CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 9

Finocchiaro e Serra Yilmaz, due attrici da non perdere

Nichetti dopo ventitré anni torna al cinema

Amichemai”, titolo che non ammette correzioni e che non sa quanto i sentimenti possano trasformarsi. È l’opera più recente di un ritrovato Maurizio Nichetti, classe 1948, un’infilata di successi iniziata con “Ratataplan” nel 1989 sino al 2001, poi più nulla. Certo, altre cose, altre aspirazioni, ma cinema basta, “non ho più avuto tra le mani – e quelle mani, nella sala del Romano, dopo la proiezione/incursione torinese, visto che tutti hanno fretta di tornarsene a Milano, che ha accompagnato all’interno del TFF nella veste di fuori concorso, le muove aprendole e chiudendole, velocemente, come se afferrassero aria e vuotaggine – un qualcosa che mi soddisfacesse, questa cosa qui invece ci ho tenuto a farla”, mi confessa. “Amichemai” è un’opera leggera, impalpabile, con un trionfo di certi buoni sentimenti e di lieto fine come oggi non s’usa più, pare che se ne abbia paura, pare che si tenda a cancellare, a perdere; ma forse è anche un’opera troppo inconsistente in quella sua leggerezza che, proprio all’interno della sceneggiatura firmata dall’autore, si sgretola strada facendo, con una seconda parte che va a morire a dispetto di ogni migliore intenzione che la prima aveva cercato con gusto e con pungente umorismo di costruire.

Aysè è la badante turca che da un paio d’anni accudisce il vecchio nonno Gino ridotto in carrozzina dopo l’ictus, con affetto e con certe accortezze che tra le mura suonano storte ma anche con tutto quel piglio che le è personale e che l’ha fatto ormai diventare la padrona della casa. Casa in cui a primeggiare dovrebbe essere la Anna, cittadina di Trieste ma di chiara impronta meneghina, disgiunta da un consorte che da troppo tempo è lontano per lavoro, in Bulgaria, ma si sa che le sue giornate ad accudire parti di vitellini e ansie e affetti verso una figlia e pazienti appoggi verso i doveri scolastici di un giovane nipote rendono distratta e assente. Messo com’è, il vecchio Gino prima o poi se ne va all’altro mondo, lasciando alla solerte Aysè in eredità il proprio letto che sventaglierà molte sorprese e alla Anna la possibilità di liberarsi di un peso piuttosto ingombrante. Sarebbe sufficiente cogliere le occasioni, lucidamente. Ma per le giravolte improvvise dei destini, sarà proprio Anna ad accompagnare Aysè, su un pickup giallo, con la scusa che facendo una piccola deviazione si può andare a trovare quel consorte che da tempo non si vede. Tutto troppo prevedibile. Sono isolate nel racconto quelle punte salienti del viaggio che tali rimangono ma che non trovano davvero altro materiale – decisamente necessario – a puntellarle: vale a dire è mal congegnata la doppia incursione degli angeli custodi della strada, chi è scambiato per un poco di buono rimane una vuota macchietta, il marito che s’è allocato in maniera un po’ ingarbugliata ma splendida allo stesso tempo non è quella gran bella novità. Persino le scene del salvataggio del pickup ricostruito in studio e il moderno green screen sanno troppo di forzato espediente. Si cerca di sopperire – e i ventitré anni di interruzione sono una testimonianza – con le tecniche che in tempi recenti hanno preso a interessare anche il cinema. Per cui due intraprendenti “content creators” al femminile documentano con i loro cellulari il proseguire della lavorazione del film, le fatiche e le gioie di Nichetti che con decenni di distanza pare voler ripercorrere orme felliniane.

Linguaggi nuovi? espedienti per ravvivare? momenti più o meno allegri e incalzanti per riempire una materia che mostra stanchezza? Sembra che quel pickup a un certo punto fatichi ad andare avanti e dispiace dicevamo ripensando ai giusti tasselli con i quali il film aveva preso il via. A riempire la storia sono le due interpreti, Angela Finocchiaro (a lei si deve pure una graffiata nel soggetto) e Serra Yilmaz, un cerino acceso quella, tutta guizzi e vampate e delusioni, e una infaticabile diplomatica questa, con metodi che pare conoscere parecchio bene. Mettono allegria e risate, costruiscono in una serata un’accoppiata autentica, sono loro due a meritare il costo del biglietto quando “Amichemai” uscirà.

