CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 81

“Marks and Traces”… come dire “Segni e tracce”

 

Torna ad esporre alla torinese Galleria “metroquadro” il giovane artista giapponese Shinya Sakurai

Fino al 22 giugno

Quando approda a Torino, è fisso di casa (artisticamente, s’intende!) alla “metroquadro” di Marco Sassone. Anche perché Marco, il più che perspicace gallerista di corso San Maurizio, ha avuto l’occhio giusto e un sottile fiuto nell’intenderne, da subito, le indubbie capacità artistiche e il giusto tratto umano, quando anni fa iniziò a seguirne le vicende creative e il percorso espositivo. Così, eccocelo di nuovo (che bello!),  con i suoi odierni “Marks and Traces”, “Segni e Tracce”, raccontati con il solito amalgama di colore – composto e scomposto – in venti opere esposte, fino a sabato 22 giugno, negli spazi della “metroquadro”, al civico 73/F di corso San Maurizio a Torino.

Giusto due anni fa, nell’aprile del 2022, visitai da Sassone la sua “Terrific Colors” o “Colori Eccezionali”, puzzles cromatici, attraverso i quali (dopo le opere cicliche “Love and Peace” e “United Colors”, titoli apertamente echeggianti alle battaglie pacifiste anni Sessanta, nonché all’Oliviero Toscani impegnato per Benetton) Shinya Sakurai intendeva “esorcizzare il lato terrifico nascosto – e sempre in agguato – della realtà”. Nato nel 1981 a Hiroshima (con a fior di pelle e in fondo al cuore quella pesante eredità “omaggiata” a tante generazioni dal terribile “mostro” atomico lanciato da cieli che ancora oggi piangono fiumi di sangue), Shinya si laurea ad Osaka in “Belle Arti” – attratto dai Maestri “concreti” del “Gutai” – e oggi si divide fra l’isola di Honshu e la nostra (ma anche sua) Torino, dove ha modo di studiare “Scenografia” all’“Accademia Albertina”, portando avanti la sua ricerca nell’ambito di un’“astrazione”, in cui s’intrecciano, con suggestive citazioni stilistiche, oriente e occidente, tradizione e contemporaneità.

Nell’attuale mostra alla “metroquadro”(che segna fra l’altro il ventennale del suo arrivo sotto la Mole), il racconto pittorico di Sakurai si fa più cupo, denso di ombre e toni grigiastri o dai blu intensi, ben lontani dalle “colorate ed iridescenti geometrie” “neo-pop” o post-moderne proprie degli anni passati. La narrazione si fa più pacata e riflessiva. Inutile tentare gli agganci, già un tempo ipotizzati, con le opere di Schifano o con i “planisferi colorati” e ai “Tutto” di Boetti. Inutile. Perché ancora sono convinto e sto con Francesco Polinel ritenere che “Shinya Sakurai assomiglia soprattutto a sé stesso”. Anni fa, esattamente come oggi. In tempi umanamente non facili e ad alto potenziale di rischio sociale e politico che “lasciano nelle sue tele – si è scritto – tracce e segni inequivocabilmente e indelebilmente densi e carichi, simboli rivelatori della complessità del presente”. Una complessità espressa, nelle più recenti opere,  attraverso il supporto (con risultati di maggior eleganza e raffinatezza, fra sfumature  di blu e oro nero) del “velluto”, superfici monocrome su cui scorrono pennellate fluide, realizzate con colori a olio, resine e colle traslucide “a formare squarci di luce e stelle abbaglianti, che illuminano ed evocano armoniose simmetrie, simboli di fiducia e speranza per il futuro”. Stelle abbaglianti, reiterate in un gioco di “arte seriale”, in cui l’oggetto perde il proprio originale significato per diventare “immagine pura”. Simbolo. Forma fine a sé stessa. E in Sakurai, ancora oggi, voce di transizione, sempre “à la recherce” di strade in discesa, verso tempi più facili e più benevoli verso la specie umana.

Gianni Milani

“Shinya Sakurai. Marks and Traces”

Galleria “metroquadro”, corso San Maurizio 73/F, Torino; www.metroquadroarte.com

Fino al 22 giugno

Orari: giov. – sab. 16/19

Nelle foto: Shinya Sakurai “Marks & Traces”, tecniche miste, 2023

“I Piaceri della campagna e della foresta” a Villa della Regina

Un concerto gratuito di “Musette di Corte” e “Corni da Caccia” con l’“Orchestra Barocca” dell’“Accademia di Sant’Uberto”

Domenica 14 aprile, ore 16,30

Siamo ancora a Torino. Strada Santa Margherita 79, Borgo Po. Prima collina torinese. Eppure già si può immaginare di sentire i piacevoli suoni “della campagna e della foresta”. Basta chiudere gli occhi o anche tenerli aperti (fate come più v’aggrada!), immergendoci nei robusti, ma al tempo stesso lievi e piacevolissimi, suoni di “Musette di Corte” e “Corni da Caccia”. Sì, è possibile. Quando? Domenica 14 aprile, alle 16,30. Dove? Niente meno che nel Salone della seicentesca “Villa della Regina” (fra le “Residenze Reali Sabaude” e dunque “Patrimonio UNESCO dell’Umanità” dal 1997), dove l’“Orchestra Barocca”dell’“Accademia di Sant’Uberto”, diretta da Alberto Conrado, si esibirà gratuitamente nel Concerto dal titolo, per l’appunto, “I piaceri della campagna e della foresta”. L’appuntamento nasce dalla collaborazione fra “Residenze Reali Sabaude” e “Ministero della Cultura” per promuovere l’arte musicale dei suonatori di “Corno da Caccia”, riconosciuta “Patrimonio Immateriale UNESCO” nel 2020, grazie a un dossierinternazionale a cui, per l’Italia, ha lavorato, da Torino, proprio l’“Accademia di Sant’Uberto”.

 

“Musette barocca” o “di corte” e “Corno da Caccia” sono i due “strumenti solisti” principali del programma. Strumenti che, nella musica francese fra XVII e XVIII secolo, evocavano la natura, la tranquillità pastorale e la caccia a cavallo con i cani da seguita, la “vènerie”.

