Rivoli, il 6 la Festa della Befana
Pomeriggio di divertimento in piazza San Rocco. A causa del previsto maltempo la festa della Befana è spostata al 6 gennaio
Ultimi giorni anche per visitare il Villaggio di Babbo Natale di Rivoli
Mentre la città festeggia fino a domenica 7 gennaio la ventesima edizione de Il Villaggio di Babbo Natale, Rivoli si prepara ad accogliere una grande festa in onore della Befana. Inizialmente in programma per venerdì 5 gennaio, visto il previsto maltempo, si svolgerà sabato 6 gennaio.
Sabato 6 gennaio, quindi, in piazza San Rocco, dalle 16,30, sono in programma animazione e merenda alla Casa della Befana con la presenza di alcune befane in moto. Poco dopo, alle 17, è prevista la tradizionale accensione del falò.
Sono anche gli ultimi giorni per divertirsi al Villaggio di Babbo Natale di Rivoli in piazza Martiri e piazza Portici, con la casa di Babbo Natale, la pista di pattinaggio, le casette per la merenda e tanto altro, aperto fino a domenica 7 gennaio. Nei giorni feriali apertura 15-19, sabato e domenica anche 10-13.
La festa della Befana, a cura dell’associazione commercianti e artigiani San Rocco, è infatti inserita nel calendario de Il Villaggio di Babbo Natale di Rivoli organizzato da TurismOvest, con il contributo della Città di Rivoli e la collaborazione di numerose realtà del territorio.
Ad Alpignano una spettacolare festa della Befana
Il 6 gennaio alle ore 16.30 al Palazzetto dello sport in via Migliarone 26
Sarà un grande evento dedicato alle famiglie e soprattutto ai bambini che si divertiranno con lo spettacolo gratuito “Christmas Family Circus” proposto da Fem Spettacoli. L’evento è organizzato dal Comune di Alpignano e dalla Pro Loco di Alpignano.
Verranno proposti numeri di giocoleria, equilibrismo e acrobatica aerea, comicità e.… le “Luci itineranti”, trampolieri luminosi e una maschera danzante che incanteranno il pubblico
con performance di danze e coreografie a tempo di musica.
All’inizio della festa sarà regalato a tutti i bambini lo zucchero filato! La Pro Loco accoglierà il pubblico con uno stand dove si potranno trovare popcorn, vin brulè, kinderpunch, bevande e caffè.
Inoltre, ci sarà l’attesa l’estrazione dei biglietti della lotteria della Befana con ricchi premi offerti dalla Pro Loco e dalla Associazione Artigiani e Commercianti di Alpignano; il primo
premio è una bicicletta a pedalata assistita della Bianchi. I biglietti saranno in vendita fino al momento dell’estrazione.
Verranno anche premiati i partecipanti al tradizionale concorso dei presepi promosso dagli Amici dell’Ecomuseo Cruto e un premio sarà anche assegnato alla letterina di Natale più
originale tra quelle che i bambini hanno imbucato da Babbo Natale durante il Villaggio
allestito in via Arno’ 33.
Sarà anche l’occasione per annunciare ai cittadini di Alpignano a quale iniziativa benefica verranno donati i 30.000 tappi di plastica raccolti per allestire l’albero di Natale di piazza
Caduti, albero abbattuto dalla tempesta di vento del 22 dicembre scorso.
L’evento del 6 gennaio come detto è finanziato dal Comune di Alpignano e organizzato dalla Pro Loco in collaborazione con il Comune medesimo.
Appuntamento sabato alle 16.00 al Palazzetto dello sport in via Migliarone, 26.
L’ingresso è GRATUITO fino ad esaurimento posti.
Sponsor della manifestazione sono Smat Torino e NovaCoop.
Come tradizione ogni 30 dicembre Sestriere ospita “La più grande fiaccolata d’Italia dei Maestri delle Scuole di Sci”. Uno spettacolo con i Maestri delle Scuole di Sci che insegnano sci e snowboard a Sestriere riuniti per una magica discesa formando un lunghissimo tricolore sceso dai tre tracciati del monte Alpette. Grande festa al parterre di arrivo piste con gli Alpini del Gruppo ANA Sestriere che hanno offerto vin brulé a tutto il foltissimo pubblico. A scaldare l’atmosfera sotto le stelle è stato il DJ Set by RICH MORE, dj e producer che sta scalando le hit internazionali con “Rhythm of the Night”, rivisitazione dance del celebre brano di Corona. “La più grande fiaccolata d’Italia dei Maestri delle Scuole di Sci” è stata organizzata dal Comune di Sestriere insieme al Consorzio Turismo Sestriere, Vialattea, Pro Loco Sestriere e ha visto la partecipazione di: Scuola Nazionale Sci & Snowboard Sestriere; Scuola Sci Vialattea Sestriere; Scuola Sci Olimpionica Sestriere; YES Academy Snowboard e Ski; Sestriere Borgata Scuola Sci; Scuola Nazionale Sci Pragelato; Passion Ski & Snowboard School; PreSkige Ski & Snowboar School. (Facebook Comune di Sestriere)
Contest “Natale di luce” fino al 31 gennaio
Oltre alle tradizionali Luci d’Artista, quest’anno è stata inaugurata l’iniziativa #NatalediLuce realizzata dal Comune di Torino (Città di Torino) in partnership con Iren: 7 suggestive opere luminose installate nelle circoscrizioni del capoluogo piemontese.
