CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 93

Rock Jazz e dintorni a Torino: Cisco e la Lazarus Band

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. All’Imbarchino si esibiscono Roy Werner e Les Halles. Al Colosseo canta Pupo.

Martedì. Al Jazz Club è di scena Matteo Salvadori.

Mercoledì. Al Blah Blah suonano i Black Delta Movement. All’Hiroshima Mon Amour “sold out” per Cisco dei Modena City Ramblers.

Giovedì. Al Peocio di Trofarello è di scena Leon Hendrix fratello del mitico Jimi. Al Blah Blah si esibiscono i Supersuckers. Alla Suoneria di Settimo suona il pianista Thomas Umbaca. All’Imbarchino  si esibisce il duo Pale Moon e i Karamamma.

Venerdì. Al Circolo della Musica di Rivoli suona il duo elettronico Ozomoti, presentando il progetto “Computing Transcendence” con i musicisti della Filarmonica Trt. Al cinema Massimo la Lazarus Band sonorizza il film horror di Robert Wiene “Orlac’s Hande”. Al Magazzino di Gilgamesh blues con il tastierista Bob Malone. Allo Spazio 211 si esibiscono i Voina. Al Blah Blah suonano gli Assalti Frontali. Allo Ziggy sono di scena i This Eternal Decay. Al Folk Club suona il quartetto Naviganti e Sognatori di Daniele Di Bonaventura.

Sabato. All’Istituto Musicale di Rivoli si esibisce Xantonè Blacq.  Da Gilgamesh è di scena J. Forest. Allo Spazio 211 suonano gli Speedy Ortiz. Allo Ziggy hip hop con gli Hard Aquat Crew. Al Capodoglio si esibisce Alex Fernet.  Al Blah Blah suonano gli Hopeless e i Bloody Unicorn.

Domenica. Al Sociale di Pinerolo si esibisce il quartetto del sassofonista Enzo Favata. All’Imbarchino è di scena Atte Elias Kantonen. Al Colosseo lo spettacolo “Shine” della cover band Pink Floyd Legend.

Pier Luigi Fuggetta

Un angolo di Giappone nel cuore di Torino

È stata inaugurata a Palazzo Barolo, una mostra di stampe giapponesi.
Nelle storiche stanze di via delle Orfane, nel buio provocato esaltano le stampe multicolori che rappresentano atmosfere malinconiche e colori brillanti.


Oltre 80 opere  provenienti da collezioni private e raccolte sapientemente dalla curatrice Paola Scrolavazza sotto la guida artistica di Marco Fagioli.
Shinhanga La Nuova Onda delle Stampe Giapponesi(periodo 1912-1936 )la nuova Xilografia,
Ritratti di donne, sguardi, azioni quotidiane, paesaggi e scorci dell’ epoca fino alle immagini degli attori, il Kabuki che dal 1652 fu vietato alle donne.

Quindi solo uomini che impersonavano ruoli eroici e leggendari, tutti con ampi costumi folkloristici e trucchi variopinti, completa l’esposizione un’ampia varietà di kimono ed oggetti unici.
La mostra sarà visitabile fino al 30 giugno

Gd

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Il nuovo libro di Gianni Oliva – Walter Chiari – Lettere

Il nuovo libro di Gianni Oliva

Gianni Oliva

Tra i tanti libri lucidi e coraggiosi di Gianni Oliva, diventato anche un astro televisivo senza assumere la boria del successo, l’ultimo dal titolo “45 milioni di antifascisti” ed . Mondadori è davvero un libro da leggere perché mette a nudo le falsità e le ipocrisie della vulgata antidefeliciana, dando ampio riconoscimento al maestro che dedicò al fascismo un’opera ciclopica, per anni odiato da Tranfaglia e ostacolato perfino nel far lezione da una ciurmaglia di contestatori violenti e  storicamente incolti. La verità è una sola: i conti con il fascismo non sono stati fatti e la mancata o blanda epurazione seguita dall’amnistia Togliatti del 1946 ha fatto sì che ci sia stata una sorta di equiparazione tra i crimini fascisti e quelli dei partigiani. Dell’amnistia fruirono persino i  sicari di Matteotti. Già dopo il 25 luglio 43 milioni di italiani da un giorno all’altro diventarono d’incanto  antifascisti: come scriveva Ernesto Rossi all’esule Salvemini nascosero la cimice fascista nel pugno chiuso. Nell’avvicinarsi della Liberazione lo stuolo dei partigiani crebbe a dismisura e anche quello delle staffette . Diventare comunisti rappresentò il  facile salvacondotto per una transizione senza difficoltà dal fascismo all’ antifascismo verboso a costo zero del dopoguerra. L’antifascismo del Ventennio fu una cosa seria, a partire da Matteotti, Amendola, Gramsci, Gobetti, Don Minzoni; quello successivo fu fatto di parole d’ordine e di bandiere rosse volte a cancellare la Resistenza non comunista. Il libro di Oliva è un atto di coraggiosa ricerca storica che fa giustizia dei vari Battaglia, Quazza  e altri minori che da anni scrivono le stesse banalità. Oliva prosegue la strada di Claudio Pavone e la porta a conclusione. L’era dei De Luna  e dei vari Franzinelli e dei piccoli Gobetti negazionisti delle foibe è finita. Oliva mette in luce che anche al di là dell’amnistia Togliatti ci fu un paese che mancò di spina dorsale e accettò ogni trasformismo, anche il più vergognoso: quello di Gaetano Azzariti  presidente del tribunale della razza poi  nominato giudice costituzionale da Gronchi e divenuto presidente della Corte Costituzionale è solo il caso più clamoroso di troppi fascisti giunti a ricoprire incarichi incompatibili con il loro passato, con la complicità di comunisti e democristiani, socialisti e liberali. Solo Pannunzio denunciò certi scandali che l’ex fascista Scalfari non poté mai permettersi.

