CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 93

BallaTorino -Social Dance, la prima città danzante d’Italia

 

 

BallaTorino-Social Dance edizione 2024 si aprirà sabato 12 per concludersi domenica 20 ottobre prossimo. Lo spirito che anima questa edizione è che Torino è una città danzante e il festival vuole essere un programma di appuntamenti capace di trasformare ogni angolo della città in un palco aperto, pronto ad accogliere persone, movimenti e ritmi. Dopo una prima edizione che ha visto il coinvolgimento di ottomila persone, Balla Torino ritorna con un ricco flash mob, manifestazioni e incontri che animeranno le piazze, i musei, gli ospedali, le scuole, i luoghi di lavoro, le architetture post industriali, dal centro alle periferie, che sono diventati spazi di incontro tra danzatori, professionisti e semplici danzatori. La città della Mole si trasformerà in un grande palcoscenico aperto a tutti, per celebrare il ballo come espressione di cura, socialità e cultura e Torino diventerà, prima in Italia, una città danzante, grazie ad un manifesto programmatico promosso dalle realtà torinesi del ballo e della danza, per promuovere, valorizzare e facilitare la pratica danzante nella vita quotidiana.

Con il programma di quest’anno Torino si riconferma non solo come un centro culturale, ma anche come un luogo di partecipazione e di inclusione, dove il ballo diventa simbolo di condivisione, socialità e benessere.

Torino è danzante e porta avanti una tradizione che affonda le radici nella cultura popolare, senza dimenticare le espressioni più contemporanee e avanguardistiche. La città, con i suoi ritmi e la sua storia, pulsa al suono dei passi di chi, per un giorno o per un’ora, si lascia trasportare dalla musica. Torino diventa un grande spazio aperto, accogliente, che invita tutti a partecipare, perché la danza non è solo spettacolo, ma vita, respiro, condivisione.

“Con BallaTorino la città della Mole si afferma come una città danzante, un luogo dove ogni angolo diventa un palcoscenico e la danza si fa strumento di socialità e inclusione – commenta Paolo Chiavarino, assessore al Commercio della Città di Torino.- La manifestazione non solo celebra l’arte del ballo, ma crea un forte legame tra i cittadini, favorendone la partecipazione attiva, il benessere collettivo e la vivacità di una città che sempre di più si apre ad eventi di richiamo nazionale e internazionale. Siamo orgogliosi di sostenere iniziative che trasformano la nostra città in un grande spazio aperto, accogliente e vivo, dove la danza racconta storie e unisce le persone, contribuendo a costruire una comunità più coesa e vibrante. Invitiamo tutti a partecipare a questo straordinario evento che mette in luce la bellezza della cultura torinese”

MARA MARTELLOTTA

 

 

 

 

 

 

Il “Premio Lattes Grinzane” annuncia il vincitore 2024

 

Al Teatro Sociale “Giorgio Busca”, la premiazione dei cinque scrittori finalisti e l’annuncio dell’opera vincitrice, con lectio magistralis del “Premio Speciale”

Sabato 12 e domenica 13 ottobre

Monforte d’Alba (Cuneo)

Compie 14 anni il “Premio Lattes Grinzane” 2024, riconoscimento internazionale intitolato a Mario Lattes (Torino, 1923 – 2001: scrittore, pittore, editore e fra i massimi intellettuali del secolo scorso) organizzato dalla “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba, che fa concorrere insieme autori italiani e stranieri ed è dedicato ai migliori libri di Narrativa pubblicati nell’ultimo anno. Anche quest’anno, sono cinque le scrittrici e gli scrittori finalisti, fra i quali verrà decretato sabato 12 ottobre(ore 17) presso il Teatro Sociale “Giorgio Busca”, in piazza Vittorio Veneto 3, ad Alba, la vincitrice o il vincitore di questa 14^ edizione. E questa é la cinquina giunta in finale e selezionata, insieme al “Premio Speciale”, da una “Giuria Tecnica”, presieduta dalla scrittrice e giornalista, Loredana Lipperini: Nino Haratischwili con “La luce che manca”(“Marsilio”, traduzione di Fabio Cremonesi), Benjamin Labatut con “Maniac” (“Adelphi”, traduzione di Norman Gobetti), Federica Manzon con “Alma” (Feltrinelli”), Guadalupe Nettel con “La vita altrove” (“La Nuova Frontiera”, traduzione di Federica Nola) e Sandra Newman con “Gli uomini” (“Ponte alle Grazie”, traduzione di Claudia Durastanti).

Nell’ambito della cerimonia Alessandro Baricco“Premio Speciale Lattes Grinzane 2024”, terrà una lectio magistralis e sarà insignito del riconoscimento. Per l’ottavo anno, l’evento è inserito all’interno del programma culturale della “Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba”. Il pubblico può prenotarsi per partecipare alla cerimonia tramite il sito fondazionebottarilattes.it. L’appuntamento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito e sui canali social della “Fondazione Bottari Lattes”.

Domenica 13 ottobre, proprio all’indomani della cerimonia di premiazione, si inaugura una nuova collaborazione tra la “Fondazione” presieduta da Caterina Bottari Lattes e la rassegna “Cervo in Blu d’inchiostro”, appuntamento che dal 2012 (anno dell’ideazione come “I sabati in blu di Cervo”, organizzati dal Comune di Cervo Ligure e dalla storica “Compagnia du Serva”) porta i grandi protagonisti della letteratura contemporanea nello splendido borgo di Cervo: la finalista Federica Manzon sarà in dialogo con Walter Scavello, docente di Inglese del Liceo “Cassini” di Sanremo. L’incontro si terrà alle 17 all’“Oratorio di Santa Caterina” di Cervo. Il pianista Paolo Flora, docente del “Liceo Musicale” di Sanremo, proporrà gli intermezzi musicali, mentre le letture saranno a cura dell’attrice Nicole Ghirardi. Dettagli su cervofestival.com

Accanto alla “Giuria Tecnica”, agli oltre 400 studenti che fanno parte delle “Giurie Scolastiche” (provenienti da tutta Italia e da una scuola di Atene, per un totale di 25 scuole partecipanti) è stato assegnato il compito di leggere, giudicare e selezionare il vincitore di quest’anno.  I finalisti, inoltre, incontreranno gli studenti e le studentesse delle scuole in Giuria al “Castello di Grinzane Cavour”, la mattina del 12 ottobre per rispondere a domande e curiosità dei ragazzi rispetto alla loro opera e al loro mestiere.

La “Giuria Tecnica” ha anche deciso di attribuire, in accordo con “Fanucci Editore”, una “menzione speciale” a Alan Moore, autore britannico tra i più influenti nella storia del fumetto. Tra le sue opere fondamentali “From Hell”, “V per Vendetta”, “Watchmen” e “La lega degli Straordinari Gentlemen”.