Un progetto destinato ad ampliarsi nei prossimi anni per portare la bellezza e la magia del #Natale anche nelle periferie.
Per l’occasione è stato lanciato un contest che invita cittadini e turisti a fotografare le installazioni e condividere gli scatti sui social utilizzando l’hashtag #nataledilucetorino. Le foto pubblicate verranno valutate da una giuria e premiate in tre categorie differenti.
Scopri qui il regolamento ➔ http://www.comune.torino.it/circ4/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6209
La morte come inizio della vita
Parlare di morte in questo periodo, in cui parte del mondo celebra la nascita del Salvatore, può sembrare quanto meno controcorrente.
In realtà, poiché nessuno ha la certezza di cosa vi sia dopo la morte, cosa succeda quando un individuo cessa di vivere e la sua anima, il suo spirito vitale, abbandona il corpo dobbiamo affidarci alla fede e credere compiendo, appunto, un atto di fede magari comportandoci in vita in modo da meritarci il dopo migliore.
Abbiamo visto come la concezione del dopo morte cambi enormemente nel corso dei secoli a seconda delle culture e delle epoche considerate.
Nell’antichità greco-romana si riteneva che i defunti richiedessero cure funerarie specifiche al fine di ricevere la protezione dei loro antenati, in assenza della quale si credeva che gli spiriti vagassero sulla Terra. Quando nel XXIV libro dell’Iliade Achille, per vendicare la morte dell’amico Patroclo, trascina il cadavere del nemico Ettore intorno alle mura di Troia, suscita nella società l’indignazione perché la profanazione dei morti era considerata un atto sacrilego.
Per i norreni la destinazione nell’aldilà dipendeva da modo in cui si moriva: morire in battaglia permetteva di accedere al Walhall tra gli einherjar insieme a Odino fino al momento del ragnarǫk(destino ultimo, fine del Creato); morire di malattia o di vecchiaia comportava, invece, la discesa nell’Hel, gli inferi.
Con l’arrivo del cristianesimo, a partire dal VI secolo, si è plasmata una diversa coscienza collettiva relativamente alla morte. Nel secolo scorso, complici due conflitti mondiali e la guerra in Vietnam, la morte era vista come un tabù, un argomento da non affrontare. La globalizzazione e la diffusione dei social hanno permesso di incontrare culture e credo diversi, permettendo una diversa comprensione di ciò che avviene dopo la morte.
In Europa nei confronti della morte e del defunto vi sono atteggiamenti diversi. In Germania il decesso è una parte della vita. Un retaggio cristiano ormai, però, superato anche da parte del Vaticano consente la cremazione ma obbliga a inumare o tumulare i resti cremati in un cimitero.
In Croazia, invece, analogamente a quanto avviene nell’Islam la sepoltura deve avvenire entro il giorno successivo al decesso. Icongiunti e chi lo desidera si riuniscono in una veglia notturna nella casa del defunto cosicché questo non resti, solo, al buio. Ilcorteo funebre segue un ordine preciso: in testa c’è la croce, seguita dagli uomini, dalle corone, dal sacerdote, dal defunto, dalla sua famiglia e, per ultime, le donne. In Italia dove la cremazione è consentita da anni, c’è ancora qualche ostacolo sollevato dalla Chiesa che ammette il deposito delle ceneri solo nel cimitero o altro luogo consacrato, ma non accetta che le si portino a casa degli eredi o vengano disperse.
Ma come è considerata la morte dalle varie culture? In Asia, complici le diverse etnie e religioni presenti (Islam, Cristianesimo, Ebraismo, Buddismo, Confucianesimo, Shintoismo, Induismo e Taoismo), sono molto diverse tra di loro le credenze sul “dopo vita”; quasi ovunque è vista come una transizione e l’approccio migliore per elaborare il lutto è accettarlo come un accadimento naturale, un evento normale della vita. In India, invece, la morte è percepita come il passaggio da una identità ad una nuova, più o meno importante a seconda di come ci si è comportati in vita(karma).
