CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 9

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei


10-16 ottobre 2025

 

SABATO 11 OTTOBRE

sabato 11 ottobre ore 16

LA FESTA DI DIVALI: MITI, RITI E USANZE POPOLARI

MAO – conferenza a cura dell’associazione MioMAO per Fiumi di culture

Conferenza sul significato religioso e culturale della “Festa delle luci” con la Prof. Pinuccia Caracchi (UniTo) e presentazione delle principali attività previste a Torino durante il festival.

Prenotazione tramite Eventbrite fino a esaurimento posti.

DOMENICA 12 OTTOBRE

 

Domenica 12 ottobre ore 16

DIAMO FORMA ALL’ARGILLA

MAO – attività per famiglie in occasione di FAMU giornata nazionale delle famiglie in museo

L’attività prevede la visita del nuovo allestimento della sezione Cina, dove le opere in terracotta saranno di ispirazione per il laboratorio. Il tatto sarà protagonista del pomeriggio al MAO, in cui ogni partecipante, manipolando l’argilla, potrà realizzare un piccolo vaso o una statuina.

Costo €7 a bambino per l’attività; adulti ingresso ridotto collezioni permanenti.

Gratuito per i possessori di Abbonamento Musei.

Prenotazione obbligatoria maodidattica@fondazionetorinomusei.it   – Tel 011-44336927

GIOVEDI 16 OTTOBRE

 

Giovedì 16 ottobre ore 16:30

DIVINITÀ E MITI, L’HINDUISMO NELLE COLLEZIONI DEL MAO

MAO – Visita alla galleria dedicata all’Asia meridionale e Sud Est Asiatico a cura del Professor Alberto Pelissero in occasione dei festeggiamenti di Divali la festa indiana delle luci, a cura di Unione Induista Italiana, UIT-Sanjivani, Coordinamento Spontaneo Divali.

In occasione del Divali, la festa indiana delle luci, il Professor Alberto Pelissero – docente di Filosofie, religioni e storia dell’India e dell’Asia Centrale e di Lingua e letteratura sanscrita presso l’Università di Torino – accompagna il pubblico alla scoperta della statuaria dall’India e dal Sud Est asiatico nelle collezioni del MAO, tra rappresentazioni di divinità e di miti, che trascendono il tempo e permettono di affacciarsi sull’immensa ricchezza di una cultura millenaria e viva.
Visita guidata gratuita, ingresso secondo normali tariffe; prenotazione obbligatoria a questo link

Giovedì 16 ottobre ore 18:00

SALVATORE TEDESCO

Biosfere – La luce e il vivente: Operaparken Copenaghen

GAM – conferenza del ciclo RISONANZE – Primo ciclo di Conferenze tra Arte e Filosofia

Tra giugno 2025 e marzo 2026 la GAM di Torino organizza un ciclo di incontri, in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi di Torino, curato da Chiara Bertola e Federico Vercellone. Gli incontri, articolati in singole conferenze, ripercorrono i temi delle Risonanze che attraversano la programmazione espositiva della GAM dall’ottobre il 2023 alla primavera del 2026: luce, colore e tempo; ritmo, struttura e segno; incanto, sogno e inquietudine, e vedono la partecipazione di studiosi e studiose di rilievo internazionale nel campo della filosofia, della storia dell’arte e delle scienze umane, offrendo un’occasione unica di riflessione interdisciplinare, in cui pensiero e visione si intrecciano per generare nuovi livelli di lettura delle opere e dell’esperienza estetica.

Sesto appuntamento:

SALVATORE TEDESCO

Biosfere – La luce e il vivente: Operaparken Copenaghen

Biosfere – La luce e il vivente: Operaparken Copenaghen

“Operaparken” – una delle più recenti fra le molte innovative soluzioni architettoniche che negli ultimi anni stanno profondamente rinnovando lo spazio urbanistico di Copenaghen – offre una significativa occasione di riflessione sulla luce e sulla relazione tra lo spazio e i viventi, sulla scorta di autori come Vernadskij e Portmann, del dibattito sulla biodiversità e delle poetiche scandinave contemporanee, come esemplarmente illustrato dal concetto di levendes land (la terra dei viventi).Costo per ogni conferenza: 6€ comprensivo del diritto di prevendita

Acquisto solo online a questo link: https://www.gamtorino.it/it/evento/salvatore-tedesco/


Visite guidate in museo alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO
a cura di Cooperativa Mirafiori.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Casale celebra Luigi Canina

I 230 ANNI DEL GRANDE ARCHITETTO  10 – 12 ottobre 2025

Inaugurazione del restauro della Statua il 10 ottobre, Convegno nazionale e apertura Mostra al Castello del Monferrato l’11 ottobre, passeggiata sui luoghi di Canina la domenica 12

Casale Monferrato celebra Luigi Canina nel 230° dalla nascita. Un week end dedicato al grande architetto e
archeologo, organizzato dal Comune di Casale Monferrato e dall’associazione Orizzonte Casale – per i
30 anni di attività – in collaborazione con il Parco Archeologico dell’Appia Antica.

L’avvio delle celebrazioni venerdì 10 ottobre alle ore 18 con l’inaugurazione del restauro, ad opera del
Comune, della Statua di Luigi Canina realizzata dallo scultore Benedetto Cacciatori in piazza S. Stefano, con
presentazione di un saggio del professore Dionigi Roggero e con la lettura di discorsi elogiativi del 1864 a
cura di un allievo dell’Istituto Superiore Leardi.

Sabato 11 ottobre alle ore 10 al Castello del Monferrato, il Convegno “Luigi Canina e la Via Appia.
L’Architetto Europeo e la Via Patrimonio dell’Umanità” – riconosciuto dall’Ordine degli Architetti di
Alessandria e altre province per l’ottenimento di crediti formativi professionali – sarà l’occasione per
approfondire la figura e l’opera di Canina, cogliendone in particolare gli elementi di attualità.

L’architetto Antonella Perin, presidente dell’Associazione Arte e Storia tratterà l’aspetto dell’Architetto tra
Roma e l’Europa. Personaggio di rilievo internazionale, Canina fu una figura centrale nel panorama culturale
del XIX secolo.

Il direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica, architetto Simone Quilici, nominato a luglio 2025
direttore del Parco del Colosseo, illustrerà l’opera dell’Archeologo. L’Appia Antica deve molto a Luigi
Canina. La sua opera di sistemazione sul posto dei reperti degli antichi monumenti ha creato le premesse
perché essa potesse essere preservata e valorizzata, tanto da essere proclamata Patrimonio dell’Umanità
il 27 luglio 2024 e poter prevedere ancora ulteriori sviluppi.

