SOMMARIO: 2 luglio 1975, muore Valdo Fusi – Grande Stevens e le Br – Il libro di Pezzini tra mare e monti liguri – Lettere




LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com





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Lunedì. Allo Ziggy suonano gli Earth Crisis+ Caged.
Martedì. Per San Giovanni Santo Patrono di Torino dalle 21 in Piazza Vittorio, “Torino is Fantastic”, kermesse con : Mahmood, Tananai, Alessandra Amoroso, Annalisa, Noemi, Antonello Venditti, Gianna Nannini, Il Volo e i finalisti di Amici. Ospite Shaggy. A seguire il consueto spettacolo pirotecnico alle 23.30. Presenta la serata Gerry Scotti. All’ OST Barriera suona Chiara Ariagno Quartet.
Mercoledì. Inizia la decima edizione del Flowers Festival nel parco della Certosa di Collegno con l’esibizione di Willie Peyote preceduto da Anna Castiglia. Al Blah Blah si esibiscono i Rondò della Forca. All’Osteria Rabezzana suona il trio di Federico Bratovich. Al One Torino è di scena rap al femminile con Anna Pepe.
Giovedì. Allo Stadio Olimpico arriva Zucchero. Per Flowers Festival si esibiscono gli Eugenio In Via Di Gioia. Al Blah Blah suonano gli Exira + Tuan Davi.
Venerdì. Al Blah Blah è di scena Daniele Guerini. Per Flowers Festival suonano Franco 126 + Joan Thiele. Per Evergreenfest al parco della Tesoriera si esibiscono Mael e Casadilego. Al Circolino suonano i Bongclouds.
Sabato. Per Flowers Festival a Collegno sono di scena Bandabardò + I Patagarri. Al Blah Blah si esibisce Margarita Witch Cult.
Pier Luigi Fuggetta
Ieri pomeriggio nell’elegante e raccolta cornice della sala Musica del Circolo dei Lettori, si è tenuta la presentazione del nuovo libro del critico cinematografico Carlo Griseri, Ho 50 anni e allora? 5 dive contro l’age shaming, edito da Bietti Edizioni. A dialogare con l’autore, il critico del Corriere della Sera Fabrizio Dividi, per un incontro che è andato ben oltre la classica presentazione editoriale: è stato un vero momento di confronto sul ruolo dell’età e delle donne nel cinema.
Griseri non è nuovo all’indagine sul ruolo delle donne nel mondo del cinema. Con il volume precedente Ritratte. Storie di donne che hanno scelto il cinema, aveva già tracciato una galleria di 10 registe che hanno saputo ritagliarsi un posto in un mondo prevalentemente maschile. Ho 50 anni e allora? è il naturale proseguimento di quel lavoro: se nel primo libro erano le donne dietro la macchina da presa a essere protagoniste, ora lo sono cinque attrici internazionali che, giunte alla soglia dei cinquant’anni e ben oltre, rifiutano di scomparire o di farsi pilotare dalle regole della società e dell’industria dello spettacoloche per anni hanno imposto alle donne una data di scadenza sullo schermo.
Griseri è partito condividendo una riflessione personale che ha accompagnato il suo percorso nella stesura di questi due libri: «nel mio lavoro di giornalista di cinema cerco di dare il mio contributo nel tenere viva l’attenzione sulle discriminazioni di genere in questo campo. Cerco di adottare una prospettiva femminista, pur consapevole che, quando un uomo si definisce tale, può essere guardato con sospetto: da un lato rischia di sembrare un tentativo di captatio benevolentiae, per cercare il facile consenso dalle donne, dall’altro alcune femministe potrebbero obiettare che non spetta a un uomo attribuirsi questa etichetta, ma piuttosto dimostrarlo nei fatti e lasciare che siano le donne a riconoscerlo.» È con questi presupposti che nasce il libro e dall’esigenza di rispondere a una domanda tanto semplice quanto urgente: “perché la durata della carriera delle attrici tende a essere più breve di quella dei colleghi uomini?”
Griseri ha raccontato come per anni il mondo del cinema abbia imposto alle attrici una narrazione rigida: bellezza, giovinezza, seduzione tutto il resto – gravidanze, il passare del tempo, le rughe – andava rimosso, perché considerati “difetti” da dissimulare. Passata una certa età le attrici venivano spesso relegate a ruoli marginali, o scomparivano dal set.