In Cina parlare dei defunti è tabù, perché si teme di invocare la sfortuna. Pur considerando il decesso come un evento inevitabile, è caldeggiata la pratica di alcune tecniche quali il Tai Chi Chuan o il Feng shui nella convinzione di prolungare la vita.
Il trattamento riservato ai defunti dipende da alcuni fattori quali, ad esempio, età o ceto. Nella cultura cinese gli anziani ricevono il giusto rispetto, anche per i morti. Ciò include il lavaggio e la vestizione del corpo, la preparazione della casa per il funerale e il rispetto del galateo funebre. Ad esempio, il rapporto con il defunto determina cosa si può indossare al funerale. Il colore dell’abito è via via più scuro allo stringersi del grado di parentela: per il coniuge o il figlio sarà nero, per un nonno blu scuro, poi grigio chiaro e così via.
Anche in Africa le usanze risentono delle molteplici culturepresenti. Nel Ghana, ad esempio, gli Ashanti ritengono che la morte sia il momento di transizione tra una vita e quella successiva. Come in altre culture, il trattamento riservato al defunto dipende dal modo in cui muore o, meglio, da come sia vissuto: una morte improvvisa non riceverà molta considerazione a differenza di una persona che muoia di vecchiaia, alla quale verranno tributati onori.
Rispetto ad altre culture, dove i riti funebri sono solitamente tristi, presso gli Ashanti si celebra la vita dei defunti. Il funerale è un saluto comunitario durante il quale si tributa l’ultimo saluto offrendo ai defunti cibo, bevande e musica, proseguendo il trattamento iniziato ante mortem con l’unzione degli infermi.
E che dire dei funerali a New Orleans (Louisiana)? Uscito dalla chiesa, il corteo con il feretro passa nei luoghi più importanti per il defunto, permettendo così a parenti ed amici di tributare l’ultimo saluto. Giunti sul luogo di sepoltura, i musicisti suonano a marciani molto lentamente, ma al ritorno dal cimitero che il ritmo assume diventa un crescendo incalzante, con i partecipanti che ballano al ritmo della musica; si credeva, infatti, che tale confusione nella strada avrebbe disorientato lo spirito del defunto, al punto di non fargli trovare la strada di casa dove avrebbe causato problemi ai suoi cari.
Sempre più persone si avvicinano alla morte in modo sereno, distaccato; pensate soltanto al suicidio assistito che sta raccogliendo sempre più fautori come unica alternativa alla sofferenza incurabile di una patologia incurabile. Nonostante le resistenze ovvie di alcuni esponenti religiosi, sempre più persone ritengono che suicidarsi non sia andare contro i disegni divini decidendo noi quando lasciare questa valle di lacrime ma sia, al contrario, una scelta legittima di chi vuole decidere del proprio destino.
Siamo tutti concordi nel ritenere la morte un evento certo, ineluttabile anche se non ne conosciamo la data né il modo in cui avverrà: perché, quindi, non accettarla con serenità, sia per noi stessi che quando accade a chi ci è caro, preparando per tempo ogni cosa (comprese le incombenze burocratiche) per ridurre al minimo i problemi a chi ci sopravvive?
Sicuramente, temere la morte significa soltanto caricarsi di emozioni negative, che non possiamo risolvere razionalmente perché è la paura di un dopo sconosciuto, temuto dal quale non si torna indietro.
Personalmente consiglio di vivere in pace con sé stessi e con gli altri, rinunciando a quei comportamenti che possono essere comodi o utili in questa vita ma sono oggettivamente dannosi per gli altri, agendo nel rispetto delle altre persone, degli animali e della natura in genere; sono certo che un tale comportamento non possa in alcun modo e secondo nessun credo essere di ostacolo ad un dopo vita dignitoso.
Sergio Motta
Un decalogo per proteggere gli animali dai botti
IL PERICOLO ARRIVA ANCHE DALLE LANTERNE CINESI
Anche gli animali selvatici soffrono per le esplosioni dei petardi, e sono le vittime più numerose. Anche le lanterne cinesi possono essere letali
L’inizio dell’anno è alle porte riproponendo il solito problema delle esplosioni di petardi e fuochi artificiali. Per informare i proprietari di cani e gatti su come comportarsi per metterli in sicurezza durante la notte di Capodanno, l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha realizzato un video-decalogo per evitare morti, ferimenti e smarrimenti dei quattro zampe terrorizzati.