La dottoressa Bruna Curato, bibliotecaria della Biblioteca del Seminario Vescovile, e il dottor Luigi
Mantovani, responsabile della Biblioteca Civica “G. Canna” e dell’Archivio Storico Co munale,
proporranno “Documenti e Opere di Luigi Canina negli Istituti culturali casalesi”. Canina va ricordato infatti
anche per la sua imponente attività di studioso dei monumenti antichi e per la vasta pubblicazione di
monumentali volumi sull’architettura antica, di cui egli fu autore, incisore, tipografo ed editore. Si tratta di
autentiche opere d’arte, delle quali sono presenti copie originali sia nella Biblioteca del Seminario che nella
Biblioteca Civica “G. Canna”.

Luigi Mantovani tratterà anche della documentazione relativa alla famiglia Canina presente nell’Archivio
Storico Comunale.

Infine la professoressa Maria Elena Pertusati proporrà un ritratto poco conosciuto del personaggio con
l’esame di scritti personali e documenti tratti in particolare dall’Archivio del Castello di Alnwick in
Inghilterra, illustrando il suo rapporto con gli architetti britannici e con Lord Algernon, IV Duca di
Northumberland, con cui Canina ebbe una lunga corrispondenza.

La Mostra, aperta parallelamente al Convegno nella Sala Marescalchi e che proseguirà fino al 2 novembre,
completerà con immagini e testimonianze, in parte inedite, un profilo innovativo del personaggio.
La Mostra evidenzierà due elementi di contemporaneità dell’attività di Canina. Una visione sul lavoro di
creazione del “museo a cielo aperto” della Via Appia sarà offerta dalle immagini fotografiche storiche
dell’allestimento sul posto dei reperti archeologici dei monumenti, accompagnate da scatti recenti, fornite dal
Parco Archeologico dell’Appia Antica. La seconda prospettiva sarà fornita dalle testimonianze dei suoi
rapporti con l’ambiente degli architetti britannici e con il Duca di Northumberland, con l’esposizione per la
prima volta di copie di alcune lettere provenienti dall’Archivio inglese.

Sarà in esposizione anche una panoramica dei lavori su Luigi Canina prodotti dagli studenti a seguito degli
interventi divulgativi di Orizzonte Casale nelle Scuole.

Una specifica sezione sarà dedicata ad Orizzonte Casale per l’anniversario dei 30 anni della sua costituzione,
con immagini e testimonianze dell’attività e delle collaborazioni con il Comune, gli Enti del territorio, e con
gli Istituti scolastici per promuovere la conoscenza del patrimonio storico artistico locale, rivolgendosi anche
alle nuove generazioni.

Una passeggiata a cura di Orizzonte Casale, in collaborazione con il Comune per l’iniziativa “Casale Città
Aperta”, nel pomeriggio di domenica 12 ottobre proporrà ai visitatori un percorso lungo i luoghi legati a
Luigi Canina a Casale Monferrato.

L’iniziativa si avvale del contributo dell’Associazione Casalese Arte e Storia, dell’Istituto Superiore
Leardi, del Museo Civico, della Biblioteca Civica “G. Canna” e della Biblioteca del Seminario
Vescovile.

L’evento ha il Patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Alessandria e della Diocesi di
Casale Monferrato.

Per informazioni:
Orizzonte Casale
orizzontecasale@comune.casalemonferrato.al.it
www.orizzontecasale.it

Necrologi lanciano all’Alfieri lo spettacolo: “Rosso – Diario di una morte annunciata”

Giovedì 9 ottobre alle 20,45


Attori con disabilità cognitiva e non affrontano con intelligenza, ironia e sensibilità la morte

Per lanciare lo spettacolo, una campagna di necrologi per Torino 

Ventitré attrici e attori, dieci dei quali con disabilità cognitiva. Saranno loro giovedì 9 ottobre alle 20,45 sul palco del Teatro Alfieripiazza Solferino 4, a presentare “Rosso – Diario di una morte annunciata” che affronta con intelligenza, ironia e sensibilità un tema delicato come la morte.

Lo spettacolo è portato in scena da La Compagnia delle Frottole, promossa dall’Associazione I Buffoni di Corte APS, formata da attori con disabilità cognitiva e non.

Scritto e diretto da Luca Nicolino, è incentrato sulla morte del protagonista e l’attesa della lettura del testamento: un’esplorazione della natura umana e dei sentimenti che animano i diversi personaggi, svelandone le debolezze, le speranze e i segreti più reconditi.

La trama
La commedia parla di un imprenditore che, arrivato alla soglia dei 50 anni, si rende conto di aver dedicato la sua vita esclusivamente al lavoro a scapito di affetti e relazioni. Desideroso di sapere cosa pensino realmente di lui parenti e amici, decide di inscenare il suo funerale.

Il risultato è una fotografia amara di una famiglia che, in attesa della lettura del testamento, mostrerà debolezze, segreti, avidità e invidie.

L’inclusività in scena

All’interno dell’Associazione I Buffoni di Corte APS di Torino è attiva La Compagnia delle Frottole, composta da 23 attori, dieci dei quali con disabilità cognitiva. Da molti anni, sono impegnati nella realizzazione di spettacoli teatrali inediti.

«La Compagnia delle Frottole permette a diverse persone con disabilità di essere attori, portando in scena un personaggio e non le caratteristiche personali. Il pubblico ha la possibilità di vedere che anche  le persone con disabilità, con impegno, professionalità e talento, possono essere attori ed attrici di una compagnia teatrale – spiega il regista e autore dello spettacolo, Luca Nicolino – Gli spettacoli sono anche un’occasione fondamentale per entrare in contatto, nella veste di attori, con tutte le realtà inerenti al mondo del teatro, tra cui le persone che si occupano di costumi, scenografie e così via».

Il gruppo teatrale ha partecipato ad alcune rassegne quali Open to all – Fondazione CRT, Giovani in Scena, promossa dalla Circoscrizione 2, La Grande sfida 18 a Verona, allo spettacolo teatrale organizzato dall’Associazione Sport Life di Montebelluna, ha preso parte a concorsi di vario livello come Teatro des Enfantes ad Aosta. Ha poi organizzato spettacoli per raccogliere fondi da destinare a progetti di beneficenza per il Beslan e per l’emergenza Haiti, in collaborazione con la Onlus Madian Orizzonti e per le associazioni che fanno parte del circuito 1Caffè.org, l’organizzazione no profit fondata e promossa da Luca Argentero. Lo spettacolo “La Locanda del Migrante” ha visto proprio la partecipazione di Luca Argentero, intervenuto con un cameo nella pièce teatrale e replicato successivamente in altra serata, con l’intervento straordinaria di Bruno Gambarotta. La Compagnia, nel 2019-2020, ha inoltre registrato il sold out con lo spettacolo teatrale “Affetti clinici”, portato in scena al Teatro Carignano, al Teatro Alfieri e al Teatro Nuovo di Torino

La campagna di necrologi per Torino

Lo spettacolo è accompagnato da una curiosa campagna: dal 22 settembre, a Torino, compariranno necrologi del protagonista dello spettacolo. Sono stati predisposti 5 poster, sette digital urban adv ma la notizia è stata rilanciata anche su 30 paline e 3 pensiline Gtt e in flyer distribuiti in duemila locali in città, grazie alla collaborazione con Costadoro.