La “Musette” è una cornamusa da concerto, frutto di complessi e raffinati miglioramenti apportati da grandi maestri in Italia e in Francia, dal Rinascimento in avanti. Persino Leonardo da Vinci consigliò d’adattare, pare, alla sacca d’aria dello strumento un “mantice”, da tenere  “sotto il braccio”, anziché fornirlo di una presa dalla bocca. Nel simbolismo dell’epoca, sul palcoscenico dell’Opera, “personificava-  si dice – l’amore, la tenerezza, l’innocenza e la pace.

Il “Corno da Caccia”, invece, nato per trasmettere segnali nella foresta, passò rapidamente alla musica d’arte, dove avrebbe comunque conservato, fino a oggi, “il valore evocativo di spazi naturali e anche pastorali”.

Il programma, che comprende partiture dove gli strumenti s’incontrano per  duettare insieme, prevede musiche di Dampierre, Michel Corette (“la Choisy”), Esprit-Phlippe e Nicolas Chédeville, quest’ultimo con la sua reinterpretazione per “Musette” dell’Estate delle “Stagioni” di Vivaldi, e la Sonata da caccia con un cornu”, prima partitura al mondo per “Corno da Caccia” e prima esecuzione assoluta dell’ “Accademia”.

Tra gli esecutori: Jean-Pierre van Hees, il celebre musicista belga (“Musette Baroque”) che già aveva suonato a “Musica a corte” alla Venaria nel 2008, Giorgio Pinai (Traversiere), agli Archi Alessandro Conrado, Paola Nervi, Clara Ruberti e Francesca Zerbo  e Matteo Cotti (Virginale).

La parte del “Corno da Caccia”, d’Orléans e Barocco,  è affidata al giovane Umberto Jiron, dell’“Equipaggio della Regia Venaria dell’Accademia”.

Nel gruppo anche quattro violini, allievi in “PCTO” (“Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento”) del “Liceo Classico Musicale Cavour” di Torino, Liceo partner della candidatura “UNESCO” del “Corno da Caccia” seguita dall’“Accademia di Sant’Uberto”, che mira infatti a promuovere tra le nuove generazioni il “Corno da Caccia”, mettendo a disposizione dei giovani talenti strumenti originali e tutor esperti per eseguire i concerti nelle “Residenze Reali Sabaude”.

 

Per info: “Villa della Regina”, Strada Santa Margherita 79, Torino; tel. 011/8195035 o www.residenzerealisabaude.com

g. m.

 

Nelle foto:

–       Villa della Regina – Esedra

–       Umberto Jiron, “Corno da Caccia”, Equipaggio della Regia Venaria

–       Jean – Pierre van Hesse, “Musette Baroque”

La primavera è a OFF TOPIC con gli eventi del mese di aprile

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È molto fitto il mese di aprile nell’hub culturale di via Pallavicino 35, fra concerti in cortile, libri, aperitalk, teatro e stand up comedy in vista della bella stagione. A OFF TOPIC è arrivata la primavera con un fitto palinsesto di appuntamenti nel cortile dell’hub culturale, e non solo, per vivere al meglio la città di Torino dal tramonto alla sera. Tra i tanti appuntamenti ricordiamo musica, teatro, presentazioni di libri e rassegne, senza dimenticare gli aperitivi del bistrò, pronto ad accogliere il pubblico tra golose proposte gastronomiche.

Giovedì 18 aprile, alle ore 21, torna The Nerve, che porta a Torino l’intrattenimento queer e crea uno spazio sicuro per esprimere la propria arte in ogni forma, dal drug al queen o King, alla danza, al circo, al canto e al burlesque. The Nerve dà spazio a ogni forma d’espressione che senta l’esigenza di raccontare qualcosa, ed è il primo cabaret queer di Torino.

Venerdì 19 aprile torna l’appuntamento con “Senti chi parla”, il formato dedicato ai libri e ai podcast insieme all’autore Matteo Saudino e gli esperti di filosofia Lucilla Moliterno e Stefano Tancredi, che presenteranno “Star Wars e la filosofia”. In una galassia lontana, ma forse più vicina di quanto immaginiamo, può accadere che l’universo di Star Wars, costellato di innumerevoli mondi e abitato da personaggi indimenticabili, incontri l’altrettanto vasto terreno della filosofia, un firmamento popolato da pensatori e visionari in grado di rivelare mondi ignoti all’umanità. In 9 capitoli ispirati alla saga di George Lucas, l’autore Matteo Saudino e gli esperti Lucilla Moliterno e Stefano Tancredi, esplorano I più affascinati sistemi e concetti di pensiero. In questo formidabile itinerario galattico, scopriremo che la filosofia può essere una meravigliosa compagna di viaggio e una bussola infallibile per orientarci nelle piccole e grandi questioni della vita. In Star Wars e la filosofia, i personaggi si confrontano con i filosofi e le più importanti tematiche del pensiero. Prenotazione consigliata su whatsapp al numero 388 4463855.

Sempre venerdì 19, alle 21.30, si prosegue con il live degli Atlante, un trio di stampo alternativo rock, nato a Torino nel 2016. Dopo sei anni di carriera, costellati anche dalla produzione a distanza di Crociate, pubblicate il 29 maggio 2020 durante il periodo di quarantena, il gruppo torna in studio per comporre il terzo disco, la cui uscita sarà prevista per l’autunno 2024.

Imperdibili gli appuntamenti del Torino Jazz Festival, che fa tappa a OFF TOPIC giovedì 25 aprile alle ore 19, con Gian Marco Syncotribe Quintet. In questo quintetto emerge il lato più eclettico del lavoro compositivo del sassofonista e leader Maurizio Giammarco, autore di brani in cui la scrittura va a integrarsi in una narrazione musicale multidirezionale.

Gli appuntamenti del Torino Jazz Festival terminano martedì 30 aprile alle 23 con TUN (Torino Unlimited Noise), trio formato da Gianni Denitto, Fabio Giachino e Mattia Barbieri, che supera i confini del genere, fondendo i ritmi techno con il Jazz. Nel 2022 hanno suonato per Eurovision Stage.

 

Mara Martellotta

Le fantasie del palcoscenico più che un testo che a tratti gira a vuoto

Sino a domenica all’Alfieri “Il Calamaro gigante”

Capita a volte che, in una sera a teatro, il (nuovo) testo con cui ti dovrai confrontare non funzioni. O funzioni ansimando, incespicando, mostrando qua e là delle falle che ne oscurano lo svolgimento e ne frenano il ritmo.