Così la “Giuria Tecnica” spiega la scelta dei finalisti: “Una cinquina, quella del 2024, che esprime compiutamente la varietà di scritture e visioni dei nostri anni, sia geograficamente sia come scelta narrativa che tocca i generi e li trascende. La menzione speciale ad Alan Moore e il riconoscimento ad Alessandro Baricco testimoniano quanto sia vitale il mondo delle storie e quanto debba continuare a esserci caro”.

 

Per info: www.fondazionebottarilattes.it

 

Gianni Milani

 

Nelle foto:

–       Cover cinque libri finalisti e Alessandro Baricco, “Premio Speciale”

–       Caterina Bottari Lattes

“Joker: folie à deux”, quando “quella” storia diventa un musical sbagliato

Sugli schermi il film di Todd Philips presentato a Venezia

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Sicuri, non amo le citazioni personali e non mi capita mai di ricorrervi. Ma nell’occasione è quasi d’obbligo tornare a risfogliare quanto scrivevo cinque anni fa a proposito di “Joker”, della riuscita del film e del suo Leone d’oro a Venezia che altro non sarebbe stato che l’anticamera dei Globe e dei due Oscar quattro o cinque mesi dopo, un successo planetario, la consacrazione di un attore che s’impadronisce di un personaggio e ne fa quel che vuole, adattandoselo splendidamente, la bellezza e la ferrea giravolta di un autore che sino ad allora aveva posto le proprie basi nella commedia più divertente e scorretta, fatta di “notti da leoni” e di “scuole per canaglie”. Scrivevo: “Nella tensione che accompagna l’intera vicenda, in un film che ha quasi la presunzione della perfezione, Phillips cala con intelligenza, ma in modo angosciante e allarmante, le carte della commedia e della tragedia e le sa mescolare a dovere, in perfetta alternanza.” Il respiro della tragedia che serpeggiava tra le strade di Gotham City, la ribellione di una maschera, la sua missione a far ridere, la sovrapposizione di due esseri e il vitale sdoppiamento della personalità, l’omicidio come rivincita davanti al mondo. Qui l’uomo dapprima è messo da parte, è Joker, l’antico acerrimo nemico di Batman, a prevalere rivendicando il suo essere divenuto star, indistruttibile e immersa nel giubilo idolatrico di masse vocianti e come lui votate ad una distruttiva ribellione – tra quella storia e l’attuale ci sono corsi in mezzo i disordini di Capitol Hill -, prevalenza che introduce a “Joker folie à deux” con un cartoon in cui lo stesso, atteso in uno show televisivo – il Robert De Niro che fu Murray Franklin, vittima designata, veglia in effigie da una parete del camerino -, deve combattere con la propria ombra, che lo assale, gli ruba il costume, lo rinchiude in una cassettiera e s’imbratta con il trucco tutto rossetto e occhi bluastri del vero Joker.

Quando si spegne lo sberleffo dell’allegria e i lonely toones vanno in soffitta, Joker ovvero Arthur Fleck è nuovamente nei corridoi claustrofobici dell’Arkham State Hospital alle prese con lo scherno e le botte dei secondini, a scontare ogni sua condanna (i cinque omicidi, “ma sono sei, ho ucciso anche mia madre, l’ho soffocata con un cuscino”, ci tiene a precisare visto che sino a quel momento nessuno ne è a conoscenza), a tentare di seguire i disegni processuali del suo avvocato in ansia soltanto di fargli riconoscere l’infermità mentale. La boccata di speranza e d’ossigeno è l’incontro con la bionda Harley Quinn (ma nemmeno in lei ci sarà da aver fiducia), sua grande estimatrice – del Joker, ovviamente – e pronta a confessare d’essere lì ospite per aver dato alle fiamme il condominio in cui vivevano i suoi genitori. Innamoramento, frettolosi intrattenimenti sessuali, baci attraverso le sbarre, incendi appiccati durante la proiezione di “Spettacolo di varietà”, fuga in mezzo alle strade della città e veloce riagguantamento da parte delle sadiche guardie. In una sceneggiatura scritta dal regista e da Scott Silver, coppia davvero in maggior stato di grazia in passato, che è un eccessivo andare e venire, numeri che mal s’incastrano, ripensamenti infruttuosi – sino alle scene dell’intero processo, annacquato e risolto anche quasi comicamente con la deflagrazione di un’autobomba che manda in briciole, seguitissime dalla macchina da presa, dell’intera aula di tribunale, eccellente scena da spendere in un nuovo cartone animato – tra l’ansia di Franck di ricostruire immacolata la sua vera identità e quanti dal mondo di fuori lo spingerebbero a rivestirlo di quella maschera di Vendicatore. Tira e molla che non va giù nemmeno ad Harley che proprio in appostamento in cima alla mitica scala del Bronx (capolavoro nel capolavoro, un tempo) lo abbandona. Mentre qualcuno pensa a indossare quella maschera, mentre qualcuno pensa a spingere la storia verso un finale orrendo e sanguinoso. A questo, agli idoli infranti, doveva ripensare di più il film, a quei tanti idoli che riusciamo persino a ritrovare in casa nostra.

Perché inseguo quel primo capolavoro? Perché oggi né la storia né in assoluto il personaggio riescono a catturare, non riesce ad esprimere nulla in più di quanto già sia stato fatto, è un forzato brandello del primo appuntamento, un inutile fine a se stesso di cui avremmo fatto comodamente a meno (ci sarà pur qualche ragione se la giuria di Venezia l’ha lasciato a bocca asciutta), affondando l’intera vicenda in quel percorso “da” musical verso cui Todd Philips l’ha incanalata, scegliendo un genere che non s’addice granché al genere carcerario (“Chicago” era altra cosa) o legal drama visto con tanta rabbia e assurdità. Certo, al di là della colonna sonora di Hildur Gudnadòttir, molto furbescamente l’ha farcito di brani accattivanti, che addolciscono l’orecchio dello spettatore, ed è innegabile che brani come “Get Happy” di Judy Garland, “That’s Entertainment” o “For Once in My Life” o “That’s Life” di Sinatra, sino a giungere alla disperazione di Franck che al telefono ricama e incarna “If You Go Away” che altro non è se non l’adattamento di “Ne me quitte pas” di Jacques Brel, riescano come i momenti “belli” del film, alleggeriti dal fantasma di Ginger Rogers o dai pas de deux di Fred Astaire e Cyd Charisse. Numeri musicali, grande confidenza con l’orchestra e il pianista, fasci di luce a illuminare, valzer strazianti: ma “numeri” legati a se stessi che male o per nulla si mescolano a quella personale tragedia. Forse aver scritturato – che qui davvero non eccelle alias non ripete l’exploit che Bradley Cooper le aveva costruito intorno con “A star is born” nel 2018 – la signorina Stefani Joanne Angelina Germanotta in arte Lady Gaga ha spinto illecitamente a scegliere quella strada che s’è rivelata errata. Anche il Joker accusa momenti di stanchezza e Joachin Phoenix non riesce a esprimere e a ripetere quel ventaglio di emozioni, di follia e di lucidità, di rivolta, di buio e di lampi per cui abbiamo parlato di consacrazione. Anche la costruzione della risata pare un puro esercizio e non il virtuosistico assolo che ce lo aveva fatto amare (restando oggi in prima linea il lavoro in filigrana fatto da Adriano Giannini nel laboratorio del doppiaggio). Mentre Philips ha cercato, con sincerità, non lo neghiamo, quel miracolo che gli ha cambiato la vita e il proprio percorso artistico: ma non l’ha ritrovato. Ed è un vero peccato.

