CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 93

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

/

SOMMARIO: Il Presidente Napolitano – Lettere

Il Presidente Napolitano

Giorgio Napolitano era nato nel 1925 ed oggi avrebbe 100 anni. A Roma si tiene un importante convegno con studiosi e politici, alcuni dei quali mi lasciano perplesso.  Ho avuto un ottimo rapporto con il presidente Napolitano a Roma, Napoli, Torino. Ne ho anche scritto sul “Corriere” quando è mancato. I centenari più che le celebrazioni debbono essere delle verifiche e mi auguro che il convegno romano possa aprire un nuovo discorso più distaccato e quindi più  storico.

I punti cruciali di Napolitano sono la posizione di sudditanza al partito togliattiano durante l’invasione dell’ Ungheria e il governo tecnico di Monti con la sua preventiva nomina a senatore a vita: una scelta divisiva facilitata da Fini. Per il resto nel 2011 fu presidente di tutti per le celebrazioni nazionali dei 150 anni dell’ Unità e del Regno e anche sulla Resistenza  riconobbe limiti, estremismi  ed esagerazioni. Chissà se a Roma si parlerà di queste cose o l‘isterismo ideologico della Boldrini  che presiede una sessione del convegno lo impedirà? Anche la presidenza di Turco Livia (come si firmava abitualmente prima di essere deputata) non  dà garanzie di imparzialità: è un’attivista catto- comunista come quando viveva a Torino e criticava Fassino per le sue aperture al mondo liberale.

Ps  – Appare una vera e propria indecenza la relazione dell’ex presidente della Camera Fini al convegno su Napolitano. Fini strumentalizza Napolitano che non può più dire la sua, per accreditare una sua immagine politica non veritiera. Non merita ulteriore  attenzione la ricostruzione di Fini che appare sicuramente peggiore di quelle previste di un’altra presidente della Camera e di una ex ministra molto sprovveduta. Napolitano meritava di più .
.

.
LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
.
Libri di storia
C’è un libro di testo di storia edito da Laterza che giunge fino al governo Meloni, giudicato in modo settario con espressioni non accettabili in un libro di testo scolastico. Giusy Guglielmini
.
Non è tanto la stupida faziosità degli autori anche torinesi, ma la loro  mancanza di limite in termini storiografici. Il Governo in carica non è storicizzabile. Bisogna almeno attendere che cada. L’idea di Berlinguer di dedicare tutto l’ultimo anno al 900 è un’idea sbagliata che ha penalizzato lo studio dell’800 e di altri periodi come il Rinascimento, il Medio Evo, la storia greca e romana.  Ma il 900 berlingueriano consente questi  eccessi di faziosità davvero intollerabili.
Luigi Berlinguer
Ci vuole il distacco necessario per poter storicizzare, una vicenda in itinere può solo essere oggetto di giudizi politici che non sono per definizione storici. Lascia ai propagandisti di mettersi le vesti dello storico. Anzi agli attivisti che credono di poter abusare impunemente di allievi ignari a cui si deve rispetto.
.
Israele e l’Europa
Cosa pensa del fatto che l’Unione Europea si sia divisa su Israele, unica democrazia occidentale in Medio Oriente?  Attilio Momigliano
.
Sono sempre stato un sostenitore di Israele e non cambio idea. L’ Unione Europea in passato voleva integrare nell’ Occidente europeo lo stato ebraico non senza ragioni storiche, quelle stesse ragioni che hanno portato Italia e Germania ad opporsi ad eventuali sanzioni europee contro Israele. Il capo del governo israeliano è oggi una  figura discussa e anche molto chiacchierata: impossibile stare con lui.  Appare come il volto demoniaco del potere.
La guerra e il terrorismo sanguinario sono devastanti. Non bisogna essere  necessariamente a favore di palestinesi e Iran per capirlo. Questi sono tempi di ferro e di fuoco e chi non ha letto neppure un rigo di Machiavelli non può capire. Leggo  sui social delle sciocchezze che mi rendono irriconoscibili anche persone che ritenevo di conoscere. Le anime pie che si indignano stando alla tastiera e non sanno cosa subiscono gli israeliani , mi fanno  ribrezzo. L’attuale Europa che non ha nulla a che vedere con quella di Federico Chabod (studioso sommo di Machiavelli) non ha  nessuna autorità per sanzionare Israele sull’ onda della Spagna che ha un premier screditato che cerca di sopravvivere con atteggiamenti demagogici evidenti. Caro Momigliano, io sto con Lei e con il suo grande omonimo che subì la persecuzione delle leggi razziali e fu sommo storico della Letteratura italiana. Sto bene in sua compagnia e detesto chi incendia le bandiere israeliane. L’idea stessa di scendere in piazza mi rende scettico, la parola  “attivista“ mi fa venire l’orticaria. Sono e resto un uomo di studi estraneo alle gazzarre di piazza.

La linea che veglia su chi è stato: il Cimitero Monumentale

Oltre Torino: storie miti e leggende del torinese dimenticato

È l’uomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nell’arte

L’espressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo l’uomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare. Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo. Non furono da meno gli autori delle Avanguardie del Novecento che, con i propri lavori “disperati”, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto “Secolo Breve”. Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di “ricreare” la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i “ghirigori” del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa l’edera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di un’arte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che l’arte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso.