Non è raro che gli animali, impauriti, scappino dai giardini e dai cortili perdendosi o finendo investiti. Animali più anziani o cardiopatici possono morire d’infarto. E anche la fauna selvatica, uccelli e animali dei parchi e dei boschi, spaventata dal frastuono e dalle improvvise luci si disorienta schiantandosi contro alberi, muri, vetrate, cavi elettrici o finendo sotto le auto. Anche le “lanterne cinesi”, fatte spesso volare in occasione del Capodanno, possono causare il ferimento e la morte di animali. Si sono verificati diversi casi di selvatici e domestici ustionati, strangolati, o morti per emorragia interna dopo aver ingoiato il metallo tagliente dello scheletro delle lanterne. Il loro volo incontrollato è inoltre molto pericoloso in quanto facile innesco di incendi boschivi.
Alcuni Comuni italiani hanno già emesso ordinanze per vietare l’utilizzo di petardi per i festeggiamenti del Capodanno, ma sono sempre troppi coloro che non rinunciano a questa anacronistica tradizione anche per l’esiguità dei controlli volti a reprimere chi non rispetta le regole.
«Per evitare che l’ultimo giorno dell’anno si trasformi in dramma o tragedia per gli animali, abbiamo stilato un decalogo con le regole e suggerimenti per mettere in sicurezza e rassicurare il proprio familiare con la coda (v. video e infografica in calce). L’inizio del nuovo anno dovrebbe essere una gioia per tutti, non motivo di terrore e angoscia», spiega il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Allo stesso tempo, facciamo appello alle forze dell’ordine affinché considerino una priorità i controlli finalizzati a far rispettare le ordinanze, non minimizzando le conseguenze, dirette e indirette, di una condotta irresponsabile da parte di chi maneggia i petardi».
Ecco i punti del decalogo Oipa
1. Teniamo gli animali il più lontano possibile dai festeggiamenti e dai luoghi in cui i petardi vengono esplosi
2. Non lasciamoli soli, potrebbero avere reazioni incontrollate e ferirsi. Stiamo loro vicini, mostrandoci tranquilli e cercando di distrarli
3. Non lasciamoli in giardino. Teniamo in casa o in un luogo protetto gli animali che abitualmente vivono fuori per scongiurare il pericolo di fuga
4. Teniamo alto il volume di radio o televisione, chiudendo le finestre e le persiane
5. Lasciamo che si rifugino dove preferiscono, anche se si tratta di un luogo che normalmente è loro vietato
6. Durante le passeggiate teniamoli al guinzaglio, evitando anche di liberarli nelle aree per gli animali per evitare fughe dettate dalla paura
7. Facciamo visitare l’animale da un veterinario comportamentalista affinché valuti la possibilità di una terapia di supporto
8. Evitiamo soluzioni fai da te somministrando tranquillanti, alcuni sono addirittura controindicati e fanno aumentare lo stato fobico
9. Organizzare una “gita fuori porta” per trascorrere il Capodanno in luoghi lontani dai centri urbani e dai rumori forti e improvvisi
10. Chiediamo al nostro Comune un’ordinanza contro i botti e sensibilizziamo l’opinione pubblica su quanto questi inutili rumori possano essere dannosi per gli animali domestici e selvatici
“Caro direttore, ho otto anni. Alcuni dei miei piccoli amici affermano che Babbo Natale non esiste. Mio papà mi ha detto: “Se lo vedi scritto sul Sun, sarà vero”. La prego di dirmi la verità: esiste Babbo Natale?”.