Dino Marchese presenta “Libera nel vento…” a Torino

Lo scrittore Dino Marchese sarà presente a Torino, ospite della libreria Belgravia, per promuovere il suo libro “Libera nel vento a cavallo verso Santiago di Compostela”. L’autore farà una presentazione del libro il giorno 11 Ottobre 2024, presso la libreria Belgravia, in via Vicoforte 14/d, dove alle ore 18,30 discuterà dell’opera con il giornalista Dario Corradino. L’autore sarà anche presente alla manifestazione Portici di carta, presso lo stand della libreria Belgravia, via Roma 124, angolo via Santa Teresa, per incontrare il pubblico di Torino, e firmare le copie del libro, Sabato 12 e Domenica 13 Ottobre, con l’orario 10-20. I torinesi sono graditi ospiti. 

The Others, nuova sede e 50 espositori provenienti dall’Italia e dall’estero

 

Un programma collaterale ricco di eventi per il pubblico,

tra cui live performance con gli studenti delle

 Accademie di Belle Arti di Vienna e Bratislava

Alla sua XIII edizione The Others sceglie la sua nuova casa, in una location che rappresenta a pieno lo spirito internazionale ed inclusivo della fiera: il Centro di Formazione Internazionale dell’ILO 

Il Mondo come principio di armonia cosmica e connessione con l’universo. La XIII edizione di The Others, che si terrà quest’anno dal 31 ottobre al 3 novembre, vuole celebrare, attraverso le opere esposte ed un ricco programma collaterale, l’arte come percorso, come viaggio, come punto d’inizio e punto d’arrivo.  La fiera d’arte indipendente – ideata da Roberto Casiraghi e Paola Rampini, con la direzione artistica di Lorenzo Bruni – amplifica infatti la sua vocazione ‘nomade’, eclettica e internazionale cambiando casa e approdando all’interno del Centro Internazionale di Formazione dell’ILO – Organizzazione Internazionale del Lavoro. Un’area extraterritoriale a Torino, simbolo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e Centro Internazionale d’eccellenza nella formazione continua, oltreché vero crocevia di multiculturalità e inclusività quale punto di riferimento a Torino per studenti, professionisti, diplomatici e politici provenienti da tutto il mondo.

 

Un ambiente cosmopolita, dinamico, vivace e creativo, che quotidianamente mescola storie, incontri e competenze all’avanguardia e che riflette a pieno l’identità di The Others, da sempre in ascolto verso un sistema dell’arte in continuo cambiamento. Sono infatti 50 gliespositori attesi in questa edizione, provenienti da tutta Italia e dal mondo, tra cui Argentina, Finlandia, Lituania, Slovacchia, Spagna e Perù. La Fiera aprirà al pubblico le porte di questa sede unica per quattro giorni e accompagnerà i visitatori in un vero viaggio alla scoperta del lavoro di artisti affermati e talenti emergenti, tra linguaggi, generazioni e provenienze differenti.

 

 

L’IMMAGINE GUIDA 2024

L’immagine della tredicesima edizione è stata disegnata dall’illustratrice Elisa Talentino che ha lavorato per sintesi all’arcano maggiore de Il Mondo, a partire dall’iconografia delle carte di Marsiglia, una delle rappresentazioni più antiche dell’immagine.

 

L’artista ha ricondotto la figura all’essenza, mantenendo la figura femminile centrale che danza e la mandorla che la contiene, conosciuta anche nell’iconografia sacra come Mandorla Mistica o Vesica Piscis. Secondo alcuni miti greci la mandorla sarebbe anche la vulva della Dea Cibele, riconducibile al concetto di fecondità e di conseguenza simbolo universale di creazione e creatività.

La figura femminile tiene in mano una stella, la cui forma è la stessa della stella a cinque punte posta sulla guglia della Mole Antonelliana.

 

L’ultimo degli arcani maggiori narra inoltre un’idea di totalità, di completezza. Unifica differenziando, questo è il significato che The Others vuole sottolineare nei progetti artistici presentati.

 

I TEMI DELLA XIII EDIZIONE

Il tema del viaggio rappresenta infatti il fil rouge di questa edizione e abbraccerà molti dei progetti che saranno proposti in Fiera. Come mostra la galleria solocontemporaneo di Buenos Aires, attraverso i lavori di cinque artiste argentine “nomadi” che nel loro peregrinare sono entrate in contatto con culture e sensibilità diverse. Le opere dell’artista Vero Murphy, ad esempio, sviluppano il concetto delle culture ibride e della memoria, gli oli e gli acquerelli di Silvia Salvagno esplorano i temi del cambiamento costante e della fragilità della vita, Sandra Botner porta avanti la sua ricerca attraverso la commistione di linguaggi, dalla video arte alle performance artistiche, così come le installazioni di Valeria Yamamoto traggono ispirazione dallo studio delle forme organiche che si trovano nella natura che ci circonda e i dipinti di Karina Chechik approfondiscono inoltre la relazione tra l’uomo e l’ambiente, con paesaggi che simboleggiano sia punti di origine che di destinazione.

 

La ricerca sul tema del viaggio viene affrontata anche da Almach Art Gallery che presenta le opere di Anna Pennati in dialogo con gli autori emergenti di Youngarthunters con cui condividerà lo stesso spazio, in un progetto espositivo ispirato proprio al senso dell’esplorazione. Artista di grande esperienza, Anna Pennati porta l’astrattismo ad un livello visivo e sonoro, fungendo da chiave di comprensione per l’inizio del tragitto. In parallelo, ogni artista emergente ha concentrato la sua esperienza culturale nelle proprie pitture, sculture e installazioni dove protagonisti sono i tratteggi labirintici di Ylenia Pigozzo, in arte Ipsilonpi, le figure preistoriche sottomarine con sculture e delicate pitture ad olio di Liubov Bochkova, i dipinti surreali di tinture armoniose e luoghi sospesi di Martyna Pietrasik e le figure femminili di Mauro Valsecchiin viaggio attraverso architetture organiche che richiamano le ‘Città Invisibili’ di Italo Calvino, ricordando a chi le osserva la monocromia incisoria delle stampe d’autore.

