ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 739

Il Papa "torinese" non nomina Nosiglia cardinale

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Ancora una volta la città resta senza berretta cardinalizia

 

Il papa che ha Torino nel cuore (e familiari che vivono qui in città) e che sarà sotto la Mole il 21 giugno per l’ostensione della Sindone non nominerà’ cardinale l’arcivescovo Cesare Nosiglia. L’alto prelato torinese cederà il posto per la terza volta ad altri. Nell’elenco delle nuove berrette il Myanmar, la Thailandia, le Isole Tonga, Capoverde, Agrigento e Ancona. I rispettivi vescovi  il prossimo 14 febbraio entreranno nel Collegio Cardinalizio. E Torino  – ancora una volta – sarà priva di cardinale. Chissà che delusione in Curia. 

 

(Foto. www.comune.torino.it – ScattTo)

In memoria di Gioberti, "l'illustre trapassato"

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Alla notizia della sua morte il Sindaco di Torino invitò, nella seduta di Giunta del 30 ottobre 1852, a provvedere al trasporto della salma in patria a spese del Municipio e ad aprire una pubblica sottoscrizione per “erigere un monumento alla memoria dell’illustre trapassato”. La salma giunse nel cimitero di Torino il 23 novembre 1852, mentre la commissione per il monumento a Gioberti si riunì per la prima volta il 3 gennaio 1853

 

Cari amici lettori, dopo divertenti serate in piazza e freddolose giornate sulla neve (purtroppo poca nonostante le speranzose previsioni meteo) eccoci finalmente giunti a quello che spero sarà il primo dei nostri numerosi appuntamenti nel nuovo anno. Quindi, tolti gli abiti scintillanti del veglione di Capodanno e in attesa di appendere la calza per l’arrivo della Befana, siamo pronti per la nostra consueta passeggiata “con il naso all’insù”alla scoperta delle meraviglie torinesi. (Essepiesse)

 

Gli altri articoli sui monumenti sono visibili nell’archivio della rubrica ARTE

 

Oggi vi parlerò del monumento dedicato a Vincenzo Gioberti situato nella piazza che ospita l’altro lato del Museo del Risorgimento, piazza Carignano. Collocato nel centro della piazza, proprio di fronte a Palazzo Carignano, Vincenzo Gioberti si erge retto in piedi su un alto basamento, indossando un cappotto sciancrato e mentre con la mano sinistra stringe un libro, tiene la destra in parte infilata nel corpetto. E’ accostato ad un trespolo coperto da un pesante drappo sul quale sono appoggiati altri due tomi.

 

Sul fronte del basamento c’è un bassorilievo in bronzo adorno di tre esili figure femminili in abito lungo, delle quali una (quella al centro) indossa una sorta di corona e trasporta una croce. Ai piedi della statua, vi è una targa sempre in bronzo, decorata con nastri e rami di alloro. Nato a Torino il 5 aprile 1801, Vincenzo Gioberti oltre ad essere il Primo Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna (ruolo che lo rese una tra le principali figure del Risorgimento italiano), fu anche un presbitero, politico e filosofo italiano.

 

Si laureò in teologia a soli 22 anni e ordinato sacerdote, insegnò alla Facoltà di teologia dove venne nominato cappellano dal Re Carlo Alberto in persona. Parzialmente influenzato da Mazzini, nel 1833 fu improvvisamente arrestato con l’accusa di complotto e, dopo quattro mesi di carcere, venne bandito dal Regno Sabaudo ed esiliato in Francia. Prima a Parigi e poi a Bruxelles (dove vi restò fino al 1845 ad insegnare filosofia), Gioberti trovò il tempo di scrivere diverse opere di importanza filosofica che lo fecero conoscere in tutta Europa come teorico del liberalismo, con una visione democratica dello Stato.

