CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 99

Marciano: “I SuOni delle ParOle OnOmatOpee a tre dimensiOni”

Giovedì 7 novembre presso la residenza universitaria CStudio inaugura alle 18.30 la mostra

L’Auditorium del CStudio presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo di via Ariosto 9 a Torino ospiterà  la mostra “ I SuOni delle parOle OnOmatOpee a tre dimensiOni” di Antonio Marciano. Verrà inaugurata  il 7 novembre prossimo alle 18.30. L’esposizione, curata da Ermanno Tedeschi, comprende una ventina tra disegni e quadri realizzati con i celebri chiodini pixelart di Quercetti. Si tratterà  di un’occasione, oltre che per vedere l’esposizione,  anche per conoscere uno spazio splendido e nuovissimo nel cuore della città.

“Le opere – racconta il curatore Ermanno Tedeschi- hanno un  carattere educativo e sono incentrate sul segno grafico  e sull’importanza della comunicazione della diversità  e disabilità,  in quanto  l’artista stesso utilizza i chiodini a causa di una malattia che ne limita il movimento,  tanto da essere costretto su una sedia a rotelle. Oltre alle onomatopee Antonio Marciano rappresenta anche i supereroi, protagonisti dei fumetti che, con i loro superpoteri, riescono a superare le avversità  e rispecchiano l’artista, che si sente un po’ supereroe tutti i giorni e ha una duplice identità: quella non comune viene tenuta ben celata sino a quando non si mette in mostra. I chiodini di Quercetti diventano un pennello nelle sue mani e ogni chiodino rappresenta una pennellata di colore. Solo vedendoli accostati gli uni agli altri si ottiene la visione di insieme, un divisionismo estremamente moderno e materico”.

L’intento di Marciano non è  quello di fare un gioco o di legarsi semplicemente all’immaginario infantile.  L’interesse artistico  è  legato alla gestualità  dell’infilare i chiodini, rituale che elogia il lento scorrere del tempo come cura per alleviare la frenesia del quotidiano. Attraverso queste opere Marciano esprime la voglia di essere vivo e di appuntare la realtà e bloccarla sulla tavola con i chiodini.

“Le persone avvicinandosi- spiega l’artista Antonio Marciano – e percorrendo le lunghe linee dei chiodini risentiranno i colori punto a punto  e faranno quei pensieri  brevi e gioiosi come quando spunta un fiore. Vorrei che le mie opere permettessero all’osservatore una piccola fuga spirituale, per non dimenticare l’importanza delle cose che hanno una forza e una bellezza straordinaria pur essendo semplici, temporanee e fugaci “.

Secondo alcuni studi l’utilizzo regolare del gioco dei  chiodini Quercetti rappresenta una formidabile ginnastica motoria per la mano e si è scoperto che attraverso la mano e il chiodino colorato si possono avere ripercussioni benefiche sul cervello avvantaggiando le nostre abilità linguistiche. Questo è lo scopo dei laboratori e workshop che affiancheranno la mostra e coinvolgeranno gli studenti della vicina scuola elementare, gli ospiti dello studentato e la cittadinanza che vorrà partecipare.