 

L’idea di completezza espressa dall’immagine guida di The Others è ad esempio interpretata dallo spazio espositivo ARTbite Project di Nicoletta Rusconi, che presenta ‘All-Around’ con i lavori di Arjan Shahaj (Patos, Albania, 1989), neo finalista del premio Cairo, e di Jaime Poblete (Santiago del Cile, 1981), reduce dalla collaborazione con la maison Gucci. Il titolo ‘All-Around’ allude alla forma scelta dagli artisti per le due opere in mostra, simbolo di circolarità e unione tra tecniche, popoli e ambiente.

 

Al tema della libertà e del coraggio sono dedicati anche numerosi progetti, a cominciare da quelli presentati dalla galleria Area/B che parlano della volontà di vivere secondo i propri desideri senza imposizioni esterne. Nei dipinti di Antonio Bardino, ad esempio, non vengono rappresentate piante curate e ‘dominate’ dall’uomo, ma l’artista ritrae gli elementi vegetali in modo lussureggiante, metafore del senso di libertà e della lotta contro le avversità del mondo. Nei lavori di Irena Balia troviamo riferimenti a canzoni, poesie, eventi quotidiani che indagano la costante ricerca di bellezza, il desiderio di restare per sempre giovani, in una società che non accetta l’invecchiamento. E così anche Loredana Galante, che utilizzando l’arte del ricamo per riflettere sulla contemporaneità, prova a smantellare i pregiudizi sul corpo femminile ritraendo in una serie di ricami donne nude, orgogliose del proprio corpo e che lo mostrano senza vergogna.

 

Al sentimento di libertà è dedicato anche il progetto presentato dalla galleria Raw Messina, intitolato ‘Youth’ dove figurano opere scelte in base al sentimento che esprimono, l’atmosfera e il momento della giovinezza che gli artisti hanno voluto rappresentare. Dalle pitture di Pax Paloscia che concentra la sua ricerca figurativa proprio sul sentimento di possibilità e libertà tipico della pre-adolescenza e dell’adolescenza, alla selezione da “Wykofer”, l’isola che non c’è di Juliette Wayenberg fino ai e alle bagnanti di Annalaura Tamburrini e alle pagine di diario di una ragazza di città di Berta Aguilar Pujol.

 

Attraverso lo sguardo dell’arte, The Others proporrà dunque anche quest’anno molteplici letture e riflessioni sul nostro tempo, che saranno amplificate anche grazie all’ampio public program con talk, presentazioni e incontri, che offrirà ai visitatori un’esperienza sempre più partecipata della creatività contemporanea e dei suoi linguaggi. Tra gli appuntamenti di punta, il ricco programma di live performance che nei giorni della fiera proporrà le esibizioni degli studenti delle Accademie di Belle Arti di Vienna e Bratislava.

 

 

IL BOARD CURATORIALE 

Il board curatoriale dell’edizione 2024 di The Others Art Fair è guidato per il quinto anno da Lorenzo Bruni nel ruolo di Coordinatore. Critico e curatore d’arte, nato a Firenze, attualmente vive a Roma. Negli ultimi anni insegna in varie Accademie italiane Storia dell’Arte, Storia della Stampa e dell’editoria e Museologia, mentre all’Accademia di Belle Arti di Firenze è professore di Culture Digitali.

 

Riconfermate Lýdia Pribišová e Daniela Grabosch come parte del Board. Lýdia Pribišová, curatrice e storica dell’arte che vive a Bratislava, in Slovacchia. Nel 2024 è curatrice della rappresentanza slovacca alla 60° Biennale di Venezia con il progetto Floating Arboretum di Oto Hudec. Dal 2020 al 2024 ha lavorato come curatrice alla Kunsthalle di Bratislava, nello stesso periodo è stata presidente della sezione slovacca dell’AICA. È membro del team di Trenčín Capitale Europea della Cultura 2026.

Daniela Grabosch, artista viennese la cui pratica performativa migra tra mezzi performativi, digitali e fisici, ha conseguito un MFA in Arte Performativa presso l’Accademia di Belle Arti di Vienna, un BFA in Belle Arti e Media Digitali presso la Hochschule di Düsseldorf e le sue opere sono state esposte in varie mostre internazionali.

 

Si aggiunge al board curatoriale, dopo l’esperienza dello scorso anno come coordinatrice del Public Program, anche la consulente d’arte, autrice per Rizzoli illustrati, personaggio televisivo e radiofonico oltreché digital content creator, Elisabetta Roncati che nel 2018 ha fondato il marchio registrato Art Nomade Milan, con cui si occupa di divulgazione digitale sui principali social media (Instagram e Tik Tok @artnomademilan).

 

 

LO SPAZIO ESPOSITIVO NEL CENTRO INTERNAZIONALE DI FORMAZIONE DELL’ILO (ITCILO)

La fiera sarà allestita all’interno del Padiglione Americas 2, una delle palazzine che costellano il Centro Internazionale di Formazione dell’ILO. Un edificio a più piani e ambienti sovrastato da una doppia cupola in vetro dal design geometrico che illumina l’intero spazio. È questo il cuore pulsante di The Others 2024 che ritorna alle origini, in uno spazio espositivo che assegna a ogni espositore un’area riservata all’interno delle numerose stanze, tra room e suite, per favorire il dialogo tra artisti, collezionisti e visitatori in un intreccio di punti di vista diversi fra gallerie, spazi non profit e artist run spaces, espressione di un mondo in costante cambiamento a cui la fiera vuole dare voce.

 

Sulle rive del Po, invece, il pubblico potrà usufruire di tutti i servizi del Campus: dal ristorante alla carta al self service, tra le ricette provenienti dal mondo e la cucina multietnica, senza dimenticare l’area chill-out esterna sul prato, tra bar e lounge sia interna che esterna, affacciata sul parco del Valentino, per un momento conviviale che avvicini l’arte al pubblico, ma che spinga anche l’incontro fra artisti, curatori, critici, collezionisti, intellettuali e giovani.

 

La XIII edizione di The Others rappresenterà un’occasione unica per varcare la soglia dell’ITCILO e respirarne la sua vocazione internazionale, esplorandone gli spazi in occasione della fiera di arte contemporanea. 

 

I visitatori avranno a disposizione un servizio gratuito continuativo di navette, che metterà in comunicazione The Others con le fermate della metropolitana Lingotto e Italia ’61, e Artissima. Il servizio sarà attivo da giovedì 31 ottobre a domenica 3 novembre.

 

«The Others 2024 raggiunge il massimo livello di simbiosi tra contenitore e contenuto: internazionale, multidisciplinare, inclusivo, rigoroso – racconta Roberto Casiraghi, ideatore della fiera, che prosegue – ci troviamo in uno spazio extra territoriale, riservato e libero al tempo stesso, che necessita del rispetto assoluto delle regole, condizione indispensabile perché la creatività possa dare ampio sfogo alla fantasia dell’arte ed offrire al pubblico una moltitudine di chiavi di lettura tutte affascinanti».