 

Allo scoppiare dei moti del 1848 fece ritorno a Torino dove, accolto da Carlo Alberto, venne nominato per acclamazione Presidente del Consiglio; in seguito ricoprì il ruolo di Ministro della Pubblica Istruzione e di Ministro degli Affari Esteri. Si allontanò nuovamente da Torino per una missione diplomatica a Parigi da cui però non fece più ritorno. Rifiutò la pensione che gli era stata offerta e ogni promozione ecclesiastica, visse invece in povertà e passò il resto dei suoi giorni a Bruxelles dove si trasferì per dedicarsi agli studi letterali. Morì improvvisamente mentre si trovava a Parigi, il 26 ottobre 1852.

 

Alla notizia della sua morte il Sindaco di Torino invitò, nella seduta di Giunta del 30 ottobre 1852, a provvedere al trasporto della salma in patria a spese del Municipio e ad aprire una pubblica sottoscrizione per “erigere un monumento alla memoria dell’illustre trapassato”. La salma giunse nel cimitero di Torino il 23 novembre 1852, mentre la commissione per il monumento a Gioberti si riunì per la prima volta il 3 gennaio 1853, decretando che in pochi mesi si potesse ottenere una somma sufficiente e adatta per celebrare degnamente il personaggio. Fu però solo nel dicembre del 1856 che le sottoscrizioni raggiunsero la quota “degna” di £ 29.000.

 

Per quanto riguardò la scelta dell’artista non si procedette per pubblico concorso, ma i membri della commissione proposero e votarono segretamente diversi artisti tra cui Vela, Buti, Simonetta, Dini e Albertoni; quest’ultimo ottenne più votazioni e nel 1857 venne direttamente incaricato per erigere il monumento a Vincenzo Gioberti. Dalle descrizioni dell’opera, l’artista propose una statua dell’altezza di 3 metri che ritraeva Gioberti in uno dei suoi atteggiamenti consueti, ovvero, “quello di tenere il vestito abbottonato, la mano destra poggiata sopra il primo bottone”. Il piedistallo su cui poggiava la statua sarebbe dovuto essere di 4 metri e adorno di 3 bassorilievi rappresentanti l’Italia, il Genio della filosofia e la Storia, ma per economia di spesa venne realizzato un solo bassorilievo che rappresentava 3 esili figure femminili con abiti lunghi.

 

Inizialmente restio ad accettare la proposta della commissione di collocare agli angoli degli scalini, 4 colonnine “per un maggiore ornamento” e a protezione del basamento, Albertoni, ad opera ultimata, dovette ricredersi e suggerì addirittura di collocare ben 8 pilastrini al fine di nascondere visivamente un errore di progetto dovuto, secondo lui, alle ridotte pedate degli scalini. A decoro dei pilastrini propose, inoltre, una catena in ferro che girava tutto intorno. Scoperto senza alcuna solennità il 13 agosto 1859, il monumento venne consegnato ufficialmente alla città, da parte della commissione, il 1°aprile 1860, giorno che precedette quello dell’apertura del Parlamento.

 

Una nota curiosa riguarda lo scultore Angelo Bruneri, che nel novembre 1853 fece omaggio alla città di un busto di Vincenzo Gioberti. Venuto poi a conoscenza dell’incarico ad Albertoni e convinto spettasse a lui una qualche riconoscenza per l’omaggio offerto, Bruneri scrisse al Sindaco lamentandosi di come le scelte dell’amministrazione ricadevano sempre su personaggi con già tanto lavoro, mentre artisti più modesti, come lui, vivevano in miseria e non riuscivano a mantenere la famiglia. La Giunta, dopo la lettera, decise di offrire in dono al povero scultore un anello d’oro del valore di £ 300.

 

Per quanto riguarda la collocazione del monumento, piazza Carignano, sulla quale si affaccia il palazzo omonimo, sede del primo Parlamento italiano, non poteva essere luogo più adatto per accogliere la statua del suo primo Presidente del Consiglio. La prima proposta avanzata dalla Commissione al Municipio fu di collocare la statua in un sito pubblico; successivamente si individuò piazza Carignano e la scelta non venne più messa in discussione. Piazza Carignano, a partire dagli anni Novanta, è stata inserita nel progetto di riqualificazione dello spazio pubblico “I luoghi ritrovati” che, razionalizzando il traffico, ha consentito di “liberare spazi” e restituirli come luoghi di passeggio in cui potersi vivere la città. Prima di questa trasformazione la piazza era un parcheggio ed il monumento era quasi soffocato dalle auto; con il tempo è diventata uno spazio vivo in cui è stato possibile realizzare numerose iniziative e allestimenti tra cui Luci d’Artista.

