Dall Italia e dal Mondo- Pagina 35

Nel quartier generale dei re di Gerusalemme

Lasciati i templari di Athlit raggiungiamo le mura che circondano la leggendaria San Giovanni d’Acri, affacciata sul Mediterraneo, a nord di Haifa, la città dominata dal monte Carmelo che si vede bene anche da Akko, come gli israeliani chiamano Acri, che dopo la caduta di Gerusalemme in mano araba, divenne la capitale del Regno latino crociato, e tale restò per un secolo esatto, dal 1191 al 1291. Accanto alla città moderna rivive la cittadella crociata, Acri cristiana, interamente sotterranea, risultato di uno straordinario lavoro di recupero durato diversi anni e completato di recente. Scavo dopo scavo gli archeologi israeliani hanno fatto riemergere la città dei Crociati nascosta sotto quella settecentesca fatta costruire del pascià ottomano al-Jazzar, oggi totalmente restaurata e aperta al pubblico. Era il quartier generale dei Re di Gerusalemme, di Guido di Lusignano, di Riccardo Cuor di Leone, di Filippo Augusto, re di Francia, del marchese Corrado del Monferrato e dello stesso Saladino che passavano da ampie sale coperte da volte a crociera sostenute da possenti colonne a gallerie e passaggi sotterranei, da cripte e prigioni a torri e tunnel che collegavano la cittadella al porto. Un intervento eccezionale grazie al quale possiamo farci un’idea di come vivevano i crociati a quel tempo tra queste mura, come si  difendevano dagli assalti dal mare e dalla terraferma e come riuscivano a mettersi in salvo, in caso di necessità, attraverso il “tunnel del templari”, un passaggio segreto (si può percorrere facilmente) che conduceva rapidamente i Cavalieri dall’interno della città alle galee ormeggiate nel grande porto. È scomparso anche il Palazzo dei Templari, sommerso dall’acqua da cui affiorano però misteriosi resti. É questo il fascino di Acri crociata, riemersa sotto la parte antica dell’attuale Akko, altrettanto bella, affascinante, tutta da scoprire all’interno delle sue mura, tra chiese e palazzi medioevali costruiti dagli ordini militari e cavallereschi, suq arabi e moschee, sinagoghe e bagni turchi e venditori di succhi di pompelmo, quasi ad ogni angolo. Ad Acri erano presenti le repubbliche marinare di Genova, Venezia e Pisa che avevano i loro quartieri che ancora oggi si possono ritrovare insieme ai nomi delle città scritti su vecchie targhette appese sui muri di vie e piazze. L’imponente cinta muraria racconta la storia di memorabili assedi e sanguinosi combattimenti. Quando Acri era musulmana sembrava imprendibile, poi giunsero folle di crociati da tutto il mondo cristiano guidati da sovrani, re e principi, per riconquistare la città. Ci riuscirono quando le mura cominciarono a crollare sotto i proiettili lanciati dalle catapulte di Riccardo d’Inghilterra. Il 12 luglio 1191 i musulmani di Saladino abbandonarono Acri che rimase l’ultima roccaforte cristiana in Terrasanta per altri cent’anni. Poi, nel maggio del 1291 le truppe del sultano mamelucco al-Ashraf conquistarono la ricca città ponendo fine, dopo quasi due secoli, alla presenza dei crociati nel Vicino Oriente. A nord-est di Akko, a una trentina di chilometri dalla costa, vicino al confine con il Libano, su uno sperone montuoso, spuntano le rovine della fortezza crociata di Montfort. Siamo a casa dei Teutonici, i cavalieri dal mantello bianco, ma per arrivarci bisogna percorrere a piedi uno stretto sentiero, impervio ma comunque praticabile, per oltre mezz’ora. Il castello appartenne all’Ordine dei cavalieri teutonici che da qui controllavano un vasto territorio compreso tra il mare e l’entroterra e riforniva Acri di generi alimentari. Anche per i Teutonici l’arrivo delle macchine d’assedio dei Mamelucchi del sultano Baibars fu fatale e nel 1271 l’Ordine germanico fu costretto a lasciare la fortezza, chiamata anche Starkenberg, dopo un assedio durato due settimane. Da quel momento Montfort cadde in rovina e fu danneggiato da diversi terremoti. Ci avviciniamo a Tiberiade ma prima di arrivarci, a nord-ovest del lago omonimo e non lontano dalla città santa ebraica del Talmud e della Cabala, emerge maestosa, in mezzo alla pineta, la splendida fortezza di Safed, eretta dai Templari, che proteggevano i pellegrini in marcia verso i luoghi santi cristiani. Dotato di mura difensive circondate da ampi fossati la roccaforte poteva contare su torri molti alte, anche fino a 50 metri di altezza, e poteva ospitare oltre 2000 uomini tra templari e truppe orientali alleate. Era ritenuto uno dei castelli più belli dell’Oriente crociato. Fu occupato dai mamelucchi nel 1266. I templari finirono in catene e molti di loro furono uccisi e decapitati.

