ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 64

Raccolta di prossimità oli vegetali in Circoscrizione 4

Promossa dalla Città di Torino di concerto con Amiat Gruppo Iren e CONOE (Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti), la raccolta di prossimità degli oli vegetali raggiunge anche la Circoscrizione 4.

In questi giorni, infatti, sono stati posizionati ulteriori 55 cassonetti nei quartieri Campidoglio, San Donato e Parella: i contenitori, di colore blu, sono collocati da Amiat in altrettanti luoghi individuati di concerto con l’amministrazione comunale e la Circoscrizione, nell’ambito dell’Accordo siglato tra la Città di Torino, Amiat Gruppo Iren e CONOE (Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti).

“Una raccolta dei rifiuti responsabile ed efficiente è imprescindibile per l’adozione di pratiche circolari che consentano di mitigare l’impatto ambientale. Ma per il successo di queste politiche è necessario un coinvolgimento dei cittadini che faciliti l’adozione di comportamenti responsabili da parte dei singoli – sottolinea l’assessora alle Politiche per l’Ambiente Chiara Foglietta -. La raccolta di prossimità degli oli vegetali di provenienza domestica, insieme alle altre progettualità messe in campo dalla Città di Torino per il recupero del cibo, dei RAEE e del legno, creano un contesto favorevole alla riduzione dei rifiuti prodotti e alla differenziazione degli stessi e consente ai cittadini di contribuire attivamente alla transizione verso una città climaticamente neutra”.

“Iniziative mirate, solo all’apparenza piccole e limitate, come la raccolta di prossimità degli oli esausti alimentari possono orientare l’agire dei cittadini in favore della sostenibilità. Siamo felici, come circoscrizione 4, di aver creato un contesto favorevole coinvolgendo le diverse realtà del territorio dalle scuole agli asili, i supermercati, mense e centri d’incontro, con l’obiettivo di favorire quei piccoli comportamenti sostenibili, armonici e coerenti, che rappresentano un tassello importante nel chiudere il cerchio dell’economia circolare”, spiega il presidente della Circoscrizione 4, Alberto Re.

“Grazie alla positiva collaborazione con Città e Circoscrizioni stiamo costruendo un progetto rilevante – aggiunge Paola Bragantini, Presidente Amiat -. Tramite il coinvolgimento dei cittadini proseguiamo il percorso che porta a trasformare in risorsa un rifiuto che, ad oggi, costituisce a tutti gli effetti un inquinante se non correttamente conferito”.

Il progetto, avviato lo scorso aprile, ha già permesso di mettere a disposizione dei Cittadini oltre 340 contenitori: nei punti di raccolta collocati sul territorio, l’olio vegetale esausto, precedentemente filtrato da impurità ed eventuali residui di cibo per ottimizzare il processo di trasformazione da rifiuto a risorsa, dovrà essere raccolto in bottiglie ben chiuse, che dovranno essere conferite direttamente all’interno degli appositi contenitori. È possibile smaltire olio di oliva e di semi vari usati per frittura, oli di conservazione dei cibi in scatola o in vetro e oli vegetali deteriorati o scaduti.

Il servizio verrà esteso a tutta la città entro il 2024, aggiungendosi a quello già attivo presso i Centri di raccolta Amiat, dove è possibile conferire gli oli vegetali esausti all’interno dei fusti presenti.

Per maggiori informazioni: https://www.amiat.it/servizi/raccolta-oli-vegetali-esausti

“Io Lavoro”, un successo anche a Gravellona

Successo di presenze alla prima tappa del 2024.
La più importante fiera del lavoro farà poi tappa ad Alessandria, Alba e Pinerolo.

Grande affluenza di pubblico al primo degli appuntamenti del 2024 con le edizioni territoriali di IOLAVORO, il principale evento dedicato al mondo del lavoro, promosso dall’Assessorato regionale dell’istruzione e merito, lavoro, formazione professionale e diritto allo studio e organizzato da Agenzia Piemonte Lavoro e dal Centro per l’impiego di Omegna, suo presidio territoriale, grazie alle risorse del Fondo sociale europeo FSE+.

I numeri dell’edizione ospitata giovedì 8 febbraio, dalle 10 alle 18, negli spazi del Palazzetto dello sport, confermano l’eccellente risultato del primo appuntamento 2024 con il tour territoriale, già avviato l’anno scorso, per valorizzare le peculiarità dei tessuti economici locali; in particolare, quelli turistico, alberghiero e meccanico industriale, per il territorio del Verbano-Cusio-Ossola.

A Gravellona Toce sono infatti state oltre 1.250 le persone che hanno aderito all’evento, di cui 350 studenti che hanno partecipato al tour dei mestieri e alle attività di orientamento ai mestieri WorldSkills. Sono stati offerti oltre 1.400 posti di lavoro da 48 aziende, sette agenzie per il lavoro e nove istituti ed enti di formazione.
Nel corso della giornata per il pubblico sono state una ventina le occasioni di incontri, laboratori, approfondimenti, dibattiti sul mercato del lavoro locale e sulle opportunità offerte dal territorio, in particolare i servizi messi a disposizione dalla Direzione Lavoro di Regione Piemonte e dal suo ente strumentale, Agenzia Piemonte Lavoro con i suoi Centri per l’impiego territoriali; fra questi, per esempio, orientamento, certificazione delle competenze, sistema delle Academy, contratto di apprendistato, così come anche il collocamento miratoper le persone con disabilità, la consulenza nella ricerca attiva di lavoro e il supporto nella redazione del curriculum.

