CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 800

Lettura breve elogio, storia di un'opera

elogio veronesiDa un libro di Mario De Maglie nasce un dipinto di introspezione e sospensione di Stefano Veronesi
 
 

Dalla collaborazione tra l’artista Stefano Veronesi e lo scrittore Mario De Maglie è nata un’opera densa di significati metaforico dal titolo ” Lettura breve elogio. Storia di un’opera”. Dal dipinto di Stefano Veronesi emerge, quasi fuoriesce, il libro di De Maglie, il cui cuore contiene un elogio della lettura. L’artista non ha dipinto con il pennello ma con la “penna piuma”, una penna d’oro che, al termine della realizzazione dell’opera, è entrata a far parte dell’opera stessa, secondo un ben noto principio araldico della mise en abyme.

Secondo Mario De Maglie, psicoterapeuta attivo presso il Centro CAM (Centro di aiuto agli uomini maltrattanti) di Firenze, e autore di numerosi articoli di cultura e relazioni umane per il Fatto Quotidiano, esiste uno spazio compreso tra le mani e gli occhi, il luogo in cui avviene la lettura. Si tratta di uno spazio reale ma dai confini astratti, che vengono dati e non dati al tempo stesso, un luogo la cui immobilità è scossa da movimenti impercettibili dell’animo che si accosta alla lettura. In questo luogo dal semplice inchiostro su carta carta vengono partoriti pensieri e emozioni, poi accolti in quella relazione unica e profonda che si instaura tra lettore e libro. Il coinvolgimento del primo implica energia, azione e passione, che sono caratteristiche capaci di rendere questo spazio magico e che trovano nell’opera di Stefano Veronesi la loro traduzione perfetta nel mondo della sospensione e dell’introspezione.

 

Mara Martellotta

“Il pesce elettrico” e l’amore per il Kurdistan

Il primo e forse unico romanzo scritto da un italiano sul popolo curdo (premio Stresa 1996 e premio Festival Romanzo Esordiente, Salone del Libro di Torino 1997

fovanna curdi

Vent’anni fa, nell’aprile del 1996, usciva per Baldini & Castoldi , “Il pesce elettrico” di Enrico Fovanna, il primo e forse unico romanzo scritto da un italiano sul popolo curdo (premio Stresa 1996 e premio Festival Romanzo Esordiente, Salone del Libro di Torino 1997). Un mese prima dell’uscita del libro, Fovanna –  che all’epoca aveva 36 anni ed era nato a Premosello, nel nord del Piemonte – era stato arrestato dalla polizia turca a Diyarbakir. Curiosamente il libro racconta proprio la vicenda di Pietro, un reporter incarcerato da Ankara perché sospettato di collaborare con il Pkk, il Partito dei Lavoratori delKurdistan, movimento che si batte per la liberazione del popolo di quella che è stata definita “la più grande nazione al mondo senza stato”. In uno dei rari casi in cui la fantasia letteraria precede la realtà, il protagonista de “Il pesce elettrico”  –  inviato di guerra italiano –  scompare nel momento in  cui viene liberato – cinque anni dopo l’arresto – e lo fa mentre  tre colleghi del suo giornale (due fovanna pesceuomini e una donna: Stefano, Alfredo e Barbara ) sono partiti  con lo scopo di rintracciarlo. In una Turchia meridionale, bruciata dal sole d’agosto, dopo cinque anni di assoluto silenzio, chi cercano ognuno dei tre? L’amico d’infanzia, il grande reporter o l’unico uomo mai amato? Inizia così una settimana di misteri nel Kurdistan. Lettere, enigmi, messaggi da decifrare e strane figure. Ogni incontro appare casuale, ma introduce al mistero di una realtà, quella curda, che sopravvive alla guerra più dimenticata del pianeta. La storia vira in giallo e si  dipana davanti al lettore come un road-movie tra le strade e le coste della Turchia, fino a un finale a sorpresa. Il libro affronta un tema caldo, ora come vent’anni fa. I circa 30 milioni di curdi  costituiscono uno dei più grandi gruppi etnici privi di un territorio nazionale. Per oltre un secolo molti di loro hanno lottato per un Kurdistan indipendente o perlomeno autonomo, con mezzi sia politici sia militari. Tuttavia i governi degli stati che li ospitano sifovanna libro sono sempre opposti all’idea di uno Stato curdo e perfino alla concessione di un autonomia politica e culturale. Un territorio immenso, che si sviluppa nella parte settentrionale e nord-orientale della Mesopotamia,  la terra fra i due fiumi Tigri e Eufrate. Il territorio abitato dai curdi si trova prevalentemente in Turchia ma comprende vaste zone in Siria, Iraq, Iran, e in misura minore Armenia. Il Kurdistan turco,  che i curdi chiamano Bakur, protagonista del libro di Fovanna, è un vasto territorio che comprende la parte sud orientale della Turchia dal confine siriano fino all’Iran, dove vivono circa 20 milioni di persone e ha il suo centro culturale e politico nella città di Diyarbakir, una vera e propria capitale simbolica del Kurdistan che conta quasi 2 milioni di abitanti. Ed è proprio lì che vene arrestato l’inviato de “Il Giorno”. La polvere del tempo, sui bei libri, non si posa mai e men che meno su “Il pesce elettrico” che Fernanda Pivano descrisse così: “Questi dialoghi sono maledettamente belli, sarebbero piaciuti a Hemingway”. E se lo diceva lei, traduttrice di tutti i grandi scrittori americani, amica personale di Hemingway e musa dei poeti e dei cantanti della beat generation, non c’è ragione alcuna per farsi rodere dal dubbio.