 

Capita che si abbia la tentazione di abbandonarlo per trovare rifugio in quanto da esso nasce e gli sta intorno, ben più solido, per trovare un divertimento e il culto del fantastico nella cornice, nella bravura degli interpreti e in quella assai maggiore di quanti li affiancano, nella bellezza delle scenografie montate a vista, in tutto un mondo d’immaginazione che merita l’applauso incondizionato e viaggia a piacere per conto proprio. Capita questo nel “Calamaro gigante” visto in un teatro Alfieri stracolmo la sera della prima (tre soltanto le repliche torinesi), tratto dal romanzo omonimo di Fabio Genovesi che con gli interpreti Angela Finocchiaro e Bruno Stori ha curato la stesura teatrale, per la regia eclettica e da fuochi d’artificio di Carlo Sciaccaluga.


Siccome siamo a metà strada tra l’autobiografia impregnata di sorrisi e tanti dubbi e quel versante di immaginazione che s’è detto e che più non potremmo pretendere, ecco che l’Angela – l’Angelina per tutti – si ritrova un bel giorno in una coda di macchine, intrappolata senza pietà sulla A1, mentre se ne dovrebbe correre ad una doverosa cena d’ufficio – è una vita che vive tra i moduli assicurativi e le clausole e le postille -, circondata da quegli sfaccendati e goduriosi che se ne vanno giù al mare, imprecando contro loro e pure contro il mare: fino a che un’onda anomala capitata da chissà dove la investe e la catapulta, stravolgendole l’esistenza parecchio piatta, in un mondo sconosciuto e azzurro, fatto di acqua e di onde grame, di vortici che ti tirano giù, di sapientoni in giro per il mondo come questo tal Monfort che arriva da un’altra nazione e da un altro secolo, sperduto lui pure, di un tal don Francesco Negri, parroco ravennate e seicentesco partitosene per il Polo Nord come il piccolo Tommy Piccot bullizzato dai colleghi più vecchi che sarà l’unico ad affrontare un nuovo mostro per offrirlo in pasto ai grandi studiosi, di tentacoli lunghissimi mai visti che sono gli abbracci funesti del Calamaro gigante, di tempeste e di isole riparatrici, di monasteri di frati che religiosamente accolgono ma fino ad un certo punto, di un continuo lavorìo di sartìe e di vele che giocano con la narrazione delle vicende. Acqua, mare, onde, avventura, orribili creature, in un panorama che è pronto a farci venire alla mente i capolavori di Melville e di Hemingway: ma siccome siamo anche nella pianura lombarda, nell’infanzia poco felice dell’Angelina, nei sogni e nelle paure, magari a ridosso di qualche incubo, nel ritrattino di una nonna che comunica a cena con il consorte ormai scomparso o nelle visite strambe di un circo che un genitore fa fare alla ragazzina che quel circo non lo ha mai visto, ecco che tutto si sovraccarica, si confonde, facendo spazio a dei grumi narrativi che a fatica s’amalgamano con il racconto fantasioso che sta sempre più prendendo corpo. E allora “Il Calamaro gigante” a tratti gira a vuoto, si fa lento, s’appiattisce, annoia anche, non focalizza, mentre al contrario dovrebbe ancor più – in quella spinta verso il coraggio e la realizzazione dei propri sogni – dare libero sfogo a quanto di fantasioso già mette in campo.

Angela Finocchiaro, con quella sua recitazione stralunata che le conosciamo, attraversa lo spettacolo con sicurezza, bel motivo di risate in un pubblico quantomai divertito (ma quanto non mi è arrivato delle battute sarà a causa del mio udito ormai bisognoso delle cure di un otorino o di certi sussurri esagerati di cui nello spazio ampio dell’Alfieri bisognerebbe tenere conto?) e Bruno Stori la segue a ruota nel divertimento. Ma – dicevamo – sono le scene di Anna Varaldo e l’uso che la scenografa fa del materiale che ha a disposizione a stupire, quei velari che salgono e s’abbassano facendosi oceani e ambienti chiusi, a stupire ad ogni istante; come la ricchezza del fondale dove si disegnano umani e mostri (a Robin Studio si devono i video). Eccezionali senza se e senza ma gli otto ragazze/ragazzi che di volta in volta si fanno operatori di scena, mimi, cantori e acrobati, artefici di ombre cinesi con i loro corpi che diventano barche con le persone a bordo. L’occhio si posa su di loro: manca purtroppo troppo spesso quel cardine che è la parola scritta.

Elio Rabbione

Nelle immagini, alcuni momenti dello spettacolo.

Nella fortezza del Conte, il signore del Monferrato

Una domenica al castello del conte Calvi di Bergolo. Il proprietario, il conte Niccolò in persona, ci ospita nella sua dimora del Trecento tra torri, merli, fossati, scuderie e un vasto parco di 25 ettari con alberi secolari. Siamo a Piovera, piccolo comune di quasi 800 abitanti nelle campagne di Alessandria, un borgo rurale a una ventina di chilometri dal capoluogo.
È nato come fortezza per difendere il territorio circostante nel XIV secolo su antichi accampamenti di origine romana e longobarda e sui resti di un convento forse templare. E qui inizia la sua lunga storia, una storia piena di fascino e bellezza. É un complesso fortilizio a ferro di cavallo, con torri ovali e due massicce torri quadrangolari, difeso da un fossato, un tempo pieno d’acqua, e da una cinta muraria. Diventò una fortezza poderosa per mano dei Visconti di Milano e sotto i Balbi, potente famiglia genovese che lo acquistò nel Seicento, l’edificio fu trasformato in una residenza nobiliare alla fine del 1800. Oggi è proprietà del conte Niccolò Calvi di Bergolo che con la moglie Annamaria e il figlio Alessandro lo ha acquistato dai cugini Doria-Odescalchi, ultimi eredi dei Balbi. Il maniero è passato indenne sotto diverse dominazioni.
Dopo i Visconti il castello passò agli spagnoli e ai francesi, fu residenza dei Savoia fino a giungere nel Seicento nelle mani della nobile famiglia dei marchesi Balbi di Genova che diedero un doge alla Superba e che ebbero rapporti d’amicizia e di interesse con Napoleone. I Balbi lo trasformarono in una signorile e romantica residenza di campagna. Gli ultimi proprietari, i Doria Odescalchi, cedettero la proprietà a un cugino, il conte Niccolò Calvi di Bergolo che dal 1967 custodisce questo antico gioiello aprendolo ai visitatori. È interamente visitabile, dal salone degli stemmi alla biblioteca, dalle stanze da letto con arredi di gusto Barocco ai bagni di un tempo, passando per corridoi animati da manichini con abiti d’epoca, dalle cantine storiche al singolare e sorprendente museo degli antichi mestieri, dalla sala delle carrozze alle antiche scuderie. Non mancano le opere del conte, pittore e artista, che tiene lezioni di “arte creativa”. Il magnifico parco è un posto ideale per chi cerca un’oasi di pace dove trascorrere una piacevole giornata festiva mentre il Giardino all’inglese è una location per eventi di vario tipo. Il castello, aperto al pubblico da aprile a ottobre con visite guidate nella dimora e nella fattoria didattica, si trova a 5 chilometri dall’uscita di Alessandria est della Torino-Piacenza, dista circa un’ora e 20 minuti di auto da Torino e una ventina di minuti da Alessandria. Per informazioni sulle aperture del castello di Piovera: tel. 346 2341141, info@castellodipiovera.    
Filippo Re