Commenta Elena Chiorino, Assessore al Lavoro e alla Formazione Professionale: “Con IoLavoro raccontiamo la capacità di competere, di innovare e di crescere dell’Italia. Una visione, supportata dalle politiche che abbiamo messo in campo negli ultimi cinque anni, che tiene conto delle potenzialità provenienti dai territori. L’appuntamento è utile ai nostri giovani, a chi è in cerca di occupazione e a chi vuole scoprire ulteriori occasioni per tracciare un nuovo percorso professionale. Ringrazio Agenzia Piemonte Lavoro e i Centri per l’Impiego distribuiti in tutte le province, presidi della Regione sul territorio. E tutti coloro che, con la loro partecipazione, hanno reso possibile l’organizzazione dell’evento. Siamo in cammino verso il futuro. Con la fiducia di vivere in una Nazione ricca di opportunità. Non dimentichiamolo mai”.

Le prossime tappe

29 febbraio ad Alessandria: Disit-Università del Piemonte Orientale, in viale Teresa Michel 11; Associazione cultura e sviluppo, in piazza Fabrizio De André 76;
6 marzo ad Alba (CN): Palazzo mostre e congressi “Giacomo Morra”, piazza Medford 3;
27 marzo a Pinerolo (TO): sede in via di definizione.

Confermato a Torino il consolidato evento autunnale.

Maggiori dettagli sulla piattaforma iolavoro.org.

Cercasi imprenditori capaci

Questa volta parliamo di imprenditori incapaci, di maestranze ridotte all’esaurimento e all’inevitabile collasso in cui presto molte aziende verseranno.

Ho avuto modo di scrivere su questo tema e su queste colonne almeno due volte ma la situazione non solo non è migliorata, sebbene sembri impossibile, addirittura è peggiorata complici alcuni fattori che ora vedremo.

Quanti di noi si sono accorti di come il mercato del lavoro sia cambiato, ovviamente in peggio? Cominciamo dall’apertura sette giorni su sette degli ipermercati e delle attività commerciali: sicuramente vantaggiosa per chi debba fare la spesa o chi, senza preavviso, riceva 32 persone a cena e non sappia cosa propinare loro (quanti ne conoscete? 1-2 per città?) ma estremamente dannosa per i dipendenti che si trovano ad avere il giorno di riposo in settimana, quando il coniuge lavora, e a dover lavorare quando il marito è di riposo.  Qualche genio ha obiettato che anche le infermiere, i poliziotti, i militari ed altri lavorano anche nei festivi, dimenticando che questi ultimi hanno scelto quel lavoro sapendo come si svolge, mentre la dipendente di un ipermercato assunta quando nei festivi l’esercizio era chiuso si trova ora a dover reggere quei ritmi per non perdere il lavoro. Inoltre, è normale che infermiere, ecc. lavorino anche nei festivi perché una malattia non sa leggere il calendario, come pure un delinquente compie reati tutti i giorni dell’anno o un incendio si manifesta senza chiedere se il giorno vada bene; per la spesa, invece, basta organizzarsi.

La cosa che perplime è che quando siamo dalla parte dei dipendenti dell’iper allora diciamo peste e corna del nostro datore di lavoro perché ci sfrutta, perché lucra sulla nostra pelle o peggiomentre quando siamo clienti siamo contenti di poter andare a comprare anche soltanto la carta igienica a Pasqua.

Paesi ben più evoluti socialmente del nostro hanno ridotto l’orario settimanale di lavoro (35 ore in Germania) per permettere ai dipendenti maggior tempo libero e ritmi di lavoro meno stressanti.

Avete sentito parlare degli asili aziendali? Nelle intenzioni di chi li ha inventati servirebbero a conciliare le esigenze dei genitori con quelle degli imprenditori: le mamme portano con sé i figli fino al lavoro evitando ritardi (avendo una tappa in meno da effettuare) e gli imprenditori non subiscono tali ritardi.

Purtroppo, complice anche l’iperaffettività tipica delle mamme italiane, in Italia questo progetto non è decollato: da un lato perché le mamme sarebbero andate ogni 10 minuti a vedere i propri pargoli creando disagio sul lavoro e, dall’altro, gli imprenditori hanno ritenuto che le spese per la creazione di tali strutture e i costi per il personale (maestre e operatrici scolastiche) non fossero un buon investimento.

Mi viene da pensare che i nostri imprenditori siano parsimoniosimentre il resto del mondo abbia imprenditori che non sanno farei i conti, ma i fatti dimostrano ampiamente il contrario.

Un mio compagno di liceo, divenuto CEO di un’azienda, ha fatto installare una piscina nel cortile dell’azienda, a condizione che i dipendenti la usino solo dopo l’orario di lavoro; inoltre, ha fatto realizzare una sala relax e, durante i mondiali di calcio, ha dato il permesso ai dipendenti di guardare le partite in cui giocavano gli Azzurri, lasciando al buon senso dei dipendenti il recupero del tempo trascorso davanti al TV.

Non soltanto i dipendenti sono stati estremamente corretti, ma sotto la sua gestione l’assenteismo è diminuito perché i dipendenti si sentono rispettati, coinvolti e qualche linea di febbre non è più un ostacolo all’attività lavorativa.

