KUWAIT: LA SCHIAVITU’ NASCOSTA DEI FILIPPINI IMMIGRATI

FORUM INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Maltrattati, picchiati, trattati come schiavi e spinti al suicidio. È la condizione dei lavoratori filippini nel Kuwait, oltre 250.000 su una popolazione di 4,2 milioni, la maggioranza dei quali è impiegata come personale di servizio, soprattutto domestici, in gran parte donne, costretti a lavorare fino a 20 ore al giorno. Sette lavoratori filippini sono morti di recente in circostanze misteriose. Il governo delle Filippine ha sospeso l’invio di lavoratori in Kuwait dopo che il presidente Rodrigo Duterte ha dichiarato che gli abusi da parte dei datori di lavoro hanno spinto diversi domestici a suicidarsi. Il Ministro del Lavoro ha affermato che non verranno più inviati lavoratori filippini in Kuwait in attesa delle indagini sulle cause di morte dei cittadini che risiedevano nel Paese del Golfo da tre anni. Il presidente filippino ha dichiarato che le Filippine hanno “perso quattro donne” in Kuwait, riferendosi alle aiutanti domestiche suicidatesi in seguito a maltrattamenti. Duterte ha affermato di essere a conoscenza di molti casi di abusi sessuali contro donne filippine e ha voluto sollevare la questione con il governo del Kuwait che, sorpreso dalle decisioni del presidente filippino, ha fatto sapere che tutti i lavoratori stranieri sono protetti da leggi che li proteggono dagli abusi. Oltre 2,3 milioni di filippini sono registrati come lavoratori all’estero e inviano a casa ogni mese più di 1,6 miliardi di euro. Come avviene in molti Paesi arabi, per controllare i lavoratori stranieri che operano soprattutto nell’edilizia e come domestici, viene usato il sistema “kafala”, sistema di sponsorizzazione. Questa pratica, severamente criticata dalle organizzazioni per i diritti umani, prevede che tutti i lavoratori abbiano uno sponsor interno che generalmente è il datore di lavoro che ha il potere di ritirare il passaporto ai dipendenti in qualunque momento e obbligarli a lavorare anche 20 ore al giorno ma si parla anche di violenze sessuali e maltrattamenti. Il Kuwait è da molti anni la meta preferita di numerosi migranti economici provenienti dal mondo arabo e dall’Asia ma nei kuwaitiani cresce il malumore per l’eccessivo numero di stranieri presenti nel Paese, i due terzi di 4 milioni di abitanti.

Filippo Re

 

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