ECONOMIA E SOCIETA'- Pagina 592

Profumi per l’ambiente e capolavori di carta

Per uscire dalla solitudine e ritrovare la gioia di vivere

OTTAVA PUNTATA – Viaggio nel vasto mondo degli hobbysti, tra chi per sopravvivere alla crisi sta cercando di trasformare in mestiere una passione

 

Un hobby come terapia per combattere solitudine e isolamento e ricominciare a vivere tra la gente. Nel vasto mondo degli “Operatori del proprio ingegno”, tra chi per sopravvivere alla crisi sta cercando di trasformare in mestiere una passione, c’è anche l’altra faccia della crisi, quella le cui radici non sono propriamente di ordine economico ma derivano da altre ragioni.

E’ il caso di Silvana Cipolla, 58 anni, arrivata nei mercatini degli hobbysti della domenica per una “scelta di comunicazione”. “Una brutta malattia – racconta – mi ha trattenuta a lungo in totale isolamento. Sola, senza lavoro, trascorrevo le mie giornate piangendomi addosso, senza riuscire a intravvedere una via d’uscita dalla situazione in cui ero precipitata”.

Un giorno l’idea che dà una svolta alla sua vita: ingannare il tempo costruendo qualcosa con le sue mani, da rivendere nei mercati della domenica, in modo da creare occasioni di contatto e di scambio con la gente e riaprirsi al mondo esterno, escluso dalla sua vita per troppo tempo. “L’ispirazione mi è arrivata da una scatola di sale marino. Il secondo passo è stato quello di procurarmi delle essenze. Ho così incominciato a confezionare sacchettini profumati per la casa, gli armadi, i cassetti, l’automobile”, spiega. Il marito, vedendola finalmente reagire alle avversità e appassionarsi a qualcosa, per starle vicino nella nuova avventura e aiutarla a rendere più ricco e attraente il suo banco, si è rimboccato le maniche: nel tempo libero realizza capolavori di carta. Oggetti ornamentali, vasi, bomboniere, portaoggetti e portafortuna, fatti a mano con carta pressata, intrecciata e colorata.

Sono passati tre anni dal giorno in cui Silvana ha deciso di rimettersi in gioco e ricominciare a vivere scendendo in piazza con il suo gazebo. “Questo lavoro – precisa – si è rivelato per me un’ottima terapia: riesce a farmi evadere dai brutti pensieri”. I suoi prodotti spiccano per originalità e prezzi davvero competitivi. “Si parte da un euro, il pezzo più caro costa 10 euro. Nulla rispetto al lavoro che c’è dietro il più semplice tra i vasetti di carta: ogni creazione, anche la più piccola, richiede almeno due ore di lavorazione”, spiega.

A differenza di tanti altri colleghi, Silvana non è il guadagno che cerca da questa attività, della quale confessa che non riuscirebbe più a fare a meno: “Questo lavoro mi ha ridato la voglia di stare al mondo, di ridere, di stringere amicizie. Insomma, è la distrazione che cercavo. Ne sono entusiasta. I soldi, certo, fanno comodo anche a me. Ma non è per denaro che affronto il peso di lunghe giornate in mezzo alla strada, lontana dalle comodità di casa. Quello di cui ho bisogno è il contatto con la gente, e l’ho trovato. Mi basta poco: un sorriso, una stretta di mano, due parole. Se poi i miei prodotti vengono apprezzati e acquistati, meglio ancora”.

Paola Zanolli

 

 

Lions con Appendino e Cerutti a Librolandia

DONNE SOTTO I RIFLETTORI AL SALONE DEL LIBRO LANCIANO LA SFIDA PER I PROSSIMI CENTO ANNI

“Da sole invisibili, insieme invincibili”. Un motto che sintetizza le conclusioni del convegno che si è svolto oggi, nell’ambito della trentesima edizione del Salone internazionale del Libro di Torino. Organizzato dal Lions Club International, l’appuntamento ha visto alternarsi, sul palcoscenico della Sala Argento allestita nel padiglione 3 del Lingotto, personalità di spicco nel panorama politico, amministrativo e umano piemontese: la sindaca di Torino Chiara Appendino, l’assessora regionale a Cultura e Turismo Antonella Parigi, l’assessora regionale a Politiche giovanili, Diritto allo studio universitario, Cooperazione internazionale, Pari opportunità, Diritti civili e immigrazione Monica Cerutti, la presidente della Consulta femminile regionale Cinzia Pecchio, l’avvocato Maria Rita Mottola. A condurre i lavori Gabriella Gastaldi, Governatore del Distretto Lions 108 Ia1, che comprende circa 2.400 soci di 73 Club del Piemonte e della Valle d’Aosta.