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Walter Chiari

Oggi avrebbe compiuto cent’anni. Aveva uno stile unico, una capacità straordinaria di catturare il pubblico sollecitandone il sorriso con garbo a naturalezza. Se pensiamo alla stazza e alla ilare volgarità di Bramieri, abbiamo chiaro chi fosse Chiari.  Andò  con Mussolini a Salò e si lasciò sedurre dalla cocaina come molti altri attori. Ebbe un tramonto triste. Lo ricordo in un teatro Alfieri semi vuoto: una grande tristezza. Eppure fu uno dei più grandi comici italiani. Dimenticarlo oggi appare meschino oppure è il segno dei tempi bui che viviamo. Fu tanto più grande di D’Apporto e di Campanini anche loro dimenticati. Chiari fu secondo solo a Rascel.  In Tv era molto meglio della coppia Vianello-Mondaini e anche della coppia Tognazzi – Vianello. Tutti provenienti dalla Rsi e transitati in Rai senza problemi. Solo Nuto Navarrini ebbe difficoltà a “riciclarsi” . Ma Walter Chiari oltre ad essere un grande professionista ebbe anche le fierezza intima di rimanere sé stesso senza mai eccedere. Era la raffinatezza del teatro di Terenzio rispetto a quello di Plauto infarcito di battute dozzinali estranee al repertorio di Chiari.

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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

 

quaglieni penna scritturaLe segrete cose monarchiche
Lei è troppo buono con il  “prof”   M o l a:  repubblicano anche dopo la morte di Umberto II, di cui ha insultato la memoria nel 1983, alla corte di Vittorio Emanuele per quasi un “ventennio” e poi, dal 2001, “avvocato” del cugino Amedeo e in processo con i suoi “amici” dell’Umi. Questo “gentiluomo” nel 2001, quando ha tradito Vittorio Emanuele, ha dimenticato di restituirgli le decorazioni da lui sollecitate nell’ambito della Consulta dei Senatori del Regno n. 1, prima che lui stesso ne fondasse un’altra con fini diametralmente opposti e cioè deporre il principe Vittorio. Sul sito dell’Umi è sparita la rubrica “Consulta”: http://www.unionemonarchicaitaliana.it/index.php/senatori-del-regno. Perchè? W la coerenza!
Giorgio Vicini 
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Non sono addentro alle segrete cose monarchiche e non so risponderLe. Il prof.  M o l a   con o senza virgolette, è persona che non apprezzo umanamente  dopo averlo conosciuto abbastanza bene. Rispetto un ottuagenario ormai a riposo  ed evito le polemiche sterili perché fatte tra persone che non possono intendersi perché troppo diverse. Se penso a  esponenti della corte sabauda  come Vittorio Prunas Tola o Umberto Provana  di Collegno che conobbi in passato e vedo gli attuali cortigiani rabbrividisco.

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Associazionismo di oggi e di domani

Appartengo ad un noto club e mi rivolgo a lei per esternare il mio disagio nel restare in un club di servizio che ha un prestigioso radicamento internazionale. Le elenco il mio disagio: 1) ci sono solo più soci molto anziani e i pochi giovani sono superficiali e incolti, molto vezzeggiati perché giovani. Tra i 40 e i 50 c’è il vuoto. 2) la cultura è considerata come qualcosa di secondario rispetto alla ossessiva raccolta di fondi. 3) ogni iniziativa prevede il pagamento di qualcosa per cui la quota sociale costituisce un benefit totale del club. Il socio che non è un semplice bancomat, dovrebbe pur avere un ritorno di qualcosa. In un altro club in Lombardia dove è socia mia cugina, nella quota sono comprese le cene. Ma sicuramente ci sono delle cariche che vengono retribuite alla faccia del volontariato da quanto mi dicono. 4) mi infastidisce sempre di più l’uso dell’inglese anche da parte di gente che non conosce neppure l’Italiano. È stato anche abolito perfino il suono dell’Inno nazionale all’inizio dei meeting. 5) La cosa che più mi fa letteralmente incazzare  non trovo un verbo idoneo per esprimere il mio dissenso e chiedo scusa) è quella della catechesi, dell’educazione alla vita del club con una sorta di studio di una banale filosofia buonista di basso profilo culturale che si vorrebbe imporre in ogni circostanza perfino con “esercizi spirituali” che si chiudono per fortuna con un pranzo. In questi esercizi spirituali ci sono i maestri che insegnano a vivere secondo l’etica del club. Questa è una forma di integralismo non laico che mi fa impazzire. Io ho idee ben radicate, per quanto non sia laureato, sempre disposto a discutere con tutti, ma assolutamente contrario a subire tentativi di “formarmi”. Gli esercizi spirituali posso farli in chiesa, ma non in altre sedi. Sembra quasi di appartenere ad una loggia non segreta, ma pur sempre portatrice di idee e valori imposti con un pizzico di fanatismo. Queste cose riguardano solo me stesso e la mia coscienza. Neppure il PCI pretendeva che gli iscritti aderissero al marxismo, anche se esistevano le “Frattocchie” per i militanti .Io ho amato i club settecenteschi dei libertini con scambi di cultura straordinaria davvero cosmopolitica . Forse sono io a non aver capito nulla , ma io non accetto un quasi tentativo di lavaggio del cervello per cui devo anche pagare profumatamente. Un’associazione libera non può farsi portatrice di visioni etiche , altrimenti cadiamo nelle sette del passato. In questo caso, se così fosse, preferisco la vita di parrocchia: meno costosa e meno invasiva. Sono quasi certo che anche lei, che pure sembrerebbe uno spirito libero, cestinerà questa mia esternazione come hanno fatto altri.    Lettera firmata