Elio Rabbione

Nella foto di Pietro Rizzato, Maurizio Nichetti durante le riprese del film, e le interpreti Angela Finocchiaro e Serra Yilmaz (sul fondo).

In onda “L’amica geniale” girata a Torino

Lunedì 2 dicembre, in prima serata su Rai 1, andrà in onda il quarto appuntamento con la stagione finale de ” L’amica geniale – Storia della bambina perduta”. La serie, basata sulla tetralogia di romanzi di Elena Ferrante, diretta dalla regista Laura Bispuri e creata da Saverio Costanzo, è stata girata anche a Torino, per 4 settimane di preparazione e 5 settimane di riprese nell’autunno del 2022 con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.

 

Una saga di enorme successo, tratto da un romanzo che ha avuto una fortuna planetaria e nel corso della quale si sono potute e si potranno ancora ammirare le magnifiche location torinesi: dai portici di piazza Castello, al Rettorato dell’Università di Torino, il Cimitero Monumentale, la Stazione di Porta Nuova, alla Scuola Elementare Margherita di Savoia e l’IRV, l’Istituto di Riposo dei “Poveri Vecchi”. Tra le novità di questa quarta, e di certo ultima stagione, l’attrice Alba Rohrwacher che unisce il volto alla voce narrante e diventa personaggio nei panni di Elena “Lenù” Greco, al posto di Margherita Mazzucco, mentre la nuova Lila è interpretata da Irene Maiorino. Nino Serratore, interpretato in precedenza da Francesco Serpico, ha il volto di Fabrizio Gifuni.

La vicenda riprende l’ avvincente storia sulla base dell’ultimo libro “Storia della bambina perduta”, che partendo dalla metà degli anni Sessanta, vede le due protagoniste oramai adulte con alle spalle delle vite piene di avvenimenti, scoperte, cadute e “rinascite”. Tra alti e bassi la loro relazione diventa il filo conduttore di un racconto che esplora l’evoluzione personale, sociale e storica di un’Italia in trasformazione. La colonna sonora di Max Richter, con la sua intensità emotiva, ha poi il potere di immergere lo spettatore in un mondo che, pur essendo lontano appare incredibilmente reale. La forza delle parole di Elena Ferrante, la sensibilità degli interpreti ed il legame profondo con la realtà del rione rendono questa stagione una continuazione che, pur con i suoi limiti, non smette di affascinare e di lasciare un’impronta indelebile nel cuore di chi la segue. La scorsa settimana l’Amica geniale 4 ha superato i 3,4 milioni di spettatori con il 20, 1 % di share.

Igino Macagno

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Quartieri che scoppiano – Gli studi classici – Lettere

Quartieri che scoppiano
Il quartiere periferico  “Il Corvetto” di Milano con l’episodio del ragazzo immigrato ucciso in seguito ad un inseguimento dei carabinieri, dopo che detto giovane si è dato alla fuga senza fermarsi all’alt delle forze dell’ordine, rivela solo in minima parte gli errori gravi commessi dal sindaco Sala che ha pensato di declinare l’inclusione, l’integrazione e la sicurezza senza filtri e azioni volte ad impedire l’invivibilità delle periferie attraverso  la tutela dell’ordine pubblico, un’espressione considerata reazionaria a priori. Non è solo Sala ad aver commesso questi gravi errori che hanno fatto esplodere il disagio visto come un elemento giustificativo  della illegalità. Questa idea secondo la quale la colpa non è mai individuale ma sempre della società ci fa riandare al tardo positivismo ottocentesco, a Zola. E infatti le Banlieues francesi hanno origine dalla metà dell’800, ma la loro invivibilità è diventata totale da quando esse sono  monopolio degli immigrati stranieri e anche francesizzati. La situazione è peggiorata man mano che sono cresciute  nuove generazioni che non vogliono integrarsi neppure sul piano minimo del rispetto delle leggi vigenti. E’ quanto si sta delineando in modo sempre più chiaro anche  a Milano e in altre città meridionali. Il governo in questi due anni si è rivelato inerte o incapace anche se lo sciopero generale di Landini tradisce un atteggiamento catastrofista. La stupidaggine del portare immigrati in Albania è talmente incredibile da rivelare la presenza ai vertici di  politiche velleitarie. Noi cittadini siamo in  mezzo a sindaci demagoghi, governanti incapaci, opinionisti che sparano continue provocazioni mai costruttive, anche se gli ululati sul pericolo fascista appaiono infondati. La situazione economica e produttiva appare invece assi critica e non è infondata la sensazione di vivere sopra una polveriera che può esplodere da un momento all’altro. Destra e sinistra hanno responsabilità diverse, ma in realtà simili. Viviamo il dramma di una democrazia malata in mano a mediocri eletti da un sistema elettorale che consente agli incapaci di cooptare altri ancora più impreparati: quello che accade nella Lega, ad esempio, è vistoso quanto intollerabile.  La torinese Barriera di Milano sta avvicinandosi a tappe forzate ai quartieri milanesi che rivelano tutta l’incapacità di Sala . Torino guarda a Milano anche nel peggio. Un Mi.To inedito davvero terribile. L’estremismo violento a Torino nella giornata di sciopero generale rivela un infantilismo politico davvero fuori dalla realtà che vorrebbe essere una “rivolta sociale”. Non torniamo a Sorel, ma al ribellismo sessantottardo o al clima, Dio non voglia, del Biennio rosso che, questo sì, che scatenò il fascismo.
.l
Gli studi classici

