Al Santo Monte Calvario, Domodossola
Musiche di Federico Gozzelino compositore psicologo psicoterapeuta
Al Santo Monte Calvario, Domodossola
Musiche di Federico Gozzelino compositore psicologo psicoterapeuta
“Il Cammino Don Bosco”: tutto e di più nel nuovo libro di Claudio Rolando e Gian Vittorio Avondo
Dal centro di Torino al Po, dalle pendici di Superga alle colline del Chierese, fino alla Basilica di Colle Don Bosco, dove la storia del “Santo dei giovani” (Castelnuovo d’Asti, 1815 – Torino, 1888) cominciò, dentro una casetta rurale nella frazione collinare de “I Becchi”. E’ un cammino lungo ben 165 chilometri – fra storia, paesaggi, vini e buon cibo – quello che ci porta lungo le orme di Don Bosco (canonizzato da Papa Pio XII, il 1° aprile 1934), per i sentieri, le strade – e le colline del Chierese e dell’Astigiano – percorse, con i suoi ragazzi, dal fondatore dei “Salesiani”. Un “cammino” unico in Italia: dalla Torino colorata e ciarliera del mercato di Porta Palazzo alle animate rive del Po, dai boschi della collina ai vigneti sui crinali, dal centro storico di Chieri alle “Terre dei Santi”.
“Un cammino per escursionisti puri e pellegrini, privo di difficoltà tecniche e percorribile tutto l’anno. Un cammino diverso. A due passi da Torino”. Così lo definiscono Gian Vittorio Avondo e Claudio Rolando, autori del libro di recente pubblicazione “Il Cammino Don Bosco. A passo lento tra Torino, Chieri e l’Astigiano”, 160 pagine, edite da “Capricorno”. Laureato in “Storia contemporanea” e insegnante, il primo, Rolando è invece biologo e autore di vari lavori scientifici e di articoli divulgativi. A lui si devono anche – sempre per Edizioni del “Capricorno” – diversi titoli di Storia, Escursionismo e Cultura locale.
Il loro recente “Cammino Don Bosco” è un itinerario escursionistico di alto valore culturale e naturalistico che si snoda lungo i luoghi legati alla vita del Santo. Ideato e realizzato all’interno del progetto “Strade di Colori e Sapori”, coinvolge la “Città Metropolitana di Torino” e interessa 21 comuni, con Chieri capofila. Un’occasione per conoscere in “modo lento” i paesaggi, le bellezze architettoniche, storiche e culturali, i castelli, le pievi e le abbazie, nonché i sapori dei prodotti tipici del territorio.
Il libro, che propone anche diverse schede di approfondimento, fa parte della “Rete Escursionistica Regionale” della Regione Piemonte e s’intreccia con altri progetti culturali come la “Rete Romanica di Collina” e la “Rete dei musei diffusi”.
Quattro sono i “Cammini” (a seconda delle difficoltà escursionistiche) proposti dagli autori:
Cammino alto:
Maria Ausiliatrice – Basilica di Superga • Basilica di Superga – Abbazia di Vezzolano • Abbazia di Vezzolano – Colle Don Bosco (variante Castelnuovo Don Bosco – Colle Don Bosco)
Cammino medio:
Maria Ausiliatrice – Basilica di Superga • Basilica di Superga – Tetti Chiaffredo, Arignano • Tetti Chiaffredo, Arignano – Colle Don Bosco
Cammino basso:
Torino – Eremo dei Camaldolesi (variante Torino-Pecetto) • Eremo dei Camaldolesi – Chieri (variante Pecetto-Chieri) • Chieri – Colle Don Bosco
Gli itinerari collegati:
Cinzano – Arignano – Tetti Chiaffredo • Cinzano – Moncucco Torinese – Cascina Moglia • Anello di Trofarello • Villanova d’Asti – Colle Don Bosco • Buttigliera d’Asti – Colle Don Bosco
Ce n’è per tutte le gambe. E per tutti i gusti!
Per info: “Capricorno”, via Borgone 57, Torino; tel. 011/3853656 o www.edizionidelcapricorno.com
g.m.
Nelle foto:
– Cover “Il Cammino Don Bosco”
– Don Bosco e i suoi ragazzi
Una nuova radio interamente dedicata alla musica da ballo. Partirà il prossimo 2 maggio la nuova emittente radiofonica che avrà tra i suoi protagonisti Ettore Andenna, Clara Taormina, Genio dei Pierrots, Alessio Molla e Wilmer Modat.
RADIO LISCIO promette un’iniziativa editoriale che rivoluzionerà il modo in cui viviamo e godiamo della musica da ballo. Non solo una radio quindi, ma un vero e proprio hub multimediale che pone al centro la produzione delle orchestre di musica da ballo, declinando contenuti unici e coinvolgenti su diverse piattaforme di distribuzione, tra cui DAB+, app e web.
RADIO LISCIO nasce dal lavoro di un gruppo di esperti del settore radiofonico e della musica da ballo, desiderosi di creare uno spazio dedicato a un genere musicale che ha radici profonde nella cultura italiana. Un segmento che ha accompagnato generazioni di italiani nelle loro feste e balli, diventando parte integrante del tessuto sociale e culturale del nostro paese.
Intanto ha fatto il suo esordio il sito radioliscio.it che sarà un portale di informazione del mondo della musica da ballo. Ogni giorno tanti nuovi contenuti live e on demand, condivisi, per raggiungere tutto il pubblico della radio e non solo. Il progetto si propone infatti di offrire ai suoi ascoltatori un’esperienza completa, arricchendo la programmazione con contenuti editoriali originali, tramite interviste esclusive ad artisti del settore, approfondimenti sulla storia e l’evoluzione della musica da ballo, racconti di protagonisti, eventi dal vivo e tanto altro ancora.