“Il Salone del Libro è giunto quest’anno alla trentesima edizione, e proprio quest’anno ricorrono i trent’anni dall’ingresso delle donne nel Lions Club International, la più grande associazione di servizio del mondo”, ha detto Gastaldi, aprendo il convegno. Un anniversario importante, che cade proprio nell’anno del centenario del Lions Club, fondato il 7 giugno del 1017. Un rapido passaggio sulla storia dell’apertura del sodalizio alle donne e al notevole contributo da loro apportato, poi il tema del dibattito: “Donne, la sfida per i prossimi cento anni. Impegno per la parità o parità per l’impegno”.

“Quello della parità – ha detto Antonella Parigi – è un discorso complesso, conquiste ne sono state fatte tantissime, ma dove c’è il vero potere c’è ancora molto da fare. Non è solo un problema di diritti, ma anche un problema nostro: quello di imparare a stare in prima linea sfidando paure e reticenze”. Monica Cerutti ha affrontato il tema della disparità salariale tra uomini e donne. “La maternità viene considerata come un peso, mentre invece è un valore. Ed è su questo terreno che bisogna muoversi, a partire dalle scuole. Parità non vuol dire annullare le differenze, ma valorizzare ed esaltare le diversità”, ha precisato, ribadendo la sua piena adesione e il sostegno delle istituzioni ai progetti avviati dai Lions sulla medicina di genere. Chiara Appendino si è soffermata sulle difficoltà di conciliare lavoro, famiglia e le varie responsabilità. “Problemi che si possono superare solo con la condivisione. Proprio per questo abbiamo aderito ai progetti Lions di aiuto alle fasce più deboli della popolazione”. Da Cinzia Pecchio l’esortazione “a mettersi in gioco e fare squadra, perché insieme i problemi si superano”. Maria Rita Mottola insistito sulla necessità di fare tutto il possibile per realizzare l’utopia dei Lions: realizzare un mondo migliore.

“Le sfide sono tante, tutte da raccogliere, e noi ci siamo: noi Lions vogliamo intercettare i bisogni e aiutare a risolverli”, ha concluso Gabriella Gastaldi, ricordando che il motto dei Lions è “Noi serviamo”, al quale segue lo slogan “Dove c’è bisogno, lì c’è un Lions”.

 

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

Di Pier Franco Quaglieni

Il XXX Salone del Libro Dalle “Maestre d’Italia” alla poetessa- magistrato di Mantova L’arte tipografica di Ianni Una frase poco felice su Martone