Come ho avuto modo di scrivere mesi fa su queste pagine i veri imprenditori, cioè gli amministratori che si assumono il rischio di impresa, che non badano soltanto al ritorno economico ma anche e soprattutto all’immagine dell’azienda, alla soddisfazione dei clienti e delle maestranze sono sempre di meno e alcuni di questi vengono spesso portati ad esempio di come si possa, anche in tempo di crisi, realizzare utili interessanti condividendone una parte con i dipendenti.

Alcune università italiane hanno insegnato a distruggere il sistema Italia creando nuovi sistemi di gestione, cosicché i nuovi manager agiscono fantasticando anziché pensando, distruggendo anzichéedificando ciò che trovano al loro insediamento.

Potrei citare sulle dita delle due mani le imprese etiche, che realizzano fatturati da capogiro ed i cui manager sono consapevoli che il merito sia, in buona parte, dei dipendenti; le altre sono soggetti finanziari che sfruttano i dipendenti a vantaggio esclusivo della proprietà. Quando il giocattolino si rompe, pazienza: chiudiamo un’azienda di wc e ne apriamo una di piante di plastica, a seconda di quale sia la moda del momento; l’importante è guadagnare tutto quello che si può, in fretta, e se va male pace.

Alcune aziende hanno inserito rappresentanti dei lavoratori nel Consiglio di amministrazione, molte elargiscono un premio di risultato legato al risultato economico, altre offrono benefit importanti quali asilo nido, alloggi, auto a noleggio a lungotermine e altri.

Perché non ci rivolgiamo a queste aziende (basta leggere sul web le recensioni periodiche) per i nostri acquisti o servizi, aiutando un’imprenditoria che ha rispetto delle persone ed ha per manager persone capaci e non avide? E se le aziende che non aiutiamo falliscono? Beh, acceleriamo solo i tempi.

Sergio Motta

Imposta patrimoniale: ha un senso?

 

 

Anche i ricchi piangano” è stato uno degli slogan più ripetuti dalla propaganda di Rifondazione Comunista che nel 2007 propose di istituire un’imposta patrimoniale che colpisse i proprietari di case, titoli, depositi bancari per risolvere i problemi finanziari dell’Italia.

Una drastica presa di posizione che divise non solo gli esperti finanziari, ma anche i politici, compresi quelli alleati a Rifondazione; Massimo D’Alema a suo tempo lo definì come il manifesto più cretino che avesse mai visto…

Dopo anni di silenzio, l’idea di una patrimoniale è nuovamente emersa, questa volta proposta da un’economista ben nota, l’ex ministra Elsa Fornero, che ne esposto le ragioni su un quotidiano nazionale.

L’assenza di crescita e una impressionante serie di shock negli ultimi decenni non hanno impedito che, mentre la povertà si estendeva, una parte molto minoritaria del paese aumentasse la propria quota di ricchezza” ha scritto la Fornero.

La soluzione, secondo l’economista, potrebbe essere quella di “stabilire un imponibile minimo piuttosto elevato per alleggerire l’imposizione sul reddito da lavoro o evitare un aumento netto della pressione fiscale”.

In pratica la Fornero propone si usare il gettito per ridurre le tasse sui redditi da lavoro, nel tentativo di ridurre le disuguaglianze sociali.

La proposta ha animato accese discussioni sia nel mondo politico che in quello accademico.

Tralasciando le prime, viziate da questioni ideologiche, citiamo solo alcune considerazioni tecniche.

Patrimoniale: in Italia c’è già

A parte i riferimenti ”storici”, con prelievi forzosi durante il periodo bellico, finalizzati a sostenere le spese di guerra, l’unico precedente italiano è l’imposta sui conti correnti applicata dal Governo Amato nel 1992, con un’imposta pari allo 0,6%, che scatenò polemiche enormi e che ancora oggi viene citata come provvedimento iniquo da non ripetere.

Però non scordiamoci che l’Italia ha già alcune imposte patrimoniali, anche se “settoriali” e circoscritte, per l’esattezza:

IMU, che colpisce gli immobili (con alcune eccezioni come le prime case non di “lusso”) basandosi sul valore catastale, con un’aliquota base dello 0,86% che i comuni possono aumentare sino all’1,06% o diminuire fino allo 0,76%.

IVIE, che colpisce gli immobili detenuti all’estero da residenti italiani, basata, a seconda dei casi e degli Stati esteri, sul costo di acquisto, sul valore di mercato o sul valore catastale estero con un’aliquota (aumentata dal 2024) dell’1,06%.

Imposta di bollo, che colpisce i titoli custoditi a dossier presso le banche in base al valore di mercato con un’aliquota dello 0,2%.

IVAFE, l’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero, che riguarda persone fisiche, enti non commerciali e società semplici che colpisce gli asset finanziari esteri, con un’aliquota (aumentata dal 2024) dello 0,4% sul valore di mercato.

Queste imposte generano un gettito pari al 6% del totale delle entrate tributarie.

La “ricchezza” è quindi già colpita, ma non in maniera organica e generalizzata. La proposta della Fornero andrebbe verso una istituzionalizzazione della tassazione sul patrimonio (in qualunque forma detenuto) con un’aliquota unica e (probabilmente) aree di esenzione per non colpire anche cifre di modesta entità con un’imposizione iniqua.

Patrimoniale: un provvedimento molto discutibile

La ricchezza finanziaria degli italiani ammonta a oltre 5.200 miliardi di euro, con una crescita continua nell’ultimo decennio. La forma preferita è il denaro liquido in banca (oltre 1.600 miliardi); tassare questa voce scatenerebbe reazioni imprevedibili e probabilmente sarebbe improponibile sotto il profilo politico, perché nessun partito sarebbe disposto ad assumersene la responsabilità.