Una cultura, quella dell’age shaming, che ha colpito in modo sistemico le donne, in un’industria che invece ha sempre concesso agli uomini di “invecchiare bene” sullo schermo. Basti pensare, ha ricordato Griseri, a star come Ava Gardner che confessava di invidiare Greta Garbo per essersi ritirata prima di perdere la bellezza, o Gloria Swanson che, a cinquant’anni, veniva già chiamata “nonna” a Hollywood. E senza andare troppo lontano nel tempo Meryl Streep, a Cannes 2024, ha rivelato che all’inizio della carriera credeva che, una volta madre e trentacinquenne, avrebbe dovuto dire addio ai ruoli importanti. Una paura che molte colleghe hanno vissuto.
Griseri ha sottolineato come oggi qualcosa stia cambiando: il pubblico è più consapevole, i ruoli iniziano ad ampliarsi, e le attrici mature non sono più invisibili. A dimostrazione di questo al centro del libro ci sono cinque attrici esemplari per aver rotto questo anacronistico modello e che rappresentano alcune risposte possibili allo stereotipo dell’“attrice bella e basta”: Julia Roberts, Jennifer Connelly, Nicole Kidman, Penélope Cruz e Cate Blanchett. Donne che, superati i 50 anni, hanno scelto ruoli complessi, insoliti e a volte anche scomodi e controversi.
Griseri non si limita a celebrarle, ma per ognuna individua un film–chiave in cui la loro interpretazione riesce a spezzare il cliché della donna decorativa, mettendo in luce maturità, profondità e talento oltre l’estetica. Tra tutte, forse è proprio Cate Blanchett a incarnare con maggiore evidenza il superamento dello stereotipo della “bella attrice”: non solo per la potenza di un ruolo come quello di TÁR, ma per la sua capacità trasformista che l’ha sempre portata a esplorare ogni angolo dell’identità umana, ben oltre l’apparenza.
Un esempio perfetto arriva già nel 2003, quando interpreta un doppio ruolo in Coffee and Cigarettes di Jim Jarmusch. Appare sia nei panni di sé stessa sia in quelli di una cugina rockettara, sfacciata e vagamente invidiosa. Fu lei stessa a inventarsi quel secondo personaggio – “con un seno più abbondante, voce più roca, tacchi e atteggiamento da outsider”, raccontò Jarmusch. Quando Bill Murray vide il film, chiese: «Cate è brava, ma l’altra chi è?». Era sempre lei, ma talmente immersa nel ruolo da diventare irriconoscibile.
La stessa versatilità emerge con forza in Manifesto (2015), video-installazione poi trasformata in film, dove interpreta tredici personaggi diversi che recitano altrettanti manifesti artistici. Un esercizio estremo di identità fluida: è sempre Cate, ma ogni volta è “altra”.
E come dimenticare il suo Bob Dylan in Io non sono qui di Todd Haynes (2007)? Scelta tra cinque uomini, è l’unica donna chiamata a incarnare il mito musicale. Alta, androgina, magnetica: “Era una richiesta così folle che non potevo dire di no”, raccontò Blanchett, che già ai tempi della scuola si era abituata a interpretare ruoli maschili, frequentando un liceo femminile.
Al centro di tutto, per lei, resta la dedizione assoluta alla recitazione, vissuta come un mezzo per indagare l’essere umano, non un’occasione per esibire fascino o perfezione. “Di che sesso sia il personaggio, non mi è mai importato. Mi interessa raccontare l’essere umano”, ha dichiarato.
In sala si è respirata la sensazione di un dibattito aperto con un pubblico partecipe e curioso che non ha esitato a porre domande, condividere riflessioni. Griseri, non solo ha sviscerato le ambiguità e le resistenze del sistema grazie alla sapienza delle domande poste da Dividi, ma ha offerto storie emblematiche di donne che hanno cambiato le regole dimostrando che il cambiamento è già in corso ed è necessario spianarne la strada. Ho 50 anni e allora? non è solo un libro sulle attrici mature: è un manifesto contro la cultura dell’età come limite, una richiesta di pari dignità narrativa e visiva per le donne dentro e fuori dal grande schermo. Un incontro intenso, partecipato, che ha messo a fuoco un messaggio chiaro: non è l’età a decidere il valore di un’attrice. È il talento.