Marco Travaglini

L'opera "in-canta" al teatro Regio

regio 2Dieci titoli di punta di cui cinque allestimenti coprodotti con importanti enti teatrali

La stagione lirica 2016-17 del teatro Regio di Torino si comporra’ di dieci titoli, tra cui otto opere di cui cinque nuovi allestimenti coprodotti con importanti teatri.

A inaugurarla sarà, mercoledì 12 ottobre prossimo, la Boheme di Giacomo Puccini, opera in quattro atti su libretto di Illica e Giacosa, tratta dal romanzo ” Scene de vie de Boheme” di Henry Murger. Si tratta di un nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro dell’ Opera di Roma, con Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino, diretti dal maestro Gianandrea Noseda, accanto al Coro di Voci Bianche del Teatro Regio e del Conservatorio Giuseppe Verdi. La messa in scena avverrà in occasione del 120esimo anniversario della prima esecuzione assoluta dell’opera, avvenuta al Regio di Torino il 1 febbraio 1896. A firmare la regia sarà Alex Olle’ della Fura dels Baus, il collettivo teatrale che ha saputo rinnovare il linguaggio operistico con visioni e suggestioni tali da creare una svolta nella storia della regia d’epoca. Per rendere contemporaneo il capolavoro pucciniano l’allestimento concentra l’attenzione su un gruppo di Bohemien multietcnico, che abita nella banlieue parigina.

Il ruolo di Mimi sarà interpretato da Irina Lungu, soprano moldavo, e da Erika Grimaldi; quello di Rodolfo da Giorgio Berrugi e Ayon Rivas.toro regio teatro

A seguire, martedì 15 novembre, la messainscena di “Sansone e Dalida” di Camille Saint Saens, per la regia di Hugo de Ana. L’opera si articola in tre atti e quattro quadri, su libretto di Ferdinand Lemaire, e sarà eseguita in versione originale francese con sopratitoli in italiano. Il nuovo allestimento è in coproduzione con il National Centre forse the Performing Art di Pechino. Hugo de Ana, regista d’opera tra i più immaginifici nel panorama odierno, vanta con il Regio di Torino una lunga collaborazione. Per quest’opera ha creato regia, scene e costumi intrisi di magie ed esotismo. Pinchas Steinberg, direttore tra i più apprezzati nel repertorio tardo ottocentesco, torna sul podio dell’ Orchestra e Coro del Regio per dar vita a una partitura giocata su sottili finezze strumentali.

Martedi 6 dicembre sarà la volta del celebre musical in due atti intitolato “West Side Story” di Leonard Bernstein, basato sulla tragedia di Romeo and Juliet di William Shakespeare. L’Orchestra del teatro Regio, diretta da Donald Chan, si cimentera’ con i frenetici ritmi e le melodie tra blues e jazz firmate da Bernstein per il suo capolavoro teatrale. Regia e coreografia dello spettacolo saranno quelle create nel 1957 da Jerome Robbins, la cui versione cinematografica vinse ben dieci Premi Oscar. A dicembre il teatro Regio ospiterà lo Staatsballett di Berlino ne “La bella addormentata nel bosco” di Cajkovskij con coreografia e regia di Nacha Duato. A gennaio, dall’ 11 al 22, l’opera dei Pagliacci dj Leoncavallo, dalle tinte forti e dalla verace passione che si tramuta in gelosia, sarà letta e interpretata da Gabriele Lavia, nei panni anche registici. A febbraio, in prima esecuzione a Torino, verrà presentata l’opera ” Katia Kabanova” del 1921, che ha per protagonista Katia, personaggio dalla coscienza inquieta, che ha trovato in Robert Carsen un grande poeta.

regioDal 14 al 26 marzo andrà in scena la “Manon Lescaut” di Puccini, con Orchestra e Coro del teatro Regio diretti da Gianandrea Noseda. La regia, classica ma non convenzionale, è del celebre attore Jean Reno. L’allestimento rispetta l’ambientazione settecentesca prescritta nel libretto, che diventa, invece, rarefatta e simbolica nella parte finale, nelle scene del deserto. Sarà presente un cast di eccezione con Maria José Siri, Gregory Kunde, Dalibor Jenis e Carlo Lepore.