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Avrei preferito che lei avesse deciso di uscire allo scoperto con tanto di firma, ma io pubblico la Sua lettera egualmente, senza toccare una virgola, al di là del fatto di condividere o non condividere le sue riflessioni che possono riferirsi, penso, all’associazionismo Lionistico, Rotaryano o di qualche altra sigla minore. I Suoi toni mi sembrano ingenerosi anche perché nessuno è obbligato a rimanere socio e tutti i Suoi problemi – se reali – Lei li risolve con una bella letterina di dimissioni. Io vado spesso volentieri a parlare, ospite di questo associazionismo e mi sono sentito sempre a mio agio e non ho mai subito dei veti o delle restrizioni. Sono luoghi di libero dibattito. Se qualche esponente di quell’associazionismo, vuole intervenire, sarei lieto di pubblicare delle repliche. Non c’è bisogno di nessuna difesa d’ufficio da parte mia. Faccio solo una riflessione oggettiva: l’associazionismo nel suo insieme purtroppo è in crisi. Io fui socio in passato di un club di circa 150 soci molto autorevoli. Forse quell’esperienza appartiene al passato. Il Covid, il pc, la vita professionale e sociale di oggi hanno inciso pesantemente. Quale sarà l’associazionismo del futuro? Non saprei rispondere, ma credo che la necessità di ritrovarsi insieme tra uomini e donne in libertà in un clima di amicizia sia destinata a vivere anche nel futuro. Nessun collegamento a distanza potrà sostituire l’incontro tra persone. Creda a me, lasci stare i club libertini del ‘700 tanto amati da Scalfari: io li ho studiati all’Università con Venturi e non sono un modello né per l’oggi né per il futuro.

Artiste di Corte. La storia de La Clementina, la più famosa ritrattista di principi e re

Domenica 10 marzo, ore 15.45

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Artiste di Corte

La storia de La Clementina, la più famosa ritrattista di principi e re, e delle altre artiste emancipate che si sono affermate in una professione che era prerogativa maschile

In occasione della Giornata internazionale della donna dell’8 marzo, la Palazzina di Caccia di Stupinigi dedica alle donne artiste che si sono affermate in un mestiere che era prerogativa maschile, l’appuntamento di domenica 10 marzo “Artiste di Corte”. Attraverso alcuni dipinti ed apparati decorativi, la visita narrata tematica racconta le vicende di alcune tra le più famose artiste attive a corte tra XVII e XIX secolo, a partire da Maria Giovanna Battista Clementi, detta la “Clementina”, una delle migliori ritrattiste del Settecento che ha realizzato la serie di ritratti di piccoli principi e principesse esposti alla Palazzina di Caccia.

“Artiste di Corte” è una visita tematica didattica per adulti che fa parte degli appuntamenti “Focus” basati sul principio del LifeLong Learning, l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Ad ogni appuntamento viene messo a fuoco un argomento diverso per scoprire il percorso di visita all’insegna della storia, dell’arte, della vita di corte, con curiosità ed aneddoti.

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Domenica 10 marzo, ore 15.45

Artiste di Corte

Durata della visita: 1 ora circa

Prezzo visita guidata: 5 euro + biglietto di ingresso

Biglietto di ingresso: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Prenotazione obbligatoria per la visita guidata entro il venerdì precedente

Info e prenotazioni: 011 6200634 stupinigi@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orari di apertura Palazzina di Caccia di Stupinigi: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

“EXPOSED Torino Foto Festival” dal 2 maggio al 2 giugno

Torino capitale della Fotografia

Si terrà sotto la Mole la prima edizione 

Nei giorni scorsi, c’erano tutti i rappresentanti delle non poche Istituzioni coinvolte alla conferenza di presentazione di “EXPOSED Torino Foto Festival”, nuovo “Festival Internazionale” di Fotografia, la cui prima edizione si terrà in città, dal 2 maggio al 2 giugno. Un mese intero, oltre 20 mostre temporanee (di cui 8 gratuite) in più di 20 sedi, ma anche incontri, talk ed eventi pensati ad hoc nelle sedi delle principali Istituzioni Culturali torinesi: la prima edizione, per il 2024, sarà dedicata – rifacendosi a uno degli argomenti centrali nella tradizione fotografica italiana – al tema “New Landscapes – Nuovi Paesaggi” e propone, spiegano gli organizzatori, “una riflessione sull’evoluzione odierna del ‘medium’ fotografico e delle principali sfide e innovazioni del mondo dell’immagine”. Le principali Istituzioni coinvolte nella promozione dell’evento vanno dalla Città di Torino, a Regione Piemonte, Camera di commercio, Intesa San Paolo e Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. L’organizzazione è affidata a Fondazione per la Cultura Torino.

Il pass per tutte le iniziative in programma sarà unico e valido per tutta la durata del Festival, acquistabile a 25 euro, anche se molti eventi (come detto) saranno ad ingresso libero.

La “Direzione Artistica”, selezionata attraverso una procedura internazionale ad evidenza pubblica, è affidata all’olandese Menno Liauw e all’artista visivo palermitano (oggi residente a Zurigo) Salvatore Vitale, rispettivamente “direttore” e “direttore Artistico” di “FUTURES”, piattaforma internazionale che comprende 19 importanti istituzioni artistiche europee “con impatto e influenza nel mondo della fotografia”. Per il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo “questo Festival è una scommessa che andrà bene”“La fotografia – ancora Lo Russo – è uno dei linguaggi più universali e nel momento in cui in molte parti del mondo si alzano barriere e si segnano differenze, questo è un segnale di apertura che va al di là dell’evento artistico”. Evento che vedrà coinvolte un po’ tutte le più importanti location subalpine, da “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, alle “OGR”, al “Castello di Rivoli”, al “Cinema Massimo”, passando per l’“Ex Galoppatoio”, il “Polo del’900”, la “Pista 500 della Pinacoteca Agnelli”, via via fino alle “Gallerie d’Italia”, al “MAO – Museo d’Arte Orientale” e alla “Fondazione Sandretto Re Rebaudengo”, solo per citarne alcune.