RADIO LISCIO propone un palinsesto in diretta, dalle 6 del mattino per tutto il giorno, con un cast di primo piano: da Ettore Andenna, che torna in radio dopo aver debuttato su Radio Monte Carlo nel 1967, a Clara Taormina, conosciuta dai telespettatori del nord Italia per i suoi numerosi programmi televisivi; dall’animatore e creatore di contenuti Alessio Molla a Wilmer Modat, musicista e conduttore televisivo su Primantenna; Dario Maria Dossena sarà la voce ufficiale, mentre la direzione artistico-musicale è affidata a Eugenio Zanni, conosciuto dal grande pubblico del ballo come Genio dei Pierrots.
Con una programmazione curata e innovativa, una presenza su diverse piattaforme e un gruppo di lavoro appassionato e competente, RADIO LISCIO si candida a diventare un punto di riferimento per tutti coloro che amano ballare e vivere la musica in modo autentico, coinvolgente e live!
COME ASCOLTARLA
RADIO LISCIO sarà fruibile in “multipiattaforma” (DAB+, DTT, App, Web Streaming, Smart Speaker, aggregatori di flussi streaming radiofonici) 7 giorni su 7, 24 ore al giorno.
IL PALINSESTO
Un lungo flusso in diretta accompagnerà gli ascoltatori nei diversi momenti della giornata.
Un intrattenimento intelligente e leggero per coinvolgere gli ascoltatori di ogni età e area geografica.
dalle 6 alle 8: ENERGIA CONTAGIOSA con Alessio Molla
La carica giusta per iniziare la giornata. Con ALESSIO MOLLA un’iniezione di buonumore con tanta musica, curiosità e personaggi. E ogni giorno un giro per l’Italia alla scoperta di fiere, sagre, eventi. Gli appuntamenti più divertenti della settimana raccontati dai protagonisti.
dalle 8 alle 10: PIU’ CLARA DI COSI’ con Clara Taormina
Ogni mattina la padrona di casa è CLARA TAORMINA per un buongiorno in diretta tra amici. Canzoni, notizie, curiosità e… un caffè con gli artisti. Il garbo, la classe e la simpatia di Clara per iniziare la giornata con ritmo e allegria, ascoltando i successi di ieri e di oggi delle più grandi orchestre di musica da ballo.
dalle 11 alle 13: CANZONI SENZA FRONTIERE con Ettore Andenna
In questo spazio la nostra musica non ammette frontiere e consente di spaziare dai grandi classici di sempre al meglio della musica italiana, con un’incursione negli anni 60-70-80.
La trasmissione segna il ritorno alla radio del mitico ETTORE ANDENNA che per questo progetto porterà in dote la sua inconfondibile voce, il ritmo e il timing che da sempre lo contraddistinguono.
Due ore in diretta, tutti i giorni, a contatto con i radioascoltatori che hanno la possibilità di dialogare, partecipare e… giocare (e da lui c’era da aspettarselo)!
Alle 15: ROMAGNA CHIAMA ITALIA con Genio dei Pierrots
In diretta da Rimini GENIO e i suoi ospiti portano la Romagna in tutta Italia. Il Direttore Artistico di Radio Liscio Eugenio Zanni (Genio dei Pierrots) al grido di “Facciamo baracca” è un vulcano di idee: personaggi, ricordi e novità discografiche. E ogni giorno un collegamento con i luoghi dove tutto è partito per festeggiare i 70 anni di Romagna Mia.
Alle 16: AIAIAI – NIENTE DI ARTIFICIALE con Wilmer Modat
Una rubrica giornaliera di musica dal vivo in compagnia della voce e della chitarra di WILMER MODAT. In ogni puntata l’eclettico artista si trova a fare i conti con la fredda e a tratti irriverente assistente virtuale. Un dialogo sulla musica e i suoi interpreti in cui a rispondere è l’intelligenza artificiale. Ne nascono spunti curiosi che portano alla riscoperta delle più belle canzoni di tutti i tempi riproposte in chiave acustica e rigorosamente live. Nessun algoritmo, ma solo improvvisazione, simpatia e creatività.