Una serata benefica

Varie tipologie di biglietto. Gallerie, con ticket da 20, 25 e 30 euro. Biglietti platea dai 25 ai 50 euro.
I biglietti si possono comprare https://oooh.events/evento/rosso-diario-di-una-morte-annunciata-biglietti/
Le donazioni sostengono il progetto La Corte, la futura sede dei Buffoni di Corte in via Rubino 82 a Torino: sarà la casa in cui i laboratori e i progetti dell’associazione saranno, da un lato, consolidate e potenziate e, dall’altro, ampliate con nuove iniziative, anche in ambito formativo e lavorativo, rivolte non solo alle persone con disabilità, ma anche ai giovani, agli anziani, agli abitanti di Mirafiori Nord e del territorio.
L’obiettivo è creare una comunità culturale dentro e attorno alla nuova sede dove sviluppare un percorso, rivolto soprattutto ai giovani, che renda La Corte un luogo di formazione: in particolare, per i percorsi formativi e di incremento delle competenze anche legate all’autonomia, la soluzione innovativa e sperimentale che sarà attuata è la collaborazione e l’interazione tra associati, studenti, professionisti del settore e volontari.

Fondazione Giubileo per la Cultura ETS, Giubileo e Costadoro
Lo spettacolo è prodotto con il supporto di Fondazione Giubileo per la Cultura ETS, il supporto tecnico di Giubileo e la collaborazione di Costadoro.

«Sostenere “Rosso – Diario di una morte annunciata” significa credere nel valore della cultura come strumento di inclusione e crescita collettiva. La collaborazione con l’associazione I Buffoni di Corte e con la loro compagnia, che mette in scena con sensibilità e professionalità attori con e senza disabilità, incarna perfettamente la missione della Fondazione Giubileo per la Cultura: dare spazio a progetti che uniscono qualità artistica, riflessione sui grandi temi della vita e un forte impatto sociale – afferma Gabriele Cresta, direttore della Fondazione Giubileo per la Cultura ETS – Anche grazie al contributo tecnico di Giubileo Torino, vogliamo testimoniare quanto sia importante abbattere barriere e pregiudizi attraverso il linguaggio universale del teatro».

«Promuovere questa iniziativa è per noi motivo di grande soddisfazione. Buffoni di Corte, uno spazio dedicato alle persone in quanto tali, non solo è in linea con i nostri valori aziendali, ma realizza anche progetti concreti – commenta Giulio Trombetta, amministratore delegato di Costadoro – In quanto azienda B Corp, Costadoro si impegna da sempre a sostenere azioni che favoriscano l’integrazione e l’inclusione sociale e abbiano un impatto positivo sulla nostra comunità».

***

Lo spettacolo in breve

 

ROSSO – Diario di una morte annunciata

Spettacolo scritto e diretto da Luca Nicolino

Con Luca Nicolino, Gaia Chiapino, Sara Garetto, Martina Cipolla, Stefano Gilardi Carlo Testa, Margherita Malisani, Gianluca Rovetto, Tiziana Formiconi, Elisabetta Dua, Riccardo Viano, Riccardo Scappatura, Lorenzo Casarotti, Rossana Postiglione, Valentina Paonessa, Mattia Perlo, Simone Romano, Davide Morabito, Valentina Calcagno, Enrico Mura, Sara Pisoni, Celine Cusanno, Giovanni Digilio, Riccardo Nicolino.

Prodotto da La Compagnia delle Frottole promossa dall’Associazione I Buffoni di Corte APS con il contributo tecnico di Fondazione Giubileo per la Cultura ETS

Coreografie di Rossella Lucà

Scenografie e comunicazione di matteorossi.design

Fondazione Merz: “Push the Limits 2 – la cultura si sveste e fa apparire la guerra” 

La Fondazione Merz presenta la seconda edizione di “Push the Limits”, un progetto espositivo che, potenziando la ricerca, in questo secondo appuntamento continua a indagare il linguaggio e la creatività contemporanea con artiste appartenenti a diverse generazioni, che fanno del superamento e della trasformazione dei limiti imposti, e supposti, la propria grammatica artistica.

“Push the Limits-la cultura si sveste e fa apparire la guerra” propone incontri di pratiche, linguaggi e ricerche di 19 artiste, protagoniste con opere inedite già realizzate e contestualizzate appositamente per gli spazi della Fondazione. Le artiste sono Heba Y.Amin, Maja Bajević, Mirna Bamieh, Fiona Banner, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini, Latifa Echakhch, Yasmine Eid-Sabbagh, Cécile B. Evans, Dominique Gonzalez-Foerster, Mona Hatoum, Emily Jacir, Jasleen Kaur, Katerina Kovaleva,Teresa Margolles, Helina Metaferia, Janis Rafa, Zineb Sedira e Nora Turato.

Il progetto, curato da Claudia Gioia e Beatrice Merz, aperto da lunedì 27 ottobre all’1 febbraio 2026, muove dall’idea dell’arte come rigenerazione e capacità di formulare pensieri e parole, dove le urgenze del presente sembrano spingere verso la ripetizione e la rassegnazione dell’immobilismo. Il titolo ricerca l’attitudine dell’arte di porsi costantemente al limite, per spostare l’asse del pensiero, della percezione e del discorso per immettere nuove soluzioni e letture del nostro tempo. In questa seconda edizione la mostra approfondisce il suo ruolo di fronte alla narrazione ufficiale che prova a normalizzare le conseguenze devastanti dei conflitti, delle distriuzioni e del mutismo della politica.

“Mezzi e fini si avvolgono su di loro e come risultato si ha quello di non capire più quali siano i fini” – spiegano le curatrici. Con l’intenzione di porsi come catalizzatore delle istanze e delle tensioni del nostro tempo, la Fondazione propone un progetto collettivo, la cui sostanza narrativa trae ispirazione dalla maledizione lanciata per voce da William Shakespeare a Riccardo III, per evidenziare come oggi il linguaggio non abbia trovato una nuova formula da sostituire alla maledizione. Forme e modi si sono fatti più sofisticati, ma la sostanza non è mutata.

Tra le artiste presenti nella prima edizione di “Push the Limits”, Barbara Kruger affermava la valenza della relazionalità come qualità costitutiva dell’azione. Questo principio, estendibile a ogni aspetto della vita umana e politica, conduce alla creazione di qualcosa di inedito, che esprime libertà all’origine delle azioni collettive, e che poggia su una plurale interdipendenza. Hanna Arendt vedeva in questo tipo di azione collettiva un principio estetico, che si esprime nell’esecuzione e nella libertà su cui si formano parole e forme nuove in risposta alle crisi del presente.

Gian Giacomo Della Porta

Un percorso nella Pop Art attraverso la mostra “Sbam!”

Nelle sedi di Palazzo Salmatoris e la chiesa di San Gregorio, a Cherasco, e le sale di casa Francotto, a Busca

Dall’11 ottobre prossimo al 22 febbraio 2026, le sale di Palazzo Salmatoris, la chiesa di San Gregorio di Cherasco, in provincia di Cuneo, e le sale di casa Francotto, a Busca, ospiteranno contemporaneamente una mostra dedicata al grande movimento della Pop Art.