GIULIANA PRESTIPINO
In copertina foto di Elisabeth Armand
Dal 23 giugno un’estate di proiezioni all’aperto nel cortile del Palazzo Comunale di Chieri
“Cinema in corte”, ovvero un’estate di proiezioni cinematografiche all’aperto nel cortile del Palazzo Comunale (via Palazzo di Città, 10), a partire da lunedì 23 giugno, in collaborazione con il Cinema Splendor di Chieri.
Si inizia con “Follemente” di Paolo Genovese con Edoardo Leo, Pilar Fogliati ed Emanuela Fanelli.
Orario delle proiezioni: 21.30.
Il costo del biglietto è di € 7,00 (ridotto per minori e over 60: € 5,50).
Per i film italiani ed europei il costo del biglietto è di € 3,50 per tutti.
Biglietti multipli: € 21,00 per 4 ingressi; € 33,00 per 7 ingressi.
In caso di maltempo le proiezioni si effettueranno al Cinema Splendor.
Il programma può essere consultato sui siti www.comune.chieri.to.it e www.cinema-splendor.it e sui social del Comune di Chieri.
Dichiara l’assessore alla Cultura Antonella GIORDANO: «Quest’anno il cortile del nostro Palazzo Comunale torna ad ospitare l’arena cinematografica con un programma ricco, vario e di qualità. Film adatti a tutti i gusti, dalle famiglie ai cinefili che apprezzano il cinema d’autore. Un cartellone così ampio per numero di serate rappresenta un unicum nel nostro territorio, a conferma dell’impegno dell’amministrazione comunale a sostegno di ogni forma d’arte. Infatti, sono previste anche serate con spettacoli teatrali di vario genere».
Da non perdere anche alcuni appuntamenti speciali. Ad esempio, mercoledì 25 giugno sarà proposto il capolavoro di Yasujirō Ozu “Viaggio a Tokyo” (Giappone, 1953), nella versione restaurata (la serata è organizzata da Distretto Cinema in collaborazione con la Fondazione Nocentini e l’Associazione Interculturale Italia – Giappone Sakura). Venerdì 27 giugno ci sarà l’anteprima di “La famiglia Leroy” di Florent Bernard con Charlotte Gainsbourg. Giovedì 3 luglio sarà la volta de “Le colline del mare” (2021), film documentario di Andrea Icardi, che ricostruisce sotto diversi aspetti il territorio da Montezemolo a Santo Stefano Belbo, dove sono ambientati alcuni dei più importanti romanzi del ‘900. Giovedì 24 luglio, in collaborazione con Piemonte Movie, saranno proposti prima “Domenica sera”, cortometraggio diretto da Matteo Tortone, vincitore di un David di Donatello, che vede come produttore e montatore il chierese Enrico Giovannone; quindi, a seguire “Italo Calvino nelle città” di Davide Ferrario, con Valerio Mastandrea e Violante Placido, un documentario che racconta le città invisibili e quelle visibili di Calvino.
Questi gli altri film in calendario nel primo mese di proiezioni: “Milarepa” di Louis Nero con Harvey Keitel e Franco Nero (24 giugno); “Elio” (animazione, 26 giugno); “A complete unknown” ovvero Bob Dylan interpretato da Timothée Chalamet (28 giugno), “Le assaggiatrici” di Silvio Soldini tratto dal romanzo di Rosella Postorino (29 giugno); “Conclave” con Ralph Fiennes (30 giugno); il ritorno alla regia di Maurizio Nichetti con “Amichemai” (1 luglio); “Napoli New York” di Gabriele Salvatores con Pierfrancesco Favino (2 luglio); “Dragon Trainer” di Dean DeBlois (4 luglio); “Diamanti” di Ferzan Ozpetek con Luisa Ranieri, Jasmine Trinca e Stefano Accorsi (5 luglio); l’ultimo capitolo della saga di Bridget Jones “Un amore di ragazzo” con Renée Zellweger, Chiwetel Ejiofor e Hugh Grant (15 luglio); “Lilo & Stitch” (16 luglio); “Lee Miller” con Kate Winslet (22 luglio) ed “Il robot selvaggio” (animazione, 23 luglio).


CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60
Fin dal lontano 1954 i fratelli Amos e Dan Heilicher fecero nascere dal nulla a Minneapolis una realtà musicale che nel giro di meno di 15 anni sfornò materiale molto interessante nei più diversi generi e stili. Qui come sempre prenderemo in esame il solo versante surf, garage e psychedelic rock, ma in ogni caso l’etichetta “Soma [Records]” coprì anche jazz, country e folk.