e inoltre:
I SIMPATICI ITALIANI i miti di ieri e di oggi
QUELLI ERAN GIORNI monografie sulle grandi orchestre
MA COS’E’ QUESTO PALCO? I protagonisti si raccontano
ROMAGNA MIA 70 e la storia continua
PEZZI DA BALERA selezione musicale non stop
RADIO LISCIO LIVE le serate delle orchestre dal vivo
A cura di Elio Rabbione
Back to Black – Biografico, drammatico. Regia di Sam Taylor-Johnson, con Marisa Abela, Eddie Marsan e Jack O’Connell. La tragica vita di Amy Winehouse, la sua morte dopo i devastanti problemi di alcol, di droga e di Bulimia/anoressia, ancor prima il divorzio dei genitori quando lei aveva soltanto nove anni, la figura di un padre assente che torna a casa quando per la figlia scocca l’ora del successo, i suoi rapporti con il palcoscenico e con il modo dell’industria discografica, la voglia di essere felice, di vivere e di essere compresa. Durata 122 minuti. (Massaua, Classico, Greenwich Village sala 2 V.O., Ideal, Lux sala 2, Reposi sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Cattiverie a domicilio – Commedia. Regia di Thea Sharrock, con Olivia Colman, Jessie Buckley e Timothy Spall. 1922. Una cittadina affacciata sulla costa meridionale dell’Inghilterra è teatro di un farsesco e a tratti sinistro scandalo. Basato su una bizzarra storia realmente accaduta, il film segue le vicende di due vicine di casa: Edith, originaria del posto e profondamente conservatrice, e Rose, turbolenta immigrata irlandese. Quando Edith e altri suoi concittadini iniziano a ricevere lettere oscene piene di scabrosità, i sospetti ricadono immediatamente su Rose. Le lettere anonime scatenano una protesta a livello nazionale che scaturisce in un processo. Saranno le donne – guidate dalla poliziotta Gladys – a indagare sul crimine, sospettando che le cose potrebbero non essere come sembrano. Durata 90 minuti. (Massaua, Eliseo Grande, Nazionale sala 1, Uci Moncalieri)
Challengers – Drammatico. Regia di Luca Guadagnino, con Zendaya, Josh O’Connor e Mike Faist. Il film che avrebbe dovuto inaugurare l’ultima Mostra di Venezia. Con la sceneggiatura dell’esordiente Justin Kuritzkes – che sarà pure lo sceneggiatore del prossimo film di Guadagnino, “Queer”, dal romanzo di William Borroughs, interprete Daniel Craig -, è la storia di Tashi, ex tennista prodigio, che ritiratasi dalle gare prende ad allenare il marito Art, il quale si ritroverà a gareggiare in un concorso con l’ex fiamma della moglie, Patrick, nonché suo vecchio e migliore amico. Quando il gioco diventa metafora del potere e della vita, quando attraverso il ritmo delle gare e lo specchio che si viene a creare tra passato e presente, accade la rappresentazione di un rapporto a tre. Durata 132 minuti. (Centrale anche V.O., Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Grouche anche V.O., Ideal anche V.O., Lux sala 2, Massimo anche V.O., Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., Uci Moncalieri)
Civil War – Drammatico. Regia di Alex Garland, con Kirsten Dunst, Wagner Moura, Cailee Spaeny e Nick Offerman. In un’America raccontata in un futuro più o meno prossimo a noi, si assiste ad una seconda guerra civile, dove Texas e California si sono staccati dagli altri stati, eleggersi a indipendenti e marciare contro l’autorità di Washington, Quattro giornalisti, tra cui la Lee della Dunst ritagliata sulla figura della reporter di guerra Lee Miller (dalle copertine di Vogue raccontò i bombardamenti di Londra e le imagini atroci dei campi di concentramento), hanno un unico, immediato scopo, quello di intervistare il presidente degli Stati Uniti. Il loro viaggio è in un clima di guerra, dove sparatorie e attacchi si susseguono, dove militari e persone comuni sono ormai dedite alla violenza. Durata 109 minuti. (Massaua, Greenwich Village sala 2, Ideal, Nazionale sala 4, Reposi sala 3, The Space Torino, , Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Confidenza – Drammatico. Regia di Daniele Luchetti, con Elio Germano, Federica Rosellini, Vittoria Puccini, Pilar Fogliati e Isabella Ferrari. Pietro vive con Teresa un amore tempestoso. Dopo l’ennesimo litigio, a lei viene un’idea: raccontami qualcosa che non hai mai detto a nessuno – gli propone -, raccontami la cosa di cui ti vergogni di più, e io farò altrettanto. Così rimarremo uniti per sempre. Si lasceranno, naturalmente, poso dopo. Ma una relazione finita è spesso la miccia per quella successiva, soprattutto per chi ha bisogno di conferme. Così, quando Pietro incontra Nadia, s’innamora all’istante della sua ritrosia, della sua morbidezza dopo tanti spigoli. Pochi giorni prima delle nozze, però, Teresa magicamente ricompare. E con lei l’ombra di quello che si sono confessati a vicenda, quasi un avvertimento, “attento a te!”. Da quel momento in poi la confidenza che si sono scambiati lo seguirà minacciosa: la buona volontà poggia sulla cattiva coscienza, e Pietro non potrà mai più dimenticarlo. Anche perché Teresa si riaffaccia sempre, puntualmente, davanti a ogni bivio esistenziale. E è lui che continua a cercarla? Durata 136 minuti. (Eliseo, Fratelli Marx sala Chico, Greenwich Village sala 1, Lux sala 1, Romano sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)
E la festa continua! – Commedia drammatica. Regia di Robert Guédiguian, con Ariane Ascaride, Jean Pierre Darroussin e Robinson Stévenin. Rosa è il cuore e l’anima del quartiere popolare della vecchia Marsiglia in cui vive. Essa divide la propria energia che non conosce limiti tra la sua numerosa famiglia, estremamente unita, il lavoro di infermiera e il suo interesse politico nei confronti delle persone più bisognose. Ma con l’avvicinarsi della pensione le sue illusioni cominciano a vacillare. Sostenuta dalla vitalità delle persone che le sono accanto e dall’incontro con Henri, si rende conto che non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni, sia politici che personali. Durata 106 minuti. (Nazionale sala 3)