“Con la mostra Sbam! Busca e Cherasco dimostrano che l’unione fa la forza tra i territori – hanno affermato l’assessore al Turismo e alla Cultura della Regione Piemonte Marina Chiarelli e l’assessore alla Montagna della Regione Piemonte Marco Gallo – nel 1974 il Piemonte ha ospitato a Torino una mostra interamente dedicata a Andy Warhol, oggi torna protagonista la Pop Art grazie all’i legno di due città che hanno creduto in un progetto artistico condiviso, capace di valorizzare le eccellenze locali. Una collaborazione virtuosa da seguire su scala regionale”.

Palazzo Salmatoris, con la chiesa di San Gregorio, a Cherasco, nel cuneese, casa Francotto, a Busca, attraverso 150 opere, in un continuum espositivo, affrontano un viaggio vibrante attraverso la Pop Art, un movimento che ha rivoluzionato il panorama artistico del XX secolo. Nata tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, la Pop Art ha sfidato le convenzioni, ha sovversivo le gerarchie estetiche trasformando il quotidiano in straordinario e rendendo l’arte accessibile e immediata. L’originale progetto, curato da Cinzia Tesio, con la direzione di Riccardo Gattolin, prevede due mostre complementari di carattere internazionale con le opere dei più importanti artisti.

Partendo dalle analisi del Nouveau Realism, teorizzato in Italia e Francia dal critico Pierre Restany, con opere prestigiose esposte di Arman, Cézarre e Spoerri, la narrazione continua con un’ampia rassegna di artisti americani, con opere di Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg e Robert Indiana. Non manca un’ampia pagina dedicata alla pop art italiana con autentici capolavori esposti: i romani Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, ma anche autori come Valerio Adami, Ugo Nespolo ed Emilio Talini. La chiesa di San Gregorio ospiterà, con il progetto ICONS, un’ampia esposizione delle nuove tendenze Pop, con un importante corpo di opere della Cracking Art. Le opere presentate, tra cui molte inedite, provengono da collezioni private e gallerie di respiro internazionale. Il percorso di narrazione  della mostra offrirà allo spettatore la possibilità di rivivere l’effervescente clima di ricerca artistica che pervase quegli anni, cogliendo in maniera naturale la vivacità, la forza innovativa e riconoscendo nell’eredità critica e visiva, rintracciabile nella contemporaneità.

A Palazzo Salmatoris il visitatore potrà trovare un’opera unica, un gioiello di Andy Warhol intitolato “Marella Agnelli”, del 1973, oltre alle iconiche Marilyn Monroe, Mao, Flowers e Campbell’s Soup. Affiancheranno l’artista di Pittsburgh altri fuoriclasse della Pop Art americana, tra cui Roy Lichtenstein, rappresentato al meglio con un’opera del 1965; Indiana, con l’imponente tappeto “Love” e Mel Ramos, con un’importante tela del 1968. La Pop Art italiana vede in prima linea la scuola italiana, con un nutrito corpus di opere degli anni Sessanta, tra cui spicca una rara “Oasi” di Mario Schifano, del 1967, Tano Festa con “La cacciata dal Paradiso, del 1969, opera monumentale di quasi quattro metri, “Frammento di grande ala” di Franco Angeli, del 1965, “Il gesto tipico J.F.K.” di Sergio Lombardo e una museale tela di Sergio Mauri, “The End”, del 1970. La Pop Art milanese, è le nuove tendenze italiane degli anni Sessanta, sono rappresentate da opere di Enrico Baj (“Giambattista Della Valle di Venafro”, 1974), Lucio Del Pezzo, con opere degli anni Sessanta, Aldo Mondino con una “American flag”, realizzata con i cioccolatini di Peyrano, è per finire uno storico “Oriente” di Ugo Nespolo, del 1974, che rappresenta pienamente la capacità narrativa Pop.

Il Nouveau Realism vede in esposizione la fondamentale opere a quattro mani di Warhol e Arman “Poubelle frozen civilization “, carica di simboli della società consumistica, ma anche un’opera di Rotella, del 1960, intitolata “Con occhio falso” e opere datate di Hains, Césarre, Spoerri e Cristo.

La chiesa di San Gregiporio, da poco adibita per le esposizioni d’arte, con il progetto ICONS ospita una notevole sezione dedicata alla Cracking Art, con le celeberrime “Plastiche” di grandi dimensioni, i “Suricati, le “Chiocciole” e il “Delfino”, ma anche un’ampia visione sugli artisti Pop contemporanei, a partire da Marco Lodola, con le sue installazioni illuminate, all’ironico “Pop” di Luca De March, alle opere citazioniste di Maifo e Renè. Non meno importante, dal punto di vista qualitativo e numerico, l’esposizione a Casa Francotto, a Busca: Warhol è rappresentato da un acrilico su tela celebratissimo, “Mao”. Rarissima tela a pezzo unico, ma anche un ritratto e un autoritratto di Keith Haring. Anche qui l’artista sarà affiancato da Roy Lichtenstein, rappresentato al meglio con un’opera del 1975. Sarà presente anche Indiana, con “The Berlin Series”, Robert Rauschenberg e Jim Dine. La Pop Art italiana vede la Scuola Romana con l’esposizione di una rara Composizione, dedicata a Balla, del 1974, di Mario Schifano, Mario Lombardo con “Il gesto tipico La Pira” e una museale opera di Mario Ceroli, del 1969. La Pop Art Milanese e le nuove tendenze italiane degli anni Sessanta sono rappresentate da opere di Enrico Baj, tra cui si segnala “Il giardino”, del 1968, ma anche Lucio Del Pezzo e Mondino, con un’opera degli anni Sessanta. Un focus particolare verrà riservato alla Pop Art con connotazioni di impegno politico e sociale, con le opere di Sapari, De Filippi e Baratella. Il Nouveau Realism è rappresentato da opere di rilievo di Arman, con più accumulazioni, una “Compression” di Cézarre e “Villegle”

“La mostra sulla Pop Art propone, nella sua costruzione, una chiave di lettura particolare e che pensiamo interessante, utilizzata precedentemente per le mostre di Fontana, Picasso e Mirò – spiega Cinzia Tesio, curatrice della mostra insieme a Riccardo Gattolin. Non vogliamo fornire risposte preconfezionate, ma desideriamo incuriosire lo spettatore con un alto grado di confronto dialettico tra le opere dei maestri Pop e la contemporaneità del fare artistico”.

La rassegna rappresenta un percorso artistico e culturale tra i comuni di Cherasco e Busca che, negli anni, si è consolidata al punto da portare progetti di respiro internazionale. Senza dimenticare i laboratori didattici e i rapporto con le scuole del territorio, e non solo, che sapranno diffondere tra le famiglie, attraverso i ragazzi, l’esperienza del bello, l’analisi critica e la comprensione dell’altro.