Per info e per quanto riguarda il programma completo degli eventi: “EXPOSED Torino Foto Festival” –  www.exposed.photography –  info@exposed.photography.

Per quanto riguarda le esposizioni gratuite, da segnalare al “Binario 2” delle “OGR” A View from Above”, la mostra collettiva co-prodotta da “EXPOSED” e “OGR Torino” che, adottando la prospettiva verticale come punto di osservazione principale del paesaggio, esplora il modo in cui il nostro sguardo su ciò che ci circonda è mediato dall’obiettivo fotografico e come questo rapporto sia cambiato negli ultimi decenni. Al “Polo del ‘900”, invece, la fotografa portoghese Mónica de Miranda, vincitrice della prima edizione di “EXPOSED Grant for Contemporary Photography 2023”, sarà protagonista della mostra inedita “As if the world had no East”, in cui l’artista riflette sulla modalità di creazione di nuovi paesaggi, nel contesto geografico dell’Angola, al fine di “decostruire la comprensione occidentale dei meccanismi di costruzione della memoria, della storia e della conoscenza del territorio”. Da non perdere infine a “Palazzo Birago”, sede istituzionale della “Camera di commercio di Torino”, la mostra “Tender Loving Care” della polacca (residente a Londra) Kalina Pulit, progetto in stretto dialogo con la proiezione del cortometraggio omonimo realizzato dall’autrice stessa, che verrà proiettato nelle sale del “Cinema Massimo” e che “riflette sul concetto di appartenenza, sul dualismo tra sfera privata e pubblica, in un’epoca in cui questo confine è sempre più sottile”.

“Vogliamo concentrarci – sottolinea il direttore artistico Menno Liauw – su un approccio innovativo e inclusivo per attrarre un pubblico eterogeneo, sia locale che internazionale, attraverso un programma diversificato che comprenda diversi approcci alla fotografia: da quella classica a quella contemporanea, ‘cross-media’, installativa e performativa. La collaborazione e la collettività sono aspetti chiave e sottolineano la natura multidisciplinare e caleidoscopica di ‘EXPOSED’. Visioni, approcci, idee e progetti diversi rendono il Festival  e di conseguenza la città di Torino  un punto d’incontro inclusivo e aperto al mondo”.

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Logo “EXPOSED”

–       Rappresentanti delle Istituzioni coinvolte

–       Kalina Pulit: “Tender Loving Care”, Still da video

Quella dei “Rigorini”… Che bella storia!

Nelle Sale espositive del “Collegio San Giuseppe” di Torino, mostra dedicata a una fra le più prestigiose “dinastie di artisti” torinesi

Fino al 23 marzo

Di padre in figlio. E, perché no? Di nonno a nipote, passando per il figlio – padre. La “dinastia” dei Rigorini si inserisce nel gruppone ben nutrito delle “famiglie artistiche” che hanno fatto la storia dell’arte subalpina. Dagli Edel agli Alloati, dai Reduzzi ai Guasco ai Cambursano fino ai Caffaro Rore e alle più celebri Casorati e Olivero Pistoletto, tutte sono state ricordate in più o meno recenti mostre tenute negli spazi espostivi del “Collegio San Giuseppe” di via San Francesco da Paola, a Torino. E ampiamente, anche i Rigorini, hanno avuto spazio in molteplici Collettive, realizzate nelle Sale dell’Istituto diretto dai Fratelli delle Scuole Cristiane. Ora a Luigi Rigorini sr(Galliate, 1879 – Torino, 1956), ad Antonio Rigorini (Torino, 1909 -1997) e a Luigi Rigorini jr (Torino, 1960), il “San Giuseppe” dedica, fino a sabato 23 marzo, una rassegna a tre (“Una dinastia di artisti: i Rigorini”) volta a presentare l’enorme e grandiosa operazione artistica compiuta dall’ultimo decennio dell’Ottocento fino ai giorni nostri da nonno, figlio e nipote.

Tre generazioni (e non mettiamo limiti alle vie del Signore) accomunate da una passione infinita per l’arte, diventata “gene” predominante del DNA di una famiglia “venuta su” da sempre fra tele, pennelli e colori e da sempre assuefatta all’odore di bottega, all’aria forte di quel vivo mondo artistico che piacevolmente (per chi ben lo conosce) sa di trementina e plastilina. Curata da Donatella Taverna, Francesco De Caria e Fratel Alfredo Centra, veri Genii loci del “San Gip”, la mostra pone in rilievo, attraverso i lavori esposti, quello che “da sempre – sottolinea a ragione De Caria – è il carattere comune delle tre generazioni, la ‘fedeltà al vero’: un ‘vero’ però trasfigurato secondo canoni funzionali agli equilibri del dipinto e, soprattutto nell’ultima generazione, alla composizione che spinge l’immagine ai limiti dell’astratto”.

Se, infatti, con Luigi sr (allievo all’“Accademia Albertina” di Ernesto Smeriglio e, in seguito, docente lui stesso di “Ornato” all’“Albertina”) si abbraccia un arco temporale lungo di secoli, attento a lezioni che vanno dal “manierismo rinascimentale” al “barocco” e all’“art nouveau” (che meraviglia quel “Sovrapporta con putti” e il ritratto in pieno stile “liberty”della moglie “Pierina Airoldi Rigorini” del Natale del 1900!), nei dipinti del nipote Luigi jr (oltreché pittore, titolare oggi di una delle più note botteghe di “restauro” della città) si avvertono, infatti – complice la scuola del Mazzonis, di cui fu allievo e che probabilmente gli trasmise l’attitudine del “pensare grande”in quella predilezione per quadri solitamente di grandi dimensioni – urgenti ipotesi di fuga da una realtà fine a sé stessa, per diventare invece specchio simbolico, attraverso potenti contrasti di luci e ombre, di universi (fortemente spirituali o legati al mondo del mito) che paiono testé usciti “dalle mani del Creatore”per concretizzarsi in forme di singolare e assoluta meraviglia. O di potenza artistica e visemozionale esplosiva, come in quello stupendo “Jesus”, olio su tela del 2020, in cui la luce squarcia il buio del dolore nella sagoma del Cristo ripiegata sul volto di Maria, Madre dalla mano carezzante protesa a diventare un tutt’uno con la gamba del Figlio e in alto quella corona di spine che si fa corona di luce. Di speranza, di preghiera e perdono. Dal mito greco, avvolta fra penombra e magici chiarori, ecco invece la ninfa-sacerdotessa di “Fonte sacra”, in attesa di responsi, “serena, assorta – sottolinea Alfredo Centra – come una dea che regge il destino dei comuni mortali”.