Ghostbusters – Minaccia glaciale – Fantasy. Regia di Gil Kenan, con Mckenna Grace, Finn Wolfhard, Paul Rudd e con Bill Murray e Dan Aykroyd. Come dire che le avventure degli acchiappafantasmi non finiranno mai, ricordi e successi e incassi da favola lo impongono. Ai giorni nostri, ecco che la famiglia Spengler lascia i campi dell’Oklaoma per tornare là dove tutto ha avuto inizio, ovvero quella caserma newyorkese dei vigili del fuoco che già fu il centro delle operazioni per contrastare gli invadenti spiritelli. Gli antichi acchiappafantasmi sono forti di un laboratorio in cui hanno sviluppato la loro personale ricerca sui fantasmi e sul paranormale: ma alla comparsa di una antica sfera di cristallo che minaccia di ghiacciare completamente la Grande Mela, ecco che il vecchio e il nuovo gruppo dovranno unire le proprie forze e salvare la città e il mondo dall’irruzione di una nuova era glaciale. Durata 115 minuti. (Massaua, Ideal, Lux, Reposi sala 4, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Gloria! – Drammatico. Regia di Margherita Vicario, con Galatea Bellugi, Carlotta Gamba e Veronica Lucchesi (La rappresentante di Lista), Paolo Rossi e Elio (delle Storie Tese). A Venezia, verso la fine del Settecento, in un collegio femminile, vive Teresa, una giovane di talento visionario che, insieme ad un gruppetto di straordinarie musiciste, scavalca i secoli e sfida i polverosi catafalchi dell’Ancien Régime inventando una musica ribelle, leggera e moderna: il pop! Durata 100 minuti. (Eliseo)
I misteri del bar Etoile – Commedia, poliziesco. Di e con Dominique Abel e Fiona Gordon, e con Philippe Martz. L’ex attivista Boris lavora in incognito come barista all’Etoile Filante. Ma una delle sue vittime lo identifica e reclama vendetta. La comparsa di un sosia, il solitario Dom, sembra fornire a Boris, alla sua ingegnosa compagna Kayoko e al loro fedele amico Tim un perfetto piano di fuga. Non hanno calcolato però la ex moglie di Dom, una sospettosa detective che si mette sulle loro tracce. Durata 94 minuti. (Romano sala 3)
La moglie del presidente – Commedia. Regia di Léa Domenach, con Catherine Deneuve e Denis Podalydès. Quando arriva all’Eliseo, Bernadette Chirac si aspetta di ottenere finalmente il posto che merita, avendo sempre lavorato all’ombra del marito Jacques per aiutarlo a diventare presidemte. Tuttavia sin dall’inizio fu considerata una figura priva d’importanza, chiusa nei suoi tailleur Chanel, e persino messa da parte dal marito e dal suo staff. Bernadette decise un radicale cambiamento, nell’abbigliamento, nei comportamenti privati e pubblici: diventando una figura popolare e sempre più accettata e amata dai media. Durata 92 minuti. (Nazionale sala 2)
Past Lives – Commedia. Regia di Celine Song, con Greta Lee, Teo Yoo e John Magaro. Na-young e Hang-seo sono fidanzatini ai tempi della scuola ma i genitori di Na-young devono trasferirsi da Seoul a New York. Da questa dolorosa separazione trascorrono dodici anni, dopo i quali Na-young, che ora si chiama Nora, e Hang-seo riescono a ritrovarsi e a comunicare via Skype. Di fronte all’impossibilità di incontrarsi nello stesso luogo, Nora sceglie di interrompere la relazione a distanza e concentrarsi sulla propria carriera di scrittrice nella metropoli americana. Dopo altri dodici anni, Hang-seo vola a New York per vedere Nora. Durata 93 minuti. (Nazionale sala 4)
La terra promessa – Drammatico. Regia di Nikolaj Arcel, con Mads Mikkelsen e Amanda Collin. 1775, Il capitano Ludvig von Kahlen, dopo aver combattuto per molti anni nell’esercito, una volta in congedo dopo la fine della guerra, decide di realizzare un progetto che sembra una pura e semplice utopia. L’idea è quella di rendere coltivabile la brulla e arida brughiera che copre una vasta area del Paese. Gli viene concessa la possibilità solo perché non chiede finanziamenti immediati ma solo un titolo nobiliare e dei diritti di proprietà qualora l’impresa avesse buon esito. Non sa che ad attenderlo c’è un nobile latifondista privo di qualsiasi senso morale che si ritiene, senza averne alcun diritto, proprietario del terreno. Durata 120 minuti. (Greewich Village sala 3)
Un mondo a parte – Commedia. Regia di Riccardo Milani, con Antonio Albanese e Virginia Raffaele. Per il maestro elementare Michele Cortese sembra aprirsi una nuova vita. Dopo 40 anni di insegnamento nella giungla romana, riesce a farsi assegnare all’Istituto Cesidio Gentile detto Jurico: una scuola composta da un’unica pluriclasse, con bambini dai 7 ai 10 anni, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo. Grazie all’aiuto della vicepreside Agnese e dei bambini, supera la sua inadeguatezza metropolitana e diventa uno di loro. Quando tutto sembraandare per il meglio però, arriva la notizia che la scuola, per mancanza di iscrizioni, a giugno chiuderà. Inizia così una corsa contro il tempo per evitarne la chiusura in qualsiasi modo. Durata 90 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Fratelli Marx sala Harpo, Reposi sala 2, Romano sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Da venerdì 26 a domenica 28 aprile, dalle 10 alle 18, il MAO ha il piacere di presentare l’evento “Il Mandala della prosperità”, a cura dell’Associazione Fedinsieme e della Casa della Cultura del Tibet. Per tre giorni consecutivi si potrà assistere alla creazione di un Mandala di sabbia ad opera di un gruppo di monaci buddisti della tradizione tibetana Geluk. Quella del Mandala, fonte di bellezza e perfezione, che rappresenta una delle più alte rappresentazioni della cultura spirituale buddista, è una pratica che prevede la costruzione di un complesso disegni composto da forme geometriche iscritti in un cerchio, mediante l’utilizzo di sabbia di vari colori, ciascuno con la sua valenza simbolica.