Ho letto il libro di Marco Testa “Apologia degli studi classici”, ed. Giubilei. Testa è uno studioso serio che non segue le mode ed affronta il tema della cultura classica e del liceo classico. Oggi sono argomenti considerati in disuso se constatiamo che sono in mano al Circolo dei lettori, al paleo filologo e vetero stalinista   Luciano   Canfora. La cultura classica dei Perelli,  Garbarino, dei Ciaffi,  dei Pennacini, dei Lana, non c’è più. Per non parlare dei Rostagni e  dei Marchesi e sul versante degli studi greci del grande Manara Valgimigli e di Antonio Maddalena. Oggi gli studi umanistici sono visti come perdite di tempo inutili. I cervelli atrofizzati di oggi non sono neppure più in grado di muoversi nella sintassi antica. Aveva ben ragione un mio docente nel dire che quegli studi non sono per tutti. Il libro di Testa merita di essere letto.
.
Lettere  scrivere a quaglieni@gmail.com
.
Donne di Torino
Ho letto un libro che pubblica in abbinamento con “La stampa” testimonianze di una ventina di donne torinesi, alcune delle quali scelte con un criterio che potrei definire da Museo  E g i z i o:  sempre le stesse donne che si credono protagoniste della vita di Torino e pestano acqua nei mortai del conformismo. Quel libro in realtà spiega perché Torino ha una minoranza  di donne in carriera ipercelebrate. Ci sono donne che occupano posti di potere a ripetizione da decenni. Sono sempre le stesse. Lei cosa ne pensa?     L. Ferri
.
Non ho letto il libro, ma lo leggerò  volentieri perché conosco ed apprezzo la curatrice Maria La Barbera; la sociologa che ha raccolto i testi  ha dovuto far necessariamente  fuoco con la legna a sua  disposizione anche perché Torino è egemonizzata da molte di quelle donne che non piacciono  alla dottoressa Ferri. Hic Rhodus, hic salta. Il sociologo riflette la realtà, diceva Franco Ferrarotti  e La Barbera la  fotografa. Ma c’è  anche un  altro tipo di donne a cui andrebbe  data voce. E’ un invito che mi permetto di rivolgere all’autrice  del libro. Anzi mi permetto di citare  qualche nome di gente importante: Anna Chiusano, Bianca Vetrino, Donatella d’Angelo, Maria Grazia Grippo, Elda Casetta, Stella Bolaffi, Marina Rota, Giovanna Galante Garrone, Anna Antolisei, Anna Rossomando, Patrizia Valpiani, Anna Maria Poggi, Cristina Tabacco, Anna Ricotti Platter, Maria Grazia Imarisio, Elisabetta Cocito, Simonetta Pagano, Rossana Cavallo, Giovanna Pacchiana Parravicini, Cristina Caccia. Ma anche  le donne “qualunque”  andrebbero  ascoltate. Impiegate, operaie, disoccupate, studentesse, soldatesse, immigrate di II  generazione ecc. Certo vippume – la lettrice ha ragione –  ha già mille posti dove esibirsi. E le “madamazze”, di cui parlava Montanelli,  in verità hanno un po’ stancato e hanno anche  fatto litigare  persino due ministri dello stesso partito.
.
Il Generale Amoretti ultimo “bugia nen”
Illustre professore, ho letto il Suo articolo sul Generale Amoretti a cui tardivamente è stata dedicata una via torinese. Il generale è stato un grande torinese che ha creato il Museo Pietro Micca. Ricordo che venne anche osteggiato come sempre accade a Torino. Le sue parole più di ogni altre hanno reso giustizia al generale che era anche uno studioso molto serio.     Gian Luigi Ferro
.
La ringrazio, ma la figura del  Generale va oltre il Museo perché lui, come fece Francesco Cognasso con la sua storia di Torino, ha consentito ai torinesi di riappropriarsi della storia del Piemonte sabaudo settecentesco, delle pagine legato al re  Vittorio Amedeo ll e al principe Eugenio.  Oltre al Risorgimento c’era quella storia sepolta attorno alla Cittadella che Amoretti ha riportato alla luce anche di fronte al conformismo dei negatori della dinastia sabauda. Non fu facile per un militare in servizio. Il coriaceo Generale fu a suo modo un soldato agli ordini di Cacherano di Bricherasio che capeggiò i piemontesi all’Asietta: l’ultimo dei “bugia nen”.

