Dall Italia e dal Mondo- Pagina 79

Fumavano troppe sigarette in casa: anziano e badante intossicati finiscono all’ospedale

DAL FRIULI VENEZIA GIULIA

Da troppo tempo non aprivano le finestre per cambiare l’aria e fumavano davvero tanto. Così un anziano  di 84 anni e la sua badante sono rimasti intossicati  a Gemona del Friuli (Udine). I soccorritori pensavano che il malore dell’uomo  fosse dovuto a una  intossicazione da monossido di carbonio per  esalazioni del gas. Ma  Vigili del fuoco e Carabinieri hanno escluso questa possibilità fatte tutte le verifiche e  si sono quindi concentrati sul fatto che i due sono grandi fumatori. L’anziano e la badante sono stati portati in ospedale e poi dimessi..

Spaventata dalle fiamme in cucina donna muore per malore

DALLA CAMPANIA

A Foglianise, Benevento, una donna di 64 anni è morta per un malore provocato per la paura di un incendio divampato nella propria casa. Probabilmente si spaventata dopo aver acceso un fornello e aver visto le fiamme divampare nella  cucina. Avrebbe cercato di fuggire e sull’uscio  avrebbe accusato il malore. I soccorsi hanno potuto solo constatare la morte.

Iran, fallisce la protesta spontanea

FOCUS INTERNAZIONALE di Filippo Re

Nove anni dopo gli iraniani ci hanno provato di nuovo ma anche questa volta non hanno avuto la forza di opporsi al regime degli ayatollah che regge il Paese con il pugno di ferro da quasi 40 anni. La contro-rivolta è subito scattata per spegnere i fuochi di paglia di una protesta sociale troppo spontanea e senza guida politica. Decine di migliaia di persone si sono radunate in tutto l’Iran per una massiccia dimostrazione di sostegno al regime dopo giorni di violenti disordini durante i quali 21 persone sono morte e oltre 450 sono state arrestate. La repressione è già in atto ma non potrà spegnere un malessere sempre più diffuso nella popolazione e destinato a propagarsi. Il potere degli ayatollah non è eterno. Come è stato imprevedibile l’avvio delle manifestazioni è difficile dire adesso cosa potrebbe succedere in futuro. Nel 2009 il movimento di opposizione dell’Onda Verde trascinò nelle strade di Teheran milioni di persone per protestare contro la rielezione truffa di Ahmadinejad ma non si diffuse nelle altre grandi città. Fu una sorta di “golpe” contro i brogli elettorali con la speranza di cambiare e migliorare dall’interno il sistema teocratico iraniano. Finì molto male: nella capitale il movimento venne brutalmente cancellato e i capi di quella rivolta sono ancora oggi agli arresti domiciliari che il presidente riformista Rouhani, rieletto nel maggio 2017, non ha mai revocato nonostante le promesse più volte ribadite in campagna elettorale. La rivolta degli iraniani si è scagliata contro il governo responsabile della crisi economica, del caro vita e della corruzione dilagante e contro la teocrazia degli ayatollah, al potere da troppi decenni. L’intenzione era quella di seppellire la Repubblica islamica e guardare altrove, gli slogan dei ribelli non hanno risparmiato nessuno, né i governanti né i vertici della Repubblica. Tutti, ai loro occhi, sono responsabili di un disagio crescente e contagioso in un Paese privato di qualsiasi libertà. Ma anche questa volta non cambierà nulla. Le proteste si sono diffuse in lungo e in largo nel Paese ma politicamente sono molto più deboli di quelle di nove anni fa. Nelle piazze iraniane manca un leader della ribellione, manca un coordinamento, non ci sono programmi precisi, c’è invece molta spontaneità nelle proteste, molta voglia di cambiare con il rischio di andare allo sbaraglio. Teheran, con i suoi nove milioni di abitanti, è rimasta relativamente ai margini della rivolta e la Guida Suprema Alì Khamenei ha potuto dormire sonni tranquilli. “I nemici dell’Iran hanno provato a minare il nostro sistema islamico con il denaro, le armi e la politica” ma non ci sono riusciti, avverte minaccioso il leader supremo della dittatura religiosa. Le Guardie della Rivoluzione e le milizie paramilitari Basiji, le forze che dominano l’economia e gli apparati di sicurezza del Paese, accusano alcuni Paesi stranieri di essere dietro le manifestazioni antigovernative accolte invece con soddisfazione da Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita per i quali l’Iran è un rivale da abbattere o quanto meno da indebolire. I servizi segreti israeliani hanno rivelato in questi giorni che negli ultimi cinque anni Teheran ha investito miliardi di dollari in Siria