 

Torino Liberty

Il Liberty: la linea che invase l’Europa
Torino, capitale italiana del Liberty
Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
Liberty misterioso: Villa Scott
Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
La Venaria Reale ospita il Liberty: Mucha e Grasset
La linea che veglia su chi è stato: Il Liberty al Cimitero Monumentale
Quando il Liberty va in vacanza: Villa Grock

Articolo 9. La linea che veglia su chi è stato: il Cimitero Monumentale

Il Liberty al Cimitero Monumentale
Il Cimitero Monumentale, un tempo chiamato Cimitero Generale, si trova a Nord della città, in una zona non lontana dalla Dora Riparia, nell’area del Regio Parco. Nel 1827 la città di Torino ne deliberò l’edificazione decidendo di situarlo lontano dal centro abitato, in sostituzione del piccolo cimitero di San Pietro in Vincoli, nel quartiere Aurora. L’opera si poté attuare grazie alla donazione di 300 mila lire piemontesi del marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo. Aperto nel 1828, su progetto dell’architetto Gaetano Lombardi, con disegno a pianta quadrata dagli angoli smussati, il Monumentale fu presto ingrandito con una parte aggiunta a cura dell’architetto Carlo Sada Bellagio, collaboratore di Pelagio Palagi e vincitore del concorso per la realizzazione della chiesa dedicata al primo vescovo torinese, San Massimo. Seguirono poi necessari ampliamenti, e negli anni tra Ottocento e Novecento l’alta società borghese di Torino affidò a celebri scultori il mandato per la costruzione di imponenti edicole funerarie, a solenne affermazione del prestigio raggiunto dalle singole famiglie. Proprio l’estetica Liberty, sintesi raffinata di natura, tecnica e arte, riuscì ad interpretare il compianto pietoso verso il defunto, delineando il triste tema della morte attraverso pure ed efficaci metafore di una grande arte funeraria.

Tra le opere che possiamo visionare in rigoroso e rispettoso silenzio vi è il Monumento Porcheddu, dedicato al grande ingegnere Giovanni Antonio Porcheddu, che ha introdotto in Italia la tecnica delle costruzioni in cemento armato. Figura essenziale per l’imprenditoria torinese, alla sua impresa si devono imponenti opere, quali l’immenso Stadium del 1911 (demolito nel 1946), il progetto dello stabilimento Fiat Lingotto del 1922, il Ponte Risorgimento a Roma. Il monumento, realizzato dallo scultore Edoardo Rubino e dal decoratore Giulio Casanova, è composto da un semplice sacello marmoreo su cui è posto un corpo femminile, lievemente ricoperto da un lenzuolo che ne lascia scoperto il volto e che scivola appena oltre i bordi del sepolcro. Da una parte e dall’altra di questo, quattro figure femminili, due per ciascun lato, vegliano il feretro: quelle che stanno dal lato del capo porgono su questo le mani un poco rialzate come in segno di protezione, dall’altro lato una delle due donne veglia sul corpo con il capo reclino e l’altra alza il braccio sorreggendo una lampada. La compostezza delle figure lascia trasparire una sobrietà di sapore classico, nei gesti, nei panneggi, nella postura, mentre un delicato senso di pietas avvolge con intensità l’intera struttura compositiva. Sullo sfondo compare una particolare croce con tralci stilizzati di rose nella parte verticale e motivi dorati nel lato orizzontale. Al centro della croce una corona di rose bianche è posta intorno all’inquadratura dorata con la scritta “IHS” (sigla intesa come “Gesù salvatore degli uomini”, ma in realtà è la trascrizione latina abbreviata del nome greco di Gesù). Sulla volta del portico che accoglie il gruppo scultoreo, un cielo stellato d’oro mosaicato su fondo blu inquadra una grande croce.

Un’altra opera che richiama la mia attenzione in questo luogo di assordante silenzio è il Monumento Kuster, realizzato da Pietro Canonica nel 1921. Esso mostra una figura femminile con abito succinto che, inarcando la schiena, si solleva con il busto in posa quasi teatrale, ed emerge da un giaciglio posto di fronte ad una croce. I suoi lunghi capelli sono scompigliati dal vento che gonfia anche un drappo posto sulla croce e agita le foglie morbidamente rappresentate sulla bronzea stele verticale. Tra le note di tristezza e di intenso pathos, vi aleggia in primo piano la spettacolarità della scena, la figura si pone come la “divina” del cinema muto, la nuova arte che nei primi anni del Novecento andava affermandosi in città.La protagonista del Monumento Roggeri è una fanciulla inginocchiata e piegata dal dolore, le mani le coprono il volto, e i capelli fluenti e raccolti dietro il capo le scendono fin oltre la schiena. Il lungo abito, movimentato dal panneggio di morbide linee, scende e si posa sul basamento in travertino e in parte lo ricopre. La nota di un patire intenso e irrefrenabile è il messaggio che viene dalla donna che, inginocchiata e chiusa al mondo, sembra pregare, tormentata da un affanno senza fine. Su di un lato, si intravvede appena la firma di O.Tabacchi, allievo di Vincenzo Vela, al quale succederà nella cattedra di scultura presso l’Accademia Albertina di Torino.