 

E anche per oggi la nostra passeggiata tra le vie di Torino termina qui. L’appuntamento è sempre per la prossima settimana alla scoperta delle meraviglie della nostra città. Per ora non mi resta che augurarvi una “buona Befana” e una felice (anche se tanto felice non è mai) conclusione delle vacanze natalizie.

 

Simona Pili Stella

Apidge: "il nostro impegno per i protagonisti della scuola"

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L’Associazione Professionale Insegnanti di Discipline Giuridiche ed Economiche è nata nel giugno del 2014

 

Il secondo giorno dell’anno il presidente di APIDGE – Associazione Professionale Insegnanti di Discipline Giuridiche ed Economiche, nata nel giugno del 2014, è stato ospite della redazione de “Il Torinese”. Accompagnato da Massimo Iaretti, responsabile dell’area comunicazione di APIDGE e coordinatore del Piemonte, Ezio Sina, docente in un istituto superiore romano e con un lunga esperienza nel mondo della scuola, ha illustrato le finalità dell’associazione che raggruppa i docenti della classe A019.

 

Da che cosa nasce APIDGE ?

Da una grave mancanza, trattandosi di una categoria di professionisti della scuola non assistita sotto un profilo organizzativo. Si è dato corpo ad un’esigenza diffusa in tutto il territorio nazionale, da tanti colleghi che l’hanno più volte rappresentata.

 

A chi si rivolge l’associazione ?

Ai professionisti della scuola,  a quei docenti che non si sentono soltanto lavoratori ma anche protagonisti della scuola, anzi della buona scuola.

 

Quali sono le vostre iniziative rivolte agli insegnanti delle discipline giuridiche ed economiche?

Rispondo riportando i punti che sono contenuti nel Manifesto che abbiamo approvato a livello nazionale:

1)porsi come interlocutore critico e propositivo delle istituzioni per quegli aspetti che riguardano la cultura e coscienza professionale del docente,  partendo dal presupposto che  gli insegnanti non sono meri esecutori di programmi di studio, ma professionisti seri e responsabili nel sistema Scuola;

2)promuovere e sviluppare lo studio delle Discipline giuridico-economiche esteso nei curricoli del biennio delle scuole superiori;

3)evidenziare e sostenere che l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione venga definitivamente assurto al rango di disciplina specifica e si determini l’affidamento ai docenti di Discipline giuridiche ed economiche;

4)insistere sull’attribuzione di una nuova identità costitutiva nei confronti del Liceo economico-sociale, che rappresenta lunico liceo dove si studiano due lingue straniere e le discipline giuridico-economiche fino al completamento dei corsi, valorizzandolo come liceo della contemporaneità”;

5)proporsi come interprete di qualunque forma di sensibilizzazione necessaria presso le istituzioni, perché venga assicurato un nuovo spazio al diritto, all’economia politica e alla scienza delle finanze tra le discipline professionalizzanti degli  istituti tecnici e professionali;

6)assicurare che, in occasione del riordino della classi di concorso, sia mostrata particolare attenzione nel valutare i titoli culturali e professionali dei docenti attualmente in possesso dell’abilitazione all’insegnamento per le Discipline giuridiche ed economiche (classe A 019).

 

Siete presenti in Piemonte ?

Certamente, anzi, la realtà piemontese si sta dimostrando la più dinamica del Nord Italia. Abbiamo avanzato alcune proposte come quella di introdurre l’insegnamento della sicurezza degli ambienti di lavoro e la tutela della salute dei lavoratori nei percorsi scolastici e nei prossimi mesi sono in programma alcuni appuntamenti, a Torino e sul territorio regionale per diffondere i contenuti del Manifesto ed anche per avanzare proposte concrete di lavoro.