Pittore, illustratore (soprattutto per la “Cartiera Italiana” e per “Gros-Monti”), nonché restauratore sopraffino (di opere preziose custodite in “Palazzo Madama”, in “Galleria Subalpina” e alla “Fondazione Pietro Accorsi”), Antonio Rigorini si muove, senza mai cedere al canto ammaliante (spesso stonato) delle “Sirene” dell’avanguardia artistica, fra “segni” perfetti di stampo accademico e un’istintiva predilezione – a tratti – per la “primitiva” pittura fiamminga (quanto Bosch nei suoi “Borghi antichi” e nei “Mulini a vento”!), ma soprattutto nell’ambito di un “gusto romantico ottocentesco” (boschi con maestosi alberi secolari, rupi, cascate e paesaggi di un’antica periferia torinese affacciata al fiume e sorvegliata dall’alto dalla Basilica di Superga) che non possono non richiamare alla memoria i paesaggi dei vari d’Azeglio, Fontanesi o Delleani. “Ho avuto in mio padre uno splendido maestro di chiarezza mentale, di luminosa energia e di grande nitore espositivo”, dice di lui Luigi jr, oggi attento custode dei “segreti” di una grande “dinastia artistica”, attenzionata e accudita con sacrale passione “tanto – scrive Donatella Taverna – da lasciar in ombra sé stesso e per continuarne indefessamente il discorso”. Per sempre.

Gianni Milani

“Una dinastia di artisti: i Rigorini”

Collegio San Giuseppe, via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250

Fino al 23 marzo

Orari: lun. – ven. 10,30/12 e 16/18

Nelle foto: Luigi Rigorini sr: “Giochi fra piccoli”, olio su tela e “Pierina Airaldi Rigorini”, olio su tela, 1900: Luigi Rigorini jr: “Jesus”, olio su tela, 2020 e “Fonte sacra”, olio su tavola, 2018; Antonio Rigorini: “Paesaggio”.

Art Bonus, tra i finalisti due progetti della Città di Torino

MITO Settembre Musica e Nati per Leggere sono i due progetti della Città di Torino arrivati tra i finalisti del concorso Art Bonus, iniziativa del Ministero della Cultura per favorire lo sviluppo, il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale del nostro Paese e incentivare le donazioni a favore della cultura.

”Ben due progetti della Città di Torino sono arrivati in finale, su un totale di quattrocento ammessi al concorso. – spiega l’assessora alla Cultura Rosanna Purchia, che lancia un appello a tutti i torinesi – Abbiamo raggiunto un risultato importante, ma con il vostro sostegno e il vostro voto sui social network possiamo puntare ancora più in alto e ottenere il massimo riconoscimento per questi due progetti di grande valore della nostra città.”

Si potrà votare fino alle ore 12 del 18 marzo 2024, esprimendo la propria preferenza tramite un “like” sulle pagine Facebook e Instagram dell’Art Bonus.

Per votare Nati per Leggere, il progetto delle Biblioteche civiche torinesi che propone laboratori di lettura ad alta voce per bambine e bambini della fascia d’età 0-6 e che concorre nella categoria “Beni e luoghi della cultura”, è possibile visitare la paginahttps://artbonus.gov.it/concorso/2024/biblioteche-civiche-torinesi-progetto-nati-per-leggere-2022.html

Per votare MITO Settembre Musica, la storica rassegna musicale che dal 1978 porta a Torino, ogni settembre, il meglio della musica antica, classica e contemporanea, e che concorre nella categoria “Spettacolo dal vivo”, è possibile visitare la paginahttps://artbonus.gov.it/concorso/2024/mito-settembremusica-mito-settembremusica-2022-torino.html

Ai primi tre classificati nelle due categorie di concorso sarà consegnata una targa, come riconoscimento simbolico per i risultati raggiunti, nel corso di una cerimonia pubblica.

Torino Click

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

A cura di Elio Rabbione

Anatomia di una caduta – Drammatico. Regia di Justine Triet, con Sandra Hüller. Sandra, Samuel e il loro figlio ipovedente Daniel vivono da un anno in una remota località di montagna. Quando Samuel viene trovato morto fuori casa, viene aperta un’indagine per morte in circostanze sospette. Nell’incertezza, Sandra è incriminata: si tratta di un suicidio o di un omicidio? Un anno dopo Daniel assiste al processo della madre, una vera e propria dissezione dei rapporti tra i genitori. Durata 150 minuti. (Romano sala 1)

Ancora un’estate – Drammatico. Regia di Catherine Breillat, con Léa Drucker e Samuel Kircher. Anne è un avvocato specializzato nella difesa di minori abusate. Ha un marito, Pierre, e due bambine adottate. Un giorno arriva nella loro bella casa Théo, diciassettenne figlio di primo letto di Pierre. I due inizialmente non si sopportano per poi invece essere attratti l’uno dall’altra con tutte le conseguenze che questa relazione può comportare. Durata 104 minuti. (Nazionale sala 4)