Ingresso gratuito prenotazione obbligatoria 

antoniomarciano75@gmail.com

associazione.acribi

a@gmail.com

Mara Martellotta

Lerici, il Castello dei poeti

Girandosi indietro più volte lungo il sentiero che da Lerici porta a San Terenzo non seppe resistere alla tentazione. Preso dall’entusiasmo si fermò, tirò fuori la sua tavolozza e dipinse una veduta del castello San Giorgio di Lerici che gli apparve in tutta la sua maestosità e bellezza.
Fu scambiato per una spia del re di Sardegna, arrestato e rinchiuso nel maniero che due secoli prima imprigionò Francesco I, Re di Francia, sconfitto nella battaglia di Pavia (1525) dagli spagnoli di Carlo V. È quanto accadde a metà Settecento al pittore piemontese Francesco Belgini e al suo amico Giovanni Robert di Bordeaux. Erano due artisti, tutt’altro che spie, che rimasero semplicemente affascinati dallo splendore del castello che oggi attrae folle di visitatori e turisti provenienti da ogni parte del mondo che, per arrivare alla fortezza, percorrono una delle passeggiate più belle d’Italia che tocca alcuni luoghi straordinari come Portovenere, La Spezia, e appunto, San Terenzo, Lerici, Tellaro e il Golfo dei Poeti. Mille anni fa, dove oggi il castello domina il borgo, c’era solo una torre accanto alla quale fu poi eretto il maniero vero e proprio.
I Pisani sconfissero i Genovesi nella battaglia del Giglio (1241) e costruirono il primo nucleo della fortificazione che in seguito subì numerosi interventi di restauro. La battaglia della Meloria (1284), al largo di Livorno, sancì la supremazia di Genova sul Mediterraneo occidentale mentre Pisa perse la sua forza navale e commerciale. Il castello fu per secoli una prigione genovese e le celle hanno rinchiuso importanti prigionieri tra i quali Francesco I. Andrea Doria invece si trincerò al suo interno per difendersi dagli assalti della flotta francese che tentò di catturarlo quando il grande ammiraglio passò al servizio di Carlo V. Molti ribelli corsi furono imprigionati e condannati a morte. Il castello di Lerici è stato più volte elevato e fortificato per resistere agli attacchi con le armi da fuoco con una “scarpa” inclinata che in alcune parti supera lo spessore di sei metri. All’interno spicca la cappella di Santa Anastasia, costruita in forme gotiche. È un gioiello medievale, intatta dal 1200. La muratura di pietra è tipicamente medioevale con un’alternanza di fasce bianche e nere riproposte anche sul soffitto.
Nella chiave di volta compare San Giorgio con il drago mentre una croce templare domina il portale di ingresso. Il castello ospita mostre d’arte e ricorda che per secoli poeti, artisti e scrittori come l’inglese Mary Shelley, Lord Byron e tanti altri fino a Mario Soldati, hanno soggiornato varie volte nella baia di Lerici trovando nel fascino del castello e nello splendido tratto di costa sul golfo di La Spezia o golfo dei Poeti l’ispirazione per i loro romanzi. Il castello di Lerici è aperto dal martedì al venerdì dalle 10 alle 12,30 e dalle 15,00 alle 17,30, sabato e domenica con orario 10-12,30 e 15-18.
Filippo Re

Alessandro Bergonzoni “Arrivano i dunque (avannotti, sole blu e…)”

Venerdì 8 novembre, ore 21

Teatro Superga, Nichelino (TO)

Alessandro Bergonzoni

 

La stagione del TSN – Teatro Superga Nichelino 2024/2025 si apre venerdì 8 novembre con il nuovo spettacolo di Alessandro Bergonzoni “Arrivano i dunque (avannotti, sole blu e la storia della giovane saracinesca)”. L’artista, noto per il suo stile unico e surreale, esplora temi profondi e complessi.

Un’asta dei pensieri. Cerco il miglior (s)offerente per mettere all’incanto il verso delle cose: magari d’uccello o di poeta. Parto dallo sproposito, per la rifusa, con la congiuntivite, varco il fraintendere, fino all’unità dismi-sura, tra arte e sorte, fiamminghi e piromani, van Gogh e Bangkok, bene e Mahler, sangue fuori mano e stigmate, stigmate e astigmatici, Dalì fino Allah. C’realta! Lunire all’esistente l’atra nuova san(t)itá, nelle nostre avannotti larvate. Grossomodo, seguendo i miei estinti, preganti di continuare a infinire. Mi sono fatto prendere la mano (sposato o salvato dall’annegar?). Il tempo stringe, non è sempre abbraccio, ma corda o lenzuolo. Basta affacciarsi sul percipizio e sentir lindimostrabiliante sciamanumanesimo tradotto in esasperan-to. La scenografia “èscatologica”, il sole blu, la giovane saracinesca su (ermetica perché io mistero), al-trista in un tealtro ove nulla accade senza tutti. Manca poco? Tanto é inutile? Non per niente tutto chiede!