 

Il senatore Roberto Ruta ha presentato un disegno di legge a Palazzo Madama nel quale si chiede l’istituzione dell’insegnamento del diritto e dell’economia in tutte le scuole secondarie nel biennio. Come lo valuta?

A prescindere dal fatto che la nostra associazione è rigorosamente apartitica, questo disegno di legge è stato redatto, finalmente, da una persona che  capisce di scuola – non a caso è un insegnante – e che occorre specificità e professionalità per questo tipo di materie.

 

P. G. Minazzi

Trenta foto in rete per il 2014 di crpiemonte

con reg lascaris

 30 immagini del 2014  che ripercorrono i dodici mesi appena trascorsi

 

L’insediamento della X legislatura il 30 giugno, la consegna del Sigillo all’Arma dei Carabinieri che compie 200 anni, la festa per la Croce Rossa nel centocinquesimo: sono questi alcuni dei principali avvenimenti del 2014, immortalati nelle fotogallery realizzate dalla Direzione Comunicazione dell’Assemblea regionale. Abbiamo scelto trenta immagini emblematiche che ripercorrono i dodici mesi appena trascorsi, ricordando le diverse mostre allestita a Palazzo Lascaris, in Biblioteca e all’Ufficio relazioni con il pubblico, gli eventi di carattere istituzionale e culturale come i concerti del 25 aprile e del 2 giugno, il raduno dei Consigli comunali dei Ragazzi a Vicoforte, l’allestimento della sala stampa per le elezioni regionali di maggio, la tradizionale presenza al Salone del Libro, le attività degli organismi consultivi.

 

(dtwww.cr.piemonte.it)

Homo Ambiens: come ridurre i rifiuti e risparmiare energia

ecologia

Tutti gli enti pubblici interessati che ne faranno richiesta riceveranno un kit gratuito comprensivo di video, depliant, poster, eco-decalogo, bandi verdi

 

Prende il via la campagna di sensibilizzazione Homo Ambiens, presentata da Regione Piemonte e Arpa, con l’obiettivo di incentivare negli enti pubblici un corretto comportamento nella gestione dei beni e dei servizi nei luoghi di lavoro in modo da evitare sprechi di risorse ambientali ed economiche. Al centro la riduzione dei rifiuti e la dematerializzazione, la mobilità sostenibile, il risparmio energetico, gli appalti verdi e la mensa sostenibile. Tutti gli enti pubblici interessati che ne faranno richiesta, riceveranno un kit gratuito comprensivo di video, depliant, poster, eco-decalogo, bandi verdi. Tutto il materiale potrà essere usato per due settimane e poi raccolto e consegnato ad un altro ente che a sua volta lo riutilizzerà. La campagna sarà inizialmente proposta agli enti pubblici che partecipano al progetto Emas Bormida e al Contratto di Fiume Bormida. Il Progetto Emas Bormida, finanziato da Regione Piemonte e Ministero dell’Ambiente, è finalizzato al miglioramento della situazione ambientale della Valle Bormida.

 

Info: www.arpa.piemonte.it/news/parte-la-campagna-di-sensibilizzazione-homo-ambiens

La pace scolpita nell’acciaio

monumento pace

La lastra di acciaio inox è collocata in via Onorato Vigliani, all’interno del Parco Gustavo Colonnetti. Lavorata a sbalzo reca frasi, disegni e simboli che ricordano e celebrano i valori della Resistenza e i suoi caduti

 

Cari amici lettori, nonostante le feste natalizie, gli infiniti pranzi e le abbondanti cene passate in ottima compagnia, eccoci nuovamente pronti (forse con la pancia un po’ più piena e lo spirito un po’ più sereno), al nostro solito appuntamento settimanale con Torino e le sue meravigliose opere. Quest’oggi, approfittando un po’ dello spirito natalizio, vorrei parlarvi di un’opera un po’ diversa dal solito, forse un po’ meno evidente per la sua struttura ma che racchiude in se’ (probabilmente più di qualsiasi altro monumento) la storia del nostro Paese. L’ opera di cui andremo a parlare è la “targa” intitolata “Alla Pace” dedicata ai valori della Resistenza ed ai suoi caduti. (Essepiesse)