Caracas – Drammatico. Regia di Marco D’Amore, con Toni Servillo e Marco D’Amore. Caracas ha cinquantacinque anni, è nato in Venezuela ed è il re della zona della stazione. Ha il cranio rasato e le idee razziste di un naziskin, si sta convertendo all’Islam, detesta i ricchi, gli americani e i comunisti, ma appena può aiuta gli sconfitti, quelli che possiedono nulla. L’io narrante è un giornalista quasi ottantenne,, tornato a Napoli dopo moltissimi anni. Conosce Caracas, insieme al quale percorre il cuore più inospitale della città. I loro giri notturni sono un viaggio a ritroso nel tempo – gli anni Quaranta e Cinquanta, ma anche l’epoca dei nonni e bisnonni – e l’occasione per raccontarsi. Caracas rivive la sua disperata storia d’amore con Rosa La Rosa, irreparabilmente inquinata dall’eroina. Il narratore ripensa all’epoca in cui grandi giornalisti e scrittori avevano tentato di salvare l’anima di Napoli. Finché una rivelazione li separa per sempre. Durata 90 minuti. (Ideal, Nazionale sala 2, Uci Moncalieri)

Dune – Parte 2 – Avventura/Fantascienza. Regia di Denis Villeneuve, con Timothée Chalamet, Zendaya, Josh Brolin, Charlotte Rampling e Christopher Walken. Il mitico viaggio di Paul Atreides quando si unisce a Chani e ai Fremen: è sul sentiero di guerra per vendicarsi dei cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia. Di fronte a una scelta tra l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, Paul si sforza di prevenire un terribile futuro che soltanto lui può prevedere. Durata 166 minuti. (Centrale V.O., Massaua anche V.O., Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo, Fratelli Marx sala Groucho anche V.O., Ideal anche V.O., Lux sala 1, Massimo sala Cabiria, Reposi sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Estranei – Fantasy/Drammatico. Regia di Andrew Haigh, con Andrew Scott, Paul Mescal, Claire Foy e Jamie Bell. Una notte, nel suo condominio quasi vuoto nella Londra contemporanea, Adam ha un incontro casuale con un misterioso vicino di casa, Harry, che spezza il ritmo della sua vita quotidiana. Mentre si sviluppa una relazione tra i due, Adam è ossessionato dai ricordi del passato e si ritrova attratto nella città di periferia in cui è cresciuto e nella casa d’infanzia in cui i suoi genitori sembrano vivere, proprio come il giorno della loro morte, trent’anni prima. “Estranei” è stato designato Film della Critica dal SNCCI con la seguente motivazione: “Raccontando il tormento interiore per la perdita dei genitori e la scoperta della propria omosessualità, Adam cerca una riappacificazione con se stesso, la famiglia e il mondo, attraverso la conoscenza di Harry. Haigh si conferma eccelso narratore contemporaneo dei sentimenti, grazie a una ricognizione spettrale dei protagonisti e un senso smisurato di perdizione tra sensi di colpa e amori tragici. Un film impalpabile sul dolore inconsolabile, dove la realtà perde i propri confini e il pensiero si fa immagine. Durata 106 minuti. (Ambrosio sala 2 anche V.O., Eliseo, Reposi)

Green Border – Drammatico. Regia di Agnieszka Holland. Nelle insidiose foreste paludose che costituiscono il cosiddetto “confine verde” tra Bielorussia e Polonia, i rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa che cercano di raggiungere l’Unione Europea si trovano intrappolati in una crisi geopolitica cinicamente architettata dal dittatore bielorusso Lukašenko. Nel tentativo di provocare l’Europa, i rifugiati sono attirati al confine dalla propaganda che promette un facile passaggio verso la UE. Pedine di questa guerra sommersa, le vite di Julia, un’attivista di recente formazione che ha rinunciato a una confortevole esistenza, di Jan, una giovane guardia di frontiera, e di una famiglia siriana si intrecciano. A distanza di trent’anni da “Europa Europa”, il nuovo toccante lungometraggio della Holland ci apre gli occhi, parla al cuore e ci sfida a riflettere sulle scelte morali che ogni giorno persone comuni di trovano ad affrontare. Il film è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione: “Con un approccio duro e sconvolgente, in un bianco e nero che rende ancora più drammatica la situazione, la regista polacca descrive il trattamento violento e crudele subìto dai migranti al confine tra Polonia e Bielorussia, mettendo in luce, oltre all’ovvio aspetto disumano, la volontà di ogni Stato di usare a scopo politico il flusso di gente disperata che ha perso tutto.” Durata 147 minuti. (Greenwich Village sala 3)

Memory – Drammatico. Regia di Michel Franco, con Jessica Chastain e Peter Sarsgaard. Sylvoa è un’assistente sociale, con una vita semplice e organizzata tra figlia, il lavoro, le riunioni degli Alcolisti Anonimi. Tutto va in pezzi quando Saul, un antico compagno di scuola, la accompagna a casa dopo una riunione tra ex compagni di scuola. Saul ha perso la memoria e forse in tempo di gioventù le ha usato violenza: l’incontro inaspettato sconvolgerà entrambi, perché apriranno la porta al passato, tra vecchie disperazioni e nuovi sorrisi che vengono a rimarginare le ferite. Sarsgaard per il ruolo di Saul ha vinto la Colpi Volpi all’ultima Mostra di Venezia. Scrive Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera: “Grazie alla fiducia dell’autore nell’irrazionale peso lordo della tenerezza, alla fine ci ritroviamo con due soldi di speranza sull’orizzonte di uno psicodramma che invita a dimenticare le memorie e a ricominciare daccapo. Si tratta di un cinema che si mette alla prova, spesso parla senza parole ma è molto empatico, basta guardare a quello che resta fuori dell’inquadratura, quell’impalpabile stimolo a gettarsi sempre dal più alto trampolino dei sentimenti.” Durata 100 minuti. (Nazionale sala 3)