Frutto di una tradizione risalente a oltre 2500 anni fa, questa pratica è legata ai concetti di prosperità, pace, armonia e, soprattutto, all’idea di impermanenza e di distacco dalle cose materiali. Dopo aver lavorato per giorni alla composizione dell’opera, i monaci autorizzati allo svolgimento della pratica celebrano la cerimonia di dissoluzione, durante la quale la sabbia che compone il Mandala viene dispersa in acqua o distribuita alle persone presenti al rito. Durante l’evento al MAO, le fasi di creazione del Mandala si alterneranno a momenti di recita di Sutra e Mantra propiziatori, per culminare nella distruzione del Mandala domenica 28 aprile alle ore 17.
I visitatori del museo potranno assistere a tutte le fasi del processo, avvicinandosi così alla tradizione di riti nati sotto altri cieli. La partecipazione è inclusa nel biglietto d’ingresso al museo.
Mara Martellotta
Un carosello dickensiano per l’adattamento e la regia di Marco Isidori con i Marcido Marcidorjs e Mimosa Famosa
Debutta martedì 30 aprile, alle 19.30, al teatro Gobetti, per la stagione del teatro Stabile di Torino, la pièce teatrale “David Copperfield Sketch Comedy. Un carosello dickensiano”, tratto da Charles Dickens per la riscrittura, adattamento drammaturgico e regia di Marco Isidori. Saranno in scena Paolo Oricco, Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Ottavia della Porta, Alessio Arbustini, Vincenzo Quarta e Marco Isidori. Scene e costumi sono di Daniela Dal Cin, le luci di Fabio Bonfanti.
Lo spettacolo è prodotto da Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa e verrà replicato fino a domenica 5 maggio prossimo.
La Compagnia affronta le tematiche del romanzo ottocentesco, trasformandolo per il palcoscenico in una iperbolica narrazione dal ritmo verticale, che procede sostenuta da una serie di sketch dove la prevalenza del passo comico non impedisce la notazione di costume pungente, l’affondo nella contraddizione primaria del tempo storico in cui è collocato il romanzo, l’avvento della società industriale, permeata, tuttavia, da modelli comportamentali antecedenti, ricchi di un’ambiguità favorevole alla drammatizzazione teatrale. Tutto ciò avviene in un tono molto vicino a quello del vaudeville che si è scelto di assumere per far vivere al meglio la natura prismatica di quella giostra teatrale e sentimentale ideata da Dickens.
La scenografa Daniela Dal Cin anche per questo spettacolo si è espressa con una delle sue mirabolanti invenzioni e la chiave di volta di questa riduzione del romanzo di Dickens si colloca nella lotta mortale tra l’esasperazione iconica e la tramatura sonora della recitazione, portata verso una vivificante astrazione. Risulta evidente il tentativo di una rappresentazione segnata integralmente da quella tensione verso il teatro totale che, da sempre, caratterizza la specificità artistica della compagnia.
“David Copperfield Sketch Comedy – spiega il regista Marco Isidori – vuole essere la riproposta in chiave satirico grottesca del capolavoro di Dickens. Lo spettacolo ha una struttura drammaturgica dove le singole situazioni della “novella”, agganciandosi le une alle altre, si concatenano in una sarabanda teatrale di stupefacente rilievo spettacolare, in questo aiutate e servite dall’impianto scenografico di Daniela de Cin, andando così a instaurare una giostra veloce e incalzante, in cui il dinamismo è duplice, sonoro e iconografico, capace di comporre quel corpo drammatico che giustifica oggi la riproposizione teatrale di un testo di tale natura. Lo scandagliare scenico diventa lo strumento più adatto ad individuare nelle pieghe della narrazione ottocentesca quei temi universali che da sempre sono appannaggio della vicenda umana e che il teatro soltanto sa specchiare con verità completa”.
MARA MARTELLOTTA
La colorata, poetica “visionarietà” dell’ artista torinese in mostra al “Castello di Miradolo”
Fino al 25 dicembre
San Secondo di Pinerolo (Torino)
Molti anni dopo la sua prima mostra negli Stati Uniti, nel dicembre del 2012 una sua personale (“Fragments 1968 – 2012”) presso la “Casey Kaplan Gallery” di New York, gli fece guadagnare la definizione di “una delle dieci riscoperte più emozionanti dell’anno”, tanto che sul “ New York Times” la critica d’arte Roberta Smith ebbe allora a scrivere che “la sua arte merita un posto nella storia mondiale dell’astrattismo”. E’ proprio vero. Nemo propheta in patria, dicevano gli antichi. E il concetto non è mai passato di moda. Vedi, appunto, Giorgio Griffa (Torino, 29 marzo 1936), allievo di Filippo Scroppo nei primi anni Sessanta e sicuramente fra i principali esponenti, a livello internazionale, della ricerca pittorica contemporanea, nominato “Artista dell’Anno 2024” da “Il Giornale dell’Arte”… eppure artista cui, inspiegabilmente, la “Torino dell’arte” non ha ancora tributato i doverosi massimi onori toccati, invece, ad altri suoi illustri colleghi come lui ruotanti, fra gli Anni Sessanta e i primi Settanta – sotto l’egida non univoca – dell’“Arte Povera” attorno alla prestigiosissima Galleria torinese di “Gian Enzo Sperone. Non faccio nomi.