 

The Others è realizzata con il patrocinio e il sostegno di Regione Piemonte, Città di Torino, Camera di commercio di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT.

 

ELENCO ESPOSITORI THE OTHERS XIII EDIZIONE

 

10B PHOTOGRAPHY GALLERY (Roma, Italia)

A.MORE GALLERY (Milano, Italia)

AD GALLERY (Firenze, Italia)

ALMACH ART (Milano, Italia)

AREA/B (Milano, Italia)

ARTÁGORA (Siviglia, Spagna)

ARTBITE PROJECT (Agrate Conturbia, Novara, Italia)

ARTRA (Milano, Italia)

BIANCHIZARDIN (Milano, Italia)

BIG EYES ART GALLERY (Bologna, Italia)

BLOC ART PERÙ (Lima, Perù)

BOA SPAZIO ARTE (Bologna, Italia)

BONOBOLABO (Bologna, Italia)

CARACOL ART GALLERY (Torino, Italia)

CERAVENTO (Pescara, Italia)

ANTONIO COLOMBO ARTE CONTEMPORANEA (Milano, Italia)

CONTEMPORARY CLUSTER (Roma, Italia)

CONTOUR GALLERY (Vilnius, Lithuania)

CRAG GALLERY (Torino, Italia)

CRUMB GALLERY (Firenze, Italia)

D406 DISEGNO CONTEMPORANEO (Modena, Italia)

DIE MAUER (Prato, Italia)

GALLERIA D’ARTE EDARCOM EUROPA (Roma, Italia)

ESH GALLERY (Milano, Italia)

FEBO E DAFNE (Torino, Italia)

FLATGALLERY (Bratislava Slovacchia)

STUDIO GODOT (Cascina, Pisa, Italia)

LUSVARDI ART GALLERY (Milano, Italia)

MA-EC GALLERY MILANO (Milano, Italia)

MONOCROMO CONTEMPORARY (Roma, Italia)

MYYMÄLÄ2 (Helsinki, Finlandia)

PAVART GALLERY (Roma, Italia)

GIANLUCA RAMINI ART DEALER (Castel San Pietro Terme, Bologna, Italia)

LUCA RAZZANO (Chivasso, Torino, Italia)

RAW MESSINA (Roma, Italia)

ROCCAVINTAGE (Torino, Italia)

SILVIA ROSSI | ART GALLERY (Bibbiena, Arezzo, Italia)

SOLOCONTEMPORANEO (Buenos Aires, Argentina)

STAYONBOARD ART GALLERY (Milano, Italia)

UNIQUE CONTEMPORARY (Torino, Italia)

YOUNG ART HUNTERS (Milano, Italia)

Aggiornato al 3/10/2024

“Mamma ho perso… Aureli!”

/

QUARTO APPUNTAMENTO DI  PIAZZA PARADISO CABARET’

Domenica 13 ottobre alle 18.30 – ingresso libero

Piazza Upim, Centro commerciale Piazza Paradiso (primo piano)

Domenica 13 ottobre, alle ore 18.30, presso il centro commerciale Piazza Paradiso di Collegno (piazza Bruno Trentin 1) arriva un’artista che ha imparato a stupire con le sue mille voci: Emanuela Aureli, imitatrice talentuosa e molto amata dal pubblico. Per il quarto appuntamento della rassegna gratuita “Piazza Paradiso Cabaret”, porta aCollegno il suo spettacolo “Mamma ho perso … Aureli!”. L’ingresso allo spettacolo, come sempre, è gratuito; l’appuntamento sarà introdotto dal comico torinese Mauro Villata, “maestro di palco” della rassegna.

Mamma ho perso… Aureli! è un one woman show in cui l’artista si diverte a mettere in scena i suoi personaggi con i quali negli anni si è fatta conoscere al grande pubblico. Con brillante ironia, racconta i suoi inizi artistici, la gioia di essere diventata mamma attraverso racconti che entusiasmano il pubblico e lo divertono. Un divertimento sano, cambi di voci, di espressioni mimiche grazie alle quali Emanuela Aureli, riesce velocemente ad impersonare i suoi personaggi più famosi, tenendo il pubblico inchiodato per molto tempo.

Una voce bellissima ed una grande dote: quella di divertirsi e di divertire, facendo sfoggio della propria speciale autoironia. Aneddoti, curiosità e grande allegria sono i compagni di viaggio. L’Aureli sembra non essere mai sola sul palco, si vedranno passare cantanti come Albano, Orietta Berti, Mahmoud, Fiorella Mannoia, Malika Ayane, Pino Daniele, i Ricchi e Poveri, Vasco Rossi, Loredana Bertè, Celine Dion, Il Volo, Noemi, Iva Zanicchi, Patty Pravo, Katia Ricciarelli e tanti altri che sembrano uscire magicamente sulla scena. Ma non finisce qui, si continua con Milly Carlucci, Mara Venier, Sofia Loren, Maria De Filippi, Barbara D’Urso, Antonella Clerici, Cristiano Malgioglio, Il Papa, il Presidente Mattarella e altri ancora. Ecco che “Mamma ho perso… l’Aureli” diventa lo slogan divertente, il filo conduttore che unisce i suoi mille volti, che piano piano prendono il sopravvento e come per magia le rubano l’anima e la sua vera identità.

La rassegna di “Piazza Paradiso Cabaret” proseguirà con gli spettacoli di: Marco Marzocca (venerdì 18 ottobre) ed Andrea Agresti e la sua band (Domenica 27 ottobre).

Il Centro Commerciale Piazza Paradiso nasce da un progetto di riqualificazione urbana di un ex complesso industriale e si compone di tre piani: uno interrato e destinato a parcheggi e due fuoriterra di galleria commerciale, con oltre 30 punti vendita. Al piano terra si trovano l’ipermercato, a insegna Ipercoop, e varie attività commerciali e di servizio quali Marionnaud, Vision Ottica, Kasanova, centro TIM, Max Battaglia Parrucchieri, Stroili Gioielli, (In)Estasy, Centro Wind 3, Yo Yogurt, Lavasecco, Sale e Tabacchi e NewDigital Foto. Il primo piano ospita esercizi commerciali (Pittarosso, Upim, Sottotono, Maison et Cadeaux, Unigross, Libreria Ubik, Jerry abbigliamento, il centro estetico Coralline), una food court (In Primis, Food Paradise, ODS Store, Amo Pokè e Caffè Vergnano), l’Area Playground per i bambini, il CinemaParadiso e il Centro Dentistico DentalPro.

Paolo Rossi inaugura la stagione del Torino Comedy lounge

Il collettivo Torino Comedy Lounge, punto di riferimento in Piemonte e in Italia per la stand-up comedy, inaugura la sua ottava stagione di spettacoli e open mic con un ospite d’eccezione: Paolo Rossi.