” L’inconorazione di Dario” di Antonio Vivaldi andrà in scena dal 13 al 23 aprile, nell’ambito del progetto dedicato all’opera barocca. Si tratta della prima sua rappresentazione in Italia, nell’ambito di una vasta opera di recupero delle opere del più grande compositore barocco italiano. Il nuovo allestimento, in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo, vanta la regia di Leo Muscato.

A maggio sarà la volta di Mozart, con la messinscena, dal 16 al 28, del ” Flauto magico”, per la regia di Roberto Andò’. A chiudere la stagione operistica nell’estate 2017 sarà il capolavoro giovanile di Verdi, il Macbeth, nel nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo, per la regia di Emma Dante. Artista creatrice di una drammaturgia forte e tellurica, la Dante ha riportato in vigore in Italia il cosiddetto “teatro di regia”.

 Mara Martellotta

 (Foto: il Torinese)

"Rotoli d'arte e bombe a mano" dialogano al Circolo dei Lettori

Contaminazioni tra arte e letteratura hanno per protagonisti la pittura di Stefano Veronesi e la scrittura di Marco Cubeddu

veronesi circol

Arte e letteratura rappresentano un binomio vincente in cui le commistioni si individuano in un dialogo costante tra parola e colore. Da questa idea basilare si è originato il format dal titolo “Libri su tela”, che ha come coprotagonisti la letteratura e la pittura in un dialogo fra parola e colore, da un’idea dell’artista Stefano Veronesi e dell’agente letterario Gabriella Bardaro.

Veronesi è da sempre attento alla commistione tra l’immaginazione, la forma fluida dell’arte e l’empatia, l’immediatezza e il senso dello scorrere del tempo insito nella scrittura.

Il format si struttura in un incontro letterario, il primo dei quali è in programma al Circolo dei Lettori martedì 10 maggio alle 21, dal titolo “Rotoli d’arte & bombe a mano”, durante il quale l’artista Stefano Veronesi dialoghera’ con l’opera letteraria dello scrittore genovese Marco Cubeddu, ex allievo della Scuola Holden di Torino.veronesi circol2

Gli eventi si struttureranno in due momenti, uno di lettura, nell’ambito del quale verranno invitati autori noti al grande pubblico, che dialogheranno con il pubblico in sala. Sulla base del tema trattato Stefano Veronesi porterà in scena una performance con livelli di compartecipazione diversi in base all’ospite. Verrà anche creata un’opera in diretta.

Marco Cubeddu ha pubblicato i romanzi ” Con una bomba a mano sul cuore” per Mondadori nel 2013, e ” Pornokiller”, sempre per Mondadori nel 2015. Vive a Roma, scrive sceneggiature e collabora con varie testate, tra cui Panorama, il Secolo XIX, il Giornale, il Venerdì di Repubblica. È caporedattore di Nuovi Argomenti.

Stefano Veronesi ha debuttato come performer nel 2008 per la sua prima mostra a Shangai, cui hanno fatto seguito personali di grande successo a Parigi, Roma, Torino, Praga, Colonia, Firenze e Las Vegas. La sua pittura e le sue sculture sono in dialogo continuo con il teatro, la danza contemporanea, la musica e la poesia, dando vita a performance artistiche di grande impatto scenico.veronesi circol3

Per Stefano Veronesi il linguaggio artistico rappresenta un dialogo continuo tra mente e cuore, a partire dagli acquerelli fino alla pittura con il fuoco e all’uso della piuma per dipingere. Gli eventi di “Libri su Tela” sono promossi dall’associazione fondata da Gabriella Bardaro e Stefano Veronesi dal titolo “Tracce”, che vuole intrecciare, già dal suo titolo, linguaggi diversi, attraverso contaminazioni culturali che percorrono i luoghi delle percezioni.

Prossimi appuntamenti di “Libri su Tela” al Circolo dei Lettori saranno quelli con la scrittrice Alessandra Appiano, in programma il 9 giugno; in autunno con la criminologa Roberta Bruzzone, il prossimo 6 ottobre alle 21, e in seguito con Fabio Geda, Enrico Pandiani e Margherita Oggero, scrittrice di punta molto amata dal pubblico torinese.

Mara Martellotta

"Salvare le penne", mostra di pace che parla di guerra

penne alpiniDALL’8 AL 15 MAGGIO IL PALAZZO DELL’ENOFILA DI ASTI DIVENTA POLO CULTURALE. FOCUS SULLA FIGURA DELLA DONNA DURANTE LA GRANDE GUERRA, FOTOGRAFIE, FUMETTI, GIORNALI SATIRICI, MOTO D’EPOCA

Salvare le penne – iconografia e reperti tra amori e trincea” è il titolo di una delle mostre che saranno ospitate al Palazzo dell’Enofila nei giorni della 89ª Adunata Nazionale degli Alpini in programma dal 13 al 15 maggio ad Asti. L’Enofila, in corso Felice Cavallotti 45, si trasforma in un polo culturale: sarà inaugurato domenica 8 maggio alle 16.

La mostra “Salvare le penne nere” è articolata su due piani per una superficie di 1500 metri quadri e curata da Dino Aloi con varie collaborazioni. Ha il Patrocinio della Commissione Europea – Rappresentanza in Italia.