Filippo Re

 

Schianto nella notte, morto 29enne. Ferite due ragazze

DALL’EMILIA ROMAGNA Un ragazzo di 29 anni è morto a Modena in un incidente stradale avvenuto questa mattina  alle quattro sulla complanare Einaudi. L’auto guidata dal 29enne è uscita di strada e non vi sono  altri mezzi coinvolti. Sono rimaste ferite anche due ragazze di 20 e 26 anni, che erano sulla vettura .

Materada, la malinconia della frontiera nel dramma dell’Istria

 

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In “Materada”, scritto nel 1960 da Fulvio Tomizza, si  narra la storia dell’esodo istriano molto meglio di quanto possa fare un qualsiasi trattato storiografico o sociologico. Parole e storie dove s’incastrano – come tessere di un mosaico –  frasi, fatti e vita. Un romanzo crudo, dove la narrazione è sofferta e il ricordo della propria terra (Tomizza vi era nato nel 1935) riemerge con forza. Claudio Magris, a proposito di Materada, ha scritto: “Quando uscì nel 1960 “Materada” – il primo e forse miglior romanzo dell’allora giovanissimo e sconosciuto Fulvio Tomizza – arricchì di una nuova e forte pagina la poesia della frontiera, delle sue lacerazioni e della sua unità. Il mondo da cui nasceva il libro – l’Istria nel momento dell’ultimo esodo, nel 1954 – era un mondo realmente straziato dai rancori, torti e vendette sanguinose fra italiani e slavi e Tomizza l’aveva vissuto e patito”.

 

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Materada è un piccolo borgo vicino alla più grande Umago, in una terra di frontiera, questa dell’Istria, punto d’incontro di tante etnie (Italiani, Slavi e Croati), nei secoli assoggettati alla Repubblica Veneta, all’Impero Austro-Ungarico, all’Italia e infine inglobati nell’allora nascente Jugoslavia. Terra aspra, ricca di contrasti, che si riflettono anche nei suoi abitanti, spesso diffidenti, in ragione della precarietà dello stesso luogo di vita. Al termine dell’ultima guerra mondiale, dopo lunghe trattative diplomatiche si definì un nuovo assetto territoriale che assegnò alla Jugoslavia gran parte della Venezia Giulia (in pratica quasi tutta l’Istria e le terre ad Est di Gorizia). Il trattato di Parigi del 1947 ratificò questo passaggio di Istria e Dalmazia alla Jugoslavia, scatenando l’esodo del novanta per cento della popolazione italiana (circa 300.000 persone), che abbandonò la casa e gli averi e cercò rifugio in Italia o emigrò oltreoceano. Con i trattati del 1954 la zona B dell’Istria, in cui Materada era inclusa, venne assegnata definitivamente alla Jugoslavia anche se fu permesso scegliere se restare o passare a Trieste, verso l’Italia: è in questo lacerante scenario storico che Tomizza, allora venticinquenne,  ambientò”Materada”. L’autore, che visse quei periodi, ne fece un romanzo corale, per quanto incentrato sulla famiglia Kozlovich, in cui si rifletteva la sua esperienza personale. Un libro in cui speranze, delusioni e rassegnazioni si avvicendano, emergono, si assopiscono, ritornano.