 

La lastra di acciaio inox è collocata in via Onorato Vigliani, all’interno del Parco Gustavo Colonnetti. Lavorata a sbalzo reca frasi, disegni e simboli che ricordano e celebrano i valori della Resistenza e i suoi caduti. Un partigiano poggia il suo fucile al muro di una baita, sullo sfondo si intravedono le montagne mentre, all’interno della lastra, una targa riporta la frase: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione. Piero Calamandrei, Discorso agli studenti milanesi, 1955. ”

 

L’opera è inserita nel Piccolo Campo della Pace 25 Aprile 1945, dove trovano posto numerose targhe che ricordano martiri, eccidi, luoghi ed episodi legati alla Resistenza e alle guerre. Nel 1991, l’ ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) sezione Torino, chiese al partigiano e deportato a Mathausen (campo di concentramento austriaco), Alessandro Roncaglio, di preparare una targa in memoria della lotta di resistenza al Nazi-Fascismo, da collocare in un’area del Parco Colonnetti. Si tratta di una parte del Parco (dal 1985 configurato come giardino-memoriale “il campo della pace”), che è stata allestita come un percorso pedonale attraverso la storia recente, con particolare attenzione al periodo della Resistenza.

 

E’ rappresentato da una serie di semplici targhe: alcune che ricordano certi episodi della difficile Liberazione (come ad esempio i martiri del Martinetto, l’eccidio di Grugliasco e la resistenza sul Colle del Lys), altre che rimembrano la brutale violenza nazi-fascista (le vittime della Risiera San Sabba, i campi di sterminio, il campo di concentramento di Arbe) ed infine, alcune che rievocano i due episodi-simbolo della Seconda guerra mondiale, quali le bombe atomiche su Hiroshima e Ngagasaki. Ed è proprio tra questa ordinata selva di targhe che l’ ANPI ne immagina una dedicata a Piero Calamandrei (giurista, polito, Professore accademico e grande sostenitore della lotta contro il nazi-fascismo) ed al suo celebre discorso ai giovani sul primato della Costituzione e sul valore della resistenza e della memoria.

 

La frase si propone forse come il coronamento ideale del percorso della memoria, tanto che Alessandro Roncaglio decise di darle un rilievo speciale non accontentandosi della semplice iscrizione ma addirittura sottolineando il messaggio con un’illustrazione grafica che parlasse in modo immediatoall’immaginazione, al cuore e soprattutto alle emozioni di chi si sarebbe trovato a passare davanti alla targa. Per Roncaglio non si trattò di una semplice commissione artistica, ma di qualcosa che toccava direttamente la carne viva dei suoi ricordi e della sua difficile se non tragica esperienza di vita. Presso l’attuale Campo della Pace, infatti, sorgeva (al tempo della II Guerra Mondiale) il campo volo che, dopo l’8 settembre 1943, venne occupato dai tedeschi come base delle loro attività belliche e dove, spesso un Roncaglio ragazzo si infiltrò, da solo o con alcuni familiari attivi nella Resistenza, per mettere a segno alcune operazioni di sabotaggio. A causa di queste attività, lui e suo padre vennero arrestati, consegnati ai tedeschi e deportati a Mathausen-Gusen in Austria.

 

È dunque comprensibile ed immaginabile il trasporto e l’emozione con cui Alessandro Roncaglio decise di scostarsi dalla commissione ed ideò quindi un’opera di grandi dimensioni, che rimanesse impressa come una pietra miliare, avente lo scopo di un imprescindibile memento ai giovani. L’immagine scelta da Roncaglio, scultore e artista per senso civico e dovere morale, fu quella di un partigiano che appende il suo fucile al chiodo della baita (rifugio e base operativa) e sul muro scrive “ora e sempre resistenza”, mentre, in alto attraverso un varco, uno stormo di colombe irrompe a simboleggiare l’arrivo della pace. Attorno a questo disegno, una serie di dediche ai minori vittime della violenza: Anna Frank, morta ad Auschwitz come migliaia di altri bambini israeliti, Franco Cesana, partigiano giovanissimo e simbolo dei tanti ragazzi che sostennero la lotta al nazi-fascismo e infine, una dedica attenta e sentita verso il difficile presente e verso l’odio ingiusto di cui sono vittime allo stesso modo i bambini israeliani e palestinesi.