Al teatro Alfieri l’adattamento del romanzo di George Orwell ‘1984’ con Violante Placido

/

 

Il 30 novembre alle 19.30  e il 1 dicembre alle 15.30 il teatro Alfieri di Torino ospiterà il nuovo adattamento del romanzo di George Orwell ‘1984’, un tour de force teatrale che combina il thriller, il noir, la storia romantica e la spettacolarità. 

Sono 101 minuti di adrenalina pura. L’adattamento del romanzo di George Orwell 1984 è  sempre stato acclamato da critica e pubblico a Londra e Broadway e il capolavoro orwelliano è sempre stato in cima alla classifica dei libri più letti di ogni anno. Oggi, nel mondo della rete, della dittatura tecnologica e del controllo digitale, mantiene intatta la sua attualità sconvolgente e si presta a una rappresentazione  impietosa dei nostri tempi in cui la privacy è un’illusione, viene messa continuamente in discussione la nozione di verità oggettiva e potere  e servilismo procedono fianco a fianco, in modo tale da far sembrare vana ogni forma di ribellione.

La regia è di Giancarlo Nicoletti, l’adattamento è  di Duncan Macmillan e Robert Icke. Interprete principale Violante Placido, insieme con Ninni Bruschetta, Woody Neri e un cast di sei attori.

 Saranno presenti in  scena videoproiezioni, effetti speciali, telecamere a circuito chiuso per rappresentare un mondo, quello descritto dallo scrittore inglese nel suo romanzo, in cui tutto è permesso, ma secondo i dettami del Grande Fratello.

Mara  Martellotta

Andrea Battistoni direttore musicale del Teatro Regio

 

Il teatro Regio di Torino ha annunciato la nomina di Andrea Battistoni a direttore musicale, un momento fondamentale per il teatro e il suo futuro. Battistoni, figura di spicco nel panorama musicale internazionale,  entrerà in  carica ufficialmente dal primo  gennaio 2025, con un mandato che abbraccerà due stagioni.

Stefano Lo Russo, presidente della Fondazione Teatro Regio e sindaco della città  commenta: ”Annunciamo con piacere la nomina di Andrea Battistoni, cui diamo il benvenuto,  come direttore musicale del Regio, e siamo certi che la sua presenza e la sua guida non potranno che rafforzare la capacità del teatro di rinnovarsi e sperimentare attraverso un’offerta artistica di grande qualità,  consolidando il percorso che lo sta riportando a essere un punto di riferimento nel panorama nazionale e internazionale. Siamo certi che il nuovo direttore, che ha già un legame di collaborazione consolidata con il nostro Teatro, proseguirà nel cammino intrapreso verso una proposta culturale trasversale e inclusiva,  aperta  a tutte e a tutti”.

“La nomina di Andrea Battistoni a direttore musicale del Teatro Regio rappresenta un passaggio fondamentale nel percorso di rilancio intrapreso oltre due anni fa – spiega il Sovrintendente Mathieu Jouvin – con l’obiettivo di portare il nostro Teatro al livello che gli compete, il più alto. Siamo orgogliosi di accogliere un artista così giovane e straordinariamente affermato, il cui talento e visione musicale sapranno arricchire la nostra proposta artistica  e rafforzare il ruolo del Regio come punto di riferimento nel panorama lirico internazionale”.

Battistoni sarà presente al Regio con almeno due titoli d’opera e diversi concerti.