L’esposizione, mostra di pace che parla di guerra con il dovuto distacco del tempo, è frutto di una ricerca condotta su giornali satirici del periodo bellico 1914/1918 italiani, inglesi, francesi e tedeschi. Saranno esposti in originale oltre un centinaio di questi fogli, spesso realizzati direttamente dalle armate, con taglio propagandistico e ironico.

“La mostra, sin dal titolo, vuole essere ironica – spiega il curatore Dino Aloi -. Salvare le penne infatti ha una triplice valenza che passa dal “portare a casa la pelle” al più esplicito “salvare coloro che hanno disegnato la guerra da testimoni” per arrivare al contestualizzato “salviamo tutto ciò che sono e hanno rappresentato gli alpini, un corpo amato e benvoluto da tutti”.

Particolare attenzione viene data alla figura della donna a livello internazionale durante il conflitto, analizzando i diversi ruoli, da quello di madre a quello di moglie, da quello della donna soldato a quello della donna al lavoro, senza dimenticare aspetti quali il doppio senso a sfondo sessuale di alcune vignette satiriche e quello dei profitti di guerra.

Di taglio storico e didattico, la mostra è composta da oltre 400 pezzi, tra preziosi cimeli, divise, moto d’epoca e disegni satirici, articolati in 15 sezioni.

La croce rossa nel disegno internazionale

Disegni satirici che vedono come soggetto il lavoro della Croce Rossa e delle crocerossine.

Gli alpini nella Grande Guerra

Una selezione di alcune tra le migliori tavole pubblicate sui giornali che testimoniano la grande vicinanza agli alpini.

Giuseppe Novello: la guerra è bella ma è scomoda

Alcune tavole del grande disegnatore estratte da uno dei suoi libri più crudi e dissacranti. Una sorta di memoria di guerra rappresentata da chi è stato sul fronte vestendo la divisa degli alpini, cogliendo nello stesso tempo gli aspetti divertenti e i drammi.

Oggetti e divise della prima guerra mondiale

Materiale proveniente da Enrico Trinchero (Museo dell’Alpino). Dai cappelli agli elmi dei soldati passando per lanterne, piccozze, pinze e altri oggetti tipici della trincea. Molto interessanti alcune casse: erano utilizzate sia per le munizioni che per vettovagliamenti, ma anche come scrittoi.

Paul Iribe: la danza macabra

Tavole realizzate dal grande artista francese molto attivo durante la prima guerra mondiale. Sodale con Jean Coteau con cui condivise l’esperienza del raffinatissimo giornale Le Mot, collaborò anche con Le Rire Rouge e con La Baïonnette da cui sono tratti questi disegni pubblicati nel numero speciale “La danza macabra”.

Adriana Bisi: la donna che disegnò la guerra

Nel momento in cui Mussolini abbandonò la direzione del giornale L’Avanti per fondare il suo Il Popolo d’Italia, sottotitolato sempre quotidiano socialista, chiamò tra gli altri a collaborare con le sue preziose vignette Adriana Bisi, importante pittrice del periodo e cugina di Umberto Boccioni, che fu tra i primi aderenti al manifesto futurista di Marinetti. Adriana Bisi è l’unica vignettista del periodo e al tempo si scrisse: “È così brava che sembra un uomo”. Davvero ancora lontana l’idea del femminismo.

Louis Raemaekers: la tragedia della guerra

Grande disegnatore e pittore di origine olandese fu protagonista con le sue splendide opere che girarono l’Europa per approdare poi negli Stati Uniti. Fu tra i più accesi autori nella ferma condanna dell’invasione del Belgio da parte della Germania, raccontando i fatti con realismo e grande senso del drammatico. Le sue opere conservano oggi immutata freschezza. Le immagini scelte sono sempre inerenti la figura della donna.

L’immagine della donna durante la Grande Guerra

130 immagini per raccontare come la donna fosse vista nei primi anni del Novecento. Articolata a sua volta in sottosezioni che mettono in parallelo momenti di vita quotidiana vissuti nelle varie città europee con grandi parallelismi e modus vivendi similari. Da osservare come la figura della donna soldato compaia solo in Inghilterra (oppure presa in giro dai disegnatori tedeschi) mentre in Francia si realizzino disegni delle donne al lavoro con orgoglio e fierezza nazionale.

Moto d’epoca

Curata dall’Associazione Alpini motociclisti e coordinata da Aldo Bergoglio, vengono presentate nella sezione 14 moto d’epoca che, partendo dalla grande guerra, arrivano sino al secondo dopoguerra. Tutte le moto sono corredate da una scheda che permette di apprezzarne la storia e le particolarità d’uso.