 

Nacque così il monumento alla Pace: una grande lastra di acciaio inossidabile, illustrata ed istoriata e al cui centro, continua a capeggiare la targa dedicatoria a Calamandrei. La targa venne inaugurata l’11 aprile 1992, di fronte alle autorità cittadine, ad un folto numero di ex-partigiani ed ex-deportati ed anche alla presenzadella popolazione del quartiere: un monumento commemorativo e celebrativo insieme, ma anche schietto, efficace e senza mediazioni, che si offrì (e si offre ovviamente ancora oggi) al cuore e alla mente di chi vi passa davanti. Non un’opera d’arte, secondo anche il volere dello stesso autore, che delsuo disegno ne fece strumento di comunicazione e non di mestiere e che scelse l’acciaio inossidabile perché eterno ed indistruttibile, come si auspica accada alla memoria delle prossime generazioni.

 

Nel corso degli anni, il monumento è divenuto occasione e spunto di riflessione sul passato recente per le scuole del quartiere ed è stato coinvolto nello sviluppo del Parco Colonnetti, inserito nel progetto di riqualificazione “Love Artom”, volto alla valorizzazione di un’area cittadina a lungoabbandonata e degradata. Proprio all’interno del progetto di riqualificazione dell’area, nel 2004 il monumento venne spostato dalla sua sede originale, lungo via Artom e a fianco della bocciofila, all’attuale collocazione lungo via Onorato Vigliani. Con l’occasione si è proceduto al ridisegno dell’intero percorso alla memoria: il tracciato pedonale è stato ribassato e disegnato in modo da seguire un itinerario tra le targhe commemorative che conduca in crescendo verso il Monumento alla pace, inserita in quella che viene ora ribattezzata “Piazzetta del ricordo”.

 

Approfitta dell’occasione anche Roncaglio, che riprendendo in mano la lastra, la modifica eliminando la colorazione nera lungo le incisioni e aggiungendo una dedica in omaggio di Primo Levi, deportato, partigiano e scrittore che, come Roncaglio e molti altri loro coetanei, scelse di farsi memoria storica attiva, portando la sua esperienza nelle scuole, nelle associazioni e dovunque potesse contribuire alla lotta contro l’indifferenza e “l’ignoranza”. Ed anche per questa volta la nostra passeggiata tra le meraviglie di Torino termina qui. Per il momento auguro a tutti i nostri lettori delle serene e felici feste natalizie e vi do appuntamento alla prossima settimana ed al prossimo anno.

 

(Foto: www.museotorino.it)

Simona Pili Stella

Meraviglie dal mondo naturale

museo scienze2museo scienzeAl Temporary Museum Torino fino al 31 dicembre 2014, si presenta come una vetrina evocativa del vasto patrimonio del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino (MRSN)

 

Casse grezze da imballaggio, ingentilite da un rivestimento rosso, custodiscono alcuni reperti provenienti dal MRSN in una rappresentazione lillipuziana del mondo naturale: animali nostrani ed esotici: mammiferi e uccelli, ma anche minerali, conchiglie e fossili. Un grande affresco di insetti ed erbari riveste, invece, un’intera parete affiancata dalla riproduzione in resina di tre dinosauri argentini. Un lupo delle valli alpine piemontesi fa la guardia al prezioso carico di meraviglie dal mondo naturale. L’allestimento è un piccolo affaccio sulle collezioni storiche scientifiche custodite nella sede storica del MRSN, provenienti dai Musei Universitari torinesi, completate con altri esemplari e campioni, realizzati o acquisiti a partire dagli anni ottanta del Novecento.