“Dialoghi tra Prosa e Poesia – Safari con il Signor K.”

I Dialoghi tra Prosa e Poesia nel mese di aprile presso Diagon Hall vertevano sul “Safari con il Signor K”

Si è svolto mercoledì 10 aprile scorso, presso gli spazi di DiagonHall in via San Domenico 47, a Torino, il quinto incontro di “Dialoghi tra Prosa e Poesia – Safari con il Signor K.”, format letterario ideato dal poeta e editore Gian Giacomo Della Porta e dall’autore Jacopo Marenghi, e dedicato allo scrittore Franz Kafka nel centenario della sua scomparsa.

È stato un viaggio tra gli animali protagonisti dei suoi racconti più significativi, ognuno dei quali simbolo di precise condizioni umane e culturali legate anche al mondo ebraico. Durante l’incontro si sono alternati la scimmia di “Una relazione accademica”, simbolo della difficoltà del popolo ebraico di potersi esprimere, dovendo spesso introiettare le differenti culture dei popoli che lo hanno ospitato; gli sciacalli protagonisti di “Sciacalli e arabi”, esseri spettrali che si muovono nel deserto e che rappresentano a loro volta le ombre dell’intimità umana, oltre alla condizione del vissuto ebraico; l’essere ibrido tra uomo e animale, protagonista del racconto “La tana”, in cui la costruzione di quest’ultima è rappresentazione della paura di un nemico, la cui presenza viene soltanto percepita, e della solitudine di ogni profeta.

Gli animali di Kafka riflettono le nostre ombre più istintive e feroci e, contemporaneamente, la nostra quotidiana tensione verso la razionalità e poesia. Nelle opere kafkiane, gli animali esplorano i territori reconditi dell’animo umano e parlano chiaramente di un Nemico da cui si sentono minacciati.

L’incontro ha fatto luce su un Kafka intimistico, simbolistico e visionario, tra i pochissimi a presagire la tragedia della seconda guerra mondiale, e a un secolo dalla sua morte ancora profondamente attuale.

La partecipazione del pubblico è stata numerosa e i Dialoghi tra Prosa e Poesia si sono confermati come un format vincente dal punto di vista divulgativo e letterario.

Lo spazio Diagon Hall ospita un mercoledì al mese i Dialoghi tra Prosa e Poesia, incontri letterari ogni volta basati su temi differenti. Da dicembre 2023, fino a oggi, i temi trattati sono stati quella della Ferrovia, degli Spiriti del Mare, delle Isole e degli animali di Kafka.

 

Mara Martellotta

Fabio Banfo in “Patria. Il paese di Caino e Abele”

Sabato 13 aprile alle 21

LA STORIA D’ITALIA DAL DOPOGUERRA A OGGI SUL PALCO DELLO SPAZIO KAIROS

La storia d’Italia dal dopoguerra ai giorni nostri vista attraverso gli occhi di due fratelli che hanno misteriosamente incrociato gli eventi più sanguinosi della storia italiana: le stragi, i golpe, il terrorismo, le lobbY, le mafie, i servizi segreti. E’ uno spettacolo particolarissimo quello proposto sabato 13 aprile alle 21 sul palco dello Spazio Kairos, via Mottalciata 7, per la stagione “Riflessi” organizzata da Onda Larsen: si tratta di “Patria. Il paese di Caino e Abele”, di e con Fabio Banfo, coproduzione Centro teatrale MaMiMò (RE) e Eco di Fondo (MI) per la regia di Giacomo Ferraù.

Il pubblico in sala potrà fare un viaggio in quelle verità sulle stragi che sono state dimenticate, occultate, cancellate nella storia recente del nostro paese e che hanno ancora un profondo seppur spesso invisibile riflesso sul tempo in cui viviamo. Il testo intreccia tutte quelle vicende che hanno contribuito a fare dell’Italia dei nostri nonni, il paese che lasceremo ai nostri figli.  E’ un racconto, quello dell’Italia, inevitabilmente tragicomico, dove le memorie degli eroi e quelle dei malvagi, si mescolano indissolubilmente come le storie dei nostri due fratelli.  Una biografia famigliare che finisce per diventare la biografia di una nazione.

La storia
I fatti vengono rivisti attraverso gli occhi di un personaggio bianco, un idiota Dostoevskiano che tutti considerano lo scemo del villaggio. Lui, da quando ha battuto la testa da piccolo forse per colpa del fratello, viene chiamato Abele; cerca spasmodicamente tracce del fratello Caino scomparso in un attentato ferroviario (la strage dell’Italicus). La vita di questo microcosmo, di questo piccolo paese che si chiama Patria e che rappresenta nelle sue dinamiche l’intera Italia, scorre inesorabilmente verso una fine lenta e pietosa, indifferente ai suoi figli che vanno e vengono, nascono sempre meno e muoiono sempre di più.

Fabio Banfo, nello spettacolo, interpreta 15 personaggidifferenti, dando voce agli abitanti del Paese che diventano metafora dei costumi e delle ideologie dell’Italia degli anni ’70 e ’80 che hanno segnato il nostro presente.