 

Il comico, attore, cantautore, regista, conduttore e drammaturgo di Monfalcone sarà sul palco del Cubo Teatro di Off Topic martedì 8 ottobre, alle ore 21, con il suo nuovo monologo, intitolato Pane o libertà (per un futuro immenso repertorio).

 

Lo spettacolo (prodotto da AGIDI) unisce stand-up comedy, commedia dell’arte e commedia greca e, come precisa lo stesso Rossi, trae il titolo “da un libro, ma non vi dico qual è. Lo trovo molto emblematico: si impone la scelta tra mangiare, vivere o avere la libertà. Ma oggi le parole ‘pane’ e ‘libertà’ hanno lo stesso significato di quando quel libro mi capitò tra le mani? Il pane ha lo stesso sapore di quei tempi? E, oggi, una persona è libera di gridare ‘Abbasso la libertà’?”.

 

Dirompente, agile e sfuggente alle definizioni di genere, nonché duttile nell’allestimento scenicoPane o libertà assume le caratteristiche di un evento, più che di una rappresentazione, e si adatta a qualunque luogo voglia ospitarlo, anche il teatro propriamente detto. Il monologo, infatti, mescola la figura del primo Arlecchino, quello che possedeva il biglietto di andata e ritorno per l’aldilà, con quella che fu, poi, una delle sue evoluzioni, come intrattenitore popolare capace di spaziare dalle stalle al cabaret.

 

Che cosa ci si deve aspettare, dunque? Un teatro d’emergenza? Delirio organizzato? Una serata illegale? Teatro di rianimazione? Non ha importanza: in ogni caso, sarà un teatro di domande.

 

“Giocando con l’illusione di mettermi sul palco – o su ciò che useremo come tale, per bisogno o necessità – sia come attore, sia come personaggio e come persona – spiega Paolo Rossi –, rievocherò i miei sogni lucidi, fatti di storie che aiutano a resistere, a scegliere tra il pane e libertà, o a non scegliere proprio. Vorrei fare qualcosa che dia al mio essere chiamato comico una via di fuga verso un teatro sociale, nella poesia del buffo e della magia. Roba minima. Tanto per alzare le difese immunitarie del pubblico presente.”

 

Complemento essenziale dell’evento è, infine, il sottotitolo dello spettacolo, Per un futuro immenso repertorio: una finestra che si aggiunge a quelle dell’improvvisazione, del coinvolgimento del pubblico, di irruzioni improvvise di ospiti a sorpresa, dove verranno riarrangiati o citati pezzi, monologhi, frammenti e momenti delle origini per farli rimbalzare come nuovi nel presente della serata. Recitando con il pubblico, e non al pubblico, inoltre, ai presenti in sala sarà consentito intervenire, chiedere, interrompere e, soprattutto, restare svegli.

 

«Siamo orgogliosi ed emozionati di inaugurare la nuova stagione con Paolo Rossi: un indiscusso maestro della comicità italiana, che ha cambiato profondamente il modo di fare comicità, appunto, nel nostro Paese”, commenta Antonio Piazza, stand-up comedian e fondatore del TCL.

Attore comico italiano nato a Monfalcone nel 1953, Paolo Rossi è un intrattenitore dalla vena poetica e surreale e dalla comicità aggressiva, oltraggiosa e beffarda a dispetto del fisico minuto da folletto, il quale ha affrontato le più spinose questioni politiche e sociali nei suoi monologhi, assoli scatenati e dissacranti, autobiografie anarchiche e sconclusionate. Di successo anche la sua attività di cantante e di attore cinematografico.

Informazioni

 

La serata inaugurale inizierà alle ore 21 presso il Cubo Teatro di Off Topic, in via Giorgio Pallavicino 35.

 

Lo spettacolo sarà introdotto dagli stand-up comedian del Torino Comedy Lounge.

 

Per cenare, contattare il Bistrò di Off Topic al seguente numero: 388 4463855.

 

Ingresso a offerta libera a sostegno delle attività, fino a esaurimento dei posti disponibili. Prenotazione tramite form qui: www.torinocomedylounge.it.

La genialità senza tempo di Walt Disney

La mattina del 15 dicembre 1966, dieci giorni dopo il suo sessantacinquesimo compleanno, moriva Walter Elias Disney Junior.

Era l’uomo dei sogni, l’artista visionario che tutto il mondo conobbe con il nome di Walt Disney, il papà di Topolino e di tanti altri personaggi. Disney amava dire che “l’unico modo per iniziare a fare qualcosa è smettere di parlare e iniziare a fare”. Infaticabile, quarto dei cinque figli di Elias Disney e Flora Call, nato a Chicago ai primi di dicembre del 1901, agli albori del secolo breve applicò questa massima alle sue scelte. L’infanzia fu all’insegna dei trasferimenti con il duro lavoro nei campi del Missouri con il successivo approdo a Kansas City, dove aiutò il padre a consegnare i giornali per poi partecipare a sedici anni (falsificando la data di nascita sul passaporto) alla Grande Guerra come autista volontario di ambulanze della Croce Rossa statunitense in Francia. Al ritorno a Kansas City s’impegnò negli studi d’animazione, realizzando cortometraggi come Il Paese delle Meraviglie di Alice (Alice’s Wonderland). Disney nel 1923 partì alla volta della California con quaranta dollari in tasca, diventando in breve tempo imprenditore, produttore cinematografico, regista e animatore. Con Ubbe Ert Iwerks, bravissimo e straordinario disegnatore, iniziò i primi esperimenti e intuì che, se fosse riuscito a far muovere quei disegni inanimati, avrebbe rivoluzionato il mondo del disegno. Il nome di Walt Disney iniziò a farsi sempre più noto, ma ciò che lo rese davvero celebre, prima negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo, fu la creazione delle piccole serie animate dove il protagonista era il coniglio Oswald. Il personaggio, inventato nel 1927,  diventò ben presto un’icona e il suo creatore riuscì a costituire la prima azienda col suo nome: la Walt Disney Company. Narrano le leggende che tutto prese avvio durante un viaggio in treno quando Walt Disney iniziò a disegnare uno schizzo di Oswald, cercando di semplificarne i tratti. La modifica più evidente era quella delle orecchie, che da lunghe diventarono piatte e tonde, decisamente più simili a quelle di un topo. Da quegli schizzi prese forma Mortimer Mouse, il personaggio che mandò in pensione Oswald. Tuttavia la compagnia decise di cambiarne il nome in Mickey Mouse. Ecco quindi Topolino, protagonista del primo film animato sonoro Steamboat Willie, con il famoso topo alla guida di un battello a vapore fluviale. Il cortometraggio ottenne un successo planetario che crebbe a dismisura quando arrivarono anche gli altri protagonisti: Paperino, Pluto, la fidanzata Minnie, Pippo e tutti i personaggi che hanno accompagnato la nostra infanzia.  “If you can dream it, you can do it”, amava ripetere Disney : ”se puoi sognarlo, puoi farlo”. Così nacque l’impero della fantasia e dell’immaginazione: non solo film e fumetti, parchi a tema e prodotti di consumo, ma anche media e spettacolo. Basti pensare al gruppo televisivo Disney-ABC, ai canali sportivi ESPN o agli studios d’animazione della Pixar. Già dal suo primo lungometraggio del 1937, Biancaneve e i sette nani (il primo film d’animazione prodotto in America, il primo ad essere stato prodotto completamente a colori), il mondo intero aveva intuito di aver a che fare con un genio sognatore. Non a caso, il giorno della sua scomparsa, l’allora governatore della California e futuro presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, in sette parole, diede voce al pensiero di tanti: “Da oggi il mondo è più povero”.