 

 

Nelle sale storiche del MSRN, accanto all’elefante indiano Fritz e a all’imponente scheletro di balenottera spiaggiata a Bordighera nel 1844, convivono animali estinti e altri a rischio di estinzione. Lepidotteri, imenotteri e scarabeidi, provenienti da tutto il mondo, fanno parte delle più recenti collezioni entomologiche, arricchendo quelle storiche, tra le quali spicca quella ottocentesca di Massimiliano Spinola.  Gli erbari Abbà, Chartreuse, Sella, la cospicua raccolta di flora del Piemonte rappresentata da spermatofite, pteridofite, briofite e licheni, il ricco erbario di flora mondiale, emergono con il patrimonio conservato nella collezione botanica.

 

Tra gli esemplari della collezione di mineralogia e petrografia, una tra le più prestigiose d’Europa, un cristallo di dolomite dall’eccezionale lucentezza, reperto unico al mondo di altissimo valore mineralogico, e  la meteorite “Motta di Conti” del peso di 6,3 chilogrammiCrani di cervo megacero e di bisonte ritrovati nel 1776, rinoceronti, mastodonti, sirenidi e numerosi cetacei, fossili di invertebrati, oggetti provenienti da campagne di scavo nazionali e internazionali sono solo un piccolo esempio delle straordinarie raccolte paleontologiche.

 

Il patrimonio librario della Biblioteca del Museo, accanto a pubblicazioni moderne a soggetto naturalistico, comprende  un  fondo antico  di  grande  valore,  appartenuto  al marchese  Spinola,  in  cui  sono  presenti volumi,  riviste  e miscellanee,  tra  cui  la  “Description  de l’Egypte”, i memoriali di viaggi di Giovan Battista Ramusio, di Imperiale e di Cook, e la raccolta completa del “Curtis’s Botanical Magazine”.

 

Al Temporary Museum Torino da quasi un anno la collaborazione tra le istituzioni pubbliche e i privati è diventata realtà. La Regione Piemonte e il Gruppo BasicNet lavorano insieme per offrire cultura e approfondire i temi più importanti della società contemporanea. Nello spazio espositivo si assiste anche a un altro incontro, chiave di volta dell’età contemporanea: quello tra Natura e Tecnologia. Il Temporary Museum Torino ospita parte delle ricche collezioni del Museo Regionale di Scienze Naturali assieme a una selezione di vintage computer della collezione di BasicGallery, archivio storico del Gruppo BasicNet. Tra questi, il Santo Graal della Rivoluzione informatica: il celebre Apple-1, primo computer creato da Steve Jobs e Steve Wozniak nel 1976 nell’ormai celebre garage di Palo Alto (California).

Fino al 31 dicembre le domande per gli assegni di studio

Classe studenti
www.sistemapiemonte.it/assegnidistudio

 

Le famiglie degli studenti iscritti a scuole statali o paritarie e residenti in Piemonte hanno tempo fino al 31 dicembre 2014 per richiedere i contributi regionali per gli assegni di studio (rimborso delle spese di iscrizione e frequenza, libri di testo, trasporto e attività integrative) per l’anno scolastico 2013/2014 e il contributo statale per i libri di testo relativo all’anno scolastico 2014/2015.

 

Le domande vanno presentate esclusivamente on line secondo le modalità indicate su www.sistemapiemonte.it/assegnidistudio

 

Per accedere agli assegni di studio 2013/14 per iscrizione e frequenza e per libri di testo, trasporto e attività integrative è necessario che le famiglie abbiano un’attestazione Isee rilasciata nel 2014 e relativa ai redditi 2013 non superiore a 26.000 euro; per ottenere i contributi statali per i libri di testo 2014/15 è richiesto invece un Isee non superiore a 10.632,94 euro. In entrambi i casi occorre conservare i giustificativi delle spese sostenute, come fatture, ricevute e scontrini. Gli studenti maggiorenni con i requisti indicati ed in possesso di conto corrente bancario a loro intestato possono presentare direttamente la domanda.

 

Per informazioni e assistenza è a disposizione il numero verde gratuito della Regione Piemonte 800 333444 (orario 9-18 dal lunedì al venerdì).