Omaggio alle penne dalle penne di artisti contemporanei

Un piccolo omaggio alle penne nere ricco di affetto con tavole di una ventina di artisti contemporanei selezionati tra cui Lido Contemori, Gianni, Chiostri, Marco De Angelis, Alessandro Palex Prevosto, Emilio Isca, Danilo Paparelli, Giuliano Rossetti e il fotografo Mario Di Lorenzo che propone alcuni set fotografici realizzati con personaggi minuscoli. Esilarante l’insieme delle opere, senza mai perdere di vista il ruolo determinante degli alpini raffigurati nelle missioni di pace e nelle operazioni legate a calamità naturali.

Rugantino: l’epica della propaganda durante la guerra

Trisettimanale romano inviato al fronte e molto letto in particolare dai soldati laziali. Rugantino assolve bene il compito di tenere alto il morale delle truppe pubblicando lettere e poesie dei soldati, articoli che cercano di fare il punto della situazione e grandi tavole che raccontano, secondo una logica epica e propagandista, le gesta eroiche dei nostri soldati al fronte. Grazie a questo giornale possiamo avere chiara una successione di fatti e di conquiste illustrate da bravi disegnatori che cercano di esprimere al meglio la situazione sui campi di battaglia.

Da Caporetto alla Vittoria: come nasce un fumetto storico

Uno straordinario fumetto realizzato appositamente per l’occasione della 89° Adunata di Asti. Scritto da Walter Riccio con le matite di Giulia Massaglia, la regia e le chine di Luigi Piccatto e la Consulenza storica di Aldo A. Mola, si narra la storia di un alpino con delicatezza e forza nello stesso tempo. Emozionante e avvolgente, il fumetto completo è messo in vendita nei giorni dell’Adunata mentre in mostra sono esposti i passaggi fondamentali che portano alla nascita di una storia a fumetti, partendo dallo storyboard e dallo studio di posizioni per arrivare al ripasso a china e alla colorazione. Sono comparate alcune tavole viste prima a matita e poi in definitiva soluzione.

In guerra con l’impero Ottomano

Una sezione per raccontare un aspetto meno conosciuto della guerra ovvero quello che riguarda l’Impero Ottomano. Molte sono le vignette francesi del periodo che danno bene l’idea che giornali come Charlie Hebdo non nascono per caso, ma sono figli di una cultura antica molto legata alla libertà di espressione che non teme di esprimere posizioni ideologiche talvolta molto ruvide, sempre connesse a sarcasmo e ironia. La propaganda legata al fatto delle nazioni in guerra inasprisce e accentua maggiormente questo aspetto.

Giornali in trincea

Una carrellata dei principali giornali satirici usciti durante il conflitto, dalle posizioni socialiste de L’Asino di Gabriele Galantara al giornale interventista Numero che ospita alcuni tra i maggiori disegnatori del momento come Golia, Tofano, Musini e Carlin. Molti i disegni tratti da fogli di trincea come La Tradotta, La Ghirba e la Giberna, affiancati da disegnatori dei tedeschi Fliegende Blätter e Lustige Blätter colto nei numeri di guerra. Per l’Inghilterra viene preso in considerazione Punch, tra i fogli di satira più conosciuti al mondo, mentre la Francia ha in evidenza giornali come Le Rire Rouge, La Baïonnette e le Mot. Autori indimenticabili come Scalarini, Brunelleschi e Sacchetti danno il loro importante contributo a queste riviste. Per la neutrale Spagna sono esposte tavole di Apa.

Documenti e foto provenienti dall’archivio del generale Stefano Lombardi

Fotografie a uso interno dell’esercito, fogli di comando e telegrammi personali fanno di questa sezioni una delle più interessanti a livello storico. I documenti rendono bene la dimensione dello stato di guerra vista in prima fila per via dell’incarico che ricopriva il generale.

Nell’ambito dell’esposizione l’attore Aldo Delaude leggerà alcune lettere dal fronte.

Altre mostre saranno inaugurate all’Enofila in occasione dell’Adunata degli Alpini: “Noi Alpini“, una mostra di fotografie con 170 immagini scattate a metà degli Anni Sessanta da Enzo Isaia, allora sottotenente e fotografo dilettante di 22 anni, che compongono un interessante ritratto della vita quotidiana degli Alpini. Si racconta l’esperienza dei giovani dal primo ingresso in caserma, passando per l’addestramento, i campi invernali ed estivi, il congedo e le Adunate Ana. La presentazione e le didascalie sono state curate da Giulio Bedeschi, autore di “Centomila gavette di ghiaccio”.

Sempre le fotografie di Isaia sono protagoniste di “Colori e sfumature di paesaggi monferrini Patrimonio dell’Umanità UNESCO”: 200 fotografie sui paesaggi del Monferrato. Nato a Pordenone, Isaia è specializzato nella fotografia pubblicitaria con particolare vocazione per i grandi still life – moto, automobili, autocarri, trattori, macchine movimento terra, treni, navi e aerei – per oltre dieci anni è stato fotografo ufficiale delle vetture Ferrari e Maserati. Ha sempre coltivato spazi per ricerche personali su ritratto, reportage, architettura e paesaggio. Tra le sue mostre itineranti, Noi Alpini è quella che riscuote maggiori consensi: esposta in 23 città, ha avuto ben 80.000 visitatori.