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Il 30 ° Salone di Torino
Stiamo vivendo nel clima fervido del XXX Salone, affollatissimo di eventi dentro e fuori il Lingotto. Una vera festa del libro che resta il principale strumento di cultura. I giornali sono stati in parte superati da Internet, ma il libro di carta non morirà mai, anche se i lettori sono in calo. L’impegno profuso, abbandonando le polemiche del passato di fronte alla concorrenza di Milano, dimostra che Torino sta mantenendo il suo primato. Angelo Pezzana, quando per primo pensò al Salone, aveva visto giusto. Man mano negli anni è cresciuto e sarebbe ingiusto non riconoscere anche dei meriti indiscutibili a Rolando Picchioni ed Ernesto  Ferrero.Soprattutto il duo La Gioia /Gallino si sta rivelando vincente. Nicola Gallino ha impresso al Salone una visibilità  mediatica straordinaria. Anch’io che non sono un tifoso di Torino in modo aprioristico, in questa occasione, tifo per il Salone del Libro che compie 30 anni.
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“Le maestre d’Italia” di Bruna Bertolo
Debutta al Salone il nuovo libro della storica e giornalista Bruno Bertolo che si è già occupata in tanti volumi precedenti  di storia risorgimentale,della Grande Guerra,della Resistenza con un’ attenzione particolare verso le donne sempre un po’ trascurate dagli storici.“Maestre d’Italia”, edito da Neos , è un libro che ripercorre la storia unitaria dell’Italia  attraverso un angolo di visuale molto importante. Se l’Italia era fatta- avrebbe detto d’Azeglio,ma in effetti questa frase non l’ha mai scritta- bisognava fare gli Italiani. La scuola e la caserma sono state il crogiolo in cui si è formato l’Italiano di nuovo tipo nato dal Risorgimento. Era un’idea di Francesco de Sanctis primo ministro della Pubblica istruzione ,voluto da Cavour nel 1861. Un’idea che trovò applicazione con il ministro albese  Michele Coppino che rese obbligatoria l’istruzione fino alla III elementare.  Fu difficile renderla operativa soprattutto al Sud,ma anche nel Nord più povero,compreso persino molti angoli del Piemonte e della Lombardia. Il  delicato film “Albero degli Zoccoli” documenta la miseria e l’ignoranza  in cui si viveva nella provincia lombarda.Il libro di De Amicis “Cuore” e il “Pinocchio” di Collodi diedero un grande aiuto alle maestre nel loro durissimo lavoro,anzi nella loro missione, una parola che alcuni, che non conoscono la scuola, considerano retorica.Le maestre hanno fatto gli italiani sicuramente più e meglio  dell’Esercito che ebbe comunque anche un ruolo di supplenza simile alla celebre trasmissione televisiva del maestro Alberto Manzi. Bertolo non trascura neppure la mamma di Mussolini,Rosa Maltoni, una maestra molto religiosa, diversissima dal figlio che, da giovane  era un socialista rivoluzionario come il padre fabbro ferraio. Dedicherò una recensione a questo libro che contribuisce a riannodare i fili di una società “liquida” che sta perdendo i suoi punti di riferimento. Merita molta attenzione ed avrà sicuro successo. Una piccola osservazione:anche i maestri meriterebbero attenzione, anche loro hanno contribuito a fare gli italiani.
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La poetessa -magistrata  Chiavegatti
Alessandra  Chiavegatti esercita da molti anni la professione di magistrato ed è stata anche coraggiosa PM  a Catania in terra di malaffare e di mafia. E’ nata  in un paese sul Po vicino a Mantova e sente il fascino che il grande fiume esercita nella sua vita,nella sua poesia ed anche nella sua pittura. Anche Guareschi sentiva profondo questo legame con il Po della Bassa parmense. E’ vissuta in una famiglia che l’ha educata a grandi e forti valori, in primis il senso dello Stato. In Piemonte c’è stato un altro magistrato -poeta ,Giovanni Camerana,considerato uno scapigliato,anche se, in effetti ,egli si può considerare un anticipatore del primo Novecento,dei Crepuscolari e,per certi versi, di Dino Campana. Sentiva una sorta di incompatibilità tra la sua carriera di magistrato e il fatto di essere poeta ,quindi non volle mai pubblicare  in volume  i suoi versi che apparvero in modo discontinuo su riviste. I tempi sono cambiati e la poetessa Alessandra Chiavegatti ha dato alle stampe  il volume “Dietro agli occhi in fondo all’anima”- 250 pagine edite da Gilgamesh – in cui raccoglie tutte le sue poesie scritte fino al 2016. Il libro ha avuto subito successo ed ha anche vinto dei premi. Le poesie esprimono la ricca vita interiore dell’autrice in cui la bellezza,la luce,i colori,le emozioni,sono al centro del suo mondo.A volte scrive ascoltando le onde del mare che la rasserenano e la ispirano. Per lei la spiritualità (che non coincide con una fede religiosa) è sete di infinito che entra  nella nostra anima e ci fa intendere qual è la nostra essenza e per cosa siamo nati. “Far uscire la nostra parte migliore ,la nostra luce,lasciando la nostra firma nell’universo” è lo scopo della sua arte. C’è una profonda pietas umana per la sofferenza,per il “male di vivere”,avrebbe detto Montale. Ma per la poetessa, più ottimisticamente, è la poesia stessa che riscatta il dolore e dà un senso alla vita.Montale non aveva speranze come neppure Sbarbaro.
Nelle pagine del volume  è anche ben presente l’amore, quello vissuto e quello sognato. Non solo quello tra un uomo e una donna. Esso fa parte di un universo fatto di energia, emozioni, felicità, delusioni ed anche solitudine che viene vista come condizione per raccogliersi in sè più intimamente e scrivere o dipingere. La poetessa- magistrato trova la sua sintesi esistenziale in un grande senso di umanità. In tutta la sua raccolta poetica non ci sono accenni a temi politici. Un altro aspetto importante che la rende  estranea all’impegno ad ogni costo che ancor oggi sembra prevalere in tanti scrittori. La Chiavegatti sta scrivendo un romanzo, sono certo che sarà protagonista al prossimo Salone del Libro di Torino nel 2018.
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IANNI o dell’arte tipografica
A Santena  esiste una grande tipografia fondata nel 1946 da Lorenzo Janni  nel cuore della cittadina famosa per la tomba di Cavour e per la coltivazione degli asparagi. Per un errore anagrafico i figli di Lorenzo si sono ritrovati Ianni senza la J anche se per anni io ho continuato a scrivere Janni e non Ianni, forse per il legame che avevo con il padre fondatore, un vecchio gentiluomo piemontese d’altri tempi che ben rappresentava l’ideale di piemontese tratteggiato magistralmente da Filippo Burzio. Lo spirito originario è rimasto sempre lo stesso  anche nel nuovo stabilimento sulla circonvallazione per Carmagnola in cui il parco delle macchine di stampa e la gamma dei prodotti si sono molto ampliati, seguendo, a volte anticipando, le nuove tecnologie. Ianni ha tanti clienti importanti, ma riesce a prestare attenzione anche a chi vuole farsi stampare solo un biglietto da visita. L’attenzione ai clienti è totale. E la precisione nel lavoro altrettanta. Ianni è diventato anche editore di libri molto ben curati. I due fratelli hanno anche aiutato in modo significativo la Fondazione Cavour, presieduta dal magistrato Mario Garavelli e poi da Nerio Nesi, che ha sede a Santena. Entrando nell’ufficio, si nota un grande ritratto del Conte di Cavour che non è stato messo lì a caso. E’ stato anche fornitore del Premio Grinzate Cavour  che purtroppo non ha onorato i suoi debiti. L’azienda è riuscita, anche dopo l’ampliamento, a mantenere un rapporto amichevole  con i dipendenti, preservando, tra macchinari modernissimi, il clima del vecchio Piemonte. Io ci vado da quasi cinquant’anni. Conobbi Lorenzo Janni  perché stampava in esclusiva gli storici manifesti gialli del Partito liberale. E si stabilì subito un rapporto di amicizia che è durato nel tempo. Il numero dei libri stampati negli anni costituirebbero una vera e propria biblioteca.L’amore per il lavoro ben fatto fa pensare ad un celebre elogio che scrisse Luigi Einaudi:” Migliaia,milioni di individui lavorano,producono e risparmiano nonostante tutto  quello che noi possiamo inventare per molestarli,incepparli,scoraggiarli. E’ la vocazione naturale che li spinge:non soltanto la sete di denaro”. Della frase di Einaudi correggerei solo il numero : le migliaia e i milioni non ci sono più. Molti hanno dovuto chiudere,molti altri si sono adattati all’andazzo generale . Solo pochi,purtroppo,continuano – come scriveva Einaudi- a prodigare tutte le loro energie (…) per ” il gusto di acquistare credito,ispirare fiducia,ampliare gli impianti,abbellire le loro sedi.” Ianni è un’azienda che sarebbe piaciuta ad Einaudi ed un amico mi ha detto che nel 1961 ,quando il presidente andò a Santena  per il centenario della morte di Cavour, si sia anche complimentato con Lorenzo Janni. Un episodio che ho saputo da altri,non dai suoi figli.
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 Una frase poco felice
La più vip delle signore torinesi ha voluto scrivere un suo personale  elogio al regista Martone che lascia la direzione del Teatro Stabile. Per sottolineare il suo attaccamento al lavoro ha citato  Chiamparino che avrebbe detto di Mario  Martone,usando il dialetto piemontese, che “è un Napuli che ama lavorare”. A me è sembrato strano, anzi incredibile che un uomo avveduto come Chiamparino abbia usato , sia pure confidenzialmente, un’espressione così poco felice. Avrebbe offeso, in un colpo solo, tutti i meridionali che vivono e lavorano in Piemonte. E sono tanti. Anche tra i  suoi elettori.
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LETTERE  
scrivere  a quaglieni@gmail.com
Vorrei raccontarle un episodio di vita vissuta. Ero a Firenze e ho dovuto cambiare il biglietto di ritorno sul Frecciarossa  per tornare subito a Torino. Non c’era posto e ho dovuto obbligatoriamente optare per la classe business e il settore salottino, ambiente che non mi è abituale, non essendo un vip. L’urgenza di tornare ha comportato un esborso di 120 euro. Nel salottino non c’è spazio per un sia pur ridotto bagaglio perché i vani sono stati concepiti in modo stravagante. Neppure sotto le poltrone è possibile collocare una borsa. Tra il resto, su quattro spine per ricaricare le batterie 3 erano guaste. Era il treno 9540 carrozza 3 delle ore 17. Nel salotto d’attesa di Firenze ho notato una stranezza incredibile : gli schermi che annunciavano i binari  erano quasi illeggibili e bisognava periodicamente alzarsi per consultarli. Invece c’era un grande video, ben visibile da tutti, con tanta pubblicità.
                                                                                                                                               Enzo Pezzati
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Ha già scritto tutto lei, non ho commenti da aggiungere. Anch’io sui Frecciarossa non mi trovo sempre servito in base ai prezzi praticati. Ho provato il gestore privato, ma non mi è sembrato meglio. E poi dicono che si deve usare il treno e non la macchina…
pfq