“Siamo orgogliosi di ospitare a Palazzo Salmatoris, ancora una volta – spiega Claudio Bogetti, Sindaco di Cherasco – un evento culturale di grande rilevanza come questa mostra. L’esposizione rappresenta un’occasione preziosa per avvicinare il grande pubblico a una corrente artistica vibrante, ironica, profondamente legato alla contemporaneità”.

“La mostra Sbam!, che unirà il percorso congiunto tra Busca e Cherasco, è un appuntamento culturale straordinario che, attraverso oltre 150 opere, offrirà un viaggio immersivo in uno dei movimenti più rivoluzionari del Novecento – spiega Ezio Donadio, Sindaco di Busca – con protagonisti internazionali come Warhol, Roy Lichtenstein e Robert Indiana, accanto a grandi nomi italiani quali Mario Schifano, Franco Angeli e Tano Festa. L’esposizione si distingue per qualità e valore delle opere esposte ed è il frutto di una grande collaborazione tra i due Comuni, che negli anni si è consolidata e rafforzata. Il risultato importante di organizzatori è sostenitori, uniti dalla convinzione dell’importanza sociale e culturale di un’offerta artistica di questo livello”.

Palazzo Salmatoris: via Vittorio Emanuele 31, Cherasco.

Chiesa di San Gregorio: via dell’Ospedale 25, Cherasco

Orari: da mercoledì a sabato 9.30-12.30/14.30-18.30 / domenica e festivi stesso orari precedenti.

Segreteria: 0172 427050 -sbampopart.it

Casa Francotto: piazza Regina Margherita 4, Busca – orario venerdì 15.30-18.30 / sabato 10-12/15.30-18.30 / domenica e festivi 10-12/14.30-18.30

Prenotazioni da lunedì a venerdì dalle 14 alle 18 – telefono: 371 5420603

Mara Martellotta

Ricordando Michele Lessona … “il Piero Angela” dell’Ottocento

Presentata a Torino la seconda edizione dei “Lessona Days” e il “Premio Lessona 2025”

Venerdì 10 e sabato 11 ottobre

Impossibile racchiudere in una sola voce “ciò” che é stato e “chi” è stato Michele Lessona. Rampollo di un’antica famiglia, terzo di nove figli di Carlo Lessona (direttore della “Prima Scuola di Veterinaria” in Venaria Reale) e Agnese Maria Cavagnotti, Michele nacque a Venaria Reale il 20 settembre 1823 e scomparse a Torino a 71 anni, nel 1894. Laureatosi in Medicina, esercitò per breve tempo la professione, per abbracciare poi tutto lo scibile, a portata d’uomo, connesso alle “Scienze”. Fu docente, zoologo, scrittore, politico (nel 1892, la nomina a “Senatore del Regno d’Italia”, su proposta dell’allora “Presidente del Consiglio” Giovanni Giolitti, suo caro amico), ma soprattutto eccelso “divulgatore scientifico” ante litteram, rappresentando – è stato ricordato – per il suo tempo ciò che per noi é stata la figura indimenticata del grande Piero Angela. Fra i più intelligenti divulgatori in Italia del “darwinismo”, diresse una delle prime Riviste di divulgazione scientifica dell’Italia unita, “La Scienza a dieci centesimi” e firmò un gran numero di articoli giornalistici raccolti in quattro volumi, sotto il titolo di “Conversazioni scientifiche”, ancora oggi considerati uno dei migliori esempi di “Letteratura Scientifica” in Italia. Forte il suo impegno anche in diverse Istituzioni torinesi. Fu Direttore del “Museo di Scienze Naturali”, Presidente dell’“Accademia delle Scienze”, nonché avveduto “Consigliere comunale”.


Https La “Scienza” come piena ragione di vita. E proprio come “pioniere scientifico”, Lessona è stato ricordato, nei giorni scorsi presso il “Museo Regionale di Scienze Naturali” di Torino, dove, in sua memoria, è stata presentata la seconda edizione dei “Lessona Days” (dedicata al tema del “Cambiamento Climatico”) e del “Premio Lessona 2025”, riconoscimento nazionale da consegnare al miglior divulgatore/divulgatrice professionista che sappia utilizzare nuovi strumenti e nuovi linguaggi per comunicare la Scienza. Entrambi gli eventi sono promossi dalla città natale di Michele Lessona e dalla “Regione Piemonte” con il “Museo Regionale di Scienze Naturali”.

Ospiti di grande rilievo dei “Lessona Days” e componenti della “Giuria” del Premio 2025 sono Beatrice Mautino (saggista e divulgatrice scientifica), la “climatologa” Elisa Palazzi e il giornalista scientifico Massimo Polidoro.

Le attività prenderanno avvio venerdì 10 ottobre, già dalla mattina, con la programmazione dedicata alle scuole, tra interviste doppie alle scienziate e specifici laboratori. Nel pomeriggio sono in programma visite guidate al “Museo Regionale di Scienze Naturali” di Torino.

Sabato 11 ottobreore 11,30, nel “Cimitero Capoluogo” di Venaria Reale, si terrà un omaggio a Carlo Lessona (padre di Michele, professore e direttore della “ Prima Scuola Veterinaria” di Venaria Reale”). Sempre sabatoalle 17, nella “Cappella di Sant’Uberto” della “Reggia” di Venaria, si terrà la consegna del “Premio Lessona”.

A seguire “Scienza in piazza”: talk, laboratori e dj Set dedicati a tutta la cittadinanza. Nel corso del pomeriggio “Piazza dell’Annunziata” a Venaria Reale, a partire dalle 15, si animerà con “Laboratori a tema ambientale e scientifico” aperti a tutti; dalle 17 alle 21, la giornata si concluderà con la “sonorizzazione ambientale” e “dj Set” di “RBL – Radio Banda Larga”, festa conclusiva della due giorni. Altri eventi e laboratori sono stati organizzati nei “Giardini” della Reggia di Venaria, al “CCR – Centro di Conservazione e Restauro La Venaria Reale” e alla Biblioteca Civica “Tancredi Milone”.

Il progetto si è avvalso anche della preziosa collaborazione e partecipazione di Silvia Lessona, trisnipote dello scienziato e di Pietro Passerin d’Entrèves, ricercatore e studioso di “Scienze della Vita” e di “Biologia dei Sistemi”, nonché profondo conoscitore di Lessona. Sua la dichiarazione: “Sono molto contento che l’organizzazione dei ‘Lessona Days’ e del ‘Premio Lessona’ prosegua grazie ad un proficuo e ampio partenariato fra le istituzioni che lo videro partecipe e che il programma sia particolarmente stimolante, ricco di argomenti e ben si adatti a celebrare la figura di un personaggio affascinante, veramente poliedrico e straordinariamente attuale. Michele Lessona ‘scienziato di molte arti’ e le sue opere continueranno così ad essere valorizzate nel tempo grazie a questo progetto di lungo respiro”.