Marco Travaglini

“Granda in Rivolta” allarga i suoi orizzonti… culturali e geografici

Il prossimo ospite della rassegna letteraria fossanese sarà infatti lo scrittore irlandese, italiano d’adozione, William Wall

Lunedì 7 ottobre

Fossano (Cuneo)

Continua a crescere il prestigio degli autori ospitati a Fossano per la seconda edizione di “Granda in Rivolta”, la rassegna letteraria che lodevolmente si propone di “scuotere la provincia cuneese con la poesia”, intento scritto nero su bianco, in un “Manifesto” in versi, dagli stessi organizzatori, i poeti piemontesi Elisa Audino e Romano Vola, che condividono la direzione artistica della rassegna insieme a Maurizio Regis, titolare dello storico pub fossanese il “Vitriol” , al civico 7 di via Ancina, dove si tengono gli incontri.

 


Dopo l’appuntamento di domenica 8 settembre, incentrato sulla “poesia in musica” e che ha visto l’esibizione, assai gradita, dei due cantautori di origine e adozione fossanese, Mattia Calvo e Matteo Castellano, l’attesa è ora per il prossimo lunedì 7 ottobre (ore 21,15) allorché in via Ancina arriverà un ospite di caratura davvero internazionale e particolarmente “agognato” dagli organizzatori. Parliamo di William Wall, irlandese (nato a Cork nel 1955), scrittore, poeta, traduttore dall’italiano e docente di “scrittura creativa”. Irlandese, ma anche un bel po’ italiano, poiché Wall vive oggi tra Cork e Camogli, in Liguria, città a cui è particolarmente legato, così come all’Italia in genere, dove torna spesso anche nell’ambientazione dei suoi lavori, tanto da aver pubblicato gli ultimi suoi due romanzi, “La ballata del letto vuoto”(Nutrimenti, 2021) e “Ti ricordi Mattie Lantry?”(Guanda, 2024) prima qui che in Irlanda.

Nel 2005 Wall è stato selezionato per il “Man Booker Prize”, nel 2011 ha vinto il “Virginia Faulkner Award” e nel 2017 è stato il primo europeo a vincere il “Drue Heinz Literature Prize”, con la raccolta di racconti “The Islands”. Nel 2019 la Casa Editrice milanese “Crocetti” (dal 2020, di proprietà di “IF- Idee Editoriali Feltrinelli”) dedica a “Le notizie sono”, una parziale selezione delle sue poesie, con un articolo di ben quattordici pagine. Le sue opere sono tradotte in molte lingue, tra cui italiano, cinese, tedesco, portoghese, serbo, catalano, lettone e macedone.

Nella serata fossanese William Wall parlerà sicuramente del suo ultimo libro “Ti ricordi Mattie Lantry?”, un noir (la traduzione è di Stefano Tettamanti) scritto da un poeta “con un profondo senso civico-politico-umano”. Al centro della storia, una vecchia e irrisolta storia di omicidio che riemerge nella vita del protagonista in modo inusuale e che getta più di un’ombra. Lui, un autore conosciuto che decide di offrire un corso di scrittura in modo anonimo a cinque aspiranti e altrettanto anonimi autori. La vittima, un suo ex compagno di scuola, una sorta di genio ribelle. Gli indiziati: gli stessi compagni, che forse si celano in uno degli aspiranti autori del corso. L’epoca dell’omicidio: 1980. Oggi: 2020, il Covid. A far da sfondo l’Irlanda, l’Oceano, l’andare in mare, l’abbandono di una periferia territoriale, la violenza – fascino incluso – della legge del più forte, la crudeltà del capitalismo e del privilegio economico. Pagine in cui “la poesia emerge ovunque, dalla figura del nonno, un vecchio soldato, della vittima, che si è preso sempre cura di lui, fino all’Oceano”. E un libro, ancora una volta, in cui c’è molta Italia.

A dialogare con William Wall ci saranno la poetessa e scrittrice Elisa Audino e l’editrice Cristina Daglio. L’incontro sarà preceduto da un momento open-mic del poeta cuneese Luca Isoardo.
Come sempre accade negli appuntamenti di “Granda in Rivolta”, gli autori e gli organizzatori saranno già al “Vitriol” a partire dalle 19,30 per una chiacchierata e una cena conviviale e per entrare nel clima di condivisione tipico della rassegna.
Tutte le informazioni su “Granda in Rivolta”sono disponibili sui canali social della rassegna (Facebook, Instagram, Threads, Youtube e canale WhatsApp). Per prenotare 333.4915524.

 

g. m.

 

Nelle foto: William Wall e Cover “Ti ricordi Mattie Lantry?”, Guanda, 2024

 

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Emilia Hart “Sirene” -Fazi Editore- euro 20,00

E’ il secondo romanzo della scrittrice anglo-australiana Emilia Hart, dopo il successo dell’esordio con “Weyward”.

Ancora una volta la narrazione è declinata a cavallo dei secoli: riannoda legami di sorellanza che travalicano i tempi, parla di mistero, magia, ed ogni pagina è cosparsa del potere evocativo del mare.

Due epoche e due luoghi diversi.  Nell’Irlanda del 1800 le sorelle 16enni Eliza e Mary subiscono un’ingiusta condanna alla deportazione oltreoceano. Separate dal padre, vengono ammassate insieme ad altre 80 donne, nell’angusta e soffocante stiva di una nave diretta nella lontanissima Australia; nel Nuovo Galles del Sud dove le attende un destino incerto e difficile.

Australia 2019, Lucy, giovane studentessa di giornalismo si sveglia da un episodio di sonnambulismo con le mani strette intorno al collo di un ragazzo che l’ha usata e bullizzata. L’unica che forse potrebbe aiutarla è la sorella Jess, più grande di 18 anni, pittrice affermata che si è ritirata in una casetta a Comber Bay, a picco su una scogliera. Luogo affascinante e legato ad un passato tragico.