Iran, con Rouhani vince il “popolo viola”

FOCUS / di Filippo Re

L’Iran degli ayatollah conferma alla presidenza della Repubblica iraniana il riformatore moderato Hassan Rouhani, eletto per la seconda volta al primo turno (un presidente uscente non è mai andato al ballottaggio nella storia recente dell’Iran). Già i dati parziali di ieri sera e della notte davano il presidente in carica in netto vantaggio sullo sfidante, il religioso conservatore Ebrahim Raisi, fedelissimo dell’ayatollah Khamenei, la Guida suprema della nazione iraniana. Molto alta l’affluenza, che ha superato il 70%, facendo rinviare la chiusura dei seggi alla tarda serata. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, Rouhani ha ottenuto 23 milioni di voti, pari al 57%. Il suo avversario, il conservatore Ebrahim Raisi, ha invece avuto 15 milioni di voti, fermandosi al 38,5%. L’altro candidato conservatore, Mostafa Mirsalim, ha ottenuto 297.276 preferenze (1,14%), mentre l’altro candidato riformista Mostafa Haschemi Taba, che aveva invitato i suoi sostenitori a votare Rouhani, ha avuto 139.331 voti (0,53%). L’Iran sceglie quindi di non tornare indietro e di seguire un nuovo corso moderato per almeno altri quattro anni ma come insegna la storia degli ultimi quarant’anni, dai tempi del fondatore della Repubblica islamica dell’Iran, il rivoluzionario Khomeini, chiunque vinca le elezioni iraniane, il vero vincitore è sempre la Guida Suprema del Paese, cioè  l’ayatollah Khamenei che controlla tutto, dall’esercito