È ancora un’altra fanciulla ad essere al centro della composizione funebre del Monumento Maganza, posta tra colonnine in marmo verde Roja, una giovane dal volto delicato, da cui traspare una espressione affranta; una sottile tunica le avvolge lieve il corpo esile, ha un’acconciatura alla moda, con i capelli corti, il volto, appena piegato e reclinato sulla mano sinistra, sembra voler trasmettere un messaggio di triste rimpianto. Alle spalle, marmorei tralci di fiori e, dietro, la croce. Soffermiamoci ancora sull’opera che si trova sulla sinistra, entrando dall’ingresso principale del Cimitero. Si tratta di un gruppo statuario che comprende una figura velata da un ampio panneggio, rappresentata mentre sta per avvolgere in un abbraccio simbolico una giovane figura femminile in piedi, con le braccia abbandonate lungo il corpo e il capo reclinato su una spalla. Dal basamento crescono steli e boccioli di rosa che paiono voler avvolgere i corpi sovrastanti: si tratta di una sintesi di decorazione Art Nouveau, completata dalla dedica dei committenti. L’opera fu eseguita da Cesare Redduzzi, scultore affermato e insegnante di scultura presso l’Accademia Albertina, più noto ai Torinesi come l’autore dei gruppi scultorei allegorici: l’arte, il lavoro, e l’industria, collocati nel 1909 a coronare le testate verso corso Moncalieri del ponte dedicato a Umberto I.
Moltissimi sono i monumenti funebri di squisito gusto Liberty davanti ai quali sarebbe opportuno soffermarsi, e numerose le figure femminili modellate con l’estetica della Nuova Arte, o che, con il loro atteggiamento da “dive” affrante del cinema muto, sorvegliano le anime di chi non c’è più e accompagnano silenziose gli sguardi di chi le va a trovare.

Alessia Cagnotto

La pace derisa

La pace derisa, ultima silloge poetica di Maria Grazia Minotti Beretta, è interamente ispirata dalla sua storia personale e dalla sensibilità con la quale guarda agli aspetti più intensi dell’esistenza. Un’autrice che, giunta al suo quindicesimo volume di poesie, ripensa e propone le sue liriche con voce limpida. Dopo un breve periodo di silenzio e riflessione, Minotti Beretta ritorna così alla poesia con un libro che viene da lontano, frutto di un dialogo intenso con la tradizione. Dopo le iniziali evocazioni familiari (l’autrice è nata a Milano in piena guerra, sotto i bombardamenti, perdendo il padre Ettore, partigiano, ucciso dai nazisti il 7 aprile 1945, e poco più tardi la madre) la raccolta, segnata da una profonda riflessione sul senso del tempo, si apre con la poesia “a mio padre adottivo” dove la poetessa intende recuperare la potenza nominante delle parole, dentro uno spazio rigoroso, secondo una precisa misura: “Era un burbero benefico, che ho amato come padre”. L’autrice è ormai distante dalle esperienze poetiche degli inizi e la parola è diventata custode del tempo, capace di riportare in superficie qualcosa di nascosto che è in noi. Le parole, dunque, non si disperdono diventando rivelatrici di senso per questo il libro che assume la forma di un luogo protetto, evocativo e dialogante. I temi della poesia ci sono tutti: i ricordi della guerra e del dopoguerra, la malinconia e la solitudine, l’interrogazione sull’essere e sul morire, la fragilità e l’attesa, il desiderio che sconfina nella delusione, la trepidazione del sentire, l’amore e l’amicizia come beni che perdurano all’ansia e alla pena, l’urgenza di chiudere in una frase il senso di una possibile risposta. La poesia della Minotti nelle centoventitré  liriche propone anche riflessioni sulla realtà drammatica di un mondo dove ogni giorno la pace viene derisa, vilipesa, sopraffatta da chi vuole imporre il suo credo, forza, potere e la collega nella spoglia interiorità dei versi  alla semplicità severa di antichi valori e sentimenti che meriterebbero di non essere mai dimenticati. In questo senso La pace derisa conferma come la poesia resta ancora oggi la sua compagna fedele, la nicchia dove custodire i ricordi e lo specchio sincero della sua anima.

Marco Travaglini

Torino Soul Night, “il battito della musica black tra leggende e nuove stelle”

A Torino la sesta edizione dell’evento ideato da Samuele Spallitta

Sabato 28 giugno, dal primo pomeriggio a notte fonda

Moncalieri (Torino)

Quest’anno, sarà “Notte Soul” più che mai – sotto il segno della “musica black” coniugata in tutte le sue più varie sfaccettature – la “Torino Soul Night” nata nel 2021 dall’idea del torinese Samuele Spallitta (direttore artistico) e che per la sua sesta edizione assume la veste di “Festival”, con più progetti musicali ad alternarsi on-stage dal primo pomeriggio di sabato 28 giugno (apertura porte stimata intorno alle 15,30) fino a notte fonda (chiusura evento intorno all’una). E cambio di location. Dopo essere stato realizzato prima al “Cap 10100” e poi al “Teatro Juvarra”, per questa sesta edizione, gli organizzatori hanno pensato bene di optare per il “Cacao Torino” (in via Regione Freylia Mezzi 47, a Moncalieri), un locale più grande, alle porte di Torino, dotato dei servizi fondamentali per uno spettacolo rivolto a un pubblico sicuramente numeroso, dall’ampio parcheggio all’area toilet & nursery. Sarà presente anche una food court con una sfiziosa offerta enogastronomica, gestita dal gruppo “To Be Company”.

Grazie ad un mix perfetto e ben studiato di innovazione, tradizione e maniacale attenzione al talento di ogni singolo performer, l’iniziativa è stata in grado di attirare negli anni una platea sempre più variegata e in costante ascesa. Un pregio che sicuramente le va riconosciuto e che di certo verrà riconfermato dalla “line up artisti” di quest’anno, contrassegnata dall’alta qualità e dal riconosciuto respiro internazionale.