 

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E’ palpabile lo stato d’animo degli italiani, l’emarginazione nei loro confronti del regime comunista di Tito, un intreccio di storie di tanta povera gente la cui unica e ultima scelta è di restare, perdendo la propria identità nazionale, o andarsene verso l’ignoto. Da circa un decennio, il  10 febbraio,  si celebra il Giorno del Ricordo ( istituito con la legge 30 marzo 2004/92)  per conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Grazie anche a “Materada” e a Fulvio Tomizza, scrittore di frontiera, quella storia non sarà dimenticata.

Marco Travaglini

 

Sulle orme dei Crociati

Cento monete d’oro usate dai Crociati, conservate in un’anfora, sono venute alla luce durante uno scavo archeologico, nascoste sotto il pavimento del castello di Arsuf, a 15 chilometri da Tel Aviv. Ad Arsuf, sul Mediterraneo, si scontrarono nove secoli fa nientedimeno che Riccardo Cuor di Leone, re d’Inghilterra, e il Saladino. Le monete risalgono a quel periodo e forse appartennero ai Cavalieri Ospitalieri di Gerusalemme che abitarono nella fortezza, per il possesso della quale arabi e crociati si combatterono ferocemente più volte. È un ritrovamento a dir poco eccezionale, anche perchè, oltre al tesoretto, sono state trovate punte di freccia e di lancia e molte pietre che venivano scagliate con le catapulte. Non è dunque difficile imbattersi nei Crociati e nei loro nemici musulmani visitando la terra di Israele.