Mara Martellotta 

Sanremo, Conti svela il cast ufficiale

Si parte come ogni anno: l’appuntamento è fissato per domani, domenica 1 dicembre, su Rai 1, durante l’edizione delle 13.30 del Tg1. Carlo Conti svelerà, in diretta da Sanremo, il cast ufficiale dell’edizione numero settantatrè del Festival della Canzone italiana; così avremo modo di scoprire tutti i protagonisti in gara dell’amata e/o odiata tradizionale kermesse canora. Secondo le dichiarazioni del direttore artistico Conti alla stampa in questi ultimi giorni, il numero dei cantanti che si esibiranno al Teatro Ariston dall’11 al 15 febbraio 2025, salirà rispetto ai 24 artisti annunciati inizialmente.

Ci saranno come sempre grandi ritorni ed anche tanti volti nuovi della scena musicale italiana, ed il TotoSanremo è già in corso da mesi. La novità di quest’anno riguarda i vincitori di Sanremo Giovani, che non saranno più ammessi in gara con i big, ma gareggeranno all’interno della ripristinata categoria delle “Nuove proposte”.

 

Al momento, hanno avuto accesso alla finale che si svolgerà a Sanremo mercoledì 18 dicembre, e  che verrà trasmessa su Rai 1 con la conduzione di Carlo Conti e del tortonese Alessandro Cattelan, nove “giovani”: Alex Wyse, Bosnia, Arianna Rozzo, Grelnos, Settembre, Selmi, Tancredi, che è il più conosciuto di tutti, della scuderia degli Amici di Maria De Filippi, ed ancora, Mew e Mazzariello. Si aggiungeranno a loro i finalisti di Area Sanremo./ Quindi è oramai tutto pronto per l’edizione 2025!

Ma lo sapete chi inaugurò la prima di edizione, presentata dal Salone delle feste del Casinò municipale di Sanremo dal “mitico” Nunzio Filogamo, il 29 gennaio 1951, in un’atmosfera rilassata e priva di quella tensione che caratterizzerà il Festival da lì a pochissimo?! Si tratta del brano dal titolo ” Sorrentinella”, nell’interpretazione del torinesissimo Duo Fasano che partecipò a ben 5 Sanremo per poi avere successo in tutta Italia e girare per tutto il mondo in tournée con gli altri affermatissimi cantanti dell’epoca come Nilla Pizzi, la “Regina della Canzone” e vincitrice dei primi 3 Festival, Achille Togliani, Gino Latilla, Giorgio Consolini e Carla Boni.

Perchè quindi non dedicare una via od un giardino a Torino alle gloriose gemelle Secondina, detta Dina, e Terzina, detta Delfina, nate proprio nel capoluogo piemontese, il 21 settembre 1924, esattamente 100 anni fa? Debuttarono con il Maestro Cinico Angelini negli anni ’40 accompagnando come coro i solisti più popolari ed in breve arrivarono persino ad inaugurare il Festival di Sanremo! Un bel ricordo da parte della loro città se lo meriterebbero.

 

Igino Macagno

Rock Jazz e dintorni a Torino: Mario Biondi e i Fast Animals And Slow Kids

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Martedì. All’Hiroshima Mon Amour suonano i Hang Massive. All’Inalpi Arena arriva Tananai.

Allo Spazio 211 si esibiscono i The KVB.

Mercoledì. Sempre allo Spazio 211 sono di scena i King Hannah.

Giovedì. Al teatro Colosseo si esibisce Mario Biondi. Al Circolo Margot di Carmagnola

suona Karl Phillips And The Rejects. All’Hiroshima Mon Amour per 2 sere consecutive è

di scena Cisco.

Venerdì. Al teatro Concordia suonano i Fast Animals And Slow Kids. Allo Ziggy si esibisce

Massimo Pupillo + Ramon Moro. Al Blah Blah sono di scena i Date At Midnight. Allo Spazio 211

si esibiscono i Le Feste Antonacci. Al Magazzino sul Po suonano i Monkey Sound. All’Inalpi

Arena arriva Irama. Al Folk Club si esibisce Ken Stringfellow. Al Circolo Sud è di scena Raissa.

Sabato. Al Folk Club suona il trio di FLO. Al teatro Concordia è di scena il Sunshine Gospel Choir.

Al Circolo Sud Nicolò Piccinini canta Ivan Graziani. All’ Inalpi Arena arriva Gigi D’Alessio.

Al Magazzino sul PO sono di scena i Narratore Urbano. Al Blah Blah suonano i Hell in The Club.

Domenica. Al Blah Blah si esibiscono i Bull Brigade+ Fantastici 4 R-Evolution.