Sul palco, otto i nomi “ufficiali” da dieci e lode e due star: “Soul Circus”James ScorseseStessy“The Funkin’ Machine”Ash MorganAwa FallBrownie e Nayana. A chiudere in super bellezza due “autentiche” star: la vincitrice dell’edizione 2024 di “X Factor” Mimì e l’icona Frankie hi-nrg.

Presenti anche KhamillaAgnese e “Guido in Stato di Ebbrezza” – tre promettenti artisti emergenti del panorama torinese – e il DJ set a cura di “Emile Omar by Roseaux”. Il concerto serale sarà presentato da Ginhoon-stage una band d’eccellenza di sette elementi composta da: Francesco Roletti alle tastiere, Davide Ballanti alla chitarra, Paul Zogno al basso, Stefano Petrini alla batteria, Tiziano Codoro alla tromba, Francesco Cangi al trombone e Mattia Primon al sax. Non mancherà l’accompagnamento del coro a cura di “Corde d’Accordo”, con Emanuele Faletra e IMA, che si esibiranno anche singolarmente durante la giornata.

Pier Rosito, CEO e Founder di “To Be Events” dichiara: “Con questa nuova formula la ‘Torino Soul Night’ non è solo un evento di intrattenimento in crescita, ma è diventato a tutti gli effetti un vero e proprio progetto culturale e musicale. Un’esperienza autentica che celebra la cultura musicale afroamericana combinando ritmi, energia positiva e atmosfera coinvolgente, con un’attenzione particolare alla qualità sonora e all’autenticità dell’esibizione. L’ambizione è di organizzare per i prossimi anni un Festival su più giornate, consolidando Torino come una delle capitali italiane della ‘musica black’”.

La prevendita biglietti è aperta con il circuito di “To Be Company” con acquisto al link: https://tobevents.anyticket.it/

G.m.

Nelle foto: “Soul Circus”; Awa Fall; Frankie hi-nrg, credits Damiano Andreotti

“Ferrofonia”, personale di Matilda Elia. Ultimo giorno

Curata da Ghёddo, è  ospitata presso la Galleria Weber & Weber

Fino al 28 giugno prossimo, presso la Galleria Weber & Weber di via San Tommaso 7, a Torino, sarà visitabile la mostra personale di Matilda Elia, intitolata “Ferrofonia”, a cura di Ghёddo. Si tratta di un progetto di ricerca e di un collettivo curatoriale indipendente attivo a Torino e composto da: Olga Cantini, Rachele Fassari, Davide Nicastro, Barbara Ruperti e Marta Saccani. Un collettivo nato nel 2022 dall’esigenza di sperimentare e promuovere un dialogo aperto sulle pratiche artistiche e curatoriali contemporanee.

Nella mostra “Ferrofonia”, Matilda Elia, giovane artista torinese classe 2002, esplora il concetto di vibrazione come comunicazione sensibile, primordiale e universale.

Originaria di Torino, con un passato nel coro delle voci bianche del Teatro Regio e una formazione artistica maturata all’Accademia Albertina, Elia ha sviluppato un lavoro in cui la disciplina rigorosa della musica classica si intreccia con le sperimentazioni dell’arte visiva contemporanea.
In mostra sono esposte strutture in ferro, installazioni sonore e opere su carta che ricodificano gli elementi fondamentali del linguaggio musicale, come note, pause, tempi e alterazioni, entro un inedito paesaggio grafico, dove ogni segno evoca l’impressione della matrice corporea, gestuale o meccanica, che l’ha generato. In questo senso, il suono si manifesta nella sua qualità multisensoriale, non solo come melodia udibile, ma anche come partitura visiva e vibrazione tangibile.

Articolandosi all’interno di una formazione interdisciplinare, la ricerca di Elia si traduce in una pratica versatile che si muove liberamente tra i vari media, dalla scultura alla fotografia, passando per la musica e la performance. Quest’ultima, in particolare, fa confluire su di sé ogni altro mezzo, trasformando immagine, suono e scrittura musicale in dispositivi performativi decentralizzati. Un concetto esemplificato nella grande opera “Partitura Libera”, nata da un’azione spontanea in cui l’artista ha dipinto note e segni sulla propria pelle, per poi imprimerli sulla carta, componendo uno spartito aperto a successive interpretazioni. Nell’installazione “ME”, la registrazione di un brano al pianoforte è unita a quella di un canto sotto la doccia: esercizi scanditi da pause e ripetizioni, in cui l’errore diventa parte integrante, tanto dell’opera quanto del processo di apprendimento. Da una cupola sospesa nello spazio della galleria, si diffondono note delicate e soavi insieme ad altre più acute e dissonanti, creando un bagno sonoro in cui lo spettatore può immergersi.
L’installazione site-specific “440 Hz” indaga il legame tra musica, potere e controllo, ponendo al centro la controversa storia del La a 440 Hz. Questa particolare frequenza venne introdotta come standard mondiale per l’accordatura musicale a partire dal 1939, in una conferenza internazionale promossa dal ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels. A determinare la scelta furono le teorie sviluppate dagli studiosi del periodo, secondo i quali l’utilizzo di frequenze più alte scatenava reazioni maggiormente violente tra le truppe di soldati.