 

NOTE DI REGIA

BUM.

ABELE: Ci sono esplosioni che durano poco. Altre che durano una vita intera. Dicono che L’intero Universo è nato da un’esplosione. Ma era sicuramente più forte della mia. La mia era un’esplosione da niente. È durata il tempo di ricordarmi tutto. Di ricordarmi com’era non essere scemo. E della vita che è passata tra l’esplosione dell’inizio e quella della fine. E tutte le esplosioni che ci sono state in mezzo come i tuoni, gli aerei che superavano la barriera del suono, e le bombe che sventravano cose e le persone creando vuoti immensi come le galassie e i buchi neri che vi stanno al centro. Dalla goccia di seme che ha acceso la mia luce, alla scintilla che la spegnerà. La storia della mia vita. La storia del mio paese. Stanno tutte dentro un bum, come chiuse in una bolla di sapone. Non era una gran vita, non era un gran paese. Ma era la mia, la nostra Patria. E adesso non c’è più. Adesso non ci siamo proprio più…

PATRIA è la storia italiana degli anni di piombo anni vista attraverso gli occhi di un personaggio bianco, un idiota Dostoevskiano che tutti considerano lo scemo del villaggio. Lui, da quando ha battuto la testa da piccolo forse per colpa del fratello, viene chiamato Abele; cerca spasmodicamente tracce del fratello Caino scomparso in un attentato ferroviario (la strage dell’Italicus). Forse il fratello però non è morto, sopravvissuto e misteriosamente non dà notizie di sé. Forse è addirittura un terrorista. Forse un mafioso. Forse è implicato talmente a fondo nelle efferate vicende raccontate da dover scomparire per forza. O forse è semplicemente morto come tanti in una dei mille misteri rimasti senza risposta di quegli anni incredibili. La vita di questo piccolo microcosmo, di questo piccolo paese che si chiama Patria e che rappresenta nelle sue dinamiche l’intera Italia, scorre inesorabilmente verso una fine lenta e pietosa, indifferente ad i suoi figli che vanno vengono, nascono sempre meno e muoiono sempre di più. Come dice il testo, una vita che può essere contenuta all’interno di una sola esplosione, di una bolla. Così lavora la scenografia nella realizzazione di un unico spazio stretto a un gusto come un paese che vuole assolvere sé stesso la funzione di un’intera Nazione.

 

Spazio Kairos è via Mottalciata 7.
Intero 13 euro. Ridotto (ex allievi Scuderia Onda Larsen, Over 65, studenti universitari) 10 euro.
Ridotto speciale (allievi Scuderia Onda Larsen 23/24, under 18 e disabili) 6 euro.
Biglietti online su: www.ticket.it. Necessaria la tessera Arci. Info: biglietteria@ondalarsen.org

Attraverso le canzoni e la danza la nostra storia: e non soltanto

Sabato e domenica sul palcoscenico del Gioiello

Fu un bel momento di cinema, godibilissimo, quel “Ballando ballando” che nel 1983 Ettore Scola diresse sotto i triplici colori dell’Italia, della Francia e dell’Algeria e che andò a rappresentare quest’ultima agli Oscar. Quattro David di Donatello nell’anno successivo (tra cui spiccano le musiche di Vladimir Cosma e Armando Trovajoli, chiaramente miglior film e Scola miglior regista), tre César oltralpe e ancora Cosma e Scola e miglior film, per concludere certo non in ultima posizione la prestigiosa miglior regia a Scola al Festival di Berlino di quello stesso anno. Tutto derivato da quel “Le Bal” inventato da Jean-Claude Penchenat con il Théatre du Campagnol, oggi con un sottotitolo che suona “L’Italia balla dal 1940 al 2001”, dallo scoppio del secondo conflitto mondiale all’annus horribilis delle Torri Gemelle, ripreso da Giancarlo Fares, tra gli interpreti oltre a curarne la regia. Con lui sul palcoscenico del Gioiello (repliche sabato 13 alle ore 21 e domenica 14 alle ore 16) Sara Valerio e dieci compagni di viaggio attori/ballerini pronti a dare il via alle danze.

Tutto si svolge in una balera, uomini e donne a incontrarsi per incollarsi in una danza dopo l’altra, per uno spettacolo dove la musica si fa drammaturgia per attraversare un lungo periodo di Storia e accompagnare il pubblico in un susseguirsi di vitalità e di emozioni, dall’alba al tramonto, dalla guerra alla pace, dal pianto al riso, dal dolore all’amore. Una musica che attraversa le giornate e le notti, le anime e i cuori, che arriva in discoteca, che si perde per le strade, che coinvolge nella diversità degli abiti, delle mode, delle note tutti quanti, un interminabile viaggio che attraversa gli anni bui della guerra e la felicità e la spensieratezza della liberazione, la ricostruzione e il boom economico, le lotte di classe, le tragedie della divisione, le droghe e il degrado, la paura dell’undici settembre, la riconquista dei valori, i tanti cambiamenti della vita quotidiana, le migrazioni verso il nord, il cibo e l’allegria, i cambiamenti e le nuove affermazioni di idee e di esseri umani, il modo di esprimere le proprie emozioni.

Uno spettacolo tutto speciale, assolutamente da vedere. È un’esplosione d’allegria questa colonna sonora che unicamente fuoriesce dal palcoscenico per spandersi in sala, per coinvolgere e appassionare, essa, unicamente, bandito ogni dialogo tra i vari protagonisti. Un fiume di note, con smagliante originalità, un filo rosso di musica magnificamente distribuita nei vari decenni a unire tutto quanto lo stivale, un susseguirsi di atmosfere sulle note che appartengono alla nostra memoria. Sono le canzoni di Claudio Villa e Domenico Modugno, di Celentano e Gino Paoli e Morandi, di Mina insuperata e insuperabile, della Pavone e della Carrà, le musiche dei Pink Floyd e dei Rolling Stone, i ritmi di Gloria Gaynor e la disco music, le nuove forme d’intrattenimento all’orizzonte. Sono le musiche che ti hanno conquistato e continuano a conquistarti, che ricreano ricordi ed empatie e unioni che raccolgono attorno a sé, ancora una volta, le tante anime di un popolo. Un consiglio che ripetiamo: assolutamente da non perdere.

e. rb.