Pier Luigi Fuggetta

Natale nei beni FAI in Piemonte

In occasione del Natale 2024, il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS invita a vivere la magia di questo periodo dell’anno nei suoi Beni aperti al pubblico, luoghi speciali che testimoniano la straordinaria ricchezza e varietà culturale e paesaggistica che il nostro Paese esprime.

I giorni di festa, trascorsi insieme alle persone a noi più care, sono un’ottima opportunità per visitare i Beni del FAI in tutta Italia, addobbati e decorati per le festività natalizie, e scoprire le tante storie e meraviglie che custodiscono, oltre che per trascorrere tempo libero di qualità grazie alle numerose iniziative a tema che verranno organizzate per adulti e bambini: castelli, abbazie, parchi storici, aree naturalistiche, ville e palazzi signorili apriranno le loro porte e sorprenderanno i visitatori con allestimenti di presepi artistici, mercatini di prodotti artigianali ed eccellenze gastronomiche, incontri incentrati su antiche tradizioni, laboratori creativi, concerti, degustazioni, visite speciali e tanto altro.

Da sabato 30 novembre a lunedì 6 gennaio 2025 sono in programma oltre 40 eventi che coinvolgeranno 22 Beni FAI, dal Trentino alla Sicilia, e potranno regalare preziosi momenti di serenità e arricchimento culturale, da condividere con parenti e amici. Questi gli appuntamenti che verranno organizzati nei Beni del FAI in Piemonte:

CARAVINO (TO)

CASTELLO DI MASINO

In viaggio verso il Natale – Visita per famiglie

1, 8 e 15 dicembre, ore 11.30–14–15.30

Domenica 1, 8 e 15 dicembre al Castello di Masino, splendida dimora dei conti Valperga di Masino che da oltre mille anni domina la vasta piana del Canavese, proporrà alle famiglie una particolare visita guidata in cui scoprire come si festeggiava il Natale e come si preparava la tavola delle feste in un antico castello e quali erano i giochi in voga nel passato. I piccoli visitatori e i loro accompagnatori faranno dunque un viaggio nel tempo che permetterà loro di conoscere usi e giochi della tradizione, immersi nella magica atmosfera natalizia che si respirerà nelle sale del Castello “vestito” a festa.

Natale al Castello

1, 7, 8, 14 e 15 dicembre, ore 11–13.30-15.30

In alcuni giorni di dicembre – 1, 7, 8, 14 e 15 – sarà proposta una visita guidata per immergersi nell’atmosfera del Natale al Castello di Masino: dall’Adorazione di Gesù di scuola piemontese conservata nel Salotto Rosso – uno degli ambienti più preziosi del maniero del FAI – al prezioso Presepe in corallo di manifattura trapanese nella Galleria dei Poeti, dai servizi da tè e da cioccolata alla tavola imbandita nella Sala da pranzo estiva, fino ai ricordi della Vigilia di Natale di metà Novecento. Un’occasione unica per vivere il Castello, riccamente addobbato per le feste, e per conoscere le tradizioni e le abitudini di casa Valperga.

Piccoli artigiani a Natale – Laboratori creativi per famiglie

1, 8 e 15 dicembre

Aspettando il Natale, domenica 1, 8 e 15 dicembre al Castello di Masino verranno organizzati laboratori creativi per famiglie con artigiani del Canavese. Ogni domenica un laboratorio diverso in cui i bambini e i loro accompagnatori potranno sperimentare e creare piccoli oggetti natalizi da portarsi a casa per le festività. Questo il programma: 1 dicembre – alle ore 11.15, 14.15, 15.15 e 16.15Laboratorio artigianale di candele, a cura di Ludovica Andrina, dalla colatura della cera fino alla realizzazione di una piccola candela profumata a tema natalizio; 8 dicembre – alle ore 14, 14.45, 15.30 e 16.15Laboratorio artigianale di traforo e intaglio del legno, a cura di Roberto Montrucchio, per dar vita a piccoli oggetti natalizi in legno da appendere al proprio albero di Natale; 15 dicembre – alle ore 11.15, 14.15, 15.15 e 16.15Laboratorio artistico di illustrazione, a cura di Shirley Cordisco, durante il quale si realizzerà, a partire dalla scelta della carta, passando poi alla progettazione e all’illustrazione, un piccolo libro delle “cose belle”, un bellissimo ricordo da portare a casa.

I laboratori sono pensati per tutta la famiglia e si svolgeranno nel Palazzo Marchesa. Per i bambini, l’età consigliata è dai 5 ai 12 anni.