Elia ha trovato nella pratica artistica un mezzo per colmare lo iato percepito tra la spontaneità emotiva e pre-linguistica della musica e la rigida matematica in cui è inquadrata, dando vita a composizioni che esplorano i confini della scrittura e dell’ascolto.

A questa ricerca appartengono le strutture metalliche che riproducono gli elementi della nomenclatura musicale. Isolati o in relazione tra loro, questi segni primari rimandano alla storia della notazione musicale, intesa non solo come sistema di scrittura, ma come tentativo di dare forma visiva all’ascolto del proprio corpo e del mondo circostante.

Sulle pareti della galleria sono esposti anche gli strumenti indossabili, disegnati dall’artista a partire dalle forme del proprio corpo. Si tratta di una serie di dispositivi ibridi, che combinano componenti di diversi strumenti musicali, come corde d’arpa e ponticelli di violino, pensati per essere attivati in una sessione di ascolto. Una volta indossati e suonati dall’artista, il confine tra corpo e strumento si annulla, e la pelle e la musica si fondono in un unico organismo vibrante.

La mostra “Ferrofonia”, a cura di Ghёddo e organizzata dalla Galleria Weber & Weber, si inserisce in un programma più ampio di mostre che prevede la collaborazione tra artistə e spazi d’arte contemporanea di Torino. L’intero programma è realizzato con il patrocinio di Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e Città di Torino, con il sostegno di Fondazione Venesio.

Dall’11 giugno fino all’11 luglio 2025 è inoltre aperta INTRACORE, IV edizione di TO.BE, un progetto promosso da Ghëddo e dedicato all’arte contemporanea e allə giovani artistə.

Attraverso una rete di collaborazioni con musei, fondazioni, gallerie e spazi indipendenti del

territorio di Torino, TO.BE intende offrire un ponte tra formazione e professione, sostenendo

la crescita di nuovi talenti attraverso mostre personali, bipersonali, collettive e altre forme di

supporto alla sperimentazione artistica.

La call è rivolta ad artistə provenienti da accademie e corsi di laurea di tutta Italia:

frequentanti e laureatə a partire dall’anno 2020.

La partecipazione è gratuita.

Mara Martellotta

Andiamo al cinema: combattiamo la pirateria!

Guardare un film sul grande schermo è un’emozione unica: suono avvolgente, immagini spettacolari e l’atmosfera condivisa della sala creano un’esperienza che nessuno streaming illegale potrà mai offrire.

Scegliere il cinema significa anche dire no alla pirateria. Ogni biglietto è un sostegno concreto per registi, attori, tecnici e lavoratori del settore. Rubare un film equivale a togliere valore al loro lavoro.
A Torino, il Cinema Massaua è sempre al fianco del pubblico con grandi offerte, proiezioni di qualità e comfort. Vieni a scoprire le novità in sala e goditi il cinema come si deve.
Spegni lo streaming illegale. Accendi la magia del cinema!

Enzo Grassano

Torino Spettacoli a Bene Vagienna per il 20° festival “Ferie di Augusto”

 

La comicità di ieri e di oggi nelle commedie di Plauto

Saranno i Germana Erba’s Talents ad aprire il 4 luglio prossimo, alle 21,15, il 20mo ciclo di “Ferie di Augusto 2025”, nella cornice suggestiva dell’antico teatro romano posto nel sito archeologico di Bene Vagienna, un gruppo di oltre cento cantanti-danzatori-attori-performer di musical che si esibiranno in una serata di sicuro successo, tra titoli collaudatissimi, che già in altre occasioni hanno strappato l’applauso, e le tante nuove creazioni: una squadra di artisti ormai molto seguita nei vari palcoscenici italiani e non soltanto, davvero giovani talenti, ragazze e ragazzi catturati in molti casting e coinvolti in numerose produzioni teatrali e cinematografiche, radiofoniche e televisive. Una serata che sarà piena d’emozioni, collaudata dalla passione e dalla maestria dei tanti insegnanti che operano nelle differenti discipline e che nomineremo al completo: Niurka Naranjo De Saà, Laura Boltri e Laura Fonte, da Silvia Iannoli a Gianni Mancini a Simone Gullì, da Luciano Caratto a Elia Tedesco ad Andrea Beltramo, da Stefano Fiorillo a Gabriele Bolletta per terminare con Girolamo Angione. Un grande evento ad aprire il festival, una eccellente vetrina sulle arti performative del futuro, una messa in scena che s’articola in un susseguirsi di quadri capaci di spaziare, con invidiabile ritmo, dal grande repertorio del balletto classico a divertenti brani di prosa, da spezzoni di alta coreografia e canori tratti da celebri musical alla danza contemporanea. Il pubblico sarà così messo di fronte al “divertimento” dei virtuosismi di “Coppelia” e della “Fille mal gardée” e di uno strepitoso “Concerto danzante” che riunisce musiche di Paganini, Mozart e Mendelssohn; mentre il contemporaneo vedrà gli omaggi a Phil Collins (“Take a Look at Me now”), a René Aubry (“Nuances”) e ai Queen. Le pagine dedicate ai musical sono tratte da “Il mago di Oz”, “Il giornalino di Gian Burrasca”, “Il piccolo principe”, “Seize the Day” e “Flashdance”.