Nelle immagini di Giulia Baresi e Damiano Sordi, alcuni momenti dello spettacolo.

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

Dune – Parte 2 – Avventura/Fantascienza. Regia di Denis Villeneuve, con Timothée Chalamet, Zendaya, Josh Brolin, Charlotte Rampling e Christopher Walken. Il mitico viaggio di Paul Atreides quando si unisce a Chani e ai Fremen: è sul sentiero di guerra per vendicarsi dei cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia. Di fronte a una scelta tra lamore della sua vita e il destino delluniverso conosciuto, Paul si sforza di prevenire un terribile futuro che soltanto lui può prevedere. Durata 166 minuti. (Ideal, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

E la festa continua! – Commedia drammatica. Regia di Robert Guédiguian, con Ariane Ascaride, Jean Pierre Darroussin e Robinson Stévenin. Rosa è il cuore e l’anima del quartiere popolare della vecchia Marsiglia in cui vive. Essa divide la propria energia che non conosce limiti tra la sua numerosa famiglia, estremamente unita, il lavoro di infermiera e il suo interesse politico nei confronti delle persone più bisognose. Ma con l’avvicinarsi della pensione le sue illusioni cominciano a vacillare. Sostenuta dalla vitalità delle persone che le sono accanto e dall’incontro con Henri, si rende conto che non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni, sia politici che personali. Durata 106 minuti. (Nazionale anche V.O.)

Estranei – Fantasy/Drammatico. Regia di Andrew Haigh, con Andrew Scott, Paul Mescal, Claire Foy e Jamie Bell. Una notte, nel suo condominio quasi vuoto nella Londra contemporanea, Adam ha un incontro casuale con un misterioso vicino di casa, Harry, che spezza il ritmo della sua vita quotidiana. Mentre si sviluppa una relazione tra i due, Adam è ossessionato dai ricordi del passato e si ritrova attratto nella città di periferia in cui è cresciuto e nella casa dinfanzia in cui i suoi genitori sembrano vivere, proprio come il giorno della loro morte, trentanni prima. Estranei” è stato designato Film della Critica dal SNCCI con la seguente motivazione: Raccontando il tormento interiore per la perdita dei genitori e la scoperta della propria omosessualità, Adam cerca una riappacificazione con se stesso, la famiglia e il mondo, attraverso la conoscenza di Harry. Haigh si conferma eccelso narratore contemporaneo dei sentimenti, grazie a una ricognizione spettrale dei protagonisti e un senso smisurato di perdizione tra sensi di colpa e amori tragici. Un film impalpabile sul dolore inconsolabile, dove la realtà perde i propri confini e il pensiero si fa immagine. Durata 106 minuti. (Ambrosio sala 2 V.O.)

Ghostbusters – Minaccia glaciale – Fantasy. Regia di Gil Kenan, con Mckenna Grace, Finn Wolfhard, Paul Rudd e con Bill Murray e Dan Aykroyd. Come dire che le avventure degli acchiappafantasmi non finiranno mai, ricordi e successi e incassi da favola lo impongono. Ai giorni nostri, ecco che la famiglia Spengler lascia i campi dell’Oklaoma per tornare là dove tutto ha avuto inizio, ovvero quella caserma newyorkese dei vigili del fuoco che già fu il centro delle operazioni per contrastare gli invadenti spiritelli. Gli antichi acchiappafantasmi sono forti di un laboratorio in cui hanno sviluppato la loro personale ricerca sui fantasmi e sul paranormale: ma alla comparsa di una antica sfera di cristallo che minaccia di ghiacciare completamente la Grande Mela, ecco che il vecchio e il nuovo gruppo dovranno unire le proprie forze e salvare la città e il mondo dall’irruzione di una nuova era glaciale. Durata 115 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Gloria! – Drammatico. Regia di Margherita Vicario, con Galatea Bellugi, Carlotta Gamba e Veronica Lucchesi (La rappresentante di Lista), Paolo Rossi e Elio (delle Storie Tese). A Venezia, verso la fine del Settecento, in un collegio femminile, vive Teresa, una giovane di talento visionario che, insieme ad un gruppetto di straordinarie musiciste, scavalca i secoli e sfida i polverosi catafalchi dell’Ancien Régime inventando una musica ribelle, leggera e moderna: il pop! Durata 100 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

May December – Drammatico. Regia di Todd Haynes, con Natalie Portman, Julienne Moore e Charles Melton. Elizabeth è un’attrice di successo che si trasferisce temporaneamente a casa di Grace Atherton-Yoo, la donna che dovrà interpretare in un biopic. Anni prima Grace si era trovata al centro di uno scandalo di cui avevano parlato tutti i mass media: moglie e madre esemplare in una cittadina del sud degli Stati Uniti, a 36 anni aveva iniziato una relazione extraconiugale con Joe Yoo, un tredicenne di origine coreana. La relazione era uscita allo scoperto e Grace aveva lasciato marito e figlio per vivere alla luce del sole la sua storia con Joe, sfidando la disapprovazione dell’ex marito e del figlio, nonché della comunità di Savannah. Joe e Gracie si erano sposati, avevano avuto tre figli e avevano continuato a vivere nella loro cittadina proclamando il loro amore. L’arrivo di Elizabeth però farà da cartina di tornasole di tutti i problemi rimossi da Grace, che sfoggia un sorriso costante e un’inesauribile capacità di apparire indenne da quello scandalo. Il film è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Tra segreti e bugie, realtà e finzione, amori e tradimenti, passati ingombranti e presenti instabili, Todd Haynes traccia una sfida tutta al femminile, che riflette un gramma intenso e ambiguo, in un gioco morbosamente intrigante di specchi e sovrapposizioni, tra una donna dal passato ritenuto scandaloso e una famosa attrice che deve interpretarla in un prossimo film. Moore e Portman al meglio in una tensione sospesa, dove il meccanismo dell’immedesimazione mostra il suo ruolo perverso.” Durata 113 minuti. (Nazionale sala 2 e sala 4 V.O.)