Past Lives – Commedia. Regia di Celine Song, con Greta Lee, Teo Yoo e John Magaro. Na-young e Hang-seo sono fidanzatini ai tempi della scuola ma i genitori di Na-young devono trasferirsi da Seoul a New York. Da questa dolorosa separazione trascorrono dodici anni, dopo i quali Na-young, che ora si chiama Nora, e Hang-seo riescono a ritrovarsi e a comunicare via Skype. Di fronte all’impossibilità di incontrarsi nello stesso luogo, Nora sceglie di interrompere la relazione a distanza e concentrarsi sulla propria carriera di scrittrice nella metropoli americana. Dopo altri dodici anni, Hang-seo vola a New York per vedere Nora. Durata 93 minuti. (Classico, Eliseo, Nazionale sala 3 anche V.O., Uci Lingotto, The Space Beinasco)

Perfect Days – Drammatico. Regia di Wim Wenders, con Koji Yakusho. Hirayama conduce una vita semplice, scandita da una routine perfetta. Si dedica con cura e passione a tutte le attività della sua giornata, dal lavoro come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo all’amore per la musica, ai libri, alle piante, alla fotografia e a tutte le piccole cose a cui si può dedicare un sorriso. Nel ripetersi del quotidiano, una serie di incontri inaspettati rivela gradualmente qualcosa in più del suo passato. Durata 124 minuti. (Greenwich Village sala 1, Nazionale sala 1)

La petite – Drammatico. Regia di Guillaume Nicloux, con Fabrice Luchini e Mara Taquin. Joseph viene a sapere che suo figlio e la sua compagna sono appena deceduti in un incidente d’auto. Aspettavano un figlio da una madre surrogata in Belgio. Che cosa sarà di quel loro bambino? Joseph è il nonno legittimo? Stimolato dalla promessa di una nascita che prolungherà la vita di suo figlio, Joseph parte per incontrare la giovane donna dal carattere feroce e indomito. Durata 93 minuti. (Greenwich Village sala 3)

Povere creature! – Commedia fantastica. Regia di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone, Mark Ruffalo e Willem Defoe. Tratto dal romanzo dello scrittore Alasdair Gray, il film – candidato con undici candidature ai prossimi Oscar e Leone d’oro a Venezia – è la storia dello scienziato God, deformato nel fisico e sfigurato nel volto, inviso a tutti e considerato pazzo per gli esperimenti che conduce, e di Bella, morta suicida, che lui riporta in vita, immettendole il cervello del feto che la ragazza aveva dentro di sé. Bella un giorno imparerà a leggere e a scrivere come pure una propria vita sessuale che la spingerà a seguire un giovane avvocato in un lungo viaggio: mentre costui avrà la peggio da quella convivenza, Bella la userà per ribadire a tutti la propria libertà e quella totale emancipazione che altri hanno cercato di cancellarle. Durata 141 minuti. (Ambrosio sala 3, Massaua, Fratelli Marx sala Chico anche V.O., Greenwich Village sala 2, Ideal, Lux sala 3, Reposi sala 5, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Romeo è Giulietta – Commedia. Regia di Giovanni Veronesi, con Pilar Fogliati, Sergio Castellitto, Domenico Diele e Geppy Cucciari. Un regista teatrale di grande successo si appresta a scegliere un Romeo e una Giulietta per una messinscena che dovrebbe essere la giusta conclusione alla sua carriera. Vittoria è scartata dal ruolo dell’eroina veronese ma lei ci tiene troppo ed è determinata ad avere in qualsiasi modo e a qualsiasi prezzo quella parte: con un buon trucco si trasformerà in un inatteso Romeo. Un po “Tootsie”, molto “Shakespeare in love”, la Fogliati tra gli sceneggiatori. Durata 101 minuti. (Massaua)

La sala professori – Drammatico. Regia di Ilker Çatak, con Leonie Benesch. Quando uno dei suoi studenti viene sospettato di furto, l’insegnante Carla Nowak decide di andare in fondo alla questione. Stretta tra i suoi ideali e il sistema scolastico, le conseguenze delle sue azioni minacciano di distruggerla. “La sala professori” è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Nel microcosmo di una scuola tedesca “a tolleranza zero”, il regista mostra come la democrazia, nell’illusorio tentativo di risolvere un banale caso, finisca con lo stravolgere privacy, libertà, dignità delle persone e soprattutto la ricerca della verità. Lo sguardo accusatorio di una webcam finisce col destabilizzare una situazione sotterraneamente già nervosa, mettendo in crisi indagini e relazioni, dove tutti, insegnanti, studenti e genitori, escono sconfitti. Durata 90 minuti. (Eliseo, Romano sala 2)

The Holdovers – Commedia drammatica. Regia di Alexander Payne, con Paul Giamatti, Dominic Sessa e Da’Vine Joy Randolph. Natale 1970. Un solitario quanto bisbetico insegnante di una scuola del New England è costretto a rimanere nell’istituto, durante le vacanze natalizie, con uno studente la cui madre ha deciso all’ultimo di partire per le vacanze con il suo nuovo marito e con la capocuoca che ha perso da poco tempo il figlio, caduto in Vietnam. I primi tempi di convivenza sono tutt’altro che facili; ma a poco a poco, affrontando sentimenti e dolori, ricordi del passato fino a quell’istante messi da parte, i tre sapranno riconciliarsi con le proprie esistenze. Durata 90 minuti. (Greenwich Village sala 2)