 alla magistratura, dall’economia ai media e al quale spetta sempre l’ultima parola. Finora nel campo riformista hanno ben figurato l’ex presidente Khatami e Rouhani, ma al di là di sorrisi e simpatie, tentativi coraggiosi di riformare il sistema teocratico e di aprire il Paese al mondo esterno nulla è mai cambiato davvero. Hanno sempre prevalso gli uomini dell’apparato religioso, i mullah e i pasdaran, l’establishment conservatore ostile a ogni apertura al mondo occidentale e ottuso di fronte alle esigenze dei giovani che sono la stragrande maggioranza degli iraniani. Questa volta la sfida era tra due religiosi, un moderato e un ultraconservatore, e l’ha spuntata il presidente uscente votato dalla maggioranza dei giovani, da quel “popolo viola”, il colore del movimento di Rouhani, che lo sostiene da quattro anni. Luci e ombre spiccano nel suo bilancio di fine mandato.

Gli iraniani hanno premiato Rouhani per aver concluso l’accordo sul nucleare con gli Stati Uniti e l’Onu il 14 luglio 2015 che prevede la riduzione dei piani atomici persiani in cambio della fine delle sanzioni economiche facendo uscire gradualmente l’Iran dall’isolamento internazionale. L’intesa tuttavia non ha ancora avuto gli effetti che si speravano perché l’economia iraniana è ancora distante da una vera ripresa dopo tanti anni di sanzioni e ci si aspettava che le conseguenze dell’accordo si potessero sentire a livello concreto tra la gente ma così non è stato. I risultati positivi dell’accordo nucleare e del superamento delle sanzioni sono stati in buona parte oscurati dal calo del prezzo del petrolio e la ripresa delle esportazioni iraniane è stata quasi vanificata dal crollo del prezzo del barile di greggio da 104 a 44 dollari.Il presidente ha reso più distesi i rapporti con la comunità internazionale e soprattutto con l’Occidente, ha migliorato l’economia dopo la disastrosa gestione di Ahmadinejad anche se la disoccupazione è ancora alta, è salita dal 10 al 12%, ma l’inflazione si è notevolmente abbassata scendendo dal 40 al 9%. Rouhani non può forse fare di più perchè l’economia iraniana è in buona parte in mano ad apparati vicini alle Guardie della rivoluzione e ai Pasdaran che dipendono da Khamenei, difendono strenuamente i loro interessi e sono contrari a eccessive aperture al mercato. La disoccupazione resta alta soprattutto tra i giovani (è salita dal 24 al 30%) e il Pil è tornato a crescere e per quest’anno il Fondo monetario (Fmi) prevede una crescita del 3,3 per cento. Al contrario dello sconfitto Raisi, il tradizionalista che vuole più religione nella società e un rapporto più duro e meno conciliante con l’Occidente, Rohuani rappresenta ancora una speranza per i giovani che vedono in lui una maggiore tolleranza rispetto agli anni bui di Ahmadinejad e gli sono grati per la maggiore libertà che si vive nelle città. Tra gli aspetti negativi, la situazione dei diritti umani e delle libertà individuali che Rouhani aveva promesso di migliorare. Decine di giornalisti, oppositori politici, blogger, scrittori e artisti sono in carcere: nel corso del suo mandato le condanne a morte sono aumentate (sono almeno 3.000), oppressione e censura sulla stampa sono pressochè quotidiane. Moussavi e Kharroubi, i due leader dell’Onda verde, il movimento democratico e riformista che nel 2009 fu oggetto di una dura repressione da parte del regime perchè contestò aspramente le elezioni truccate che fecero vincere per la seconda volta Ahmadinejad sono ancora agli arresti domiciliari mentre a Khatami è stato ritirato il passaporto.