Prima del versante musicale, i fratelli Heilicher si erano mossi nel settore della distribuzione di jukebox, flippers e macchinette distributrici di sigarette. Amos era la “mente” e Dan era il “braccio”, o per meglio dire colui che metteva in pratica le “illuminazioni” di Amos, dal cui nome (capovolto) derivò la denominazione stessa dell’etichetta che qui esaminiamo.
L’assetto grafico era piuttosto spartano, impostato solitamente nei toni del giallo limone con le lettere s-o-m-a in quadrati disallineati, con indicazioni abbastanza scarne; si rileva specialmente la costante assenza dei nomi degli studi di registrazione e presa di suono, ossia “Kay Bank [Recording Corp.]”, che era l’”hub” principale.
L’attività di “Soma Records” proseguì speditamente fino al 1967 circa, allorquando la compagnia fu rilevata da Pickwick Records [Pickwick International].
Qui di seguito si elencano i soli 45 giri Soma di rock strumentale, surf, garage e psychedelic rock di interesse per la rubrica:
– THE TITANS “The Noplace Special / Reveille Rock” (1411) [1963];
– LOU RIEGERT AND THE TROOPS “Baby What You Want Me To Do / Gary’s Tune” (1421) [1964];
– THE GESTURES “Run, Run, Run / It Seems To Me” (1417) [1964];
– THE MULESKINNERS “Wolfman / Everglades” (1418) [1964];
– FRANK MARTINEZ AND THE PHAROMEN “Jeanette / Love Has Its Ways” (1419) [1964];
– THE CHANCELLORS “Little Latin Lupe Lu / Yo! Yo!” (1421) [1964];
– THE RADIANTS “Special Girl / I Ain’t Got No Home” (1422) [1964];
– DICK DUNKIRK AND THE STRANGERS “You Can’t Lie To A Liar / Don’t You Believe Them” (S-1424) [1964];
– THE CORVETS “You Don’t Want Me / Want To Be Happy” (1425) [1964];
– THE GESTURES “Don’t Mess Around / Candlelight” (1426) [1965];
– THE MESSENGERS “My Baby / I’ve Seen You Around” (1427) [1965];
– THE FOUR WHEELS “Central High Playmate / Cold 45” (1428) [1965];
– THE EMBERMEN “Fat Girl / Karen” (1429) [1965];
– THE DEL COUNTS “Let The Good Times Roll / Bird Dog” (1430) [1965];
– THE CASTAWAYS “Liar, Liar / Sam” (1433) [1965];
– THE CHANCELLORS “So Fine / I’m A Man” (1435) [1965];
– THE HIGH SPIRITS “(Turn On Your) Love Light / Tossin’ And Turnin’” (1436) [1965];
– THE SHADES “Please, Please, Please / Summer’s Here” (1437) [1965];
– THE TORRES “I’ve Had It / Ride On” (1438) [1965];
– THE BOYS NEXT DOOR “Why Be Proud / Suddenly She Was Gone” (1439) [1965];
– JIMMY KAYE & THE COACHMEN “Gloria / Debbie” (1441) [1965];
– THE CASTAWAYS “Goodbye Babe / A Man’s Gotta Be A Man” (1442) [1965];
– THE HIGH SPIRITS “I Believe / Bright Lights, Big City” (1446) [1965/66];
– DENNY DALE AND THE HONEYMOONS “Mr. Moon / Why Did You Leave Me” (1447) [1965];
– THE FABULOUS RUMBLES “I’ll Be Gone / The Echoing Past” (1448) [1966];
– THE UNDERBEATS “Book Of Love / Darling Lorraine” (1449) [1966];
– THE UNBELIEVABLE UGLIES “Keep Her Satisfied / Grand Central Station” (1451) [1966];
– THE DEACONS “Empty Heart / Problems About Baby” (S 1452) [1966];
– THE HALF DOZEN “Heat Wave / The Angels Listened In” (1453) [1966];
– SIR WINSTON AND THE COMMONS “Come Back Again / We’re Gonna Love” (1454) [1966];
– IDLE FEW “Another World / Farmer John” (1457) [1966];
– THE GAMINS “Ridin’ High / Freeway” (1459) [1966];
– THE CASTAWAYS “Girl In Love / Should Happen To Me” (1461) [1966];
– THE DEL COUNTS “What Is The Reason / With Another Guy” (1465) [1966];
– THE SOUNDS LIKE US “It Was A Very Good Year / The Other Side Of A Record” (8108) [1967].