e in Iraq per estendere la propria influenza nella regione. Trump non ha perso tempo e si è schierato subito dalla parte dei manifestanti e in risposta alla repressione messa in atto dal governo iraniano potrebbe decidere nuove sanzioni contro il Paese. Mancano dichiarazioni ufficiali da parte della monarchia saudita ma il giovane principe Mohammed bin Salman è impegnato in duro braccio di ferro con l’Iran per ridurne l’influenza strategica in Medio Oriente. La polizia ha sparato sulla folla e ci si chiede se finirà come nel 2009 con la feroce repressione degli oppositori. Il regime minaccia di ricorrere alla pena di morte per i reati più gravi compiuti durante gli scontri mentre i famigerati pasdaran, più forti dopo la vittoria militare in Siria, aspettano il via libera della Guida suprema, da cui dipendono, per andare a caccia dei rivoltosi. Gli studenti universitari gridano la loro rabbia, bruciano i ritratti di Rouhani e Khamenei e inneggiano perfino allo scià di Persia. In piazza contro il regime è scesa una nuova generazione composta da giovani e donne nati dopo la rivoluzione khomeinista del ’79, che odiano il sistema e vogliono reagire, chiedono libertà e un lavoro, guardano i loro coetanei in Occidente, preferiscono navigare sulla rete che obbedire alla sharia e coprirsi con il velo. La giovane, laureata e disoccupata, che si toglie il velo bianco e lo sventola davanti alla folla dei manifestanti, sapeva di finire dietro le sbarre ma l’ha fatto lo stesso ed è diventata il simbolo della protesta. Le manifestazioni sono iniziate lo scorso 28 dicembre nella grande città di Mashad, importante centro sciita nel nord-est dell’Iran, forse scatenate dalla notizia di un aumento improvviso del 50% dei prezzi delle uova e di altri generi alimentari ma gli slogan hanno subito preso di mira tutti i politici, responsabili dell’aumento della disoccupazione e delle enormi spese sostenute per la guerra in Siria e inYemen, compresi Ali Khamenei e il presidente moderato Hassan Rouhani. Ed è forte anche lo sdegno per un’economia che, malgrado l’accordo sul nucleare e la fine delle sanzioni, stenta a decollare. “Morte a Khamenei” e “Morte a Rouhani” sono gli slogan di un movimento senza leader che attacca l’intero sistema. Il movimento dell’Onda Verde che si oppose alla rielezione del presidente conservatore Mahmoud Ahmadinejad, accusato di brogli elettorali, era guidato dai leader riformisti Mousavi e Karroubi, ancora agli arresti domiciliari. I rivoltosi rimproverano al presidente Rouhani di non aver ancora realizzato le sue promesse sui diritti umani e di non aver ottenuto benefici reali per la gente con l’accordo internazionale del 2015 sul nucleare che ha permesso la revoca di sanzioni internazionali contro la Repubblica Islamica. Per la gente della strada non è cambiato molto, anzi molti iraniani ultraconservatori rimpiangono la presidenza Ahmadinejad di cui ricordano la pioggia di sussidi elargiti alle fasce più povere della popolazione e festeggiano proprio in questi giorni la sua rielezione a presidente nel 2009. Dietro le proteste si può scorgere quindi la mano della fazione più conservatrice schierata contro l’esecutivo di Rouhani. Ma è difficile rimpiangere la politica economica di Ahmadinejad che fu disastrosa per otto anni. I problemi economici restano gravi nel Paese. Un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà, in cifre circa 30 milioni di persone. La disoccupazione è al 12%, secondo i dati ufficiali, ma in realtà avrebbe superato il 20 per cento, (oltre il 30% per i giovani che sono più della metà degli iraniani), mentre l’inflazione è risalita al 10 per cento. Il futuro politico dell’Iran resta denso di incognite. Tutti i centri di potere del Paese restano saldamente nelle mani dell’anziano leader Ali Khamenei e, in mancanza di un erede, di un vice Khamenei, la transizione verso la nuova Guida Suprema del Paese è ancora tutta da definire.

 

 

Attraversa a piedi la tangenziale, muore investito

DAL FRIULI VENEZIA GIULIA

Era di Pordenone ma residente a Udine, il 42enne morto investito lungo la tangenziale ovest di Udine, all’altezza dell’uscita di Feletto Umberto, prima dell’ingresso al casello dell’autostrada di Udine Nord. La Polizia stradale è intervenuta sul posto con i Vigili del fuoco e i soccorsi sanitari. Secondo la ricostruzione, il pedone sarebbe stato investito mentre attraversava la tangenziale a piedi, da un pullmino di una società sportiva sciistica.