 

ALESSANDRO BERGONZONI

Quindici spettacoli teatrali e sei libri. Nel cinema: Pinocchio (2001) di Roberto Benigni e Quijote (2006) di Mimmo Paladino.

Da anni scrive Aprimi Cielo sul Venerdì di Repubblica e su Robinson. Dal 2005 si avvicina al mondo dell’arte. Unisce al suo percorso artistico un interesse profondo per i temi legati al coma, alla malattia e al mondo carcerario. Parallelamente allo spettacolo Trascendi e sali ha presentato l’installazione performativa Tutela dei beni: corpi del (C)reato ad arte (il valore di un’opera, in persona).

Nel 2020 per Garzanti esce Aprimi cielo, dieci anni di raccoglimento, articolato.

Ha vinto il Premio della Critica, il Premio Hystrio, il Premio UBU, la Coppa Volponi, il Premio Nazionale Cultura della Pace-Città di Sansepolcro e il Premio Montale Fuori di Casa.

Info

Venerdì 8 novembre, ore 21

Teatro Superga, via Superga 44, Nichelino (TO)

Arrivano i dunque

(avannotti, sole blu e la storia della giovane saracinesca)

Di e con Alessandro Bergonzoni

Produzione Allibito

Biglietti: Poltronissima 35 euro, Poltrona 30 euro, Galleria 25 euro

011 6279789 biglietteria@teatrosuperga.it

www.teatrosuperga.it

Uomo e natura… la pace possibile

Al “Castello di Rivoli”, le opere di venti artisti, collocate in oltre quarant’anni di storia dell’arte, raccontano la possibile, fattiva collaborazione fra uomo e natura

Fino al 23 marzo 2025

Rivoli (Torino)

L’arte, mediatrice di pace e condivisione fra essere umano e mondo naturale. E’ questo il principio (e la speranza) che sta alla base della grande rassegna “Mutual Aid– Arte in collaborazione con la natura”, ospitata, fino a domenica 23 marzo del prossimo anno, nella “Manica Lunga” del “Castello di Rivoli”. Prima mostra curata dal nuovo direttore, Francesco Manacorda, in collaborazione con Marianna Vecellio, l’esposizione intende esplorare il concetto di “mutuo appoggio” (come da titolo) e la possibile collaborazione creativa fra “esseri umani” e “natura”, attraverso la concreta proposta di suggestive, “improbabili” (eppur reali) esperienze di una ventina di artisti e dei loro “collaboratori non umani” che hanno affrontato il tema dagli anni Sessanta ad oggi. Ad ispirare la mostra sono le tesi contenute nel saggio “Il mutuo appoggio. Un fattore d’evoluzione” del filosofo “libertario” russo Pëtr Kropotkin (1842–1921), che, contrariamente ai discepoli del “darwinismo sociale” (giustificanti l’oppressione del più forte sul più debole), sosteneva la vita umana ed animale “essere prevalentemente basata sulla cooperazione e sulla solidarietà piuttosto che sulla lotta”.

Linea di pensiero che troviamo pienamente applicata nella mostra di Rivoli. A partire dalle imponenti “tele” di Vivian Suter (Buenos Aires, 1949) volteggianti nel vuoto della “Manica Lunga” a mostrare tutte le ferite e le tracce profonde, diventate cifra pittorica, lasciate dalle battenti piogge tropicali e dai segni fissati dal passaggio “disattento” e ripetuto degli animali. Opere che sfidano il “concetto di autorialità” esclusivamente umana. “L’esposizione – sottolinea Francesco Manacorda – attingendo a diversi linguaggi espositivi come il video, la pittura, il suono, l’installazione e la scultura, esplora infatti visioni che cercano nuove modalità di collaborazione con altre specie, trasformando la ‘Manica Lunga’ del ‘Castello’ in un organismo ‘vivente’ dove opere e processi naturali cooperano alla realizzazione di una vera e propria mostra vivente”. La natura crea e offre stimoli di ricerca all’artista. Il loro è un lavoro realizzato in piena collaborazione. Dove la mano e la mente dell’uomo positivamente accolgono suggerimenti, li accarezzano, li denunciano, li compongono e ricompongono nella fantasiosa attualità di opere su cui è d’obbligo fermarsi a riflettere con partecipata attenzione. Ecco allora Aki Inomata (Giappone, 1983) trarre ispirazione dalle modalità di costruzione delle dighe proprie dei castori euroasiatici, realizzando a mano e con una macchina da taglio automatica sculture in legno ricalcanti forme simili a quelle prodotte dai tenaci roditori semiacquatici.