 

“Mettiamo Giudizio, il giudice tra potere e servizio”

L’ultimo libro di Michele Vietti, Università Bocconi Editore  viene presentato a Torino, nell’ambito del Salone del libro, al Circolo della Stampa, in corso Stati Uniti 27 

Intervengono con l’autore Vittorio Sgarbi, critico d’arte e scrittore, e Armando Spataro, Procuratore della Repubblica di Torino. Modera Annalisa Chirico de Il FoglioMichele Vietti, professore di diritto commerciale all’Università degli studi Internazionali di Roma, Avvocato civilista, già Deputato per quattro legislature, Sottosegretario alla Giustizia e all’Economia, ha presieduto le Commissioni parlamentari di riforma del diritto societario e fallimentare. Nel 2010 è stato eletto Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, successivamente, tra il 2015 e il 2016, su incarico del Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha presieduto la Commissione per la Riforma dell’ordinamento giudiziario. Nel suo ultimo libro parla della giustizia in una dimensione inedita: quella dell’organizzazione. Troppo spesso si dimentica che per rendere un servizio come quello giudiziario non bastano buoni giuristi ma ci vuole un apparato capace di gestire la domanda dei cittadini con tempestività, prevedibilità ed efficacia. L’autore formula proposte innovative e coraggiose, fuori degli schemi ideologici e delle contrapposizioni, per conseguire questo risultato.“Ho affidato la guida della Commissione di studi che ho costituito nell’ambito del mio Ministero a un uomo delle istituzioni, Michele Vietti che, adottando un approccio corretto nei confronti della categoria dei magistrati, nonostante non ne faccia parte, ha messo in risalto la necessità di migliorare il servizio offerto ai cittadini eliminando quelle note criticità che nel tempo si sono sempre più radicate nella materia”(dalla prefazione del Ministro della Giustizia Andrea Orlando).

“Teddy Bear Hospital” dal Rotaract per i bambini

Il Distretto Rotaract 2031, composto da giovani tra 18 e 30 anni delle Province di Torino, Novara, Biella, Vercelli, Verbania ed Aosta, sarà presente al Salone del Libro con il progetto “Teddy Bear Hospital” in collaborazione con Shelterbox, un’associazione umanitaria internazionale partner del Rotary International, che in caso di catastrofe agisce installando tende attrezzate in grado di restituire riparo, calore e dignità alle popolazioni colpite da calamità in ogni parte del mondo

Il progetto “Teddy Bear Hospital”, nato più di dieci anni fa da un’idea congiunta delle associazioni europee ed internazionali di studenti di medicina, ed approvato quale uno dei Service nazionali rotaractiani dell’Anno Sociale 2016/2017, si propone come obiettivo quello di far familiarizzare i bambini sani con l’ambiente, il personale e gli strumenti usati in ambito ospedaliero in modo tale da prevenire l’ansia e lo stress medico-correlati. Paura e ansia interessano infatti molto spesso i bambini che devono interfacciarsi con il proprio pediatra o che devono affrontare l’esperienza ospedaliera, sia essa relativa ai soli esami diagnostici o ad un ricovero prolungato. Il carattere innovativo di tale progetto risiede nella sua caratterizzazione preventiva, poiché si rivolge a bambini sani con limitata (o nulla) esperienza di ospedalizzazione. In questa occasione i bambini possono giocare a “fare i dottori” prendendosi cura del pupazzo malato guidati dai soci Rotaract che li accompagnano lungo tutto il processo di diagnosi e terapia fino alla guarigione del pupazzo. Alla fine ai bambini verrà rilasciato il certificato di “sana e robusta costituzione” e verrà loro regalato il peluche. L’iniziativa è aperta a tutti i bambini di età compresa tra i 4 e i 9 anni ed è gratuita. L’appuntamento è per domenica 21 maggio dalle 9 alle 13 presso il Lingotto (area esterna del Padiglione 3)

Palazzo Carignano, il mistero del padiglione sotterraneo dimenticato

Di  Pier Franco Quaglieni*
Il numero di maggio 2017  del mensile “Torino storia” “dedica il suo principale articolo ad un fatto scandaloso: l’esistenza di un padiglione creato negli anni ’80 dall’architetto Andrea Bruno,progettista di fama internazionale, sotto il cortile di palazzo Carignano “sepolto  e dimenticato” da molti anni. Si tratta di un padiglione modernissimo da 300 posti a sedere o 700 persone in piedi . Era un’idea che aveva iniziato a prendere forma per iniziativa del Presidente della Regione Aldo Viglione, così attento al restauro e al rilancio del patrimonio storico-artistico del Piemonte,a cominciare dalle residenze sabaude e dal Museo del Risorgimento. Ne parlò lo stesso prof. Bruno, quando venne a ricordare Viglione al Centro “Pannunzio” una decina di anni fa. Il lavoro costò 13.945.000 euro e si protrasse dal 1987 al 1994,scoperchiando il cortile di palazzo Carignano e scavando fino a 11 metri. Viglione morì nel dicembre 1988. E’ diventato un pezzo modernissimo  di archeologia sommersa,come ironicamente afferma il prof. Bruno. Venne infatti ricoperto da pesanti lastroni di metallo per occultare i lucernari, in modo da impedire che si potesse vedere dall’esterno la sua esistenza.  La spesa dell’opera, il suo non utilizzo per tanti anni che ha privato palazzo Carignano di una struttura molto importante,l’occultamento del lavoro ci portano necessariamente a pensare a precise responsabilità. Non sappiamo di chi siano state,ma sicuramente ci sono. Se l’opera non venne utilizzata neppure un giorno,non fu un fatto casuale,ma il frutto di una scelta . Chi fece questa questa scelta ? Quali sono stati i motivi dell’occultamento? Qualcuno si accorse che il lavoro era inutile e che furono gettati al vento ingenti fondi pubblici? E perché ,invece di far porre lastroni,non ha segnalato la cosa alla Procura della Repubblica ? Noi chiediamo che il Consiglio Regionale si faccia carico, in primis, di far chiarezza. Il Museo del Risorgimento rimase chiuso per anni per lavori di rifacimento per presentarsi con un nuovo allestimento in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia nel 2011.Si spesero fondi ingenti. Sarebbe importante-ribadiamo – stabilire  chi fece  mettere i lastroni metallici per occultare il padiglione sotterraneo inutilizzato.Ad un certo momento la dott. Cristina Vernizzi direttrice del Museo per molti anni venne improvvisamente sostituita,non si è mai saputo in base a quali motivi.La sua rimozione suscitò scalpore. La democrazia comporta chiarezza e non consente zone d’ombra. Noi chiediamo che il numero di “Torino storia” n. 18 venga acquisito agli atti e venga ascoltato in seduta pubblica  il prof. Andrea Bruno. Grazie per l’attenzione e molti cordiali saluti. Siamo certi che un fatto del genere  non verrà sottovalutato nella sua gravità.
                                                                                 