Gian Marchisio
Adji Dieye vince la seconda edizione del Premio d’arte internazionale Collective per il castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea e entra nelle collezioni del museo.
Adji Dieye, nata a Milano nel 1991, è la vincitrice della seconda edizione del Premio d’arte internazionale Collective per il castello di Rivoli museo di Arte Contemporanea.
Grazie all’acquisto effettuato dai soci di Collective, la sua opera intitolata “Culture lost and learned by Heart , Butterfly “ del 2021 entra a far parte della collezione permanente del museo, in qualità di donazione.
Andro Eradze (Georgia 1993) e Agnes Questionmark (Roma, 1995), sono gli altri due finalisti e finaliste della seconda edizione del premio, la cui prima edizione, tenutasi nel 2023, vide vincitrice la piemontese Alice Visentin di Cirié, nata nel 1993.
Il Premio d’arte Internazionale Collective per il castello di Rivoli è promosso da Collective, associazione italiana di collezionisti d’arte contemporanea nata nel 2019 per il Castello di Rivoli e ha come obiettivo l’acquisizione e donazione al museo di un’opera realizzata da una o un artista di età inferiore ai 35 anni. Il premio, di 20 mila euro, ha cadenza biennale.
L’artista vincitrice è stata selezionata da una commissione composta dal Direttore del Castello di Rivoli, Francesco Manacorda, dalla vicedirettrice e capo curatrice Marcella Beccaria e dalla curatrice Marianna Vecellio, a partire da un’ampia rosa di opere realizzate da artiste e artisti provenienti dall’Italia e internazionali proposti dai Soci di Collective.
La pratica di Adji Dieye si sviluppa nell’intersezione tra immagine, spazi urbani e memoria culturale. Attraverso l’uso di materiali di archivio o relativi alla pubblicità e all’architettura, l’artista indaga come si formano e trasformano le epistemologie nazionali, interrogando le strutture visive e ideologiche che modellano l’identità collettiva e il senso di appartenenza ad essa.
L’opera vincitrice intitolata “Culture Lost and Learned by Heart, Butterfly” è composta da una struttura in ferro su cui è montato un lungo foglio di seta stampato con frammenti provenienti dall’Archivio Iconografico Nazionale del Senegal e dall’archivio personale dell’artista.
L’opera riflette sui gesti che hanno attraversato e sovvertito gli spazi istituzionali coloniali attraverso un’alternanza di dettagli corporei e architettonici.
Deye invita a chiedersi quale sia il concetto di archivio se luogo di autorità simbolica più che di conservazione.
“ Il premio a Deye – secondo Marcella Beccaria e Marianna Vecellio- è il riconoscimento per questa giovane artista di saper guardare al modo in cui le eredità del passato e la memoria influenzino la comprensione del presente in cui viviamo”.
Il direttore Francesco Manacorda ringrazia la vicedirettrice Marcella Beccaria e la curatrice Marianna Vecellio per aver sviluppato le relazioni con il gruppo di collezionisti Collective.
L’opera vincitrice di Adji Deye sarà visibile al castello di Rivoli dal 25 settembre prossimo in contemporanea con “Inserzioni”, nuovo programma a cura di Francesco Manacorda.
Mara Martellotta
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Sabato 21 giugno a Ostuni, in Puglia, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia riceverà il Lucie Award 2025 nella categoria Spotlight!
Il premio verrà consegnato in occasione del prestigioso gala dei Lucie Awards 2025, tra gli eventi più attesi e prestigiosi del mondo della fotografia, a cui parteciperanno Emanuele Chieli e Walter Guadagnini, rispettivamente presidente e direttore artistico di CAMERA.
L’importante riconoscimento conferma il valore del Centro nel contesto nazionale e internazionale e premia la capacità di rivolgersi a vari pubblici grazie a un ricco palinsesto di iniziative – mostre, incontri, attività educative e workshop – che fa dell’inclusione e dell’ascolto elementi centrali della sua identità e della sua missione culturale.