I misteri del bar Etoile – Commedia, poliziesco. Di e con Dominique Abel e Fiona Gordon, e con Philippe Martz. L’ex attivista Boris lavora in incognito come barista all’Etoile Filante. Ma una delle sue vittime lo identifica e reclama vendetta. La comparsa di un sosia, il solitario Dom, sembra fornire a Boris, alla sua ingegnosa compagna Kayoko e al loro fedele amico Tim un perfetto piano di fuga. Non hanno calcolato però la ex moglie di Dom, una sospettosa detective che si mette sulle loro tracce. Durata 94 minuti. (Romano sala 1)

Monkey Man – Drammatico, azione. Regia e con Dev Patel. Kid è un giovane lottatore, gli incontri si svolgono in un circuito di scommesse clandestine. Il ragazzo ha origini umili, proviene dalla campagna e nei combattimenti ricopre il suo viso con una maschera di scimmia, ispirandosi al dio Hanuman, immagini di quelle doti di forza e saggezza a cui Kid s’ispira. Quei combattimenti sono altresì il mezzo per vendicare l’uccisione della propria madre ad opera di persone che sconvolgono la città attraverso una speculazione edilizia che ha ormai messo radici indistruttibili. Un mondo che Kid deve affrontare, per poter portare a compimento la propria vendetta. Durata 113 minuti. (The Space Torino, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

Past Lives – Commedia. Regia di Celine Song, con Greta Lee, Teo Yoo e John Magaro. Na-young e Hang-seo sono fidanzatini ai tempi della scuola ma i genitori di Na-young devono trasferirsi da Seoul a New York. Da questa dolorosa separazione trascorrono dodici anni, dopo i quali Na-young, che ora si chiama Nora, e Hang-seo riescono a ritrovarsi e a comunicare via Skype. Di fronte allimpossibilità di incontrarsi nello stesso luogo, Nora sceglie di interrompere la relazione a distanza e concentrarsi sulla propria carriera di scrittrice nella metropoli americana. Dopo altri dodici anni, Hang-seo vola a New York per vedere Nora. Durata 93 minuti. (Nazionale sala 4)

Povere creature! – Commedia fantastica. Regia di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone, Mark Ruffalo e Willem Defoe. Tratto dal romanzo dello scrittore Alasdair Gray, il film – candidato con undici candidature ai prossimi Oscar e Leone doro a Venezia – è la storia dello scienziato God, deformato nel fisico e sfigurato nel volto, inviso a tutti e considerato pazzo per gli esperimenti che conduce, e di Bella, morta suicida, che lui riporta in vita, immettendole il cervello del feto che la ragazza aveva dentro di sé. Bella un giorno imparerà a leggere e a scrivere come pure una propria vita sessuale che la spingerà a seguire un giovane avvocato in un lungo viaggio: mentre costui avrà la peggio da quella convivenza, Bella la userà per ribadire a tutti la propria libertà e quella totale emancipazione che altri hanno cercato di cancellarle. Vincitore di quattro premi Oscar, tra cui migliore attrice protagonista a Emma Stone. Durata 141 minuti. (Greenwich Village)

Priscilla – Drammatico. Regia di Sofia Coppola, con Cailee Spaeny e Jacob Elordi. Quando l’adolescente Priscilla Beaulieu incontra a una festa Elvis Presley, l’uomo, che è già una superstar del rock’n’roll, nel privato le si rivela come qualcuno di completamente diverso: un amore travolgente, un alleato nella solitudine e un amico vulnerabile. Attraverso gli occhi di Priscilla, Sofia Coppola ci racconta il lato nascosto di un grande mito americano, nel lungo corteggiamento e nel matrimonio turbolento con Elvis. Una storia iniziata in una base dell’esercito tedesco e proseguita nella sua tenuta da sogno a Graceland. Una storia fatta di amore, sogni e fama. Durata 113 minuti. (Massimo V.O., Nazionale, Uci Moncalieri)

La sala professori – Drammatico. Regia di Ilker Çatak, con Leonie Benesch. Quando uno dei suoi studenti viene sospettato di furto, linsegnante Carla Nowak decide di andare in fondo alla questione. Stretta tra i suoi ideali e il sistema scolastico, le conseguenze delle sue azioni minacciano di distruggerla. La sala professori” è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: Nel microcosmo di una scuola tedesca a tolleranza zero, il regista mostra come la democrazia, nellillusorio tentativo di risolvere un banale caso, finisca con lo stravolgere privacy, libertà, dignità delle persone e soprattutto la ricerca della verità. Lo sguardo accusatorio di una webcam finisce col destabilizzare una situazione sotterraneamente già nervosa, mettendo in crisi indagini e relazioni, dove tutti, insegnanti, studenti e genitori, escono sconfitti. Durata 90 minuti. (Romano sala 3)

Tatami – Drammatico. Regia di Zahra Amir Ebrahimi e Guy Nattiv, con Arienne Mandi. Nella Georgia di oggi si svolgono i campionati mondiali di judo, vi partecipa anche Leile Husseini, proveniente dall’Iran, il suo stato è eccellente, si impone sulle avversarie e la conquista della medaglia d’oro pare essere più che vicina. La famiglia e la sua coach tifano per lei. Ma c’è la possibilità che nella finale Leile debba confrontarsi con un’atleta israeliana e la cosa non è affatto gradita alla Repubblica islamica. Le impongono di ritirarsi dalla competizione, fingendo un infortunio. Ma Leile è di parere diametralmente opposto. Durata 105 minuti. (Massimo sala Cabiria anche V.O.)

Il teorema di Margherita – Drammatico. Regia di Anna Novion, con Ella Rumpf e Julien Frison. Margherita è una brillante studentessa di matematica, a detta di tutti con uno splendido futuro davanti a sé. Sta preparando con soddisfazione una tesi che dovrà presentare ad un gruppo di studio: ma nel giorno della presentazione, un errore rimette in forse tutte le sue certezze e soprattutto quel futuro. Accanto a lei c’è il suo professore, che la considera come un punto fermo della sua vita, abbastanza scialba, ma che forse dalla sua studentessa avrà l’ennesima delusione. Durata 112 minuti. (Centrale anche V.O., Fratelli Marx sala Harpo)