                                                                          * Direttore del Centro “Pannunzio”

Lions Club, al Salone del Libro un ricco calendario di eventi

Ricchissimo il calendario di eventi organizzato dai Lions nell’ambito della trentesima edizione del Salone Internazionale del libro di Torino, al Lingotto dal 18 al 22 maggio

“E’ un appuntamento al quale non potevamo mancare – precisa Gabriella Gastaldi, Governatore del Distretto 108 Ia1 del Lions Club International, che comprende circa 2.400 soci di 73 Club – in un anno importante come questo, in cui ricorre il centenario della più grande associazione di servizio del mondo”. Presenti con uno spazio espositivo di 24 metri, nel padiglione 2, i Lions mirano, con il loro stand e le tante iniziative organizzate, a far conoscere le attività dell’Associazione al grande pubblico. Due, in particolare, gli eventi di grande importanza: sabato 20, ore 13,30, sala Argento, “Donne, la sfida per i prossimi 100 anni. Impegno per la parità o parità per l’impegno?“, con la partecipazione, tra gli altri, dell’assessora regionale alle Pari Opportunità Monica Cerutti; domenica 21, ore 10,30, sala Argento: “Cento anni di Lions: la cultura del servire“. Gli appuntamenti organizzati dai Lions sono anche tanti altri.

Si incomincia giovedì 18, giorno dell’inaugurazione del Salone, alle 10,30 con il caffè letterario “Papà, perché non mi compri il cellulare?”, in cui il professor Nicola Limardo, esperto di fisica quantistica, illustrerà l’effetto che telefoni cellulari e wifi possono avere sulla nostra salute. Sempre giovedì, alle ore 15, conferenza di Marina Federici su “Figure femminili alle Olimpiadi”; alle 16 spazio all’illustrazione del progetto “Tutti a scuola in Burkina Faso, bambini nel bisogno”, avviato 10 anni fa; mentre alle 18 Luciano Fiammengo parlerà di “Alfabetizzazione alimentare”. Si prosegue il giorno successivo, venerdì 19. Alle 12 appuntamento in Sala Rossa con “Olivetti: l’industria oltre il profitto”; alle 14,30 allo stand Luisa Benedetti presenta il libro “Le nebbie di Frisco, il mistero del prescelto”; alle 16 conferenza di Andrea Mazzanti sul “Libro parlato Lions”; alle 17,30 incontro con Anna Mormile, autrice del libro “La furia di Giada”.

Sabato 20 alle 10 incontro con il Centro italiano Lions per la raccolta degli occhiali usati, dal titolo “Guardare a quattro occhi”; alle 11 incontro con il poeta Guido Oldani, che presenta “Luci di posizione”; alle 15 conferenza di Gianfranco Ferradini “Spremere la conoscenza”; alle 17 conferenza di Teresa Mazzini su “Elogio del rispetto”; alle 18 appuntamento con Beppe Gandolfo e “Un anno in Piemonte”.

Domenica 21 alle 11 incontro con Idolo Castagno, autore di “Il Lionismo”; alle 14,30 tocca a Corrado Buscemi, autore di “Il caso De Maj”.

Lunedì 22 alle 10,30 nello spazio incontri appuntamento con “Favole di terra e di aria” e le autrici Claudia Ferraris e Giulia Pretta; alle 16 “C’è un Lions con te”, Renata Florian e Manfredo Barberis illustrano il progetto avviato per facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani tra 18 e 29 anni; alle 18 in Sala Rossa “Progetto lavoro giovani in azienda”, autorità a confronto sul tema dell’inserimento di personale giovane e qualificato nel mondo del lavoro, con la partecipazione dell’assessore regionale Gianna Pentenero, dell’On. Luigi Bobba e del presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo.