Ma ben si conoscono. Nomi iconici delle “Avanguardie” internazionali (meritevoli, per carità!), nel cui gruppone troppo poco e inspiegabilmente (oltreché ingiustamente) si legge il nome di un artista altrettanto “grande” come Giorgio Griffa. Lodevole, dunque, l’iniziativa di dedicargli, fors’anche in occasione del suo 88° genetliaco (fra un paio di giorni; tanti auguri, Maestro!) una ricca personale nella prestigiosa location del settecentesco “Castello di Miradolo”, antica dimora della famiglia Cacherano di Bricherasio e, dal 2008, sede della “Fondazione Cosso”. In programma fino al giorno di Natale, mercoledì 25 dicembre, la rassegna (“Una linea, Montale e qualcos’altro”) si articola in diverse tappe espositive, articolate lungo le quattro stagioni, in un percorso che abbraccia oltre mezzo secolo di pittura dell’artista, coinvolgendo tutti gli spazi interni del “Castello” di San Secondo di Pinerolo e del suo “Parco storico”. Prodotta dalla “Fondazione Cosso” e dalla “Fondazione Giorgio Griffa”, la mostra, curata da Giulio Caresio e Roberto Galimberti, è stata ideata e progettata con lo stesso Giorgio Griffa, che ha anche realizzato, appositamente per l’occasione, alcune opere site specific, studiate per essere inserite armoniosamente nel contesto ambientale.
E in linea con quel suo operare assolutamente singolare, “suo” e solo “suo”, partecipe inizialmente ai sussulti post-informali dell’“Arte Povera” (cui è stato spesso accostato) o “minimalista” o “analitica”, ma ben deciso a lavorare attorno all’iniziale ciclo dei “segni primari” che da sempre hanno accompagnato la “sua” arte. “Io non rappresento nulla, io dipingo”, dice lo stesso Griffa, fedele a ritmi cromatici tesi a sottolineare e a fondersi, in una sorta di “scrittura zen” (alla Natalie Goldberg), con l’ambiente naturale e spirituale e con la vita di cui è parte trasognante e trasognata. “La sua – è stato scritto– è una pittura fatta di segni spogliati di significato … memoria della pittura che si sovrappone alla memoria personale dell’artista”. Un “costante non finito”, come “fermare un pensiero a metà frase”. Così, fra interni ed esterni, l’iter ci porta dai “Sei colori” (tre tele con colori complementari esposte all’esterno e ai segni più o meno rancorosi del tempo), a “Una linea” (serie di ceramiche bianche e blu che collegano una gigantesca farnia caduta nel 2020 con l’architettura del “Castello”) e a “Un filo” (corde bianche parallele simili a a linee spezzate nel canneto di bambù gigante). Per proseguire, via via, con “Canone Aureo 980” (18 tele che scandiscono i 36 metri della serra, metafora – secondo gli antichi principi propri della “sezione aurea” – a “conoscere l’inconoscibile e a dire l’indicibile”), con “Montale” (dalla poesia “Arte Povera” dove il poeta ironizzava sulla sua attività pittorica), fino a “Bianchi” (realizzati un’estate anni ’70, in cui l’artista sopraffatto dal “verde” di un bosco, decide di mettersi a dipingere affidandosi solo al “bianco”) e a “Venti frammenti” (dipinto nell’’80, installato temporaneamente in una Sala del “Castello”, in occasione della mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”, e lì lasciato in maniera permanente). Ad accompagnare l’esposizione un’inedita “installazione sonora” a cura del progetto “Avant-dernière pensée”, che indaga assonanze e analogie con la pittura di Griffa “sottolineando – spiegano gli organizzatori – gli itinerari e le linee di differenti strumenti e, insieme, li ricompone come unità”.
Gianni Milani
“Giorgio Griffa. Una linea, Montale e qualcos’altro”
“Castello di Miradolo”, San Secondo di Pinerolo (Torino); tel. 0121/502761 o www.fondazionecosso.com
Fino al 25 dicembre
Orari: sab. dom. e lun. 10/19
Nelle foto di Giulio Caresio: Giorgio Griffa al lavoro in studio; Canone aureo”, water color on paper, 2015 e “Tre linee con arabesco”, pastel on paper, 1991
Mostra alla Galleria Pirra, sino al 19 maggio
Per la terza volta le sale della Galleria Pirra (corso Vittorio Emanuele II, 82) ospitano la pittura dell’artista danese Birgitte Lykke Madsen – Odense, dove ha frequentato l’Accademia di Belle Arti e dove vive e lavora, e dove è nata nel 1960. Un’artista che guarda avanti nella propria tecnica e altresì dentro il passato in questo impressionismo rivisto con gli occhi del Mare del Nord e del Mar Baltico, con i venti freddi, con le spiagge pochissimo frequentate, con gli isolotti che si mescolano alle onde che giungono sino a riva. Non siamo più di fronte all’arcata della scogliera di Etretat o ai poetici spazi d’acqua e alle ninfee di Monet, accanto alla casa di Giverny, non siamo più di fronte alle distese impazzite di fiori del Sud della Francia: i cieli i profumi i colori sono altri ma appieno mantengono la stessa irremovibile poesia. Le persone sono altre, bagnanti ragazzi donne di un’età indefinita, moderne, colti tutti nei loro costumi, negli abiti, nei movimenti, distesi nell’acqua o a nuotare o a chiacchierare in un momento di libertà. A confondersi con il mare.