L’area applicativa si limiterebbe quindi agli immobili, l’investimento “classico” delle famiglie (il 71% degli italiani vive in case di proprietà).

Chiediamoci se ha una sua logica ed una sua equità.

A mio avviso la risposta è negativa.

In primis tassare il patrimonio significa sottoporre a prelievo fiscale un capitale che è già stato tassato in sede di formazione del risparmio (imposta sul reddito, imposta sui frutti di depositi bancari e postali, sull’incasso di cedole, proventi da capital gain ecc.); una duplicazione certamente poco equa. Ricordiamoci che la Costituzione, all’art.47, afferma solennemente che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio” e “favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione”. Come ha autorevolmente affermato la professoressa Sileoni in replica alla proposta della professoressa Fornero “I patrimoni immobiliari si costituiscono con l’uso di ricchezze (risparmi) che sono già stati tassati come redditi”.

Per quanto riguarda i valori di riferimento, essi sono spesso fuori dalla realtà, basandosi sul catasto (notoriamente arretrato) con rivalutazioni cervellotiche e risultati iniqui: alcuni cespiti sono palesemente sotto valutati, altri palesemente sopravvalutati; altri addirittura non sono censiti!

Altro fatto, un po’ più grave, è che, se si vuole ottenere un gettito significativo, sarebbe necessario tassare anche la prima casa, il bene più prezioso per una famiglia. Fra l’altro occorrerebbe tener conto di un fatto importante: la prima casa, nella stragrande totalità dei casi, è acquistata ricorrendo ad un mutuo, perché i compratori in genere non dispongono di tutta la cifra necessaria, soprattutto se sono ancora giovani. Ecco allora un meccanismo perverso: se la casa vale 150.000 euro a catasto ed il proprietario deve pagare lo 0,5%, dovrà sborsare 750 euro. Ma se ha investito solo 30.000 euro ed ha ottenuto un mutuo di 120.000, quei 750 euro rappresentano una tassa sul suo patrimonio del 2,5%, cioè 5 volte l’aliquota apparente.

E’ giusto tassare non solo i patrimoni ma anche i debiti?

Per non suscitare eccessive reazioni una patrimoniale dovrebbe:

  • Tener conto dell’effettiva ricchezza del proprietario. In pratica, si dovrebbero esentare le fasce basse ed applicare l’imposta solo su valori elevati (ma quali sono i valori elevati “giusti”? Un milione di euro, cinque milioni di euro?)

  • Tener conto del patrimonio “netto”, decurtando il valore accertato dai debiti collegati (è il caso dei mutui accesi per l’acquisto di immobili)

  • Prevedere aliquote progressive, partendo da valori bassi per salire gradualmente a valori più elevati in funzione dell’importo accertato. Principio fondamentale per rispettare la Costituzione che prevede la progressività del sistema fiscale. (vedi art.53)

  • Armonizzare la patrimoniale all’interno del sistema fiscale, mantenendo l’IMU solo per le fasce inferiori (non potendo certo tassare due volte lo stesso bene con due imposte patrimoniali) e riducendo l’imposizione IRPEF.

Lavoro titanico che presuppone tempi lunghi ed esiti incerti.

Conclusioni

Vale la pena affrontare impopolarità e reazioni pesanti che potrebbero ripercuotersi sui mercati a danno dell’Italia?

Non conviene piuttosto affrontare seriamente il tema dell’evasione fiscale, che è il vero, drammatico nodo da sciogliere nel nostro paese, in cui l’area del reddito “nero” è enorme e genera perdite gravissime per il buon funzionamento della pubblica amministrazione?

Possibile che non si riescano a collegare (con l’enorme potenza dei database e degli archivi in cui tutto ormai è classificato) le fonti di ricchezza personale? I media periodicamente citano casi di cittadini “nullatenenti” intestatari di immobili, auto di lusso, yacht… Con pochi click mirati si dovrebbe pur essere in grado di collegare il “nullatenente” ai suoi molteplici beni registrati!

Sono solo alcuni dei tanti quesiti che tutti i rappresentanti dei partiti dovrebbero porsi, lavorando tutti insieme (e non in competizione) per costruire un’Italia “equa e solidale” che non abbia come unico obiettivo quello di far piangere i ricchi, ma di coinvolgerli in un progetto di sviluppo in cui il capitale sia un alleato, non un nemico!

Gianluigi De Marchi

demarketing2008@libero.it

 

La Regione punta sulla vocazione internazionale delle imprese piemontesi

Una volta lo slogan della Regione Piemonte era “Spirito europeo”, a testimoniare l’apertura dalle regione oltre i propri confini.

 

A quanto pare la Regione punta ancora sulle Aziende piemontesi sempre più internazionali: lo fa  grazie ai fondi regionali, statali ed europei del Fesr 2021-2027 destinati al supporto delle piccole e medie imprese intenzionate ad affacciarsi e rafforzarsi fuori dai propri confini. Sono infatti aperte le iscrizioni ai Progetti Integrati di Filiera per l’annualità 2024 e 2025, che si propongono di favorire l’incremento del livello di internazionalizzazione delle PMI piemontesi promuovendo e consolidando la presenza competitiva e la proiezione internazionale delle aziende in nove filiere produttive piemontesi di eccellenza attraverso specifici Progetti Integrati.