Per esempio, seguendo le tracce dei Cavalieri cristiani lungo le spiagge del Mediterraneo orientale, proprio là dove novecento anni fa sbarcarono i Cavalieri della Terza Crociata che dovevano riconquistare Gerusalemme ma tornarono sconfitti in patria. Oppure scoprendo ciò che resta delle fortezze dei Templari, dei Cavalieri Teutonici e dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, nascoste a volte in mezzo alla boscaglia, quasi inaccessibili, tra colline e speroni rocciosi o sul mare tra Tel Aviv, l’antica Giaffa, e il confine con il Libano. È vero, a volte si trovano solo rovine, ma di grande valore storico e architettonico e di straordinario impatto scenografico. Alcune ben conservate, altre lasciate al loro destino, ma sempre cariche di fascino e di storia. O ancora raggiungendo gli aridi e desertici “Corni di Hattin”, dove non piove mai, a pochi chilometri da quel lago di Tiberiade che sarebbe stato la salvezza per l’esercito crociato che invece fu annientato dalla cavalleria del Saladino tra le brulle colline di Hattin, assetate e bruciate dal sole. Era il 4 luglio 1187. Può essere questo, in sintesi, l’itinerario di un viaggio “diverso” in Israele, rivivendo la storia delle Crociate in Terrasanta, in Outremer, perchè lì castelli e fortezze abbondano, senza essere seguiti da troppi turisti, cosa non da poco. Si intenda, nulla a che fare con lo splendore della fortezza del Krak dei Chevaliers in Siria, le cui mura, pur danneggiate dalla guerra civile di questi anni, hanno resistito per secoli ai conflitti e ai terremoti o con l’imponenza del Castello di Kerak in Giordania. In Israele non è rimasto molto ma le rovine, oggi ben inserite in un contesto da National Park, fanno rinascere una delle storie più avvincenti del Medioevo. Il paesaggio è certamente cambiato molto rispetto a quello del XII secolo ed è impossibile ritrovare tutti i luoghi della Terza Crociata (1189 -1192), oggi cancellati o sostituiti da città, strade, industrie, aeroporti ma ripercorrere il cammino dei Crociati è ancora possibile. È forse una vacanza un po’ fuori dal comune ma pur sempre interessante. Noleggiando un auto si possono seguire le strade e i territori attraversati da Riccardo Cuor di Leone e da Saladino muniti di una piantina dettagliata dei luoghi da visitare per evitare di sbagliare strada e fare inutilmente troppi chilometri. Alcuni castelli compaiono all’improvviso tra spiagge, promontori, colline e montagne mentre altri bisogna raggiungerli in luoghi spesso trascurati o dimenticati dalle guide turistiche, magari dopo essersi cimentati in autentici trekking in mezzo al bosco o seguendo incerti sentieri tracciati in modo approssimativo, quasi per nasconderne la bellezza. Alle rovine del castello templare di Montfort, nel nord del Paese, è meglio non arrivare troppo tardi, si rischia di farsi inghiottire dal buio e di non trovare la strada del ritorno, ma c’è anche il pericolo di precipitare dalle rovine del castello e finire in fondo al dirupo tra rocce e…scheletri di templari, senza che nessuno si accorga di nulla. Si parte dunque per i luoghi in cui cristiani e musulmani si affrontarono aspramente per il dominio della Terrasanta ai tempi delle Crociate. Lasciata Tel Aviv con la sua pittoresca rocca di Giaffa si arriva a Tel Arshaf, il sito dell’antica Apollonia, che crociati e arabi chiamavano Arsuf e che nel 1101 fu occupata da Baldovino I, re di Gerusalemme. Nel 1187, dopo la caduta della Città Santa in mano agli arabi, anche Arsuf fu presa dal sultano Saladino ma pochi anni più tardi Riccardo d’Inghilterra la riconquistò sconfiggendo il grande condottiero curdo in uno scontro memorabile avvenuto il 7 settembre 1191. Il sovrano inglese prese il comando delle operazioni e lanciò la cavalleria cristiana contro l’esercito musulmano che fuggì terrorizzato. Le perdite furono limitate da entrambe le parti ma la battaglia di Arsuf fu una grande vittoria morale per i cristiani dopo la disfatta di Hattin. Sul campo di battaglia fu dimostrato che Saladino non era invincibile. La fortezza dei crociati, di cui oggi restano poche rovine insieme a quelle del porto, verrà distrutta dai Mamelucchi del sultano Baibars nel 1265. Proseguendo verso nord si incontra Cesarea Marittima fondata da Erode il Grande. L’area archeologica è un cantiere continuo da cui spuntano rovine romane e crociate del periodo di San Luigi, re di Francia, che fortificò la città. Affacciata sul mare, Cesarea, capitale per almeno sei secoli, è una città dal grande passato. C’era il teatro romano con l’ippodromo sulla spiaggia, c’erano palazzi e strade bizantine, c’era la Cittadella crociata nella zona del porto. Centro cristiano tra i più importanti tra il III e il VI secolo, Cesarea fu occupata dagli arabi nel 639. Nel 1101 arrivarono i crociati che la depredarono e nel bottino del saccheggio finì anche un catino di vetro verde di arte islamica (è conservato nel Duomo di San Lorenzo a Genova) che alcuni storici hanno identificato come una reliquia della Passione di Gesù. Secondo altri studiosi si tratterebbe addirittura del leggendario Santo Graal. Come numerose località della Terrasanta anche Cesarea passò nelle mani di vari conquistatori. Nel 1187 arrivò Saladino poco dopo la vittoria di Hattin ma alcuni anni più tardi sbarcò Riccardo Cuor di Leone che tolse la città ai musulmani ampliando le fortificazioni. Nuove difese furono innalzate dai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme e da Giovanni di Brienne, sovrano della Città Santa. Luigi IX, re di Francia, completò i lavori di consolidamento della cinta muraria ma furono i Mamelucchi gli ultimi conquistatori di Cesarea dopodiché la città fu praticamente abbandonata e solo verso la fine dell’Ottocento i turchi ottomani vi insediarono un gruppo di profughi musulmani provenienti dai Balcani che vi fondarono un villaggio raso al suolo nella guerra del 1948. Ben visibile sulla spiaggia è l’acquedotto romano rimesso in funzione dai crociati così come si può vedere ciò che resta di una decina di torri, sopravvissute all’assalto delle catapulte del sultano mamelucco Baibars che nel 1265 rase al suolo sia la città che il castello. La stessa sorte toccò alla cittadella di Arsuf ma la grande fortezza templare di Athlit resistette eroicamente all’assalto delle truppe mamelucche. Tra Cesarea e Haifa si levano alte sul mare le rovine di Athlit, il colosso dei templari edificato intorno al 1215, poco a sud del monte Carmelo, che sorvegliava il transito lungo la costa mediterranea. Oggi è tutt’altro che un colosso ed è rimasto ben poco di quello che è stato uno dei più grandi castelli della Palestina medioevale, una sorta di cittadella chiamata “Castrum Peregrinorum” che includeva una chiesa e alcuni palazzi, ben difesa dai templari che da lì proteggevano il porto nel quale giungevano i pellegrini e controllavano le vie di comunicazione con Gerusalemme. Fu l’ultimo lembo di Terrasanta rimasto in mano ai crociati prima di essere abbandonato dopo la conquista mamelucca nel 1291 che pose fine al Regno latino.