E ancora la Mostra della Federazione internazionale dei Soldati di Montagna a cura della Sezione Ana di Bergamo e quella su Bozzetti, manifesti e medaglie dell’Adunata di Asti a cura di Renato Valentini.

Le mostre saranno visitabili fino a domenica 15 maggio con apertura dal 9 al 12 maggio al mattino con visite riservate alle scuole e, dal 13 al 15 maggio, con orario 9-23

 

Astrosamantha e gli altri ospiti di Arena Bookstock

CRISTOFORETTIDa Samantha Cristoforetti che debutta come scrittice per bambini ad Antoine Leiris, l’uomo parigino che ha detto ai terroristi che gli hanno ucciso la moglie «Non avrete il mio odio». Dalle popstar Benji & Fede agli Youtuber Alberico De Giglio e Antony Di Francesco fino alla sezione Crossover dedicata al fumetto con StainoSilverZerocalcareLeo Ortolani e Sio. Tutti i nomi del programma per il grande pubblico al Bookstock Village.

Il rifiuto di odiare, il desiderio di trovare una via alla convivenza pacifica sono i temi e i sentimenti alla base dell’incontro con Antoine Leiris, salito all’onore delle cronache per una coraggiosa lettera indirizzata ai terroristi che hanno ucciso sua moglie negli attentati del novembre scorso a Parigi, che presenterà il suo libro testimonianza in uscita per Corbaccio e di quello con Dorit Rabinyan, accompagnata da Ferruccio De Bortoli, che presenta il suo romanzo Borderlife (Longanesi), censurato dal governo di Tel Aviv, nel quale racconta l’amore impossibile tra un’israeliana e un palestinese.

Il focus sulle Culture e letterature del mondo arabo porta in dote alla programmazione degli spazi del Bookstock Village una serie di appuntamenti capaci di rispecchiare i contradditori e sfaccettati aspetti della condizione dei giovani stranieri o degli italiani di seconda generazione e del loro percorso (sia esso fisico, nella dolorosa esperienza dell’espatrio, o culturale, nel tentativo di definirsi e realizzarsi in contrapposizione a un universo violento e inospitale come quello dell’integralismo fanatico e con le difficoltà di coordinarsi a quello dell’Occidente che invece accoglie e respinge allo stesso tempo).

Assieme a quelle di Shady Ahmadi e Chaima Fathi, ascolteremo le vive voci di Karim Franceschi, il partigiano anti-Isis, unico italiano ad aver partecipato alla liberazione di Kobane, che racconterà la sua storia a partire dal libro pubblicato per Rizzoli, e delle giovani portavoce di alcune associazioni islamiche di Torino, che testimonieranno il loro impegno sul terreno dell’integrazione, della convivenza e dellapartecipazione attiva alla vita e al discorso pubblico, in un appuntamento in collaborazione con il Concorso Nazionale Lingua Madre e la Città di Torino, con cui hanno siglato un Patto di Condivisione. Guardando alla sponda opposta del Mediterraneo, Giuseppe Catozzellapresenterà il suo romanzo Il grande futuro (Feltrinelli), la parabola moderna di Amal, un giovane somalo costretto a confrontarsi con la violenza del mondo.

Voci di donne combattenti, da Capo Verde al confine tra Libano e Siria alla Repubblica democratica del Congo, in Ms Kalashnikov: il viaggio della giovane fotoreporter di guerra di Sunday Times, Le Monde, Der Spiegel e Internazionale Francesca Tosarelli, scritto con Wu Ming 5(Riccardo Pedrini). Una speciale attenzione è riservata alla tragica realtà dei viaggi attraverso il mare dei minori non accompagnati: ascolteremo in un incontro coordinato da Fabio Geda le storie di Remon, il giovane egiziano protagonista del romanzo di Francesca Barra(Garzanti), di Alì Ehsani (Feltrinelli), ragazzo partito da Kabul e ora studente universitario a Milano, e Alì Issa Hakouma accolto a Torino dal progetto Nomis, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo.
Una fittissima agenda di appuntamenti è dedicata al mondo del sapere scientifico, con ospiti internazionali e rappresentanti di istituzioni da sempre impegnate nella ricerca e  divulgazione  di questo dominio della conoscenza: Samantha Cristoforetti, scienziata e astronauta, la prima italiana a partecipare a una missione sulla stazione orbitante internazionale, presenterà il suo libro per bambini in uscita per Feltrinelli;Christophe Galfard, fisico francese che ha lavorato con Stephen Hawking e Carlo Rovelli, affiancato da Antonio Pascale, terrà una lezione sui misteri dell’universo, a partire dal suo libro per Bollati Boringhieri. Marco Malvaldi parlerà delle insospettabili corrispondenze tra pensiero scientifico e letteratura con il suo libro per Rizzoli e Mario Tozzi, giornalista e divulgatore televisivo, interverrà alla presentazione del libroArtico, un mondo che cambia del Cnr. Ancora, l’archeologia, che ha la sua casa da più di due secoli al Museo Egizio di Torino, sarà di scena con il suo direttore Christian Greco, che racconterà al pubblico il museo del futuro e il l’avventuroso mestiere dell’archeologo.
L’IIT, Istituto Italiano di Tecnologia e il Politecnico di Torino nell’incontro Il futuro è già qui ci racconteranno i più spettacolari traguardi della loro ricerche per uno sviluppo sostenibile.
E infine l’appuntamento organizzato dalla Compagnia di San Paolo nell’Arena Bookstock: giovedì 12 maggio alle ore 17.30 Einstein pubblico, Albert privato. Le visioni di un genio ribelle, con Vincenzo Barone e Piero Bianucci.