Queste le filiere interessate dal progetto:
-Aerospazio
-Automotive & Transportation
-Meccatronica
-Clean Tech /Green Building
-Salute e Benessere
-Tessile
-Agroalimentare
-Abbigliamento/Alta Gamma/Design
-ICT (NUOVO)
Ogni progetto si articola in un insieme strutturato di attività volte a coprire target anche differenti nell’ambito della filiera con la realizzazione di attività trasversali e attività di investimento, quali workshop, B2B, visite aziendali, assistenza continuativa e individuale, partecipazioni collettive a fiere internazionali, eventi espositivi, business convention sia in modalità fisica che in modalità virtuale.
Alle PMI ammesse al/ai PIF sarà concessa un’agevolazione del valore massimo di euro 20mila euro ad impresa per ogni PIF a cui la stessa risulterà ammessa.
Tale agevolazione consentirà di usufruire di una riduzione sui costi di partecipazione alle azioni di investimento (fiere, B2B, ecc.) che saranno proposte nell’ambito delle attività di ogni progetto realizzato su incarico della Regione Piemonte  da Ceipiemonte s.c.p.a.
L’abbattimento della quota di partecipazione aziendale alla singola attività di investimento sarà entro un valore massimo di 10mila euro ad iniziativa.
I PIF hanno durata biennale.
La procedura di presentazione delle domande sarà attiva fino alle ore 12.00 del 15/02/2024.
Per aderire all’invito le PMI interessate dovranno compilare il modulo di domanda telematico presente sulla piattaforma regionale (https://servizi.regione.piemonte.it/catalogo/bandi-piemonte-finanziamenti-domande), accedendo al sistema tramite autenticazione con apposito certificato digitale.
“La Regione Piemonte crede che favorire l’internazionalizzazione delle PMI sia un eccellente viatico per garantire loro nuove prospettive di crescita – afferma l’assessore regionale all’Internazionalizzazione Fabrizio Ricca -. Per questo investiamo in progetti simili e crediamo nell’importanza di supportare le imprese nel loro cammino”.

Carrefour, accordo cassa integrazione in 6 punti vendita

Riceviamo e pubblichiamo – Carrefour Italia comunica che nella giornata di oggi, 9 febbraio, è stato raggiunto un accordo con le rappresentanze sindacali per l’attivazione della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria in 6 punti vendita diretti in Piemonte, su 43 totali nella Regione, a seguito di un proficuo dialogo con i partner sociali.

Per i collaboratori degli ipermercati coinvolti, sarà previsto il ricorso alla cassa integrazione a rotazione per un monte ore complessivo pari al massimo al 15% del totale, il cui trattamento verrà totalmente anticipato dall’azienda.

Questa soluzione permetterà di salvaguardare il livello dell’impiego e di portare avanti un processo di semplificazione e efficientamento dell’organizzazione delle attività nei punti vendita interessati, finalizzato al recupero della sostenibilità economica e al loro rilancio, anche grazie all’investimento per l’implementazione del nuovo modello Maxi, orientato alla produttività, semplificazione e convenienza e per l’ammodernamento dei punti vendita.

Carrefour Italia conferma la volontà di consolidare la propria posizione in Piemonte, che costituisce uno dei territori di maggiore presenza dell’insegna, attraverso la propria rete diretta e lo sviluppo della formula franchising.

Verso una Torino climaticamente neutrale, le idee dei giovani all’Environment Park

Duecento studentesse e studenti di sei scuole superiori torinesi (Istituto Maria Ausiliatrice, Istituto Sommellier, Itis Pininfarina, Liceo Berti, Liceo Passoni, Liceo Vittoria) hanno dialogato e si sono confrontati ieri all’Environment Park, per arrivare a proporre azioni e investimenti funzionali alla loro idea di una Torino climaticamente neutrale.

L’occasione è stata offerta dal workshop organizzato dalla Città di Torino con il supporto tecnico del parco tecnologico di via Livorno e la collaborazione della Città Metropolitana, attraverso gli uffici dello Europe Direct, la rete che, con una serie di centri attivi in tutta Italia, ricopre il ruolo di intermediario tra l’Unione Europea e i cittadini.

 

L’incontro fa parte del percorso per la stesura del Climate City Contract, il documento che guiderà Torino verso la neutralità climatica al 2030 che prevede il coinvolgimento dei giovani attraverso strumenti di partecipazione attiva dedicati, durante i quali un campione significativo di essi si riunisce per discutere di un tema di interesse pubblico qual è il cambiamento climatico, informandosi, condividendo idee e suggestioni e facendo proposte.

Un approccio assai apprezzato dai partecipanti all’appuntamento di oggi che hanno potuto far sentire la propria voce ai decisori politici e hanno potuto presentare all’assessora alla Transizione Ecologica Chiara Foglietta, i propri lavori tematici su mobilità e trasporti, economia circolare, infrastrutture verdi, ambiente costruito ed energy system.

“A marzo – spiega l’assessora Foglietta – questa iniziativa verrà ripetuta. Nel frattempo i ragazzi continueranno a lavorare coi loro docenti su questi temi, che li appassionano molto. Raccoglieremo le loro idee e individueremo insieme le priorità che sentono come più urgenti per contrastare il cambiamento climatico. Creare occasioni, spazi e momenti di confronto con le giovani generazioni è fondamentale per individuare strategie e soluzioni per le problematiche ambientali”.