Fra i grandi “pionieri” della “Land Art”, troviamo poi Giuseppe Penone (Garessio, 1947) che a Rivoli espone le opere della serie “Alpi Marittime”, fra cui la potente scultura “Trattenere 24 anni di crescita”, dove l’intervento artistico su un tronco di albero di noce magnificamente fonde in un sol corpo processi umani e naturali di forte intensità. E mutuo scambio. Che arriva al culmine in quel“Le lâcher d’escargots”  installazione ambientale (2009) in cui Michel Blazy (Monaco, 1966) coinvolge delle “lumache” che percorrono un tappeto lasciando scie che ricordano le intersezioni della pittura astratta. Lumache e lucertole, farfalle e fiori e insetti. Tutto collabora nell’artistica ricostruzione di un “Creato” da preservare. E l’elenco degli artisti impegnati in questa sorta di “miracolosa” profetica missione s’infittisce con nomi gravitanti nell’ambito di un’avanguardia artistica, ma anche politico-sociale (“Land” e “Pop Art”) in cui troviamo figure più o meno storiche dall’ungherese Agnes Denes all’argentino Tomàs Saraceno e alla brasiliana Maria Thereza Alves fino all’egiziano Nour Mobarak con opere plastiche dove il micelio di un comune fungo dai mille colori trasforma le sculture in organismi viventi “che mutano, decompongono e si ricompongono”.

E l’iter prosegue, dal torinese Renato Leotta all’americano Robert Smithson (solo per citarne alcuni) fino a concludersi con l’opera (2023) “The sun eats her children” di Precious Okoyomon (Londra, 1993), in cui una serra tropicale accoglie farfalle e piante velenose in un policromo paesaggio decisamente surreale e d’impronta onirica. Sempre in un’ottica di “mutua collaborazione”! Che non solo produce ingegnose pagine d’arte, ma che pure viaggia attenta a non tradire quella “natura”, non leopardianamente “matrigna”, ma sfatta e indispettita (questo sì!) dai continui inaccettabili soprusi umani.

Gianni Milani

“Mutual Aid – Arte in collaborazione con la natura”

Castello di Rivoli, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (Torino); tel.011/9565222 o www.castellodirivoli.org

Fino al 23 marzo 2025

Orari: dal merc. al ven. 10/17; sab. dom. e festivi 11/18

Nelle foto: Aky Inomata “How to Carve a Sculpture”, 2018 (ph. Eisuke Asaoka); Giuseppe Penone “Trattenere 24 anni di crescita”, bronzo, 2020; Michel Blazy “Le lâcher d’escargots”, lumache e moquette marrone, 2009; Precious Okoyomon “The sun eats her children”, fiori, terra vulcanica, farfalle, scultura di orso in resina, 2023

La rassegna dei libri più letti e commentati del mese

Ottobre è ormai al termine e, come ogni anno è il premio Nobel a tenere banco nelle discussioni tra i membri del gruppo FB Un Libro Tira L’altro Ovvero Il Passaparola Dei LibriHan Kang vincitrice quest’anno, domina la nostra particolare classifica con L’Ora Di Greco, il suo romanzo più conosciuto.

 

Continuando, troviamo un’altra scrittrice raffinata e particolare, la poetessa Sylvia Zanotto con il suo primo romanzo Come Nijinsky (Nardini, 2024) una storia che unisce tematiche femministe e riflessioni, prendendo spunto dalla danza; infine, un romanzo storico di un’autrice molto apprezzata dalla nostra community Pina Rinaldi, con il suo L’Italiana In Bicicletta (Giunti, 2024), che potrete conoscere meglio grazie a una delle notre interviste.