 

(sdepalma – www.regione.piemonte.it)

I sogni di Natale sono appesi all’albero di Porta Nuova

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NATALE PN2NATALEPN3NATALEPN4NATALE PN 6porta nuova luciIn una realtà come quella di oggi in cui spesso sembra essersi un po’ perso il “vizio” di credere in qualcosa, affidarsi ad una tradizione come quella della letterina a Babbo Natale, specie per i più grandi, fa intuire come le persone abbiano ancora voglia e soprattutto bisogno di sperare

 

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Per chi ha sempre pensato che il Natale fosse una festività fatta principalmente per i giovani e giovanissimi e per chi fosse convinto che il suo rappresentante “doc”, il buon caro e vecchio Babbo Natale, fosse una figura ormai presente solo nella fantasia dei più piccini, anche quest’anno dovrà ricredersi.

 

Anche questa volta è stato allestito all’interno della stazione di Torino Porta Nuova, il gigantesco Albero di Natale che, come ormai accade da diversi anni, diverte, a volte commuove ma soprattutto, fa sognare sia grandi che bambini. Non solo luci splendenti e palline colorate, i veri addobbi che adornano e fanno risplendere (come nessun altro abete) il gigantesco albero, sono le lettere ed i bigliettini lasciati dalle persone sia di Torino ma anche provenienti da qualsiasi parte del mondo.

 

Pezzi di carta grandi o piccoli, alcuni strappati maldestramente dal quaderno della scuola o dalla propria agenda e tutti disposti più o meno ad altezza uomo, dove ognuno ha inciso i propri desideri, i propri sogni ma anche le proprie necessità. Lettere per un “Babbo Natale” che (strano ma vero) in un momento in cui il web la fa da padrone, non ha proprio nulla di virtuale.

 

Uno spaccato vivo della società, delle sue attese ma anche dei suoi rancori, dove torinesi, pendolari e turisti trovano nella tradizione cittadina del troneggiante albero di Natale, la possibilità di poter scrivere il proprio libro, aperto a tutti e soprattutto appartenente a chiunque. E’ stato ribattezzato “l’albero dei desideri e della speranza” perché quest’anno, forse più che nei precedenti Natali, gli autori delle lettere hanno accantonato la simpatia e le tante frivolezze, per concentrarsi su argomenti un po’ più seri come ad esempio la ricerca di un lavoro o la possibilità di avere una casa per sé e per la propria famiglia.

 

E se dietro ogni biglietto c’è la storia di qualcuno, così in ogni riga c’è la speranza di chi, scrivendolo e poi appendendolo, cerca in qualche modo di farsi sentire, quasi come se le bacheche virtuali del caro giovane Facebook in un momento tradizionale e particolare come quello del Natale, non bastassero più. Studenti, bambini, anziani, italiani ma anche stranieri, tutti autori di un riassunto romantico, divertente ma anche istruttivo che racconta la città e la gente che ne fa parte.

 

Dal malinconico “Romeo” che chiede di ricevere in dono il suo “amor perduto”, ai futuri maturandi del 2015 che un po’ spaventati ed un po’ spavaldi, chiedono la promozione “in blocco” per tutta la classe. Non mancano le grandi dichiarazioni d’amore e gli onnipresenti desideri “calcistici”, ma accanto a questi ci sono anche alcune augurate e tanto sperate guarigioni o semplici richieste di aiuto a causa di una crisi che c’è e si fa sentire.

 

Insomma sono solo desideri appesi ad un semplice albero, ma in una realtà come quella di oggi in cui spesso sembra essersi un po’ perso il “vizio” di credere in qualcosa, affidarsi ad una tradizione come quella della letterina a Babbo Natale, specie per i più grandi, fa intuire come le persone abbiano ancora voglia e soprattutto bisogno di sperare.

 

Quindi se passando davanti al gigantesco albero vi capitasse magari di vedere una ragazza con in mano un rossetto ed un foglio accartocciato, intenta a scrivere, forse pensando addirittura di non essere vista, non fatevi troppe domande ma sorridete: sta semplicemente esprimendo il suo desiderio.

 

Simona Pili Stella

 

(Foto: Essepiesse – il Torinese)

 

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(www.comune.torino.it)