Per info e programma completo: www.comune.venariareale.to.it

Gianni Milani

Nelle foto: La presentazione dei “Lessona Days” e del “Premio Lessona 2025”: Michele Lessona in un Ritratto di Carlo Pollonera; Silvia Lessona, trisnipote di Michele Lessona

Corconio, il lago d’Orta e “l’esilio rigeneratore” di Soldati e Bonfantini

 

Corconio è una frazione in collina di Orta San Giulio dove, tra il 1934 e il 1936, Mario Soldati e Mario Bonfantini trascorsero un lungo periodo dopo averlo scelto come luogo di volontario “esilio rigeneratore” per uscire da “storte vicende sentimentali”. Nel 1934 Mario Soldati aveva 28 anni, era già stato in America, si era sposato con Marion Rieckelman  – una sua allieva della Columbia –  e da qualche tempo scriveva sceneggiature per la Cines-Pittaluga di Roma. Ma, sfortunatamente, era incappato in Acciaio, film tratto da un soggetto di Pirandello, diretto da Walter Ruttmann: più che un insuccesso, un vero disastro. Si ritrovò licenziato, senza una lira e per di più anche un po’ sospetto agli occhi del Regime. Così prese una decisone netta, pur essendo per indole poco incline agli atti estremi: lasciò Roma e raggiunse l’amico Bonfantini a Novara e da lì,  in bicicletta, pedalando su strade sterrate e polverose “con ritmo quasi da professionisti” arrivarono al buen retiro di Corconio, stregati da panorama tra il lago, le montagne e le antiche case di pietra. Quel posto divenne il suo luogo dell’anima, del vino, delle carte : ci rimase due anni, lontano da Roma e dal cinema, in compagnia di Mario Bonfantini  (“vivendo la scrittori”) e della gente del posto. Nel racconto Un lungo momento magico lo scrittore torinese rievocò le circostanze che lo avevano spinto a cercare rifugio sul Lago d’Orta. Lo fece dopo la morte di Bonfantini, “ponendo fine al silenzio su quell’esperienza dovuto forse a quella forma di pudore cui si ricorre a volte per proteggere le cose più care”.

In quel tempo Soldati scrisse il suo primo e bellissimo libro, America primo amore, diario e racconti del giovanissimo intellettuale europeo della sua esperienza di vita negli Stati Uniti, tantissimi articoli e vari altri scritti tra cui la prima parte de La confessione. Soggiornarono all’albergo della famiglia Rigotti , quasi adottati da quella famiglia, dove Angioletta e sua sorella Annetta, la “Nitti”, mandavano avanti l’attività , perché il padre, pa’ Pédar, “badava alla campagna, alle bestie, a fare il vino, a distillare la grappa clandestina, a commerci vari, a divertirsi e battere la cavallina”. Corconio, cento abitanti allora, fu un luogo importante per Soldati e Bonfantini, in grado di offrire sorprese e meraviglie tra le pieghe più insospettabili della vita quotidiana, in prossimità del lago e sotto il “meraviglioso miraggio” del Monte Rosa. Lì condivisero con la comunità del piccolo borgo la vita, lenta e piacevole, scandita dalle partite di bocce e dalle “lunghe giornate al tavolino, ore interminabili proficue, difese e ovattate dal silenzio delle lente nebbie”. Conoscono personaggi eccentrici, ascoltando i loro racconti: il Nando, un “matto pacifico” che credeva di essere un genio della politica e si riferiva a se stesso in terza persona; il Cesarone, un uomo che aveva venduto sua moglie a un ricco capo mastro emigrato negli Stati Uniti. Insomma, fu un periodo d’incontri e di lavoro in un atmosfera dove Mario Soldati, cresciuto negli ambienti della borghesia sabauda, scoprì i valori della civiltà contadina, restandone influenzato. Soldati riconobbe l’importanza di quell’esperienza , parlando dell’antica amicizia con l’altro Mario, quando scrisse:..il momento più importante della nostra amicizia e forse anche della sua e della mia vita è tra l’autunno del 1934 e la primavera del 1936, quando il destino ci appaiò, ci assecondò nella scelta di un volontario esilio sul lago d’Orta: quell’autoconfino rigeneratore, quel delizioso paradiso perduto e ritrovato che accogliendo lui e me, Mario il vecchio e Mario il giovane, ci salvò in extremis da strazianti, estenuanti, storte vicende sentimentali e restituì l’uno e l’altro al suo vero se stesso. Fa bisogno di dire che recuperammo allora, e conservammo poi per sempre, il senso della realtà, della bellezza, della vita”. Sul finire della lunghissima parentesi romana, a metà degli anni Cinquanta, poco prima del suo “rientro al Nord”, Soldati frequentò assiduamente le zone della giovinezza come “villeggiante fuori stagione”, sul lago d’Orta e sul Maggiore, dove nacquero – ad esempio – i racconti de La Messa dei villeggianti.

A Orta e Corconio, Mario Soldati tornò anche per girare nel ’59 Orta mia, un magnifico cortometraggio della collezione Corona Cinematografica, di grande ed elegante narrazione, girato in un superbo Ferraniacolor. Già nel  1941 aveva scelto il lago per realizzarvi le scene conclusive del film Piccolo mondo antico e, successivamente, vi ambientò alcuni dei suoi Racconti del Maresciallo. Il filmato di Orta mia si chiude sulla terrazza di una vecchia osteria affacciata sul lago, richiamando il luogo che aveva accolto i due amici tanti anni prima. Per una significativa coincidenza, anche Mario Bonfantini, nel suo volume Il lago d’Orta del 1961, scelse di congedarsi dai suoi lettori con la stessa immagine di Soldati, descrivendo così l’albergo Rigotti: “Una modesta casa di belle linee dove era fino a non molti anni fa una cortese locanda: v’è chi sostiene che dalla sua lunga terrazza si gode, in ogni stagione, la più bella vista del lago”. Ora l’albergo non c’è più, ma tutto il resto è rimasto più o meno come allora. Dalla Chiesa di S. Stefano alla seicentesca villa della famiglia Bonola. La stazione , col quel rosso ferroviario dei muri sempre più smunto, da tempo è una casa privata: lì, i treni che sferragliano sulla Domodossola-Novara, non si fermano più da una vita. Ma se i muri delle case potessero parlare chissà quanti racconti avrebbe in serbo Corconio. Storie per chi sa ascoltare e non ha fretta. Come non ne avevano, a quel tempo, i due Mario.