Salmo in concerto all'Hiroshima Mon Amour

salmoNon delude i fan il rapper sardo, alla sua undicesima tappa dell’Hellvisback tour, per la presentazione dell’omonimo disco, disco di platino ad aprile. Sold out da marzo, l’Hiroshima Mon Amour ha ospitato ieri sera l’affollatissimo show, che ha visto l’artista calcare il palco tra le sonorità hardcore, hiphop e la rivisitazione in chiave moderna del rock, suggerita dal titolo stesso dell’album, ed il cui spirito è certamente incarnato dalla rottura degli schemi e dalla libertà e dall’originalità espressiva che gli sono propri. A chiusura del concerto, inoltre, l’anteprima del video di Peyote, bonus track di Hellvisback, nella quale Salmo discorre con un ipotetico produttore discografico, che cerca di comprimerlo negli schemi del mercato.

 

Veronica Bosco

 

“Vestire la letteratura. Storia e design dei caratteri tipografici”

Incontro con Enrico Tallone stampatore ed editore in Alpignano

tallone

L’Officina di Incisione e Stampa ‘Il Brunitoio’ nell’ambito della mostra “Visione e Preghiera: Carte e Altre Carte” di Guido Peruz presso la sala esposizione “Panizza” di Ghiffa (VB) sabato 14 maggio 2016 alle ore 17.30 proporrà un incontro con l’editore e stampatore Enrico Tallone. Il tema dell’avvicendarsi e dei ritorni degli stili dei caratteri usati nell’editoria dal Quattrocento al Novecento sarà trattato e discusso basandosi su una poesia composta a mano e impressa tipograficamente con una trentina di significativi caratteri di cassa dell’archivio dell’Editore. Enrico Tallone tiene in vita l’officina tipografica più antica del mondo fondata dal padre Alberto nel 1938. “Il suo insegnamento più importante è stato il concetto umanistico dell’estetica: il bello è il buono, dove c’è bellezza c’è contenuto, quindi civiltà.” Presso la sua tipografia di Alpignano (Torino), stampa a mano con caratteri mobili su carte morbide di puro cotone e pubblica titoli della letteratura classica, utilizzando una grande varietà di caratteri come il’Tallone’ ‘Il Garamond’ o il ‘Caslon’. I volumi della casa editrice Tallone sono composti presso l’omonima tipografia di Alpignano (Torino) interamente a mano,su carte morbide di puro cotone, riservandola ai titoli della letteratura classica,utilizzando i caratteri ‘di cassa’ tratti dai punzoni originali incisi direttamente da grandi artisti, quali Nicholas Kis (1650–1702), William Caslon (1693-1766) e, nel Novecento, Henri Parmentier e Charles Malin, che conferiscono alla stampa tipografica un fascino e una forza espressiva prossima a quella della calligrafia, in grado di esaltare il contenuto del libro. “Il libro è un oggetto straordinario – afferma Enrico Tallone – ,  il solo in grado di contenere materia che si trasforma in spirito: è l’affascinante alchimia che porta l’occhio a cogliere segni portatori di idee. Noi continuiamo con la stampa a mano non per folclore, ma perché è la tecnologia migliore per la chiarezza di lettura: è il nostro modo per essere ancorati al presente”. Una “modernità” che affonda le radici nella storia e che offre la “cifra” culturale  di questa famiglia di artigiani, abituata all’odore dell’inchiostro.

Marco Travaglini

Ponte Vittorio Emanuele tra storia e pittura

La pittrice Carla Gamba, appassionata di vedute torinesi, ha reso una bella immagine del ponte Vittorio Emanuele cogliendo l’atmosfera, la luce, i colori che l’avvolgono, i riflessi sull’acqua, con immediatezza impressionistica
ponte vittorio

Voluto da Napoleone durante l’occupazione francese per sostituire la costruzione quattrocentesca danneggiata dalla piena del Po del 1706, il nuovo ponte rese necessario l’abbattimento della chiesa barocca dei SS Marco e Leonardo prestigiosa opera del Vittone, in compenso favorì il collegamento di Piazza Vittorio con la Gran Madre e la zona collinare. All’inaugurazione nel 1810 furono murati nel pilastro centrale medaglie e monete commemorative delle campagne napoleoniche e un campione d’argento del metro, simbolo della recente applicazione del sistema metrico decimale. Al ritorno dei Savoia Vittorio Emanuele si oppose alle richieste di abbattimento volute per simboleggiare la caduta dell’occupazione francese; il ponte cambiò la denominazione di “Ponte sul Po” col nuovo nome del Re Sabaudo.