“Trust Your Taste, Choose European Quality” garanti della qualità dei salumi e della carne

SALUMI E CARNE SUINA IN VETRINA

A febbraio il progetto “Trust Your Taste – Choose European Quality” di ASSICA dà appuntamento ai consumatori in circa 70 negozi e botteghe in 15 città in tutta Italia con informazioni, gadget e un ricettario digitale

 

 Da oggi, circa 70 salumieri e macellai italiani, da Torino a Palermo, indosseranno la “divisa” di “Trust Your Taste, Choose European Quality per farsi portavoce e garanti dell’eccezionale qualità dei salumi e della carne suina. In bottega, oltre ai loro preziosi consigli, verranno offerti ai consumatori materiali di approfondimento, gadget e un ricettario digitale, con proposte sfiziose e attente allo spreco.

La campagna nei punti vendita torna rinnovata dopo il successo delle passate edizioni, con numeri in continua crescita: 50 negozi e 30.000 consumatori coinvolti nel 2022, 65 negozi e 40.000 persone nel 2023. L’iniziativa è promossa da ASSICA (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi) nell’ambito del progetto www.trustyourtaste.eu. Sul sito è disponibile l’elenco completo delle realtà che hanno aderito, distribuite in ben 15 città su tutto il territorio nazionale, isole comprese.

Ecco dove potrete incontrare l’iniziativa in provincia di Torino:

 

  • Macelleria Enrico e Viviana, via Valgioie, 1 Torino
  • Rs Macelleria, via Venaria, 71, Torino
  • Marchetti Fulvio, Mercato ortofrutticolo coperto, Piazza della Repubblica 26 stand nr.10, Torino
  • Macelleria e grigleria Torelli Corso Lucio Quinzio Cincinnato 156 Zona Circoscrizione, 5, Torino
  • Macelleria Giampiero di Morra Domenico, via Francesco Morosini, 8, Torino
  • Macelleria Livera Filippo, via Madonna delle Rose, 18, Torino
  • Macelleria siciliana Christian e Laura, Piazza della Repubblica 30 stand 63, Torino
  • Macelleria Borgo Vittoria, via Michele Coppino, 133, Torino

 

 

La campagna proseguirà fino al 29 febbraio.

I professionisti coinvolti sono “Trust Your Taste Certified”, una certificazione che attesta la loro conoscenza delle tematiche approfondite nella “Academy”, disponibile su https://www.trustyourtaste.eu/category/per-gli-operatori/video-operatori/, l’articolato percorso di formazione online messo a loro disposizione da ASSICA. Quella del macellaio o salumiere è infatti una professione delicata in cui la sapienza e l’artigianalità si uniscono ad un continuo aggiornamento professionale, per rispondere alle nuove esigenze e ai gusti in divenire del consumatore, sempre più sensibile alla sostenibilità, alla sicurezza alimentare e alla tracciabilità della filiera. Fra le responsabilità in capo a salumieri e macellai vi è proprio la valorizzazione del prodotto, sia delle preziose e innumerevoli specialità di salumeria vanto del nostro Paese, che della carne suina nei suoi vari tagli, compresi quelli meno conosciuti. Il ricettario, che sarà consultabile sempre dal sito del progetto Trust Your taste, è un ottimo strumento per sperimentare la varietà di combinazioni possibili e la versatilità dei salumi e della carne. Fra le proposte, “Fiori di zucca con speck e mozzarella”, “Risotto salsiccia, radicchio e noci”, “Garganelli con pancetta, asparagi e tartufo nero” e “Spezzatino cremoso in salsa di funghi”.

 

Rendere i consumatori più informati e consapevoli è il focus di “Trust Your Taste, Choose European Quality, il progetto voluto da ASSICA per promuovere la cultura produttiva della carne suina e dei salumi, valorizzando gli alti standard europei e la grande tradizione storica che contraddistingue questo comparto. Il Progetto, che coinvolge dal 2021 Italia e Belgio, ha nuovamente ottenuto il supporto della Commissione Europea nell’ambito del Regolamento (UE) 1144/2014 e proseguirà per un altro triennio.

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ASSICA, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, è l’organizzazione nazionale di categoria che, nell’ambito della Confindustria, rappresenta le imprese di macellazione e trasformazione delle carni suine. Nel quadro delle proprie finalità istituzionali, l’attività di ASSICA copre diversi ambiti, tra cui la definizione di una politica economica settoriale, l’informazione e il servizio di assistenza ai circa 180 associati in campo economico/commerciale, sanitario, tecnico normativo, legale e sindacale. Competenza, attitudine collaborativa e affidabilità professionale sono garantite da collaboratori specializzati e supportate dalla partecipazione a diverse organizzazioni associative, sia a livello nazionale che comunitario. Infatti, sin dalla sua costituzione, nel 1946, ASSICA si è sempre contraddistinta per il forte spirito associativo come testimonia la sua qualità di socio di Confindustria, a cui ha voluto aderire sin dalla nascita, di Federalimentare, Federazione italiana delle Industrie Alimentari, di cui è socio fondatore, del Clitravi, Federazione europea che raggruppa le Associazioni nazionali delle industrie di trasformazione della carne, che ha contribuito a fondare nel 1957.