Questa volta ci stanno di fronte le tele, di una certa grandezza o di dimensioni decisamente più ridotte che sono il frutto del progetto “Danske Billeder” – “Immagini danesi” (ovvero “Acqua e sabbia”; la mostra rimarrà aperta sino al 19 maggio, lunedì-sabato 10 / 12,30 – 15,30 /19, apertura domenica mattina, tel. 011 543393, galleriapirra.it: rischiando anche di essere prolungata, considerando l’interesse di pubblico nei primissimi giorni – nato nel 2020 a confronto di una pandemia che obbligava ognuno di noi nel chiuso della propria casa. La risposta era il bisogno intimo di evadere, la necessità fisica di lasciarsi toccare da un’altra aria, vera, integra, profumata, la necessità di liberarsi di quelle mura. Ed ecco l’artista infilarsi frettolosamente, ansiosamente, un paio di scarpe da trekking ai piedi e armarsi di un blocco da disegno per riempirlo di schizzi da sviluppare poi in studio, nel ritornato chiuso del suo studio. Ne nasce un viaggio – oli, più o meno una trentina, dove l’occasione si riallaccia pure a prove precedenti ma di eguale sentimento – fatto di più o meno piccole tappe, concepite con la mente e con il cuore allo stesso tempo, una ricerca di momenti e di paesaggi, di scorci d’acqua e di terra, tangibili realtà e magnifiche suggestioni, uno per tutti “Mare dei Wadden”, 140×140 cm: un viaggio in cui la natura e il corpo umano dialogano ancora con spazi ben definiti o si fanno tutt’uno nella stretta armonia dei verdi e dei blu. O – sulla sinistra della sala d’entrata, nelle sequenza di una decina di piccole opere – il corpo viene come risucchiato dalla liquidità dell’elemento, sino quasi a sparire, ad essere annientato. In un ambiente pressoché surreale. Dove la natura ha preso il sopravvento, in una tavolozza di colori sfacciatamente forti e arditi.
Nascono istanti carichi di bellezza. Forse di rifugio, forse di protezione cercata, forse di difesa dal frastuono della città. Istanti che chi guarda può considerare anche soltanto accenni, e in seguito riviverli nella loro completezza. La barca distesa con ampie pennellate nello sfondo verde, i ragazzi sulla spiaggia, la donna immersa nell’acqua o le altre riprese a passeggiare sulla battigia (“Figura a passeggio nel mare”, “Passeggiata nell’acqua bassa”, 30×30 cm), i corpi che fluttuano indisturbati sul fondale marino: un percorso lungo, al suo termine un fotogramma nettamente suddiviso a metà, il cielo e il terreno in parti eguali, sempre maggiori macchie di colore a sovrastare.
Elio Rabbione
Nelle immagini: “Passeggiata nell’acqua bassa VI”, olio, 30×30 cm, 2023; “Mare dei Wadden II”, olio, 140×140 cm, 2021; “Figura a passeggio nel mare”, olio, 40×40 cm, 2023.
Ersel allestisce l’esposizione GUIDO IO, itinerari fotografici di una collezione. Si tratta di cento fotografie della raccolta di Guido Bertero, in mostra in piazza Solferino 11 a Torino dal 24 al 14 giugno. La mostra si inserisce nel programma di ExposedExtended, il primo festival internazionale di fotografia del capoluogo piemontese, che proporrà altre venti mostre temporanee sparse per la città.
Guido Bertero, a partire dagli anni Novanta, ha creato una delle maggiori collezioni italiane di fotografia del dopoguerra, così ampia che al suo interno si possono selezionare di volta in volta gruppi di artisti diversi, dai più storici ai moderni, dai celebri interpreti internazionali alle grandi rappresentanti femminili della nostra fotografia: ecco i nomi di Giuseppe Cavalli, Mario Gabinio, Riccardo Moncalvo e Luigi Veronesi, ma anche quelli di Robert Capa, William Kline, David Seymour e Paul Strand; Alfredo Camisa, Pietro Donzelli, Nino Migliori e Federico Patella, ma anche NanGoldin, Boris Michajlov, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi e Carla Cerati, Gabriele Basilico, Mario Cresci, Franco Fontana, Mario Giacomelli, Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Ugo Mulas e tanti altri ancora.
Si tratta di una collezione nata subito con un focus molto preciso sulla fotografia italiana del dopoguerra, vera e propria testimonianza della nostra storia, intesa come memoria, documento, traccia di un’epoca, arricchita nel contempo dalle incursioni nella grande fotografia internazionale.
Tra i meriti di Guido Bertero vi è quello di aver cercato i capolavori degli artisti più noti, ma anche gli scatti di quelli meno conosciuti, concentrandosi sul messaggio, sulla forza delle immagini e sulla qualità delle stampe che, se possibile, dovevano essere “vintage”, stampate, cioè, al momento della realizzazione dello scatto. Ogni fotografia porta con sé una storia e immortala un momento di quell’epoca.
La collezione rispecchia la curiosità, la sensibilità, l’amore per il bello, ma anche la dedizione per chi l’ha creata, viaggiando per l’Italia per conoscere i fotografi e il loro lavoro, riunendo fondi di immagini important8, con la volontà di costruirne una memoria.
Guido Bertero, nato a Torino nel 1938, colleziona fotografie dal 1999 al 2015 ed è vicepresidente di Camera, Centro Italiano per la Fotografia di Torino.