Di qui parte una storia intrigante che riavvolge i destini di 4 donne separate dal tempo; ma legate in un modo intricato, che infine diventerà chiaro al lettore.

 

 

Natahan Hill “Wellness” -Rizzoli- euro 22,00

Nathan Hill è uno degli scrittori americani oggi maggiormente quotati; il suo esordio è stato nel 2016 con “Il Nix”, accolto come caso letterario dell’anno e di strepitoso successo a livello mondiale.

Lo scrittore (nato nell’Iowa nel 1978, vissuto in vari Stati americani) oggi risiede con la famiglia a Naples in Florida, e la sua ultima opera è il monumentale romanzo “Wellness”; oltre 700 pagine da divorare una dopo l’altra.

E’ la cronaca dell’amore tra il fotografo e docente di arte a contratto Jack Baker e la psicologa Elizabeth Augustine che gestisce un’azienda di farmaci placebo.

La storia inizia negli anni Novanta, quando i due sono giovanissimi. Lei proviene da una famiglia di ricchi magnati del Connecticut che hanno costruito la loro fortuna nel corso dei secoli non sempre in modo limpido.

Jack, invece, è cresciuto in una fattoria del Kansas, in mezzo alla natura e all’ombra della brillante sorella maggiore Evelyn. E’ stato un bambino di salute cagionevole, calamita delle frustrazioni dei genitori.

Elizabeth e Jack nel 1993 hanno vent’anni e si sono trasferiti a Chicago per studiare all’università. Sono in fuga dalle famiglie oppressive e in cerca del loro futuro.

Il caso vuole che affittino due appartamentini malconci le cui finestre affacciano sullo stesso angusto vicolo. Iniziano a spiarsi al buio reciprocamente. Lei sembra il tipo colto e sofisticato che fa sognare Jack.

Quando si incontrano per caso una sera in un bar, l’attrazione esplode e nasce una storia d’amore.

Li ritroviamo più di 20 anni dopo, nel 2014, sposati e con un figlio di 8 anni alquanto problematico; soggetto a violente crisi rabbiose verso la madre, e con la tendenza ad isolarsi dai coetanei.

Il romanzo racconta la crisi che avvolge la coppia intorno alla mezza età. Una battuta d’arresto della storia d’amore e del matrimonio. Hill indaga i meccanismi di incomprensione che scattano quando si guarda con eccessiva sicurezza alle proprie vite, e mette abilmente in scena dubbi e tentennamenti dei protagonisti.

 

Robert Greenfield “True West. La vita, il lavoro e i tempi di Sam Shepard” – Jimenez- euro 24,00

Impossibile definire in modo esaustivo Sam Shepard, uno degli uomini più complessi e affascinanti del panorama culturale, cinematografico e teatrale americano. Nato a Forth Sheridan il 5 novembre 1943; morto nella sua casa del Kentuky il 27 luglio 2017, a 73 anni, per le complicanze della sclerosi laterale amiotrofica con cui combatteva da tempo.

E’ stato drammaturgo, attore, sceneggiatore, scrittore, regista e percussionista. Artista prolifico, personalità poliedrica alle prese con una vita intensa, fatta di alti e bassi. “True West” (titolo di una sua celebre opera teatrale) è la quarta biografia scritta su di lui, la prima dopo la sua morte.

Figlio unico di un padre alcolizzato con cui i rapporti sono problematici, ha spiccato presto il volo e sviluppato i suoi molteplici talenti. I primi difficili passi li fa esibendosi sui palchi di quartiere a Lower Manhattan, in locali della scena jazz del Village Gate negli anni 60/70. Fino al teatro off di Londra negli anni 70, e il leggendario tour “Rolling Thunder” di Bob Dylan.

Poi diventa non solo attore tra i più intensi e intriganti del cinema americano, ma anche drammaturgo di fama mondiale. Tra le sue opere più amate “Buried child” (“Il bambino sepolto”) che gli valse il premio Pulitzer nel 1979.

Nella biografia Greenfield analizza anche i rapporti di questo genio complicato e tormentato con personaggi del calibro di Patty Smith, Bob Dylan, Joni Mitchell. L’autore mette a nudo la complessità, i tormenti, le idee, le maschere e il genio di Shepard, entrando negli anfratti della sua vita privata

Incluse le batoste, come l’arresto nel 2009 per guida in stato di ebbrezza e la condanna a 24 mesi di libertà vigilata. Poi, la sua battaglia per disintossicarsi dall’abuso di alcool. Il libro racchiude 38 interviste ad amanti, amici e collaboratori, tra i quali Diane Keaton, Patti Smith, Wim Wenders e Keith Richards.

Complessa anche la sua vita sentimentale. E’ stato sposato con l’attrice O-Lan Jones dal 1969 al 1984, dalla quale ha avuto il figlio Jesse. In mezzo c’è la relazione extraconiugale con Patti Smith nel 1971. Poi il lungo legame con l’attrice Jessica Lange, dal 1982 al 2009, dalla quale sono nati Hannah e Samuel. Mentre dal 2014 ha avuto accanto l’attrice Mia Kirshner.

 

 

The Book” -Marsilio- euro 95,00

Questo libro è un capolavoro, a un prezzo tutto sommato accessibile. Volume da collezione e raffinato manuale che ripercorre e racconta la storia della civiltà attraverso le sue scoperte, invenzioni e i manufatti della storia dell’uomo. Insomma chi eravamo e cosa siamo stati capaci di fare. Una guida alla ricostruzione della civiltà dagli albori, testimonianza per generazioni future.

L’idea è nata dal team di creativi, artisti e designer internazionali del collettivo Hungry Minds che nel 2020 ha lanciato una campagna di raccolta fondi per finanziare il progetto. “The book” è stato realizzato da scienziati, docenti universitari, esperti di varie discipline, copywriter, editori, redattori, disegnatori e illustratori.

E’ stampato su una carta che rimanda a preziose ed antiche pergamene; in più di 700 illustrazioni -minuziosamente curate- ci sono le varie tappe della conoscenza e del genio umano. Ogni immagine è frutto di un lungo processo artigianale; dai bozzetti disegnati a matita a quelli in china, poi completati dai colori.

Le sezioni riguardano i materiali, la meccanica, la medicina, la musica; e scoprirete infiniti dettagli raccontati da strepitose immagini e brevi testi esplicativi. In 405 spettacolari pagine rivivrete i passaggi più significativi nella storia dell’umanità.

Scoprirete come funzionano le macchine a vapore, i mulini e le macchine fotografiche, come aggiustare ossa fratturate, accendere un fuoco, fare il gesso, la colla e la penicillina partendo da zero, e come allevare bachi da seta.

Un compendio della genialità del cervello umano per ottenere risultati con il minimo sforzo; è questo che ha spinto l’umanità a inventare meccanismi che svolgessero il lavoro al posto suo. Non vi resta che sfogliare il libro e ammirarlo in tutta la sua bellezza.