La terra promessa – Drammatico. Regia di Nikolaj Arcel, con Mads Mikkelsen e Amanda Collin. 1775, Il capitano Ludvig von Kahlen, dopo aver combattuto per molti anni nellesercito, una volta in congedo dopo la fine della guerra, decide di realizzare un progetto che sembra una pura e semplice utopia. Lidea è quella di rendere coltivabile la brulla e arida brughiera che copre una vasta area del Paese. Gli viene concessa la possibilità solo perché non chiede finanziamenti immediati ma solo un titolo nobiliare e dei diritti di proprietà qualora limpresa avesse buon esito. Non sa che ad attenderlo c’è un nobile latifondista privo di qualsiasi senso morale che si ritiene, senza averne alcun diritto, proprietario del terreno. Durata 120 minuti. (Classico, Greewich Village sala 3)

The Holdovers – Commedia drammatica. Regia di Alexander Payne, con Paul Giamatti, Dominic Sessa e DaVine Joy Randolph. Natale 1970. Un solitario quanto bisbetico insegnante di una scuola del New England è costretto a rimanere nellistituto, durante le vacanze natalizie, con uno studente la cui madre ha deciso allultimo di partire per le vacanze con il suo nuovo marito e con la capocuoca che ha perso da poco tempo il figlio, caduto in Vietnam. I primi tempi di convivenza sono tuttaltro che facili; ma a poco a poco, affrontando sentimenti e dolori, ricordi del passato fino a quellistante messi da parte, i tre sapranno riconciliarsi con le proprie esistenze. Oscar migliore attrice non protagonista, meritatissimo, a DaVine Joy Randolph. Durata 90 minuti. (Greenwich Village sala 2)

Un mondo a parte – Commedia. Regia di Riccardo Milani, con Antonio Albanese e Virginia Raffaele. Per il maestro elementare Michele Cortese sembra aprirsi una nuova vita. Dopo 40 anni di insegnamento nella giungla romana, riesce a farsi assegnare all’Istituto Cesidio Gentile detto Jurico: una scuola composta da un’unica pluriclasse, con bambini dai 7 ai 10 anni, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo. Grazie all’aiuto della vicepreside Agnese e dei bambini, supera la sua inadeguatezza metropolitana e diventa uno di loro. Quando tutto sembraandare per il meglio però, arriva la notizia che la scuola, per mancanza di iscrizioni, a giugno chiuderà. Inizia così una corsa contro il tempo per evitarne la chiusura in qualsiasi modo. Durata 90 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, Fratelli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 1, Reposi sala 2, Romano sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Zamora – Commedia. Regia di Neri Marcorè, con Alberto Paradossi, Marta Gastini, Giovanni Storti, Giacomo Poretti e Neri Marcorè. Il trentenne Walter Vismara ama condurre una vita ordinata e senza sorprese: ragioniere nell’animo prima ancora che di professione, lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano. Da un giorno all’altro la fabbrica chiude e il Vismara si ritrova suo malgrado catapultato in un’azienda avveniristica della vitale e operosa Milano, al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto. Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (termine coniato da Gianni Brera) e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati. Walter, che il calcio non lo sopporta, si dichiara portiere solo perché è l’unico ruolo che conosce. È costretto a giocare per non perdere l’impiego e oltre alla valanga di gol che subisce deve sottostare agli sfottò dei colleghi. Durata 90 minuti. (Eliseo, Ideal, Reposi, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

La zona d’interesse – Drammatico. Regia di Jonathan Glazer, con Christian Friedel e Sandra Hüller. Una casa confortevole, un ampio giardino in cui invitare gli amici per un rinfresco, i bambini a cui accudire, i pettegolezzi con le amiche, le gite al lago: ma anche un alto muro grigio che divide quella confortevole casa e quella famiglia dal campo di concentramento di Auschwitz. Lui e lei sono Rudolf Höss e la moglie, lui integerrimo impiegato di stato, pronto a fare carriera, anche a lasciare il campo se qualcuno dallalto glielo richiede; lei che segue più dappresso la vita di casalinga, di padrona di casa, per nulla daccordo se dallalto arrivano ordini simili. Una lunga quotidianità che accompagna indifferente quella normalità del male che in modo tranquillo si viene a instaurare tra le stanze, tra le persone, tra quegli esseri che continuano a considerarsi umani. Le aiuole dei fiori, la piscina, lallegria e la spensieratezza in contrapposizione al limitare dello spazio, alle ciminiere che spuntano verso lalto, il puzzo che incredibile inonda ogni cosa, le ceneri che sono utili a concimare lorto di casa. Film crudo e crudele ma necessario, avverso a certi rigurgiti delloggi, un documento rappresentatodal regista, una ricchezza di fotografia, le grandi interpretazioni degli attori principali. Oscar come miglior film straniero. Durata 105 minuti. (Ambrosio sala 3, Fratelli Marx sala Chico)

“La Mole armonica”, quarto appuntamento cameristico delle “Domeniche dell’Auditorium Rai”

 

 

Domenica 14 aprile, alle 10.30, all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, il protagonista del quarto appuntamento cameristico delle “Domeniche dell’Auditorium” sarà “La Mole armonica”, ensemble barocco dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Il concerto, registrato da Radio 3, sarà trasmesso domenica 21 aprile alle 20.30.

Il programma accosta pagine di autori vissuti quasi tutti a cavallo tra il Seicento e il Settecento: la Sinfonia in do maggiore per archi e basso continuo di Giovanni Antonio Giay, il Concerto in sol maggiore per violino, archi e basso continuo di Giovanni Battista Somis, la Sinfonia in si maggiore per archi e basso continuo di Gaetano Pugnani, il Concerto per due violini, archi e basso continuo RV 517 di Antonio Vivaldi e la Suite dell’opera “Scyllaet Glaucus” op.11 di Jean Marie Leclair. “La Mole armonica” dell’OSN Rai è affermata da qualche anno quale promotrice di musica antica con strumenti d’epoca, composta da Lorenzo Brufatto, violino e concertatore; Paolo Lambardi, Carola Zosi, Pietro Bernardin, Alice Milan, Giulia Marzani, Antonella D’Andrea, violini; Davide Ortalli e Federico Maria Fabris, viole; Fabio Storino e Amedeo Fenoglio, violoncelli; Pamela Massa, contrabbasso; Maurizio Fornero, clavicembalo.

I biglietti per il concerto sono in vendita sul sito dell’OSN Rai e presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino, in piazza Rossaro.

Tel: 011 8104996 – 331 8361276

 

Mara Martellotta