 

Incontri con gli autori

Questo mese abbiamo intervistato:

Pina Maria Rinaldi, autrice de L’Italiana In Bicicletta (Giunti, 2024) un’avvincente storia di coraggio ed emancipazione ambientata in un contesto di immigrazione.

Giorgia Turnone, autrice del saggio O Si Vince O Si Muore. Lineamenti interpretativi del Trono di Spade dedicato all’adattamento televisivo della celebre saga fantasy di George R.R. Martin.

Paolo Filonzi, autore di Dei Contro (Aurora Boreale, 2024) un saggio che analizza dal punto di vista storico e mitologico le principali divinità e il loro rapporto con la nascita della società umana, apportando ipotesi nuove sull’origine di molti miti e leggende

Dietro le Quinte del Tradimento: La Guida di Isabel Venuti per Scoprire la Verità

Torino tra le righe 

Oggi affrontiamo un tema complesso e delicato: il tradimento. Il libro che ho scelto per questa riflessione è Ho le Prove: Come capire se il tuo partner ti tradisce di Isabel Venuti.
Isabel Venuti, nata e cresciuta nel cuore di Torino, trae ispirazione dall’anima della sua città, dalle storie nascoste nei suoi vicoli e dalle relazioni che le persone intrecciano tra le sue strade. A trentanove anni e con una laurea in giurisprudenza alle spalle, l’autrice ha scelto di combinare la sua passione per la scrittura con un tema a lei caro: la fiducia nelle relazioni. Ho le prove nasce da un’esperienza condivisa da molti, quella del tradimento, che la Venuti ha vissuto in prima persona. La sua speranza è di aiutare chiunque si sia sentito smarrito di fronte a sospetti e dubbi, offrendo chiarezza e un metodo per affrontare la verità.
L’autrice, che si definisce un’ascoltatrice attenta, ha concepito il libro come una guida per coloro che, come lei e molti dei suoi amici, hanno vissuto la delusione in amore. Il suo scopo è fornire gli strumenti per riconoscere i segnali e risalire alla verità in modo consapevole, perché tutti meritiamo rispetto e trasparenza nelle relazioni.
Prima di Ho le prove, Isabel Venuti aveva pubblicato Chi sei tu oggi? Leggi, rispondi, rinasci: Come riconoscere una relazione tossica e fuggire, una guida motivazionale pensata per chi cerca di liberarsi da dipendenze affettive e dinamiche di narcisismo che possono intrappolare la felicità. In questo libro, la Venuti esplora le tecniche della manipolazione emotiva, insegnando come riconoscerle e trovare una via d’uscita.
Con Ho le Prove: Come capire se il tuo partner ti tradisce, Venuti propone una sorta di “bussola” per navigare tra le incertezze relazionali. Inizia definendo cosa siano l’inganno e il tradimento, per poi analizzare una serie di segnali rivelatori. Ogni indizio è spiegato in modo chiaro e accessibile, con una struttura schematica che rende la lettura immediata e intuitiva.
Nella seconda parte del libro, l’autrice approfondisce tecniche e suggerimenti per scoprire un eventuale tradimento: dall’osservazione di comportamenti sospetti, a piccoli “trucchi investigativi” che chiunque può mettere in pratica. Con uno stile pratico e rassicurante, Venuti accompagna il lettore passo dopo passo, aiutandolo a guardare in faccia la realtà e a prendere in mano le redini della propria vita.
In conclusione, Ho le prove offre un’analisi dettagliata delle dinamiche del tradimento e delle relazioni complesse. È un manuale per chi sente il bisogno di chiarezza e desidera affrontare le proprie paure con maturità. Un libro che consiglio a chiunque voglia dissipare dubbi e incertezze, trovando la forza di voltare pagina e riprendere il controllo della propria felicità.
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MARZIA ESTINI

Il torinese Giorgio Nieloud ha vinto la seconda edizione del Premio “Ugolino”

Il torinese Giorgio Nieloud ha vinto la seconda edizione del Premio “Ugolino”, domenica pomeriggio, in pieno centro, in via dei Mercanti, al Teatro urbano “Concertino dal Balconcino” con il brano “Ladri di pollo”.