Con il Patrocinio di Regione Piemonte, Città metropolitana di Torino, Comune di Caravino.

Per altre informazioni, prezzi e prenotazioni: www.castellodimasino.it; email: faimasino@fondoambiente.it; tel. 0125.778100.

MANTA (CN)

CASTELLO DELLA MANTA

Avventura natalizia. Percorso per famiglie

30 novembre, 1, 7, 8, 14 e 15 dicembre, ore 14.30

Aspettando il Natale il Castello della Manta, fortezza medievale dal fascino severo che custodisce una delle più stupefacenti testimonianze della pittura tardogotica profana, invita i più piccoli a partecipare a una divertente avventura natalizia. Il 30 novembre, l’1, 7, 6, 14 e 15 dicembre verrà proposta una particolare visita guidata della durata di circa 50 minuti, dedicata a famiglie con bambini dai 4 ai 10 anni, durante la quale occorrerà tenere gli occhi aperti per scoprire tutti gli indizi natalizi nascosti nelle sale del Castello e le orecchie spalancate per ascoltare le fiabe di Natale che gli indizi rivelano.

Avventura natalizia. Laboratori per famiglie

1, 8 e 15 dicembre, ore 14 e 15.30

Creatività e manualità saranno al centro dei laboratori per famiglie con bambini dai 4 ai 10 anni organizzati domenica 1, 8 e 15 dicembre al Castello della Manta per festeggiare il momento più magico dell’anno, ormai alle porte: tanti materiali e idee per realizzare addobbi per la casa e per l’albero, centritavola e ghirlande, chiudi pacco e biglietti d’auguri. La durata del laboratorio è di circa 90 minuti.

In attesa del Natale tra storia, affreschi e tradizioni

30 novembre, 1, 7, 8, 14 e 15 dicembre, ore 11.15 – 12.30 – 15.30

Al Castello della Manta sarà possibile immergersi nell’atmosfera del Natale grazie a una speciale visita guidata: nel percorso che unisce le cantine e la cucina alle sale affrescate si dipanerà la narrazione delle tradizioni e delle pratiche più diffuse legate ai simboli natalizi, dalla corona dell’Avvento all’albero addobbato, dal presepe alle ghirlande, dall’agrifoglio al vischio. Gli ambienti del Castello del FAI, decorati per l’occasione, accoglieranno i visitatori, diventando teatro del racconto della sua storia e delle sue memorie, tra affreschi e aneddoti. La durata della visita è di circa 50 minuti; prenotazione consigliata.

Con il Patrocinio di Regione Piemonte, del Comune di Manta e Provincia di Cuneo.

Per altre informazioni, prezzi e prenotazioni: www.castellodellamanta.it; email: faimanta@fondoambiente.it; tel. 0175.87822.

I visitatori potranno inoltre curiosare nei Negozi del FAI al Castello di Masino e al Castello della Manta lasciandosi ispirare per gli acquisti natalizi. Tra le proposte regalo una accurata selezione di libri, prodotti gastronomici realizzati con le materie prime provenienti dai Beni del Fondazione, come le marmellate di agrumi antichi del Giardino della Kolymbethra, l’olio extravergine di oliva dagli ulivi secolari della Baia di Ieranto e il sale integrale delle Saline Conti Vecchi. Doni esclusivi, originali e “di valore”, anche perché l’acquisto va a sostegno delle attività del FAI volte alla tutela e alla valorizzazione del suo straordinario patrimonio d’arte e natura. Gli Iscritti FAI avranno l’opportunità di usufruire del 10% di sconto su tutti i prodotti in vendita.

Il calendario “Eventi nei Beni del FAI 2024” è reso possibile grazie al fondamentale sostegno di Ferrarelle, partner degli eventi istituzionali e acqua ufficiale del FAI e al contributo di Pirelli, accanto al FAI dal 2006, che rinnova per il dodicesimo anno la sua storica vicinanza all’iniziativa e di Delicius che conferma per il quarto anno il suo sostegno al progetto.

Per informazioni, orari e prezzi e per prenotazioni:

www.aspettailnataleconilfai.it

Le terre blu di Nico Orengo

Vengo da un paese di mare; un paese che si confonde e affonda in quel giardino”. Con queste parole lo scrittore Nico Orengo si presentava nel suo racconto Terre blu.