 

Giuliana Romano Bussola

Il fantasma di Mozart

 mozart1Ed è forse proprio la “città dei quattro fiumi”, la capitale sabauda collocata ai vertici dei due triangoli magici esoterici, la vera protagonista del racconto, persa fra le nebbie e le vie coperte di foglie morte in un autunno che pare un tramonto infinito

In Borgo Po, quella sera, la luna era sorta tre volte. Una prima volta tutta spostata a levante, bassa sulla nebbia sottile del fiume che passava silenzioso sotto il ponte della Gran Madre di Dio… Era una bella sera di primo ottobre e l’aria ancora tiepida si stendeva dolcemente materna sugli ippocastani dei viali cittadini e sui vecchi tetti di tegole annerite dal tempo”. Così inizia “Il fantasma di Mozart”, romanzo scritto dalla germanista Laura Mancinelli e pubblicato qualche anno fa da Einaudi. Un racconto breve che trae origine da un fatto realmente accaduto alla scrittrice, dove le parole assumono la leggerezza lieve e mozartdelicata della musica stessa del grande compositore austriaco, sullo sfondo di una Torino magica e vagamente inquietante. Ed è forse proprio la “città dei quattro fiumi”, la capitale sabauda collocata ai vertici dei due triangoli magici esoterici, la vera protagonista del racconto, persa fra le nebbie e le vie coperte di foglie morte in un autunno che pare un tramonto infinito. I protagonisti, dei quali non si fa mai cenno al nome ( solo del cane, il volpino di Lei, si conosce il nome proprio: Pulce!) , lasciandone l’identità avvolta in un alone di mistero, sono immersi in situazioni che a volte sfumano nel surreale, e il romanzo sviluppa un intreccio avventuroso senza che venga mai meno il divertimento. Del resto, che fareste voi se un anonimo vi telefonasse a casa e, senza mai dire una parola, vi facesse ascoltare un’aria, una sonata, una sinfonia del repertorio mozartiano?  Non un fatto isolato ma quasi un appuntamento quotidiano, mozart2dove dalla cornetta del telefono escono i pezzi più famosi del genio salisburghese , a cominciare dalla Serenata Haffner, per proseguire con il Don Giovanni, Le nozze di Figaro, il Flauto magico, il K 334 e per finire la Messa da requiem. E’ ciò che accade alla protagonista femminile del romanzo della Mancinelli che s’ingegna ad attuare una serie di contromosse per smascherare il “fantasma”.Da questo strano avvenimento prende il via la narrazione e, abbandonati i castelli medioevali, l’autrice dei Dodici abati di Challant , imbastisce la sua storia  con Lui , Lei e il cane all’inseguimento degli eventuali sospettati delle telefonate, anonimamente convocati nell’atrio spettrale dell’Antonelli, fin quando il racconto ha una svolta. E un altro Lui, sempre anonimo, amante di papiri greci, che li fa incontrare con la leggenda del testo dell’ultimo dialogo di Platone, conservato dai monaci di Novalesa, nel quale il filosofo sconfessa tutte le sue teorie. Una storia ad intrecci, godibile, con due punti fermi, a fondersi insieme, compensandosi a vicenda: Mozart e Torino. E qui vale la pena riannodare la storia vera di questo rapporto. Durante il primo – e più lungo –  dei tre viaggi che Mozart padre e figlio intrapresero in Italia, la visita a Torino durò diciotto giorni, dal  14 al 31 gennaio 1771. Leopold Mozart e il figlio Wolfgang presero alloggio alla Locanda della Dogana Nova (oggi Hotel mozart dogana vecchiaDogana Vecchia, il più antico albergo della città , in via Corte D’Appello 4,), situata nella “Contrada dell’Albero Fiorito”. Accompagnato dal genitore, il giovane Mozart assistette al Teatro Regio, “uno dei più grandi e belli d’Europa”, alla rappresentazione dell’opera “Annibale in Torino” di Paisiello. Nonostante la riservatezza della nobiltà e della cultura sabauda, i Mozart riuscirono a frequentare alcuni salotti buoni tra cui quello dei marchesi Saluzzo di Paesana che li accolsero a Palazzo in via della Consolata. Non è certo che Mozart si sia esibito in quelle stanze ma è sicuro che a Torino – il 27 gennaio di quell’anno – il giovane Wolfgang Amadeus festeggiò il suo quindicesimo compleanno, probabilmente alla locanda dove alloggiava. Più che probabile, quindi, che nella città magica per eccellenza, il suo fantasma abbia trovato il modo di far avvertire la sua presenza e, visto il personaggio, accennare a qualcuna delle sue arie da concerto più famose.

 

Marco Travaglini