Cantautore e polistrumentista, componente della band ” I tre Luppoli” è stato scelto tra i finalisti del Premio ideato ed organizzato da Daria Spada è Maksim Cristan, dal mitico Guido Lamberti, in arte Ugolino, giudice unico e d’eccezione della manifestazione a lui dedicata.

Cantante dissacrante e autore ironico della scena musicale italiana degli anni ’60 e ’70, lanciato allora dal guru della discografia Detto Mariano con il brano “Ma che bella giornata”.

Igino Macagno

Al via l’ottava stagione di “Vitamine Jazz”

Sta iniziando l’ottava stagione di “Vitamine Jazz”, il concerto n° 467 avverra’ grazie alla collaborazione con il “Moncalieri Jazz Festival”.

Ideata da Raimondo Cesa e realizzata per la Fondazione Medicina a Misura di Donna presieduta dalla Prof.ssa Chiara Benedetto, la rassegna prevede una serie di concerti jazz nei reparti dell’Ospedale Sant’Anna di Torino.

Le vitamine risuonanonel Day Hospital oncologico, al pronto soccorso, nelle sale d’aspetto e in maternità. L’ultimo dei 4 pianoforti donati è arrivato nel reparto maternità.

Martedì 5 Novembre 2024

Il Jazz che Cura

Ottava Stagione Vitamina Jazz N° 467

Ore 10.30: Ospedale Sant’Anna sala 3°Paradiso Il Jazz che Cura

In collaborazione con la Fondazione Medicina a Misura di Donna nell’ambito del progetto di Vitamine Jazz.

Via Ventimiglia, 3 Torino – tel. 011/6408492

B.I.T. Duo”

Danielle Di Majo sax – Manuela Pasqui pianoforte

Danielle e Manuela si esibiscono in duo dal 2019. Fin dall’inizio è nato un legame speciale grazie alla condivisione di obiettivi artistici che hanno ispirato la loro “ricerca musicale”.

Con questa formazione hanno già registrato due album del duo Back-in-Time (B.I.T.) era basato su una nuova interpretazione di repertori classici e canzoni originali. La loro intenzione era quella di costruire un suono e un lirismo personali, oltre a sviluppare un linguaggio musicale comune.

Il loro secondo album è una raccolta di brani originali. Fornisce un terreno fertile alle due strumentiste per approfondire l’espressività melodica e l’arte dell’interazione dialettica tra due strumenti musicali. E’ risultato di una ricerca continua e profonda, sia compositiva che improvvisata.

“Rock Art – il primitivo del sogno”, libro e mostra dell’artista Teresa Maresca

Nella cornice di Diagon Hall, nella giornata di domenica 3 novembre, si sono svolte la presentazione del volume “Il primitivo del sogno” e la mostra intitolata “Rock Art – il primitivo del sogno” della quotata artista Teresa Maresca. L’incontro è stato moderato da Gian Giacomo Della Porta, alla presenza del poeta, traduttore, scrittore e critico teatrale Roberto Mussapi.

La serata, che ha visto la partecipazione di un pubblico attento e appassionato, si è svolta attraverso un dialogo tra Teresa Maresca e Gian Giacomo Della Porta sulle origini dell’uomo e le prime rappresentazioni su roccia, magiche e intrise di una pura religiosità non confessionale poiché prive di fonti o ispirazioni artistiche alla base. Il libro di Teresa Maresca si esprime attraverso un contenuto paradossale: ripercorre le origini per parlare intensamente del presente e del prossimo futuro. Vi è in queste pagine la necessità da parte dell’artista di recuperare un patrimonio di interazione e dialogo tra uomo e natura che nel tempo è andato perdendosi. Il pubblico è stato inviato a riflettere sul momento in cui un albero, un sasso oppure l’acqua hanno smesso di possedere in noi quell’energia che chiamiamo anima, e che ora ci espone all’illusione considerarci padroni della natura e onnipotenti di fronte ad essa. Hanno fatto da cornice alla serata due splendi poesie inerenti al tema scritte e interpretate da Roberto Mussapi, una incentrata sulla figura dell’australopiteco Lucy e l’altra intitolata “Lettera dall’età della pietra”.