MARA MARTELLOTTA
La GAM di Torino dedica all’universo creativo e all’opera di Italo Cremona la prima mostra museale riferita alla produzione figurativa di questo pittore fantastico e surreale. La mostra aprirà i battenti il 24 aprile fino al 15 settembre, per poi trasferirsi nelle sale del MART di Rovereto dal 18 ottobre al 26 gennaio 2025. È curata da Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari ed Elena Volpato. Il titolo dell’esposizione “Tutto il resto è profonda notte” allude alla frase con cui Cremona aveva concluso uno dei testi di Acetilene, rubrica che negli anni Cinquanta firmava per “Paragone”, la rivista di Roberto Longhi. Il “Notturno” è uno dei temi principali della pittura di Italo Cremona, una condizione espressiva, esistenziale e filosofica che produce sogni, incubi, apparizioni e immagini fantastiche.
Pittore-scrittore, intellettuale poliedrico e eccentrico, nei dipinti come negli scritti, Italo Cremona ha indagato la “zona ombra”(titolo del suo libro edito da Einaudi nella serie bianca dei Coralli): un territorio capiente dove il buio entra in contatto con la luce attraverso lampi vividi o barlumi, attraverso il chiarore di una lampada ad acetilene (il lume usato da tempo da minatori e speleologi) o la scia di una stella cadente, come nel romanzo distopico “La coda della cometa”.
“Tutto il resto è profonda notte” è il titolo insegna, la chiave scelta per tracciare un percorso espositivo dell’intera arte di Italo Cremona, dalle prime prove giovanili risalenti alla prima metà degli anni Venti fino alle opere della prima metà degli anni Settanta, dalle nature morte, vicine all’atmosfera del realismo magico, alla visionarietà del “surrealista indipendente”, come amava definirsi. L’esposizione raccoglie un centinaio di dipinti e una selezione di disegni e incisioni, documentando l’alta qualità pittorica dell’artista, rileggendo nel presente l’originalità del suo immaginario.
Italo Cremona narra la vita intensa e silenziosa degli oggetti in un’atmosfera carica di mistero, e sospesa tra metafisica e realismo magico. Il “Notturno” pervade gli enigmi di “Specchio del mattino”, esposto alla Biennale di Venezia nel 1936, “Metamorfosi” (1936-1937), “Piccolo golem (1940), “Ascolto il tuo cuore città” (omaggio a Savinio del 1954), “Aria di Torino” del 1959. “La veglia e il sogno” sono la cornice degli accadimenti del romanzo distopico “La coda della cometa” (Vallecchi, 1968- Allemandi, 1983) e dei racconti di “Zona ombra” (Einaudi, 1967).
Il percorso espositivo si articola in nove stanze intitolate e dedicate alla pittura di Italo Cremona: “Specchio”(1925-1931), “Trofei”(1928-1932), “Spoglie”(1932-1934), “Metamorfosi”(1935-1945), “Follie”(1935-1956), “Golem”(1939-1946), “Corpi”(1935-1964), “Quinte”(1926-1970), “Apparizioni”(1958-1968). La cronologia attraversa le diverse stagioni creative e, come nei quadri di Cremona, ritorna su se stessa, si riavvolge, procedendo per figure e oggetti ricorrenti, che sono costanti artistiche di natura iconografica e espressiva. In una sala centrale del percorso è stata scelta come “Cabinet des folies”, ed è dedicata alla frequentazione del grottesco, del surreale e del fantastico, con una selezione di dipinti nei quali la pennellata sembra farsi sempre più esatta e nitida quanto più si avventura nell’espressione del bizzarro. Nella Sala delle Facciate, la visione si sposta sulle architetture torinesi, un motivo pittorico peculiare sviluppato dall’artista lungo i decenni. Le facciate silenziose del palazzi e delle case risultano apparentemente deserte di ogni presenza umana, ma sono in realtà dipinte come quinte di un segreto teatro cittadino, e alludono sempre a uno spazio ulteriore. È anche presente un’ampia produzione di nudi ritratti attraverso epifanie e piccole allucinazioni, in cui non si distingue la realtà del corpo della modella dalla segmentazione pittorica dei suoi dettagli.
La mostra intervalla immagini oniriche perturbanti ad armi improprie di disegni e incisioni, con la forza plastica degli anni Venti e Trenta dell’artista, l’intensità lirica dei suoi anni Quaranta, l’esattezza del disegno impressa sull’emozione cromatica risalente agli anni Cinquanta, mettendo in evidenza gli aspetti più attuali e contemporanei dell’opera di Italo Cremona e della sua figura di intellettuale irregolare, impegnato in numerosi ambiti creativi e piuttosto affine ad altre figure eccentriche torinesi, quali Carlo Mollino e Carol Rama.
A partire dal nucleo di opere del pittore, appartenenti alla collezione della GAM (dall’”autoritratto nello studio” del 1927 a “Metamorfosi” del 1936 e a “Inverno” del 1940), la mostra antologica conta su una serie di prestiti dai musei, tra cui il MART, partner del progetto, che ha prestato “Composizione con lanterna”(1926) e la “Libra” (1929), i musei civici “Luigi Barni” di Vigevano, che hanno prestato il dipinto “Dialogo tra una conchiglia e un guantoni da scherma”(1930) e un coeso numero di opere visionarie degli anni Quaranta e Cinquanta; l’Accademia Albertina di Belle Arti, i Musei Reali, la Galleria Sabauda di Torino.
La mostra, grazie a una ricerca capillare, presenta numerose opere di collezioni private e prestiti di alcune istituzioni, come quelle del Museo Casa Mollino, che ha prestato “Ritratto di Carlo Mollino” del 1928, l’Archivio Salvo, “Autoritratto giovanile” del 1926, la Collezione Bottari Lattes con il prestito de “La vittoria sul cavallo di gesso” del 1940 e la Collezione Rai con “Piccolo golem” del 1940.
Mara Martellotta