Filippo Re

Incidenti mortali sul lavoro: vittime due operai di 48 e 26 anni

DALLA SICILIA  Sono due gli operai morti in altrettanti incidenti sul lavoro. La prima vittima,  di 48 anni, a Carini nel Palermitano,  dove  stava lavorando in una industria dolciaria su un elevatore che si è ribaltato. I   medici hanno potuto solo constatarne il decesso.  Un altro operaio, di 26 anni, è invece deceduto a Corleone, mentre lavorava su un traliccio insieme ai colleghi. E’  stato colpito alla testa da una pinza. metallica che ha bucato il casco ferendolo mortalmente.

Aspetta due gemelli e rifiuta di abortire: il fidanzato la investe con l’auto

DALLA LOMBARDIA

La polizia di Pavia ha arrestato un cittadino marocchino di 30 anni, regolarmente residente in Italia. E’ accusato  di tentato omicidio e tentata interruzione di gravidanza. L’uomo ha infatti investito con la sua  auto la fidanzata di 23 anni, sua connazionale. Lui pretendeva che la giovane abortisse, ma lei si è rifiutata. Soccorsa e trasportata al pronto soccorso del  San Matteo è stata giudicata guaribile in 30 giorni e non ci sarebbero  complicazioni per i due gemelli che la ragazza ha in grembo. E’ stata lei a denunciare il ragazzo.

Aspetta due gemelli e rifiuta di abortire: il fidanzato la investe con l'auto

DALLA LOMBARDIA
La polizia di Pavia ha arrestato un cittadino marocchino di 30 anni, regolarmente residente in Italia. E’ accusato  di tentato omicidio e tentata interruzione di gravidanza. L’uomo ha infatti investito con la sua  auto la fidanzata di 23 anni, sua connazionale. Lui pretendeva che la giovane abortisse, ma lei si è rifiutata. Soccorsa e trasportata al pronto soccorso del  San Matteo è stata giudicata guaribile in 30 giorni e non ci sarebbero  complicazioni per i due gemelli che la ragazza ha in grembo. E’ stata lei a denunciare il ragazzo.