Marco Travaglini

La luce lega il mare azzurro e i vecchi stabilimenti abbandonati

Nelle sale della galleria Malinpensa by La Telaccia, sino al 15 ottobre

È la luce il fil rouge che accomuna e lega la pittura a olio di Cinzia Gorini e le fotografie illividite o a mostrare luoghi abbandonati, fabbriche di un tempo, che stanno nell’ampio mondo artistico di Fabrizio Passera, ambedue gli autori ospitati sino al 15 ottobre nella elegante galleria di corso Inghilterra 51, diretta da Monia Malinpensa (orari: 10,30-12,30 / 16-19, chiusura lunedì e festivi; tel. 011 5628220 / 347 2257267; www.latelaccia.it). Per la pittrice, nelle sue opere “uniche” oppure narrativamente suddivise in due tre quattro sezioni, disposte talune ad occupare uno spazio orizzontale o, a ragion veduta, altrettanto verticale, a farla da padrone è il mare, paesaggi e atmosfere di ricordi e di sogno e di luminose libertà (rappresentato anche nell’abbinamento di sei formelle, 20 x 20 cm ciascuna,”Floating”, 2022) – “nella vasta distesa d’acqua io percepisco calma, una vera tranquillità e una pace rasserenante, in un orizzonte più o meno lontano, una calma che la vita di ogni giorno non consente e ci è negata” -, con i suoi azzurri predominanti, con l’adombrarsi delle onde che s’increspano, con le strisce di differenti colori, di diverse gradazioni, di mutevoli intensità. S’alterna il biancore delle schiume che arrivano a riva (“Blue Splash”, 2022), il moto delle acque che mescola i vari tratti, colpiti da una nuova luce o da un brillìo improvviso, inaspettato, del sole (“Vibrations”, 2025), le superfici appaiate, dove s’incrociano, in una suggestiva scala tonale, le pennellate più azzurre con quelle di un blu più imperioso, solcate qua e là da qualche tratto, ramato o aranciato, arrivato da chissà dove (“Electric Blue”, 2025), i colori pallidissimi di “Soffused Worlds” (2022).

Spiega così il suo mondo l’artista: “Le infinite sfumature del blu sono una tela su cui si dispiegano flussi di pensieri e dove le emozioni si intrecciano prendendo vita. Immaginare le infinite possibilità di intrecciare queste tonalità con frammenti di ricordi di navigazioni verso isole remote e paesaggi marini sconosciuti significa intraprendere un viaggio creativo, che fonde l’etereo con il tangibile.” Un viaggio quindi, un percorso che prende inizio da lontano, una memoria antica, che allinea tappe e risultati ogni volta diversi, laddove un mare non è eguale a un mare, ognuno possedendo una cifra precisa, un elemento, che lo rendono autonomo. Mai si ha l’impressione del déjà vu, mai chi guarda deve allontanare da sé il sospetto di un attimo di confusione. Una pittura che abbraccia pure un immaginifico – o realissimo: andiamo a sbirciare qualche pagina scritta! – mondo letterario, siano le pagine di Melville o di Conrad, di Baricco o di Ernest Hemingway, di Elsa Morante o di Raffaele La Capria, trovando chi lo vorrà un punto di riferimento nelle “Onde” di Virginia Woolf come nel vecchio gabbiano Jonathan Livingstone di Richard Bach. Potrebbe raccogliere tutte quante quelle pagine “Raccontare il mare” di Björn Larsson, pagine che raccolgono scritti e autori, narratori di distese azzurre, uno sguardo legato alle distese nordiche, al Larsson di origini svedesi: non lontano – forse – dall’universo di Gorini, che proprio a Stoccolma, nel 1996, debuttò con una sua prima personale, “Il Silenzio, L’Anima”, dove già indagava su fari e soggetti marini. Mari con le loro bellezze e i misteri, le avventure e i drammi, la serenità e la tempesta, la meraviglia e la cattura dell’attimo. Magari con il piacere di spingersi oltre, nel cuore di quelle sabbiose quanto finissime spiagge che quasi in maniera impercettibile, vasti spazi di un appartato mare del Sud del mondo, si mescolano caldamente con le prime propaggini della rena. Magari con il piacere di confondere il cielo e il mare, con tratti soffusi, rarefatti, impercettibili. Sottolinea, tra l’altro, Monia Malinpensa nella sua presentazione: “Le sensazioni cromatiche che si accendono sulla superficie della tela sono pulsanti di una naturalezza dell’immagine altamente suggestiva, in cui il racconto pittorico acquista una dimensione contemplativa e spirituale costante. Sono opere pittoriche che ci stupiscono e che emergono di un’interpretativa unica attraverso un’espressione dinamica del colore e del segno sorprendente.”

Ancora la luce nelle immagini di Fabrizio Passera – origini bergamasche, personali di notevole successo, finalista del concorso “Combat Prize 2022” e primo premio per la fotografia “La natura del Domani” alla 10a Biennale d’Arte Internazionale a Montecarlo l’anno successivo -, là dove il suo angolo di mostra si sbina, fissando da un lato, al piano superiore della galleria, dodici impressioni dell’isola di Rodi, datate 2023 (unica installazione, dodici cartoline/ricordo che poggiano su uno strato di sabbia sintetica, realissima in quelle tracce bruciate e annerite sparse qua e là, con tanto di indirizzo sul retro, ça va sans dire a Passera stesso, alleggerite da altrettanti francobolli a ricordare le bellezze dell’isola), devastata nella sua vegetazione da uno dei tanti incendi estivi. Gli alberi, ritagliati contro un anonimo cielo bianchissimo e spento, simili ad articolazioni rinsecchite e prive di vita, ritte o contorte, ancora massicce o debolissime, poggiano su una massa terrosa oscura e non più produttiva. Del tutto anneriti, sembrano scheletri, lasciati all’abbandono, esseri ormai inanimati a urlare una denuncia che forse rimarrà inascoltata, sola a esprimere tristezza e dolore, testimonianza rabbiosa, ricordi e visioni luminose di un tempo, emozioni ormai trascorse: “La fotografia di Fabrizio Passera è impegnata a valorizzare luoghi abbandonati e feriti che rinascono grazie alla forza espressiva e alla profonda umanità che l’artista ci guida a scoprire, l’origine e l’identità di un luogo ormai deserto donandone una nuova vita.”

Sono nuovi scenari quelli che si presentano a chi guarda (e con forza ammira), non soltanto la natura devastata dall’uomo ma – ancora forse maggiormente emozionanti – quelle immagini che sono al piano inferiore, di estremo rigore, di suggestioni che tendono ad accavallarsi allo sguardo, di una stupefacente immediatezza, di una tecnica ammirevole, di un eccezionale sentimento del ricordo. Di una ben augurante ricostruzione. Si tratta della serie “OW”, autentica sorgente di luce, amata, studiata, accarezzata o spinta all’eccesso, “dipinta” in quei grumi giallastri che vorrebbero donarle maggior vita, un riverbero, una istantanea presenza. Un susseguirsi di colonne a sorreggere capannoni, di arcate esplose in un ricamo di luci, esempi alti di archeologia industriale, la bellezza di certi fasci di luminosità o l’acqua che ristagnando riflette pareti e scale e ingressi ormai “délabré” o la natura che qua e là compare per riappropriarsi degli spazi perduti. Una sorta di apparizioni, una fabbrica di elettrodomestici che la crisi industriale di una parte dell’Italia – ma quei “momenti” potrebbero essere fissati ovunque – ha reso orfana di macchinari e di prodotti e di materiale umano soprattutto, presenze e ombre scomparse, vere memorie mute, testimonianza dell’animo di un artista che ha la potenza, in un unico scatto, di mostrarti quanto ci sia di Storia e di storie. O le scene, ancora, del “Cementificio”, immaginifica realtà scenografica che imprigiona in se stessa la realissima atmosfera di un tempo. E Passera, con la sua arte, spinge il visitatore alla ricerca di quel tempo perduto.