Mara Martellotta

 

 

Anniversari, Quaglieni: “Non ci sto, andava ricordato anche Luciano Perelli!”

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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Nel 1994 morì Luciano Perelli, storico  preside del liceo “Gioberti” ma il suo anniversario è stato ignorato. È  stata invece intitolata la biblioteca del liceo, enclave della sinistra  torinese, a Lidia de Federicis  docente  di Lettere italiane e soprattutto coautrice del “Materiale e l’immaginario”.  Una rivoluzionaria antologia, concepita con Remo Ceserani, che avrebbe dovuto cambiare il modo di insegnare e  studiare la letteratura in una dimensione  interdisciplinare e internazionale. Tanti sono ancora oggi gli ammiratori della professoressa dal carattere impossibile e dal modo di scrivere spesso riservato a pochi addetti. La de Federicis proveniva dal PSI  lombardiano,  ma il  suo punto di arrivo non fu certo il partito socialista. Era una professoressa molto  politicizzata e divisiva, sempre pronta a stizzirsi e a polemizzare. Su altri versanti disciplinari simile a lei fu Carlo Ottino del liceo “Alfieri”, uomo polemico all’eccesso, un dottrinario laicista che non voleva la laicità della scuola, ma l’ateismo di Stato, anzi la libertà per tutti salvo che per i cattolici.
Un po’ come le due sorelle “passionarie” Bovero. Ebbi l’ ingenuità di accettare di  essere fra i fondatori del Comitato per la laicità della scuola, per me una laicità intesa come apertura ad un metodo critico valido anche a prendere le distanze dalle credenze ideologiche piu’ o meno “cadaveriche”  che Bobbio cercò di smascherare. Dopo poco tempo dovetti andarmene dal Comitato perché esso era formato da fanatici che vedevano nelle religioni tutto il male possibile dell’umanità e volevano discriminare i credenti quasi la scuola pubblica e laica non dovesse accoglierli, ma ghettizzarli. Ovviamente il Comitato in questione andò a braccetto con il Cogidas, l’associazione, ormai estinta dei genitori antifascisti, di cui Ottino era il leader maximo. In quell’ambiente conobbi la de  Federicis che mi apparve molto faziosa, assai distante da Frida Malan laica e valdese, partigiana combattente, ma non irrigidita su dogmatismi  ideologici.   Quando presi in esame il volumone capolavoro della de Federicis, compresi da docente che esso era uno strumento non adatto per la maggioranza degli studenti: era un vero e proprio labirinto in cui mancava il filo di Arianna per orientarsi. E questo al di là dalle riserve di ordine ideologico assai facili da cogliere.
Non voglio tuttavia sottovalutare la professoressa a cui è stata dedicata la biblioteca di via Sant’Ottavio. Voglio invece  denunciare come quel liceo abbia ignorato Luciano Perelli, preside del liceo e docente universitario di chiara fama, autore di saggi scientifici e testi scolastici tra i più adottati. Perelli non aveva lo stesso orientamento della de  Federicis e quei professori forse non conoscono neppure Perelli  che era stato anche perseguitato dal fascismo a livello personale e famigliare, ma non ne menava vanto e non chiese mai  riconoscimenti per il suo passato. Forse  tuttavia neppure questo titolo è oggi riconosciuto dagli antifascisti ovviamente tutti, per motivi generazionali, a costo zero, ma  simili a  quelli che Flaiano considerava una sottospecie dei fascisti per il loro settarismo. Poteva  sicuramente essere onorata la de Federicis, ma non doveva essere ignorata la figura, più importante di quel liceo, che non è solo la scuola dove studiò Gobetti. Perelli morì nel 1994, amareggiato  e offeso da un vile attacco di  un giornale. Si tratta di un  anniversario dimenticato  o neppure conosciuto dal “piccolo soviet” del “Gioberti” . Uno studiato silenzio messo in risalto dalle Messe cantate celebrate in quell’istituto per la “compagna” Lidia.