L’incasso della serata sarà devoluto alla creazione di borse di studio che verranno date agli allievi meritevoli in modo da sostenere concretamente il loro immediato futuro. Momento non ultimo certamente è la nascita e la consegna del Premio Gian Mesturino, tra i fondatori del Festival “Ferie  di Augusto”, un riconoscimento speciale destinato ai protagonisti dello spettacolo nel ricordo sempre vivo di una straordinaria figura che ha dedicato al teatro l’intera vita, sotto diversissimi ruoli, sulla scena, nell’organizzazione, nella scrittura e nella regia, nell’insegnamento, nella formazione quotidiana dei tanti ragazzi che lo hanno seguito e che, in una unica parola, gli si sono affidati.

Sabato 5 luglio sarà la volta del “Soldato fanfarone”, riaggiornato in passato da Mesturino e da Girolamo Angione, che oggi ne cura anche la regia con il protagonista Elia Tedesco: una modernità che è facile scoprire nella comicità della situazione, nell’invenzione linguistica, nel contributo della musica, nella modernissima lezione della “contaminatio”. Tra gli altri interpreti Stefano Fiorillo, Valentina Massafra ed Enzo Montesano. Sabato 12, sempre con i componenti di Torino Spettacoli, andrà in scena “La commedia delle 3 dracme”, dal “Trinummus” plautino, storia di un giovane scialacquatore che è salvato, grazie a un benevolo raggiro, da un vecchio amico del padre e dall’immancabile servo parassita. Ancora Elia Tedesco protagonista, in compagnia di Massafra e Montesano.

Gli spettacoli, in caso di pioggia, si terranno al coperto nel Palazzetto dello Sport. Costo posto unico Euro 13, abbonamento a 2 spettacoli a scelta del Festival Euro 18. Informazioni e prevendite sul sito www.torinospettacoli.it, presso il teatro Erba di corso Moncalieri 241, tel. 011.6615447 e al numero 320 9050142.

e. rb.

Nelle immagini: Gian Mesturino (foto di Elena Colla), storico fondatore con Germana Erba delle “Ferie di Augusto”; un momento del Galà dei Germana Erba’s Talents e una scena della “Commedia delle 3 dracme”, tratto da Plauto.

Il Tesoro di Marengo

Lucio Vero, Settimio Severo o Marco Aurelio? Quale imperatore fu trovato nei pressi di Marengo? Si è infatti molto discusso tra gli studiosi per dare un nome a quel busto di epoca romana e oggi l’ipotesi più probabile è che sia quello di Lucio Vero (161-169 d.C.). Ma che bella storia. Da una cascina, nell’alessandrino, saltò fuori un giorno, all’improvviso, il busto a grandezza naturale dell’imperatore Lucio Vero e, insieme all’illustre personaggio, un tesoro di oggetti d’argento d’età romana risalenti al II-III secolo dopo Cristo.
Un ritrovamento eccezionale. È noto come il Tesoro di Marengo conservato nel Museo di Antichità di Torino, ai Musei Reali, dal 1936. Venne trovato in modo del tutto casuale, da un giorno all’altro, in una cascina alle porte di Alessandria nel 1928 durante alcuni lavori agricoli presso un casolare lungo la strada Alessandria-Tortona, nei pressi di Marengo, sul terreno dove la cavalleria di Napoleone sconfisse gli austriaci il 14 giugno 1800, uno dei suoi più famosi trionfi militari. È un vero e proprio tesoro di età romana imperiale, nascosto nel casale dopo il furto compiuto in un tempietto privato o in un santuario. Sono 31 i reperti che lo compongono, alcuni dorati, altri decorati a sbalzo. Non si tratta di semplice vasellame da tavola ma un’insieme di argenterie antiche che fanno riferimento a simboli del potere imperiale e militare. Oltre al busto dell’imperatore Lucio Vero, che regnò insieme al fratello d’adozione Marco Aurelio dal 161 fino alla sua morte nel 169 dopo Cristo, sono state trovate fasce decorative con simboli del potere imperiale e soprattutto gli argenti e altri oggetti decorati in lamina d’argento, taluni con resti di doratura, tra cui una tabella con dedica alla dea della fortuna Melior, un calice a forma di capitello, una fascia con spighe di grano, una lamina con Eracle e Apollo, una testa femminile di divinità, un piccolo capolavoro in argento con un’acconciatura stile antica Grecia e un medaglione con busto femminile.
Il pezzo più importante è però il busto di un giovane eroico Lucio Vero, che secondo le fonti storiche, accentuava il biondo dei suoi folti capelli con pagliuzze d’oro. Quasi tutti i pezzi erano un po’ schiacciati e deformati e, in qualche caso, bruciati. Sottoposto a due restauri, negli anni Trenta e Ottanta, il Tesoro di Marengo è oggi conservato nel Museo di Antichità di Torino. Tra i numerosi pezzi esposti si ammirano anche una corazza ornata da una testa di Medusa stilizzata e vari esempi di decorazioni vegetali come un elegante vaso a forma di capitello corinzio decorato da foglie di acanto e di loto, un frammento di coppa con foglie di quercia e di ghiande e una ghirlanda di spighe ornata di nastri.     Filippo Re

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

/

A cura di Elio Rabbione

28 anni dopo – Drammatico, horror. Regia di Danny Boyle, con Aaron Taylor-Johnson, Ralph Fiennes, Jodie Comer e Jack O’Connell. Terzo appuntamento con la saga iniziata nel 2002 con “28 giorni dopo” e continuata nel 2007 con “28 settimane dopo”. L’infezione del virus della rabbia non è scomparsa del tutto ma una piccola comunità continua a vivere isolata su di un’isola, protetta dall’alta marea. Allorché uno di loro abbandonerà l’isola per spingersi in una missione sulla terraferma, scoprirà meraviglie e orrori che hanno contagiato e sconvolto gli infetti e gli stessi sopravvissuti in Gran Bretagna. Durata 115 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Come fratelli – Commedia drammatica. Regia di Antonio Padovan, con Francesco Centorame, Pierpaolo Spollon, Roberto Citran e Giuseppe Battiston. Al centro della storia due amiche, alle quali il destino prima regala la gioia di rimanere incinta contemporaneamente, per poi spazzarle via in un tragico incidente.