Elio Rabbione

Nelle immagini: nell’ordine, di Cinzia Gorini “So far so close”, olio su tela, 90×120 cm., 2025 e “Blue Splash”, olio su tela, 30×60 cm., 2022; di Fabrizio Passera “OW 04”, 75×120 cm., 2012 e “OW 03”, 105×105 cm., 2012.

L’Ultima Cena di Fiorenzo Faccin nella basilica di Carutapera in Brasile

Nella notte, ora italiana, è stata inaugurata a Carutapera, in Brasile, nello stato del Maranhão, la grande Ultima Cena affrescata dal maestro Fiorenzo Faccin, originario di Piobesi Torinese, classe 1953. L’opera reinterpreta il capolavoro leonardesco con luci d’ispirazione caravaggesca, e porta in basilica 13 volti di Piobesi, cittadini che lo scorso 12 febbraio si prestarono negli spazi dell’oratorio a un set fotografico per diventare i modelli della scena. Il progetto nasce dal mandato affidato a Faccin per decorare la basilica minore di San Sebastiano, elevata a tale rango nel 2021 con una grande pittura murale collocata nella cupola centrale. L’artista ha disegnato e dipinto personalmente l’intervento misurando con una semicirconferenza di circa 12 metri per 5 d’altezza. La scelta di utilizzare solo raffiguranti piobesini è stata, fin dall’inizio, una volontà di omaggiare il proprio paese d’origine, un ponte simbolico tra le due comunità. L’amministrazione comunale di Piobesi Torinese, da parte del Sindaco Fiorenzo Demichelis: “Orgoglio e sincere congratulazioni al maestro Fiorenzo Faccin per l’eccezionale risultato artistico e per aver saputo trasformare un’idea che unisce popoli e fedi. Con la sua arte, i suoi colori e i volti della nostra gente, Piobesi entra per sempre nella storia della basilica di San Sebastiano e nella memoria della comunità di Carutapera”.

Nei mesi scorsi, Faccin aveva annunciato la realizzazione  di una bozza su tela destinata a essere donata alla parrocchia di Piobesi, un ulteriore segno di restituzione alla comunità che ha partecipato al progetto.

“Ho realizzato con passione quest’opera – racconta il maestro Faccin  – e ho trovato a Carutapera una popolazione fantastica e molto accogliente, e questo non ha potuto che aiutarmi a portare a termine l’impegno con soddisfazione e meraviglia. Una bellissima esperienza poter portare le mie radici a migliaia di km da casa”.

Mara Martellotta

“Una Notte per Gaza – Voci per la Palestina” al Pala Gianni Asti

L’Associazione Radar, con il Patrocinio della Città di Torino e con l’adesione di ANPI e ARCI Torino, presenta Una Notte per Gaza – Voci per la Palestina, grande appuntamento di musica e solidarietà in programma martedì 14 ottobre 2025 al Pala Gianni Asti di Torino.

L’intero ricavato della serata sarà devoluto a Medici Senza Frontiere, organizzazione indipendente impegnata a garantire cure mediche e supporto umanitario alla popolazione civile palestinese, in particolare a Gaza, dove la situazione è ogni giorno più drammatica.

Sul palco si alterneranno alcune delle band più amate della scena torinese e nazionale, che rappresentano generazioni e linguaggi diversi ma sono accomunate da un unico messaggio di pace e fratellanza. Ci saranno i Fratelli di Soledad, storica formazione torinese che dagli anni Ottanta intreccia combat rock, ironia e impegno sociale; i The Originals, super band nata dall’incontro tra Africa Unite e The Bluebeaters, protagonisti indiscussi della scena reggae e ska italiana; i Persiana Jones, pionieri dello ska-core, conosciuti per i loro live esplosivi e travolgenti; e ancora gli Statuto, simbolo del movimento mod torinese e voce da sempre vicina ai temi di giustizia sociale e identità cittadina. Accanto a loro saliranno sul palco i Loschi Dezi, con le loro sonorità inconfondibili; i Medusa, con il loro punk-rock potente e diretto che ha segnato la scena underground; Lotta, nuova voce torinese che unisce sonorità urbane a testi di impegno civile; gli Oh Die! con Tino Paratore e Paolo Scapazzone (C.O.V. e Arturo) e Nitto dei Linea 77 alla voce e Fiori, costola dei Titor con l’intervento di Scasso dei Fratelli di Soledad al basso e alla voce.

La musica sarà accompagnata da momenti di riflessione grazie agli interventi e alla co-conduzione di Domenico Mungo – scrittore, poeta e musicista con il progetto Black Mungo – e di Elena Ruzza, attrice, autrice e attivista da sempre impegnata sui temi della memoria, della pace e contro ogni forma di discriminazione.

Una Notte per Gaza” vuole essere non solo una raccolta fondi ma anche un’occasione per Torino, città Medaglia d’Oro della Resistenza, di riaffermare la propria vocazione solidale, la sua attenzione ai diritti umani e il suo ruolo di comunità sensibile alle sfide del presente. In questi giorni, infatti, il capoluogo piemontese sta vivendo una mobilitazione crescente: cortei, presìdi e iniziative spontanee richiamano un movimento popolare sempre più ampio e rumoroso, che trova in questo concerto un momento di unione e di espressione condivisa.

Ringraziamo profondamente gli organizzatori e tutti gli artisti che saliranno sul palco prestando la loro voce non solo per sostenere la nostra azione medico-umanitaria ma anche per tenere viva l’attenzione sul dramma in corso a Gaza” – dichiara Laura Perrotta, direttrice della raccolta fondi di Medici Senza Frontiere. “Ogni singola donazione è di vitale importanza per un’organizzazione indipendente come MSF: anche un gesto semplice come partecipare a questo concerto si traduce in cure mediche e chirurgiche, assistenza pediatrica, supporto alla salute mentale e distribuzione d’acqua per la popolazione di Gaza”.

L’iniziativa sarà sostenuta anche da numerose realtà civiche e associative del territorio, tra cui Articolo 21, Acmos, Libera Piemonte, Benvenuti in Italia e Cgil Torino, che condivideranno il palco e lo spirito della manifestazione, contribuendo a rendere questa serata un grande atto collettivo di solidarietà.

I biglietti per “Una Notte per Gaza – Voci per la Palestina” sono disponibili su Ticketone e Ticket.it. L’invito è rivolto a tutta la cittadinanza: riempiamo insieme il Pala Gianni Asti, facciamo sentire forte la voce di Torino e trasformiamo la musica in un gesto concreto di pace e sostegno al popolo palestinese.