Cade pezzo di persiana, bimba di tre anni sfregiata

DALLA LIGURIA Incidente in una scuola materna della Spezia, dove  una bambina di tre anni è stata sfregiata al volto da un pezzo di persiana che è caduto durante la riparazione di una finestra. La piccola stava guardando con i compagni l’operaio mentre sistemava la finestra, quando un pezzo della persiana avvolgibile si è staccato. All’ospedale la bimba ha subito un intervento di chirurgia plastica in anestesia totale. Per suturare la ferita vicino all’occhio i chirurghi  hanno utilizzato solo cinque punti per non renderla troppo visibile.

INDIFFERENTI, CONSAPEVOLI, EQUILIBRATI E FANATICI: I 4 IDENTIKIT DEGLI ITALIANI ALLE PRESE CON GLI INFESTANTI

C’è chi non teme (quasi) nessun infestante e chi ha una vera e propria fobia, tanto da diventare maniacale in fatto di igiene e pulizia: un’indagine Doxa per Rentokil Initial svela i profili degli italiani nel loro rapporto tra infestanti e igiene

 

Oltre 16 milioni di italiani – in maggioranza donne – sono fanatici dell’igiene e terrorizzati all’idea di contrarre malattie anche a causa del contatto con infestanti di varia natura

 

 

 L’unica certezza presente in tutte le case degli italiani è che prima o poi arriveranno a far visita insetti volanti o striscianti, cimici e purtroppo anche scarafaggi o piccoli roditori. Una convivenza forzata che si protrae nel tempo da sempre, ma diverso è il modo in cui ciascuno affronta il fatto che zanzare, vespe, calabroni, blatte, topi e infestanti di ogni tipo possano essere in agguato in ogni momento.Secondo un’indagine condotta da Doxa per conto di Rentokil Initial, leader mondiale in servizi di disinfestazione e derattizzazione e in servizi per l’igiene, sono 4 i profili emergenti quando si parla degli italiani e del loro rapporto con gli infestanti e l’igiene. Indifferenti, Consapevoli, Equilibrati e Fanatici: il quadro delineato dalla ricerca mette in mostra un universo variegato di comportamenti e un crescendo di ansie e preoccupazioni per la presenza di infestanti e la paura di contrarre infezioni a causa della scarsa igiene di cui sono sinonimo. Si va quindi da chi non ha paura quasi di nulla a chi sviluppa vere e proprie fobie che generano atteggiamenti maniacali in fatto di igiene personale e pulizia degli ambienti.

 

Ecco i 4 identikit degli italiani alle prese con infestanti e igiene:

 

  1. GLI INDIFFERENTI – Sono circa il 14% degli italiani intervistati, pari a circa 6,2 milioni di persone, prevalentemente uomini che vivono nelle regioni del Nord Ovest, tra i 35 e i 44 anni, senza figli.

Non temono insetti volanti o striscianti, ma si dimostrano più ‘sensibili’ alla vista di ratti e topi. Si dichiarano più tolleranti della media in caso di incontri ravvicinati con insetti al ristorante o in palestra e non usano accorgimenti per prevenire l’arrivo di infestanti in casa.

Non sono particolarmente attenti all’igiene – sia in casa che fuori casa – e, in generale, non temono il rischio di malattie causato da scarsa igiene o da presenza di infestanti: al contrario, una parte di loro (21%) ritiene che una situazione di scarsa igiene possa addirittura rafforzare le difese immunitarie.

 

  1. I CONSAPEVOLI – è il gruppo a cui appartengono circa 9 milioni di italiani, il 22% della popolazione intervistata. Anche in questo caso si tratta in maggioranza di uomini nella fascia d’età 25-34 anni, con bambini sotto i 10 anni, residenti al Sud e nelle Isole.

Per questo gruppo, zanzare e blatte sono gli infestanti più sgraditi anche se il vero incubo sono ratti e topi: i roditori infatti fanno ribrezzo, ma generano anche paura per il rischio di essere attaccati e di contrarre malattie, dato che la loro presenza è considerata sinonimo di scarsa igiene.