 

 

Teleriscaldamento Iren: 900 km di rete

Nell’ambito del convegno organizzato da Iren, Servizi a Rete e AIRU – Associazione Italiana Riscaldamento Urbano – in corso presso la centrale termoelettrica Iren di Torino Nord, è stato presentato il piano di sviluppo della rete di teleriscaldamento gestita da Iren

Ad oggi il Gruppo teleriscalda circa 85 milioni di m3 di volumetria servendo le città di Torino, Parma, Reggio Emilia e Genova, grazie ad una rete di distribuzione che si snoda per oltre 900 km e che consente di servire oltre 850 mila abitanti.

 

Iren vanta una produzione termica di 2.878 GWh, l’86% dei quali frutto di attività cogenerativa o fonte rinnovabile. Questo dato consente di evitare l’emissione in atmosfera di 1,1 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari a 850 mila auto medie e di risparmiare 270 mila TEP (tonnellate equivalenti petrolio), pari a circa 2 milioni di barili di petrolio.

 

Torino in particolare, città più teleriscaldata d’Italia e fra le prime in Europa, è servita da una rete di 550 km di doppia tubazione che consentono di riscaldare 60,3 milioni di m3 e servire oltre 600 mila abitanti, con una percentuale di cogenerazione pari al 95%, dato più alto in Italia.

 

Il Piano Industriale Iren al 2021 prevede di portare a 98,8 milioni di m3 la volumetria totale riscaldata con una particolare attenzione all’area metropolitana torinese che crescerà di ulteriori 13 milioni di m3 serviti, in parte saturando la rete già esistente, in parte estendendola a Beinasco, Torino Nord, Mirafiori Sud e San Salvario.

 

Mirafiori Nord, invece, sarà il cuore di un altro importante intervento: la riqualificazione della storica centrale da cui partì il progetto per portare il teleriscaldamento nella periferia Sud della città. Entro il prossimo anno verranno realizzati un sistema di accumulo del calore per 2.500 metri cubi di acqua, nuovi sistemi di pompaggio e pressurizzazione, un impianto solare termico per la produzione di calore e un impianto fotovoltaico. L’intervento consentirà di evitare altre emissioni in atmosfera per 8 mila tonnellate l’anno di anidride carbonica.

 

Gli investimenti previsti a piano sino al 2021, per la sola città di Torino, ammontano a circa 280 milioni di euro.

 

110 anni di Croce Verde: convegno e assemblea Anpas

La riforma del Terzo settore e il futuro di Anpas: le pubbliche assistenze a Torino, 20 maggio. Il futuro del volontariato alla luce dei decreti attuativi sulla Riforma del Terzo Settore con il sottosegretario Bobba e l’assemblea nazionale Anpas a Torino

La trasparenza nello svolgimento dei servizi, la misurazione dell’impatto sociale, la capacità di rendicontare le attività delle associazioni di volontariato: questi i temi sui quali si confronteranno a Torino, presso la sede del Gruppo Abele, istituzioni, studiosi e volontari Anpas provenienti da tutta Italia, sabato 20 maggio a partire dalle ore 9.30.

 

Il Convegno “Legge 106/2016 e decreti attuativi, il nuovo scenario per Anpas e le pubbliche assistenze” è il titolo del convegno che si terrà nella prima parte della giornata al quale parteciperanno Luigi Bobba (Sottosegretario Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), Claudia Fiaschi (portavoce Forum Terzo Settore) e studiosi della materia come Andrea Volterrani e Antonio Fici. Un importante momento di confronto anche alla luce dei recenti decreti attuativi della riforma. È previsto l’intervento dell’Assessora Sonia Schellino con delega alle Politiche Sociali, educative e di cittadinanza. A moderare l’incontro Noemi Penna (giornalista La Stampa).

 

Il bilancio e il Codice etico. Nel pomeriggio l’Assemblea nazionale delle pubbliche assistenze Anpas per l’approvazione del Bilancio (consuntivo e sociale 2016 e quello preventivo 2017). Nella stessa sede si terrà sarà anche la tappa conclusiva di un percorso iniziato tre anni fa del Codice Etico Essere Anpas: un documento finalizzato a garantire comportamenti e procedure responsabili volti a migliorare l’efficienza, l’efficacia, la trasparenza e la qualità dell’azione volontaria, a soddisfare i bisogni delle tante comunità che ogni giorno usufruiscono dei progetti e dei servizi dei volontari delle pubbliche assistenze Anpas.

 

I 110 anni di Croce Verde di Torino. Due eventi, convegno e assemblea nazionale, che si inseriscono nel programma delle celebrazioni per i primi 110 anni della Croce Verde di Torino.