Fuga di gas uccide madre e figlio

DALLA CAMPANIA

Probabilmente è stata una fuga di gas la causa della morte di Virginia Petrone, di 73 anni, e di suo figlio Marco Spampinato, di  42, che i carabinieri hanno trovato senza vita nella loro abitazione a Pietrastornina, in provincia di Avellino. La donna era in cucina, il figlio nella stanza da letto al piano di sopra. E’ stato un familiare che da giorni non aveva notizie dei congiunti, a dare l’allarme. Le esalazioni mortali  potrebbero essere state originate dal cattivo funzionamento della cucina a gas.

Nessun rispetto per i morti: il mistero delle tombe profanate

Cronache italiane DALLA PUGLIA

Un nuovo raid dopo quello del 15 novembre scorso è avvenuto nella  notte nel cimitero comunale di San Michele Salentino. Persone non ancora identificate hanno profanato 35 tombe e danneggiato il marmo dei loculi  portando via oggetti in ottone. Il sindaco, Giovanni Allegrini – informa l’Ansa –  incontrerà il Prefetto di Brindisi e il comandante dei Carabinieri per chiedere rinforzi per il controllo del territorio. I ladri, inoltre, hanno provato, invano, a scardinare un bassorilievo in rame dell’artista Stefano Cavallo. Oltre ai furti c’è qualche altra ragione per questo scempio? Le indagini sono in corso.

 

(foto: archivio)

Cinghiale sfonda il portone ed entra nella scuola, custode ferito

DALLA SICILIA

Un cinghiale è entrato nei locali della scuola  Caponnetto, nella borgata palermitana di Tommaso Natale. L’animale, probabilmente in cerca di cibo,  è entrato nel giardino e dopo che i custodi e gli insegnanti si erano barricati all’interno, ha sfondato il portone ed ha fatto irruzione nei locali dell’istituto provocando il panico tra il personale scolastico.Un custode è rimasto ferito alla gamba. L’ungulato è poi uscito da una porta secondaria ed è stato  abbattuto da un tiratore dei carabinieri forestali.

Muore fattorino aggredito da tre cani

DALLA SICILIA

L’autopsia chiarirà le cause del decesso di un fattorino di una ditta di spedizioni, Agatino Zuccaro, di 56 anni di Catania. L’uomo è stato aggredito da tre cani in un agriturismo in contrada Pagliarello, a Portopalo di Capo passero (Sr). La vittima,  il cui corpo è stato ritrovato a terra privo di vita, potrebbe essere morto per le ferite riportate in tutto il corpo, in particolare alle braccia e alle gambe, causate dai morsi dei cani di razza Corso che si trovavano nella proprietà. In base alle ricostruzioni il malcapitato, a bordo del camioncino della ditta, sarebbe entrato nella proprietà, dove avrebbe cercato i proprietari per consegnare un pacco, ma una volta sceso  sarebbe stato aggredito dai cani.

 

(foto archivio)

Camion perde piloni di cemento, automobile schiacciata

DALLA SARDEGNA

Sulla Statale 293 a Vallermosa, un’auto con due persone a bordo è stata schiacciata da alcuni pilastri di cemento caduti da un camion. Il conducente della vettura, estratto dalle lamiere dai vigili del fuoco, è stato trasportato con codice rosso all’ospedale di Cagliari, la donna che viaggiava con lui è invece in codice giallo.Il mezzo pesante carico di piloni di cemento di dieci metri, ne ha persi alcuni che hanno  investito e schiacciato l’auto nella parte anteriore. Sul posto sono intervenute tre squadre dei pompieri, carabinieri e  118.

 

(foto: archivio)

Notte di terrore: malviventi legano anziana, la rapinano e le uccidono il cane

DALLA SARDEGNA

A Pimentel, in Sardegna, un’anziana di 76 anni è stata rapinata nella notte  da una banda di malviventi. Era nella sua abitazione quando l’hanno immobilizzata e le hanno ammazzato  il cane Pincher per evitare che abbaiasse. Erano in tre con i volti coperti da passamontagna e sono entrati da una finestra. Hanno immobilizzato la donna su una sedia. Poi hanno rovistato per un’ora all’interno della casa , portando via poche banconote e alcuni monili in oro. L’anziana è riuscita a liberarsi  da sola dopo circa 30 minuti e ha dato l’allarme.