Per questa ragione sono attenti all’igiene personale e della casa, pur non essendo dei maniaci del pulito: hanno cura di stessi e dell’igiene delle mani, curano i sanitari del bagno di casa, le superfici della cucina, e svuotano i cassonetti della spazzatura con regolarità e frequenza.

 

  1. GLI EQUILIBRATI Quasi 10 milioni e mezzo di italiani (il 24% della popolazione tra i 18 e i 70 anni) appartengono a questo gruppo: sono sia uomini (49%) che donne (51%), residenti nelle regioni del Nord Ovest e senza figli.

Rispetto ai Consapevoli, questo gruppo intende il concetto di igiene in modo più ampio: non si tratta solo di avere cura di sé e degli ambienti in cui si vive, ma anche di assicurare l’assenza di parassiti, insetti e infestanti in generale e la sicurezza degli alimenti. Pur non temendo in modo fobico la presenza di infestanti, sono molto sgraditi scarafaggi e topi, sinonimo di scarsa igiene e rischiosi per la trasmissione di malattie ed infezioni e per danni ai cibi.

Hanno anche paura e provano ribrezzo per insetti striscianti e temono le punture degli insetti volanti. Sono inoltre accorti nella pulizia periodica della casa: dalla lavatrice, ai tendaggi e al divano che vengono puliti con regolarità, così come pattumiere e cassonetti della spazzatura.

 

  1. I FANATICI – è il gruppo più numeroso, costituito da 16 milioni e mezzo di persone, ovvero il 40% degli italiani intervistati. Si tratta in maggioranza di donne tra i 55 e i 70 anni che vivono al Sud e nelle Isole, con figli che hanno superato i 10 anni di età.

Sono affetti da vere e proprie fobie, sono attenti a tutte le situazioni e temono la trasmissione di malattie e infezioni dappertutto. La loro lista degli infestanti più sgraditi è molto lunga: blatte, mosche, cimici, vespe, piccioni, topi, formiche, con picchi di vero e proprio terrore per ratti e topi. Temono la trasmissione di malattie e virus e danni ai cibi causati dagli infestanti e non sono affatto tolleranti quando capita di incontrarli, tanto che richiederebbero subito un servizio di disinfestazione urgente. Ritengono che la scarsa igiene sia la prima causa di una serie di problemi quali malattie, trasmissione di virus, problematiche dermatologiche e molto altro.

Adottano molteplici accorgimenti per tenere lontani gli infestanti e mantenere puliti tutti gli ambienti in cui vivono: monitorano il contenitore dei rifiuti, utilizzano zanzariere, controllano i letti, svuotano i cassonetti della spazzatura; evitano di lasciare all’esterno il cibo degli animali e utilizzano maggiormente un pulitore a vapore.

Italiani e infestanti, Indagine demoscopica realizzata da Doxa per Rentokil attraverso 1.005 interviste online su un campione nazionale rappresentativo della popolazione italiana adulta di 18-70 anni. Le interviste sono state condotte dall’ 11 al 14 maggio 2018.

Bimba a scuola in limousine, è polemica

DALLA PUGLIA Una limousine di 5 metri è andata a prendere una bimba di 8 anni e alcuni dei suoi compagni di classe all’uscita da una scuola pubblica. “Già lottiamo con il mito di calciatori e  ballerini di Amici, adesso dobbiamo solo più  spiegare ai nostri figli il mito della limousine per il compleanno degli 8 anni”, così una mamma scrive su Fb rivolgendosi alla preside dell’istituto vicino a  Bari, scuola frequentata dai suoi figli. Molti commenti negativi per questa esibizione di sfarzo ma anche qualcuno positivo: “Se un genitore può permettersi di regalare un giorno così alla sua bambina, perché  deve essere messo alla gogna?”.