Un altro ferragosto – Commedia. Regia di Paolo Virzì, con Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Christian De Sica, Laura Morante e Vinicio Marchioni. In una sera d’agosto del 1996, nella casa di Ventotene dove il giorno Sandro Molinotrascorreva le vacanze, la sua compagna Cecilia gli rivelò di essere incinta. Oggi Altiero Molino è un ventiseienne imprenditore digitale e torna a Ventotene col marito fotomodello per radunare i vecchi amici intorno al padre malato, per regalargli un’ultima vacanza in quel luogo per lui così caro. Non si aspettava di trovare l’isola in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi con il suo fidanzato Cesare: la ragazzina goffa figlia del bottegaio romano Ruggero, è diventata una celebrità del web e le sue nozze sono un evento mondano che attira i media e anche misteriosi emissari del nuovo potere politico. Due tribù di villeggianti, due Italie apparentemente inconciliabili, destinate ad incontrarsi di nuovo a Ferragosto, per una sfida stavolta definitiva. Durata 115 minuti. (Ambrosio sala 2 e sala 3, Massaua, Ideal, Reposi, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Volare – Commedia. Regia di Margherita Buy, con Anna Nonaiuto, Elena Sofia Ricci, Caterina De Angelis, Massimo De Francovich e Margherita Buy. Anna B. è un’attrice con una carriera avviata, un film da girare in Corea e una dannata paura di volare. L’aviofobia, ereditata dal padre come una malattia, ha condizionata la sua vita, la relazione con la figlia che vuole volare a Stanford e con la sua agente che vuole spedirla oltre i confini della fiction nazionale. Abortito l’ultimo volo, (si) è costretta a terra e ai piccoli compromessi delle cose terrene. Ma capirà molto presto che giù dallo schermo non ci sono controfigure e qualche volta tocca buttarsi. Decide allora di iscriversi a un corso per aggirare le sue strategie di evitamento. Uno stage antistress per accendere i motori e finalmente decollare. Durata 100 minuti. (Massimo, Uci Moncalieri)

La zona d’interesse – Drammatico. Regia di Jonathan Glazer, con Christian Friedel e Sandra Hüller. Una casa confortevole, un ampio giardino in cui invitare gli amici per un rinfresco, i bambini a cui accudire, i pettegolezzi con le amiche, le gite al lago: ma anche un alto muro grigio che divide quella confortevole casa e quella famiglia dal campo di concentramento di Auschwitz. Lui e lei sono Rudolf Höss e la moglie, lui integerrimo impiegato di stato, pronto a fare carriera, anche a lasciare il campo se qualcuno dall’alto glielo richiede; lei che segue più dappresso la vita di casalinga, di padrona di casa, per nulla d’accordo se dall’alto arrivano ordini simili. Una lunga quotidianità che accompagna indifferente quella normalità del male che in modo tranquillo si viene a instaurare tra le stanze, tra le persone, tra quegli esseri che continuano a considerarsi umani. Le aiuole dei fiori, la piscina, l’allegria e la spensieratezza in contrapposizione al limitare dello spazio, alle ciminiere che spuntano verso l’alto, il puzzo che incredibile inonda ogni cosa, le ceneri che sono utili a concimare l’orto di casa. Film crudo e crudele ma necessario, avverso a certi rigurgiti dell’oggi, un documento “rappresentato” dal regista, una ricchezza di fotografia, le grandi interpretazioni degli attori principali. Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 3, Centrale anche V.O., Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Harpo e sala Chico, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Al teatro Serenissimo di Cambiano è di scena Miseria e nobiltà

 Con la compagnia Masaniello

 

Il teatro Serenissimo di Cambiano presenta la grande commedia napoletana sabato 9 marzo alle ore 21 con Miseria e nobiltà, con la compagnia Masaniello.

La prima stagione del teatro Serenissimo di Cambiano sta giungendo al termine ospitando un grande classico e una divertente commedia giallo comica.

“Dopo undici anni di chiusura – spiega il direttore artistico del teatro Serenissimo, Stefano Mascagni, non era pensabile un tale successo. Ho visto negli occhi del pubblico entusiasmo e soddisfazione nel ritornare a riempire il teatro Serenissimo. Tutto ciò mi ha trasmesso una grande carica per fare ancora di più e meglio. Da giorni sono al lavoro sulla nuova stagione che sarà bellissima e con molti nomi del teatro italiano.

La compagnia teatrale I Masaniello, capitanata da Alfonso Rinaldi, porterà in scena “Miseria e nobiltà” di Eduardo Scarpetta, un classico che si configura come un vortice irresistibile di comicità travolgente e crescente, che risucchia il pubblico in una spirale di trovate alle quali diventa impossibile opporre resistenza. ‘Miseria e nobiltà’, commedia ben nota per la sua riduzione cinematografica diretta nel 1954 da Mario Mattioli e interpretata da Totò e Sophia Loren, narra della povertà napoletana che si ingegna a tirare a campare.

La compagnia teatrale Masaniello è nata nell’autunno del 1998 da un gruppo di persone fortemente legate fra di loro dall’amore per il teatro napoletano di Eduardo de Filippo e di suo padre Eduardo Scarpetta. È ai due grandi autori partenopei che il gruppo teatrale si ispira, portando in scena divertenti commedie quali “Non ti pago”, “Uomo e galantuomo”, “Questi fantasmi”, “Natale in casa Cupiello”, “La fortuna con la effe maiuscola”, scritta a quattro mani con Armando Curcio, di De filippo, nonché “O scarfialetto” e “Miseria e nobiltà” di Scarpetta.

Per la stagione 24/25 è in preparazione “Il medico dei pazzi” di Scarpetta. Si tratta di commedie che hanno riscosso, nel corso delle innumerevoli repliche, apprezzamenti e consensi da parte della critica e del pubblico sempre molto numeroso, tanto da guadagnarsi la stima del compianto Luca de Filippo che, ad ogni debutto, faceva pervenire i famosi “in bocca al lupo”.

Sin dalla nascita la compagnia partecipa ai più importanti cartelloni di teatro professionistico e non, in ambito locale nazionale, calcando in più occasioni palcoscenici prestigiosi del centro Nord Italia. Capeggiata da Alfonso Rinaldi che ne cura anche la regia di tutte le opere messe in scena, la compagnia Masaniello è costituita da venti persone tra tecnici, macchinisti e truccatrici, tutti di origine campane ma immigrate a Torino.

La biglietteria del teatro Serenissimo è aperta nei giorni di spettacolo a partire dalle ore 15.

Informazioni 3926405385

MARA MARTELLOTTA