Coldiretti: “Le follie dell’Ue minacciano l’export di frutta da 12 miliardi”

 

Rimane aperta la lotta agli accordi di libero scambio che non garantiscono il rispetto del principio di reciprocità

 

 

Sul futuro dell’ortofrutta italiana pesano le folli politiche dell’Unione Europea, con un effetto dirompente sulle abitudini di consumo degli italiani e sui bilanci delle aziende agroalimentari.  È quanto denuncia Coldiretti a Fruit Logistica a  Berlino, per il summit con gli agricoltori giunti da tutta Europa sul futuro del settore che, nel 2023, ha visto segnare il record storico delle esportazioni, arrivando a sfiorare i 12 miliardi di euro, tra ortofrutta fresca e trasformata,  in aumento del 12% rispetto all’anno precedente, secondo una proiezione della Coldiretti su dati Istat.

‘La scelta Ue in materia di imballaggi – sottolinea Enrico Nada, vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla frutticoltura – apre aduna serie di problemi, dal punto di vista igienico sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare anche costi per i consumatori e i produttori. Anche se nel corso del negoziato sono stati introdotti dei miglioramenti da parte della Coldiretti, la battaglia è ancora aperta. Grazie alla nostra manifestazione di Bruxelles è  stata ritirata la proposta di dimezzamento dell’impiego di fitofarmaci”.

II comparto frutticolo piemontese  vanta un fatturato di oltre 500 milioni di euro, con una superficie si 18479 ettari oltre 7 mila aziende. Per le mele la zona più  vocata è  quella che si concentra nella fascia prealpina compresa tra Cuneo e Pinerolo,  in cui si coltivano all’incirca 6 mila ettari di melo, che coinvolgono circa 4 mila imprese. La produzione piemontese di pesche è  di circa 2 milioni di quintali su una superficie di 4416 ettari e 3474 aziende.

“Resta aperta la lotta agli accordi di libero scambio che non garantiscano il rispetto del principio di reciprocità poiché serve che tutti i prodotti che entrano nella comunità europea rispettino gli stessi criteri sanitari, ambientali e di rispetto sulle norme di lavoro- affermano Cristina Brizzolari presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, delegato confederale – Con i tagli degli italiani è diminuito il consumo individuale di frutta e verdura sotto la soglia minima di 400 grammi per persona, da mangiare in più volte al giorno  raccomandato dall’OMS ( Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) per una dieta sana. Un dato preoccupante che si riflette a cascata sul valore economico, occupazionale e ambientale del comporto della frutticoltura.

 

Mara Martellotta

A Torino un seminario sull’accesso all’alloggio

A Torino ci sono famiglie senza casa e case senza abitanti. Su 502mila alloggi di civile abitazione, oltre 78mila, il 15%, sono sfitti, secondo Istat. Se riuscissimo ad utilizzarne anche solo la metà ai fini di edilizia sociale avremmo risolto buona parte dei problemi”. L’accesso all’alloggio per le fasce grigie è stato il tema di un seminario organizzato dalla cooperativa Liberitutti in collaborazione con Cicsene nell’ambito del progetto europeo Hero.

A Torino un seminario sull’accesso all’alloggio, promosso da Liberitutti nell’ambito del progetto sull’antiziganismo “Hero” (Housing and Employment of ROma people) realizzato in collaborazione con l’associazione Cicsene ha allargato il dibattito sulle condizioni di disagio abitativo vissuto dai Rom italiani a tutte le categorie svantaggiate e discriminate. E’ toccato al project manager Marco Buemi raccontare il cammino di due anni e mezzo del progetto europeo “Hero”, le ricerche a cura del professor Vincenzo Romania dell’Università di Padova sulla realtà abitativa dei rom a Torino, Genova, Dortmund e Budapest. “Tre gli obiettivi del percorso: accesso dei rom al lavoro, all’alloggio e all’educazione – ha spiegato Buemi –Hero cerca di combattere gli stereotipi anche attraverso la diffusione del cortometraggio realizzato con la tecnica stop- motion”.Le difficoltà di accesso all’alloggio per le categorie svantaggiate e discriminate, per quelle che sono definite le fasce grigie della società (sono a rischio a causa della perdita del lavoro, di divorzio, malattia) sono in costante aumento. Il tema è stato al centro del focus moderato da Cicsene, il Centro Italiano di collaborazione per lo sviluppo edilizio nelle Nazioni Emergenti, che ha come mission quella di intervenire sulle disuguaglianze abitative, per contrastare il disagio, e promuovere politiche abitative. Venticinque le organizzazioni locali che hanno preso parte all’incontro. Denunciata “una totale assenza di politiche nazionali per la casa, il dilagare degli sfratti, l’aumento delle liste di famiglie in attesa di una casa. E ancora: “sono sempre di più le persone senza dimora o in condizioni abitative di estrema precarietà, cresce il caporalato abitativo, è stato detto, a più riprese.

Gianfranco Cattai, presidente del Cicsene, oltre a presentare una riflessione in 17 punti sulle motivazioni dei proprietari che decidono di tenere sfitte le seconde case piuttosto che fittarle ha esaminato il fenomeno degli alloggi e delle categorie svantaggiate e discriminate.

A Torino ci sono famiglie senza casa e case senza abitanti, ma c’è un fenomeno nuovo: su 502mila alloggi di civile abitazione, il 15 per cento (dati Istat) oltre 78mila sono sfitti”, ha sottolineato il presidente Cattai. “Ora se approfondiamo e consideriamo che in virtù del turn over non tutti gli alloggi sono liberi, se consideriamo la quota degli alloggi fittati in nero e di quelle abitazioni che sono utilizzate con le formule di affitto breve turistico, tipo Airbnb – ha ragionato – possiamo stimare un dato credibile di almeno 40mila alloggi da recuperare a fini sociali”. “Se noi li riuscissimo ad utilizzare ai fini di edilizia sociale avremmo risolto buona parte dei problemi – auspica Cattai – Si pensi che le ultime richieste di case popolari a Torino sono state 14mila, troveranno risposta in 2mila. Punto. E tutti gli altri?