Due mariti incapaci di affrontare la doppia sfida, essere padri e vedovi, decidono di allearsi, e darsi una mano a vicenda nel crescere i figli. Contro ogni pronostico nasce una nuova famiglia, anomala certo, ma che funziona alla grande, e che è destinata a venire sconvolta quando un’altra donna entra nell’equazione delle loro vite. Durata 90 minuti. (Reposi, Romano sala 1, Uci Lingotto)

Elio – Animazione. Regia di Adrian Molina, Madeline Sharafian e Domee Shi, con le voci di Alessandra Mastronardi, Adriano Giannini, Lucio Corsi e Neri Marcorè. Il piccolo Elio è divenuto orfano in tenerissima età e, considerando la propria solitudine nonostante la presenza e l’affetto della zia Olga, maggiore dell’aviazione americana, coltiva il desiderio di essere portato dagli alieni ai confini dell’universo. Quando un giorno riuscirà a inviare un messaggio al lontano Comuniverso, un’organizzazione che agisce per la ricerca delle menti più prestigiose del cosmo mentre al tempo stesso vuole togliere il comando al collerico Lord Grigon. Una volta prelevato dalla terra, Elio troverà nel pacifico Glordon, il figlio di Grigon, il suo migliore amico. Durato 99 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi sala 4, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

F1 – Drammatico. Regia di Joseph Kosinski, con Brad Pitt e Javier Bardem. La leggenda delle corse automobilistiche Sonny Hayes viene convinto a uscire dal ritiro per guidare un team di Formula 1 in difficoltà e fare da mentore a un giovane pilota promettente, mentre insegue un’altra possibilità di gloria. Durata 90 minuti. Massaua, Eliseo Grande, Greenwich Village sala 1 anche V.O., Ideal, Lux sala 2, Reposi sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Spece Beinasco, Uci Moncalieri anche V.O.)

Fino alle montagne – Drammatico. Regia di Sophie Deraspe, con Antoine Duval e Solène Rigot. Mathias, giovane agente pubblicitario di Montréal, decide di lasciare la sua frenetica vita di città per seguire il desiderio di riconnettersi con la natura e diventare pastore nel sud della Francia. Arrivato in Provenza senza alcuna esperienza, Mathias si scontra presto con la dura realtà del mondo pastorale, che lo costringe a mettere in discussione la sua visione romantica della professione. L’incontro con Elise, una giovane impiegata che sceglie di lasciare il lavoro per seguire il ragazzo, porta una nuova luce nel percorso formativo di Mathias, che riacquista così fiducia in se stesso e nel proprio obiettivo. I due, dopo aver ottenuto l’affidamento di un gregge di pecore, partono per la transumanza, compiendo un viaggio negli incantevoli paesaggi montuosi delle Alpi di Provenza, dove si confronteranno con sfide e incontri che li condurranno verso un nuovo stile di vita in montagna. Durata 113 minuti. (Romano sala 3)

Fuori – Drammatico. Regia di Mario Martone, con Valeria Golino, Matilda De Angelis, Elodie, Corrado Fortuna e Stefano Dionisi. Goliarda finisce in carcere per un furto di gioielli, cinque giorni di carcere, ma a Rebibbia l’incontro con alcune giovani detenute diventa per lei un’esperienza di rinascita. Una volta uscite di prigione, in una torrida estate romana, le donne continuano a frequentarsi. In questo tempo che sembra sospeso, Goliarda stringe una relazione profonda e decisiva per la sua vita, un legame autentico e trascinante che nessuno, lì fuori, riuscirà a comprendere. Questo film racconta un momento della vita di Goliarda Sapienza, scrittrice, una storia di amicizia, di amore e di libertà. Unico film italiano in concorso a Cannes, è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Abbandonando qualsiasi ambizione biografica per raccontare l’estate di due amiche che si sono incontrate in carcere e decidono di lasciarsi andare alla deriva, Mario Martone trova non solo l’approccio giusto per raccontare un personaggio complesso come Goliarda Sapienza, ma anche la chiave per arricchire di sfumature il suo approccio realista, rimescolando i piani temporali e disallineando le immagini mentali. Grazie anche alla straordinaria prova delle sue attrici.” Durata 117 minuti. (Eliseo, Nazionale sala 2)

Il maestro e Margherita – Drammatico. Regia di Michael Locksin con August Diehl e Yulia Snigir. Negli anni Trenta, nella grigia e repressiva Mosca staliniana, un giovane scrittore finisce travolto dallo scandalo: la sua pièce teatrale, colpevole di rappresentare Cristo con troppa umanità, viene censurata e stroncata dalla critica. Emarginato e disperato, trova conforto nell’incontro con Margherita, una donna bellissima e sposata con cui nasce un amore travolgente e proibito. Spinto da questa passione, lo scrittore dà vita a un nuovo romanzo: una Mosca visitata dal diavolo, Woland, un enigmatico personaggio accompagnato da un seguito di figure grottesche e irresistibili. Con ironia e crudeltà, Woland spariglia le carte della realtà, seminando il caos e offrendo vendetta a chi è stato ingiustamente punito. Ma mentre giustizia e amore sembrano finalmente a portata di mano, i confini tra realtà e immaginazione si dissolvono, confondendo il mondo con la pagina scritta. Durata 157 minuti. (Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana e Ombrerosse, Romano sala 2)

