vero spirito di questa iniziativa:“un invito alla coperta, una grande festa per la curiosità e il senso di appartenenza”. I luoghi visitabili si estendevano per tutta la città offrendo la possibilità di esplorare  zone meno conosciute e molto diverse per stile e cultura, ai fini di carpire al meglio la versatilità della città.

Società Canottieri Caprera- Zona Centro

Affacciato sulla sponda del fiume Po e costeggiato dall’imponente Ponte Umberto I, in una location nascosta e affascinante sorge uno dei circoli di canottaggio più antichi d’Italia e tra le più importanti della città: la Società Canottieri Caprera.

La storia secolare del circolo inizia nel 1883 per volontà dei soci fondatori che già appartenevano alla Società ginnastica, dalla quale decisero di separarsi, dando vita ad una associazione completamente dedicata al canottaggio. Il nome della stessa viene scelto per rendere omaggio all’ isola sarda in cui era spirato Garibaldi. L’uguale richiamo alla tradizione garibaldina vi è anche nella scelta iniziale del colore delle divise sociali completamente rosse. L’affascinante storia di questo posto è anche legata alla sua ubicazione che divenne definitiva solo nel 1914 quando la sede ufficiale venne finalmente inaugurata e definitivamente messa appunto nel 1929 con la costruzione di un ampio laboratorio di rimessaggio e manutenzione delle imbarcazioni. La Società Canottieri Caprera è stata in grado di distinguersi grazie alle eccellenti squadre di atleti che all’interno di questo posto si sono formate e hanno avuto modo di partecipare anche a competizioni olimpioniche. Sarà per questo che l’impressione che si ha entrando è quella di un luogo in cui vi sia un perfetto connubio tra la storia secolare sportiva che risiede al suo interno e la capacità di sapere integrare la modernità del tempo attuale. Questo anche grazie alle numerose attività, sportive e non, che il circolo è stato in grado di offrire rendendolo un vero luogo di socialità torinese: dalla sala di burraco, al ristorante con l’ampio terrazzino, ai campi da tennis, alla piscina e alla terrazza che verrà inaugurata proprio sabato 8 giugno. La caratteristica unica e affascinante di questo posto rimangono le ampie sale che ospitano le barche e i relativi pontili affacciati sul Po dal quale è possibile immergersi nell’atmosfera naturale e meditativa di questo posto, che permette di dimenticarsi di essere in una città.


Casa MOI(TO)– Zona Lingotto
Una casa completamente ripensata come un vero percorso tra arte e architettura e messa a nuovo per dare nuova vita e futura speranza ad un quartiere controverso passato- nel giro di pochi anni- dalla vivacità del periodo delle Olimpiadi del 2006 alle numerose difficoltà sopraggiunte gli anni successivi.

L’idea di Casa MOI(TO) nasce dalla creatività indiscussa delle due Architette Silvia Scalia e Silvia Somma, che già dal nome dell’appartamento hanno convintamente riportato all’interno delle mura la vivacità del quartiere circostante. Il MOI era, infatti, il grande Mercato Ortofrutticolo all’ Ingrosso che per anni è stato il centro nevralgico della zona. Non solo il nome, ma anche le decorazioni della parete della casa- create mediante la tirata ad hoc dalle colla della piastrelle- riprendono le forme e la disposizione del Mercato circostante. Un appartamento su due piani curatissimo per dettagli e giochi di luce, ove ogni angolo trova la sua perfetta funzionalità nell’ambiente complessivo. Il pavimento riprende la tecnica del Kintsugi ovvero delle riparazioni effettuate con il filo d’oro” e diventa così espressione del profondo lavoro che le due architette hanno messo nella realizzazione dello stesso. Il tocco finale della casa è l’utilizzo del pezzo originale di un vecchio modello della ‘500 trasformato in un angolo bar che diventa rievocazione dell’ antica storia del quartiere Lingotto.

Valeria Rombolà