Una mostra – omaggio all’eccellenza artigiana italiana e alla cultura della montagna
Fino a domenica 29 giugno
Bard (Aosta)
Alto artigianato e alto design. Due momenti, due processi, possibili tappe di un unico “mestiere” che, se giocato in squadra e ad alti livelli, può davvero creare opere di preziosa validità culturale ed artistica. Autentiche opere d’arte, immaginate e realizzate attraverso perfette antiche manualità e processi di applicata grafia illustrativa, su cui possono prendere corpo e anima prodotti a pieno titolo inseriti nel gotha di quella che possiamo definire (non come, a volte, si fa un po’ troppo precipitosamente) “arte”. Per chi ancora nutrisse dubbi in proposito, la conferma può avvenire attraverso una visita alla mostra “Doppia Firma. Dialoghi tra pensiero progettuale e alto artigianato” che, dopo il grande successo durante il “Milano Design Week”, approda per la prima volta in Valle d’Aosta, ospitata nella suggestiva Cappella del “Forte di Bard” fino a domenica 29 giugno.

L’esposizione (firmata dalla “Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte” con “Living”, il magazine del “Corriere della Sera”, e la “Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship”, in collaborazione con la “Regione Autonoma Valle d’Aosta” e “L’Artisanà”, ente che da oltre sessant’anni si occupa della valorizzazione dell’artigianato valdostano), intende celebrare i dieci anni di un progetto che ha saputo intrecciare la creatività del design contemporaneo con l’eccellenza della manifattura artigianale. Celebrazione ancor più emblematica per una regione, come la Vallée, “dove l’artigianato – dicono gli organizzatori – è da sempre legato al paesaggio, alla memoria e all’identità culturale”.

In rassegna troviamo, accanto ad una selezione di otto pezzi iconici delle edizioni passate, altre sette nuove creazioni nate dalla collaborazione tra designer internazionali e artigiani italiani dell’arco alpino – dalla Valle d’Aosta al Friuli – presentate come un poetico racconto corale, voce ed immagine suggestiva del ricco patrimonio culturale e ambientale delle Alpi, un mondo “fatto di gesti antichi, materiali naturali e saperi tramandati che in ‘Doppia Firma’ trovano nuova voce e visibilità”. Autentica “chicca”, tra le opere in mostra, una creazione del valdostano Luciano Tousco, noto falegname, maestro artigiano e vincitore di numerosi premi per l’artigianato, che insieme al designer Andrea Mancuso ha dato vita a “Silva”: autentico “omaggio alla foresta”, niente più di una sedia che guarda e trova pratica ispirazione nel paesaggio montano e nel laborioso processo di lavorazione del legno, dal ramo grezzo all’oggetto finito. Nel lavoro di Tousco, si leggono competenza di mestiere, singolare genialità e una connessione autentica con il materiale “amico” e con la tradizione artigianale delle Alpi occidentali. Il suo rispetto per la memoria ha permesso di dar vita a un progetto intimamente legato al luogo in cui si trova il suo atelier, utilizzando non solo legno locale, ma anche le tecniche tradizionali di lavorazione.

“Un evento come ‘Doppia Firma’ – commenta l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Luigi Bertschy – che unisce creatività, design e tradizione, alimenta il confronto e la messa in relazione tra territori diversi, intesi non solo come aree geografiche, ma anche come realtà culturali, artigianali e artistiche con identità uniche. Favorire questo dialogo significa praticare lo scambio di idee, valorizzare le specificità locali e promuovere sinergie capaci di generare innovazione e crescita condivisa”. Parole condivise da Bruno Domaine, presidente de “L’Artisanà” che aggiunge: “L’artigianato per noi è allo stesso tempo espressione di abilità tecnica e identità culturale, racconto profondo del territorio, della memoria e delle comunità che lo abitano . Questa iniziativa ci consente quindi di coniugare tradizione e visione contemporanea, mettendo in luce l’unicità del gesto artigianale e la sua capacità di realizzare la materia in cultura. È un’occasione per riaffermare il valore della manualità oggi, come patrimonio vivo che alimenta il territorio”.
Gianni Milani
“Doppia Firma. Dialoghi tra pensiero progettuale e alto artigianato”
Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it
Fino al 29 giugno
Orari: mart. – ven. 10/18; sab. – dom. e festivi 10/19
Nelle foto: Inaugurazione della mostra; alcune opere esposte; Luciano Tousco e Andrea Mancuso “Silva”