Mission Impossible – The Final Reckoning – Azione. Regia di Christopher McQuarrie, con Tom Cruise, Hayley Atwell, Vanessa Kirby, Hannah Waddingham e Ving Rhames. Ultima tappa del lungo percorso iniziato nel 1996 da Ethan Hunt e le sue mirabolanti imprese. L’eroe con l’intero suo gruppo è impegnato ad affrontare una nuova pericolosa minaccia: sarà suo compito scoprire due chiavi che possono sbloccare un sistema di intelligenza artificiale, in grado di far esplodere disastri e distruzioni a livello mondiale, entrando in circuiti bancari come gettando nel caos migliaia di chilometri di reti elettriche. Dovranno superare la sfida che gli tende Daniel, misterioso individuo chiuso nel passato di Ethan, anch’egli alla ricerca delle due chiavi. L’impresa sarà quella di impossessarsi del codice sorgente da un sottomarino affondato. Durata 165 minuti. (Massaua, Lux sala 1, The Space Beinasco)

Scomode verità – Commedia drammatica. Regia di Mike Leigh, con Marianne Jean Baptiste. Pansy, una casalinga schiacciata dalle sue paure e in conflitto costante con il marito e il figlio, si richiude sempre più in se stessa. Sarà il confronto con la sorella Chantelle, più solare e indipendente, a riaprire vecchie ferite, ma anche a offrirle una possibilità di rinascita. Durata 97 minuti. (Nazionale sala 4)

Spirit World – La festa delle lanterne – Fantasy, drammatico. Regia di Eric Khoo, con Catherine Deneuve. Obon è la festa giapponese delle lanterne: una breve finestra nel tempo durante la quale i morti fanno visita ai vivi, in estate. Lo racconta un vecchio giapponese, amante della musica, a Claire Emery, leggendaria cantante francese che ha appena tenuto un concerto sold out a Tohyo e che adesso, in un bar, ha bevuto troppo sakè.

E qui comincia il viaggio tra questo e altri mondi, tra i vivi e i morti, tra le stagioni e le emozioni, tra la città e il mare, tra le canzoni che Claire ha cantato e i film che un giovane regista in crisi creativa ha realizzato. Durata 90 minuti. (Massimo V.O., Nazionale sala 3)

La trama fenicia – Commedia drammatica. Regia di Wes Anderson, con Benicio del Toro, Mia Threapleton, Michael Cera, Tom Hanks, Scarlett Johansson, Charlotte Gainsbourg e Bill Murray. Sopravvissuto a un incidente aereo per la sesta volta in tutta la sua vita, il magnate internazionale Zsa-Zsa Korda tenta di ricucire i rapporti con sua figlia Liesl, nel frattempo diventata suora, che non vede da troppo tempo. Durata 102 minuti. (Eliseo, Fratelli Marx sala Chico V.O., Nazionale sala 4 V.O.)

Tre amiche – Commedia drammatica. Regia di Emmanuel Mouret, con India Hair, Camille Cottin e Sara Forestier. Joan non è più innamorata di Victor e si sente disonesta con lui. Alice, la sua migliore amica, la rassicura: lei stessa non prova alcuna passione per Eric eppure il loro rapporto va a meraviglia. Lei non sa che lui ha una relazione con Rebecca, la loro comune amica… Quando Joan decide finalmente di lasciare Victor e lui scompare, le vite dei tre amici e le loro storie vengono sconvolte. Durata 117 minuti. (Massimo V.O., Nazionale sala 1)

Tutto in un’estate – Commedia drammatica. Regia di Louise Courvoisier, con Clément Faveau. Totone, diciottenne, trascorre la maggior parte del suo tempo a bere birra e a far festa con il suo gruppo di amici nella regione del Giura. Ma la realtà bussa alla sua porta: dovrà prendersi cura della sorellina di sette anni e trovare un modo per guadagnarsi da vivere. Decide così di mettersi a produrre il miglior formaggio Comté della regione, quello che gli permetterebbe di vincere la medaglia d’oro al concorso agricolo e 30.000 euro. Durata 90 minuti. (Classico, Fratelli Marx sala Chico e Groucho, Due Giardini sala Nirvana)

Tutto l’amore che serve – Drammatico. Regia di Anne-Sophie Bailly, con Julie Froger e Laure Calamay. La storia di Mona, sessantenne e madre single, che vive a Créteil, non lontano da Parigi, con il figlio Joel, affetto da un lieve ritardo mentale che pur tuttavia ha trovato un’occupazione in un centro di assistenza per disabili. Un giorno il ragazzo confessa alla madre di essersi innamorato di una collega, Océane, anch’essa con disabilità, e che la ragazza è rimasta incinta: Mona è messa di fronte a un fatto che non si sente davvero di accettare. Ma Mona ha anche paura di rimanere sola nel piccolo alloggio di periferia. Durata Durata 95 minuti. (Centrale V.O., Due Giardini sala Ombrerosse, Fratelli Marx sala Groucho)