Per Cattai oltre alla questione “soldi e manutenzione delle case vuote” perché “non si deve costruire nulla di nuovo, c’è un urgente tema culturale da affrontare”. Quale? “La mancanza di fiducia di relazioni nella comunità”, dice Cattai che elenca anche alcune possibili soluzioni, a patto che si passi dalle parole ai fatti: “Non dobbiamo fare più solo discussioni sul welfare abitativo e sulla funzione della proprietà privata che è sicuramente personale ma anche sociale, ma occorre ragionare da una parte sulla tutela delle garanzie da assicurare ai proprietari, dall’altra riconoscere la priorità che l’accoglienza avvenga nel rispetto delle culture di origine di tutti gli stranieri”.

Tra le associazioni locali intervenute al Polo del ‘900 c’erano A.i.z.o. rappresentata dalla fondatrice Carla Osella, Fondazione Operti, Sinloc, Caritas della Diocesi di Torino e le associazioni Arteria, Il rosa e il grigio e Famiglie Accoglienti Torino. Hanno partecipato al dibattito anche i consiglieri regionali del Piemonte Silvio Magliano e Monica Canalis e l’assessore comunale al Welfare, Jacopo Rosatelli.

La sociologa e pedagogista Carla Osella, che dei Rom condivide ogni giorno peso e difficoltà, fondatrice dell’Associazione italiana zingari oggi (Aizo) ha parlato della sua esperienza diretta per diversi anni all’interno dei campi rom e ha sollecitato le istituzioni a “rendere protagonisti i rom, ad entrare nei campi per discutere e vedere cosa succede, senza fare politiche a tavolino”.

Se un gruppo famiglia rom chiede di vivere in 14, tutti assieme, in un’abitazione il tema va affrontato: è una proposta logica che traspone il loro modo di sentire la comunità nella nostra comunità – sottolinea il presidente Cattai – Serve flessibilità e creatività a una richiesta intelligente che rispecchia il modo di vivere dei rom. E’ vero che a Torino gli alloggi sono costruiti per due/tre persone e che il 44% dei nuclei è composto da una persona, ma dobbiamo attrezzarci per individuare una cascina, un alloggio che permetta di soddisfare le loro esigenze

Oggi giovedì 8 febbraio HERO giunge alle battute finali. Il progetto di Housing and Employment of ROma people, coordinato da Liberitutti scs, con il supporto di una rete internazionale di partner europei sarà presentato giovedì a Bruxelles nella sede della Commissione europea (Boardroom Rond Point Schuman 6, Box 5- dalle 13 alle 17,30). Saranno presenti: i responsabili del progetto, i rappresentanti dei partner – Università degli Studi di Padova, ARCI Liguria APS, GrünBau gGmbH (Dortmund), Létra Egyesület (Budapest) – ed esperti che porteranno i loro contributi sulle politiche e le strategie che mirano a promuovere la piena integrazione delle minoranze Rom nei paesi coinvolti: Italia, Germania e Ungheria.

Il progetto è cofinanziato dal Programma “Diritti, uguaglianza e cittadinanza” REC (Rights, Equality and Citizenship) dell’Unione Europea.

DATI SUI ROMANÌ E CENNI SULL’ANTIZIGANISMO

L’antiziganismo è un complesso storicamente costruito e persistente di discriminazione consuetudinaria contro un gruppo sociale stigmatizzato come gitano. La sua stessa definizione comprende una serie di specifiche controverse e storicamente accettate nella società, che comportano una mancanza di riconoscimento e comprensione della sua esistenza, nonostante crescano ogni anno iniziative di contrapposizione a questo stato delle cose (Alleanza contro l’Antigypsyism, 2019).

Dati recenti ci indicano che in Europa vivono più di 10 milioni di Rom, Sinti e Nomadi (EC, COM 406,2019). Il Rapporto Annuale della Commissione Europea 2019 sottolinea che solo il 43% della popolazione Rom tra i 24 e i 64 anni ha ottenuto un lavoro retribuito e più del 63% dei giovani non hanno accesso ad un’educazione appropriata, a un impiego stabile e a una formazione lavorativa; inoltre, il 67% delle famiglie vive in quartieri abitati esclusivamente o quasi da Rom, molto spesso all’interno di fabbricati estremamente precari o in aree fortemente esposte ad attività criminali. Una delle ragioni che determinano questo scenario è che il 43% dei Rom viene discriminato nel tentativo di affittare e acquistare casa o nella ricerca di un impiego professionale.

Nonostante negli ultimi venti anni sia stata registrata una diversa attenzione da parte dei governi nazionali attraverso strumenti legislativi e finanziari utili ad affrontare la questione, infatti, permangono per molte di queste comunità condizioni critiche di esclusione sociale e segregazione in aree marginali del contesto urbano, unite a condizioni di povertà estrema con basso accesso all’assistenza sanitaria e ad un alloggio dignitoso (Housing Right Watch, 2010). HERO si propone di contrastare l’antiziganismo e la discriminazione nell’accesso all’alloggio e al lavoro, innescando un cambio di paradigma rispetto agli stereotipi culturali che ne ostacolano l’inclusione e promuovendo azioni di responsabilizzazione nei confronti della comunità.