Quel giardino” dove si sentiva a casa erano i Giardini Botanici Hanbury che si distendono dal promontorio della  Mortola verso il mare di Ventimiglia, a pochi chilometri dal confine francese. Diciotto ettari sull’estrema punta del Ponente ligure al quale dedicò la sua opera letteraria, ambientando racconti e poesie. Un gioiello naturalistico prezioso, uno dei giardini di acclimatazione più belli e preziosi d’Europa e dell’intero bacino mediterraneo. Orengo raccontava che sono blu le terre della Liguria quando fioriscono i carciofi, quando il mare “rimbalza il suo colore sotto i pini, quando si alza il fumo degli sterpi sulle fasce, quando la campanula buca i rovi e quando la bungavillea e il glicine sui muri incontrano il tramonto”. In questo modo il blu si imprime indelebilmente nella memoria, trasformandosi nel colore del ricordo e della terra. Quella terra “aspra e dolce della Liguria di Ponente che da Imperia a Ponte San Luigi corre anguillesca sul mare e su, verso l’interno di paesi d’incanto, umidi e solari”. Con Terre blu Nico Orengo raccontava una geografia sospesa tra la realtà e l’immaginazione come può essere solo quella di “un viaggiatore che ritorna sui suoi passi per constatare che c’è un albero in più e una pietra in meno, che il pollaio è una villetta, o che quel tal orto si è fatto casa”. Alla terra di confine dove ambientò quasi tutti i suoi romanzi Nico Orengo rimase sempre legatissimo. La sua Liguria non era solo uno spazio naturale pieno di odori e colori, suggestioni straordinarie sospese tra il blu del mare e i colori forti dell’entroterra  ma anche un luogo della memoria, degli anni della giovinezza e dell’adolescenza. Un mondo intero dove si intrecciavano indimenticabili ricordi che rievocò nei suoi romanzi (Dogana d’amore, Il salto dell’acciugaLe rose d’EvitaLa guerra del basilicoRibesLa curva del latte) con la sua scrittura lieve e ironica. Nel suo penultimo romanzo, Hotel Angleterre, accompagnò i lettori in un viaggio della memoria rimescolando ricordi, rievocando la figura della nonna paterna, la contessa Valentina Tallevitch, che, nelle fredde sere invernali, mentre gettava bucce di mandarino nel fuoco acceso nel camino, narrava ai nipoti vecchie storie della nobiltà russa in Costa Azzurra e nella Riviera di Ponente, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Nell’ultimo, Islabonita, ambientato a metà degli anni Venti, usa l’espediente narrativo del bestiario e di una figura antropomorfica di anguilla voyeur, per raccontare un epoca che stava per lasciare una traccia dolorosa e indelebile sulla pelle della nazione. Spesso nei suoi libri riecheggia l’amarezza per il  tramonto della società contadina e il declino dei suoi umanissimi valori a scapito  del rapido imporsi del modello industriale e urbano che il boom economico avrebbe poi codificato nell’avvento della società dei consumi. E la natura e l’ambiente, entrambi da difendere e tutelare, rappresentano desideri che emergono in molti racconti come Gli spiccioli di Montale dove, in un tratto di mare al confine con la Francia, un uliveto che rischia di scomparire, provocando uno strappo violento nella memoria, quasi come se un ricordo venisse rubato. Ci restano in eredità i suoi versi, le filastrocche ( A-ulì-ulè ) , i racconti, le battaglie contro la speculazione edilizia e per la salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni culturali, il bellissimo ritratto delle langhe fissato nelle pagine del romanzo Di viole e liquirizia. Nico Orengo morì a Torino, nella mattinata di sabato 30 maggio 2009, all’ospedale delle Molinette dove era stato ricoverato dopo una crisi cardiaca. Aveva 65 anni. Al capoluogo piemontese ( vi era nato il 24 febbraio del 1944)  era legato per l’intensa collaborazione con Einaudi e la lunga direzione di Tuttolibri, il settimanale letterario de  La Stampa, quotidiano per cui scriveva. Non casualmente scelse come ultima e definitiva dimora il piccolo cimitero dei Ciotti tra La Mortola e Grimaldi, aggrappato alla roccia e affacciato sul mare blu cobalto. Come scrisse lui stesso nell’agosto  del 2000, lo scenario non poteva che essere quello di “ una Liguria favolosa di sapori, fico polveroso e gelsomino stordente, di buganvillea e cappero, di garofano, calendula e rose, mirto e rosmarino”Un buon modo di ricordarlo è quello di leggere le sue opere magari accompagnandone il piacere con un buon bicchiere di vino, preferibilmente rossese o vermentino, secondo le antiche ricette della cucina ligure.

Marco Travaglini