1897, Manhattan –Virginia O’Hanlon vuole disperatamente continuare a credere nel grande mistero di Babbo Natale, ma, al tempo stesso,è costretta a scontrarsi con la razionalità di un mondo cinico che vuole spogliare di poesia la festa più magica dell’anno. Per risolvere il dubbio si rivolge al padre, il medico legale Philip O’Hanlon che le suggerisce di scrivere al direttore del Sun. La risposta è affidata a un editoriale che porta la firma di un veterano del giornalismo: Francis Pharcellus Church. Il giornalista, che aveva seguito la guerra di secessione americana, era venuto a contatto con le sofferenze, le ingiustizie, gli odi, ma soprattutto con la mancanza di fede che si era diffusa in gran parte della società. La domanda di Virginia, in tutta la sua disarmante e apparente semplicità racchiude speranze e desideri di generazioni di bambini e di generazioni di adulti che sono stati e continuano a essere, dentro di sé, fanciulli, chiede alla società di riflettere su uno dei misteri che se svelati, se distrutti, se rivelati, se sviliti, porterebbe con sé la morte del sogno e apre un dibattito sull’eterna dicotomia tra il credere e non credere. L’editoriale di Church rappresenta non solo una grande lezione di giornalismo, ma una riflessione su un mondo incapace di andare oltre l’apparenza delle cose e di percepire la realtà se non attraverso la pura razionalità, ma soprattutto di abbandonarsi a un atto di fede, accettando di credere in qualcosa che non si può vedere, che non si può esperire attraverso i sensi. “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano)”scriverà nel 1943, quasi 46 anni dopo l’editoriale di Church, Antoine de Saint Exupery nella dedica del suo capolavoro, pubblicato proprio negli Stati Uniti. Solo i bambini o solo chi, crescendo è riuscito a conservare dentro di sé lo spirito del fanciullo, è in grado di continuare a vedere con il cuore. L’articolo di Church non rappresenta soltanto una risposta chiara e articolata alla domanda di Virginia, ma mostra a tutti i lettori quanto sarebbe triste, spoglio e senza prospettive un mondo senza misteri, senza atti di fede, senza sentimenti. “Virginia, i tuoi amici si sbagliano. Sono stati contagiati dallo scetticismo tipico di questa era piena di scettici. Non credono a nulla se non a quello che vedono. Credono che niente possa esistere se non è comprensibile alle loro piccole menti. Tutte le menti, Virginia, sia degli uomini che dei bambini sono piccole. In questo nostro grande universo, l’uomo ha l’intelletto di un semplice insetto, di una formica, se lo paragoniamo al mondo senza confini che lo circonda e se lo misuriamo dall’intelligenza che dimostra nel cercare di afferrare la verità e la conoscenza. Sì, Virginia, Babbo Natale esiste. Esiste così come esistono l’amore, la generosità e la devozione e tu sai che abbondano per dare alla tua vita bellezza e gioia. Cielo come sarebbe triste il mondo se Babbo Natale non esistesse! Sarebbe triste anche se non esistessero delle Virginie. Non ci sarebbe nessuna fede infantile, né poesia, né romanticismo a rendere sopportabile la nostra esistenza. Non avremmo altra gioia se non quella dei sensi e della vista. La luce eterna con cui l’infanzia riempie il mondo si spegnerebbe. Non credere in Babbo Natale! E’ come non credere alle fate! Puoi anche chiedere a tuo padre che mandi delle persone a tenere d’occhio tutti i comignoli del mondo per vederlo, ma anche se nessuno lo vedesse venire giù, che cosa avrebbero provato? Nessuno vede Babbo Natale, ma non significa che non esista. Le cose più vere del mondo sono proprio quelle che né i bimbi né i grandi riescono a vedere. Hai mai visto le fate ballare sul prato? Naturalmente no, ma questa non è la prova che non siano veramente lì. Nessuno può concepire o immaginare tutte le meraviglie del mondo che non si possono vedere. Puoi rompere a metà il sonaglio dei bebè e vedere da dove viene il rumore, ma esiste un velo che ricopre il mondo invisibile che nemmeno l’uomo più forte, nemmeno la forza di tutti gli uomini più forti del mondo potrebbe strappare. Solo la fede, la poesia, l’amore possono spostare quella tenda e mostrare la bellezza e la meraviglia del mondo. Ma è tutto vero? Ah, Virginia, in tutto il mondo non esiste nient’altro di più vero e durevole. Nessun Babbo Natale? Grazie a Dio lui è vivo e vivrà per sempre. Anche tra mille anni, Virginia, dieci volte diecimila anni da ora, continuerà a far felici i cuori dei bambini”. La risposta di Church è diventata parte integrante delle tradizioni di Natale degli Stati Uniti, è stata tradotta in venti lingue e The Sun, fino alla sua chiusura nel 1950, l’ha ristampata ogni anno in occasione del Natale. La storia realmente accaduta di Virginia si è trasformata, con il tempo, in qualcosa di non dissimile dalla visita dei tre fantasmi a Scrooge: una leggenda, un racconto, un canto che, insieme a tanti altri, si rievoca, si rilegge e che contribuisce a rendere speciale il Natale. In fondo, la bellezza di questa festività è racchiusa nell’abbandonarsi, anche solo per ventiquattro ore alla fede, nel credere al ripetersi della nascita di un Bambino che cambierà il mondo, nel credere a un Vecchio che porta i regali, nel credere che possano diffondersi ovunque la pace, la gioia, la speranza. Illusioni? Fantasie? Utopie? Forse. Ma anche potenti strumenti per rendere la vita di ciascuno di noi migliore.
Barbara Castellaro